Dan Gillerman: “La Corea del Nord ed eventualmente l’Iran dovrebbero essere distrutti”

https://twitter.com/stefanofait

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La dissoluzione totale del Libano in cinque province serve come precedente per tutto il mondo arabo, inclusi l’Egitto, la Siria, l’Iraq e la penisola arabica e sta già percorrendo quella strada. La successiva dissoluzione della Siria e dell’Iraq in aree etnicamente o religiosamente distinte, come in Libano, è l’obiettivo primario di Israele sul fronte orientale nel lungo periodo, mentre la dissoluzione del potere militare di questi stati costituisce l’obiettivo primario a breve termine. La Siria si disgregherà in diversi staterelli, in conformità con la sua struttura etnica e religiosa, come succede nell’attuale Libano.

Oded Yinon, consulente del ministero degli esteri israeliano, “A Strategy for Israel in the Nineteen Eighties”, 1982

http://www.historycommons.org/entity.jsp?entity=oded_yinon

World War Z. La guerra mondiale degli zombi” è un perfetto film di propaganda sionista: al di qua del muro arabi ed israeliani cantano e ballano assieme. Al di là ci sono gli zombie che cercano di irrompere nell’“utopia sionista” e vanno sterminati. L’esercito israeliano in versione hollywoodiana è un’armata del Bene che lotta per salvare il resto del mondo.

Quando sostengo che il vero obiettivo di Israele è la creazione di un Grande Israele (Prussia > Germania) e che per realizzare questo progetto i sionisti sono pronti a tutto (senza rendersi conto che la loro volontà distruttiva gli si ritorcerà contro all’ennesima potenza), non sto parlando a vanvera:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/02/israele-la-destabilizzazione-del-medio-oriente-ed-il-neonazismo/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/10/lantisemitismo-lanti-sionismo-e-la-mentalita-apocalittica/

Israele sta scavandosi la fossa con una solerzia quasi senza paragoni

Dan Gillerman, banchiere, neoliberista, fino al 2008 ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, spiega perché Iran e Corea del Nord dovrebbero essere cancellati dalla faccia della terra (!!!)

Da 0:55 in poi: “Penso che se la Corea del Nord non modifica il suo atteggiamento, dovrebbe essere cancellata dalla faccia della terra. Sarebbe un messaggio eccellente e molto chiaro per il resto del mondo e specialmente per gli Iraniani…il mondo non tollererà questo tipo di aspirazioni e la Corea del Nord sarà un’opportunità per mandare quel messaggio all’Iran

Le prossime mosse suicide di Israele (e il Trentino collabora entusiasticamente)

 

Sottoscrivo interamente l’analisi di un lettore del Guardian straordinariamente lucido e conciso che ha commentato questo ragionevole articolo che difendeva la soluzione della creazione di uno stato palestinese:

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/nov/02/israel-palestine-two-state-solution

“Il vero pericolo è che Israele operi un’ancora più massiccia pulizia etnica dei Palestinesi:

1. gli insediamenti israeliani (ora circa 750mila coloni che si sono spartiti la Cisgiordania e si sono appropriati del 90% dell’acqua) rendono impossibile la soluzione dello stato palestinese – ed era questo il piano fin dall’inizio;

2. Israele non accetterà mai uno stato bi-nazionale perché questo richiederebbe uno status paritario per ebrei e palestinesi e la fine del sionismo;

3. Israele non la farà franca in caso di annessione dell’area C (62% della Cisgiordania), benché sia questo il suo desiderio, se ciò lascerà 2 milioni e mezzo di palestinesi intrappolati e circondati nei bantustan dell’area A (32% della Cisgiordania): l’opposizione dell’opinione pubblica internazionale ad un singolo stato binazionale che occupi l’intera palestina sarà troppo forte;

4. Temo che Israele proverà a risolvere 1, 2 e 3 espellendo la maggior parte dei Palestinesi dalla Cisgiordania nei seguenti modi: a) riducendo ulteriormente le disponibilità idriche; b) demolendo ulteriormente la già moribonda economia palestinese; c) persuadendo i donatori occidentali ad interrompere i loro finanziamenti o ostruendo il flusso; d) dando il via ad un’altra guerra (con l’Iran?) per schermare una pulizia etnica più diretta.

Con una popolazione palestinese significativamente ridotta, Israele potrebbe annettersi l’intera Cisgiordania e, se necessario, concedere ai Palestinesi rimasti un po’ di diritti civili conservando un dominio sionista inattaccabile”.

Penso sia esattamente quel che accadrà.

Già nel 2003 Netanyahu, l’attuale primo ministro israeliano, dichiarava che se gli Arabi fossero arrivati a costituire il 40% della popolazione di Israele sarebbe stata la fine dello stato giudeo: “Ma anche il 20% è un problema e se le relazioni con questo 20% diventano problematiche, lo stato è autorizzato a prendere misure drastiche” (ct. Pappe, 2010). Ruth Gabisonp, docente all’Università Ebraica di Gerusalemme, non ha esitato ad affermare che “Israele ha il diritto di controllare la crescita naturale della popolazione palestinese” (ibidem). La sindrome dell’assedio che ha colonizzato la psiche israeliana si è cristallizzata nell’esigenza di difendere una fortezza bianca circondata da popoli non-bianchi, avamposto europeo-occidentale-giudeocristiano; come durante le Crociate, come in Sudafrica. Così vari sondaggi documentano l’approvazione con la quale una maggioranza di Israeliani vedrebbe la deportazione in massa dei palestinesi (ma un 51% pensa che Arabi israeliani e Ebrei israeliani dovrebbero avere gli stessi diritti – Haaretz, 30 novembre 2010).

Queste non sono indicazioni di forza, ma di debolezza, di insicurezza, di paura, di una irrisolta condizione psicologica per cui la nazione e l’identità sono sempre sull’orlo del collasso, il che accentua nervosismo e ferocia. I ladri tendono a sospettare che tutti gli altri siano ladri. I bugiardi sospettano che gli altri mentano. I guerrafondai sospettano che gli altri preparino una guerra contro di loro. I razzisti e nazionalisti temono sempre di essere minacciati di distruzione dalle altre razze e nazioni. Si chiama proiezione e colpisce gli israeliani, come colpisce gli europei, gli americani e tutti gli esseri umani. Purtroppo la paranoia e l’aggressività non servono ad assicurare un futuro migliore alle nuove generazioni. È semmai vero il contrario.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/10/lantisemitismo-lanti-sionismo-e-la-mentalita-apocalittica/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/28/il-decisore-israeliano-che-spiega-le-ragioni-dellattacco-alliran/

Finirà malissimo (per Israele, la Palestina, l’Iran e molti altri milioni di esseri umani):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/02/israele-la-destabilizzazione-del-medio-oriente-ed-il-neonazismo/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/24/e-se-liran-avesse-gia-latomica-osservazioni-sconvenienti-sullarmageddon-che-verra/

http://fanuessays.blogspot.it/2012/01/auschwitz-in-israele-il-secondo.html

http://fanuessays.blogspot.it/2012/01/golia-usraele-nella-trappola-chi-ce.html

davvero malissimo:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/verso-un-secondo-olocausto.html

IN TRENTINO IL BUSINESS È BUSINESS

“Nuova, significativa tappa nei rapporti tra Trentino e Israele. A pochi giorni di distanza dalla conferenza di Gerusalemme sui temi della ricerca e dell’alta formazione, nell’ambito del vertice bilaterale Italia – Israele, alla quale ha preso parte anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, è infatti in programma, lunedì prossimo, 5 novembre, il “Trento – Israele day”, una intera giornata di incontri istituzionali e di business organizzati dalla Provincia autonoma di Trento e dall’Ambasciata d’Israele in Italia in collaborazione con Trentino Sviluppo, Fondazione Bruno Kessler, Trento Rise.

A sottolineare la valenza dell’incontro la presenza, alla guida della delegazione istituzionale israeliana, di Naor Gilon, ambasciatore d’Israele in Italia. Ad aprire la giornata la tavola rotonda su “Le relazioni scientifiche e tecnologiche tra Italia ed Israele ed il ruolo del Trentino”. Interverranno: Naor Gilon, ambasciatore d’Israele in Italia; Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento; Aviv Zeevi Balasiano, Israel Europe R&D Directorate, Director ICT-Security; Francesco Salamini, presidente Fondazione Edmund Mach; Carla Locatelli, Pro Rettore con delega ai rapporti internazionali, Università degli studi di Trento; Andrea Simoni, segretario generale, Fondazione Bruno Kessler; Fausto Giunchiglia, presidente Trento Rise.

Un nuovo incontro, dunque, che fa seguito a quello in terra d’Israele quando, alla conferenza su ricerca e alta formazione – con gli interventi dei ministri Francesco Profumo e Giulio Terzi di Sant’Agata e con un confronto tra il premier Mario Monti e il Governatore della Banca di Israele, Stanley Fisherproprio il ministro Terzi ha voluto ringraziare Dellai per quello che il Trentino sta facendo in questo campo. Un riconoscimento al ruolo svolto nel favorire la crescita della cooperazione fra i due Paesi e che ha portato anche alla sottoscrizione di un accordo il quale consentirà, nei prossimi giorni, di attivare il primo bando congiunto per la ricerca applicata rivolto a imprese trentine e israeliane.

È con questo spirito che il “Trento – Israele day” proporrà, dopo la tavola rotonda, una serie di appuntamenti. La delegazione istituzionale – oltre all’ambasciatore Naor Gilon sarà composta da Jonathan Hadar, Consigliere per gli Affari Commerciali dell’Ambasciata d’Israele in Italia; Aviv Zeevi Balasiano, Israel Europe R&D Directorate, Director ICT-Security, MATIMOP; Giovanna Bossi, Trade Officer, Ambasciata d’Israele in Italia; Vanessa Zerilli, Business Development Officer, Ambasciata d’Israele in Italia – si trasferirà infatti presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige. Nel pomeriggio tappa alla Fondazione Bruno Kessler e incontro con le imprese impegnate nei B2B e visita ad alcuni laboratori e alle strutture della Fondazione Bruno Kessler e del Consorzio Trento Rise”.

http://www.uffstampa.provincia.tn.it/CSW/c_stampa.nsf/416AD28B715DF727C12574BE0028F2B0/C29472D49389710BC1257AAA004938CF

Israele, la destabilizzazione del Medio Oriente ed il neonazismo

Una dopo l’altra, le nazioni e regioni che circondano Israele sono state destabilizzate.

La Siria da metà marzo del 2011, il Sinai negli ultimi mesi, il Libano nelle ultime settimane e presto anche l’Egitto.
Il Washington Post ha spianato la strada all’intervento NATO in Siria citando il classico pretesto delle armi di distruzione di massa (gas nervino in possesso del regime siriano) da porre sotto controllo.
Ma ci possono essere mille pretesti per intervenire.
Carichi di armi provenienti dalla Libia sono stati intercettati nella zona di Tripoli (la Tripoli libanese, quella che la CNN ha scambiato per la Tripoli libica, in un errore che è quasi un lapsus freudiano o una profezia avverata), un distretto con un aeroporto in disuso e a distanza strategica da Tartus, il porto siriano che Assad ha concesso alla flotta russa.
Comprensibilmente Medvedev ha avvertito che le ingerenze NATO in questioni regionali sono sempre a rischio di scatenare guerre internazionali e, nel contesto medio-orientale, conflitti termonucleari.

Intanto i sionisti americani preparano il terreno per l’occupazione israeliana del Sinai, ossia per una guerra con l’Egitto

E Netanyahu chiede al mondo di intervenire contro Iran, Siria ed Hezbollah

La differenza è che in Libia non ci si è mai avvicinati ad una guerra NATO-Russia, in Siria-Libano sarà un risvolto quasi inevitabile e non è tra l’altro per niente chiaro perché la NATO debba coltivare l’alleanza anti-Assad con Arabia Saudita e Qatar, due regimi se possibili ancora più autoritari di quello di Assad e pronti ad intervenire nei paesi confinanti (es. Bahrein, che sta per essere annesso all’Arabia Saudita) per sopprimere con la forza le proteste popolari pro-democrazia.

Occorre tenere sempre a mente che, da Ben Gurion, a Sharon, a Netanyahu l’obiettivo è sempre rimasto quello della restaurazione del Regno di Davide e Salomone, ossia di un’invenzione. Come si scende a compromessi con un mito etnico, con una fantasia maniacale che implicherebbe l’edificazione di una Sparta giudea, con i Palestinesi come iloti (e i lavori sono in stato avanzato: Gerusalemme è in via di giudaizzazione)?

Ricordiamoci sempre che Benjamin Netanyahu, nel 2003, affermava che se gli Arabi fossero arrivati a costituire il 40% della popolazione di Israele sarebbe stata la fine dello stato giudeo. “Ma anche il 20% è un problema e se le relazioni con questo 20% diventano problematiche, lo stato è autorizzato a prendere misure drastiche”.

Ecco, il problema è arrivato.

“Un piccolo, ma essenziale, terremoto demografico è in corso tra la costa del Mediterraneo orientale e il fiume Giordano, nell’area che, secondo i punti di vista, si può chiamare ‘Palestina storica’ o ‘Grande Israele’. A fine dicembre, i due uffici nazionali di statistica, quello dell’Autorità nazionale palestinese e quello di Israele, hanno pubblicato i risultati annuali dell’andamento demografico. E ci sono diverse sorprese. […]. «Il numero dei palestinesi nella Palestina storica, alla fine del 2011, era di 5,6 milioni. Il numero degli ebrei nella Palestina storica era di 5,8 (100 mila in meno rispetto ai dati del censimento israeliano, ndr). Basandosi sulle stime del Dipartimento di statistica israeliano per il 2012, il numero di palestinesi ed ebrei sarà di 6,3 milioni ciascuno per la fine del 2015, se i tassi di crescita attuali rimangono invariati. Tuttavia, il numero dei palestinesi nella Palestina storica arriverà a 7,2 milioni entro la fine del 2020, rispetto a 6,8 milioni di ebrei».

Netanyahu vuole la guerra con l’Iran per questa ragione, non certo per la bomba. La bomba è un pretesto.

Mi piacerebbe che i sionisti italiani (e non solo) si andassero a leggere “Come i nazisti hanno vinto la guerra“, un’intervista a Kevin MacDonald, regista di un terribile ed importante documentario (“Il nemico del mio nemico. Cia, nazisti e Guerra Fredda) su come i nazisti sono riusciti a riciclarsi ed infiltrarsi nelle democrazie occidentali, specialmente nella CIA (cf. Reinhard Gehlen – Allen Dulles) conservando una forte influenza anche dopo la fine della Guerra Fredda (furono direttamente coinvolti nell’uccisione di Che Guevara, nell’operazione Stay Behind / Gladio e nell’operazione Condor)

La sinistra filosionista potrebbe anche leggersi “I nazisti che hanno vinto: le brillanti carriere delle SS nel dopoguerra” di Fabrizio Calvi. Casale Monferrato (AL): Piemme, 2007.

Sui rapporti tra i nazisti e la famiglia Bush

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-famiglia-bush-e-il-terzo-reich.html

Sull’omicidio Kennedy e Allen Dulles:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/arduo-da-vedere-illato-oscuro-e.html

Mi stupisce che così pochi sionisti e difensori della causa palestinese siano al corrente di quel che è successo DOPO l’Olocausto, in Occidente.
Se l’avessero fatto ora non staremmo a parlare di Israeliani contro Palestinesi ma di come la minaccia esistenziale per Israele e la Palestina sia più reale che mai ma non provenga dall’Iran o dagli Arabi.

Netanyahu non si rende minimamente conto dell’effetto domino che sta per scatenare con le sue strategie destabilizzatrici (nonostante gli avvertimenti del Mossad).
L’antisemitismo arabo è uno scherzo rispetto a quello di certi ambienti molto influenti che non attendono altro che un errore israeliano per passare alla fase 2, quando l’opinione pubblica internazionale entrerà in una fase di funesta israelofobia

Gli unici che potrebbero beneficiare di questo sarebbero Israele e i Sauditi…Israele e Arabia Saudita sono nemici molto più pericolosi degli Iraniani. Il congresso è maniacalmente fissato con la guerra con l’Iran … Ascoltate il senatore Graham, il senatore McCain e Joe Lieberman … sono controllati dagli Israeliani… i Sauditi sono molto influenti e perciò quando osservate questo tipo di cose vi dovete sempre chiedere chi trarrebbe vantaggio dalla guerra? Ad Israeliani e Sauditi piacerebbe vedere i nostri soldi e i nostri giovani uomini e donne essere uccisi combattendo contro i loro nemici in Iran.

Michael Scheuer, ex agente della CIA ed ora storico alla Georgetown University
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/24/e-se-liran-avesse-gia-latomica-osservazioni-sconvenienti-sullarmageddon-che-verra/

Sarebbe ora che molti sionisti si rendessero conto che alcuni tra i loro critici più tenaci stanno tentato di salvare loro la pelle (e quella dei Palestinesi).

E se l’Iran avesse già l’atomica? Osservazioni sconvenienti sull’Armageddon che verrà

di Stefano Fait

L’azione di alcuni dei sionisti di casa nostra finirà per inimicare tutti contro quello che stanno cercando di realizzare. Temo molto che gli ebrei siano come tutti i perdenti: quando la forza è dalla loro parte sono altrettanto intolleranti e crudeli di quanto lo era prima la gente nei loro confronti. Mi dispiace davvero tanto questa situazione perché hanno sempre goduto delle mie simpatie.

Harry Truman, lettera a Eleanor Roosevelt, 23 agosto 1947 [rispecchia in pieno il mio pensiero]

L’esito finale di questa deriva sarà probabilmente un conflitto con l’Iran e con gran parte del mondo islamico. Uno scenario plausibile di uno scontro militare con l’Iran presuppone il fallimento [del governo] iracheno nell’adempiere ai requisiti [stabiliti dall’amministrazione statunitense], con il seguito di accuse all’Iran di essere responsabile del fallimento, e poi, una qualche provocazione in Iraq o un atto terroristico negli Stati Uniti che sarà attribuito all’Iran, [il tutto] culminante in un’azione militare “difensiva” degli Stati Uniti contro l’Iran.

Zbigniew Brzezinski, grande vecchio della politica estera statunitense, mentore del giovane Obama e co-fondatore con David Rockefeller della Commissione Trilaterale, testimonianza resa di fronte ad una commissione del Senato americano, 1 febbraio 2007

Noi non abbiamo bisogno di una nuova guerra. E dobbiamo chiarirlo ai nostri amici israeliani. Se gli Israeliani vogliono cominciare un conflitto armato contro l’Iran, , devono sapere che noi non lo sosterremo mai. Se lo fanno, dovranno farlo da soli. Devono assumersi tutta la responsabilità perché in caso di una guerra si dovrà pagare un prezzo altissimo e le conseguenze di un intervento militare saranno disastrose soprattutto per gli Stati Uniti, in Afghanistan e Iraq, nel settore energetico ed anche per la stabilità in Medio Oriente. […]. La mia impressione è che al momento gli Israeliani stiano essenzialmente spingendoci a dettare agli Iraniani una soluzione formulata in termini che troveranno inaccettabili. E poi, prima delle elezioni, saranno tentati di colpire l’Iran. Obama è stato umiliato l’ultima volta che Netanyahu è venuto a Washington e il presidente degli Stati uniti non dovrebbe lasciarsi umiliare. Rappresenta gli interessi americani e deve esporli all’interlocutore in termini inequivocabili. Obama deve dire a Israele che gli iraniani reagiranno bersagliando per primi i nostri obiettivi. Saremo noi a pagare un prezzo salatissimo. Questo è inaccettabile. Però dobbiamo anche ricordare che la maggior parte degli israeliani, incluso il Mossad, lo Shin Bet, l’esercito non appoggiano la guerra. È della stessa posizione anche quasi tutta la comunità ebraica in America.

Zbigniew Brzezinski, intervistato da Fareed Zakaria, 26 febbraio 2012

Una domanda che non ha ricevuto risposta. Perché l’Iran continua a far sapere a tutti i progressi del suo programma nucleare? Non sembra esserci alcun motivo per far sapere al mondo esattamente a che punto sono e dove stanno facendo quel che fanno. A meno che non sia un’esca per l’Occidente e per Israele. Questi annunci sono dunque delle provocazioni? Vogliono che l’Occidente faccia la prima mossa? Ci piacerebbe credere che siano davvero stupidi nel rivelare al mondo che cosa stanno facendo, ma non siamo così ingenui. Dove c’è un’esca c’è sempre una trappola, o un amo. C’è qualcuno al di sopra di loro che sta tirando le cordicelle e sta usando l’Iran come un’esca, un richiamo?

Lettore di Haaretz

Un comitato di scienziati ha stimato che 3 milioni di persone morirebbero entro poche settimane a causa della nube radioattiva se i reattori iraniani fossero bombardati. A sua volta l’Iran bombarderebbe la centrale atomica di Dimona, trasformando gran parte di Israele in un paesaggio à la Chernobyl per millenni.

Lettore di Haaretz

Gli unici che potrebbero beneficiare di questo sarebbero Israele e i Sauditi…Israele e Arabia Saudita sono nemici molto più pericolosi degli Iraniani. Il congresso è maniacalmente fissato con la guerra con l’Iran … Ascoltate il senatore Graham, il senatore McCain e Joe Lieberman … sono controllati dagli Israeliani… i Sauditi sono molto influenti e perciò quando osservate questo tipo di cose vi dovete sempre chiedere chi trarrebbe vantaggio dalla guerra? Ad Israeliani e Sauditi piacerebbe vedere i nostri soldi e i nostri giovani uomini e donne essere uccisi combattendo contro i loro nemici in Iran.

Michael Scheuer, ex agente della CIA ed ora storico alla Georgetown University, intervistato da Fox News nell’ottobre del 2011

 

IRAN

Come sa chi legge i miei post, una delle cose che non ho mai capito è perché i leader iraniani si comportano con così tanta strafottenza. Perché si permettono di minacciare direttamente gli USA e la Turchia (ossia la NATO), promettendo “grandi sorprese”, come i peggiori fanfaroni? Perché Ahmadinejad è così convinto che il regime sionista scomparirà dalla storia? Perché un generale delle guardie rivoluzionarie riferisce che: “uno dei nostri più grandi desideri è che il regime sionista attacchi, per poterlo gettare nella discarica della storia”:

http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/iran-threatens-to-bung-israel-into-the-trash-bin-of-history-if-attacked-1.396837

È come se non rischiassero seriamente la sconfitta e la distruzione. Sono davvero dei folli o sono dei millantatori, che è poi lo stesso, in queste circostanze? Obama sostiene che sono razionali, ossia che sanno il fatto loro. Probabilmente è così. Forse anche il governo israeliano è razionale. Il problema è che gli uni e gli altri vedono solo quel che vogliono vedere ed escludono dall’ordine delle possibilità le ripercussioni più spiacevoli. È degno di nota il fatto che questo sia proprio il tallone di Achille degli psicopatici (forse il loro unico punto debole, ma che punto debole!).

Torniamo agli interrogativi iniziali.

Perché l’Iran dovrebbe reclamizzare al mondo ogni fase del suo programma atomico, se non fosse già da tempo in attesa dell’attacco israeliano e lo sollecitasse, nella certezza che ciò lo favorirà? Forse il suo arsenale è stato prodigiosamente rafforzato? Forse i siti nucleari sono uno specchietto per le allodole e già possiede armi nucleari, oppure ha le spalle coperte da chi ne ha?

Se fossi una nazione che sta costruendo una bomba nucleare non lo farei sapere a tutti e invece disseminerei disinformazione. Il primo test lo farei solo dopo aver già costruito o acquistato diversi ordigni. È possibile che l’Iran abbia fatto precisamente questo. È possibile che l’opposizione interna ad un attacco statunitense all’Iran nel 2005 o nel 2008, che era nei piani dell’amministrazione Bush, sia stata motivata da questa consapevolezza.

Non è per nulla implausibile che l’Iran si sia già procurato sul mercato nero alcune testate atomiche, dalla Corea del Nord, dalla Russia o dal Pachistan, come garanzia per poter completare il suo programma nucleare indipendente. La sua dotazione di sommergibili gli consentirebbe di lanciare un devastante contrattacco anche se la madrepatria fosse in fiamme.

Alcune conferme arrivano da fonti inattese. Nel 2002, il capo di stato maggiore russo Yuri Baluyevsky, nel corso di un summit tra Bush e Putin a Mosca, in risposta alla domanda se l’Iran costituisca una minaccia per Israele, la Russia o gli Stati Uniti, ha affermato: “Ora, per quel che riguarda la possibilità che l’Iran abbia compiuto dei test missilistici, l’Iran possiede già armi nucleari. Naturalmente sono armi non-strategiche. Intendo dire che non sono missili con una gittata di oltre 5500 chilometri”.

Alcuni quotidiani dell’area di lingua tedesca hanno riportato la notizia che due test atomici nord-coreani segreti del 2010 potrebbero essere stati effettuati su commissione iraniana:

http://www.welt.de/politik/ausland/article13901079/Iran-soll-Atombombe-in-Nordkorea-getestet-haben.html

Se fosse vero, l’Iran sarebbe già in possesso di alcune bombe atomiche e l’ultima cosa da fare sarebbe attaccarlo.

Per la verità, sarebbe in ogni caso un’idea stupida, visto che l’unico risultato sarebbe quello di ritardare il programma di uno, due anni e di persuadere la leadership iraniana e la popolazione a dotarsi dell’arma atomica per difendersi dal sionismo.

In ogni caso l’Iran è già una potenza nucleare – non servono le bombe atomiche per distruggere una nazione, sono sufficienti quelle “sporche” (radiologiche)  – e perché chi sa inviare satelliti militari nello spazio ha già tutto quel che serve per sviluppare missili che possano colpire gli Stati Uniti.

L’Iran è dotato di un sistema satellitare di guida, un sistema di propulsione di missili ed abbastanza materiale radioattivo per un ordigno nucleare improvvisato o una bomba sporca. Siamo già sulla soglia di uno scenario apocalittico.

L’Iran sa di godere dell’appoggio della Russia, della Cina, dei Libanesi, dei Palestinesi e del governo siriano, che sta riprendendo il controllo del paese.

Stiamo assistendo ad un esplicito allineamento della Russia al fianco dell’Iran che non promette nulla di buono per Israele. La Russia può ridurre Israele ad un cratere vetrificato con relativa facilità.

La Siria è la chiave del Medio Oriente. È  già circondata da nazioni filo-occidentali (Israele, Turchia, Giordania e Iraq). È il trait d’union con l’Iran e l’Iran è il collegamento tra Russia e Cina.

Per questo un’unità militare russa specializzata in operazioni anti-terrorismo è arrivata nel porto siriano di Tartus. Il ministro della Difesa Anatoly Serdyukov ha precisato che non ci sono forze speciali russe che operano nel paese, ma che ci sono tecnici e consiglieri militari. La portavoce del Dipartimento di Stato americano non ha rilasciato alcun commento in merito:

http://abcnews.go.com/Blotter/russian-anti-terror-troops-arrive-syria/story?id=15954363#.T2efd46UzhG

La Russia ha anche potenziato le difese radar iraniane:

Si sta svolgendo un gioco di potere molto pericoloso ed è sempre più evidente che la cosa rischia di risolversi in una tempesta di fuoco, un vero e proprio Armageddon. I proclami, ammonimenti, avvertimenti, teoremi, minacce, accuse sono quasi identici a quelli che hanno preceduto l’attacco all’Iraq, in violazione del diritto internazionale e sulla base di menzogne spudorate. Si potrebbe quasi dire che l’unica differenza è la lettera finale: una “n” invece della “q”. Ieri come oggi, si sostiene che bombardare migliaia di civili garantisce la pace, la sicurezza e la stabilità del mondo.

ISRAELE

Gli analisti del Jerusalem Post hanno battezzato il 2012 “l’anno che deciderà il futuro dello Stato ebraico”:

http://www.jpost.com/PromoContent/Article.aspx?id=250203

Molta gente, in Europa e negli Stati Uniti, non crede che il governo israeliano faccia sul serio. Eppure perché dovrebbe costringere la popolazione a fare esercitazioni specifiche per una rappresaglia iraniana e inviare l’aviazione a Gibilterra e in Romania per addestrare i piloti ad operare in Iran? Perché dovrebbe aver sospeso l’attività della centrale atomica di Dimona? Solo per dimostrare che fa sul serio? Israele ha già attaccato siti nucleari in Iraq (1981) e in Siria (2007). Sembra inequivocabile che non sia assolutamente intenzionato a consentire che altre nazioni islamiche (oltre al Pachistan) si dotino dell’arma atomica. Israele si sente assediato e la situazione sta progressivamente assumendo la forma di una rievocazione delle Idi di Marzo o della morte catastrofica di Sansone:

http://www.nytimes.com/2011/09/11/world/middleeast/11israel.html?hp

La paura di un secondo olocausto è la ragione per cui si sta cacciando sempre più in un vicolo cieco, verso la distruzione:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/27/auschwitz-in-israele-un-suicidio-collettivo/#axzz1pkJAZiL8

Per evitare un conflitto nucleare rischia di scatenarlo. È dai tempi di Begin che Israele ha adottato la politica dell’attacco preventivo per la salvaguardia di Israele, quindi non c’è alcun motivo di credere che questa volta le cose andranno diversamente. Sarà l’esito ad essere differente, dato che Israele non ce la può fare e soccomberebbe anche se godesse dell’aiuto americano: un fazzoletto di terra così ristretto non può permettersi di essere colpito da una arma di distruzione di massa. Per questo l’idea stessa di creare lo stato di Israele è un regalo postumo a Hitler & co. Chi si è trasferito lì ha dimostrato scarsissima lucidità.

La verità è che non ci sono più alternative: se Israele attacca ora sarà uno scenario da incubo subito e se attende senza fare nulla sarà uno scenario da incubo entro qualche mese. C’è una bomba ad orologeria, nel Medio Oriente, che nessuno può fermare. È sorprendente – o forse non lo è – che i politici italiani, irresponsabilmente, continuino a far finta di niente, troppo impegnati a smantellare lo stato sociale e i diritti dei lavoratori per preoccuparsi dell’Armageddon.

Il pericolo è che Israele risponda agli attacchi missilistici di Iran, Hamas e Hezbollah usando il suo deterrente nucleare, ossia l’Opzione Sansone:

Lo farà quasi certamente se i missili saranno armati con agenti chimici e biologici (pensiamo alle conseguenze sull’area metropolitana di Tel Aviv, con i suoi 2 milioni di abitanti, e tanto odiata dagli Ebrei ortodossi per la sua insufficiente ebraicità). Questo significherà l’annichilimento di una regione che contiene il 40% del petrolio mondiale, e quindi dell’economia globale. La vedo male per tutte le basi americane che circondano l’Iran. Se fossi un soldato statunitense in servizio in quell’area me la farei sotto.

Perché Israele si comporta così dissennatamente? E, ancora una volta, perché dovrebbe informare il mondo di ogni sua intenzione e mossa?

L’unica risposta che mi appare convincente è che l’Iran sia un diversivo (alla faccia del diversivo!): l’obiettivo di Israele è Eretz Yisrael, ossia la pulizia etnica dei Palestinesi. E ciò spiega perché i toni si siano incendiati proprio dopo l’iniziativa palestinese per il riconoscimento all’UNESCO ed all’ONU.

Il governo israeliano ha bisogno di un conflitto medio-orientale per giustificare i crimini che ha intenzione di perpetrare in Palestina (su scala molto maggiore di quel che già succede), con il pretesto che Hamas e Hezbollah sono alleati dell’Iran. L’effetto sarà quello di coinvolgere tutti gli Ebrei del mondo, volenti o nolenti, in una guerra sionista e di far infuriare gli Americani.

CHE COSA SUCCEDERÀ?

Le vite di 200 milioni di arabi, ebrei, persiani, turchi – tanto per cominciare – sono a rischio di essere soppresse in un nuovo, definitivo olocausto biochimico e radioattivo. Molti si vogliono convincere che un evento così mostruoso non possa aver luogo, che alla fine tutto si sistemerà. Probabilmente lo pensavano anche moltissimi Ebrei europei prima dell’Olocausto e lo pensano anche molti Ebrei americani, inconsapevoli del forte rischio di pogrom ai loro danni, a causa delle trame sioniste:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/22/il-new-york-times-prepara-il-terreno-per-il-prossimo-11-settembre-dove-sono-kennedy-e-kruscev-quando-ne-hai-bisogno/

Certe cose sono troppo terribili, pur essendo concepibili, e si fa fatica a prenderle sul serio. Eppure sono reali.

Dopo che la guerra sarà arrivata e Israele, solo contro tutti, avrà avuto la peggio, ci saranno molti suicidi/omicidi, nelle alte sfere, tra chi si è schierato dalla parte sbagliata. E questo non solo negli Stati Uniti. Tra squali non c’è posto per la pietà e per il perdono. Anche il mondo dell’informazione, in diversi paesi, non sarà immune da purghe.

Ma lo sviluppo più importante non sarà l’estinzione del sionismo, la distruzione di Israele e della Palestina, o la persecuzione di sionisti ed Ebrei nel Nord America da parte di integralisti di ogni risma, particolarmente gli evangelici, convinti che secondo le Sacre Scritture gli Ebrei non convertiti saranno sterminati (sic!). Ci saranno veri e propri pogrom antisemiti/antigiudei se i fondamentalisti cristiani saranno indotti a credere che tutti i mali del mondo siano da addebitare ad Israele. L’amore si può convertire in odio in un istante dopo un evento di rottura, per sanare un’intollerabile dissonanza cognitiva.

Se fossi un nuovo Hitler e volessi sterminare gli Ebrei farei quanto segue:

  1. Ne concentrerei un gran numero in un luogo ristretto: farei affluire quanti più Ebrei è possibile, anche gente non particolarmente raccomandabile, gente disposta a tutto, anche a rendersi responsabile di atrocità a nome di Israele e di tutti gli Ebrei;
  2. Manipolerei certi media, creando un tabù del politicamente corretto contro il pensare o il parlare male di Israele: “fanno solo cose buone, sono sempre vittime”;
  3. Tirerei la corda con l’opinione pubblica internazionale, generando una pressione psicologica sempre crescente, in modo tale da impedire un dibattito spassionato e ragionevole su quel che avviene in Palestina;
  4. Il bacino si riempie, le saracinesche sono chiuse, la diga fatica a contenere la pressione dell’acqua. Infine, quando la tensione è irrefrenabile, mollerei la corda con un bel voltafaccia, affibbiando l’intera colpa al capro espiatorio giudeo, quando la posizione israeliana sarà indifendibile (molto presto, grazie a Netanyahu & co.). Saranno rimasti in pochi a protestare se succederà qualcosa ad Israele ed agli Ebrei in giro per il mondo;

Chi userei per porre fine al sionismo: Russia o Stati Uniti?

Nonostante tutto, però, lo sviluppo più importante per il resto del mondo sarà invece la Rivoluzione Globale. La guerra, nelle intenzioni di chi la vuole, dovrebbe stroncare sul nascere i fermenti di rivolta e mantenere in vita il dollaro. Servirà invece a far infuriare una volta per tutta le masse, stanche di essere prese per i fondelli ed usate come carne da cannone e come vacche da mungere fiscalmente. Questo conflitto potrebbe essere la scintilla che farà esplodere tutto.

Lunedì 5 marzo 2012 si decidono le sorti del mondo, nell’indifferenza della gente

 

di Stefano Fait

 

 

Si sente usare l’espressione tutte le opzioni sono sul tavolo. Ma alcune azioni sono contrare al diritto internazionale.

Antonio Patriota, ministro degli Esteri brasiliano, rivolgendosi al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, 24 febbraio 2012

Noi non abbiamo bisogno di una nuova guerra. E dobbiamo chiarirlo ai nostri amici israeliani. Se gli Israeliani vogliono cominciare un conflitto armato contro l’Iran, sorvolando il nostro spazio aereo in Iraq, devono sapere che noi non lo sosterremo mai. Se lo fanno, dovranno farlo da soli. Devono assumersi tutta la responsabilità perché in caso di una guerra si dovrà pagare un prezzo altissimo e le conseguenze di un intervento militare saranno disastrose sopratutto per gli Stati Uniti, in Afghanistan e Iraq, nel settore energetico ed anche per la stabilità in Medio Oriente. […]

Obama deve dire a Israele che gli iraniani reagiranno bersagliando per prima i nostri obiettivi. Saremo costretti noi a pagare un caro prezzo. Questo non è  accettabile. Però dobbiamo anche ricordare che la maggior parte degli israeliani non supporta la guerra. È della stessa posizione anche quasi tutta la comunità ebraica in America.

Zbigniew Brzezinski (il Grande Vecchio della politica estera statunitense e mentore di Obama), 26 febbraio 2012

http://www.youtube.com/watch?v=52G-qiK8qEY

testo trascritto (inglese):

http://transcripts.cnn.com/TRANSCRIPTS/1202/26/fzgps.01.html

Allo stato attuale un attacco contro l’Iran non è prudente e, soprattutto, sarebbe destabilizzante.

Martin Dempsey, Capo di Stato maggiore della Difesa Usa, 20 febbraio 2012

 

Panetta crede che vi sia una forte probabilità che Israele colpisca l’Iran nel mese di aprile, maggio o giugno, prima che l’Iran entri in quella che gli israeliani hanno descritto come una ‘zona di non ritorno’ nell’iniziare la costruzione di una bomba nucleare.

http://www.washingtonpost.com/opinions/is-israel-preparing-to-attack-iran/2012/02/02/gIQANjfTkQ_story.html

Cosa accadrebbe poi? Una catastrofe umanitaria, un grande numero di rifugiati. E l’Iran vorrebbe vendetta, e non solo contro Israele, ma anche contro altri paesi. Gli eventi nella regione diventerebbero completamente imprevedibili. Penso che l’entità di tale catastrofe non sarebbe paragonabile a null’altro. Perciò, prima di prendere la decisione di lanciare qualunque attacco, bisogna considerare appieno la situazione. Sarebbe il modo più irrazionale di affrontare la questione. Ma i miei colleghi israeliani mi hanno detto che non stanno pianificando una cosa simile. E gli io credo.

Dmitriy Medvedev, nel 2009

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=6299

Mentre al GF12 Patrick bacia Ilenia, il Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, noto per essersi lasciato sfuggire che se fosse stato un mullah iraniano avrebbe optato per l’atomica anche lui, essendo l’Iran una nazione circondata da potenze atomiche, è in visita negli Stati Uniti per perorare la causa dell’attacco preventivo. Incontrerà Biden, Panetta e vari alti ufficiali del Pentagono. Lui, che in teoria dovrebbe essere progressista, è considerato un falco dagli Americani, che lo giudicano il principale responsabile dell’irrigidimento di Netanyahu:

http://www.haaretz.com/print-edition/news/barak-heading-to-u-s-for-talks-on-iran-nuclear-threat-1.414978

Lunedì 5 marzo Obama e Netanyahu si incontrano a Washington. Forse per l’ultima volta. Netanyahu, ossessionato dall’Olocausto e dalla prospettiva di un Secondo Olocausto come nessun altro leader israeliano prima di lui, lancerà quello che è un vero e proprio ultimatum, pretendendo da Obama la garanzia assoluta che gli USA faranno tutto ciò che è necessario per bloccare il programma nucleare iraniano dopo le elezioni presidenziali del novembre 2012 (dando quindi per scontato che Obama le vinca). Se non riceverà sufficienti rassicurazioni in tal senso, Israele attaccherà prima delle elezioni, perché l’Iran sta per rendere inaccessibile il suo programma nucleare e perché un Obama che insegue il secondo mandato è più vulnerabile:

http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/if-israel-strikes-iran-it-ll-be-because-obama-didn-t-stop-it-1.414245

dando l’avvio ad un effetto domino che ingolferà il mondo in una serie di conflitti regionali e poi, con il tempo, globali, una catastrofe economica prodotta dall’aumento del prezzo del petrolio ed un disastroso rilascio radioattivo planetario:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/24/fukushima-in-confronto-sarebbe-una-bagatella/#axzz1nNrT1Utx

Tutto questo sarà verosimilmente accompagnato da sommosse, insurrezioni e, più oltre, una rivoluzione globale.

Stephen Harper, premier canadese fortemente filo-americano, ha già detto no a Netanyahu pur riconoscendogli il diritto di difendersi (ossia di attaccare):

http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=116457

Anche Obama dirà no, negli stessi termini. Non perché intenda finalmente guadagnarsi il premio Nobel per la Guerra vergognosamente conferitogli sulla fiducia, ma perché la lobby sionista a Washington è molto meno forte di quel che crede e perché l’esercito americano è ferocemente ostile a questa prospettiva e potrebbe persino mettere in discussione la sua lealtà all’esecutivo. Inoltre Obama non può permettere che gli Stati Uniti facciano la figura del burattino di Israele e non può più smentire le argomentazioni contrarie del suo entourage e della CIA:

http://www.wallstreetitalia.com/article/1330263/iran-intelligence-usa-teheran-non-cerca-la-bomba-atomica.aspx

in linea con quelle del Mossad, che sta cercando, senza successo, di salvare capra e cavoli:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/04/la-prova-che-israele-e-in-mano-ad-una-cricca-di-invasati-antisemiti/

Dal canto loro i dirigenti israeliani hanno già chiarito che non avvertiranno gli Stati Uniti riguardo alla loro decisione di colpire preventivamente i siti nucleari iraniani, ufficialmente per evitare di coinvolgerli, dato che sarebbero incolpati di non aver fatto tutto quel che era possibile per fermare Israele. [Ed è assolutamente vero!]. La verità è che gli Israeliani sanno già da tempo che gli Americani non li appoggeranno e che il loro attacco sarà unilaterale. Intendono procedere ugualmente, citando l’esempio della Corea del Nord, che alla fine si è dotata di arma atomica [esempio controproducente: il dittatore mitomane non l’ha mai usata]:

http://www.foxnews.com/us/2012/02/27/ap-source-israel-wont-warn-us-before-iran-strike/#ixzz1nn1NmK3L

Ehud Olmert, il predecessore di Netanyahu, attaccò un sito “nucleare” siriano segreto nonostante la contrarietà dell’amministrazione Bush (Cheney era però a favore, come sempre). Mentre quell’attacco era inatteso, questo è l’attacco più telefonato della storia:

http://www.haaretz.com/weekend/week-s-end/netanyahu-faces-a-tough-decision-should-obama-not-give-him-a-green-light-on-iran-1.416061

Un alleato che entra in guerra contro la volontà del partner e che lo tiene all’oscuro del momento in cui lo farà verosimilmente sancisce la fine dell’alleanza. Israele resterà solo a combattere contro tutti i nemici partoriti dalla sua costante tensione, ansia, paranoia, aggressività.

D’altronde Israele fa bene a non fidarsi degli Stati Uniti, che hanno sempre visto Israele come una pedina da sostenere finanziariamente e militarmente finché era nel loro interesse. Gli Stati Uniti non hanno costruito una base militare in Israele per proteggerlo e non sono minimamente riluttanti a sacrificare questa piccola nazione in vista di un boccone più grande. La prova di ciò è che gli USA, nel 2003, hanno attaccato l’Iraq, non l’Iran, come sperava Israele. Le nazioni non sono esseri umani e non si comportano coscienziosamente: se gli Stati Uniti intendono giocarsi Israele contro un’altra potenza, lo faranno e faranno credere al mondo che Israele sia l’unica causa della sua rovina. Ma non se la caveranno a buon mercato: il sacrificio dell’alfiere si ripercuoterà drammaticamente su di loro e non troppo in là nel tempo. Se l’amministrazione Obama avesse detto chiaramente a Israele di non attaccare – uso il passato perché non è successo e non succederà lunedì – non ci sarebbe stato nessun attacco, invece si è limitata a lavarsene le mani pilatescamente. Le mani di Obama e Panetta (e di Harper) saranno grondanti di sangue quanto quelle di Netanyahu e Barak. Molto bella, a proposito, questa analisi pubblicata da Haaretz, l’unico maggior quotidiano anti-sionista rimasto in Israele:

http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/jerusalem-washington-and-the-iranian-bomb-1.415657

Intanto il New York Times ha già preparato il terreno per un falso attentato terroristico attribuito all’Iran: la rappresaglia iraniana sarà anonima (per poter negare la loro paternità) e colpirà nazioni ritenute simpatizzanti per la causa sionista, con autobombe collocate in diverse capitali mondiali ed attacchi alle forze americani in Afghanistan:

http://www.nytimes.com/2012/02/29/world/middleeast/us-sees-iran-attacks-as-likely-if-israel-strikes.html?_r=3&hp=&pagewanted=all

Il New York Times sta aiutando Israele a scatenare la terza guerra mondiale che, nei piani del governo israeliano, dovrebbe permettergli di completare il folle e suicida piano di un “Grande Israele”. I conservatori americani vogliono la guerra per poter rimuovere Obama dal potere e ci saranno serie ripercussioni in seno all’establishment americano quando Obama abbandonerà Israele al suo destino, perché voleranno le accuse di codardia, tradimento, infamia, ecc. e si consumerà forse una resa dei conti tra sionisti ed anti-sionisti. Sarkozy fa la voce grossa contro Siria ed Iran perché si gioca la rielezione e deve nascondere il disastro libico (una nazione nel caos, oscurata dai media italiani a favore dell’intervento per non giocarsi la residua credibilità). Cameron è il mastino della City di Londra che certamente saprà lucrare da quest’ennesima guerra.

In pratica, miliardi di persone sono sull’orlo dell’Armageddon per l’implacabile avidità e assenza di scrupoli ed empatia di poche centinaia di psicopatici e/o narcisisti e/o fanatici e per l’inestinguibile trauma degli Ebrei che vivono nel ghetto israeliano, iperfortificato, armato fino ai denti, bellicoso, nazionalista, iperaggressivo, come molte vittime di bullismo che diventano a loro volta bulli per superare lo smacco, la sofferenza, il senso di inadeguatezza e, nel farlo, si sentono buoni, innocenti, puri e vittime altrui. Per non venire feriti un’altra volta, si feriscono preventivamente gli altri, fino a quando la profezia si auto-adempie e ci si tira addosso la sciagura che si voleva evitare:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/27/auschwitz-in-israele-un-suicidio-collettivo/#axzz1nNrT1Utx

La principale responsabilità di questa sindrome collettiva, dopo la sconfitta del nazismo, ricade sulle autorità israeliane, che hanno perpetuato il trauma di generazione in generazione per costruire una nuova Sparta o una nuova Prussia nel Medio Oriente, invece di provare a curarlo e stabilire rapporti di collaborazione con i vicini. Il trauma stesso è diventato così la ragion d’essere di Israele, eternamente schiavo delle sue ombre e delle sue paure, eternamente auto-centrato e concentrato sul breve e non sul lungo termine:

http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/il-mio-punto-di-vista-sulla-questione.html

E così, nonostante il fatto che l’opinione pubblica internazionale sia decisamente contraria a questa eventualità:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/08/i-sondaggi-che-condannano-al-suicidio-israele-e-stati-uniti/

http://www.foreignpolicy.com/articles/2012/02/22/asking_the_right_question

Un giorno non troppo lontano, tra marzo e novembre, apprenderemo dai telegiornali che la follia è diventata realtà:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/12/guardatevi-dalle-idi-di-marzo-come-prevedere-la-data-dinizio-della-terza-guerra-mondiale/#axzz1nNrT1Utx

 

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