Ed eccoli lì, come previsto, a preparare la grande riforma strutturale dell’Unione Europea, escludendo i “deboli” e formando un nucleo elitario:
http://www.welt.de/wirtschaft/article106410448/Wird-die-Euro-Zone-zum-Eliteclub-der-EU.html
“zunächst mit den Euro-Ländern voran zu marschieren, sofern der Rest der EU die Möglichkeit hat, sich später ebenfalls anzuschließen”.
“Die Zeiten, in denen sich die gesamte Union im gleichen Tempo entwickelt hat, sind definitiv vorbei”.
“Die Euro-Zone wird sich weiter integrieren und alle die, die dabei nicht mitmachen, werden zu Mitgliedern zweiter Klasse werden. Ein Europa der verschiedenen Geschwindigkeiten ist die Realität geworden”.
Sia chiaro che questa cosa era programmato da molto tempo. Ne parlava già Kohl, ma i tempi non erano maturi.
Zbigniew Brzezinski, architetto della politica estera statunitense in Eurasia, mentore del giovane Obama e co-fondatore con David Rockefeller della Commissione Trilaterale, l’aveva “profetizzato” all’inizio dell’anno, in un’intervista rilasciata al Christian Science Monitor (24 gennaio 2012): “Io credo che, alla fine, la risoluzione della crisi odierna in Europa non funzionerà poi tanto male…Inevitabilmente, una vera unione politica prenderà gradualmente forma, all’inizio probabilmente attraverso un trattato di fatto, che sarà raggiunto con un accordo intergovernativo nel prossimo futuro. Sarà un’Europa a due velocità. Non c’è niente di male in un’Europa che è in parte e contemporaneamente un’unione politica e monetaria nel suo nucleo centrale e che accetta di essere diretta da Bruxelles, circondata da un’Europa più ampia che non fa parte dell’eurozona ma condivide tutti gli altri vantaggi dell’Unione, per esempio la libera circolazione delle persone e delle merci. È un progetto in linea con la visione post-Guerra Fredda di un’Europa in espansione, unita e libera”.
La crisi consente di realizzare un mucchio di progetti che altrimenti avrebbero incontrato l’ostilità degli Europei, ed in particolare dei Tedeschi e dei Francesi.
Un’altra profezia che si sta per avverare è quella di Jürgen Habermas, che da tempo e a più riprese – in interviste, in pamphlet, nei suoi saggi – sta denunciando l’ingresso dell’Europa in una fase post-democratica, in seguito ad un “colpo di stato tecnocratico”. In un intervento all’università di Parigi-Descartes, il 10 novembre del 2011, aveva avvertito con toni allarmati che “i capi di governo avrebbero trasformato il progetto europeo nel suo contrario: la prima comunità sovranazionale democraticamente sanzionata sarebbe diventata l’organo di un dominio post-democratico”.
HANNO INTENZIONE DI CHIEDERE AI CITTADINI EUROPEI COSA NE PENSANO DI QUESTA RIVOLUZIONE DALL’ALTO? NO.
Per questo il loro piano fallirà: nessun potere si può reggere a lungo se non gode di un solido consenso.
A causa della loro avidità e megalomania, stanno per distruggere il sogno di un’Europa Unita