I “signori” dell’Eurozona
17 giugno 2012 a 09:44 (Controrivoluzione e Complotti, Stati Uniti d'Europa, Verità scomode)
Tags: banchieri, eurarchi, euro, eurocrati, eurozona, Goldman Sachs, Mario Draghi, Mario Monti, Papademos, Stati Uniti d'Europa, Unione Europea
George Soros al festival dell’economia di Trento: perché?
31 Maggio 2012 a 09:44 (Controrivoluzione e Complotti, Stati Uniti d'Europa)
Tags: Albania, American National Endowment for Democracy, AS Roma, brogli, Crozia, Davos, derivati, Emma Bonino, Esfandiari, Festival dell'Economia, futures, George Soros, Georgia, Gordon Brown, hedge fund, insider trading, Iran, Jacques Attali, Jean Claude Trichet, Kirghizistan, lira, malesia, manipolazione, manipolazioni, marco, Mario Draghi, Open Society, oro, primavera araba, privatizzazioni, Prodi, rivoluzioni colorate, Rutelli, Saakashvili, Serbia, Shevardnadze, Shylock, Sme, Soros, speculatori, speculazioni, Stati Uniti d'Europa, sterline, Stet, tigri asiatiche, Trento, Ucraina, Unione Europea
George Soros sarà ospite del Festival dell’Economia di Trento, sabato 2 giugno, alle ore 15, al Teatro Sociale.
http://www.uffstampa.provincia.tn.it/CSW/c_stampa.nsf/0/035158E7F1E8EDEBC1257A0900462F7B
Le attività di Soros attraverso gli articoli di Repubblica, notoriamente amichevole nei confronti del finanziere “filantropo”.
Alla Banca d’ Inghilterra continuano ad arrivare proteste per il ruolo degli speculatori che tanto hanno contribuito – durante la tempesta valutaria che a ondate successive si è svolta nel mese scorso – alla svalutazione della lira, della sterlina e della peseta, facendo traballare le fondamenta del Sistema monetario monetario europeo. Le immagini delle dealing rooms della City, dove gli yuppies con le loro leggendarie bretelle rosse al grido “kill, kill, kill” liquidavano colossali posizioni in valute europee deboli, sono presentate a ripetizione persino nei programmi televisivi inglesi….
Il re della speculazione della City è un uomo che in pochi giorni ha guadagnato oltre un miliardo di sterline, pari a circa 2 mila 200 miliardi di lire, guadagnandosi la prima pagina del Daily Telegraph ed un “ritratto” che apparirà sul numero di novembre della prestigiosa rivista economica Forbes. Si chiama George Soros…la soddisfazione di entrare nel Guinness dei primati per aver guadagnato più di qualsiasi altra persona in uno spazio limitato di pochissimi giorni, con le sue operazioni sui mercati delle valute.
George Soros, il finanziere d’ assalto che conquistò fama mondiale alcuni mesi fa guadagnando l’ equivalente di alcune migliaia di milioni di dollari nelle sue speculazioni sulla possibile svalutazione della sterlina, della lira e della peseta, è tornato a far tremare i mercati delle valute. Questa volta nel suo mirino c’ è addirittura il potentissimo marco.
Proprio qualche settimana fa è stato da me un rappresentante del gruppo Soros e mi aveva detto che, ad esempio, il suo gruppo era pronto a fare grossi acquisti di Stet, ma a patto che fossero chiare due cose: libertà di tariffe e nomina “non politica” degli amministratori.
“Non ho mire sul franco, non voglio distruggere lo Sme”, si difende, sul Figaro, il “principe degli speculatori” George Soros, ma pochi gli credono.
“Sono molto preoccupato per il futuro dell’ Europa. Non è facile uscire da crisi come questa”.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/08/03/bene-cosi-lo-sme-era.html
Re Mida Soros vende lingotti e il mercato dell’oro trema
Qualcuno, particolarmente informato, sostiene che George Soros, mitico gestore dei fondi americani Quantum, avrebbe dimezzato i suoi investimenti in Italia.
Tra i “derivatives” ci sono contratti a termine di ogni tipo e su ogni prodotto, futures sulle valute, options sui tassi di interesse, operazioni dai nomi esotici come “forwards”, “caps”, “collars”, “swaps”, “swaptions”. Sono nati come polizza di assicurazione per importatori di petrolio o esportatori di granaglie, per banche che finanziavano industrie nel Terzo mondo o investitori in mercati esteri che volevano garantirsi rispetto al mutamento dei cambi. Ma presto i “derivatives” sono diventati il veicolo della speculazione internazionale e il pane quotidiano degli “hedge funds” di George Soros o Michael Steinhardt.
Quando a fine gennaio George Soros ha dichiarato al Forum di Davos di paragonare l’ Italia al Messico, non ha forse commesso un’ azione di aggiotaggio finanziario nei confronti della lira?
L’ uomo che ha sconfitto la Banca d’ Italia e quella di Inghilterra, che ha più soldi di quanti ne abbiano quarantadue stati del mondo, che è conosciuto – e temuto – come il più grande speculatore della storia del capitalismo
Ecco Prodi, a fianco di Soros, presentarne l’ ultimo libro, riprenderne la necessità di “regole” nel mercato finanziario mondiale. “Le contestazioni sono incoerenti. Fanno ridere. Non hanno letto il libro”.
“La gente – afferma Soros – finirà per dirigere tutto il risentimento legato alla disoccupazione sulla moneta unica”. “E’ possibile che si finisca per assistere a un sollevamento popolare – soprattutto in Francia, nota per questi moti di ribellione – che potrebbe prendere un orientamento nazionalista anti-europeo”.
“La Conferenza intergovernativa dovrebbe convocare un’ Assemblea costituente; gli europei dovrebbero essere mobilitati per dare vita a questa assemblea. Un’ Assemblea costituente non avrebbe il potere di appropriarsi di ulteriori fette della sovranità nazionale senza prima ottenere l’ approvazione di ciascuno Stato membro. La nuova costituzione entrerebbe in vigore solo dopo l’ approvazione di, diciamo, tre quarti dei parlamenti nazionali, mentre nei paesi in cui dovesse essere rifiutata, verrebbe indetto un referendum. Non ci sarebbe alcuna delegazione di poteri senza autorizzazione, ma l’ Assemblea costituente sarebbe in grado di risolvere i problemi che la Conferenza intergovernativa non può risolvere e coinvolgerebbe i cittadini europei in tale processo. Solo un provvedimento forte, che chiarisca la natura e l’ identità dell’ Unione europea, può fermare la graduale disintegrazione dell’ Europa e prevenire un ritorno alle condizioni che hanno prevalso durante le due guerre mondiali” (George Soros).
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/09/01/una-nuova-europa.html
“Negli ultimi dieci anni il finanziere-filantropo ha investito più di un miliardo di dollari per promuovere opere di sviluppo nell’ Europa orientale, compresi una stampa libera e un pluralismo politico. Ma ora diversi leader di questi paesi gli si stanno rivoltando contro: in Albania, Kirgizstan, Serbia e Croazia le fondazioni Soros sono accusate di essere centrali spionistiche in incognito e di infrangere leggi valutarie“.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/15/opinioni-dal-mondo.html
“la povera gente di questo paese soffre, ed è la stessa gente che George Soros ha protetto, lui che ha tanti soldi e potere ma è del tutto privo di giudizio. Abbiamo lavorato tra i 20 e i 40 anni per sviluppare i nostri paesi fino a questo livello ed ecco che arriva un uomo con un po’ di miliardi di dollari, e nel giro di due settimane manda all’aria il nostro lavoro“
a mezzogiorno è cominciato il sell off, la corsa alla vendita. Vi hanno contribuito una serie di fattori: un improvviso crollo dei titoli delle società di assicurazione malattia (le quotazioni della Oxford hanno perso 40 dollari, quasi due terzi del valore); movimenti strani, dovuti probabilmente alle speculazioni degli hedge funds di George Soros, dei titoli di stato americani; un nuovo pessimismo sulle conseguenze sull’ export Usa di una recessione tra le tigri asiatiche. Subissato da ordini di vendita, il Dow Jones è tracollato, tirandosi dietro gli altri indici: anche per il Nasdaq, dove sono quotate la Microsoft, l’ Intel e altre industrie dell’ informatica, è stata la seduta più nera della storia.
Gli investitori più speculativi e più specializzati, tra cui figura anche il “mago” George Soros, hanno scommesso quindi sul fatto che la “bomba del millennio”, cioè il problema legato al cambiamento di data tra il 31 dicembre 1999 e il 1 gennaio 2000, paralizzerà il sistema creditizio,
La magistratura francese ha rinviato a giudizio per insider trading il finanziere americano George Soros. Ne hanno dato notizia fonti giudiziarie. Il caso risale al 1988: secondo quanto scrive il quotidiano “Le Monde”, Soros è sospettato di avere beneficiato di informazioni riservate durante un’ operazione per acquisire parte del capitale della banca Societè Generale, privatizzata nel 1987.
Mikhail Saakashvili ha trionfato ieri alle elezioni presidenziali anticipate in Georgia. Il giovane avvocato di 35 anni, leader della «rivoluzione delle rose» che lo scorso 23 novembre costrinse il settantacinquenne Eduard Shevardnadze a rassegnare le dimissioni dopo undici anni di potere assoluto, avrebbe ottenuto l’ 85,8% dei voti. Il resto è andato agli altri quattro candidati, penalizzati in campagna elettorale. Il risultato è stato annunciato un istituto internazionale, tra cui figurano la Fondazione Soros e il British Council, che ha effettuato un exit-poll. Non sono stati diffusi altri dati.
Per inquadrare questa notizia è opportuno leggere questo post:
Ruolo per interpreti di rango, Shylock – l’ ebreo che pretende in pagamento una libbra della carne di Antonio, qualora questi non riuscisse a restituirgli il denaro avuto in prestito – trova in Corrado Pani un attore di grande temperamento e di magnetico carisma. Pani, chi è secondo lei lo Shylock dei nostri giorni? «Penso a George Soros, il settantenne finanziere ungherese di origini ebraiche, un autentico re della finanza, spregiudicato nel modo con cui ha investito nel denaro».
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/07/09/ora-di-shilock.html
Oggi, scavando un po’ , si scopre che la lista delle Ong ucraine è sostenuta dall’ American National Endowment for Democracy, la fondazione di George Soros a Kiev, e così via…Ho di fronte un rapporto della fondazione Soros in Ucraina, datato ottobre 2004, che dichiara finanziamenti per 1.201.904 dollari ad Ong per “progetti legati alle consultazioni elettorali”. I donatori sostengono che questo denaro occidentale era destinato a creare le condizioni per elezioni libere e regolari, non direttamente all’ opposizione. Anche questo aspetto dovrebbe essere accuratamente verificato.
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Anche in Kirghizistan, come in Ucraina e in Georgia, l’ opposizione ha lanciato la protesta dopo un voto apertamente manipolato, chiedendo nuove elezioni e un cambio al vertice. E anche qui sembra aver ottenuto la consulenza dallo stesso ufficio di pubbliche relazioni che ha gestito la “rivoluzione arancione” a Kiev e quella “delle rose” a Tbilisi. è difficile non notare che i bracciali e le bandiere colorate – giallo e rosa, stavolta – e i riferimenti ai tulipani sono frutto della stessa tattica. In Georgia e in Ucraina erano stati gli strateghi del movimento studentesco serbo Otpor, apertamente sostenuti da fondazioni americane come Freedom House o la fondazione Soros, o da istituzioni governative come UsAid, ad indicare all’ opposizione obiettivi e soprattutto metodi, non violenti e sicuramente molto efficaci dal punto di vista mediatico. Consulenti privilegiati, almeno in quelle due occasioni, erano ex ufficiali della Cia come Robert Helvi, o teorici delle università Usa come Gene Sharp (autore di “Dalla dittatura alla democrazia”) o Jack DuVall (“Come si rovescia un dittatore”).
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Ospite di George Soros, il leader del club dei miliardari anti-Bush, per la prima volta Francesco Rutelli, accompagnato dalla delegazione della Margherita che ha concluso con questo incontro ad effetto la missione negli Usa.
Haleh Esfandiari è accusata di far parte di una rete di organizzazioni culturali americane che ha l’ obiettivo di far cadere il regime islamico in Iran con l’ appoggio del miliardario George Soros. Con una rivoluzione simile a quelle “colorate” avvenute in alcune ex Repubbliche sovietiche.
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Quello che interessa il pm Giorgio Orato sono le oscillazioni del titolo [AS Roma] in Borsa, strettamente collegate a quanto viene fatto trapelare dai giornali. Non è quindi escluso che possa essere presto aperto un fascicolo processuale, proprio come accaduto lo scorso anno in seguito alle oscillazioni legate alla trattativa con il magnate americano, George Soros (indagine ancora non chiusa).
I “pesi massimi” della speculazione, i maggiori hedge fund americani, sono impegnati in un massiccio attacco concertato contro l’ euro. Mossi dalla convinzione che la crisi della Grecia è solo la punta dell’ iceberg, i potenti investitori arrivano a scommettere che l’ euro precipiterà fino alla parità col dollaro, cioè un ulteriore ribasso del 26% rispetto al valore attuale. Il volume di capitali investiti su queste puntate “ribassiste” contro la moneta europea ha raggiunto il record storico che fu toccato nel 2008 quando gli stessi hedge fund scommettevano sul crac di Lehman Brothers. Lo rivela il Wall Street Journal, che ricostruisce i retroscena di un’ azione comune fra i maggiori gestori di hedge fund, incluso George Soros. Un momentochiaveè una cena organizzata l’ 8 febbraio scorso in una dimora privata di Manhattan da una piccola banca d’ affari specializzata, Monness, Crespi, Hardt & Co. Nella stessa settimana della cena, il numero di contratti futures legati alla previsione di un ribasso dell’ euro è schizzato al rialzo, fino a 60.000 operazioni… George Soros, che è a capo di un fondo da 27 miliardi di dollari, vi ha partecipato ugualmente. Soros ha preso posizione anche in modo pubblico: ha avvertito che se i paesi dell’ Eurozona non prendono misure immediate per il risanamento delle finanze pubbliche, “l’ unione monetaria può andare in frantumi”.
Un’ inchiesta del Department of Justice accusa i più importanti hedge fund (Soros, Paulson, Grenlight, Sac capital) di aver concordato un attacco simultaneo all’ euro, in una cena segreta l’ 8 febbraio a Wall Street. Il giorno dopo, 9 febbraio, al Chicago Mercantile Exchange i contratti futures che scommettevano su un tracollo dell’ euro erano schizzati oltre 54.000, un record storico. Con Goldman Sachs e Barclays in buona vista nelle cronache su quelle grandi manovre.
PRIMA UNA CRISI GENERATA, POI LA SOLUZIONE PROPOSTA: GLI STATI UNITI D’EUROPA (poliziotto cattivo, poliziotto buono, il gatto e la volpe): «Possibile mai che siano i banchieri a invocare gli Stati Uniti d’ Europa mentrei governi sanno solo tentennare e prendere tempo?». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, non ha perso la passione europeista che ha animato i suoi anni come membro della Commissione a Bruxelles. E, di fronte alla crisi che stringe l’ Europa, lancia l’ idea di una «federazione leggera» che metta in comune una serie di politiche, in primo luogo quella di bilancio e fiscale. I banchieri sono diventati improvvisamente federalisti? «Per forza di cose. George Soros, Jean Claude Trichet, Mario Draghi, Jacques Attali, ma perfino Gordon Brown, l’ Economist e lo stesso Fondo Monetario Internazionale hanno cominciato a dire, di fronte alla profondità di questa crisi dell’ euro, che bisognerebbe affiancare alla Banca Centrale Europea un ministero delle Finanze dell’ Unione».
Stanno preparando l’espulsione di Grecia e Portogallo, ovvero la morte dell’eurozona
25 marzo 2012 a 18:19 (Stati Uniti d'Europa)
Tags: alta finanza, BCE, Berlino, Bundesbank, default, depressione, dracma, elezioni presidenziali, escudo, eurozona, Francoforte, Grecia, industriali, Italia, marco tedesco, Mario Draghi, Merkel, politici tedeschi, Portogallo, salvataggio, Spagna, Unione Europea, Yanis Varoufakis
a cura di Stefano Fait
“Improvviso e atteso”. Necrologio della moneta unica.
Alla Banca Centrale Europea non abbiamo alcun piano B, che significherebbe una sconfitta, e noi non vogliamo essere sconfitti.
Mario Draghi, 8 marzo 2012
Il peggio della crisi è alle spalle, ma i rischi non sono ancora del tutto scomparsi.
Mario Draghi, 22 marzo 2012
Intervista a Yanis Varoufakis (direttore del dipartimento di economia politica dell’Università di Atene, già docente in alcuni tra i più prestigiosi dipartimenti di economia inglesi) – in inglese
I potentati hanno già deciso di lasciar fallire la Grecia?
La Grecia è già in bancarotta ed ha già dichiarato il default (inadempienza). Il punto è capire se abbiano già deciso di spingere la Grecia fuori dall’eurozona. Non credo abbiano già deciso di farlo. Dai miei colloqui con alcune persone che contano in Germania, sembra che ci siano forti divergenze di opinione tra almeno tre centri di potere: gli operatori del settore finanziario (Francoforte), i politici (Berlino) e i rappresentanti degli interessi dell’industria. Per i primi Grecia e Portogallo se ne devono andare subito dopo le elezioni presidenziali francesi, dopo di che 2000 miliardi di euro saranno pompati nel sistema bancario per mantenere Italia e Spagna nell’eurozona. Berlino non è entusiasta all’idea, ma è a corto di opzioni, tenuto conto del disastroso fallimento dei piani di salvataggio greco e portoghese. Angela Merkel è scettica. Sa che comunque le banche centrali greca e portoghese sono indebitate con la Bundesbank e con il resto del sistema delle banche centrali europee; inoltre deve tener conto dei soldi che dovranno essere distribuiti alle banche della Grecia e del Portogallo per tenerle in vita dopo il loro ritorno al vecchio conio o l’introduzione di nuove valute. Contemporaneamente, l’industria tedesca teme che una tale mossa sarebbe il preludio al graduale ripristino del marco tedesco, una prospettiva che vorrebbero evitare, ma alla quale si stanno rassegnando [per l’industria tedesca l’euro è stato un toccasana perché ha levato di torno un marco sopravvalutato che frenava le esportazioni e ha causato la deindustrializzazione degli altri paesi europei, Francia inclusa, incapaci di competere con la Germania su un terreno favorevole a quest’ultima, NdT].
[…].
Come vede il futuro economico della Grecia e dell’UE?
Nel quadro dell’attuale combinazione di politiche, non vedo un futuro per l’UE. L’Europa è nel bel mezzo di un processo di disintegrazione, in virtù di politiche del tutto irrazionali che hanno impresso un forte impulso alle forze centrifughe che stanno frantumando l’Unione. Se questa rottura avrà luogo, allora la Grecia sarà solo una delle tante vittime di questi anni Trenta postmoderni [gli anni della Depressione, NdT].
Gli eurocrati (ed Obama) stanno mentendo sul salvataggio della Grecia
23 febbraio 2012 a 09:18 (Economia e Società)
Tags: Amartya Sen, bail-out, banche, banche tedesche, BCE, contagio, debiti, eurogruppo, eurozona, FMI, Grecia, indebitamento, Islanda, Jean Claude Junker, Joseph E. Stiglitz, Marcello De Cecco, Margrethe Vestager, Mario Draghi, Mario Monti, Nobel per l'economia, Nouriel Roubini, Obama, Olivier Blanchard, Paul Krugman, PIGS, PIIGS, Portogallo, salvataggio, Schettino, sistema bancario, strizzoni, strozzinaggio, Terza Guerra Mondiale, usura, usurai, Yanis Varoufakis
a cura di Stefano Fait
È un nuovo inizio per la Grecia.
Margrethe Vestager, ministro danese all’Economia
L’accordo raggiunto garantisce la tenuta della Grecia nell’Euro e le dà il tempo di tornare su un percorso di crescita sostenibile.
Jean Claude Junker, presidente dell’Eurogruppo
Un accordo molto buono.
Mario Draghi, presidente della Bce
L’accordo raggiunto sulla Grecia ci allontana dal rischio contagio.
Mario Monti
Importante passo avanti nella crisi.
B.H. Obama
Tutta quest’idea di infliggere enormi sacrifici per generare un surplus con cui ripagare i creditori stranieri e conservare intatto l’euro è una politica economica assolutamente folle…le nazioni che incorreranno in un default tecnico come la Grecia, il Portogallo o la Spagna si ritroveranno con un debito ancora maggiore rispetto a quel che sarebbe successo se fossero state liberate prima dalle catene dell’euro.
Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia nel 1998.
L’eurozona è un disastro ferroviario al rallentatore. Non tutti i paesi membri sono in grado di restare. La Grecia e forse il Portogallo potrebbero uscire dall’area euro, la Grecia entro i prossimi 12 mesi. Per il Portogallo potrebbe servire un pò più di tempo.
Nouriel Roubini, professore alla New York University
L’Unione Europea non sta salvando la Grecia, ma le banche tedesche.
Joseph E. Stiglitz, Nobel per l’Economia nel 2001
L’eurogruppo vuole che gli aiuti siano utilizzati solo per pagare il debito senza dare nulla alla crescita, che è però quello di cui c’è bisogno per evitare un fallimento dagli effetti imprevedibili.
Marcello De Cecco, Affari&Finanza (Repubblica), 20 febbraio 2012
La dottrina in questione consiste nell’asserzione che, in seguito ad una crisi finanziaria, le banche devono essere soccorse a spese dei cittadini. Così una crisi provocata dall’assenza di regole diventa un pretesto per muoversi ancora più a destra: una fase di disoccupazione di massa, invece di stimolare il settore pubblico per creare nuovi posti di lavoro, diventa un’epoca di austerità in cui gli investimenti statali ed i programmi sociali sono cancellati. Si è fatto inghiottire questa dottrina all’opinione pubblica sostenendo che non c’erano alternative – che i salvataggi e i tagli erano necessari per soddisfare i mercati finanziari – e che l’austerità fiscale creerà lavoro. L’idea era che i tagli alle spese avrebbero infuso fiducia nei consumatori e negli imprenditori e che questa stessa fiducia avrebbe incentivato gli investimenti privati, riequilibrando più che abbondantemente gli effetti depressivi dei tagli governativi. Alcuni economisti non si sono lasciati convincere. Una critica tagliente equiparava i pretesi effetti espansivi dell’austerità alla credenza in una “fatina della fiducia”. Beh, era una mia critica…Ma qualcosa accadde sulla strada dell’Armageddon economico: la disperazione islandese rese impossibile attenersi alle convenzionali norme di condotta e premise alla nazione di violare le regole. Mentre altrove si salvarono le banche con soldi pubblici, l’Islanda lasciò che le banche fallissero ed estese la rete della sua sicurezza sociale. Laddove tutti gli altri erano ossessionati dall’idea di placare gli investitori internazionali, l’Islanda impose controlli temporanei sul movimento dei capitali per concedersi spazi di manovra. E come stanno andando le cose? L’Islanda non è riuscita ad evitare seri danni alla sua economia ed un calo significato dello stile di vita dei suoi cittadini. Ma è riuscita a limitare la crescita della disoccupazione e i patimenti dei cittadini più vulnerabili; il welfare è sopravvissuto intatto, come l’integrità morale della società. “Poteva andar peggio” può non essere lo slogan più galvanizzante che si possa immaginare, ma quando tutti si attendevano un disastro, equivale ad un trionfo politico-amministrativo. E qui c’è una lezione per tutti noi: le sofferenze alle quali vengono sottoposti così tanti cittadini non sono inevitabili. Se questa è un’epoca di incredibile afflizione e durezza, lo è per delle precise scelte che sono state fatte. Nulla di tutto questo era ed è inevitabile.
Paul Krugman, premio Nobel per l’Economia nel 2008.
Ricordatevi di queste parole quando dovrete cercare dei colpevoli per l’affondamento dell’eurozona. Schettino è un dilettante rispetto agli eurocrati (e non era in malafede).
Persino Olivier Blanchard, il capo economista al FMI – un’istituzione più volte accusata di stritolare le economie per favorire regimi finanziari oligopolistici (anche da un premio Nobel come Stiglitz) – constata che i programmi di austerità sono controproducenti:
http://krugman.blogs.nytimes.com/2011/12/21/olivier-blanchard-isnt-very-serious/
Non è forse tipico degli strozzini prestare a chi non si può permettere di restituire per poi spolpare il debitore insolvente, non lasciandogli neanche le lacrime da piangere? E non è forse quello che sta succedendo, a colpi di austerità e salassi? Lo illustra molto bene Yanis Varoufakis, già docente di economia a Essex, East Anglia, Cambridge e ora capo del dipartimento di politiche economiche dell’Università di Atene:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9577
Eppure c’è chi ancora crede che siano errori di percorso e non atti criminali.
Loro sanno benissimo che hanno unicamente guadagnato tempo e che le ripercussioni saranno ancora più gravi, magari persino letali (ora le banche centrali dei paesi debitori devono oltre 500 miliardi di euro alle banche centrali dei paesi creditori).
Lo sanno perché c’è scritto nel più recente rapporto dell’FMI:
http://blogs.ft.com/brusselsblog/2012/02/more-on-leaked-greek-debt-report/#ixzz1mzZjoOH0
Un lettore del rapporto commenta: “continuare a ripetere le stesse azioni attendendosi un risultato diverso non corrisponde solo alla definizione di pazzia, significa anche gettare al vento centinaia di miliardi di euro dei contribuenti. È un errore madornale pensare che tutto questo non avrà conseguenze politiche allarmanti”.
Da mesi dicono che sono necessarie iniziative per la crescita economica. Si sono viste? No. Ogni sforzo è finalizzato a ripagare i debiti contratti con le banche:
http://www.spiegel.de/wirtschaft/soziales/0,1518,816369,00.html
Dunque stanno mentendo spudoratamente. Forse contano sulla variabile ennesima Guerra nel Golfo, che spariglierà tutto:
http://www.informarexresistere.fr/tag/iran/#axzz1mLNsw14z