Scettici

 

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

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Negli ultimi giorni sono stato sottoposto ad una pressione a conformarmi che è diventata virtualmente insostenibile. Se dovesse continuare sarò nell’impossibilità di portare avanti il mio normale lavoro e inizierò anche a preoccuparmi della mia salute e sicurezza…Non mi aspettavo una così enorme pressione su scala globale da parte di una comunità alla quale sono stato vicino per tutta la mia vita attiva. Alcuni colleghi stanno ritirando il loro supporto, altri minacciano di ripudiare articoli scritti assieme, ecc. Non vedo limiti e fine a quello che potrà accadere. È una situazione che mi ricorda i tempi di McCarthy. Non mi sarei mai aspettato niente di simile in quella che originariamente era una comunità pacifica come quella meteorologica. Evidentemente è stata trasformata negli anni più recenti.

Lennart Bengtsson, co-fondatore e poi direttore dello  European Centre for Medium-Range Weather Forecasting, direttore dell’Istituto Max Planck per la Meteorologia diAmburgo e dell’Istituto di Scienze Spaziali di Berna, membro dell’Accademia delle Scienze svedese – maggio 2014

La scienza del cambiamento climatico non ha raggiunto alcuna conclusione definitiva e le prove riportate dal più recente rapporto IPCC indebolisce le tesi di chi imputa a fattori umani la principale responsabilità del cambiamento climatico nel 20° secolo e nei primi anni del 21° secolo

Judith Curry, climatologa, direttrice del centro di geoscienze e scienze atmosferiche al Georgia Institute of  Technology – testimonianza al Senato americano, gennaio 2014

Non è riscontrabile un rapporto tra i cambiamenti climatici e le emissioni di CO2. La situazione nuova è che nonostante le emissioni continuino, dal 2000 si è registrata una diminuzione della temperatura

Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, giugno 2012

Lungi dall’essere responsabile del danneggiamento del clima della terra, la nostra civiltà potrebbe non essere in grado di prevenire uno qualunque di questi terribili cambiamenti una volta che la Terra decidesse di attuarli. Se la Terra stabilisse di voler congelare di nuovo il Canada, per esempio, è difficile immaginare di poter fare alcunché di diverso dal vendere gli immobili che uno ha Canada. Se decidesse di sciogliere la Groenlandia, potrebbe essere meglio fare lo stesso in Bangladesh. I dati geologici suggeriscono che non ha molto senso preoccuparci troppo del nostro futuro energetico, non perché non sia importante, ma perché è al di là delle nostre capacità di controllarlo.

Robert B. Laughlin, Nobel per la fisica – The American Scholar, estate 2010

Per sette ottavi della storia del nostro pianeta, non sappiamo praticamente niente di niente relativamente al clima. Lungo un arco di quasi 5 miliardi di anni, abbiamo ottenuto misurazioni strumentali del clima per 150 anni o giù di lì e dati storici per circa 1.000 anni. Il resto sono dati indiretti, dagli anelli degli alberi ai carotaggi artici, ecc. L’anidride carbonica prodotta dall’attività umana copre un lasso di tempo così breve e gioca un ruolo così minuscolo nel clima della Terra da essere quasi trascurabile.

Charles Wax, già presidente dell’American Association of State Climatologists, 2010

Il clima ha una sua variabilità intrinseca che è dovuta a molti fattori come le eruzioni vulcaniche, l’attività solare, ecc. Il vero punto fondamentale da tenere a mente è che senza un modello che tenga conto di tutte le cause possibili il risultato sarà sempre vago e aleatorio. La ragione è che noi non abbiamo a disposizione un sistema chiuso. Anche se il contributo del Sole fosse ben prefissato, anche se la sua radiazione fosse assolutamente costante, anche se non ci fosse alcuna variazione nei gas capaci di assorbirla, gli oceani continuerebbero a comunicare con l’esterno in modo erratico, influendo pesantemente sulla temperatura esterna.

Richard Lindzen, fisico e climatologo, MIT, 1990

Le temperature medie sono aumentate solo di circa 0,6 gradi dall’inizio dell’era industriale e il cambiamento non è stato uniforme – il riscaldamento si è verificato principalmente nel corso dei periodi 1919-1940 e 1976-1998, con un raffreddamento intermedio. I ricercatori non sono stati in grado di spiegare questa discrepanza.

Richard Lindzen, fisico e climatologo, MIT, 2009

Da scienziata, resto scettica. Ho deciso di non pronunciarmi finché non avrò un contributo positivo da dare.

Joanne Simpson (1923-2010), scienziata dell’atmosfera, prima donna a ricevere un dottorato in meteorologia, ricercatrice della NASA, definita “tra i più preminenti gli scienziati degli ultimi 100 anni”

Siamo ipoteticamente più minacciati dal freddo che dal riscaldamento globale.

Yuri Izrael, vice presidente russo del IPCC fino al 2008

Senza dubbio, sono necessari molti più progressi per quanto riguarda la nostra attuale comprensione del clima e le nostre capacità di creare di modellizzarlo…E solo allora dovremmo fare affidamento su quei modelli per informare le politiche. Fino a quel momento, la variabilità del clima rimane controversa e incerta

Oliver W. Frauenfeld, climatologo (University of Texas) co-autore del rapporto IPCC del 2007

Si tratta di una menzogna sfacciata propinata dai media l’idea che ci sia solo una frangia di scienziati che non si beve il riscaldamento globale antropogenico

Stanley B. Goldenberg, scienziato atmosferico, NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration)

In qualche modo sono stato bollato come una persona orribile sbucata fuori da qualche girone dell’inferno. Non c’è proprio alcuna tolleranza in questo momento.

Robert Balling, climatologo all’Arizona State University, ex IPCC

Per la maggior parte della vita negli oceani, riscaldamento significa crescita più rapida, fabbisogno energetico ridotto per conservare la temperatura, mortalità invernali inferiori e più ampie gamme di distribuzione. Nessuno sa se la Terra continuerà a riscaldarsi oppure, dopo aver raggiunto un picco nel 1998, sia all’inizio di un ciclo di raffreddamento che durerà diversi decenni o più

John T. Everett, ex IPCC, exNOAA, consulente del Congresso americano per gli oceani e la vita marina

Rassegno le dimissioni perché ho constatato che quella parte dell’IPCC che fa riferimento alle mie competenze si è politicizzata

Christopher W. Landsea, ex IPCC, scienziato atmosferico, NOAA

Quando la gente verrà a sapere la verità, si sentirà ingannata dalla scienza e dagli scienziati

Kiminori Itoh, ex IPCC, fisico e chimico alla Yokohama National University

Diffidate dei sensitivi del riscaldamento globale che ci avvertono di cambiamenti di clima senza precedenti. Nella maggior parte dei casi, sono senza precedenti solo a causa della scarsa longevità della maggior parte degli scienziati.

Robert E. Davis, ex IPCC, climatologo all’Università della Virginia, già presidente della Association of American Geographers

Presumere che il [riscaldamento globale] sia un problema significa dare per scontato che lo stato odierno del clima della Terra sia quello ottimale, il clima migliore che potremmo avere o abbiamo mai avuto e che dobbiamo adottare misure per assicurarci che non cambi. Vorrei domandare a chi deve essere accordato il privilegio di decidere che questo particolare clima è il migliore per tutti gli altri esseri umani. Penso che sia una posizione piuttosto arrogante.

Michael Griffin, direttore della NASA ed ex capo del Dipartimento spaziale al Laboratorio di Fisica Applicata della Johns Hopkins University

A seconda del periodo geologico terrestre che uno sceglie, il clima sarà in fase di riscaldamento o di raffreddamento. Scegliere se la terra si sta riscaldando o raffreddando è semplicemente una questione di decidere quale intervallo si prende in considerazione

Lee C. Gerhard, ex IPCC, direttore della Kansas, Geological Society, docente emerito della University of Kansas

Mi sono dimesso dalla posizione di climatologo dello stato della Virginia perché mi è stato detto che non potevo parlare in pubblico di questioni relative alla mia area di competenza, il riscaldamento globale, in qualità di climatologo di stato…Era impossibile conservare la mia libertà accademica con questo tipo di restrizioni della libertà d’espressione

Patrick J. Michaels, climatologo alla University of Virginia

Siamo già entrati in una fase di raffreddamento che credo continuerà almeno per i prossimi 15 anni. Non vi è alcun dubbio che il riscaldamento degli anni 1980 e 1990 si è arrestato.

Anastasios Tsonis, climatologo, University of Wisconsin, settembre 2013

Come molti altri, ero personalmente certo che la CO2 fosse responsabile del riscaldamento globale. Ma dopo aver esaminato attentamente le prove, mi sono reso conto che le cose sono molto più complicate della storia che ci hanno rifilato molti climatologi o di quelle rigurgitate dai media… L’attività solare può spiegare gran parte del riscaldamento globale del ventesimo secolo

Nir Shaviv, astrofisico e climatologo,Hebrew University of Jerusalem, 2007

Si dovrebbe spostare l’attenzione della ricerca sul clima dall’anidride carbonica alla natura e alle variazioni naturali, legate all’attività solare e ad altre cause naturali. È più probabile che sia lì che troveremo la causa principale per il presente (e futuro) cambiamento climatico.

Ole Humlum, geoscienziato, University of Oslo, 2012

Dopo una disperata ricerca bibliografica durata quattro anni e che ha coinvolto ben 30 laureati in ingegneria e scienze, dobbiamo ancora incontrare un articolo scientifico che dimostri un nesso causale quantitativo tra l’aumento di anidride carbonica e quello della temperatura globale.

Michael J. Economides, chimico e ingegnere biomolecolare, University of Houston, 2009

Il caldo dei nostri giorni non è significativamente maggiore rispetto al periodo caldo medievale o a quello romano. Perciò com’è che pensiamo di sapere che il caldo di oggi è causato dall’uomo, mentre quello degli ultimi due periodi caldi non poteva essere stato causato dai nostri antenati?

Roy W. Spencer, ex climatologo della NASA e responsabile del Global Hydrology and Climate Center of the National Space Science and Technology Center ad Huntsville, Alabama Luglio 2013

Speriamo che il riscaldamento globale prodotto dall’uomo verrà riconosciuto per la bufala che è

Dirck T. Hartmann, fisico, NASA Apollo Space Program

Il Sole sembra essere il principale fattore nel cambiamento climatico globale

Eigil Friis-Christensen, fisico, direttore del Danish National Space Centre, affiliato alla NASA e all’Agenzia Spaziale Europea

L’anidride carbonica non è responsabile del riscaldamento del clima globale negli ultimi 150 anni. Per oltre il 90 per cento il mutamento dipende da cambiamenti nel rapporto Terra-Sole collegate alle fluttuazioni climatiche. Esaminando la storia del clima del nostro pianeta, è chiaro – e piuttosto rassicurante per quanto riguarda le possibili conseguenze del riscaldamento globale previste dall’IPCC – che ora (più precisamente negli ultimi due, tre milioni di anni) ci troviamo in un periodo di clima molto freddo. Qualsiasi riscaldamento ci darebbe solo il miglior clima a lungo termine degli ultimi 560 milioni anni…Vari studi indicano che le fasi più calde sono generalmente migliori

Klaus P. Heiss, matematico, Princeton University, NASA

Una delle affermazioni più spaventose sul riscaldamento globale che si sente dire in giro, nelle stanze dei bottoni, è che “la scienza ha parlato”. Beh, forse alcuni scienziati lo hanno fatto, ma la presunzione di infallibilità divina è un po’ ardua da digerire

Garth W. Paltridge, scienziato atmosferico e docente emerito all’University of Tasmania

Una cosa è imporre misure drastiche e dure sanzioni economiche quando un problema ambientale è netto e drammatico, ma è sciocco farlo quando il problema è in gran parte ipotetico e non suffragato da osservazioni. Al momento non abbiamo alcuna prova convincente o osservazioni di cambiamenti climatici significativi che chiami in causa qualcosa di diverso da fattori naturali

Frederick Seitz, fisico ed ex presidente della National Academy of Sciences

È molto più facile per uno scienziato sedersi in un edificio climatizzato ed eseguire modelli al computer che indossare abiti invernali e misurare cosa stia realmente accadendo là fuori, nelle paludi e tra le nuvole. Ecco perché gli esperti dei modelli climatici finiscono per credere ai propri modelli

Freeman Dyson, professore emerito di Fisica alla Princeton University

Il vento solare diventa più intenso quando il Sole è attivo. E spazza via dal sistema solare i raggi cosmici come una scopa, con un impatto decisivo sulla formazione di nubi, che raffreddano sia l’atmosfera sia l’intero pianeta

Lev Zeleny, direttore dell’Istituto di Ricerca Spaziale presso l’Accademia Russa delle Scienze

Purtroppo, la scienza climatica è diventata una scienza politica.

Robert Austin, fisico a Princeton

Non c’è più nessun riscaldamento globale

Vincent Courtillot, geofisico, direttore dell’Institut de physique du globe di Paris, luglio 2013

L’uomo è responsabile di una parte del riscaldamento globale, ma la maggior parte è naturale.

L’unica cosa di cui preoccuparsi riguardo al riscaldamento globale è il danno causato dalle preoccupazioni stesse. Perché alcuni scienziati si preoccupano? Forse perché sentono che smettere di preoccuparsi può significare smettere di essere pagati. La Terra ha vissuto un ciclo continuo di ere glaciali per milioni di anni. Il freddo, con periodi glaciali che interessano i poli e le medie latitudini, persiste per circa 100.000 anni, fasi scandite da più brevi periodi più caldi, chiamati interglaciali. Tutte le glaciazioni iniziano con un periodo di riscaldamento globale. [questi riscaldamenti] sono i precursori di nuove ere glaciali. In realtà il riscaldamento è una cosa buona. Le glaciazioni sono mortali e possono anche uccidere milioni di persone. L’umanità non può bloccarle. Proprio come l’umanità non può influire sul clima a lungo termine del pianeta, non può impedire che una glaciazione abbia luogo. Il clima è governato principalmente dal Sole.

Le attività umane possono avere un certo impatto sulla transizione verso condizioni glaciali, aumentando il flusso d’acqua polare e accelerando l’avvento di una glaciazione. Quello che sta accadendo è molto simile al precedente di 115 mila anni fa, quando si è innescata l’ultima glaciazione. È difficile da capire, ma è davvero così: l’ultima glaciazione è stata accompagnata dalla crescita della temperatura media globale, ossia dal riscaldamento globale.

Quel che accadde fu che il Sole riscaldò più i tropici e raffreddò l’Artico e l’Antartico. Poiché i tropici sono molto più grandi dei poli, la temperatura media globale aumentava. Ma in aumento era anche la differenza di temperatura tra oceani e poli, cioè la condizione fondamentale di espansione dei ghiacci polari. Che ci crediate o no, l’ultima glaciazione è cominciata con un riscaldamento globale!

Man mano che più vapore acqueo arriva ai poli l’Antartide produce iceberg e si addensa, mentre il centro del polo nord si libera dai ghiacci e le latitudini più basse subiscono nevicate pesanti che a poco a poco iniziano a migrare verso sud.

Un deterioramento globale del clima, di un ordine di grandezza maggiore di qualunque finora sperimentato dall’umanità civilizzata, è una possibilità molto reale e in effetti può avvenire in tempi rapidi, anche in una dozzina d’anni.

Man mano che il ghiaccio inizia a procedere verso sud dal Mare Artico la produzione di cibo si ridurrà notevolmente ci saranno abbondanti anomalie climatiche alle latitudini settentrionali ma anche meridionali. Potrebbero verificarsi tempeste globali. In alcune regioni potrebbero verificarsi ondate di freddo anomalo, mentre altre arrostirebbero con picchi di temperature mai viste prima dalla nostra civiltà.

Ed è esattamente ciò che sta accadendo ora.

George Kukla, luminare della paleoclimatologia, ex Columbia University, ricercatore presso il Lamont-Doherty Earth Observatory, 2007-2011

http://www.futurables.com/2014/04/16/del-temperamento-di-gaia-ovvero-come-ho-imparato-a-non-preoccuparmi-e-ad-amare-il-mutamento-climatico/

Dalla realtà come costruzione sociale alla realtà come invenzione mediatica – Bookique 20 novembre

A cura di Stefano Fait

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Negli anni cruciali prima e durante il maccartismo, la capacità di convinzione dei giornali editi da Luce era incalcolabile, e quasi sempre aveva un effetto deformante sulla verità. Il mitico giornalismo americano, così celebrato per la propria indipendenza, accettava che Henry Luce in persona cambiasse il senso degli articoli inviati dai corrispondenti dall’estero per renderli al massimo antisovietici.

Andrea Barbato (1996)

La maggior parte degli “squilibri globali” che continuano a preoccupare l’intelligentsia mondiale sembra molto meno minacciosa se esaminata dal punto di vista plutonomico [precedentemente definito come “il governo dei ricchi per i ricchi”]…la Terra non sta per essere smossa dal suo asse e risucchiata nello spazio per colpa di questi “squilibri”. Che piaccia o meno, il pianeta è sostenuto dalle braccia muscolose dei suoi imprenditori-plutocrati.

Ajay Kapur, “Plutonomy: Buying Luxury, Explaining Global Imbalances”, memorandum del capo analista della banca d’affari Citigroup, 16 Ottobre 2005

La democrazia è venuta ad assumere il carattere di un sistema che ha riconsegnato per aspetti cruciali il potere a nuove oligarchie, le quali detengono le leve di decisioni che, mentre influiscono in maniera determinante sulla vita collettiva, sono sottratte a qualsiasi efficace controllo da parte delle istituzioni democratiche. Si tratta sia di quelle oligarchie che, titolari di grandi poteri, privi di legittimazione democratica, dominano l’ economia globalizzata, hanno nelle loro mani molta parte delle reti di informazione e le pongono al servizio degli interessi propri e dei loro amici politici; sia delle oligarchie di partito che in nome del popolo operano incessantemente per mobilitare e manovrare quest’ ultimo secondo i loro intenti; sia dei governi che tendono programmaticamente a indebolire il peso dei parlamenti (…) esoggiacciono all’ influenza del potere finanziario e industriale, diventandone in molti casi i diretti portavoce e gli strumenti.

Massimo Salvadori, “Democrazie senza democrazia”, 2009

Si affacciano nuovi conformismi e nuovi autoritarismi, nuove imposizioni di ‘identità’ obbligatorie, nuove e immediate forme di potere che fanno leva sulla paura (anche producendola) e non certo sulla libertà o sulla virtù civica, sostituita da una cupa chiusura dei cittadini su se stessi. In parallelo, le istituzioni liberaldemocratiche, rappresentative e di garanzia, sono travolte dalle nuove forme che la politica assume: populismo, plebiscitarismo, fittizie mobilitazioni di massa contro fittizi nemici inventati dai poteri politici ed economici in modo che i cittadini non si sentano del tutto assoggettati e impotenti davanti al governo reale delle “cricche” economico affaristiche. […] La democrazia rischia di uscire trasformata in una democrazia della sicurezza, delle identità (delle civiltà, delle culture) in conflitto, delle ‘radici’ da riscoprire, del controllo sociale e del dominio sulla vita biologica della persona, del plebiscito autoritario, dell’ignoranza acritica, dell’apatia e del risentimento, soprattutto, in una democrazia del mercato.

Carlo Galli (cf. Portinari, 2011, p. 43-45)

Potrebbe perfino sospettarsi che la lunga guerra contro le arbitrarie costrizioni esterne, condotte per mezzo delle costituzioni e dei diritti umani, sia stata alla fine funzionale non alla libertà, ma alla libertà di cedere liberamente la nostra libertà. La libertà ha bisogno che ci liberiamo dei nemici che portiamo dentro di noi. Il conformismo, si combatte con l’amore per la diversità; l’opportunismo, con la legalità e l’uguaglianza; la grettezza, con la cultura; la debolezza, con la sobrietà. Diversità, legalità e uguaglianza, cultura e sobrietà: ecco il necessario nutrimento della libertà

Gustavo Zagrebelsky, “Le parole della politica”, Repubblica, 16 giugno 2011.

Un caffè dibattito che unisce la rete e la discussione di gruppo.

Il confronto online servirà a segnalare gli argomenti più stimolanti, che verranno poi appunto dibattuti di persona da tutti gli interessati mercoledì 20 novembre alle 20.45 presso la Bookique (Via Torre D’Augusto, 29 – Quartiere San Martino – Trento / parco della Predara, tra l’Albermonaco e il Castello del Buonconsiglio)

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io e Roberto Maestri parleremo della costruzione mediatica della realtà a livello locale, nazionale ed internazionale.
Interverranno Mario Giuliano, avvocato e membro del comitato 26 gennaio
http://comitato26gennaio.blogspot.it/
Andrea Tomasi e Jacopo Valenti, autori dell’inchiesta “La farfalla avvelenata. Il Trentino che non ti aspetti“, esempio di giornalismo che disvela ciò che è occultato e decostruisce una realtà artefatta e sintetica.

http://www.cdse.it/index.php?id=639
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/01/la-farfalla-avvelenata/
Vi aspettiamo numerosi.

Potete dire la vostra anche subito, qui

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In pratica, a livello globale, l’informazione – e quindi la percezione della realtà di miliardi di persone che popolano la fetta di pianeta “che conta” – è plasmata da questi grandi gruppi, spesso con interessi intrecciati e oligopolistici (alla faccia del libero mercato):
Time Warner, Walt Disney, Viacom, News Corporation (Rupert Murdoch), Bertelsmann, Axel Springer AG, Sony.

Fino a che punto l’informazione rende un servizio rivolto al pubblico dei cittadini e non si sottopone al controllo dei potenti di turno? La stampa italiana ma non solo, si è resa spesso complice di campagne denigratorie nei confronti di personaggi avversi al potente di turno, il caso Boffo docet, oppure si è gettata a corpo morto nel sensazionalismo perseguendo il solo scopo di fomentare la morbosità funzionale all’aumento delle vendite. Vero è che un certo tipo di manipolazione delle notizie può essere funzionale ad un sistema che si basa anche sulle reazioni emotive di mercati che muovono ingenti quantità di denaro. E allora dove sta il confine tra libera informazione e controllo della stessa? Ed è ancora possibile pensare ad una informazione proveniente dal basso, pensiamo alla rete, che possa avere il beneficio di credibilità permettendo la verifica e il controllo delle fonti?

Roberto Maestri

 

Credere alle bugie ed agire sulla base di una percezione falsata della realtà può, letteralmente, distruggerci. Possiamo autorizzare delle decisioni che, alla lunga, potrebbero ritorcersi letalmente contro di noi.

Identici testi per i telespettatori dei più importanti telegiornali americani, nazionali e locali:

“Conan O’Brian may be about to push the envelope on late night television”

You don’t need us to tell you that gas prices are back on the rise”.

Identico testo per il discorso del primo ministro australiano e dell’attuale primo ministro canadese (allora all’opposizione) per promuovere l’intervento militare in Iraq da parte delle rispettive nazioni: testo scritto a Washington e poi fatto pervenire a Londra, Ottawa e Canberra, per orientare l’opinione pubblica di lingua inglese nella direzione desiderata. Chi ha mandato il testo si aspettava una rielaborazione e chi l’ha ricevuto non si aspettava che fosse una copia.

 

CONTESTO GLOBALE

1990: centinaia di neonati strappati alle incubatrici dai soldati iracheni e lasciati morire durante la prima Guerra del Golfo. L’unica testimone è una ragazzina kuwaitiana di 15 anni, identificata soltanto per nome, Nayirah. Il suo racconto fa il giro del mondo grazie alla Hill & Knowlton, una delle più grandi agenzie di pubbliche relazioni del mondo, ricompensata con oltre 10 milioni di dollari dagli emiri del Kuwait. Poi si scopre che la suddetta Nayirah era un membro della famiglia reale kuwaitiana, che suo padre era l’ambasciatore del Kuwait negli Stati Uniti e che il vice presidente della Hill & Knowlton, Lauri Fitz-Pegado, aveva istruito Nayirah su cosa avrebbe dovuto dire.

2011: il 15 febbraio, in Libia, centinaia di persone appiccano il fuoco a diversi comandi di polizia libici. 28 feriti tra le forze di sicurezza e 10 tra gli insorti. Nessun morto.

http://www.webcitation.org/5wYDLZMdr (Al Jazeera, Reuters, AFP, ecc.)

http://www.france24.com/en/20110216-libya-violent-protests-rock-benghazi-anti-government-gaddafi-egypt-tunisia-demonstration

Il 17 è il “Giorno della Rabbia”, l’inizio dell’insurrezione armata in tutto il paese. Fino a quel giorno in tutta la Libia c’erano state 4 vittime (150 nella “nonviolenta” insurrezione egiziana, 3 in quella tunisina):

http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2011/02/17/suivez-en-direct-les-manifestations-dans-le-monde-arabe_1481247_3218.html#ens_id=1481220 –

Eppure in Occidente è passato il messaggio che quello di Gheddafi [comunque indifendibile], diversamente dai regimi di Tunisia ed Egitto, era subito ricorso all’eccidio.

Si susseguono le notizie choc:

– uso di mercenari per sedare nel sangue la rivolta, poi smentito da Human Rights Watch

http://www.rnw.nl/africa/article/hrw-no-mercenaries-eastern-libya-0

– fosse comuni per accogliere i 10 mila morti (e 55mila feriti) causati dalla repressione nel giro di una settimana: la fonte è un sedicente membro libico della Corte penale internazionale residente a Parigi che cita un presunto bilancio della CPI. Tutti i media rilanciano la notizia senza verificarla. Il giorno dopo la CPI annuncia di non conoscere Sayed Al Shanuka e nega di aver stilato un qualunque bilancio. Si scopre anche che il video delle fosse comuni era stato girato 6 mesi prima in un cimitero nel corso di un’esumazione ordinaria.

– viagra per stupri di massa su ordine del regime: smentita qualche mese dopo da parte dell’inviato dell’Onu Cherif Bassiouni e da Amnesty.

– 17 marzo: Gheddafi avverte che se i ribelli bengasini non getteranno le armi o si ritireranno in Egitto, li massacrerà. Per chi rinuncerà alla lotta armata promette invece l’amnistia.

http://www.nytimes.com/2011/03/18/world/africa/18libya.html?pagewanted=all&_r=0

I media si concentrano però sulle parole di un leader dell’opposizione libica che risiede a Ginevra e che afferma che se Gheddafi avesse attaccato Bengasi, ci sarebbe stato un “bagno di sangue, un massacro simile a quello a cui abbiamo assistito in Ruanda”.

Il 19 marzo iniziano i bombardamenti occidentali.

2011: dimissioni a catena dalla redazione di al Jazeera (Qatar) in protesta per la faziosità e censure nella copertura della crisi siriana e delle proteste in Bahrain, sedate anche grazie all’intervento militare saudita.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/14/il-mito-infranto-di-al-jazeera/

CONTESTO EUROPEO

Ripetere semplici pregiudizi, diffondere le formule di propaganda più seducenti, ben lontano da qualunque logica economica, comportarsi come se si fosse dei visionari o semplicemente non correre rischi urlando insieme agli altri, ecco quello che ha fatto la grande maggioranza della stampa tedesca durante questa crisi dell’euro

Robert Misik, der Standard

http://www.presseurop.eu/it/content/author/491201-robert-misik

1915: soldato canadese crocifisso dai tedeschi – molto probabilmente un’invenzione propagandistica;

1989: “Il massacro di Timisoara”. A pochi giorni dal Natale del 1989 il mondo viene scosso dalla repressione di Ceausescu: si parla di 4mila morti. Paolo Rumiz, allora inviato del Piccolo, si reca sul luogo della strage. Cerca informazioni. Gliele fanno trovare. Le prende per buone. In seguito scopre che era tutta una messinscena: i corpi erano stati messi lì apposta, dalla Securitate (in versione golpista), scongelati dalle celle frigorifere dell’ospedale civile. Il custode del cimitero aveva ripetuto a tutti che i segni erano di autopsie e che erano corpi di vagabondi, ma nessun giornalista aveva osato sfidare il consenso. La straziante immagine della madre e della figlia uccise dal regime era stata costruita: la madre era un’alcolizzata morta di cirrosi epatica, la figlia era morta per una congestione un mese dopo il decesso della madre. Scrive Rumiz: “Ripassando la moviola, si vede che la Tv rumena non registra la rivolta, ma la determina…L’evento è pilotato, non a caso, dalla stessa cabina di regia che ha costruito per decenni la propaganda di regime…Le televisioni e i giornali di mezzo mondo caddero nella trappola, affondarono primi piani terribili sulle cicatrici, diffusero all’istante la prova della colpevolezza del regime e legittimarono a priori la frettolosa fucilazione di Ceausescu. Fu Herta Mueller, del giornale tedesco Die Zeit, a scoprire la finzione costruita dallo stesso apparato repressivo…Pochi lo ammisero: l’evento era bruciato, la verità non importava più ai media occidentali”.

2013: Quando chiesero a Thomas Herndon, studente di economia presso l’Università del Massachusetts, di scegliere un’analisi economica ed esercitarsi provando a replicare i risultati lui, ambiziosamente, scelse un articolo di Carmen Reinhart (Harvard) e dell’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Ken Rogoff, che aveva avuto un ruolo decisivo nel giustificare le misure di austerità nell’eurozona. Dopo mesi di tentativi i conti non tornavano. Assieme ai suoi docenti, Herndon scoprì che i due esperti avevano commesso una serie di errori, tra i quali uno particolarmente grossolano.

Daniel Hamermesh, economista all’Università di Londra, è stata la persona che a mio avviso ha colto il significato più profondo dell’evento: “Quell’articolo ha contribuito a plasmare il modo in cui le persone, e specialmente i politici, vedono il mondo ed è proprio questo che, alla fine, determina come funziona il mondo” (BBC 19 aprile 2013).

La visione del mondo che ha prevalso, quando Olli Rehn, il commissario agli Affari economici della Ue, ripeteva il mantra austeritario citando a sostegno delle sue tesi proprio quell’articolo, è che non ci potevano essere alternative al drastico taglio della spesa pubblica e al precariato, che quello era l’unico strumento per tornare a crescere. Un’ipotesi poi smentita dalla recessione europea e dall’esplosione dei dati sulla disoccupazione.

CONTESTO NAZIONALE

Caro Luigi Abbate, ho visto il video in cui Girolamo Archinà ti ruba il microfono mentre fai la tua domanda a Emilio Riva sui morti di tumore a Taranto svariato tempo fa. L’avevo rimosso. Poi per fortuna Il Fatto Quotidiano e Repubblica hanno ripreso la telefonata in cui il governatore della tua regione e lo stesso Archinà ne parlavano con grasse risate, e allora quel video e quella vicenda mi è tornata a mente. Siccome ridevano anche di te, e del tuo lavoro, del nostro lavoro, mi sono sentito offeso per te e pure per me. Tu non eri a libro paga dei Riva come molti tuoi colleghi del posto, e allora ti sei potuto permettere quella domanda. Che poi è la domanda delle domande. Quella che ogni collega avrebbe dovuto ripetere fino allo spasmo, perché quella domanda, in quel posto, in quelle condizioni, è l’abc della nostra professione. Eppure nessuno ti ha ringraziato. Nessuno ti ha chiesto scusa. E anzi, il tuo governatore, un uomo di sinistra (così dice), ha telefonato non a te, ma a chi ti ha rubato il microfono. Allora mi sono doppiamente offeso, perché non solo credo nel giornalismo, ma pure nei valori della sinistra. Che prevedono questo: si fa i forti con i forti, contro i forti si lotta, per i deboli e a fianco ai deboli. Invece in quelle risate c’era tutto il contrario di quel valore. C’era il potere che si dà del tu, c’era la mancanza di sensibilità e la coscienza sporca di un’intera classe politica e imprenditoriale che non vuole domande e non vuole il coraggio di certe domande. C’era la mancanza di rispetto verso di te e verso i chiarimenti che chiedevi, che poi riguardano la vita delle persone. Forse veniamo da un altro mondo, o forse siamo semplicemente i pochi rimasti sani in questa terra dove tutto funziona alla rovescia. Dove un governatore di sinistra non solidarizza con te, ma di te si fa beffe dandoti del mezzo provocatore. Dove le domande al padrone vengono vietate, dove un cronista ci si mette poco a comprarlo, o a zittirlo. Basta un semplice atto di prepotenza, quella a cui siamo stati abituati ad assistere da troppi anni. Allora mentre tutti si arrovellano su Vendola sì o Vendola no, io compreso, mi sono reso conto che di te si è parlato poco o nulla. Sei un semplice giornalista, ma per chi prova a farlo davvero e con passione, dal basso o dall’alto poco importa, è il mestiere più bello e (credo io) più nobile del mondo. Lo hai dimostrato con un gesto piccolo. Una semplice scontata eppure potente domanda. Un’ottima lezione di giornalismo. Grazie. Continua così.

Matteo Pucciarelli

http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/11/15/matteo-pucciarelli-lettera-a-luigi-abbate-il-giornalista-che-fa-ridere-i-potenti/

Warn118

CONTESTO LOCALE

Io non sono dell’idea che bisogna dare in pasto al popolo furente qualche testa perché così si acquieta un po’. Non è questo il mio senso delle istituzioni. La credibilità e la fiducia dei nostri apparati tecnici la dobbiamo riconquistare mettendo a disposizione di chiunque abbia interesse il lavoro che stiamo facendo, con trasparenza, dimostrando che siamo imparziali e che la politica non dà direttive per nascondere le cose.

Lorenzo Dellai (da “La Farfalla Avvelenata”).

La gravità dei fatti, la pericolosità per la salute delle emissioni tossiche, il numero degli sforamenti dei limiti di legge monitorati in ampio arco di tempo, il fatto che gli stessi non siano cessati neppure dopo il primo intervento in acciaieria da parte della polizia giudiziaria (dicembre 2008), rende ancora più evidente il rischio di ulteriori analoghe violazioni

Marco La Ganga, giudice per le indagini preliminari

L’aspettativa di vita media – che generalmente coincide con l’età media alla morte – era in quel periodo di 72 anni. Tra il 1984 e il 2009 ci sono stati 26 morti, di cui 22 con cause certe; dieci di questi sono morti di tumore, cioè il 45%, a fronte di un dato provinciale del 33% e nazionale del 29%. L’età media del decesso degli operai è di 55 anni.

“La Farfalla Avvelenata”.

Apri il frigorifero di casa, dai una rapida occhiata e ti domandi cosa puoi mangiare o bere senza preoccuparti della provenienza, della possibile contaminazione. Gli alimenti a chilometri zero, prodotti in quei luoghi, sono sicuri? Si pensava di vivere in un’isola felice, un mondo in stile Mulino Bianco. In fondo è ciò che raccontano tutti i depliant di promozione turistica del Trentino. E le prime “vittime” di questo bombardamento mediatico sono proprio i trentini…Non possiamo evitare di chiederci perché i controllori non hanno controllato, il perché di certe autorizzazioni, date in piena autonomia, all’interno dei confini provinciali. Per quale motivo Cava Zaccon, in Valsugana, è diventata un concentrato di rifiuti tossici? Non possiamo non domandarci perché, a fronte di tante segnalazioni di cittadini (non solo ambientalisti militanti), non si è intervenuti; perché questo profondo nord, forse un po’ troppo presuntuoso, è diventato capolinea per centinaia di camion – provenienti da mezza Italia – che hanno trasportato e scaricato rifiuti pericolosi; perché sono dovuti intervenire gli agenti del Corpo forestale dello Stato, visto che la Provincia avrebbe i propri, di forestali. Esiste forse un problema di indipendenza di questi organi dal potere politico?…Si è quasi parlato di vilipendio dell’autonomia. Guai a dire che qui le cose non vanno bene, come abbiamo sempre raccontato…Serve a qualcosa preoccuparsi? Serve a qualcosa uscire da questo piccolo-grande Matrix che è il racconto di un paradiso terrestre che stiamo distruggendo, convinti del contrario? Secondo noi sì. Serve perché un cittadino informato può pretendere una politica ambientale seria. Può chiedere a chi governa questo territorio di preservarlo, di non nascondere la verità nel sottosuolo  

“La Farfalla Avvelenata”.

Il Trentino che non ti aspetti. Traffico di rifiuti, cave trasformate in discariche, controllori che non controllano, paura per ambiente e salute. Il racconto di un’inchiesta giudiziaria senza precedenti: il Corpo forestale dello Stato interviene in Trentino e scopre una pentola di veleni. Natura che si pensava incontaminata. Soldi e rifiuti, le relazioni pericolose della politica. Rischio inquinamento: il nervo scoperto dell’autonomia speciale. Il Trentino come non è mai stato raccontato. Un libro di Jacopo Valenti e Andrea Tomasi.

http://www.youtube.com/watch?v=G-wGCaw7j6s

Tre inchieste, condanne, patteggiamenti e la scoperta che l’Autonomia di fatto si è trasformata in un paravento. I rifiuti illeciti arrivano nel profondo nord, stoccati in ex cave, in teoria destinate a diventare siti di ripristino ambientale. In Trentino – sì, nel Trentino delle montagne, dello sci, delle passeggiate naturalistiche, degli agriturismi – fra il 2007 e il 2011, il Corpo forestale dello Stato solleva il coperchio su una pentola di veleni. Tre indagini (Tridentum, Fumo negli occhi ed Ecoterra) – condotte dal nucleo investigativo Nipaf di Vicenza, coordinato dalla pm Alessandra Liverani, della Procura della Repubblica di Trento – dimostrano come chi era incaricato dei controlli in realtà non controllava. Nelle cave – e in seguito si scoprirà anche sotto alcuni prati – si trovano enormi quantitativi di sostanze, residui di lavorazioni industriali, provenienti da mezza Italia. I comitati cittadini avevano lanciato l’allarme, avevano fatto sapere a chi comandava (e comanda) nella ricca Provincia di Trento che il traffico di camion era sospetto, che il terreno poteva essere contaminato, che le bonifiche non erano bonifiche e che l’aria era maleodorante. Nulla…. “Trentino: l’Italia come dovrebbe essere”, recitava un controverso slogan dell’azienda di promozione turistica della Provincia autonoma: un’autonomia dorata che però, nei casi scoperti dagli inquirenti, non è stata in grado di difendere l’ambiente. E improvvisamente i trentini si sono risvegliati dal lungo sonno, scoprendosi meno sani e meno belli. “Io la scoria la metto anche nel pane”, dice un imprenditore finito nella rete del nucleo investigativo del Corpo forestale dello Stato…. “È uno dei problemi dell’autonomia del Trentino – scrive Claudio Sabelli Fioretti nella prefazione al libro  ‘La farfalla avvelenata’ – Gli amministratori trentini vogliono essere sempre più autonomi anche nella scelta di coloro che controllano il loro operato. Gosetti viene condannato, il 22 febbraio del 2011. Il Comune di Rovereto gli affidava ancora incarichi per la bonifica di aree inquinate”. Il problema – evidenziato dagli inquirenti – è che il Trentino, pur avendo a disposizione tutti gli strumenti economici dati dall’autonomia speciale, non ha attivato (o sviluppato) gli anticorpi necessari per difendere territorio e popolazione…. Migliaia di tonnellate di inquinanti. Ma cosa resta adesso in Trentino? I rifiuti delle cave di Sardagna e Monte Zaccon non sono stati rimossi. A Zaccon, in particolare, l’amministrazione pubblica conta di “risolvere tutto” con un capping: un “copertura” di cemento. Ma sotto le sostanze rimangono. Delle 419.852 tonnellate di rifiuti smaltiti a Monte Zaccon tra il 2007 e il 2008, solo il 6,6% era conforme ai limiti. Quanto a Sardagna, al quantitativo complessivo di almeno 177.273 tonnellate nel periodo 2007-2008, si aggiungono 108.499 tonnellate degli anni precedenti (fino al 2006) per un totale di 285.772 tonnellate di rifiuti che vanno considerati contaminati e quindi possono essere una potenziale sorgente di danno ambientale. Peraltro un sito come quello di Sardagna è privo di opere di barriera geologica e di controllo delle acque, perché al momento dell’approvazione del piano di adeguamento nel 2004 il Comune di Trento non aveva provveduto ad imporre al gestore l’esecuzione di interventi di “difesa”. Anche in questo caso, secondo una determina del Comune di Trento, i rifiuti potrebbero rimanere dove sono. Tutto questo nonostante esista una perizia, commissionata all’Ispra dal Ministero dell’Ambiente, che dice chiaramente che quei materiali, nei due siti trasformati in discariche, dovrebbero essere rimossi.

http://inchieste.repubblica.it/…/rifiuti_trento-65885190/

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