La Germania e l’eurozona – storia di una cannibalizzazione

La crisi della zona euro è parte della crisi globale che ha avuto inizio nel 2007 dalla crisi immobiliare statunitense, la quale è degenerata poi in una crisi bancaria globale, innescando una recessione globale e dando luogo a quella crisi del debito sovrano che è al centro delle preoccupazioni di tutti, in questi giorni, sebbene molti analisti si aspettino un altro tsunami di derivati, ossia una crisi bancaria più grande di quella precedente.

A causa del diverso grado di competitività delle economie europee, l’introduzione dei cambi fissi e poi dell’euro ha divaricato le differenze tra le economie del nord e quelle del sud e periferiche, che si sono progressivamente deindustrializzate ed hanno accumulato un crescente deficit, con il risultato che la Germania è diventata una superpotenza economica rispetto alle altre economie dell’eurozona. Il che non significa che tutti i Tedeschi ne abbiano tratto vantaggio, anzi. I lavoratori tedeschi, in generale, hanno visto il loro tenore di vita ridimensionarsi in certi casi anche drammaticamente ed hanno perso una parte dei diritti conquistati dalle generazioni precedenti.

Sono state adottate politiche neoliberiste che hanno privilegiato la salvezza dei sistemi bancari rispetto alla tutela del reddito e della capacità di consumo delle famiglie.

Le politiche di austerità in una fase recessiva hanno aggravato la recessione incrementando l’indebitamento, invece di ridurlo. Una contraddizione resa ancora più dirompente dalla diversa competitività delle economie europee che costringe a fare una scelta: o si impongono dal centro costose politiche che consentano alla periferia di diventare più competitiva, oppure si arriverà alla rottura.

http://www.finanzaelambrusco.it/finanza/1157-come-la-germania-ha-rubato-la-merenda-agli-altri-dopo-la-creazione-delleuro.html

Stanno preparando l’espulsione di Grecia e Portogallo, ovvero la morte dell’eurozona

 

a cura di Stefano Fait

 

“Improvviso e atteso”. Necrologio della moneta unica.

 

Alla Banca Centrale Europea non abbiamo alcun piano B, che significherebbe una sconfitta, e noi non vogliamo essere sconfitti.

Mario Draghi, 8 marzo 2012

Il peggio della crisi è alle spalle, ma i rischi non sono ancora del tutto scomparsi.

Mario Draghi, 22 marzo 2012

 

Intervista a Yanis Varoufakis (direttore del dipartimento di economia politica dell’Università di Atene, già docente in alcuni tra i più prestigiosi dipartimenti di economia inglesi) – in inglese

I potentati hanno già deciso di lasciar fallire la Grecia?

La Grecia è già in bancarotta ed ha già dichiarato il default (inadempienza). Il punto è capire se abbiano già deciso di spingere la Grecia fuori dall’eurozona. Non credo abbiano già deciso di farlo. Dai miei colloqui con alcune persone che contano in Germania, sembra che ci siano forti divergenze di opinione tra almeno tre centri di potere: gli operatori del settore finanziario (Francoforte), i politici  (Berlino) e i rappresentanti degli interessi dell’industria. Per i primi Grecia e Portogallo se ne devono andare subito dopo le elezioni presidenziali francesi, dopo di che 2000 miliardi di euro saranno pompati nel sistema bancario per mantenere Italia e Spagna nell’eurozona. Berlino non è entusiasta all’idea, ma è a corto di opzioni, tenuto conto del disastroso fallimento dei piani di salvataggio greco e portoghese. Angela Merkel è scettica. Sa che comunque le banche centrali greca e portoghese sono indebitate con la Bundesbank e con il resto del sistema delle banche centrali europee; inoltre deve tener conto dei soldi che dovranno essere distribuiti alle banche della Grecia e del Portogallo per tenerle in vita dopo il loro ritorno al vecchio conio o l’introduzione di nuove valute. Contemporaneamente, l’industria tedesca teme che una tale mossa sarebbe il preludio al graduale ripristino del marco tedesco, una prospettiva che vorrebbero evitare, ma alla quale si stanno rassegnando [per l’industria tedesca l’euro è stato un toccasana perché ha levato di torno un marco sopravvalutato che frenava le esportazioni e ha causato la deindustrializzazione degli altri paesi europei, Francia inclusa, incapaci di competere con la Germania su un terreno favorevole a quest’ultima, NdT].

[…].

Come vede il futuro economico della Grecia e dell’UE?

Nel quadro dell’attuale combinazione di politiche, non vedo un futuro per l’UE. L’Europa è nel bel mezzo di un processo di disintegrazione, in virtù di politiche del tutto irrazionali che hanno impresso un forte impulso alle forze centrifughe che stanno frantumando l’Unione. Se questa rottura avrà luogo, allora la Grecia sarà solo una delle tante vittime di questi anni Trenta postmoderni [gli anni della Depressione, NdT].

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