Paul Mason sul controllo dell’informazione (e delle menti)
14 aprile 2016 a 10:10 (Controrivoluzione e Complotti, Verità scomode)
Tags: élite, capitalismo, controllo della mente, controllo mentale, giornali, giornalismo, informazione, media, monopoli, oligarchie, oligopoli, Paul Mason, televisioni
Il 54% degli europei non si fida dell’informazione ufficiale sull’Ucraina
22 aprile 2015 a 10:09 (Verità scomode)
Tags: controinformazione, Europa, giornalismo, giornalisti, informazione, media, opinione pubblica, sondaggi, stampa, Ucraina
Violenza, nonviolenza e democrazia nella prossima guerra totale in Medio Oriente
28 luglio 2014 a 12:36 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: apartheid, Arafat, democrazia, disinformazione, Gandhi, guerra totale, guerriglia, Haaretz, Hamas, informazione, intifada, Israele, lotta armata, Mandela, Medio Oriente, nazionalismo, nonviolenza, pacifismo, Palestina, propaganda, Salman Rushdie, stampa libera, Sudafrica, Terza Guerra Mondiale
For a New World Order to live well
Quando Israele sarà al centro del più grande conflitto mediorientale della storia (e succederà, perché è il Likud che lo vuole) la gente prenderà posizione per gli uni e contro gli altri. Io tifo per gli uni e per gli altri o, per meglio dire, per tutti quegli israeliani e palestinesi che guardano oltre i tribalismi, i propri orticelli, le proprie paure e rancori.
I pro-Israele dichiarano: “Israele è l’unica democrazia della regione”.
Però:
1. I media israeliani sono quasi esclusivamente ultranazionalisti e il povero Haaretz è sottoposto a una costante campagna di delegittimazione interna. Può essere realmente democratico un paese neoprussiano in cui non esiste di fatto pluralismo nell’informazione?
2. Hamas ha vinto delle elezioni monitorate e ritenute legittime;
3. Nelson Mandela, nel 1961, divenne il comandante dell’ala armata Umkhonto we Sizwe dell’ANC (“Lancia della nazione”, o MK), della quale fu co-fondatore. Coordinò la campagna di sabotaggio contro l’esercito e gli obiettivi del governo ed elaborò piani di una possibile guerriglia per porre fine all’apartheid. Raccolse anche fondi dall’estero per il MK e dispose addestramenti paramilitari, visitando vari governi africani. Nell’agosto del 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana, in seguito a informazioni fornite dalla CIA (wikipedia);
4. Benché la violenza non sia lecita, quando è opposta per autodifesa, o in difesa degli inermi, è un atto di coraggio assai preferibile alla codarda sottomissione. (Gandhi, Harijan, 27 ottobre 1946)
5. Il messaggio di “Gandhi” [il film di Richard Attenborough] è che il modo migliore di ottenere la libertà è quello di mettersi in fila, senza armi, e marciare verso gli oppressori, permettendo loro di ridurti inerme al suolo a suon di manganello; se resisti sufficientemente a lungo, li metterai in tale imbarazzo da costringerli ad andar via. Tutto ciò è la peggior sciocchezza mai sentita ed è una sciocchezza pericolosa. La nonviolenza fu una strategia scelta da un popolo specifico nei confronti di un oppressore specifico; generalizzare da tutto ciò costituisce un atto sospetto. Che utilità avrebbe avuto la nonviolenza, ad esempio, contro i nazisti? […]. “Gandhi” ci mostra un santo che vinse un impero, ma non è che frutto di invenzione (Salman Rushdie, 1991).
6. Lasciate anche che essi prendano possesso della vostra bella isola e dei vostri numerosi bei palazzi. Darete loro tutto questo, ma non le vostre anime né i vostri cuori. Se quei gentiluomini decidono di occupare le vostre case, vi trasferirete, e se non vi permetteranno di andarvene liberamente, vi farete massacrare tutti, uomini, donne e bambini, ma rifiuterete di dar loro la vostra lealtà (Messaggio di Gandhi agli inglesi,1940)
A me pare che la questione non sia così scontata
http://www.futurables.com/2014/07/21/israele-un-monito-per-lumanita/
Io desidero fortemente che Israele e la Palestina sopravvivano a quel che verrà e dimostrino nel corso delle prossime generazioni che l’umanità ha tutto quel che occorre per costruire una civiltà diversa, un mondo migliore.
Ci vorranno moltissimi anni, forse più di un secolo, come nel Sudafrica, che è ben lungi dall’aver risolto i suoi problemi. Ma questi popoli vanno assistiti, una volta che le fazioni guerrafondaie e nazionaliste saranno state scacciate dal potere.
Il loro successo è il nostro successo. Queste persone non devono essere morte invano.
Il disastro aereo ucraino: cosa ci sfugge?
19 luglio 2014 a 12:38 (Controrivoluzione e Complotti, Miti da sfatare)
Tags: abbattimento, aeroporto di Amsterdam, Amsterdam, armi chimiche, armi di distrazione di massa, armi di distruzione di massa, atrocità, attentato, attentato terroristico, Buk, colpa, complotto, cospirazione, crimini di guerra, disinformazione, false flag, fosforo bianco, fosse comuni, Gaza, giornalismo, Gladio, ICTS, incidente aereo, informazione, Iraq, Israele, KAL 007, Kiev, Kuala Lumpur, Libia, manipolazioni, MANPAD, missile aria-aria, MIT, montature, Mosca, Obama, Operazione Northwoods, Paolo Rumiz, pista israeliana, Putin, responsabilità, Rumiz, russi, Saddam Hussein, sarin, scatole nere, separatisti russi, Shin Bet, Siria, Tawergha, terrorismo, Timisoara, Ucraina, ucraini, Unione Sovietica, volo malese, volo MH17, Yoichi Shimatsu
Come sempre, i media di entrambe le parti stanno creando notizie (es. il volo di Putin in quell’area poco prima dell’abbattimento del volo malese: sconfessato dalle autorità moscovite) e fungendo da megafoni per i vari potentati, invece di descrivere quel che accade.
Continua a succedere e ogni volta si rischia (o avviene) un’escalation bellica.
I lettori più frettolosi possono saltare a piè pari tutto quel che segue e atterrare sani e salvi all’ultima sezione, intitolata “voci fuori dal coro”
IL MIT SUL SARIN IN SIRIA
Anche il Massachussetts Institute of Technology mette in dubbio la versione dell’amministrazione Obama sull’attacco chimico di Ghouta, in Siria, il 21 agosto scorso…Per i due studiosi infatti la gittata del missile rudimentale trovato dagli ispettori Onu non poteva essere superiore ai due chilometri e considerando la mappa delle forze in campo sul territorio siriano in possesso di Washington il 30 agosto, il punto da cui era partito il missile si trovava nelle aree controllate dai ribelli jihadisti che stanno combattendo Assad.
Un risultato che conferma, secondo Lloyd e Postol, la possibilità che parte dell’amministrazione americana volesse utilizzare delle informazioni ‘sbagliate’ per convincere il Congresso ad autorizzare un intervento militare contro il governo di Damasco. A settembre infatti si era arrivati ad un passo dai bombardamenti ma poi la proposta russa sulla consegna alla comunità internazionale dell’arsenale chimico di Assad aveva fermato Obama e lasciato spazio alla diplomazia
PAOLO RUMIZ SULLE FOSSE COMUNI LIBICHE E SUL MASSACRO RUMENO
Negli stessi giorni, un «filmato del 22 febbraio» di One World mostra le «fosse comuni»: morti fatti dai governativi inumati su una spiaggia dopo i massacri ordinati da Gheddafi. Il 24 si dimostra che il video era stato girato nell’agosto 2010 nel cimitero Ashat ed era una normale operazione di rinnovamento del suolo e spostamento dei resti, abituale ogni 10-20 anni:
Paolo Rumiz: Anche in Libia la situazione per i media occidentali sembra difficile da interpretare. Un esempio che rischia di ricordare il finto massacro di Timisoara è il video circolato nei giorni scorsi dove si vedono degli uomini scavare delle fosse. I media hanno parlato in un primo momento di fosse comuni. Salvo avanzare qualche dubbio subito dopo
Sì, in Libia potrebbero aver agito come in Romania. E come avviene sempre durante le guerre, che ormai si combattono anche con l’uso dell’informazione. Ovviamente, non possiamo nemmeno escludere che chi ha girato quelle immagini lo abbia fatto in buona fede. Ma che non fossero delle fosse comuni mi sembrava chiaro sin dall’inizio. Dal video si capisce che non c’è un’unica fossa ma tante fosse, una cosa che assomiglia molto di più a un cimitero.
Però i media, almeno all’inizio, hanno parlato di fosse comuni in Libia
E’ l’indiscutibilità della morte che ti frega. Davanti a dei cadaveri uno non può fare a meno che prenderli per tali. Quando c’è una guerra, la confusione, la concitazione e la fretta giocano sempre a favore di chi vuole mettere in giro notizie false. Tutte queste cose chi manipola l’informazione le sa. Durante le guerre, i servizi segreti o chi vuole condizionare l’opinione pubblica usa i cadaveri per raccontare cose non vere. E’ un trucco antico. Non scopriamo niente di nuovo.
PIETRO FOLENA SULLE ARMI CHIMICHE DI SADDAM HUSSEIN
E’ chiaro oramai che le armi di distruzione di massa non sono tra queste: in due mesi ogni tentativo di ritrovamento è fallito miseramente. Il presidente Bush ha persino ipotizzato, oltrepassando la soglia del ridicolo, che Saddam abbia fatto distruggere le armi poco prima della guerra, come se sbarazzarsi di testate chimiche e nucleari fosse un lavoro di pochi giorni. Ancora più gravi sono le rivelazioni sulle “prove” prodotte (nel senso proprio di “fabbricate”) da Bush e Blair per giustificare la guerra. Già sapevamo del dossier rivelatosi una tesi di laurea di uno studente di origini irakene risalente a 10 anni fa. Già sapevamo dell’inattendibilità del Rapporto Powell al Consiglio di sicurezza che suscitò le perplessità di Blix e di El-Baradei e l’ilarità di tutti i media indipendenti del mondo. Oggi sappiamo anche che il governo britannico ha letteralmente costretto i servizi segreti a fornire prove false e a ingigantire fatti che altrimenti sarebbero passati inosservati. Sappiamo che la Cia aveva dimostrato l’inesistenza di prove concrete contro il regime di Saddam. Bush e Blair hanno mentito. Hanno detto grossolane e incredibili bugie ai loro parlamenti, all’opinione pubblica dei loro paesi e del mondo intero, ai governi alleati. Hanno ostacolato e ancora ostacolano il lavoro degli ispettori dell’ONU che, come ci ha raccontato El-Baradei in una conferenza organizzata dalla Fondazione Di Vittorio, non possono ancora riprendere appieno il loro lavoro a causa dell’ostilità delle forze occupanti. Hanno cercato di gettare fango su un onesto funzionario qual è Hans Blix….Berlusconi, Aznar e gli altri capi di governo della coalizione dei volenterosi sono anch’essi complici di questa colossale menzogna.
Pietro Folena, l’Unità
http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/90000/89589.xml?key=Pietro+Folena&first=41&orderby=1&f=fir
RW JOHNSON (OXFORD) SULL’ABBATTIMENTO DI UN AEREO COREANO PER MANO DEI SOVIETICI (1983)
RW Johnson era una delle poche persone su entrambe le sponde dell’Atlantico a resistere [alle pressioni a conformarsi alla versione ufficiale sull’abbattimento del volo KAL 007]. I suoi articoli sul Guardian sollecitarono un messaggio da un parlamentare Tory (generosamente lasciato anonimo in questo libro) al capo del Magdalen College di Oxford suggerendo che il signor Johnson era ‘inadatto’ al suo incarico. Johnson difese la sua visione scettica, tuttavia e la arricchì con una ricerca meticolosa. Il risultato non è solo una storia terribile – molto più terrificante di qualsiasi opera di narrativa potrebbe mai essere – ma una denuncia politica di primissimo ordine….Il velivolo era stato dotato delle più sofisticate tecnologie computerizzate di assistenza alla navigazione. Il percorso da Anchorage a Seoul passava così vicino alla Russia che era costellata di punti di segnalazione per la guida alla navigazione, tutti ugualmente ben attrezzati. Se l’apparecchiatura funziona, un aereo di linea non può deviare fuori rotta. Se non funziona, i meccanismi di allarme sull’apparecchio e a terra si incaricano di avvisare il pilota in pochi secondi. Eppure, quasi dal momento in cui lasciò Anchorage, il KAL 007 deviò verso nord allontanandosi dal suo percorso corretto. Era 365 miglia fuori rotta quando fu abbattuto: nessuno altro aereo si era mai allontanato così tanto dalla rotta programmata nella storia dell’aviazione civile. Prima di partire da Anchorage, il capitano del velivolo aveva segnato un percorso molto simile a quella che poi seguì. Aveva caricato carburante in eccesso senza registrarlo. In qualche modo, quando i caccia russi sciamavano attorno a lui sparando proiettili traccianti, cercava di schivarli con cambiamenti di rotta e altitudine, regolarmente notificati al controllo a terra.
London Review of Books
http://www.lrb.co.uk/v08/n13/paul-foot/the-scandal-that-never-was
Il pilota dello 007, considerato il migliore della compagnia (un vero e proprio “robot umano”:
– mentì sulla quantità di carburante che caricava;
– abbandonò ad Anchorage un carico pagato che era tenuto a trasportare;
– aveva pianificato su delle note il percorso che poi avrebbe seguito (365 miglia fuori rotta: che non sono bruscolini);
– fece 3 manovre che non potevano essere compiute inconsciamente;
– riportò falsamente la sua posizione ad ogni waypoint in cui poteva correggere la rotta;
– modificò la velocità ben al di fuori dei parametri previsti;
– usò misteriosamente il codice transponder sbagliato;
– non poteva non sapere che era su territorio sovietico per via delle mappature meteo che aveva a disposizione;
– non si è curato di rispondere alle comunicazioni e poi agli avvertimenti radio sovietici, o ai traccianti di avvertimento che sono stati sparati proprio di fronte a lui;
– quando un caccia sovietico lo ha affrontato, ha falsamente informato il suo controllo a terra che stava effettuando una salita, mentre in realtà stava scendendo rapidamente;
– nei 56 secondi in cui rimase in onda dopo che l’aereo era stato colpito da un missile si astenne dal lanciare l’obbligatorio segnale di richiesta di soccorso.
http://www.lrb.co.uk/v08/n13/paul-foot/the-scandal-that-never-was
L’OPERAZIONE NORTHWOODS
L’operazione Northwoods (Operation Northwoods)[1] fu un piano concepito nel 1962 da alti dirigenti del Ministero della Difesa statunitense, (firmato dal generale Lyman Lemnitzer, capo degli stati maggiori riuniti e futuro responsabile di GLADIO) allo scopo di indurre l’opinione pubblica statunitense a sostenere un eventuale attacco militare contro il regime cubano di Fidel Castro[2]. Il piano, che non fu mai messo in atto, prevedeva l’esecuzione di una serie di azioni organizzate da entità governative USA operanti sotto le mentite spoglie di nazionalisti cubani; il piano prevedeva anche attacchi terroristici contro obiettivi all’interno del territorio nazionale degli Stati Uniti.
http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Northwoods
http://www2.gwu.edu/~nsarchiv/
LA SCIAGURA DELL’AEREO MALESE IN UCRAINA
Mi rifiuto di prendere in considerazione i vari tuit/tweet, dell’una e dell’altra parte, perché non ritengo credibile lo scenario in cui gente che si trova sotto attacco o che potrebbe essere un bersaglio, userebbe twitter per comunicare al mondo i suoi stati d’animo, imprese, congetture. Un tweet non è una prova.
Non è chiaro perché, in un conflitto contro ribelli privi di aviazione, l’esercito regolare ucraino abbia deciso di collocare dei sofisticati sistemi antiaerei in un’area in cui potevano essere catturati.
Finora i separatisti non avevano mai usato un sistema di lancio di missili terra-aria Buk in dotazione all’esercito ucraino (e russo) per abbattere gli aerei lealisti (volano a quote molto più basse), ma esclusivamente i MANPAD (un sistema missilistico antiaereo a corto raggio trasportabile a spalla, con una gittata di 4 km)
Il sistema Buk è in grado di identificare un aereo civile (radar > transponder sull’aereo: l’eventuale comunicazione dovrebbe essere stata registrata nella scatola nera) perciò è da escludere un incidente (un solo tiro, con 60% di probabilità di colpire un bersaglio mobile se si è perfettamente addestrati al suo uso: come si può parlare di miliziani ubriachi che non si rendono conto di quel che fanno, come nella “versione ufficiale”?).
Se quella è stata l’arma impiegata (il tempo dirà se hanno ragione coloro i quali sospettano che la pista del Buk sia fuorviante e che si sia trattato di un missile aria-aria o di una bomba programmata per attivarsi al cambio di quota imposto da terra al momento dell’ingresso nello spazio aereo ucraino), chi ha sparato sapeva cosa stava facendo e sapeva che a quell’altezza volavano solo aerei civili.
Non esiste alcuna spiegazione razionale del perché i separatisti pro-russi e gli specialisti russi che li avrebbero dovuto assistere, avrebbero deliberatamente effettuato un attacco del genere, che non avrebbe potuto fornir loro alcun beneficio tangibile e, al contrario, poteva solo produrre una massiccia e forse fatale reazione internazionale contro la loro causa.
Perché un aereo che, in genere, vista la sua destinazione, passerebbe sopra il mare di Azov, si è ritrovato 2-300 miglia fuori rotta, in un’area ad alto rischio e ad un’altezza di 33mila piedi, ossia al limite della zona rischio? La Malaysia Airlines contesta ai controllori dello spazio aereo ucraino di aver chiesto al loro pilota di abbassare la quota da 35mila piedi a 33mila piedi
ma non sapremo mai cosa si sono detti i controllori di volo e l’equipaggio, dato che i servizi di sicurezza ucraini hanno confiscato le registrazioni della suddetta conversazione
http://www.bbc.com/news/world-us-canada-28360784
Chi ha fatto circolare le supposte prove del coinvolgimento russo, una comunicazione tra separatisti e russi in cui si afferma di aver abbattuto l’aereo sbagliato, un video che, in realtà, è stato creato alle 19 e 10 del giorno prima, il 16 luglio 2014? Chi sapeva con largo anticipo che il 17 ci sarebbe stato un incidente aereo addebitato alle ingerenze russe?
http://rghost.net/private/56950510/78d787acfabcaf840cfa213e7221a060
http://www.mmnews.de/index.php/etc/19144-mh17-angebliche-youtube
LA REAZIONE RUSSA
È abbastanza sorprendente, se si presume che siano in qualche modo responsabili. Non hanno nulla da obiettare all’acquisizione e analisi da parte di Kiev delle scatole nere
http://italian.ruvr.ru/news/2014_07_18/Mosca-non-portera-via-le-scatole-nere-del-Boeing-0147/
È possibile che reputino di avere già sufficiente materiale per screditare qualunque tentativo di false flag?
Un aspetto estremamente gustoso della situazione è che se si dimostrasse che la colpa è dei ribelli filorussi e l’Occidente riuscisse a convincere la “comunità internazionale” che Putin è responsabile per i crimini dei ribelli ucraini ai quali garantisce il suo supporto (peraltro non certo assoluto, come si è già visto in varie occasioni, inclusi i referendum), automaticamente Bush, Blair, Cameron, Sarkozy, Merkel, ecc. sarebbero da considerare responsabili per i crimini commessi dai loro soldati (torture, eccidi di civili con o senza droni) e dalle varie formazioni di insorti che godono del loro sostegno (es. la pulizia etnica dei libici di colore a Tawergha, realizzata grazie alla copertura aerea della NATO, le decine di violazioni di risoluzioni ONU e l’uso del fosforo bianco da parte di Israele; Guantanamo, Abu Ghraib, ecc.)
VOCI FUORI DAL CORO
Su vari forum si è fatta avanti una lettura dell’evento che si distingue da quelle dell’una e dell’altra fazione. La ripropongo in sintesi; ciascuno ne faccia ciò che vuole.
Chi ne tra vantaggio? Qual è il vero obiettivo di questo attacco? Al di là della funzione propagandistica, non sembra essere un evento cataclismico e certamente non servirà a scatenare una guerra internazionale. L’opinione pubblica internazionale darà in gran parte la colpa ai separatisti per un incidente disastroso e continuerà a chiedersi chi abbia permesso a dei voli civili di transitare in un’area di guerra. I leader europei non sono intenzionati a cambiare la propria posizione di dialogo diplomatico con Mosca. Obama ha escluso che l’Ucraina possa diventare un campo di battaglia per soldati americani.
Non è abbastanza, ci dev’essere dell’altro. Queste voci fuori dal coro suggeriscono che si tratti di una distrazione che svia l’attenzione da ciò che sta accadendo sul campo, in Ucraina, ma anche nel mondo. Mentre tutti si concentrano su questo evento, perdono di vista sviluppi più importanti. La stessa guerra civile ucraina potrebbe avere questo fine, in un contesto più ampio.
Ipotizziamo che questa interpretazione sia corretta.
Che cosa ci sfugge? L’intervento terrestre israeliano avvenuto in pratica sincronicamente rispetto all’incidente in Ucraina?
Segnalo l’ipotesi delineata dal giornalista giapponese Yoichi Shimatsu, che già aveva individuato una pista israeliana grazie ad un’inchiesta sui retroscena di un precedente incidente aereo collegato all’aeroporto di Amsterdam, dove la sicurezza è gestita da una ditta israeliana (ICTS) fondata da un ex ufficiale dello Shin Bet.
Forse proprio la coincidenza dei tempi è un segnale che esiste un qualche tipo di coordinamento?
Non ci resta che attendere e osservare.
http://www.futurables.com/2014/07/21/israele-un-monito-per-lumanita/
Congiurati per la verità alla Bookique
1 dicembre 2013 a 08:08 (Web Caffè)
Tags: Abu Ghraib, bugie, congiura per la verità, congiurati per la verità, costruzione mediatica della realtà, Federico Mayor, Fondo Monetario Internazionale, giornalismo, Gustavo Zagrebelsky, informazione, manipolazione, mass media, media, menzogna, My Lai, potere mediatico, Reinhart, Rogoff, Seymour Hersh, simboli al potere, trasparenza, UNESCO, verità, Vietnam
A cura di Stefano Fait
Web Caffè Bookique [Facebook]
Credere alle bugie e agire sulla base di una percezione falsata della realtà può, letteralmente, distruggerci.
Quando chiesero a Thomas Herndon, studente di economia presso l’Università del Massachusetts, di scegliere un’analisi economica ed esercitarsi provando a replicare i risultati lui, ambiziosamente, scelse un articolo di Carmen Reinhart (Harvard) e dell’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Ken Rogoff, che aveva avuto un ruolo decisivo nel giustificare le misure di austerità nell’eurozona. Dopo mesi di tentativi i conti non tornavano. Assieme ai suoi docenti, Herndon scoprì che i due esperti avevano commesso una serie di errori, tra i quali uno particolarmente grossolano.
Daniel Hamermesh, economista all’Università di Londra, ha saputo comunicare concisamente il significato più profondo dell’evento: “Quell’articolo ha contribuito a plasmare il modo in cui le persone, e specialmente i politici, vedono il mondo ed è proprio questo che, alla fine, determina come funziona il mondo” (BBC 19 aprile 2013).
La mancanza di obiettività e trasparenza è perciò la causa di gran parte dei nostri mali e della nostra violenza. L’accesso a una pluralità di prospettive sul mondo ci può consentire di percepire la realtà meno soggettivamente e quindi ci rende persone e società migliori (cf. articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani). Una cittadinanza abituata a interrogarsi e informarsi non sprofonda nell’apatia e in un sordo e potenzialmente pericoloso risentimento generalizzato.
Per questo il giornalismo ben fatto è il sale della democrazia: una cittadinanza adeguatamente informata sa cosa chiedere, sa cosa aspettarsi, sa per chi votare nell’interesse generale. Una scelta malinformata o disinformata non è una vera scelta.
Il premio Pulitzer Seymour Hersh, celebre per gli scoop di My Lai (Vietnam, 1968) e Abu Ghraib (Iraq, 2004), per le sue inchieste sull’opzione nucleare “Sansone” israeliana, sulla Guerra al Terrore, sulle circostanze della morte di Osama Bin Laden, sulla sorveglianza illegale negli Stati Uniti, è stato definito “la cosa più vicina a un terrorista nel panorama giornalistico americano” dall’ultraconservatore statunitense Richard Perle.
Oggi, in un mondo dell’informazione dominato da pochi giganti oligopolistici – Time Warner, Walt Disney, Viacom, News Corporation (Rupert Murdoch), Bertelsmann, Axel Springer AG, Sony – Hersh rileva che c’è molta meno libertà di informazione e molto più conformismo di quando era giovane e il suo capo al New York Times gli domandava, affettuosamente: “Come sta il mio piccolo comunista?”, perché era contrario alla guerra in Vietnam.
I media americani sono patetici, sono più che ossequiosi, hanno paura di prendersela con Obama. Citano le fonti ufficiali invece di verificarne la validità. È come se temessero di essere outsider, di far arrabbiare qualcuno. Eppure è il momento di farlo, perché la nostra repubblica se la passa male: mentiamo su tutto, mentire è diventato la norma, non l’eccezione (intervista del Guardian, settembre 2013).
Federico Mayor Zaragoza, direttore generale dell’UNESCO dal 1987 al 1999, lo chiama il “Gran Dominio”: “se si guarda a chi detiene il potere mediatico nel mondo, sono sei o sette persone. E non è solo una questione di informazioni parziali o menzognere, a sua volta un’altra cosa contro cui occorrerebbe protestare. Non credo che sia questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli” (intervista di un’emittente spagnola, 2011).
Anche Gustavo Zagrebelsky, in “Simboli al potere” (2012, pp. 89-90), descrive a tinte molto fosche la nostra situazione: “Alla cementificazione del pensiero, all’espulsione delle alternative dal campo delle possibilità, all’omologazione delle aspirazioni, alla diffusione di modelli pervasivi di comportamento, di stili di vita e di status e sex symbol nelle società del nostro tempo, lavorano centri di ricerca, scuole di formazione, università degli affari, accademie, think-tanks, uffici di marketing politico e commerciale, in cui vivono e operano intellettuali e opinionisti che sono in realtà consulenti e propagandisti, consapevoli o inconsapevoli, ai quali la visibilità e il successo sono assicurati in misura proporzionale alla consonanza ideologica. La loro influenza sul pubblico è poi garantita dall’accesso a strumenti di diffusione capillari e altamente omologanti. Non è forse lì che, prima di tutto, si stabiliscono i confini simbolici del legittimo e dell’illegittimo, del pensabile e dell’impensabile, del desiderabile e del detestabile, del ragionevole e dell’irragionevole, del dicibile e dell’indicibile, del vivibile e dell’invivibile? Da qui provengono le forze simboliche potenti che, fino a ora, cercano di tenere insieme le nostre società….come in una religione, per di più monoteista”.
Arrestare e invertire questa tendenza all’invenzione mediatica della realtà è possibile solo se la cosiddetta società civile è vivace, scettica, vigile e discernente, ossia patriottica nell’accezione migliore del termine. Altrimenti, se resta silente e passiva, le collusioni proliferano, i poteri arbitrari si consolidano e la popolazione non si accorge che la sua libertà di pensiero si è rarefatta. Oppure, dandosene conto, esagera nel senso opposto, attribuendo ogni singola catastrofe naturale a tecniche di geoingegneria o sollevando sospetti sulla morte di ogni figura scomoda.
Alla fine le ipotesi più strampalate finiscono per fare ombra alle tesi più plausibili e circostanziate, per quanto “controverse”. Così i veri e propri crimini di stato e di lobby contro la democrazia, l’umanità e il pianeta finiscono per partorire aberrazioni dell’intelletto, paranoie irrazionaliste, nichilismo e attese messianiche. Diventa arduo distinguere tra un’idea folle e un’idea realistica, tra un autentico complotto e una fantasia. Tutto finisce nel calderone delle sottoculture del complottismo, un termine che oggi viene usato per screditare indiscriminatamente chiunque contesti l’establishment e denunci gli abusi di potere.
Abbiamo bisogno di una “congiura per la verità” che si concentri sui sospetti, sui moventi e sull’evidenza concreta, e che lo faccia con rigore. Questa congiura per la verità si chiama Giornalismo con la maiuscola e necessita di professionisti che sappiano andare fino in fondo e dell’assistenza di persone dotate dei tre sensi chiave del buon cittadino: senso civico, senso critico, buon senso.
Con questo spirito è nato Web Caffè Bookique, un caffè dibattito che unisce la quotidiana discussione in rete e l’incontro con “congiurati per la verità” presso la Bookique (parco della Predara), il terzo mercoledì di ogni mese, in via Torre D’Augusto 29 (quartiere San Martino).
Questo mese sono intervenuti Mario Giuliano, avvocato e membro del comitato 26 gennaio, Andrea Tomasi e Jacopo Valenti, autori di “La farfalla avvelenata. Il Trentino che non ti aspetti” (Città del Sole edizioni, 2012).
Micheline Calmy-Rey, Donata Borgonovo Re e la sfida dell’essere una leader in una società patriarcale
30 giugno 2013 a 08:09 (Territoriali#Europei, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: attivismo, Bruno Leoni, Calmy-Rey, capitalismo, civiltà dell'empatia, democrazia, dialogo, Donata Borgonovo Re, donne, donne in politica, empatia, fascismo, giornalismo, informazione, Istituto Bruno Leoni, Kreisky, leadership, maschilismo, mentalità fascista, Micheline Calmy-Rey, misoginia, neoliberismo, neutralità attiva, patriarcato, politica, Rifkin, Roger Köppel, Svizzera, SVP, Tettamanti, Tito Tettamanti, Trentino, universalismo, virilismo, Weltwoche
La generazione che si è affacciata alla conoscenza nel terzo millennio dà per scontato che il mondo è fatto di condivisione e cooperazione. Le vecchie generazioni hanno ancora un´idea del cambiamento dettato dall´alto verso il basso, i giovani vivono in una dimensione decentrata, sono interconnessi orizzontalmente, senza gerarchie. La mia generazione ammirò le foto della terra prese dall´Apollo nella spedizione sulla luna, fu la nostra prima esperienza di empatìa verso l´intero pianeta visto da fuori. I nostri figli ogni giorno attraverso GoogleMap si percepiscono come cittadini del pianeta terra. Disastri come i terremoti ad Haiti e in Cile, con Twitter si trasformano nell´occasione di un´immediata solidarietà umana su scala globale. Questi ragazzi abituati a usare Skype per parlarsi col compagno di Tokyo intuiscono che siamo un´unica famiglia planetaria, per loro è più facile comprendere che ogni gesto quotidiano in ogni angolo del mondo ha un impatto in tempo reale sulla biosfera e colpisce la specie umana ovunque essa si trovi. Lì si è già avviata la transizione verso una nuova forma di coscienza
Jeremy Rifkin
Nel 2008, Micheline Calmy-Rey, seconda presidente nella storia della confederazione elvetica, rieletta nel 2011, è stata accusata da Roger Köppel, giornalista e imprenditore proprietario del settimanale elvetico Weltwoche, che prima del suo arrivo era orientato a sinistra ed ora è apertamente di destra, di aver predicato e praticato una rottura con il passato che ha messo a repentaglio lo status elvetico, “una neutralità che non è sempre stato eroica, ma generalmente saggia e corretta per un piccolo paese”, spesso visto come “innocuo e noioso”.
Calmy-Rey si è impegnata per anni a chiedere più giustizia sociale nel mondo, a lamentarsi del fatto che l’Unione Europea non riesce a farsi sentire o valere e procede sempre in ordine sparso sui grandi problemi internazionali, a dialogare con palestinesi e nordcoreani per attuare dei piani di pace duraturi, a condannare l’attacco all’Iraq e gli eccessi del globalismo finanziario, stipulare contratti per l’approvvigionamento energetico con gli iraniani, costruire “alleanze strategiche” con i paesi emergenti.
Köppel descrive il suo universalismo e neutralismo attivo come anti-americano, anti-israeliano e perciò “una minaccia per gli interessi elvetici”. Secondo lui la politica elvetica avrebbe costretto la Svizzera a giocare un ruolo internazionale che non competeva a “quel piccolo paese” e già questa è una ragione sufficiente per fermarla. Svezia e Danimarca però non si sono fatte troppe remore in tal senso ed hanno operato efficacemente, così come l’Austria del grande cancelliere Kreisky.
Köppel, fiero sostenitore dei neoconservatori svizzeri dell’SVP, nonché partner d’affari di Tito “come disse Marx, sono i capitalisti i migliori rivoluzionari” Tettamanti, finanziere d’assalto e tycoon ticinese orgogliosamente neoliberista (cf. Istituto Bruno Leoni), riserva a Calmy-Rey l’appellativo di “utile idiota di regimi brutali” in preda ad istintualità, emotività, imprevedibilità, sterile indignazione, mancanza di realismo e di una visione strategica, unicamente interessata ad apparire sui media, incapace di capire che non sarà la solidarietà internazionale a ridurre la miseria nel mondo.
Cioè a dire la quintessenza della donna che, nella mentalità della destra, dovrebbe restare presso il focolare domestico invece di occuparsi di cose da uomini e credere di poter trasformare la Svizzera in una superpotenza morale.
E’ ciò che succede, malauguratamente, a molte donne che entrano in politica non per fare le comparse ma per cambiare le cose, in Svizzera, in Trentino-Alto Adige (cf. Donata Borgonovo Re) e nel resto del mondo (e che vengono ostacolate anche dalle altre donne, in una feroce contesa per le magre briciole concesse dagli uomini).
Più donne capaci in politica, se non volete subire un’altamente spiacevole scottificazione
Scemo e più scemo alla campagna di Siria, ovvero scemo di guerra
14 giugno 2013 a 09:29 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: Aleppo, armi chimiche, armi di distruzione di massa, Biden, Bilderberg, Blair, Brzezinski, bugie, Cameron, Coluche, complotto, cospirazione, Erdogan, escalation, falsità, fosforo bianco, giornalismo, Grillo, guerra, Hagel, impeachment, informazione, Iran, Iraq, Kerry, linea rossa, manipolazioni, media, menzogne, montatura, NATO, neoconservatori, no-fly zone, Obama, propaganda, proteste, Rice, Romney, russi, sarin, scemo di guerra, scemo e più scemo, sionisti, Siria, Terza Guerra Mondiale, Turchia, uranio impoverito, zona d'interdizione al volo
https://twitter.com/stefanofait
Cosa intendiamo fare rispetto al problema che nel nostro [sic!] mondo di oggi c’è un leader dittatoriale e brutale che sta usando armi chimiche sotto il nostro naso contro il suo popolo?
David Cameron, aspirante criminale di guerra, giugno 2013
Il regime di Saddam Hussein è spregevole, sta sviluppando armi di distruzione di massa e non possiamo permetterglielo. È una minaccia per il suo popolo e per la regione e, se gli sarà concesso di sviluppare queste armi, diventerà una minaccia anche per noi.
Tony Blair, criminale di guerra, aprile 2002
Il governo siriano ha usato armi chimiche contro i ribelli: è la conclusione a cui sono giunte le autorità americane ed europee secondo quanto riporta il New York Times. Le autorità militari americane propongono una ‘no fly zone’ in Siria al fine di armare i ribelli e proteggere i rifugiati. Lo riferisce il Wall Street Journal citando una funte dell’amministrazione Obama.
Ansa 14 giugno
“Non è chiaro come l’amministrazione Obama sia giunta a queste conclusioni definitive circa l’uso di armi chimiche in Siria”.
http://www.nytimes.com/2013/06/14/world/middleeast/syria-chemical-weapons.html
Se non è chiaro è perché sono stronzate.
Quel che è chiaro è che ci stanno trattando come:
Un funzionario dell’amministrazione Obama si affretta a specificare che “sarà una no-fly zone limitata che non richiederà la distruzione delle batterie anti-aeree siriane”. Messaggio ai russi: non vi attaccheremo.
Qualcuno mi sa spiegare come sia possibile istituire una zona d’interdizione al volo su uno stato sovrano senza attaccare la sua contraerea?
AGGIORNAMENTO: Rhodes ha precisato che non c’è alcuna intenzione di imporre una zona di interdizione di volo e non ha chiarito che tipo di supporto militare intende fornire
http://nbcpolitics.nbcnews.com/_news/2013/06/13/18940169-us-offers-syrian-rebels-military-support-alleges-assad-used-chemical-weapons?lite
Quindi il New York Times e il Wall Street Journal hanno gonfiato e distorto la notizia, citando una fantomatica fonte interna all’amministrazione che o parla a titolo personale e quindi dovrebbe essere rimosso, oppure rivela la duplicità di Obama. Sospetto che questo funzionario non esista, oppure che Obama non sia veramente padrone di casa nella Casa Bianca. E’ un’ulteriore prova del fatto che Obama è estremamente riluttante e che la lobby della guerra controlla buona parte dei media e non solo.
Per come la vedo io questo non è un tentativo di Obama di distrarre l’attenzione dallo scandalo datagate. Mi pare più plausibile che Obama sappia che questa guerra è un’idiozia e stia concedendo ai neocon-sionisti-anglo-francesi solo il terreno che gli serve per allontanare la prospettiva dell’impeachment e quindi dell’avvento di un presidente guerrafondaio e apertamente dispotico. Ma se i lealisti non si affrettano a porre fine alla guerra civile (sviluppo certamente non auspicato da Obama, perché sarebbe una vittoria russo-iraniana), si avvererà lo scenario pronosticato da Brzezinski, che è totalmente contrario all’intervento: contagio dell’intera regione; conflitto con l’Iran; Russia e Cina coinvolti per ridimensionare l’egemonia americana e per ristabilizzare Medio Oriente a loro vantaggio:
http://swampland.time.com/2013/05/08/syria-intervention-will-only-make-it-worse/
Non è stata presentata alcuna prova dell’uso di armi di distruzione di massa da parte dell’esercito regolare siriano, mentre sono stati arrestati in Turchia degli insorti siriani che preparavano un attentato chimico. La cosa non sembra interessare i governanti ed i media occidentali che hanno cancellato quella notizia dal panorama dell’informazione italiana (Democrazia? Informazione obiettiva e pluralista? Puah! Per noi straccioni basta la propaganda: ci siamo bevuti Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, le larghe intese, la riforma elettorale, la luce in fondo al tunnel, ecc.):
Finora pretendono che ci fidiamo ciecamente di politici che fin dall’inizio volevano la guerra e che hanno spudoratamente mentito sull’austerità e l’assenza di una qualunque alternativa al taglio dei nostri diritti sociali sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti umani, come hanno mentito sul vasto consenso popolare siriano per il cambio di regime (se i ribelli sono in rotta è perché i siriani hanno potuto constatare che Assad è il male minore).
Vogliono che entriamo in una probabile guerra mondiale senza fornirci alcuna prova, solo sulla parola. Alcuni di noi andranno a morire sulla fiducia, altri vedranno un’esplosione del costo della vita e la dovranno sopportare passivamente, sulla fiducia.
Hagel, Biden, Kerry, Rice erano pro-guerra in Iraq e ora sono pro-guerra in Siria. Obama li ha nominati per guadagnare tempo ed allentare la pressione neocon su di lui ma sa, come il suo mentore Brzezinski, che l’escalation militare in Siria sarebbe un suicidio per la NATO. Non è un pacifista o un democratico, è semplicemente un pragmatico che non vuole la fine dell’egemonia globale americana, che sarebbe la conseguenza certa di una sconfitta in Medio Oriente.
Domandiamoci perché il rapporto su uso delle armi chimiche in Siria non era convincente prima ma lo è diventato adesso?
Forse perché i lealisti stanno riprendendo il controllo di Aleppo?
Magari perché non è stato possibile inventarsi qualche orribile eccidio nelle ormai numerose città riprese dal regime e visitate dai giornalisti occidentali?
Perché gli americani e gli israeliani usano il fosforo bianco e l’uranio impoverito e nonostante questo si sentono autorizzati a stabilire a loro discrezione linee rosse da non oltrepassare?
Questa è una guerra decisa dal Bilderberg, che nel 2012 aveva appoggiato la candidatura di Romney proprio perché garantiva l’escalation e che ora, verosimilmente, ha approvato l’offensiva anti-Obama:
Gli oligarchi sanno benissimo che una solida maggioranza dell’opinione pubblica di ogni paese NATO (specialmente negli USA e Regno Unito) è contraria all’intervento militare in Siria (figuriamoci nelle altre nazioni) ma…come dire…se ne fottono.
A voi vi hanno detto che le proteste di massa turche sono iniziate per difendere degli alberi, quando invece risalgono all’attentato nella cittadina turca di Reyhanli che Erdogan ha imputato ad Assad, come se quest’ultimo fosse così scemo da cercare rogne con la NATO uccidendo civili del suo stesso gruppo etnico senza alcun obiettivo strategico (nessun convoglio, nessuna base degli insorti, nessun deposito d’armi, niente). I turchi sono meno scemi di noi e hanno fatto partire le manifestazioni contro il governo. In caso di attacco turco alla Siria capirete presto se sono gli alberi al centro dei loro pensieri. Il parco ha catalizzato il risentimento, ma le motivazioni trascendono le ansie ecologiste ed estetiche:
Se vivessi in un mondo in cui i giornalisti fanno il loro dovere non dovrei perdere tempo con queste cose.
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A proposito di Coluche e Grillo:
Il 30 ottobre del 1980, in un periodo critico per la Francia,in cui la disoccupazione e l’inflazione galoppavano, durante una conferenza stampa presso il théâtre du Gymnase annunciò di volersi candidare alle elezioni presidenziali francesi del 1981. Tutti pensavano stesse scherzando, anche se in seguito perfino alcuni intellettuali del calibro di Pierre Bordieu, Félix Guattari e Gilles Deleuze presero a sostenerlo accaloratamente; abbandonò il progetto a causa delle forti tensioni scatenate dai sondaggi a lui favorevoli (alcuni dei quali rilevarono fino al 16% dei consensi). In tale occasione, il suo collaboratore René Gorlin fu assassinato, ed egli ricevette anche delle minacce. Per questo motivo, nell’aprile del 1981, annunciò il suo ritiro dalla candidatura.
http://it.wikipedia.org/wiki/Coluche
Giornalisti o marionette?
27 marzo 2013 a 08:47 (Controrivoluzione e Complotti, Verità scomode)
Tags: élite, complotto, democrazia, giornalismo, giornalisti, industria dell'informazione, informazione, mass media, media, oligopoli, propaganda, telegiornali
Molti italiani credono che, una volta espulso dal sistema Berlusconi, l’informazione tornerà ad essere sufficientemente obiettiva. C’è gente che crede a tutto: una boiata in più, o in meno…
Già in passato ho mostrato come i media di lingua inglese ripetano a pappagallo le stesse identiche frasi, indipendentemente dal proprietario, una cosa che dovrebbe far riflettere gli anti-complottisti (se non è chiedere troppo – oligopoli dell’informazione? Boh? Ma che è?):
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/04/linformazione-in-america-in-canada-ed-in-australia-per-chi-ancora-crede-nel-giornalismo-e-nella-democrazia/
Può esistere una qualche forma di democrazia laddove il controllo dell’informazione è così accentrato?
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/05/chi-controlla-linformazione-in-italia-e-nel-mondo/
Fortunatamente ci sono NON POCHI giornalisti con la schiena dritta che sanno rinunciare ad una carriera redditizia quando il gioco si fa troppo sporco e la loro integrità ne risulta compromessa (non saranno mai abbastanza):
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/14/il-mito-infranto-di-al-jazeera/
Quello che vi voglio proporre è, però, ancora più stupefacente del video caricato nel primo link e sembra quasi una burla ai danni dei giornalisti – purtroppo è tutto vero e sfacciato (potete eliminare i 30 secondi di pubblicità con adblock – non serve capire l’inglese, basta ascoltare):
Chi controlla l’informazione in Italia e nel mondo?
5 gennaio 2013 a 08:04 (Controrivoluzione e Complotti, Verità scomode)
Tags: agnelli, azionisti, banche, bias, Caltagirone, confindustria, consiglio d'amministrazione, controllo, Corriere della Sera, De Benedetti, dominio, editori, egemonia, Elkann, giornalismo, gruppi editoriali, Il Sole 24 ore, informazione, L'Espresso, Marina Berlusconi, mass media, media, Mediobanca, Mondadori, Monti-Riffeser, periodici, potere, poteri forti, quotidiani, Rcs, Repubblica, Rizzoli, Sole 24 Ore, stampa