Mini Expo WazArs dell’artigianato creativo – seconda edizione (20 settembre)

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Il 20 Settembre 2014 dalle 18 alla Bookique di Trento torna il Mini Expo della Creatività (prima edizione, immagini dell’esordio) alla sua seconda edizione!
Con musica, aperitivi, vari workshop, una serata dedicata a tutti i creativi!
Il parco della Predara sarà tutto per noi.
Il tema è “Contrasti”: Sole e Luna, Chiaro e Scuro, Duro e Morbido, Vivacità e Quiete.

Informazioni per chi desidera partecipare:
– la scadenza per avanzare la propria candidatura è il 25 agosto;
– per la selezione ci servono immagini delle creazioni più rappresentative e specialmente di quelle che si desiderano sviluppare in futuro + una descrizione del tipo di laboratorio che si intende offire al Mini Expo;
– il numero di posti disponibili è limitato ma questa manifestazione si ripete stagionalmente: ci saranno altre occasioni;

http://wazars.com/

Nuovo Ordine Mondiale di incultura e chiacchiere – senza distintivo (Roberto Vacca su M5S)

Nuovo Ordine Mondiale di incultura e chiacchiere – senza distintivo –

di Roberto Vacca, 17/3/2013

Il comico inglese con bastoncino, baffetti e bombetta era più bravo di quello genovese coi capelloni. Il Grande Dittatore aveva un simbolo con doppia croce invece della svastica: distintivi riconoscibili, anche se insensati. Invece le 5 icone di M5S ricordano alberghi di lusso e contraddicono gli slogan di risparmio e rifiuto contributi pubblici. I messaggi programmatici del movimento, poi, sono in gran parte vuoti. I contenuti mancanti non vengono surrogati dalle urla nelle piazze, né da tante parole disseminate in rete con video, chat, twitter. I toni ieratici e la preminenza di personalità individuali ricordano tristemente la Dianetica dello scrittore di FS Ron Hubbard, movimento trasformato in Scientology (chiesa condannata per vari reati, ma che soprattutto ha diffuso confusione di idee inutili).

Pare che una delle basi culturali di M5S sia un video pretenzioso (su Youtube e su Gaia Casaleggio) che si chiama NWO, New World Order e descrive il nuovo ordine mondiale. Usa molta grafica: icone animate, foto ferme e carte geografiche. La voce inglese, chiara e assertoria, informa che il 14/8/2004 è cominciata la rivoluzione della conoscenza. Ne elenca i precursori:

L’Impero Romano: aveva 100.000 kilometri di strade, percorse non solo da messaggeri e anche da commercianti e da legioni. Le orde di Gengis Khan si concentravano contro un nemico dopo l’altro in base alle informazioni trasmesse da staffette veloci. Savonarola e Lutero diffondevano i loro messaggi riformatori in molte copie. Diderot e D’Alembert, con l’Enciclopedia, e Voltaire con il Dizionario Filosofico, disseminarono l’illuminismo. Mussolini usò la radio per indottrinare e arruolare gli italiani. Hitler si assicurò il successo con i film di Lena Riefenstahl. Clinton e Obama diventarono Presidenti usando TV e Internet. Al Gore non riuscì a essere eletto Presidente, col suo movimento internazionale massmediologico blaterava di disastri – riscaldamento globale antropico – e prese un premio Nobel finto. Beppe Grillo adottò pesantemente la comunicazione online e nelle piazze e urlando chiacchiere si è affermato nelle elezioni. Il video glissa su quei personaggi che fecero ben presto una brutta fine e passa a profetizzare gravi crisi dei paesi occidentali, di Cina, Russia e Medio Oriente.

Poi vaticina che nel 2020 scoppierà la Terza Guerra Mondiale. Le armi nucleari e batteriologiche uccideranno miliardi di persone. Ne resterà in vita solo un miliardo e farà grandi passi verso la rivoluzione della conoscenza collettiva. Spariranno libri, giornali, radio, TV: saremo tutti uniti in rete. È vitale comunicare in rete, a parte i contenuti. [Molti decenni fa, lo aveva già detto Marshall McLuhan: “The Medium is the Message”: il Messaggio è il Mezzo, e, già allora, era un’asserzione irrilevante].

Così comunicheremo di continuo manifestando le nostre idee [quali?] e i nostri desideri realizzando nel 2040 la “Net democracy” – democrazia in rete. Nel 2047 Google, che avrà comprato Microsoft, realizzerà “Earthlink” la nostra identità online – chi non l’avrà non esisterà più. Nel 2050 l’intelligenza collettiva in rete risolverà i problemi più difficili con una struttura chiamata “braintrust”. Nel 2051 sarà abolita ovunque la pena di morte. Nel 2054 ci sarà GAIA [1] – il governo mondiale senza partiti, né religioni, né ideologie. Saremo tutti liberi e parteciperemo della “collected knowledge” – conoscenza raccolta. Con tutta questa conoscenza, un altro video apre con: MAN IS GOD di stantio sapore Nietzschano.

Questa accozzaglia informe denota l’incapacità di distinguere un belin da una cattedrale, come si dice a Genova. Meno volgarmente proviamo a raccogliere almeno qualche brandello comprensibile di discorso.

Per parlare di conoscenza bisogna averla – e si ottiene studiando. Questi M5S e il loro ispiratore pubblicitario non hanno studiato. Usano un linguaggio scheletrico e invece di descrizioni e analisi riesumano “catchword” [neologismi di moda] prendendole in prestito ovunque senza discriminazione. Da Alvin Toffler riprendono l’affermazione che non ci saranno più produttori e consumatori: saremo tutti “prosumer” (productor + consumer). Però manca ogni riflesso degli acuti ragionamenti di Toffler: le idee sono dimenticate e resta solo un nominalismo inefficace.

Da Second Life, video giochetto del 2003 rapidamente declinato, si trae la convinzione che nel 2027 Prometeus, altra enorme risorsa online descritta sempre vagamente, ci darà SPIRIT. È un trucco online che permetterà a ciascuno di noi di diventare chi vuole: crearsi una nuova personalità e avere nuove esperienze nel tempo e nello spazio. Esempi: assistere a eventi sportivi e rivivere guerre, rivoluzioni, cerimonie.

Queste aperture sono presentate come prodotti originali, personalizzati – ottenuti da attività cooperative in rete. Non sarebbe così. Creare animazioni è un lavoro altamente professionale eseguito da persone addestrate. Anche questi prodotti sofisticati hanno qualità variabile. Occorre valutare e controllare la qualità: prescrizione alla base dei successi della tecnologia, dell’innovazione, dell’alto rendimento di gruppi umani organizzati. Questi sedicenti guru sembrano credere che diffondere conoscenza sia un lavoretto facile da realizzare con sapienza in pillole, slogan, icone, schemini, video. Non hanno mai sentito dire che “Ars longa”.

Un obiettivo importante del nuovo ordine mondiale è l’abolizione dei diritti d’autore. Al copyright si sostituisce il “copyleft”. Tutti possono copiare  e disseminare ogni scritto, ricetta o formula. Questo accadeva nei tempi antichi e giravano testi apocrifi, degradati, centonati. Liberalizzare tutto è concetto molto attraente, ma non è un modo di ottimizzare la qualità. Fra gli esempi citati, c’è la “Opencola” una lattina vuota su cui è stampata la ricetta della CocaCola. Ognuno se la può fare da sé. Non solo. Saranno libere le ricette delle medicine, anche queste ce le faremo da noi. È facile prevedere che sprecheremmo tempo e denaro, ottenendo risultati spesso inefficaci e anche letali.

Un altro video presenta l’arma segreta per assicurarsi i vantaggi delle comunità online. Sono gli “influencers”, gli influenzatori: giovani persone che indagano su quali siano le scelte migliori e convincono il pubblico a uniformarsi con recensioni e con tweet. Le comunità impareranno a scegliere teorie, credenze, vestiti, gadget, luoghi per le vacanze. Trarranno cultura e saggezza da Wikipedia, competenze professionali da Linkedin, amicizie da Facebook.

In questi ambienti, dunque, girano poche idee, ma confuse. Non è vero che qualunque cosa abbia spazio on line abbia anche significato e valore notevoli. Non sono sullo stesso piano Google, Wikipedia, Linkedin, Facebook.

Google è un ottimo motore di ricerca che permette in tempi minimi di reperire informazioni di ogni tipo. Lo usi gratis – e non ti aspetti che sia un distributore di verità assolute. Gli inventori, Larry Page e Sergej Brin sono diventati miliardari con la pubblicità, ma vanno considerati benefattori, oltre che innovatori straordinari.

Wikipedia è un’opera di notevole valore, anche se molto ineguale. Chi collabora gratuitamente a disseminare proprie conoscenze su questa enciclopedia aperta compie una buona azione.

Linkedin permette di contattare persone interessanti professionalmente in vari campi. Appartenere a Linkedin non è una patente di competenza professionale.

Facebook permette di comunicare con amici vecchi e nuovi, non registra dati né conoscenze e serve anche a trasmettere notizie neutre o pettegolezzi.

Concludo: il mezzo non è il messaggio. I messaggi seri, interessanti, utili non si improvvisano. Aiutare il pubblico e i giovani ad acquisire buoni criteri di giudizio è meritevole e necessario, ma la scuola lo sta facendo troppo poco.

Chi è a favore della rivoluzione M5S farebbe bene a meditare su quanto ho scritto e ad informarsi.

Mi sembra probabile che M5S sia un fuoco di paglia. Nel 1946 il Movimento dell’Uomo Qualunque di G Giannini mandò in Parlamento 30 deputati. In Francia nel 1956 Poujade protettore dei piccoli artigiani, ne mandò 52 all’Assemblé Nationale. Durarono poco.

Il mondo non starebbe meglio senza gli umani

In risposta ai rischi sistemici mondiali, si vedrà in particolare crescere un’ideologia ecologica planetaria che raccomanda la riduzione della produzione per diminuire il consumo di energia ed attenuare i rischi d’inquinamento, imponendo restrizioni in tutti i settori in nome della frugalità e dei vantaggi a lungo termine. Dall’altra parte, un’ideologia religiosa – o più d’una – tenterà anch’essa di imporre regole conformi alle esigenze di un aldilà dove risiederà, secondo quanto sostiene, l’unica speranza di salvezza. Queste due ideologia fondamentaliste, ecologica e religiosa, convergeranno: l’una e l’altra affermeranno che il destino degli uomini è già scritto e che il vero padrone del mondo – la Natura o Dio – è altrove. L’una e l’altra, alla ricerca della purezza, denunceranno l’Occidente. L’una e l’altra sosterranno di pensare alla felicità degli uomini in termini di prospettiva. Potrebbe anche emergere un giorno un’ideologia che metta insieme le due dottrine: un fondamentalismo allo stesso tempo religioso ed ecologico. Un ossimoro, come lo fu il nazionalsocialismo. Già ha fatto la sua comparsa in Brasile, dove si sta sviluppando un fondamentalismo evangelico eminentemente interessato alla tutela dell’ambiente. Inoltre, nel 2002, Osama Bin Laden, nella sua “Lettera all’America”, accusò gli Stati Uniti di distruggere la natura più di qualsiasi altra nazione, con l’emissione di gas a effetto serra e la produzione di rifiuti industriali. Nel gennaio del 2010, sosteneva che “tutte le nazioni occidentali” sono colpevoli del cambiamento climatico. Nell’ottobre dello stesso anno, ribadiva che le vittime del cambiamento climatico sono più numerose di quelle delle guerre.
Jacques Attali, “Domani chi governerà il mondo?”, 2012, p. 289

L’ecologista misantropico vede le evidenti e terribili offese perpetrate dagli umani all’ecosistema e conclude che il pianeta starebbe messo meglio se non ci fossero gli umani.

Io la vedo diversamente.

In parte per la simpatia con cui guardo a questa corrosiva demolizione dell’ecologismo new-age:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/01/salvate-le-lumache-george-carlin-mi-mette-in-riga/

In parte per la mia adesione ad una prospettiva radicalmente diversa ed incompatibile con quella del panteismo naturalista.

Per me la realtà materiale non è la realtà ultima: né per gli umani, né per gli altri animali. La realtà materiale è solo l’espressione visibile di un piano di realtà in cui un colibrì e Mozart assumono un significato molto più grande di quel che ci appare qui e ora (o di quel che pensa un colibrì).

Questa prospettiva si chiama panENteista ed è in armonia con i fondamenti della fisica quantistica (cf. Alfred North Whitehead).

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/18/viviamo-nellillusione-e-chi-lo-sa-ci-manipola-agevolmente/

Per il panenteista è tutta una questione di coscienza:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/e-tutta-una-questione-di-coscienza.html

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/il-sentimento-oceanico-etica-per-un.html

incluso l’ambientalismo:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/12/ambientalismo-per-un-mondo-nuovo.html

Per un panenteista il mondo senza l’umanità sarebbe incredibilmente triste, incapace di contemplarsi, creativamente impoverito. Un panenteista si augura che l’umanità capisca come disciplinare il proprio peggio ed esaltare il proprio meglio, ossia che apprenda come gestire il potere ed i rapporti di potere.

Per un panenteista un mondo senza Mozart, Heisenberg, Aung San Suu Kyi, Michelangelo, i Beatles, Truffaut, Kandinsky, Dostoevskij, Omero, Calvino, Socrate, Gesù, il Buddha, Goethe, senza le danze, canti e musiche tradizionali, senza i piatti tradizionali, i giardini zen, gli orti, l’artigianato, le chiesette di montagna, senza la moda al suo meglio, senza la fede, senza l’altruismo disinteressato, senza la capacità di tradurre i sogni in realtà, ecc. sarebbe triste e povero in senso assoluto, non solo per gli umani. Questo perché il panenteista considera l’umano come una data espressione di un “tutto” che è nella natura ma anche la trascende, simultaneamente; e da ciò consegue che la musica di Mozart, il messaggio di Gesù, il principio di dignità e la democrazia, tra le altre cose, hanno un significato universale che va ben oltre i confini di questo pianeta o di questo universo.

Quale animale potrebbe esperire e comunicare l’estasi poetica e spirituale di un Whitman nell’entrare in contatto con la natura? Tutti gli animali sono speciali, ma gli umani sono più speciali nella loro specialità:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/20/non-siamo-scimmie-nude-diritti-umani-diritti-degli-animali-specismo/

E questa peculiare specialità è probabilmente risibile se messa a confronto con altri esseri viventi che popolano il cosmo in tutti i suoi piani di realtà. La differenza sta nel grado di profondità con cui si percepisce e si comprende la realtà: la consapevolezza di una formica è meno profonda di quella di un gatto. Un gatto ha una comprensione di universali come la matematica e la musica più estesa e complessa di quella di una formica. Come noi rispetto agli scimpanzé. Come qualcun altro rispetto a noi.

Per tutte queste ragioni il panenteismo non è antropocentrico. È, semmai, teocentrico, di un teocentrismo che non ha nulla a che vedere con il vecchio barbuto e capriccioso dei monoteisti, essendo piuttosto in sintonia con la concezione tradizionale del “Grande Spirito” o di “Sofia”/“Anima Mundi”. Antropocentrico è, al contrario, il panteismo naturalista. Infatti pensare che la natura starebbe meglio senza di noi è antropocentrico, ed è il sintomo di un notevole narcisismo. Dobbiamo essere sempre noi, nel bene e nel male, al centro. Dobbiamo essere sempre noi i principali responsabili di ogni catastrofe naturale, dell’estinzione delle api, del riscaldamento globale e un giorno immagino persino degli impatti cosmici. Sempre noi al centro di tutto.

La morte ti fa bella – il lusso, il teschio e le astuzie del potere

 

a cura di Stefano Fait

 

Circola uno spot di una nota banca in cui una sposa balla con uno scheletro davanti ad uno specchio. Maria De Filippi va in onda su “Amici” con una maglietta nera dominata dall’immagine di un teschio di brillantini. Perfino l’abbigliamento per adolescenti e bambini è decorato con teschi e tibie. La carta da parati di certi negozi è punteggiata di teschi con gli occhi a forma di cuore. Quest’iconografia necrofila, che ignora (disprezza? tradisce? perverte?) la tradizione gotica-punk, è stata diffusa negli ultimi anni da stilisti, artisti e marchi molto diversi: Alexander McQueen (poi morto suicida), Hydrogen, Oakley, Damien Hirst, Prada (che dispone anche di una linea mimetica militare), Thomas Wilde, Lagerfeld e chi più ne ha più ne metta. Oggi appare persino su tappetini mouse e custodie per i-pad foggiate come delle casse toraciche.

L’endemicità di simbolismi mortuari nella moda e nell’arte è diventata particolarmente ossessiva dopo lo tsunami dell’Oceano Indiano (dicembre 2004) e gli attacchi terroristici a Londra (2005):

2005-2006

http://www.cbsnews.com/stories/2006/10/31/earlyshow/living/beauty/main2138673.shtml

2007

http://www.sodahead.com/entertainment/schwarzenegger-shows-off-skull-belt-on-time-coverdo-you-think-arnold-belongs-to-the-famous-skull/question-5536/

2008

http://www.youtube.com/watch?v=p713iJLS68o

2009

http://www.wordarc.com/Hogan/2009/01/26/I_see_dead_people%3A_why_the_skulls_on_everyone%27s_clothes%3F

2010

http://lifestyle.ezinemark.com/skull-fashion-hits-hollywood-celebrities-7736721e5e7b.html

http://www.wellsphere.com/general-medicine-article/anatomic-fashion-friday-alexander-mcqueen-bones-skull/1231309

2011

http://www.squidoo.com/skulls-crossbones

2012

http://www.shopplasticland.com/fashion/c/Skull-Shop.html

Il simbolo del teschio e delle ossa incrociate dalla preistoria alle passerelle di moda:

http://www.whale.to/b/death_head.html

Come mai gli stilisti hanno sviluppato questa particolare predilezione per una simbologia così inquietante, necrofila appunto, per di più associata a genocidi e totalitarismi?

Perché la morte fa vendere ed ammansisce (oppure spinge ad uccidere il prossimo per restare in vita).

All’11 settembre è seguita una smania consumistica che ha portato ad una crescita degli acquisti del 6% nel trimestre successivo, risolvendo così l’inizio di una crisi economica che è stata solo posticipata al 2008-2009. I cittadini americani sfuggirono alla paura della morte che si era insinuata nella loro psiche cercando di consolidare il loro status, come se ciò potesse allontanare la Nera Signora. Ad un rafforzamento percepito dello status corrisponde una maggiore autostima ed un’immortalità simbolica. Com’è facilmente immaginabile, questo meccanismo funziona particolarmente bene con i beni di lusso (legati, appunto, allo status). Quando la prospettiva della propria morte si fa più intensa, le persone si aggrappano al materialismo, cercano l’immortalità nell’accumulo di beni e ricchezze. È possibile che il recente boom globale del settore del lusso, in piena crisi, sia in qualche misura dovuto alla percezione di milioni di persone di un possibile imminente decesso, vuoi per le superstizioni collegate al 2012, vuoi per i disastri naturali, gli incidenti nucleari e la recessione, vuoi per le voci di una possibile terza guerra mondiale dietro l’angolo.

Le persone che temono la morte sono a rischio di diventare avide, accaparratrici, di sostituire un’ansia con una smania, quella di sopravvivere attraverso i beni materiali. Un numero sostanziale di ricerche ha dimostrato però che tratti come la possessività, l’invidia, l’egoismo e l’avidità sono negativamente correlati con la soddisfazione ed una vita felice. Più si è materialisti, minore è la propria fiducia in se stessi perché si continuano a fare confronti con chi è più privilegiato di noi. Paradossalmente, invece, più si diventa anziani, più ci si mette il cuore in pace e ci si allontana dal materialismo e dal bisogno di proiettare un’immagine a tutti i costi positiva:

http://www.acrwebsite.org/volumes/v35/naacr_vol35_0.pdf

In una maggioranza di casi, chi ha paura di morire non si cura della sorte del prossimo, non si cura della pace, non è altruista, non coopera, non fa fronte comune contro il potere, ma guarda gli altri in cagnesco, è pronto ad uccidere per non essere ucciso. Il motto “mors tua vita mea” è la condanna a morte di ogni rivoluzione.

E quando tornate a casa, date una sberla a vostro figlio e ditegli è la sberla del Ministro della Paura… guardatevi con sospetto, odiatevi, sparatevi…è straordinario…”. Questa è una battuta tratta da uno sketch del magnifico Antonio Albanese, ma rappresenta accuratamente la realtà. L’insicurezza induce alla regressione, la frustrazione all’aggressività, l’ansia all’autoritarismo, sino all’insorgere delle dittature che sanciscono quella che Fromm ha chiamato la fuga dalla libertà, che è anche una fuga dalla pace.

L’ex agente dell’organizzazione clandestina Gladio, Vincenzo Vinciguerra, ha rivelato la natura della strategia volta all’annichilimento dell’empatia, ossia la disseminazione della paura di morire: “Si dovevano attaccare i civili, la gente, donne, bambini, persone innocenti, gente sconosciuta molto lontana da ogni disegno politico. La ragione era alquanto semplice: costringere … l’opinione pubblica a rivolgersi allo stato per chiedere maggiore sicurezza”.

La paura opera al meglio solo se la parte “sana” della popolazione teme di morire e perciò si aggrappa ai golem, ai miti etnici, alle identificazioni collettive forti (cf. Fait/Fattor 2010), per fare in modo che la propria estinzione non sia priva di significato. La gente ha un’enorme paura della propria insignificanza, della propria fragilità e vulnerabilità. Troppe persone non vedono l’egocentrismo come un problema perché sono ossessionate dalla sopravvivenza personale, che rimane l’obiettivo primario della nostra componente animale. Abbiamo paura di morire ed il modo migliore di controllarci è attraverso il terrore (ed il senso di colpa). Tutti noi ci troviamo a lottare per conciliare la realtà della nostra mortalità fisica e la speranza (o fede) nell’immortalità dello spirito, in modo da riaffermare il significato della nostra esistenza in un universo apparentemente assurdo. I golem (etnia, patria, dio, razza, cultura, classe, ecc.) sono dei tiranni che produciamo per aprirci un varco di senso in un cosmo apparentemente indifferente alle vicende umane e soprattutto per sottrarci all’oblio che segue il decesso di chi non ha lasciato un segno indelebile nella storia (Alfieri, 2008, p. 79).

Un antropologo statunitense, Ernest Becker, ha esaminato questo secondo fattore, la paura dell’estinzione, ed è giunto alla conclusione che molte delle nostre azioni sono dettate dalla necessità di produrre un’interconnessione di significati e simbologie in grado di generare l’illusione della trascendenza della morte (Becker, 1982). Quindi non si tratta della semplice reazione di chi si sente fisicamente vulnerabile. Tutti noi vogliamo che la nostra esistenza abbia un senso, che conti qualcosa, che dia un contributo significativo ad un’entità durevole – la Chiesa, la Scienza, l’Etnia, la Società, la Razza, la Nazione o la Patria, la Comunità, la Cultura, l’Arte, la Rivoluzione, la Storia, l’Umanità, la Professione, ecc. – e la prospettiva della nostra morte rende quest’esigenza ancora più pressante. Scrivere un libro di successo può essere un buon modo di placare l’ansia esistenziale, ma in generale si opta per la fusione delle identità personali in miti collettivizzanti – progetti d’immortalità – che negano la morte: l’ossessione per l’estinzione della propria cultura ed identità di popolo coincide con l’ossessione per la propria morte e per la possibile mancanza di significato della propria esistenza e dell’ordine cosmico.

Il culto delle celebrità rappresenta forse, inconsciamente, un mezzo per continuare a vivere fondendosi nel mito dell’eroe, sperando di acquisirne le proprietà magiche della permanenza ed invulnerabilità. Il problema è che questi progetti di immortalità sono indissociabili dall’affermazione di una verità assoluta che ci gonfia di un orgoglio narcisistico ed acritico e ci scherma da prospettive alternative, giudicate invariabilmente false, spingendoci ad attaccare i promotori di sistemi di immortalità diversi dai nostri. E allora è guerra, violenza, sottomissione al pastore di turno.

 

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