Il paese più stupido del mondo, il giorno dopo

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Serata di ieri molto piacevole. Claudio Giunta incontenibile e stimolante. Pubblico folto (tanta gente in piedi) – nonostante il concomitante gran finale di Montalbano – e molto soddisfatto. Meritato applauso finale. Diverse richieste di dare un seguito a questo primo incontro-dibattito (primo per l’associazione Yomoyamabanashi ma anche per me: si fa esperienza, si migliora col tempo).
Non ci sottrarremo perché è facendo cultura e facendolo in modo allettante che si costruisce un Mondo Nuovo (non huxleyano).

Ieri mi sono ripromesso di pubblicare delle citazioni che inquadrano meglio il senso del fare cultura per renderci tutti più umani (= i soldi spesi per la Cultura sono un investimento).
Sono il “movente” della mia partecipazione a questa iniziativa (ciascuno aveva le sue ragioni). Lavorare per contrastare le tendenze alla lobotomizzazione delle facoltà critiche delle persone, aiutandole ad osservare obiettivamente la superficie della cose, scavare in profondità, scandagliare dentro di sé (che è precisamente quel che ha fatto Giunta in Giappone).

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Non è che racconto balle (“ho pescato pesce grosso così” – “la sala era stracolma” – “sono uscito con una tizia bellissima”): la saletta era davvero piena e abbiamo dovuto portar lì altre sedie


ANNI SESSANTA E SETTANTA

Lettera di Aldous Huxley, autore di “Brave New World” (“Il Mondo Nuovo”), a George Orwell, autore di “1984”, risalente all’ottobre 1949, definisce la divergenza tra le visioni del mondo futuro dei due geniali pensatori e scrittori.

[Una curiosità: nel 1917, ad Eton, Huxley aveva insegnato francese ad Orwell, per un breve periodo].

Gentile signor Orwell,

È stato molto gentile da parte sua invitare i suoi editori ad inviarmi una copia del suo libro. […]. Concordando con tutto ciò che i critici hanno scritto di questo libro, non ho bisogno di dirle, ancora una volta, quanto sia splendido e profondamente importante. Posso parlare, invece, di ciò di cui si occupa il libro – cioè a dire la rivoluzione definitiva? Le prime avvisaglie di una filosofia della rivoluzione definitiva – la rivoluzione che sta al di là della politica e dell’economia, e che mira al sovvertimento totale della psicologia dell’individuo e della sua fisiologia – si trovano nel Marchese de Sade, che si considerava il continuatore, il realizzatore di Robespierre e Babeuf. La filosofia della minoranza dominante in “1984” è un sadismo che è stato portato alla sua logica conclusione, andando al di là del sesso e negandolo. Che nella realtà la politica dello stivale schiacciato sul volto possa protrarsi all’infinito sembra dubbio. La mia convinzione personale è che l’oligarchia dominante troverà modi meno ardui e dispendiosi di governare e di soddisfare la sua brama di potere, e questi modi assomiglieranno a quelli che ho descritto in Brave New World (“Mondo Nuovo”).

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Aldous Huxley, The Ultimate Revolution,  intervento al Berkeley Language Center del 20 marzo 1962:

“Se si vuole controllare una popolazione per un lungo periodo di tempo occorre che vi sia una certa misura di consenso, essendo difficile che il terrorismo puro e semplice possa funzionare a tempo indefinito. Esso può anche funzionare per molto tempo, ma io credo che prima o poi sia necessario introdurre un elemento di persuasione, un elemento che spinga le persone ad essere consenzienti a ciò che gli viene fatto.

Io penso che la natura della rivoluzione definitiva che abbiamo di fronte sia precisamente questa: siamo sul punto di sviluppare una serie di tecniche che consentiranno all’oligarchia al potere – che è sempre esistita e probabilmente sempre esisterà – di spingere le persone ad amare la propria schiavitù. Questa è, io credo, una rivoluzione di malvagità definitiva, ed è un problema al quale mi sono interessato per molti anni e su cui ho scritto 30 anni fa un romanzo, Mondo Nuovo, che descrive una società in cui vengono utilizzati tutti gli strumenti disponibili – e alcuni degli strumenti che allora immaginavo sarebbero stati disponibili nel futuro – prima di tutto per standardizzare la popolazione, appiattendo le fastidiose diversità tra gli esseri umani, per creare, diciamo così, modelli di esseri umani prodotti in serie e organizzati in un sistema di classi basato sulla conoscenza scientifica. Da allora mi sono interessato sempre di più a questo problema e ho notato con crescente raccapriccio che un gran numero delle previsioni che sembravano pura fantasia quando le feci 30 anni fa, si sono poi realizzate o sono sul punto di realizzarsi.

Un gran numero delle tecniche di cui parlavo sembrano essere già utilizzate. E sembra che vi sia una corsa generale verso questa rivoluzione definitiva, un sistema di controllo attraverso il quale è possibile far piacere alla gente una situazione che, secondo i normali standard, non dovrebbe piacergli affatto. Questo “apprezzamento della schiavitù”… questo sistema, come dicevo, è in evoluzione da anni e io sono sempre più interessato in ciò che sta avvenendo”.

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Northrop Frye, “Cultura e miti del nostro tempo” (1969)

“Una leggenda medievale narra di anime di morti costrette a marciare notte e giorno, senza una meta, alla massima velocità: quelle che cadono, stremate, ai margini della via si sbriciolano immediatamente in polvere. Sembra la parabola di un tipo di coscienza molto diffuso nel mondo moderno, ossessionato dalla coazione a “tenere il passo”, ridotto alla disperazione dalla velocità sempre crescente del movimento totale. È un tipo di coscienza che chiamerò l’ “alienazione del progresso” (pp. 22-23).

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Jimmy Reid (1932-2010), rettore dell’università di Glasgow, appello agli studenti (1971)

“L’intero processo è indirizzato alla centralizzazione ed alla concentrazione del potere nelle mani di pochi…Tutto ciò che vi viene proposto dal sistema sembra quasi calcolato per ridurre al minimo il ruolo della gente, per miniaturizzare l’uomo…Il nostro scopo dev’essere l’arricchimento della qualità della vita nel suo complesso…coinvolgere le persone nel processo decisionale della nostra società”.

TERZO MILLENNIO

In una classe sudcoreana sei studenti su dieci auspicano attacco della Corea del Nord perché desiderano morire per porre fine alla pressione psicologica dei corsi di studio.

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Claudio Giunta, Il paese più stupido del mondo [11,90 su Amazon]

p. 81: …il super-io sociale continuamente in azione, finisce per trasmettere una sensazione di pericolo, una sensazione che non è legata alla vita nelle strade di Tokyo – dove niente, assolutamente niente di male vi può succedere – ma alla vita in sé, all’essere in vita. È come se la vita fosse un carico così pesante che, per reggerla, per mantenerla sui binari giusti, occorresse uno sforzo sovrumano, lo sforzo coordinato di tutti. E per alleggerirlo, questo sforzo, per renderlo tollerabile, ecco le cautele, le attenzioni, i regalini, i pacchettini, la gommapiuma intorno agli oggetti, l’adesivo sul coperchio della lavatrice della foresteria che dice “an automatic washing machine for wonderful guests”.

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Claudio Giunta “L’assedio del presente”
“Una rivoluzione che sostituisce la scrittura con immagini da guardare o materiali da ascoltare, che mette la passività al posto dell’attenzione, che si disinteressa del futuro e vive nell’istante, che non si cura della comunità e del bene pubblico, che trasforma la cultura in merce”.

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“La maggior parte dei posti di lavoro non tornerà mai più, e altri milioni rischiano di scomparire, dicono gli esperti che studiano il mercato del lavoro…Vengono cancellati dalla tecnologia…Per decenni, la fantascienza aveva avvertito di un futuro in cui saremmo stati responsabili della nostra obsolescenza, sostituiti dalle nostre macchine. Quel futuro è arrivato”.

Associated Press, “Middle-class jobs cut in recession feared gone for good, lost to technology”, 18 gennaio 2013

Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua?

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a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

Web Caffè Bookique [Facebook]

Jimmy Reid (1932-2010), sindacalista, politico e giornalista scozzese, in occasione del suo insediamento come rettore dell’università di Glasgow (1971), rivolse un appello agli studenti. Il testo del suo acclamato discorso fu pubblicato integralmente dal New York Times, che lo definì “il migliore dall’epoca del discorso di Gettysburg del presidente Lincoln”.

“Alienazione è il termine che più correttamente descrive il maggiore tra i problemi sociali dell’odierna Gran Bretagna: la gente si sente alienata dalla società. In certi circoli intellettuali lo si considera per lo più come un fenomeno recente. A ben guardare, però, questa condizione ci ha accompagnato per anni. Credo piuttosto sia corretto affermare che il problema stia oggi rivelandosi sempre più diffuso e pervasivo, come mai prima d’ora.  Lasciatemi innanzitutto definire cosa io intenda per alienazione: è il grido degli uomini che si sentono vittime di cieche forze economiche al di fuori del proprio controllo. È la frustrazione della gente comune esclusa da qualsiasi processo decisionale. È il senso di disperazione e di sconforto che s’impadronisce delle persone comuni quando avvertono, a ragione, di non avere voce in capitolo nel definire o determinare il proprio destino. […]. La società ed i suoi valori dominanti … distolgono alcune persone dalla loro umanità. Le de-umanizzano, almeno in parte, le rendono insensibili, spietate nella loro gestione di altri esseri umani, egocentriche ed avide. L’ironia è che spesso queste persone sono considerate normali e ben integrate. La mia sincera convinzione è che chiunque sia ben integrato nella nostra società ha maggiormente bisogno di terapia psichiatrica.

[…]

Rivolgo questo appello agli studenti. Rifiutate questi atteggiamenti. Rifiutate i valori e la falsa morale che stanno alla base di questi atteggiamenti…Siamo esseri umani. Rifiutate le pressioni insidiose che attenuano le vostre facoltà critiche riguardo a tutto ciò che accade attorno a voi, che consigliano il mutismo di fronte all’ingiustizia per timore di compromettere la vostra possibilità di carriera. È così che comincia e, prima di rendervene conto, fate già parte della corsa. Il prezzo è troppo salato. Comporta la perdita della vostra dignità e spirito umano. Oppure, nelle parole del Cristo, “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l’anima sua?” (Mt 16,26).

Il profitto è l’unico criterio utilizzato dal sistema per valutare l’attività economica. […]. Le strutture di potere che sono inevitabilmente emerse da questo approccio minacciano e compromettono i diritti democratici duramente conquistati. L’intero processo è indirizzato alla centralizzazione ed alla concentrazione del potere nelle mani di pochi…Gigantesche società e consorzi monopolistici dominano quasi ogni branca della nostra economia. Gli uomini che detengono il controllo effettivo di questi giganti esercitano un potere sui loro simili che è spaventoso ed è una negazione della democrazia.

[…].

Dal profondo del mio essere, io contesto il diritto di chiunque, nel mondo degli affari o al governo, di dire ad un altro essere umano che è sacrificabile.
[…].
Tutto ciò che vi viene proposto dal sistema sembra quasi calcolato per ridurre al minimo il ruolo della gente, per miniaturizzare l’uomo. Posso capire quanto questa prospettiva debba sembrare attraente per chi sta in alto. Quelli di noi che rifiutano di essere pedine nel loro gioco di potere possono essere estratti con le loro pinzette burocratiche e archiviati alla lettera “M” di malcontento o mal-integrato.

[…].

Misurare il progresso sociale sulla base della crescita materiale è insufficiente. Il nostro scopo dev’essere l’arricchimento della qualità della vita nel suo complesso. Ciò richiede una trasformazione sociale e culturale o, se preferite, spirituale del nostro paese. Una parte necessaria di questa trasformazione dev’essere la ristrutturazione delle istituzioni di governo e, se necessario, lo sviluppo di strutture aggiuntive, in modo da coinvolgere le persone nel processo decisionale della nostra società. I cosiddetti esperti vi diranno che questo sarebbe ingombrante o marginalmente inefficiente. Sono pronto a sacrificare un margine di efficienza in cambio della partecipazione popolare ma, in ogni caso, guardando al futuro, respingo questa tesi.

Liberare il potenziale latente delle persone vuol dire responsabilizzarle…Sono convinto che la gran parte della gente arriva alla fine dei suoi giorni senza esprimere nemmeno un barlume di quel contributo ai suoi simili che era nelle sue possibilità. Questa è una tragedia personale. È un crimine sociale. La fioritura della personalità e dei talenti di ciascun individuo è la pre-condizione per lo sviluppo di tutti.

In questo contesto, l’educazione ha un ruolo vitale da svolgere. Se l’automazione e la tecnologia si accompagnano, come dev’essere, alla piena occupazione, il tempo libero a disposizione dell’uomo sarà enormemente aumentato. Se è così, allora tutto il nostro concetto di educazione deve cambiare. L’obiettivo dev’essere quello di dotare ed educare le persone nel corso della loro intera esistenza, non esclusivamente per il loro mestiere o professione.

L’uso creativo del tempo libero, in comunione con ed al servizio dei nostri fratelli può e deve diventare un elemento importante nella realizzazione di sé.

Le università devono essere in prima linea in questo sforzo di sviluppo, debbono soddisfare i bisogni sociali e non andare a rimorchio…”

http://www.gla.ac.uk/media/media_167194_en.pdf

Un altro celebre ed apprezzatissimo appello agli studenti fu quello del compianto David Foster Wallace (“Questa è l’acqua”)

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/22/david-foster-wallace-questa-e-lacqua/

Appelli di presidenti americani che sapevano perfettamente a cosa andavamo incontro
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/27/presidenti-americani-schiettamente-complottisti/

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