Per una sociologia del complotto

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Ed io vi dico invece, brava gente,

che i patrizi si curano di voi

col più caritatevole riguardo.

Quanto a quel che vi manca,

ciò che soffrite in questa carestia,

alzare contro lo Stato romano

le vostre mazze, è come alzarle in aria

con l’intenzione di colpire il cielo:

esso seguiterà per la sua strada,

spezzando mille, diecimila ostacoli

più forti che non possa mai sembrare

quello di questa vostra opposizione.

Quanto alla carestia, sono gli dèi

che l’han voluta, non punto i patrizi,

e davanti agli dèi sono i ginocchi,

non le braccia, che possono soccorrervi.

Ahimè, che voi vi fate trascinare

dalla disgrazia dove altri malanni

v’aspettano, a calunniar così

e maledir come nemici gli uomini

che reggono il timone dello Stato

e di voi son pensosi, come padri.

Menenio (Coriolano, Atto I, Scena I)

La società contemporanea è simultaneamente complottista ed anti-complottista

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/complottisti-ed-anticomplottisti-sono.html

Le persone dotate di una modica quantità di lucidità non possono fare a meno di concludere che le élite sono impegolate in una miriade di complotti: dalle menzogne sulle armi di distruzione di massa, ai cartelli per tenere artificialmente ed illegalmente alti i prezzi di certi beni e risorse, al Watergate, agli accordi tra politica e finanza per garantire l’impunità di certe persone, agli insabbiamenti delle inchieste più delicate, agli accordi tra stato e mafia, agli accordi tra democrazie e dittature o teocrazie, ai servizi segreti “deviati”, ai golpe sponsorizzati, agli attacchi speculativi concordati contro certe nazioni e certe valute, al controllo delle valutazioni delle agenzie di rating, agli accordi sottobanco tra banche centrali e banche, agli inciuci, agli attentati simulati (false flag) come quello previsto nell’operazione Northwoods

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/13/cuba-1962-siriairan-2012-operazione-northwoods-false-flag-per-invadere-cuba/

ed altre operazioni di propaganda per scatenare delle guerre

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/27/uninchiesta-del-guardian-ci-spiega-chi-ci-vuole-portare-in-guerra-e-perche/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/11/il-bilderberg-2012-decide-le-sorti-della-siria-e-del-mondo-articolo-del-guardian/

alla nomina ai più alti uffici di persone al servizio di interessi privati

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/17/il-grigiocrate-mario-monti-nellera-dei-mediocri-di-augusto-grandi-il-sole-24-ore-premio-saint-vincent/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/19/sergio-romano-spiega-il-club-bilderberg-ma-unimmagine-vale-piu-di-mille-parole/

alla creazione di finti movimenti spontanei

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/10/tea-party-il-totalitarismo-anarchico-alla-conquista-degli-stati-uniti/


Disprezza pure la scienza e la ragione,

supreme forze umane,

lascia che il Mentitore ti ammaestri

nelle arti di abbagli e di magie,

e io ti avrò senza condizioni

Mefistofele – Faust (Goethe)

 

Le élite (o, per meglio dire, quella parte dell’oligarchia mondiale che non è formata da persone di buona volontà e che, al momento, è largamente egemone) hanno tutto l’interesse a convincere le masse che gli scettici siano dei paranoici, che tutto procede per il verso giusto e le pecore possono dormire sonni tranquilli. Poiché il livello di credulità ed auto-inganno di molti (inclusi molti giornalisti) è stupefacente, non incontrano troppe difficoltà.

La cospiranoia – demonizzazione degli scettici – è una tecnologia sociale di controllo che stabilisce i confini del “discorso responsabile” e riflette il consenso delle élite sulla natura fondamentale della realtà sociale, conformemente ai propri interessi di classe:

Nel famoso libro L’élite del potere, del 1956, C. Wright Mills sostiene che negli Stati Uniti la politica è dominata da una ristretta e potente élite formata dalle persone che presiedono le maggiori organizzazioni: la burocrazia pubblica, le grandi corporations e le forze armate. Il capitalismo avanzato esige che si prendano decisioni fortemente coordinate e di ampia portata, quindi i dirigenti delle grandi organizzazioni sono costantemente in contatto e spesso assumono in modo informale decisioni di rilievo politico e sociale. Come hanno confermato anche recenti e accurate ricerche, questa élite del potere è composta da persone con un’estrazione sociale molto simile: sono nati in America da genitori americani, provengono da aree urbane, sono in prevalenza protestanti, hanno frequentato gli stessi college, provengono in maggioranza dagli stati dell’Est, si conoscono personalmente e hanno atteggiamenti, valori e interessi molto simili. Con i loro rapporti costituiscono un “direttorio intrecciato” che coordina iniziative e attività. Direttamente sotto questa élite, che opera in modo informale e invisibile, esiste un livello intermedio di gestione del potere, costituito dal settore legislativo, dai gruppi d’interesse e di pressione e dagli opinion leader locali. A un terzo e più basso livello si colloca la massa dei cittadini non organizzati”.

http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/sociologia/Lo-Stato-e-il-sistema-politico/Il-controllo-del-potere/Le-teorie-delle—lite-.html

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/02/succinto-trattatello-sulloligarchia/

In questo modo si afferma un pensiero convenzionale che è un mezzo incredibilmente efficace per consolidare l’egemonia della classe dirigente attraverso il controllo del dissenso e la traduzione degli interessi della classe dominante in quelli della nazione nel suo complesso (es. austerità neoliberista).

Si viene additati come complottisti per il semplice fatto di evocare quello che è un caposaldo della sociologia italiana ed internazionale: ogni classe dirigente si sforza di mantenere l’egemonia e, se necessario, lo fa con metodi cospiratori. La spiegazione alternativa fornita dall’establishment è che la classe dirigente sia indecisa, incoerente, incompetente, dottrinale o, quando il gioco si fa veramente sporco, folle (cf. Peter Bofinger https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/05/17/bagnai-piga-e-gli-zombie/). Si esclude a priori l’opzione “tacita collusione”, “crimine” e “alto tradimento”, nonostante la voluminosa letteratura sociologica dedicata alle élite al potere ed alla “devianza delle élite”.

Le nazioni e gli uomini si circondano di un apparato materiale che corrisponde esattamente al loro…modo di pensare. Osservate come ogni verità e ogni errore, ciascuno il pensiero di qualcuno, si rivestono di società, case, città, lingue, riti, giornali. Osservate le idee del presente…vedete come il legname, il mattone, la calce e la pietra hanno assunto una forma conveniente, obbediente all’idea dominante che governa le menti di tante persone… ne consegue, naturalmente, che il più minuscolo ampliamento delle idee…produrrebbe i più impressionanti cambiamenti delle cose esterne.

R.W. Emerson

La falsa coscienza indotta dalla propaganda mediatica è tale che persino persone laureate in sociologia si fanno buggerare da questa tattica dei poteri forti, poche migliaia di persone (< 100mila) che, accomunate dall’estrazione sociale,

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-famiglia-bush-e-il-terzo-reich.html

dominano miliardi di altre persone, ricalibrando le loro iniziative in forum esclusivi e attraverso think tank, figure chiave negli ambienti accademici, giornalistici ed intellettuali ed organizzazioni transnazionali (cf. Gruppo Bilderberg, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, World Economic Forum di Davos, Banca dei regolamenti internazionali, Organizzazione Mondiale del Commercio, Council of Foreign Relations, Commissione Trilaterale, Bohemian Grove, Gruppo degli Otto, Trans-Atlantic Business Council, ecc.)

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/16/la-perniciosa-influenza-planetaria-delle-fondazioni-e-think-tank-degli-stati-uniti/

Lo scopo è quello di convincere il maggior numero possibile di persone che l’attuale sistema plutocratico (modello capitalista anglo-americano – e, recentemente, tedesco) funziona o comunque tornerà a funzionare se le masse faranno altri sacrifici.

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I poteri del capitalismo finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte…Questi costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati.

Carroll Quigley, docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown e mentore del giovane Bill Clinton, da “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/27/complottismo-for-dummies-le-trame-finanziarie-spiegate-al-bruco-del-mio-basilico/

“Sono mostruosi, non hanno più nulla di umano, sono come corrosi dal tempo”

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Francesco Nitto Palma è stato eletto alla presidenza della commissione Giustizia del Senato alla quarta votazione. «Quello a cui abbiamo assistito con la votazione sulla presidenza Nitto Palma in commissione Giustizia è davvero il teatrino della vecchia politica. Hanno votato senza battere ciglio Formigoni in commissione Agricoltura e poi qui, dopo aver preso un accordo preciso, non lo hanno rispettato». È questo lo sfogo del capogruppo di Scelta civica al Senato, Gianluca Susta, dopo il voto in commissione Giustizia del Senato. «Abbiamo già espresso la nostra insoddisfazione a Zanda, Letta e Franceschini. Non ci si comporta così».
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/POLITICA/silvio_berlusconi_nitto_palma_pd_pdl_commissioni_senato_giustizia/notizie/277500.shtml

«Siamo arrivati al punto in cui il Pd mercoledì chiama noi di Scelta Civica e ci chiede di votare per il Pdl Nitto Palma. Precisando che loro però si sarebbero astenuti ufficialmente. Insomma, l’hanno fatto eleggere senza votarlo. Così non fa, non è serio: sono giochini da Prima Repubblica».
Il coordinatore nazionale di Scelta Civica, Andrea Olivero
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2013/05/09/APaC9iUF-olivero_chiesto_votare.shtml?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter

La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per associazione per delinquere e corruzione per Roberto Formigoni (8 maggio 2013)

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Francesco Boccia (Pd) alla commissione Bilancio, Daniele Capezzone (Pdl) alle Finanze, Fabrizio Cicchitto (Pdl) agli Esteri, Giancarlo Galan (Pdl) alla Cultura, Elio Vito (Pdl) alla Difesa, Nicola Latorre = Massimo D’Alema (Pd) alla commissione Difesa, Anna Finocchiaro agli Affari costituzionali, Altero Matteoli (Pdl) ai Lavori pubblici – Telecomunicazioni, Maurizio Sacconi (Pdl) al Lavoro, Roberto Formigoni (Pdl) all’Agricoltura, Pier Ferdinando Casini (Scelta civica) agli Esteri, La presidenza della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera è andata a Ignazio La Russa (Fdi).

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La commissione Giustizia, invece, non è riuscita a eleggere alla prima e alla seconda votazione l’esponente del Pdl Francesco Nitto Palma, che ha ottenuto solo 12 e 13 voti rispetto ai 14 necessari. “E’ un fatto politico, una cosa organizzata, non un caso di franchi tiratori – ha commentato il capogruppo del Pdl Renato Schifani – . Ognuno ora dovrebbe assumersi le sue responsabilità”.

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Il senatore  Antonio Razzi (Pdl), è stato nominato segretario della Commissione esteri del Senato. Il posto perfetto per premiare il merito e le capacità di un parlamentare per caso, che ha saputo giocarsi bene le sue carte. Che abbia difficoltà persino ad esprimersi in italiano è un dettaglio, nel governo Letta c’è anche di peggio.

http://www.giornalettismo.com/archives/919073/antonio-razzi-il-senatore-segretario-che-non-conosce-litaliano/

Parola di Enrico Letta

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«Pensare che dopo 20 anni di guerra civile in Italia, nasca un governo Bersani-Berlusconi non ha senso. Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile»

Enrico Letta, 8 aprile 2013.

«I contrasti aspri tra le forze politiche rendono non idoneo un governissimo con forze politiche tradizionali»

Enrico Letta, 29 marzo 2013.

“Sembrerà assurdo, ma se non si era ancora capito, io sono un grande fan di Berlusconi. Berlusconi ha fatto la storia d’Italia degli ultimi 10 anni, anche se vorrei che fosse meno sborone e raccontasse meno balle agli italiani. (…) Mantengo una linea molto critica con Berlusconi, ma vorrei fargli un appello inedito. Vorrei, a prescindere dall’esito delle prossime elezioni, dicesse subito che lui si impegna a rimanere nella vita politica italiana e a mantenere la sua leadership del Polo. Perché il mio grande timore è che un Berlusconi che pareggi o perda faccia un biglietto per Tahiti. Se Berlusconi facesse questo gesto sarebbe la tomba del bipolarismo italiano. farebbe precipitare il centrodestra indietro di 10 anni”.

Enrico Letta, 18 settembre 2005, Ansa

“Nel mio governo ideale vorrei gente in gamba, anche se sta nella Casa della Libertà di Berlusconi: penso a mio zio Gianni, a Casini, a Tabacci, a Vietti e a Tremonti”.

Enrico Letta, 15 settembre 2007, dal Corriere della Sera

“I contenuti della lettera di Draghi e Trichet rappresentano la base su cui impostare politiche per far uscire l’Italia dalla crisi. Qualunque governo succederà al governo Berlusconi dovrà ripartire dai contenuti di quella lettera”

Enrico Letta, 29 settembre 2011, dal suo sito personale

“Mario, quando vuoi dimmi forme e modi con cui posso esserti utile dall’esterno. Sia ufficialmente (Bersani mi chiede per es. di interagire sulla questione dei vice) sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo! E allora i miracoli esistono!”.

Enrico Letta, 18 novembre 2011, bigliettino inviato a Mario Monti durante il dibattito sulla fiducia

“Il 2011 è stato l’anno che ha definitivamente consacrato Napolitano come forse il più grande presidente della Repubblica che l’Italia abbia avuto. Ha letteralmente salvato il Paese insieme a Monti”.

Enrico Letta, 31 dicembre 2011, su face book

“Preferisco che i voti vadano al Pdl, piuttosto che dispersi verso Grillo”.

Enrico Letta, 13 luglio 2012, dal Corriere della Sera

«Bisogna fare la riforma elettorale. Nelle prossime tre settimane il Porcellum va mandato definitivamente a casa»

Enrico Letta, 9 giugno 2012.

«Se non cambiamo il Porcellum possiamo fare anche il carpiato con tre avvitamenti ma non ce la faremo a rilegittimare la politica e a tornare alla buona politica»

Enrico Letta, 14 luglio 2012.

Nel colloquio con Gianni Letta, gli americani notano un particolare: «La cosa interessante», scrivono, «è che Letta aveva l’esatto conteggio dei voti prima ancora che la Corte di Cassazione lo annunciasse: il risultato è stato annunciato poco dopo la fine dell’incontro con la delegazione». Un dettaglio interessante, viste le polemiche sulle elezioni politiche dell’aprile 2006, in cui il giornalista Enrico Deaglio parlò di brogli.

Il 24 maggio 2006, esattamente un mese dopo il colloquio di Gianni Letta con la delegazione americana, il governo Prodi è in sella e l’ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, incontra un nuovo Letta: Enrico, «sottosegretario del primo ministro (nipote del sottosegretario di Berlusconi, Gianni Letta)», scrive Spogli (il cablo è disponibile qui: https://www.wikileaks.org/plusd/cables/06ROME1590_a.html)

Anche in questo caso, gli Usa vogliono capire cosa li aspetta, come si muoverà l’Italia di Prodi. Enrico Letta spiega di ritenere che l’Italia supporterà le posizioni degli Stati Uniti su Israele e i palestinesi, che lui personalmente vede le basi Usa in Italia come un fattore positivo. Il giovane Letta si descrive come «fortemente pro-americano», spiegando di considerare le relazioni Italia-Usa essenziali.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/zio-e-nipote-gli-amici-americani/2205763//1

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Enrico Letta è anche membro della Trilateral e nel 2012 ha partecipato alla riunione del gruppo Bildelberg a Chantilly, in Virginia. Letta junior, disse al ‘Corriere’ il suo amico Lapo Pistelli, nel lontano 2006, «è l’Amato del Duemila» perché «al pari di Giuliano è dentro tutti i giochi. In quelli di Prodi e in quelli di Walter Veltroni, in quelli di Massimo D’Alema e in quelli di Pierferdinando Casini. Addirittura in quelli di Giulio Tremonti». Mai ritratto fu più azzeccato.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/incarico-a-letta-ecco-perche/2205541//1

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A sfogliare i libroni dei contributi registrati alla Camera dei deputati, si scopre che la sinistra italiana, negli ultimi dieci anni, spesso non ha guardato troppo per il sottile di fronte a un generoso imprenditore. Per restare in tema di acciaierie, Enrico Letta ha incassato 40 mila euro nel 2008, proprio come Bersani, dall’associazione padronale di categoria, quella Federacciai che vanta come vicepresidente Nicola Riva, ora indagato a Taranto per inquinamento. Letta è uno dei politici di sinistra più graditi agli imprenditori.
http://shop.ilfattoquotidiano.it/2012/12/01/soldi-dalle-aziende-a-dalema-letta-vendola-e-gli-altri/

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«In Italia non è possibile che, neppure in una situazione d’emergenza, le maggiori forze politiche del centrosinistra e del centrodestra formino un governo insieme» (Massimo D’Alema, 8 marzo 2013).

«Il Pd è unito su una proposta chiara. Noi diciamo no a ipotesi di governissimi con la destra» (Anna Finocchiaro, 5 marzo 2013).

«Fare cose non comprensibili dagli elettori non sono utili né per l’Italia né per gli italiani. Non mi pare questa la strada». (Beppe Fioroni, 25 marzo 2013).

«Non si può riproporre qui una grande coalizione come in Germania. Non ci sono le condizioni per avere in uno stesso governo Bersani, Letta, Berlusconi e Alfano» (Dario Franceschini, 23 aprile 2013).

«Sono contrario a un governo Pd-Pdl» (Andrea Orlando, 22 aprile 2013).

«Abbiamo sempre escluso le larghe intese e le ipotesi di governissimo» (Rosy Bindi, 21 aprile 2013).

«Serve un governo del cambiamento che possa dare risposta ai grandi problemi dell’Italia. Nessun governissimo Pd-Pdl» (Roberto Speranza, 8 aprile 2013).
«Non dobbiamo avere paura di confrontarci con gli altri, ma non significa fare un governo con ministri del Pd e del Pdl. La prospettiva non è una formula politicista come il governissimo, è quel governo di cambiamento di cui l’Italia ha bisogno» (Roberto Speranza, 7 aprile 2013).

«L’alternativa non può essere o voto anticipato o alleanza stretta tra Pd e Pdl» (Roberto Speranza, 7 aprile 2013).

«Lo dico con anticipo, io un’alleanza con Berlusconi non la voto» (Emanuele Fiano, 28 febbraio 2013).

«I nostri elettori non capirebbero un accordo con Berlusconi» (Ivan Scalfarotto, 28 febbraio).

«Non c’è nessun inciucio: se questa elezione fosse il preludio per un governissimo io non ci sto e non ci starebbe neanche il Pd» (Cesare Damiano, 18 aprile 2013).

«Serve un governo di cambiamento vero ed è impensabile farlo con chi in questi anni ha sempre dimostrato di avere idee opposte alle nostre» (Fausto Raciti, 14 aprile 2013).

«Un governo Pd-Pdl è inimmaginabile» (Matteo Orfini, 27 marzo 2013)

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quando-il-pd-diceva-mai-con-b/2205721

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Sul Sole 24 Ore di oggi compaiono, a partire dalla prima pagina, ben tre lunghissimi articoli di Enrico Letta, più un articolo di Arel, l’agenzia di cui Enrico Letta è segretario generale e come se non bastasse vi è anche uno sconfinato articolo di Dino Pesole che ricostruisce in modo elogiativo la carriera del nuovo Presidente incaricato. Se qualcuno avesse mai avuto dei dubbi su quale fosse il parere di Confindustria sul nascente governo e il suo presidente, può mettersi tranquillo.

 Alfonso Gianni, facebook, 26 aprile 2013

Poiché nel nostro paese la memoria è piuttosto labile, vale forse la pena di ricordare che Enrico Letta, il nuovo presidente del consiglio incaricato, come già Mario Monti, è membro del board europeo della Trilateral Commission, la punta di lancia del pensiero e dell’azione neoliberista a livello mondiale, nata non a caso pochi mesi prima del colpo di stato in Cile ispirato dalla Cia e accolto con entusiasmo dai Chicago boys che tornarono subito in patria per applicare una spietata politica di privatizzazioni. Ha partecipato all’ultima riunione del gruppo Bildelberg, altro think thank del pensiero capitalista, fondato da un ex nazista.

 Alfonso Gianni, facebook, 26 aprile 2013

Dopo il pareggio di bilancio in costituzione anche il premierato forte? (e senza che la gente possa dire la sua!)

Ecco a cosa servono le grandi coalizioni (grandi inciuci): ad aggirare la sovranità popolare e disfarsi, un passetto dopo l’altro (mitridatizzazione: ti uccide ma non te ne accorgi), dell’articolazione democratica della Repubblica italiana.

“Apprendiamo da una intervista all’Unità dell’on. Luciano Violante che “entro maggio ci sarà il voto del senato sulla riforma costituzionale”, che gli stessi autori chiamano “riforma degli sherpa”: di coloro cioè che avrebbero molto faticato per consentire alle vecchie istituzioni italiane di raggiungere vette di modernità e democrazia mai raggiunte prima.

Libertà e Giustizia ribadisce di preferire la Costituzione del ’48 alla Costituzione degli sherpa, che fra l’altro renderà ancora più succube il Parlamento alla volontà del capo del governo.

LeG chiede che si vada prima a votare con una nuova legge elettorale e poi che si affidino al nuovo Parlamento eletto e non nominato gli eventuali aggiornamenti della Costituzione. Un Parlamento credibile, affidabile e competente. Certamente non un Parlamento come questo che ha al suo interno 90 tra deputati e senatori indagati e/o condannati per corruzione, concussione e abuso d’ufficio.

Libertà e giustizia chiede che la discussione esca subito dal circolo ristrettissimo di sherpa,  membri delle commissioni e segretari di partito e si dica chiaramente ai cittadini italiani che questa riforma non si fa per diminuire il numero dei parlamentari (nemmeno 200) come gli si vuol far credere, ma per investire il capo del governo di poteri che non ha mai avuto prima e che vengono sottratti al presidente della Repubblica.
Infine, è chiaro l’obiettivo di approvarla con i due terzi del Parlamento (come avvenuto per la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio) impedendo così ai cittadini italiani che ancora preferiscono la Costituzione del ’48 di bocciare quella degli sherpa”.
http://www.libertaegiustizia.it/2012/04/27/la-costituzione-degli-sherpa/

“Nel progetto in discussione vi sono almeno quattro oggetti ben distinti, che riguardano rispettivamente: la composizione delle Camere; la distribuzione delle funzioni fra di esse; i poteri del governo nel procedimento legislativo; la fiducia e la sfiducia al governo e lo scioglimento delle Camere (cosiddetta forma di governo); e altri se ne potrebbero aggiungere per strada.

Sul primo punto ciò che servirebbe è una integrazione della riforma proposta: la tanto invocata riduzione del numero dei parlamentari potrebbe essere senz’altro disposta, ma accompagnandola con la cancellazione di quel vero obbrobrio che è l’elezione separata dei rappresentanti degli italiani all’estero, sciaguratamente introdotta nel 2001. È sotto gli occhi di tutti che cosa abbia prodotto questa strana elezione — su scala addirittura continentale — di una pattuglia di parlamentari che non hanno e non possono avere nessun rapporto reale con la loro base elettiva. Gli italiani all’estero che vogliono partecipare alla elezione delle Camere votino casomai per corrispondenza o, tornando in Italia, magari con voli low cost.
Il secondo punto (il bicameralismo) meriterebbe probabilmente una riforma più incisiva, che differenzi davvero le Camere riservando a quella dei deputati il conferimento della fiducia al governo e facendo del Senato una assemblea rappresentativa delle autonomie. Ma questa riforma, lo si è capito, non piace al presente Parlamento. Allora, invece che attribuire a ciascuna delle due Camere una preminenza (e l’ultima parola) su diverse categorie di leggi, difficilmente distinguibili fra loro (le leggi espressione di competenze statali esclusive o invece di competenze concorrenti con quelle delle Regioni), e quindi su «materie» spesso dagli incerti confini, come dimostra l’abbondante contenzioso Stato-Regioni, meglio sarebbe limitarsi a rendere facoltativo, dopo l’approvazione di una Camera, l’esame da parte dell’altra Camera, su richiesta di una frazione di questa. Si avrebbe un risultato di snellimento senza dar luogo a disarmonie o a infinite controversie.

Il terzo punto riguarda i poteri del governo nel procedimento legislativo. È corretto stabilire — lo si potrebbe fare anche con i regolamenti parlamentari — dei termini (congrui) entro cui il governo possa chiedere che le Camere esaminino e approvino o respingano o modifichino i progetti che sono per esso caratterizzanti. E solo nel caso di vano decorso del termine si potrebbe ammettere una sorta di «voto bloccato» sulla proposta del governo. Ma a questo indubbio rafforzamento del potere del governo nel processo legislativo ci si dovrebbe domandare se non accompagnare, per riequilibrarlo, un riconoscimento della facoltà per le minoranze di impugnare direttamente le leggi davanti alla Corte Costituzionale nel caso di violazione delle norme sul procedimento legislativo che ne garantiscono i diritti.

L’ultimo punto (la forma di governo) tocca invece aspetti su cui meglio sarebbe rinviare ogni eventuale decisione al futuro Parlamento, che sarà espresso dagli elettori nel 2013. Il sistema politico italiano è oggi troppo fluido e indeterminato nei suoi lineamenti perché si possa capire fino in fondo quali prospettive e quali rischi si aprirebbero modificando le regole sulla fiducia e sullo scioglimento (che incidono anche sui poteri del capo dello Stato). La tesi, pur frequentemente enunciata, secondo cui il presidente del Consiglio avrebbe oggi troppo pochi poteri è in realtà indimostrata e indimostrabile. I poteri istituzionali (quelli politici effettivi dipendono da fattori, appunto, politici) del primo ministro sono tutt’altro che scarsi nel regime parlamentare che ci caratterizza (basta pensare alla questione di fiducia che egli può porre davanti alle Camere), e ancor più consistenti diventerebbero se si modificassero come si è detto le regole sui procedimenti legislativi.

C’è invece un provvedimento che questo Parlamento non dovrebbe tardare ad approvare: ed è una diversa legge elettorale. Ma questo non ha a che fare con modifiche della Costituzione, semmai con una sua migliore attuazione”.

http://www.libertaegiustizia.it/2012/05/18/la-costituzione-non-e-merce-di-scambio-2/

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