C’è chi dice no alla manifestazione per l’autonomia (e ha buone ragioni per farlo)

Piergiorgio Cattani dice cose molte giuste e scrive un articolo davvero molto bello, ma resto convinto della bontà della mia scelta per le seguenti ragioni.
I Trentini, da sempre, tendono alla letargia civica: si mobilitano solo nelle grandi emergenze e se le autorità li chiamano a farlo, e spesso neanche allora (il che non è necessariamente un male, dipende dalle circostanze: es. se sei alleato dei nazisti).
L’establishment locale sa che la nostra autonomia è a rischio, sa che a Bruxelles e a Roma non è vista di buon occhio. I Trentini non l’hanno ancora capito. Non credo che tutti i manifestanti di oggi siano simpatizzanti degli Schuetzen o della Trentinità etnicamente declinata e non credo che, manifestando, farò un favore a quel tipo di ideologia. La situazione richiede una mobilitazione popolare e io vi partecipo, con le mie idee e con la mia sensibilità, accettando che assieme a me vi siano persone con idee diverse e sensibilità diverse: abbiamo un obiettivo comune ed è giusto unirsi per essere più forti.

Ecco comunque il pezzo di Cattani.

“Andare in piazza o meno? Così avranno pensato molti politici trentini nel decidere se aderire o meno alla manifestazione per l’autonomia di sabato. Alla fine ci saranno tutti, nella più classica ammucchiata in cui l’importante è esserci per farsi un po’ notare: tutto il resto viene messo in subordine. Anche chi non ci sarà però finirà nello stesso calderone della propaganda opposta. Sarà additato come il perenne arrabbiato, come l’esibizionista che, appunto per farsi un po’ notare, preferisce andare contro le sue stesse idee: speriamo almeno che non sia considerato un nemico del Trentino. La manifestazione per l’autonomia può anche andare bene in termine di numeri, ma sicuramente non sortirà alcun cambiamento di immagine e di sostanza. Ci sono molte ragioni per non partecipare a un evento di questo genere.
In primo luogo per il contesto in cui questa idea è nata. Nei mesi scorsi il Trentino è stato vittima della periodica ondata di attacchi all’autonomia da parte di quotidiani nazionali. Di qui interviste infuocate del Presidente Dellai affinché le sortite del nemico fossero rintuzzate da una milizia popolare in grado di affrontare valorosamente le più numerose schiere altrui. Insomma bisognava andare in piazza. “Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, il Trentino chiamò”. Però citare l’inno d’Italia è proprio sbagliato in questo contesto, come pure sarebbe l’inno del Trentino quando parla di “italico cuore, italica mente”.
No, nella manifestazione di sabato c’è tutto un corredo di nostalgie improponibili, di difesa dell’autonomia stile Schützen, di identità pantirolese fuori dal tempo. Infatti all’auspicio dellaiano hanno risposto i giovani del PATT e quei settori più localisti e antimoderni che albergano nella nostra provincia. È bene che il “sacro furore” di certa gente sia contenuto, non alimentato dalla politica. Parteciperanno esponenti di varie sensibilità ma ciò non toglie nulla alla piattaforma ideologica sottostante. Quella di un autonomismo che guarda poco al futuro che crede di andare avanti ricordando il passato ed immergendosi in esso. All’esterno questa manifestazione non apparirà. Ne parleranno i giornali nazionali? Non credo. Cambierà qualcosa nella delicata trattativa tra Provincia e governo Monti? Difficile pensarlo. Come sempre avviene, queste manifestazioni sono ad uso interno. Si chiama alla mobilitazione immaginando un nemico esterno perché si è in difficoltà con la propria politica interna. Un classico, soprattutto nei regimi autoritari.
Veniamo qui alla seconda ragione per non andare in piazza. Questa manifestazione denota un basso livello di democrazia nel nostro Trentino. L’incontro di domani è stato ideato, voluto e sostenuto dalla Provincia Autonoma. È una manifestazione di “regime”, nel senso di establishment, di potere al governo. Appare risibile quando i politici parlano di “manifestazione spontanea”. Sarebbe come dire che Putin non c’entra niente con i cortei in suo favore. Probabilmente Dellai non ha fatto telefonate organizzative. Ma tutta l’istituzione si è mossa con lettere ripetute, con spot televisivi, con pressioni sugli amministratori. Bisogna esserci, vieni tu che vengo anch’io. Questa non è coesione, non è compattezza dietro la bandiera autonomistica. No, è semplicemente un far parte di una truppa sorvegliata a vista. Bisogna esserci, altrimenti non si sa mai. Questo è l’ordine tassativo venuto dall’alto. Per molti la convenienza, se non la paura, invita ad essere ben visibili in piazza. L’ideologia della “magnadora” non è lontana da questa impostazione. È incredibile che a questo appello (per usare un eufemismo) abbiano risposto all’unisono tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione. Oggi però ci vorrebbero idee, non celebrazioni di una inesistente comunità autonoma.
I personaggi che si alterneranno dal palco probabilmente non condivideranno queste critiche. Anche non volendolo però reciteranno una parte in commedia. Ascolteremo critiche all’autonomia? All’uomo che ci rappresenta tutti? Non penso proprio. Anzi di fronte all’arrivo del nemico, la logica, la prudenza, la ragione impongono che il condottiero non si cambi. Bisogna stringersi invece intorno a lui.
Dato che qui in Trentino siamo fortunati e di consoli ne abbiamo due, Schelfi e Dellai, è bene mantenerli in sella. Ecco il vero messaggio della manifestazione di domani”.
http://ricerca.gelocal.it/trentinocorrierealpi/archivio/trentinocorrierealpi/2012/03/09/ANLPO_ANL01.html

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