Congiurati per la verità alla Bookique

A cura di Stefano Fait

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Credere alle bugie e agire sulla base di una percezione falsata della realtà può, letteralmente, distruggerci.

Quando chiesero a Thomas Herndon, studente di economia presso l’Università del Massachusetts, di scegliere un’analisi economica ed esercitarsi provando a replicare i risultati lui, ambiziosamente, scelse un articolo di Carmen Reinhart (Harvard) e dell’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Ken Rogoff, che aveva avuto un ruolo decisivo nel giustificare le misure di austerità nell’eurozona. Dopo mesi di tentativi i conti non tornavano. Assieme ai suoi docenti, Herndon scoprì che i due esperti avevano commesso una serie di errori, tra i quali uno particolarmente grossolano.

Daniel Hamermesh, economista all’Università di Londra, ha saputo comunicare concisamente il significato più profondo dell’evento: “Quell’articolo ha contribuito a plasmare il modo in cui le persone, e specialmente i politici, vedono il mondo ed è proprio questo che, alla fine, determina come funziona il mondo” (BBC 19 aprile 2013).

La mancanza di obiettività e trasparenza è perciò la causa di gran parte dei nostri mali e della nostra violenza. L’accesso a una pluralità di prospettive sul mondo ci può consentire di percepire la realtà meno soggettivamente e quindi ci rende persone e società migliori (cf. articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani). Una cittadinanza abituata a interrogarsi e informarsi non sprofonda nell’apatia e in un sordo e potenzialmente pericoloso risentimento generalizzato.

Per questo il giornalismo ben fatto è il sale della democrazia: una cittadinanza adeguatamente informata sa cosa chiedere, sa cosa aspettarsi, sa per chi votare nell’interesse generale. Una scelta malinformata o disinformata non è una vera scelta.

Il premio Pulitzer Seymour Hersh, celebre per gli scoop di My Lai (Vietnam, 1968) e Abu Ghraib (Iraq, 2004), per le sue inchieste sull’opzione nucleare “Sansone” israeliana, sulla Guerra al Terrore, sulle circostanze della morte di Osama Bin Laden, sulla sorveglianza illegale negli Stati Uniti, è stato definito “la cosa più vicina a un terrorista nel panorama giornalistico americano” dall’ultraconservatore statunitense Richard Perle.

Oggi, in un mondo dell’informazione dominato da pochi giganti oligopolistici – Time Warner, Walt Disney, Viacom, News Corporation (Rupert Murdoch), Bertelsmann, Axel Springer AG, SonyHersh rileva che c’è molta meno libertà di informazione e molto più conformismo di quando era giovane e il suo capo al New York Times gli domandava, affettuosamente: “Come sta il mio piccolo comunista?”, perché era contrario alla guerra in Vietnam.

I media americani sono patetici, sono più che ossequiosi, hanno paura di prendersela con Obama. Citano le fonti ufficiali invece di verificarne la validità. È come se temessero di essere outsider, di far arrabbiare qualcuno. Eppure è il momento di farlo, perché la nostra repubblica se la passa male: mentiamo su tutto, mentire è diventato la norma, non l’eccezione (intervista del Guardian, settembre 2013).

Federico Mayor Zaragoza, direttore generale dell’UNESCO dal 1987 al 1999, lo chiama il “Gran Dominio”: “se si guarda a chi detiene il potere mediatico nel mondo, sono sei o sette persone. E non è solo una questione di informazioni parziali o menzognere, a sua volta un’altra cosa contro cui occorrerebbe protestare. Non credo che sia questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli” (intervista di un’emittente spagnola, 2011).

Anche Gustavo Zagrebelsky, in “Simboli al potere” (2012, pp. 89-90), descrive a tinte molto fosche la nostra situazione: “Alla cementificazione del pensiero, all’espulsione delle alternative dal campo delle possibilità, all’omologazione delle aspirazioni, alla diffusione di modelli pervasivi di comportamento, di stili di vita e di status e sex symbol nelle società del nostro tempo, lavorano centri di ricerca, scuole di formazione, università degli affari, accademie, think-tanks, uffici di marketing politico e commerciale, in cui vivono e operano intellettuali e opinionisti che sono in realtà consulenti e propagandisti, consapevoli o inconsapevoli, ai quali la visibilità e il successo sono assicurati in misura proporzionale alla consonanza ideologica. La loro influenza sul pubblico è poi garantita dall’accesso a strumenti di diffusione capillari e altamente omologanti. Non è forse lì che, prima di tutto, si stabiliscono i confini simbolici del legittimo e dell’illegittimo, del pensabile e dell’impensabile, del desiderabile e del detestabile, del ragionevole e dell’irragionevole, del dicibile e dell’indicibile, del vivibile e dell’invivibile? Da qui provengono le forze simboliche potenti che, fino a ora, cercano di tenere insieme le nostre società….come in una religione, per di più monoteista”.

Arrestare e invertire questa tendenza all’invenzione mediatica della realtà è possibile solo se la cosiddetta società civile è vivace, scettica, vigile e discernente, ossia patriottica nell’accezione migliore del termine. Altrimenti, se resta silente e passiva, le collusioni proliferano, i poteri arbitrari si consolidano e la popolazione non si accorge che la sua libertà di pensiero si è rarefatta. Oppure, dandosene conto, esagera nel senso opposto, attribuendo ogni singola catastrofe naturale a tecniche di geoingegneria o sollevando sospetti sulla morte di ogni figura scomoda.

Alla fine le ipotesi più strampalate finiscono per fare ombra alle tesi più plausibili e circostanziate, per quanto “controverse”. Così i veri e propri crimini di stato e di lobby contro la democrazia, l’umanità e il pianeta finiscono per partorire aberrazioni dell’intelletto, paranoie irrazionaliste, nichilismo e attese messianiche. Diventa arduo distinguere tra un’idea folle e un’idea realistica, tra un autentico complotto e una fantasia. Tutto finisce nel calderone delle sottoculture del complottismo, un termine che oggi viene usato per screditare indiscriminatamente chiunque contesti l’establishment e denunci gli abusi di potere.

Abbiamo bisogno di una “congiura per la verità” che si concentri sui sospetti, sui moventi e sull’evidenza concreta, e che lo faccia con rigore. Questa congiura per la verità si chiama Giornalismo con la maiuscola e necessita di professionisti che sappiano andare fino in fondo e dell’assistenza di persone dotate dei tre sensi chiave del buon cittadino: senso civico, senso critico, buon senso.

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Con questo spirito è nato Web Caffè Bookique, un caffè dibattito che unisce la quotidiana discussione in rete e l’incontro con “congiurati per la verità” presso la Bookique (parco della Predara), il terzo mercoledì di ogni mese, in via Torre D’Augusto 29 (quartiere San Martino).

Questo mese sono intervenuti Mario Giuliano, avvocato e membro del comitato 26 gennaio, Andrea Tomasi e Jacopo Valenti, autori di “La farfalla avvelenata. Il Trentino che non ti aspetti” (Città del Sole edizioni, 2012).

La pace si conquista ogni giorno, dicendo no alle menzogne

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Le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà. La preghiera che implora un particolare rendiconto è viziosa. La preghiera è la contemplazione degli eventi della vita dal punto di vista più elevato. Ė il soliloquio di un’anima che percepisce ed esulta. Ma la preghiera usata come mezzo per ottenere un soddisfacimento privato è un furto e una meschinità. Essa suppone dualismo e non Unità nella natura e nella coscienza. Quando l’uomo sarà uno con Dio, allora non implorerà più, ma trasformerà ogni preghiera in azione.

Ralph Waldo Emerson

Nessuno può fare esperienza per un altro, nessuno;
Nessuno può progredire per un altro, nessuno!”

Walt Whitman

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Un grande no come quello del Parlamento britannico. La prima volta che un governo del Regno Unito subisce una sconfitta in Parlamento in materia di iniziative belliche dai tempi di Palmerston (1784 – 1865)
https://theconversation.com/commons-rejects-cameron-plea-for-syria-strikes-rewrites-special-relationship-17674

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Un grande no come quello dell’ex primo ministro francese Dominique de Villepin in quest’intervista televisiva [in francese]

Tutta l’umanità deve concordare sul fatto che ci stanno mentendo, chiamare le menzogne e le montature con il loro nome e smetterla di servire questi poteri. Gli esempi sono numerosi, da Mandela a Martin Luther King a Étienne de La Boétie a Aung San Suu Kyi. Il semplice atto di non credere alle loro falsità e deriderli li rende impotenti. La loro forza deriva unicamente dal nostro volontario asservimento, dalla nostra credulità, dall’oblio di chi siamo veramente e di quel che potremo fare una volta liberi

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Nessun paese può fare una guerra se la popolazione è contraria e blocca la nazione con scioperi continui, nessun governo/regime può restare al potere se la popolazione non collabora (per questo Assad è ancora lì dopo due anni e mezzo; per questo i golpisti egiziani saranno spazzati via entro primavera e al loro posto s’insedierà un governo misto di unità nazionale, con diversi ministeri assegnati ai fratelli musulmani).

Basta con la scusa che loro e i loro burattinai sono onnipotenti. La colpa è nostra! Votiamo turandoci il naso (voto utile), continuiamo a leggere quotidiani faziosi pro-establishment nella convinzione che è quello che fanno le persone istruite, continuiamo a comprare prodotti delle multinazionali, continuiamo a credere che non ci siano alternative, che così va il mondo, che c’è poco da fare se non ricavarsi una nicchia e rispettare regole e relazioni di potere rivoltanti, ad ogni livello. 

Il nostro futuro è nostro. Siamo noi che lo determiniamo, non loro. Ci volevano far credere che siamo piccoli, deboli, vulnerabili, impotenti e ce l’hanno fatta. Un grande successo. Milioni di persone credono che l’unico cambiamento possa provenire da fuori (da una catastrofe, dagli alieni, dal Cristo, ecc.), non da loro stessi.
Ma, badate bene, se hanno inscenato tutto questo gigantesco teatrino è perché sanno che c’è qualcosa di incredibile potente in noi, che non possono controllare e che non vogliono che scopriamo che c’è e come usarlo.
Altrimenti come si spiegano i loro immensi sforzi? Forse sono loro i piccoli, deboli, vulnerabili, impotenti, perennemente tormentati all’idea del nostro risveglio, della nostra presa di coscienza, della nostra maturazione?
La loro ossessione per il controllo, per la sorveglianza, per la prevenzione è tipica degli insicuri, dei vigliacchi, di chi deve convincersi di essere quello che non è e di poter controllare tutto ciò che lo circonda, perché le incertezze della vita e del futuro lo terrorizzano. I loro think tank, le loro intelligenze artificiali, i loro modelli, i loro media, l’intera macchina della propaganda, della paura, del senso si colpa e di inadeguatezza è costruita a loro immagine e somiglianza.
Il loro è l’unico linguaggio che conoscono: potere, sfruttamento, paura, subordinazione, prevaricazione, possesso, dominio.

Ci accusano di invidiarli, ma le loro esistenze sono l’inferno di chi investe ogni sua energia nel negare ciò che sa essere vero: la destinazione finale è l’estinzione fisica e la perdita di tutta la loro “roba”.

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La macchina della paura e del controllo è comunque riuscita a farci fessi, ossia a farci pensare e agire come loro: reattivamente, aggressivamente, paranoicamente, psicopaticamente, territorialmente. È il cervello rettiliano / R-complex:

http://it.wikipedia.org/wiki/Triune_Brain

Invece di pensare alla vita, agli affetti, ai sogni, alla creatività, inventiva, ecc., siamo sempre più maniacalmente concentrati su ciò che decade, sulla morte, proprio come questi necrofili. Da creatori siamo diventati distruttori, proprio come loro, proprio come ogni essere demonico.

L’orrore di guardarci allo specchio, di capire che il loro mondo ideale, quello delle loro pubblicità e della loro “arte”, è entropico, satanico, privo di qualunque sbocco che non sia l’involuzione e il degrado della coscienza e di tutto il resto. Non c’è nulla, nel loro mondo, per cui valga la pena di battersi. Il loro è un futuro vuoto, fittizio come le loro anime, simulacri di anime.

Sono la pelle di serpente abbandonata dopo la muta, sono un involucro dall’apparenza umana, ma che non pensa, non sente, non si comporta umanamente:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/05/15/cose-il-male/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/14/legoista/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/16/la-banalita-del-male-e-una-cagata-pazzesca/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/28/del-potere-della-pedofilia-del-male-categorico/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/15/psicopatia-portami-via-la-gente-ce-lha-sotto-il-naso-ma-non-la-vuole-vedere/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/03/06/alcibiade-il-rottamatore/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/10/tea-party-il-totalitarismo-anarchico-alla-conquista-degli-stati-uniti/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/06/perche-non-ce-pace-perche-non-ce-liberta/

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Intanto un nuovo mondo sta prendendo forma, come frutto collettivo di un diverso modo di intendere il mondo e il nostro ruolo in esso

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/20/un-mondo-nuovo-sta-prendendo-forma-canti-da-mat-chants-for-a-nut/

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Una delle ragioni per cui la gente è apatica è per sfuggire alla disperazione. D’altra parte gli speranzosi idealismi non supportati da sano pragmatismo non hanno mai un lieto fine.

Il problema, a mio avviso, è che spesso ci facciamo governare dalla speranza (“l’audacia della speranza”, diceva un Nobel per la Pace degno di Kissinger) e/o dalla disperazione e così affidiamo il nostro destino a queste forze emotive, invece che alla nostra creatività ed inventiva. Paura, senso di colpa, speranza messianica, apatia/indifferenza e disperazione sono probabilmente le migliori armi di distruzione di massa delle coscienze e sono usate precisamente a questo scopo e per indirizzare la civiltà umana sulla via della perdizione, la via dell’egoismo, del materialismo, della violenza, del sopruso, della dismisura.

È per questa ragione che diventa necessario che almeno una minoranza di persone competenti e motivate da buona volontà e dalla volontà di servire l’interesse generale si coordini per realizzare un cambiamento positivo nelle loro rispettive aree di competenza.

Questo può avvenire solo se il pragmatismo sconfigge la disperazione (bastone, poliziotto cattivo) e la speranza fideistica (carota, poliziotto buono) in un cambiamento che non provenga da noi e dalle nostre iniziative.

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Per esempio, una volta che tutto ciò che ostacola la ricerca e lo sviluppo di fonti di energia abbondanti ed economiche – non mi riferisco alle rinnovabili: c’è di meglio: http://peswiki.com/index.php/Main_Page – sarà rimosso, l’intero sistema di infrastrutture e modello socioeconomico globale (che si fonda sul profitto derivato da un regime di scarsità e competizione creato artificialmente – la “decrescita felice” eccita i plutocrati) sarà rivoluzionato in maniera completa e definitiva, a meno che le oligarchie non riescano ad imporre un ulteriore monopolio.

Dobbiamo capire, tra le tante cose, come sostituire un’economia di scarsità e concorrenza basata sulle risorse, in un’economia dell’abbondanza basata sull’energia, ossia l’esatto opposto di quel che crede Luca Mercalli (che è davvero poco stimato tra i ben informati, ma continua ad essere invitato ovunque, purtroppo):

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Molti pensano di dover combattere contro qualcosa, ma quello di cui hanno bisogno è lottare per qualcosa.

Inoltre molti non sanno che farsene dell’ideale della libertà, perché pensa di essere già libera a sufficienza: ciò che li può motivare è la presa di coscienza della loro miseria, o della prospettiva del loro impoverimento. Su questa cosa non possono ingannarsi a lungo, non possono tollerare che così va il mondo e molti ricevono le briciole mentre pochi se la spassano. Se sapessero come potrebbe essere trasformato il mondo una volta che certe tecnologie, conoscenze e risorse fossero rese disponibili, potrebbero cominciare a pensare ad un’esistenza in termini più concreti e lungimiranti.
Capire queste semplici verità e agire conseguentemente significa essere pragmatici, non cinici.
Una minoranza guidata dalla voglia di capire, dalla buona volontà, dall’empatia, dal sapere, dalla capacità di trasformare responsabilmente, costruttivamente e di rendere partecipi tutti, nei loro modi e nei loro tempi, senza paternalismi e autoritarismi neogiacobini (“noi sappiamo cosa è meglio per voi”).
Una maggioranza la seguirebbe a ruota se capisse che è nel suo interesse farlo e se potesse dire la sua
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Nessuna mobilitazione di massa è possibile senza questa presa di coscienza.

Un vantaggio della propaganda immaginifica dei potentati è che ha creato un terreno fertile per immaginare il nuovo in termini concreti anche in persone che non sanno neanche che per andare da Trento a Trieste servono 3 ore d’auto, perché non sono come Massa e Carrara.

Siamo entrati nell’era dei tecno-miti, della mitologia scientifica. Mentre Omero trasmetteva una visione del mondo parlando delle gesta degli eroi e degli avventurieri, gli Omeri del nostro tempo possono avvalersi della fantascienza e delle invenzioni al servizio del nostro spirito, delle nostre coscienze. Le possibilità di cambiamento sono infinite, nel bene e nel male. “Non ci sono alternative” è un mantra che ormai convince solo chi vuole crederlo vero. I nostri orizzonti si stanno espandendo, inesorabilmente: il futuro è sempre più aperto. Si tratta di scegliere e, soprattutto, di voler scegliere, rifiutando la falsa alternativa tra un futuro neo-medievale e un futuro tecnocratico.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/05/la-democrazia-nella-via-lattea-dirittidoveri-di-un-mondo-nuovo/

Grillo, HAARP, Obama

Da Supernerd a Supereroe – l’improbabile parabola di Edward Snowden

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https://twitter.com/stefanofait

Una tale società sarebbe dominata da una élite la cui pretesa di potere politico poggerebbe su di un presunto superiore know-how scientifico. Non vincolata dalle limitazioni poste dai tradizionali valori liberali, questa élite non esiterebbe a raggiungere i suoi obiettivi politici utilizzando le ultime tecniche moderne per influenzare il comportamento dell’opinione pubblica e tenere la società sotto stretta sorveglianza e controllo.

Zbigniew Brzezinski, “Between Two Ages: America’s Role in the Technetronic Era”

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Da decenni diverse nazioni europee fornivano volontariamente agli Stati Uniti dati sensibili sui propri cittadini:

ora i loro governi si dicono indignati (ipocrisia asoluta)

Premessa: il maggiore sponsor di wikileaks, prima ancora che diventasse un fenomeno globale, fu nientepopodimeno che Cass Sunstein
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2007/02/23/AR2007022301596.html

Purtroppo in Italia pochi sanno chi sia
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=30235

è anche marito di Samantha Power, grande sostenitrice delle ingerenze “umanitarie” armate (es. Libia) ma assolutamente muta sulle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele
http://www.asca.it/news-Usa__Samantha_Power_prossima_ambasciatrice_all_Onu-1284666.html

Ma il miglior precedente del datagate di Edward Swnoden è il caso chiamato Pentagon Papers, una serie di documenti che non contenevano nulla di veramente scottante e che non fosse risaputo o subodorato (come i wikileaks, che hanno solo confermato cose che si immaginavano, senza incidere sulle grandi questioni) ma che portarono all’impeachment di Nixon, il quale si fidò delle persone che poi lo tradirono. L’obiettivo anche questa volta è l’impeachment di un presidente americano (ucciderli è più complicato e rischioso)
http://it.wikipedia.org/wiki/Pentagon_Papers

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Edward Snowden, sostenitore dell’ultra-austerista Ron Paul (Tea Party), non ha finito le scuole superiori e ha dovuto seguire dei corsi CEPU (l’equivalente americano), non ha mai avuto un lavoro stabile, si è arruolato nell’esercito per poi interrompere il servizio dopo tre mesi senza ricevere alcun addestramento, la sua partner è una ballerina di night club. A dispetto della sua inettitudine e scarsa propensione allo studio, a 23 anni si trova a lavorare a Ginevra, per la CIA, con un salario non inferiore ai 120mila dollari annuali e probabilmente più vicino alla soglia dei 200mila dollari.

Ora, se qualcuno pensa davvero che l’intelligence americana sceglierebbe di assumere un personaggio del genere permettendogli di avere libero accesso ad informazioni altamente riservate…

Certamente non lo pensa Naomi Wolf, che sospetta un complotto
http://nymag.com/daily/intelligencer/2013/06/naomi-wolf-edward-snowden-false-flag-conspiracy.html

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La NSA l’aveva assunto come addetto alla sicurezza (guardia giurata) ma è stato alla CIA che è esploso, passando da buono a nulla a superinsider in quel di Ginevra, con copertura diplomatica, a dispetto di un CV davvero misero. Poi il Giappone, poi le Hawaii. A suo dire, con lo status raggiunto, era autorizzato persino a spiare Obama:

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2338884/Edward-Snowden-How-did-high-school-drop-entrusted-governments-biggest-secrets.html

E poi decide di fare la pirlata di rivelare la sua identità al mondo, mettendo a rischio la sicurezza sua, della sua tipa, della famiglia, degli amici, dei colleghi, ecc. perché “non ho niente da temere, ho fatto la cosa giusta”!! E, tra tutti i luoghi del mondo, decide di rifugiarsi in Cina!

C’è gente che crede che Berlusconi sia onesto, ci può stare che ci sia gente, cresciuta a coca cola e marvel comics, che crede a questa favoletta del Supernerd Superloser che si trasforma in una Supertalpa Supereroe prima di raggiungere i 30 anni.

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Mentre le altre gole profonde sono confinate nei medi alternativi, Snowden riceve una copertura mediatica eccezionale.

Le sue rivelazioni sconvolgenti? Il governo americano raccoglie LEGALMENTE metadati sui suoi cittadini, il governo inglese spia i partecipanti ai summit internazionali, gli americani usano hackers per infiltrare la Cina. Pazzesco, incredibile, strabiliante. Chi l’avrebbe mai immaginato? Più o meno il 99% delle persone con un po’ di sale in zucca.

Vuole farci credere che non se lo aspettava quando ha chiesto di lavorare per NSA e CIA? E queste avrebbero dato un impiego ad un ingenuotto del genere?

http://www.newyorker.com/online/blogs/comment/2013/06/edward-snowden-nsa-leaker-is-no-hero.html

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C’è un altro “spifferatore” che non ci ha rivelato nulla di sconvolgente (e specialmente non ha mai in alcun modo disturbato Israele o i neocon americani) ma, anzi, se l’è presa con tutti i consueti leader degli stati canaglia nel mirino israelo-americano (inclusa la Kirchner):

http://fanuessays.blogspot.it/2011/12/emmanuel-assange-julian-goldstein.html

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Assange, cresciuto in una famiglia aderente ad un culto che faceva uso di LSD ed altre manipolazioni

http://en.wikipedia.org/wiki/The_Family_%28Australian_New_Age_group%29

http://books.google.it/books?id=SROVOaYM6JsC&pg=PT30&lpg=PT30&dq=Assange+Santiniketan&source=bl&ots=hPf2flxSuu&sig=LJH2CXO-mNgplNQQUCZzws9kKTs&hl=it&sa=X&ei=5ZPBUaDAM6em4AT4v4CwDg&ved=0CCwQ6AEwADgU

aveva scelto il nickname Mendax (il mentitore). Snowden ha scelto il nome in codice di Verax (il veritiero).

Snowden è il nuovo Assange, il nuovo Robin Hood sintetico, un finto paladino della verità e della giustizia che sarà usato e gettato quando non servirà più o quando si sarà montato troppo la testa, come nel caso di Assange, appunto, che ci aveva promesso incredibili informazioni sul coinvolgimento della NATO nella destabilizzazione della Siria ma è scomparso, assieme a wikileaks, dopo aver lanciato il suo avvertimento/ricatto a chi di dovere:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/06/sulla-siria-julian-assange-la-pensa-come-me-devo-preoccuparmi/

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Qual è l’obiettivo dell’operazione Snowden?

Costringere Obama ad appoggiare una guerra in Siria che non vuole – perché sa che gli USA non se la possono permettere e la cittadinanza è assolutamente contraria – se vuole salvarsi dall’impeachment:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/06/24/la-siria-e-il-golpe-anti-obama-il-momento-monica-lewinsky-di-obama/

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In questo momento Obama (che non è il bene, ma un male minore) è incastrato: se fa la guerra dovrà fronteggiare proteste di massa ed un impeachment, se non la fa lo accuseranno di essere un tiranno e sarà impeachment (affari suoi, doveva opporsi alla deriva autoritaria americana, oppure non candidarsi e lasciare che Brzezinski trovasse qualcun altro da opporre ai neocon psicopatici)

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