L’11 settembre francese visto dagli euroscettici/eurofobi

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L’unica cosa che non funziona del ragionamento di Dezzani, analista estremamente intelligente, è l’uso dell’avverbio “paradossalmente”:

“Le elezioni regionali del 6-13 dicembre nel frattempo si avvicinano e, PARADOSSALMENTE, gli attentati del 13/11 diretti dalla DGSE sembrano aver ulteriormente gonfiato le vele al partito anti-establishment par excellence, ossia il Front National, dato in testa ai sondaggi con il 27% delle intenzioni di voto, contro il 26% del PS ed il 25% dell’UMP19”.
http://federicodezzani.altervista.org/quel-filo-che-ervizi-segreti/

Non c’è nulla di paradossale, se la prospettiva cambia.
Dezzani crede che i servizi segreti deviati lavorino per il governo, ossia che non siano realmente deviati.
E lo crede perché, essendo radicalmente euroscettico, non può immaginare che gli autori di questa strategia della tensione possano essere eurofobi.

Non collega le continue pressioni esterne a Germania e Francia per le loro intese sotto banco con Putin.
Non vede che il progetto europeo si è sfaldato dopo la crisi del 2008 e che quindi la crisi non è stata usata per integrare ulteriormente l’Unione Europea o l’eurozona, ma semmai per dividerla.

E siccome non lo può concepire, non arriva a immaginare che Mossad-CIA-Gladio possano tifare per Marine Le Pen, Strache, Salvini, Farage, ecc., come già accadde negli anni Trenta del secolo scorso, quando le forze sovversive avevano altri nomi ma i medesimi obiettivi: fascistizzare il continente.

La nostra fortuna è che l’Europa, da allora, è molto cambiata e le cose andranno diversamente.

Il disastro aereo ucraino: cosa ci sfugge?

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Come sempre, i media di entrambe le parti stanno creando notizie (es. il volo di Putin in quell’area poco prima dell’abbattimento del volo malese: sconfessato dalle autorità moscovite) e fungendo da megafoni per i vari potentati, invece di descrivere quel che accade.

Continua a succedere e ogni volta si rischia (o avviene) un’escalation bellica.

I lettori più frettolosi possono saltare a piè pari tutto quel che segue e atterrare sani e salvi all’ultima sezione, intitolata “voci fuori dal coro”

IL MIT SUL SARIN IN SIRIA

Anche il Mas­sa­chus­setts Insti­tute of Tech­no­logy mette in dubbio la versione dell’amministrazione Obama sull’attacco chimico di Ghouta, in Siria, il 21 agosto scorso…Per i due studiosi infatti la git­tata del mis­sile rudi­men­tale tro­vato dagli ispet­tori Onu non poteva essere supe­riore ai due chilometri e considerando la mappa delle forze in campo sul territorio siriano in possesso di Washington il 30 agosto, il punto da cui era partito il missile si trovava nelle aree controllate dai ribelli jihadisti che stanno combattendo Assad.

Un risultato che conferma, secondo Lloyd e Postol, la possibilità che parte dell’amministrazione americana volesse utilizzare delle informazioni ‘sbagliate’ per convincere il Congresso ad autorizzare un intervento militare contro il governo di Damasco. A settembre infatti si era arrivati ad un passo dai bombardamenti ma poi la proposta russa sulla consegna alla comunità internazionale dell’arsenale chimico di Assad aveva fermato Obama e lasciato spazio alla diplomazia

http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Siria-MIT-smentisce-Obama-Ghouta-attacco-chimico-ribelli-db40d6ec-4e2e-4323-bb06-7b4fd2406cc2.html

PAOLO RUMIZ SULLE FOSSE COMUNI LIBICHE E SUL MASSACRO RUMENO

Negli stessi giorni, un «filmato del 22 febbraio» di One World mostra le «fosse comuni»: morti fatti dai governativi inumati su una spiaggia dopo i massacri ordinati da Gheddafi. Il 24 si dimostra che il video era stato girato nell’agosto 2010 nel cimitero Ashat ed era una normale operazione di rinnovamento del suolo e spostamento dei resti, abituale ogni 10-20 anni:

Paolo Rumiz: Anche in Libia la situazione per i media occidentali sembra difficile da interpretare. Un esempio che rischia di ricordare il finto massacro di Timisoara è il video circolato nei giorni scorsi dove si vedono degli uomini scavare delle fosse. I media hanno parlato in un primo momento di fosse comuni. Salvo avanzare qualche dubbio subito dopo

Sì, in Libia potrebbero aver agito come in Romania. E come avviene sempre durante le guerre, che ormai si combattono anche con l’uso dell’informazione. Ovviamente, non possiamo nemmeno escludere che chi ha girato quelle immagini lo abbia fatto in buona fede. Ma che non fossero delle fosse comuni mi sembrava chiaro sin dall’inizio. Dal video si capisce che non c’è un’unica fossa ma tante fosse, una cosa che assomiglia molto di più a un cimitero.

Però i media, almeno all’inizio, hanno parlato di fosse comuni in Libia

E’ l’indiscutibilità della morte che ti frega. Davanti a dei cadaveri uno non può fare a meno che prenderli per tali. Quando c’è una guerra, la confusione, la concitazione e la fretta giocano sempre a favore di chi vuole mettere in giro notizie false. Tutte queste cose chi manipola l’informazione le sa. Durante le guerre, i servizi segreti o chi vuole condizionare l’opinione pubblica usa i cadaveri per raccontare cose non vere. E’ un trucco antico. Non scopriamo niente di nuovo.

http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/02/27/paolo_rumiz_intervista_morti_libia_romania_1989_ceausescu.html

PIETRO FOLENA SULLE ARMI CHIMICHE DI SADDAM HUSSEIN

E’ chiaro oramai che le armi di distruzione di massa non sono tra queste: in due mesi ogni tentativo di ritrovamento è fallito miseramente. Il presidente Bush ha persino ipotizzato, oltrepassando la soglia del ridicolo, che Saddam abbia fatto distruggere le armi poco prima della guerra, come se sbarazzarsi di testate chimiche e nucleari fosse un lavoro di pochi giorni. Ancora più gravi sono le rivelazioni sulle “prove” prodotte (nel senso proprio di “fabbricate”) da Bush e Blair per giustificare la guerra. Già sapevamo del dossier rivelatosi una tesi di laurea di uno studente di origini irakene risalente a 10 anni fa. Già sapevamo dell’inattendibilità del Rapporto Powell al Consiglio di sicurezza che suscitò le perplessità di Blix e di El-Baradei e l’ilarità di tutti i media indipendenti del mondo. Oggi sappiamo anche che il governo britannico ha letteralmente costretto i servizi segreti a fornire prove false e a ingigantire fatti che altrimenti sarebbero passati inosservati. Sappiamo che la Cia aveva dimostrato l’inesistenza di prove concrete contro il regime di Saddam. Bush e Blair hanno mentito. Hanno detto grossolane e incredibili bugie ai loro parlamenti, all’opinione pubblica dei loro paesi e del mondo intero, ai governi alleati. Hanno ostacolato e ancora ostacolano il lavoro degli ispettori dell’ONU che, come ci ha raccontato El-Baradei in una conferenza organizzata dalla Fondazione Di Vittorio, non possono ancora riprendere appieno il loro lavoro a causa dell’ostilità delle forze occupanti. Hanno cercato di gettare fango su un onesto funzionario qual è Hans Blix….Berlusconi, Aznar e gli altri capi di governo della coalizione dei volenterosi sono anch’essi complici di questa colossale menzogna.

Pietro Folena, l’Unità

http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/90000/89589.xml?key=Pietro+Folena&first=41&orderby=1&f=fir

RW JOHNSON (OXFORD) SULL’ABBATTIMENTO DI UN AEREO COREANO PER MANO DEI SOVIETICI (1983)

RW Johnson era una delle poche persone su entrambe le sponde dell’Atlantico a resistere [alle pressioni a conformarsi alla versione ufficiale sull’abbattimento del volo KAL 007]. I suoi articoli sul Guardian sollecitarono un messaggio da un parlamentare Tory (generosamente lasciato anonimo in questo libro) al capo del Magdalen College di Oxford suggerendo che il signor Johnson era ‘inadatto’ al suo incarico. Johnson difese la sua visione scettica, tuttavia e la arricchì con una ricerca meticolosa. Il risultato non è solo una storia terribile – molto più terrificante di qualsiasi opera di narrativa potrebbe mai essere – ma una denuncia politica di primissimo ordine….Il velivolo era stato dotato delle più sofisticate tecnologie computerizzate di assistenza alla navigazione. Il percorso da Anchorage a Seoul passava così vicino alla Russia che era costellata di punti di segnalazione per la guida alla navigazione, tutti ugualmente ben attrezzati. Se l’apparecchiatura funziona, un aereo di linea non può deviare fuori rotta. Se non funziona, i meccanismi di allarme sull’apparecchio e a terra si incaricano di avvisare il pilota in pochi secondi. Eppure, quasi dal momento in cui lasciò Anchorage, il KAL 007 deviò verso nord allontanandosi dal suo percorso corretto. Era 365 miglia fuori rotta quando fu abbattuto: nessuno altro aereo si era mai allontanato così tanto dalla rotta programmata nella storia dell’aviazione civile. Prima di partire da Anchorage, il capitano del velivolo aveva segnato un percorso molto simile a quella che poi seguì. Aveva caricato carburante in eccesso senza registrarlo. In qualche modo, quando i caccia russi sciamavano attorno a lui sparando proiettili traccianti, cercava di schivarli con cambiamenti di rotta e altitudine, regolarmente notificati al controllo a terra.

London Review of Books

http://www.lrb.co.uk/v08/n13/paul-foot/the-scandal-that-never-was

Il pilota dello 007, considerato il migliore della compagnia (un vero e proprio “robot umano”:

– mentì sulla quantità di carburante che caricava;

– abbandonò ad Anchorage un carico pagato che era tenuto a trasportare;

– aveva pianificato su delle note il percorso che poi avrebbe seguito (365 miglia fuori rotta: che non sono bruscolini);

– fece 3 manovre che non potevano essere compiute inconsciamente;

– riportò falsamente la sua posizione ad ogni waypoint in cui poteva correggere la rotta;

– modificò la velocità ben al di fuori dei parametri previsti;

– usò misteriosamente il codice transponder sbagliato;

– non poteva non sapere che era su territorio sovietico per via delle mappature meteo che aveva a disposizione;

– non si è curato di rispondere alle comunicazioni e poi agli avvertimenti radio sovietici, o ai traccianti di avvertimento che sono stati sparati proprio di fronte a lui;

– quando un caccia sovietico lo ha affrontato, ha falsamente informato il suo controllo a terra che stava effettuando una salita, mentre in realtà stava scendendo rapidamente;

– nei 56 secondi in cui rimase in onda dopo che l’aereo era stato colpito da un missile si astenne dal lanciare l’obbligatorio segnale di richiesta di soccorso.

http://www.lrb.co.uk/v08/n13/paul-foot/the-scandal-that-never-was

L’OPERAZIONE NORTHWOODS

L’operazione Northwoods (Operation Northwoods)[1] fu un piano concepito nel 1962 da alti dirigenti del Ministero della Difesa statunitense, (firmato dal generale Lyman Lemnitzer, capo degli stati maggiori riuniti e futuro responsabile di GLADIO) allo scopo di indurre l’opinione pubblica statunitense a sostenere un eventuale attacco militare contro il regime cubano di Fidel Castro[2]. Il piano, che non fu mai messo in atto, prevedeva l’esecuzione di una serie di azioni organizzate da entità governative USA operanti sotto le mentite spoglie di nazionalisti cubani; il piano prevedeva anche attacchi terroristici contro obiettivi all’interno del territorio nazionale degli Stati Uniti.

http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Northwoods

http://www2.gwu.edu/~nsarchiv/

esiste un establishment più russofobo di quello britannico?

esiste un establishment più russofobo di quello britannico?

LA SCIAGURA DELL’AEREO MALESE IN UCRAINA

Mi rifiuto di prendere in considerazione i vari tuit/tweet, dell’una e dell’altra parte, perché non ritengo credibile lo scenario in cui gente che si trova sotto attacco o che potrebbe essere un bersaglio, userebbe twitter per comunicare al mondo i suoi stati d’animo, imprese, congetture. Un tweet non è una prova.

Non è chiaro perché, in un conflitto contro ribelli privi di aviazione, l’esercito regolare ucraino abbia deciso di collocare dei sofisticati sistemi antiaerei in un’area in cui potevano essere catturati.

Finora i separatisti non avevano mai usato un sistema di lancio di missili terra-aria Buk in dotazione all’esercito ucraino (e russo) per abbattere gli aerei lealisti (volano a quote molto più basse), ma esclusivamente i MANPAD (un sistema missilistico antiaereo a corto raggio trasportabile a spalla, con una gittata di 4 km)

http://www.newscientist.com/article/dn25917-what-was-the-malaysian-jet-doing-over-a-war-zone.html?utm_source=NSNS&utm_medium=SOC&utm_campaign=facebookgoogletwitter&cmpid=SOC|NSNS|2012-GLOBAL-facebookgoogletwitter#.U8orEkDNwnE

Il sistema Buk è in grado di identificare un aereo civile (radar > transponder sull’aereo: l’eventuale comunicazione dovrebbe essere stata registrata nella scatola nera) perciò è da escludere un incidente (un solo tiro, con 60% di probabilità di colpire un bersaglio mobile se si è perfettamente addestrati al suo uso: come si può parlare di miliziani ubriachi che non si rendono conto di quel che fanno, come nella “versione ufficiale”?).
Se quella è stata l’arma impiegata (il tempo dirà se hanno ragione coloro i quali sospettano che la pista del Buk sia fuorviante e che si sia trattato di un missile aria-aria o di una bomba programmata per attivarsi al cambio di quota imposto da terra al momento dell’ingresso nello spazio aereo ucraino), chi ha sparato sapeva cosa stava facendo e sapeva che a quell’altezza volavano solo aerei civili.

Non esiste alcuna spiegazione razionale del perché i separatisti pro-russi e gli specialisti russi che li avrebbero dovuto assistere, avrebbero deliberatamente effettuato un attacco del genere, che non avrebbe potuto fornir loro alcun beneficio tangibile e, al contrario, poteva solo produrre una massiccia e forse fatale reazione internazionale contro la loro causa.

Perché un aereo che, in genere, vista la sua destinazione, passerebbe sopra il mare di Azov, si è ritrovato 2-300 miglia fuori rotta, in un’area ad alto rischio e ad un’altezza di 33mila piedi, ossia al limite della zona rischio? La Malaysia Airlines contesta ai controllori dello spazio aereo ucraino di aver chiesto al loro pilota di abbassare la quota da 35mila piedi a 33mila piedi

http://www.themalaymailonline.com/malaysia/article/ukraine-traffic-controllers-instructed-mh17-to-fly-lower-mas-says

ma non sapremo mai cosa si sono detti i controllori di volo e l’equipaggio, dato che i servizi di sicurezza ucraini hanno confiscato le registrazioni della suddetta conversazione

http://www.bbc.com/news/world-us-canada-28360784

Chi ha fatto circolare le supposte prove del coinvolgimento russo, una comunicazione tra separatisti e russi in cui si afferma di aver abbattuto l’aereo sbagliato, un video che, in realtà, è stato creato alle 19 e 10 del giorno prima, il 16 luglio 2014? Chi sapeva con largo anticipo che il 17 ci sarebbe stato un incidente aereo addebitato alle ingerenze russe?

http://rghost.net/private/56950510/78d787acfabcaf840cfa213e7221a060

http://www.mmnews.de/index.php/etc/19144-mh17-angebliche-youtube

http://www.zerohedge.com/news/2014-07-17/ukraine-releases-youtube-clip-proving-rebels-shot-down-malaysian-flight-mh-17

LA REAZIONE RUSSA

È abbastanza sorprendente, se si presume che siano in qualche modo responsabili. Non hanno nulla da obiettare all’acquisizione e analisi da parte di Kiev delle scatole nere

http://italian.ruvr.ru/news/2014_07_18/Mosca-non-portera-via-le-scatole-nere-del-Boeing-0147/

È possibile che reputino di avere già sufficiente materiale per screditare qualunque tentativo di false flag?

Un aspetto estremamente gustoso della situazione è che se si dimostrasse che la colpa è dei ribelli filorussi e l’Occidente riuscisse a convincere la “comunità internazionale” che Putin è responsabile per i crimini dei ribelli ucraini ai quali garantisce il suo supporto (peraltro non certo assoluto, come si è già visto in varie occasioni, inclusi i referendum), automaticamente Bush, Blair, Cameron, Sarkozy, Merkel, ecc. sarebbero da considerare responsabili per i crimini commessi dai loro soldati (torture, eccidi di civili con o senza droni) e dalle varie formazioni di insorti che godono del loro sostegno (es. la pulizia etnica dei libici di colore a Tawergha, realizzata grazie alla copertura aerea della NATO, le decine di violazioni di risoluzioni ONU e l’uso del fosforo bianco da parte di Israele; Guantanamo, Abu Ghraib, ecc.)

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VOCI FUORI DAL CORO

Su vari forum si è fatta avanti una lettura dell’evento che si distingue da quelle dell’una e dell’altra fazione. La ripropongo in sintesi; ciascuno ne faccia ciò che vuole.

Chi ne tra vantaggio? Qual è il vero obiettivo di questo attacco? Al di là della funzione propagandistica, non sembra essere un evento cataclismico e certamente non servirà a scatenare una guerra internazionale. L’opinione pubblica internazionale darà in gran parte la colpa ai separatisti per un incidente disastroso e continuerà a chiedersi chi abbia permesso a dei voli civili di transitare in un’area di guerra. I leader europei non sono intenzionati a cambiare la propria posizione di dialogo diplomatico con Mosca. Obama ha escluso che l’Ucraina possa diventare un campo di battaglia per soldati americani.

Non è abbastanza, ci dev’essere dell’altro. Queste voci fuori dal coro suggeriscono che si tratti di una distrazione che svia l’attenzione da ciò che sta accadendo sul campo, in Ucraina, ma anche nel mondo. Mentre tutti si concentrano su questo evento, perdono di vista sviluppi più importanti. La stessa guerra civile ucraina potrebbe avere questo fine, in un contesto più ampio.

Ipotizziamo che questa interpretazione sia corretta.

Che cosa ci sfugge? L’intervento terrestre israeliano avvenuto in pratica sincronicamente rispetto all’incidente in Ucraina?

Segnalo l’ipotesi delineata dal giornalista giapponese Yoichi Shimatsu, che già aveva individuato una pista israeliana grazie ad un’inchiesta sui retroscena di un precedente incidente aereo collegato all’aeroporto di Amsterdam, dove la sicurezza è gestita da una ditta israeliana (ICTS) fondata da un ex ufficiale dello Shin Bet.

Forse proprio la coincidenza dei tempi è un segnale che esiste un qualche tipo di coordinamento?

Non ci resta che attendere e osservare.

http://www.futurables.com/2014/07/21/israele-un-monito-per-lumanita/

Stati Uniti di Polizia – la fase finale della Guerra al Terrore è cominciata

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Si dovevano attaccare i civili, la gente, donne, bambini, persone innocenti, gente sconosciuta molto lontana da ogni disegno politico. La ragione era alquanto semplice: costringere … l’opinione pubblica a rivolgersi allo stato per chiedere maggiore sicurezza.

Vincenzo Vinciguerra, ex agente Gladio, deposizione

War-2

La vera notizia è come è bastato un decennio per addomesticare i cittadini americani e far loro accettare detenzione permanente, tortura, esecuzione sommaria di cittadini americani, in patria o all’estero, una massiccia presenza di paramilitari nelle loro strade e nelle loro case. Ogni richiesta fatta dalle autorità era a titolo volontario, ma quasi nessuno si è rifiutato di ottemperare. E’ vero che Boston è un caso particolare: una città particolarmente rispettosa della legge e con forti simpatie per il presidente Obama. Tuttavia resta il dato davvero inquietante di una popolazione fin troppo facilmente malleabile e disposta a credere, obbedire, combattere la “Guerra al Terrore”. La buona notizia è che le voci di dissenso stanno facendosi sentire in rete e nei forum dei quotidiani, in modo articolato e fermo. Boston è servita da monito.

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Allo stato attuale, non vi è nulla di sostanziale che colleghi i due indagati al delitto. Ci sono voci, 32 secondi di video per nulla incriminante (così tante telecamere a circuito chiuso ma nessuna registrazione utile?), alcune fotografie non troppo chiare, i loro zaini sembrano diversi da quelli incriminati. Non c’è un movente, non c’è una  prova visiva che mostri i sospetti che dispongono la bomba sulla scena del crimine e non c’è alcun filmato dei sospetti in fuga da una qualunque scena del crimine. L’automobilista rapito che, ci viene detto, ha riferito che i due, prima di lasciarlo andare senza torcergli un capello, si sono autoaccusati dell’attentato (!!!??? per farsi prendere più facilmente?), non è stato intervistato da nessuno, si è letteralmente volatilizzato. Ci sono ben 6 versioni discordanti di come è avvenuta la cattura.
Al momento nessun giudice li condannerebbe.

Obama, in quanto presidente, non deve permettersi di emettere sentenze, come ha implicitamente fatto e come esplicitamente fa con le sue liste di persone da uccidere con i droni.
Il ragazzo è un cittadino americano, non un “nemico combattente” come John McCain vorrebbe che fosse considerato, in modo da farlo internare e processare da un tribunale militare, a porte chiuse .

Non deve essere interrogato dall’FBI e giudicato a livello federale. La giurisdizione è quella del Massachussetts: si sta forse cercando di sfruttare il caso per degli scopi che hanno poco a che vedere con la sicurezza dei cittadini e molto a che vedere con ulteriori restrizioni dei loro diritti (se possono fare a pezzi la costituzione per un cittadino americano, lo possono fare per tutti)? Oppure si sta cercando di evitare che qualcuno capisca in che rapporti erano stati il fratello maggiore e l’FBI nel corso degli ultimi 3 anni?

L’FBI organizza complotti terroristici, agevolando gli estremisti, fornendo loro idee, logistica, contatti ed armi per arrestarli preventivamente, senza che i cittadini si chiedano se non sia istigazione a delinquere, se queste persone avrebbero realmente compiuto certe azioni se non fossero stati inseriti in un certo tipo di dinamica:

http://www.nytimes.com/2012/04/29/opinion/sunday/terrorist-plots-helped-along-by-the-fbi.html?pagewanted=all&_r=3&

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/21/lfbi-organizza-e-sventa-la-maggior-parte-degli-attentati-terroristici-islamici-sul-suolo-americano-ricerca-della-ucla/

L’FBI ha addirittura consentito che il primo attentato alle Torri Gemelle, quello del 1993, andasse in porto
http://www.nytimes.com/1993/10/31/nyregion/bomb-informer-s-tapes-give-rare-glimpse-of-fbi-dealings.html?pagewanted=all&src=pm

L’FBI sorvegliava Tamerlan, il fratello maggiore, da 3 anni e lui lo sapeva, perchè avevano informato i suoi genitori (!). Allora perché quell’appello ai cittadini affinché aiutino ad identificare dei sospetti che già conoscono? 

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Il giovane Dzhokar Tsarnaev era un giovane cittadino Americano modello. Era un calciatore e si allenava tre volte in settimana con i suoi compagni di squadra e, non contento, era anche il capitano della squadra di wrestling del suo istituto: i suo compagni di wrestling lo ricordano come una persona sempre disponibile pronta ad elargire consigli. Aveva ottenuto una borsa di studio in medicina, voleva diventare un infermiere, era stato un bagnino perché “voleva salvare la gente”, nel tempo libero assisteva come volontario ragazzini affetti dalla sindrome di Down. Nessuno dei suoi amici più stretti l’ha mai considerato una persona religiosa. I suoi insegnanti lo hanno descritto come uno studente ideale. I suoi vicini come un ragazzo adorabile. Era l’incarnazione del sogno Americano ma, da un giorno all’altro, ci viene detto che è diventato uno jihadista che uccide civili ad una competizione sportiva (lui che adora lo sport) e la sera stessa va ad una festa (mentre il fratello va tranquillamente in palestra ad allenarsi), poi a dormire nella sua stanza. Il giorno dopo si rende conto che è in corso una caccia all’uomo, scappa con suo fratello maggiore, ruba un’auto ma rilascia il proprietario dopo avergli detto che è l’autore dell’attentato (!!! – questo sostengono le autorità investigative: nessuno ha visto e intervistato questo tizio), sfugge alla cattura anche se dopo la prima sparatoria è circondato da poliziotti.
Per qualche ragione le sue radici cecene non lo spingono ad attaccare la Russia ma gli Stati Uniti che gli hanno dato tutto quel che poteva desiderare, inclusa la cittadinanza (qualche mese fa). È uno jihadista ma non si immola e non si comporta come tale; è come se avesse due personalità e nessuno avesse mai visto quella islamista.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/20/informazioni-sui-presunti-bombaroli-di-boston-che-non-troverete-sul-corriere-della-sera/

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Ancora più drammatica è la criminalizzazione dei giovani: secondo la stessa versione ufficiale in cui cambiano i nomi e i connotati ma gli altri dettagli si ripetono, gli autori di attentati e stragi sono immancabilmente giovani immaturi, inquieti e, soprattutto, indignati con il governo. Questi escono di testa per ragioni che non sono mai chiare, agiscono da soli e sfruttano insospettabili abilità militari per uccidere degli innocenti e/o sfuggire alla cattura: fino alla loro uccisione o suicidio, come in ogni film americano che si rispetti.

Il copione è ripetitivo e meccanico, ma le serie TV (24, Homeland) ed i blockbuster lo hanno reso plausibile per un pubblico ovinizzato che delega ad altri le attività cerebrali non necessarie alla sopravvivenza fisica.

Le autorità ci assicurano che il fratello maggiore era un integralista, a dispetto delle apparenze (era appassionato di hip-hop, skateboard e droghe leggere)

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e, stando al racconto della madre, Zubeidat K. Tsarnaeva, negli ultimi anni l’FBI l’aveva avvertita del fatto che il figlio Tamerlan era su una brutta strada e che lo stavano sorvegliando [NB, l’FBI ha ammesso che le cose stavano così solo DOPO l’intervista della madre ad una TV russa]. Questo significa che dovevano sapere che aveva consultato dei siti per costruire bombe fatte in casa (se è vero) e che dovevano sapere che si era comprato un arsenale di armi…però…boh?
Nel 2011 l’intelligence russa aveva chiesto all’FBI di indagare su di lui, per capire se era “a rischio”. L’FBI fece delle scrupolose investigazioni (internet, telefonate, conoscenze, biografia, movimenti, domande a parenti e conoscenti, ecc.) senza trovare alcuna attività sospetta o legame con associazioni terroristiche, ma riferì di un’evidente tendenza integralista:

http://www.guardian.co.uk/world/2013/apr/20/fbi-quiz-dzhokhar-tsarnaev-suspect-capture

Dopo l’attentato Tamerlan non si è suicidato: è tornato a casa dalla bella moglie americana – Katherine Russell – e dalla figlia.

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Le autorità, a partire dal presidente, stanno trattando dei sospetti alla stregua di colpevoli già condannati.
Questo normalmente succede in un sistema giuridico primitivo come quello giapponese, dove l’imputato deve dimostrare di essere innocente. In un sistema giuridico civile l’accusa deve dimostrare la colpevolezza. Dal Patriot Act in poi gli Stati Uniti non sono più un paese civile e, anche grazie a certe leggi controfirmate da Obama, il nostro presunto terrorista rischia di scomparire per anni in un labirinto giudiziario, come se fosse a tutti gli effetti morto (morte civile):
http://www.informarexresistere.fr/2012/01/07/ndaa-torneranno-i-campi-di-concentramento-in-america/#axzz2QwmMcGkz

Nessuno si curerà della sorte di Tsarnaev, preventivamente condannato dall’opinione pubblica, allo stesso modo in cui praticamente nessuno si preoccupa dei diritti degli internati nei campi di prigionia antiterroristi americani. Però è così che i diritti di tutti vengono amputati: prima si colpiscono le figure marginali, detestate o appena tollerate (zingari, ebrei, comunisti, gay, ecc.) e poi, nel constatare che la popolazione non reagisce, l’abolizione della tutela giuridica si istituzionalizza, si espande e diventa sempre più arduo contestarla. Per abolirla non resta altro da fare che combattere e sacrificare la propria vita. E’ quel che succederà negli Stati Uniti nei prossimi anni, con buona pace degli obamofili.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/28/children-of-men-i-figli-degli-uomini-un-film-preveggente/

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Boston, una città di oltre 600mila abitanti è stata, virtualmente, messa agli arresti domiciliari (chiunque si fosse trovato in strada era passibile di fermo e perquisizione corporale – in un caso un tizio è stato denudato e dei poliziotti hanno inveito contro i giornalisti) e sotto legge marziale (con migliaia di paramilitari che entravano nelle case per setacciarle, senza alcuna autorizzazione) per la durata della caccia allo studente diciannovenne modello-assistente di ragazzini down-terrorista jihadista a tempo perso.

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La militarizzazione della metropoli ora costituisce un precedente. Invece di usare i cani per rintracciare rapidamente il ricercato, che perdeva sangue ed aveva abbandonato l’auto, 9mila agenti militarmente equipaggiati hanno trascorso la notte perlustrando le abitazioni di una vasta sezione della città (senza un permesso, in piena violazione del quarto emendamento), come se fosse la cosa più naturale del mondo. Nessuno ha protestato, la folla alla fine festeggiava per le strade, senza rendersi conto dell’implicita carta bianca che hanno fornito al governo.
In nessun paese europeo, dopo la sconfitta di Hitler, la minaccia terroristica è mai stata gestita in questo modo. Queste sono “cose da Hollywood”:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/07/batman-leroe-della-controrivoluzione/

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Ora qualunque cellula terroristica (e presidente) sa che basta davvero poco per mettere in stand-by gli Stati Uniti e che la popolazione accetterà con entusiasmo che la sua libertà sia sacrificata in nome della sicurezza. Il sogno di Bush è realtà, ma con Bush tutto questo non sarebbe stato possibile. Obama il Buono, invece, può, perché è “animato dalle migliori intenzioni”, nonostante tutto:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/14/amerikarma-obamamania/

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Perciò non è un problema se il confino domestico dei cittadini elimina possibili testimoni delle azioni delle forze dell’ordine paramilitari (stavano cercando indizi o disseminando “prove”? Chi può dirlo?), se il ragazzo è stato scovato da un privato cittadino che aveva violato il coprifuoco perché non ne poteva più, se l’atmosfera diventa ancora più agghiacciante, amplificando gli effetti dell’atto terroristico.

Chiunque contesti questo genere di prassi poliziesca viene bollato come complottista (yawn/sbadiglio) o apologeta di terrorismo (!!!).

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Molti di quelli che hanno seguito Obama durante la crisi hanno osservato che il suo atteggiamento era freddo, distante, privo di emozioni, meccanico nel pronunciare parole di pura circostanza.

Il mio timore è che si stia chiudendo nel suo guscio, come accade agli schizoidi quando la situazione si fa seria. A quel punto è difficile distinguerli dagli psicopatici. A quel punto, tutto diventa possibile:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/03/10/obama-e-psichicamente-sano-oppure-e-schizoide/

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La questione, allora, è la seguente: gli americani sono stati ammaestrati come i tedeschi negli anni Trenta, oppure saranno capaci di ridestarsi dall’ipnosi collettiva?

Se vivessi negli USA sarei seriamente preoccupato e traumatizzato, perché saranno anni di lacrime, piombo e sangue:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/02/15/la-storia-dello-zombie-che-fu-bruciato-vivo-dalla-polizia-stati-uniti-2013/

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Appuntamento con Renzi ai Campi Flegrei

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Marco Carrai: coetaneo (37 anni) e amico personale di Renzi, imprenditore del settore edile, cattolico, vicino a Cl (il cugino Paolo è stato presidente della Compagnia delle opere in Toscana), è il principale punto d’unione con il mondo degli affari e con gli ambienti internazionali (soprattutto americani).

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-28/marco-carrai-133923.shtml?uuid=AbOkRC7G

Il sindaco fra i suoi rapporti politici in America…può contare anche su relazioni trasversali, grazie anche alla vicinanza di Marco Carrai, che cura la raccolta fondi di Renzi, a Michael Ledeen, animatore del think tank repubblicano American Enterprise Institute.

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/politica/2012/6-settembre-2012/quella-rete-americana-asse-clinton-blair-2111718004332.shtml

Marco Carrai, amico e coetaneo del sindaco, imprenditore di Greve in Chianti, definito il «Gianni Letta di Renzi» per la fittissima rete nazionale e internazionale di rapporti politici ed economici che ha messo in relazione col sindaco, da Farinetti di Eataly a Baricco, dalla Compagnia delle Opere all’Opus Dei, da Blair a Michael Ledeen.

http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2490000/2486104.xml?key=bersani&first=341&orderby=1

I tempi della diplomazia stanno terminando. È ora di liberare l’Iran, la Siria ed il Libano

Michael Ledeen, 30 aprile 2003, citazione a cura di William O. Beeman, Pacific News Service, 8 maggio 2003

Tony Blair: dalle stelle al disprezzo di milioni di persone. Non esiste un luogo pubblico in cui possa recarsi senza temere di diventare oggetto di insulti o peggio. Sarkozy se l’è cavata meglio, ma ha davvero ottenuto ciò che voleva? Pensa che il suo sia un bilancio positivo? Netanyahu può dirsi certo che la sua strategia non stia accelerando la distruzione di Israele invece di scansarla e che questo sia l’unico modo per onorare suo padre?

Chi vede il mondo come una scacchiera, o come argilla da plasmare, o come un chiodo da martellare, sarà pedone, argilla nelle mani di un vasaio, chiodo da martellare. Una vita in cui puoi solo essere un chiodo per qualcuno e un martello per qualcun altro è una vita degna di essere vissuta? Non è prevedibile che persone che concepiscono l’universo in questi termini siano animate da brame apocalittiche/messianiche autodistruttive?

Quanto può essere attraente per una persona “normale” un modus vivendi ed operandi così tipicamente psicopatico/sociopatico? (e così ansiogeno?)

In ciascuno di noi c’è un Ledeen & co. da ammansire. Le loro idee vanno contrastate ma, prima di tutto, occorre capirle, perché l’oracolo di Delfi non vaneggiava quando invitava tutti a conoscere se stessi.

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Ledeen ama così tanto l’Italia da volerla controllare.

Pur essendo agli antipodi della sua concezione politica e morale, mi è piaciuta la sua analisi (peraltro marcatamente filo-berlusconiana) delle recenti elezioni italiane (inclusa la gustosa frecciata all’amministrazione Obama).

Mi sono piaciute meno le sue conclusioni, prevedibilmente apocalittiche, sebbene non completamente irreali:

Quindi, dove va l’Italia? Se uno è superstizioso come tendono ad esserlo gli italiani, il segno più drammatico per il futuro immediato è venuto da Napoli. C’è una zona vulcanica nota come i Campi Flegrei, dove il terreno è caldo e fumo sulfureo emerge dalle fessure. Gli antichi romani non avevano alcun dubbio che l’Inferno giacesse là sotto. L’Istituto Nazionale Vulcanologico ha appena confermato che, dall’inizio dell’anno, il suolo dei Campi Flegrei è salito di più di un centimetro al mese.

Quando i nodi verranno al pettine, sarà l’inferno.

http://www.weeklystandard.com/articles/our-italian-future_704967.html?page=2

La catastrofe non è inevitabile, il futuro non è già deciso.

Quella parte della dirigenza del PD che conserva una coscienza ed una modica quantità di buon senso può ancora farci sterzare ed evitare il baratro verso cui sembrano volonterosamente diretti gli apocalittici/messianici.

*****

Michele Guarnieri, “Uomini nell’ombra: Michael Ledeen”

http://www.tifeoweb.it/pws/index.php?module=article&view=153

Dopo anni di purgatorio mediatico, tornò sugli schermi italiani durante l’ultimo governo Berlusconi. Presentato come esperto americano di affari internazionali e membro dello “American Enterprise Institute”, ripetutamente gli studi televisivi gli davano ampio spazio per esprimere le sue posizioni da falco. Nato l’1 agosto 1941, Michael Ledeen oggi compie 65 anni ed è uno dei massimi esponenti “neocon”. Il suo curriculum merita davvero di essere monitorato.

Nel 1974 si trasferì a Roma per dedicarsi allo studio della storia del fascismo italiano e del terrorismo. Tre anni dopo tornò negli Stati Uniti per collaborare alla Georgetown University con il “Centro di Studi strategici ed internazionali”. Visitava spesso l’Italia, tanto che nel 1980 entrò sulla lista paga del Sismi del generale Giuseppe Santovito. Sono i suoi contatti italiani, soprattutto con organizzazioni di estrema destra, ad avergli creato le prime difficoltà. Ripetutamente, le indagini gli attribuivano un ruolo centrale nella partita a triangolo giocata tra Sismi, Gladio e la loggia massonica P2, responsabile per la strategia della tensione.

Rientra in questa contiguità con la P2 di Licio Gelli, Giuseppe Santovito e Francesco Pazienza, uno dei primi “colpi maestri” di Michael Ledeen che fu un uomo chiave dell’affare “Billygate”. Verso la fine della presidenza di Jimmy Carter, nacquero delle accuse secondo le quali il fratello del presidente, Billy Carter, avesse condotto degli affari con Gheddafi. Insieme alla mancata liberazione degli ostaggi americani in Iran, lo scandalo ben orchestrato costò a Carter la presidenza, a favore di Ronald Reagan.

Quanto inquietante fosse il nesso tra Michael Ledeen e la P2, dimostra l’intercettazione di una telefonata americana del 21 gennaio 1981, tra Licio Gelli ed un avvocato. Nel corso della conversazione, si parla di Michael Ledeen come consulente di Alexander Haig [artefice di Gladio], capace di procurare “un dossier contenente accertamenti riservati”. (1) Haig che aveva avuto il comando supremo della Nato per l’Europa, era diventato segretario di stato sotto la nuova amministrazione Reagan.

Una particolare nota del ruolo di Ledeen in Italia merita il lancio della pista bulgara che si sarebbe delineata dietro l’attentato a papa Giovanni Paolo II. Divulgando le sue teorie attraverso il quotidiano “Il Giornale”, Michael Ledeen, in quegli anni, faceva parte del gruppo mediatico di James Jesus Angelton, ex direttore del “Counter Intelligence” della CIA. La campagna tesa ad aprire lo scontro finale con l’allora impero del male, l’Unione Sovietica, toccò il suo apice nel novembre 1982, quando venne arrestato a Roma un rappresentante della compagnia aerea bulgara, tale Serghej Ivanov Antonov secondo una foto presente in Piazza San Pietro durante l’attentato. Più avanti, l’uomo con la barba e gli occhiali si sarebbe rivelato un innocuo turista americano, ma tale notizia non destò più scalpore. L’immaginario collettivo era già stato accontententato anche se la magistratura italiana accertò che l’intero impianto accusatorio nei confronti delle Bulgaria e del KGB era stato studiato a tavolino, nel tentativo di screditare i paesi dell’Est. Ancora di più: il faccendiere Francesco Pazienza e Michael Ledeen erano stati “in stretto rapporto con un religioso belga, Andrew Felix Morlion, conosciuto come agente della CIA in Vaticano.” (2) Il presunto domenicano abitava in un appartamento sopra quello di Serghej Ivanov Antonov, dalla stessa pianta. E lì Mehmet Ali Agca avrebbe ricevuto le istruzioni per accusare Antonov con la dettagliata descrizione del suo appartamento.

[…].

L’affare Iran-Contras a metà degli anni ’80, costituisce una “pochade” degna delle migliori partite a scacchi. Donald Rumsfeld era incaricato speciale per il Medio Oriente. Tramite l’agente segreto israeliano David Kimchee, Michael Ledeen contattò l’intermediario iraniano Manucher Ghorbanifar che viveva a Parigi. Successivamente, in data 8 ottobre 1985, Ledeen e Ghorbanifar si recarono ad un incontro con il tenente colonnello Oliver North del “National Security Council”.

Su Oliver North e il progetto di un golpe fascista negli Stati Uniti

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/garden-plot-e-rex-84-le-origini-del.html

[…].

Come si sa, in seguito all’occupazione dell’Iraq nella primavera del 2003 (senza nemmeno il mandato ONU), non furono trovate né armi di distruzione di massa né tracce del presunto acquisto di uranio. Ovviamente nacque subito il sospetto che le ultime verità sul regime di Baghdad fossero state costruite ad arte per creare il pretesto dell’attacco. Né i presunti sospetti si potevano interpretare come semplice bufala, dato che era stato occupato un paese fuori da qualsiasi contesto legale, con migliaia di soldati soprattutto americani caduti e soltanto con degli alleati accanto di cui ognuno, dalla Polonia all’Italia, aveva le sue buone ragioni per offrire i propri servizi agli USA ad occupazione avvenuta.

I dubbi aumentarono nel 2005. Michael Ledeen venne interrogato dall’FBI, sospettato di essere figura centrale dello scandalo avendo collaborato a procurare falsi documenti che testimoniassero l’imminente vendita di uranio da parte del Niger all’Iraq. Ma dalla elezione di George W. Bush, Michael Ledeen può contare su una fitta rete protettiva che trascinerebbe buona parte del governo americano, compreso il presidente. Tra i suoi amici intimi figura Karl Rove, uno dei più stretti collaboratori di George W. Bush in termini di politica estera. (1) Conosce benissimo Richard Perle (ex “Difense Policy Board Advisory Committee”)

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/24/il-principe-delle-tenebre-spiega-gaza-e-solo-laperitivo/

Doug Faith (sottosegretario della politica del Pentagono), John Bolton (ambasciatore americano all’ONU), Donald Rumsfeld (ministro alla difesa), Paul Wolfowitz (ex presidente della Banca Mondiale), Dick Cheney (vicepresidente americano) – cioè il gotha del potere americano – e quasi tutti da più di vent’anni.

In una intervista radiofonica del 3 aprile 2005 realizzata da Ian Masters, Vincent Cannistraro, ex capo CIA delle operazioni di antiterrorismo nonché direttore dell’intelligence al “National Security Council” sotto Ronald Reagan, disse che era stato il SISMI italiano a trasmettere i documenti falsi relativi al Niger. E alla domanda su chi avesse prodotto detti documenti, rispose che non era giunto il momento per parlarne in quanto le prove mancavano. Ma l’intervistatore non si arrese chiedendo se si tratti di Michael Ledeen. “Andrebbe molto vicino…”, fu il commento (2)

Poi esplose ufficialmente lo scandalo chiamato “Nigergate”. Il 24 ottobre 2005 la stampa americana ipotizzò l’esistenza di documenti falsi relativi al Niger. In contemporanea, il procuratore federale americano McNulty indagò contro Larry Franklin ed il gruppo lobbistico americano-israeliano AIPAC. Inoltre, attraverso l’allora consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Hadley, la Casa Bianca avrebbe organizzato incontri segreti con il capo del SISMI Nicolò Pollari. Sarebbero stati coinvolti da parte americana, oltre a Hadley, Dick Cheney, Michael Ledeen, Paul Wolfowitz e Condoleeza Rice, ma per l’Italia anche il ministro alla difesa Antonio Martino. Silvio Berlusconi si era affrettato per questo a dichiarare subito dopo il 24 ottobre che, da sempre, era stato contro le guerra all’Iraq? Fatto sta che in data 30 ottobre 2005 si precipitò a Washington. Il resto è cronaca di questi giorni.

Per diritto di cronaca, va detto che Michael Ledeen spuntava ripetutamente nelle televisioni italiane, dalla rielezione di Berlusconi in poi e ciò dopo essere stato dichiarato “persona non grata” già dall’ammiraglio Fulvio Martini, quando questi fu direttore del SISMI. Ma i tempi cambiano come cambiano le direttive. Possibile che l’intero scandalo Nigergate che coinvolge ugualmente USA ed Italia, abbia alle sue origini la stessa rete di contatti che già negli anni ’80 rivelarono tutta la loro potenza, cioè quel nesso tra SISMI, ambienti vicini alla P2 ed eversione di destra? – Intanto, nelle trasmissioni televisive di questi ultimi tempi, Michael Ledeen che viene spacciato per brillante analista delle strategie americane, non perde occasione di proclamare che aveva sempre sostenuto che l’attacco all’Iraq fosse sbagliato perché la vera centrale del male starebbe in Iran.

(1)v. “Zeit-Fragen n. 42 del 24/10/2005

(2)v. “Everything You Need To Know About Michael Ledeen“ (“Tutto quello che occorre sapere di Michael Ledeen“) di Katherine Yurica, News Intelligence Analysis, 7 aprile 2005; v. oraclesyndicate, “Dunkelmänner der Desinformation“ (“Gli uomini ombra della disinformazione“), 19 agosto 2005
(3) “Ledeen Seems To Relish Iran Insider’s Role” a firma di Charles R. Babcock sul Washington Post (citazione su Wikipedia)

Mentre l’Europa si accinge a trascorrere le vacanze, l’obiettivo israeliano di distruggere le basi degli hezbollah in Libano si è trasformato in una guerra aperta contro l’intero paese. Il 25% della popolazione libanese in fuga, più di mille morti e le infrastrutture rase al suolo, stanno a dimostrare che è in atto molto più che una spedizione punitiva. Tutto ciò avviene con il silenzio quasi incondizionato da parte del movimento pacifista non solo israeliano bensì mondiale. Come se si assistesse a qualcosa di troppo grosso per poter reagire, come se si volesse affermare che qusta volta sì, l’Israele ha ragione, pur di farla finita.

La teorizzazione del fatto che la terza guerra mondiale si inneschi a fettine, non è dovuta a qualche paranoico pacifista che vede congiure dietro ogni avvenimento, bensì alla stessa cerchia di persone che determinano la politica americana dalla elezione di George W. Bush ad oggi. E ancora una volta, Michael Ledeen si dimostra uno dei maggiori pensatori della politica messa in atto.

Le sue convinzioni di dover passare dalla “distruzione creativa” alla “guerra totale” e ciò per diffondere nel mondo la democrazia di stampo americano, sono ben note. Che dopo l’Afghanistan e l’Iraq, Siria ed Iran possano essere le prossime tappe, lo indicò lo stesso Ledeen scrivendo in data 6 maggio 2003 sul “Toronto Globe”: “Nessuno che io conosca, vuole muovere guerra ad Iran e Siria, ma io credo si possa riconoscere senz’altro che ci dobbiamo difendere da loro.” (1)

[…]

Oltre al citato incontro di Roma, anche altre occasioni erano buone per portare in gioco l’Italia nell’organizzare la macchina che deve preparare la caduta del regime di Teheran. A metà novembre del 2003, la Fondazione Liberal di Ferdinando Adornato organizzò a Venezia un convegno sulla “peste terrorista” (3): presenti l’odierno ambasciatore USA all’ONU John Bolton, Richard Perle (allora direttore del “Difense Policy Board Advisory Committee”, soprannominato “principe delle tenebre”), il cattolico neo-con Michael Novak e Michael Ledeen. Nel suo intervento, Michael Bolton diede poche possibilità di successo al tentativo europeo di trattare con l’Iran, sostenendo che il programma nucleare fosse avanti al punto tale da dover essere oggetto di una risoluzione ONU (v. la risoluzione dell’1 agosto 2006). Circolarono poi voci che tanto ricordano l’affare del presunto uranio venduto dal Niger all’Iraq: secondo fonti non meglio specificate vicine all’IAEA, Teheran produrrebbe quanto più possibile di gas all’esafluoruro, necessario per la costruzione di armi nucleari.

(1) citazione di William O. Beeman su “Pacific News Service”, 8 maggio 2003

(2) “Regime-Wechsel, zweiter Teil” di Jochen Bittner, “Die Zeit”, 28/10/2005

(3) “Liberal, neocon e realisti discutono della ‘peste” terrorista’” di Christian Rocca, Il Foglio, 18/11/2003

(4) “Michael Ledeen: neoconservative Guru” di Williamo O. Beeman, Daily Star (Beirut, Libano), 9/5/2003

Cuba 1962 – Siria/Iran 2012 – Operazione Northwoods (false flag per invadere Cuba)

PREMESSA

Gli Stati Uniti hanno già sponsorizzato un colpo di stato in Siria nel 1949:

http://www.us-foreign-policy-perspective.org/index.php?id=323

e pianificato un altro colpo di stato ai danni del governo siriano alla fine degli anni Cinquanta:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

Ora è la volta della Siria.

Il seguente piano fu respinto dal presidente J.F. Kennedy che, com’è noto, morì prematuramente l’anno successivo, mentre Il grande sponsor di questo piano, il generale Lyman Lemnitzer, fu nominato comandante in capo della NATO e fu in quella veste che ordinò di istituire Gladio e tutta la rete di eversori di estrema destra all’origine della strategia della tensione.

Cuba – Operazione Northwoods

Operazione Northwood – Pag. 1

Capi di Stato maggiore
Washington 25 D.C.
13 Marzo 1962

Memorandum per il segretario della difesa
Oggetto: Giustificazione per l’intervento militare degli Stati Uniti a Cuba (TS)

I Capi di Stato maggiore hanno preso in considerazione il Memorandum allegato per il capo delle Operazioni “Progetto Cuba” che risponde alla richiesta del suddetto ufficio per una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che dovrebbero giustificare l’intervento militare Statunitense a Cuba.

  1. I Capi di Stato maggiore raccomandano che il Memorandum proposto sia inoltrato come condizione preliminare da seguire in vista di un futuro sviluppo di ulteriori progetti. È supposto che ci saranno presentazioni analoghe da altre agenzie e che saranno utilizzate come basi per sviluppare un unico piano organizzato. I progetti individuali possono in tal caso essere considerati come base per i singoli casi.
  2. Inoltre, si presume che sarà attribuito ad una singola agenzia la primaria responsabilità dello sviluppo degli aspetti militari e paramilitari del piano di base. È raccomandato che questa responsabilità riguardante le operazioni coperte e non, sia assegnata ai Capi di Stato maggiore.

Per i Capi di Stato maggiore:
L.L.Lemnitzer – Presidente dei Capi di Stato maggiore

1 Allegato
Memorandum per i Capi di Stato maggiore, “Progetto Cuba”.

Operazione Northwood – Pag. 2

Nota dei Segretari per i Capi di Stato maggiore su Northwoods (S)

Un resoconto* dell’oggetto sovrastante è presentato per una presa di visione da parte dei Capi di Stato maggiore.
F. J. Blouin
M. J. Tingeldo – Segretariato dei Capi di Stato maggiore

* Non riprodotto qui; disponibile su un altro documento di segreteria.

Operazione Northwood – Pag. 3

Capi di Stato maggiore
Decisione dei capi di Stato maggiore 1969/321
Nota dei Segretari su Northwoods (S)

Nota dei Segretari
Al loro incontro del 13 marzo 1962, i Capi di Stato maggiore hanno approvato le raccomandazioni del paragrafo 8 dei Capi di Stato maggiore 1969/321.

  1. Nel suddetto documento il Comandante ha espresso la sua considerevole preoccupazione per quanto riguarda il Corpo della Marina in questo ambito e i provvedimenti del Titolo 10, Codice USA 141 (b), applicati ed eseguiti.
  2. Questa decisione dovrà essere allegata come prima pagina al documento principale dei Capi di Stato maggiore 1969/321 di cui diventa ora parte.

F. J. Blouin
M. J. Tingeldo – Segretariato dei Capi di Stato maggiore

Operazione Northwood – Pag. 4

9 Marzo 1962
RESOCONTO DEL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA E DEI CAPI DI STATO MAGGIORE RAPPRESENTANTE IL GRUPPO DI SONDAGGIO CARAIBICO per i Capi di Stato maggiore su “Progetto Cuba” (TS)

Il Capo delle Operazioni, Progetto Cuba, ha richiesto che siano fornite le opinioni dei Capi di Stato maggiore a proposito del progetto entro il 13 Marzo 1962.

Operazione Northwood – Pag. 5

GIUSTIFICAZIONE PER L’INTERVENTO MILITARE USA A CUBA – IL PROBLEMA

  1. Come richiesto* dal Capo delle Operazioni “Progetto Cuba”, i Capi di Stato Maggiore hanno il dovere di indicare una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che a loro parere forniranno una giustificazione per l’intervento degli USA a Cuba.

FATTI RIGUARDANTI IL PROBLEMA

  1. E’ riconosciuto che ogni azione che diventa un pretesto per l’intervento Statunitense a Cuba, condurrà ad una decisione politica che a sua volta porterà all’azione militare.
  2. E’ stata presa visione del piano d’azione suggerito** dalla Marina Statunitense e riguardante il caso dell’area Guantanamo.
  3. Per ulteriori episodi a cui fare riferimento si veda il Documento B.

DISCUSSIONE

  1. Il piano d’azione suggerito, collegato al Documento A, è basato sulla premessa che l’intervento militare degli Stati Uniti sarà la conseguenza di un periodo di intensificate tensioni tra USA e Cuba che porranno gli Stati Uniti nella condizione di poter giustificare le proprie lamentele. L’opinione mondiale e le Nazioni Unite dovrebbero mostrarsi favorevoli, influenzate dal progresso dell’immagine internazionale di un governo Cubano impulsivo ed irresponsabile, rappresentante un’allarmante e imprevedibile minaccia alla pace dell’Emisfero Occidentale.
  2. Malgrado la precedente premessa possa momentaneamente essere utilizzata, continuerà ad essere efficace solo fino a che sarà certo che l’intervento miliare Statunitense a Cuba non coinvolgerà direttamente l’Unione Sovietica. Non c’è ancora un mutuo accordo bilaterale che leghi l’URSS alla difesa di Cuba e Cuba non è ancora diventata un membro del Patto di Varsavia, né i Sovietici hanno situato alcuna base a Cuba, paragonabile alle basi Statunitensi collocate in Europa Occidentale. Quindi, dal momento che sembra esserci un fattore tempo importante nella risoluzione del problema Cuba, ogni progetto sarà approvato nell’arco dei prossimi mesi.

CONCLUSIONE

  1. Il piano d’azione illustrato nel Documento A risponde in maniera soddisfacente all’attuale descrizione del problema. Tuttavia, questi suggerimenti dovrebbero rappresentare le condizioni preliminari del problema, in vista di un futuro sviluppo di ulteriori progetti con il contributo di documentazioni analoghe provenienti da altre agenzie, e provvedere a formare una base per lo sviluppo di un piano unico, integrato ed organizzato in fasi che focalizzi tutti gli sforzi concernenti l’obbiettivo di giustificazione dell’intervento militare Statunitense a Cuba.

RACCOMANDAZIONI

  1. Si raccomanda che:
  1. Il Documento A e i suoi allegati devono essere mandati al Segretario della difesa per l’approvazione e la trasmissione al Capo delle Operazioni, “Progetto Cuba”.
  2. Questo documento NON deve essere mandato ai comandanti di comandi specifici o unificati.
  3. Questo documento NON deve essere mandato agli ufficiali USA addetti alle attività della NATO.
  4. Questo documento NON deve essere mandato al Capo della Delegazione USA del Comitato dello Staff dell’Esercito delle Nazioni Unite.

* Memorandum per il Generale Craig dal Capo delle Operazioni “Progetto Cuba”, con oggetto: “Operazione MONGOOSE”, datato 5 Marzo 1962, da un documento dell’ufficio del Generale Craig.

** Memorandum per il responsabile dei Capi di Stato Maggiore, dal Capo delle Operazioni Navali, con oggetto: “Istanze per provocare le Operazioni Militari a Cuba”, datato 8 Marzo 1962, da un documento nell’ufficio del Generale Craig.

Operazione Northwood – Pag. 6

MEMORANDUM PER IL SEGRETARIO DELLA DIFESA

Soggetto: Giustificazione per l’intervento militare USA a Cuba (TS).

•  I Capi di Stato maggiore hanno preso in considerazione il Memorandum allegato per il capo delle Operazioni “Progetto Cuba” che risponde alla richiesta del suddetto ufficio per una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che dovrebbero giustificare l’intervento militare Statunitense a Cuba.

•  I Capi di Stato maggiore raccomandano che il Memorandum proposto sia inoltrato come condizione preliminare da seguire in vista di un futuro sviluppo di ulteriori progetti. È supposto che ci saranno presentazioni analoghe da altre agenzie e che saranno utilizzate come basi per sviluppare un unico piano organizzato. I progetti individuali possono in tal caso essere considerati come base per i singoli casi.

•  Inoltre, si presume che sarà attribuito ad una singola agenzia la primaria responsabilità dello sviluppo degli aspetti militari e paramilitari del piano di base. È raccomandato che questa responsabilità riguardante le operazioni coperte e non, sia assegnata ai Capi di Stato maggiore.

* Memorandum per Gen Craig dal Capo delle operazioni, “Progetto Cuba”, soggetto, “Operazione MONGOOSE”, datato 5 marzo 1962, documento disponibile nell’ufficio di Gen Craig.

Operazione Northwood – Pag. 7

APPENDICE ALL’ ALLEGATO A

COPIA

MEMORANDUM PER I CAPI DELL’OPERAZIONE, PROGETTO CUBA

Soggetto: Giustificazione per l’intervento dei Militari US a Cuba

  • Viene qui di seguito fatto riferimento al Memorandum del Capo delle Operazioni, “Progetto Cuba”, per il Generale Craig, soggetto: “Operazione MONGOOSE”, datato 5 Marzo 1962, che aveva richiesto una breve, ma precisa descrizione dei pretesti che i Capi di Stato Maggiore dovrebbero fornire per una giustificazione dell’intervento militare USA a Cuba.
  • I progetti indicati negli allegati sono inoltrati unicamente come proposta iniziale idonea agli scopi del piano. Si suppone che ci saranno presentazioni analoghe da altre agenzie e che saranno utilizzate come basi per sviluppare un unico piano organizzato. I progetti individuali possono in tal caso essere considerati come base per i singoli casi.
  • Questo piano, che comprende progetti selezionati da suggerimenti allegati, o da altre fonti, dovrebbe essere sviluppato per concentrare tutti gli sforzi su di uno specifico, ultimo obiettivo che apporterebbe giustificazioni adeguate ad un intervento militare statunitense a Cuba. Questo piano comporterebbe una logica messa in scena di incidenti, combinata ad altri eventi non correlati, per camuffare l’obiettivo ultimo e creare quella necessaria impressione di imprudenza e irresponsabilità cubana nei confronti degli Stati Uniti e di altre nazioni, su vasta scala.
    Il piano vorrebbe integrare e dividere in fasi il corso delle azioni da svolgersi.
    Il risultato che deriverebbe dall’esecuzione di questo piano sarebbe un’apparente carenza difensiva statunitense nei confronti dell’avventato e irresponsabile governo cubano che produrrebbe un’immagine di Cuba come minaccia internazionale, capace di intaccare la pace di tutto l’emisfero occidentale.
  • Il tempo è un fattore importante per la risoluzione del problema cubano. Tuttavia il piano è talmente suddiviso in fasi da rendere operabili i progetti sopra menzionati già a partire dai prossimi mesi.
  • Poiché l’obiettivo ultimo è chiaramente l’intervento militare, è necessario che la responsabilità primaria dello sviluppo militare e paramilitare sugli aspetti del piano, per quanto riguarda le operazioni militari ufficiali e non, venga assegnato ai Capi di Stato Maggiore.

Operazione Northwood – Pag. 8

POSTILLA ALL’APPENDICE DA INSERIRE NEL TESTO CHE GIUSTIFICA L’INTERVENTO MILITARE STATUNITENSE A CUBA
(Nota: il corso delle azioni che seguono sono solo una teoria preliminare per futuri scopi strategici. Esse non sono né in ordine cronologico né in ordine ascendente. Insieme a simili incentivi di altre agenzie, esse intendono procurare un punto di partenza per lo sviluppo di un piano singolo, integrato e ben strutturato in fasi. Un piano del genere permetterebbe la valutazione di progetti individuali nel contesto di azioni cumulative e correlate, volte a legarsi inesorabilmente con l’obiettivo finale di un’adeguata giustificazione dell’intervento militare statunitense a Cuba).

  • Dal momento che sembrerebbe desiderabile usare provocazioni legittime come base di interventi militari americania Cuba, una copertura e un piano di raggiro che comprenda azioni preliminari essenziali (come sviluppato nel “Task 33 C”) potrebbero venire eseguiti come sforzo iniziale per provocare reazioni cubane. Molestie e azioni di disturbo verranno enfatizzate per convincere i cubani di un’imminente invasione. Durante l’esecuzione del piano il nostro assetto militare consentirà un cambiamento rapido da esercitazione a intervento pratico, sempre se Cuba ci procurerà le opportune giustificazioni.
  • Una serie di ben coordinati incidenti saranno programmati di modo da aver luogo all’interno e nel comprensorio di Guantanamo per diffondere la genuina convinzione che tali azioni vengano compiute da forze cubane ostili.

a) Incidenti per provare e fondare un attacco credibile (non in ordine cronologico):
1) Iniziare a spargere le voci (molte). Usare radio clandestine.
2) Infiltrare cubani amici in uniforme “al di là delle barricate” per inscenare un attacco alla base.
3) Catturare sabotatori cubani (amici) all’interno della base.
4) Iniziare piccole sommosse vicino al cancello principale della base (cubani amici).
5) Far esplodere depositi di munizioni nella base; appiccare incendi.
6) Bruciare aeroplani nella base aerea (sabotaggi).
7) Sparare colpi di mortaio dall’esterno della base fino al suo interno. Qualche danno alle installazioni.
8) Catturare squadre d’assalto che si avvicinano dal mare o nelle vicinanze della città di Guantanamo.
9) Catturare gruppi della milizia che assaltano la base.
10) Sabotare navi nel porto; grandi incendi – Naftaline.
11) Affondare navi vicino all’entrata del porto. Celebrare funerali per le false-vittime (potrebbe essere in luogo del (10)).

b) Gli Stati Uniti risponderebbero eseguendo operazioni offensive per assicurare acqua ed energia elettrica, distruggendo l’artiglieria e le piazzole adibite per i mortai che minacciano la base.

c) Cominciare operazioni militari americane su larga scala.

3) Un incidente “ricordando il Maine” potrebbe essere organizzato in diverse forme:
a) Potremmo far esplodere un nave americana nella baia di Guantanamo e incolpare poi Cuba.
b) Potremmo far esplodere una nave telecomandata (senza equipaggio) ovunque nelle acque cubane. Potremmo pianificare di causare tale incidente nelle vicinanze di Havana o Santiago come risultato spettacolare di un attacco cubano via mare o via cielo. Anche semplicemente la presenza di aerei o navi cubani, chiamate ad investigare circa le intenzioni della nave, potrebbero essere la prova che la nave sia stata effettivamente attaccata. La vicinanza ad Havana o Santiago aggiungerebbe credibilità specialmente in quelle persone che avessero sentito l’esplosione o che avessero visto l’incendio. Gli Stati Uniti potrebbero far seguire un’operazione di salvataggio aereo/navale coperta dai soldati americani volta ad “evacuare” i rimanenti membri dell’inesistente equipaggio. Articoli sull’incidente nei quotidiani causerebbero poi una positiva ondata di indignazione nazionale.
4) Potremmo sviluppare una campagna di terrore contro i Comunisti cubani nell’area di Miami, in altre città della Florida o addirittura a Washington.

Aggiungere all’appendice dell’allegato A

La campagna al terrore potrebbe puntare all’asilo dei rifugiati cubani negli Stati Uniti. Potremmo affondare il contenuto di una barca in viaggio verso la Florida (realmente o attraverso una simulazione). Potremmo tutelare la vita dei rifugiati negli Stati Uniti fino ad essere largamente pubblicizzati. Potremmo fare esplodere qualche bomba al plastico in punti strategici accuratamente scelti, facendo arrestare qualche agente cubano, rilasciando documenti precedentemente stesi per provare il coinvolgimento di Cuba stessa, il che potrebbe essere molto utile a dare l’idea di un governo irresponsabile.

5) Un ostruzionista cubano, politicamente schierato al fianco di Castro potrebbe essere spedito contro la vicina nazione caraibica (nello stile dell’invasione della Repubblica Dominicana del 14 giugno). Sappiamo che Castro sta sostenendo movimenti clandestini contro Haiti, Repubblica Dominicana, Guatemala e Nicaragua e molte altre nazioni probabilmente. A questi movimenti potremmo aggiungerne altri per poi renderli pubblici dando un’alta risonanza alla cosa. Per esempio potremmo trarre vantaggio dal fastidio che proverebbe l’aviazione della Repubblica Dominicana nel vedere il proprio traffico aereo disturbato da varie intrusioni. Aerei B-26 cubani o C- 46 potrebbero provocare incendi in raid notturni. E bombe incendiarie di provenienza sovietica potrebbero essere trovati sul luogo. Questo verrebbe subito preso per un messaggio criptato ai Comunisti nascosti nella Repubblica Domenicana e permetterebbe di intercettare i traffici di armi che passerebbero dalla spiaggia.

6) L’uso di aerei MIG dai piloti statunitensi potrebbe essere un ulteriore motivo di provocazione. Il bombardamento di aerei civili, l’attacco via terra e la distruzione degli aerei MIG “americani” sarebbero tutte azioni complementari utili allo scopo provocatorio.
Un F- 86 propriamente cammuffato potrebbe convincere i passeggeri che si tratti di un MIG cubano e non USA, specialmente se fosse il pilota stesso a farlo notare. L’inconveniente principale di questa procedura sarebbe il rischio inerente la sicurezza in cui si incapperebbe nel’ottenere e modificare un aereo. Tuttavia alcune discrete copie dei MIG potrebbero essere prodotte dagli Stati Uniti in circa tre mesi.

7) Tentativi di rapina in cielo e terra civili potrebbero essere effettuati per poi venire fintamente perdonati dal governo di Cuba. Nel contempo andrebbero incoraggiate misure di difesa (da parte dei militari americani) proprio contro questi atti.

8) E’ possibile creare un incidente che dimostri in maniera convincente che un velivolo cubano ha attaccato e abbattuto un volo di linea partito dagli Stati Uniti e diretto in Jamaica, Guatemala, Panama o Venezuela. La destinazione sarebbe scelta solo per fare in modo che la rotta del volo passi sopra Cuba. I passeggeri potrebbero essere un gruppo di studenti in vacanza oppure un qualsiasi gruppo di persone che hanno interessi comuni nello scegliere un volo a basso costo non programmato.

•  Un velivolo a Eglin AFB verrebbe riverniciato e numerato come un duplicato esatto di un volo registrato di proprietà di una organizzazione della CIA nell’area di Miami. Nel tempo predestinato, il duplicato sarebbe sostituto all’attuale velivolo civile e a bordo verrebbero fatti imbarcare i passeggeri selezionati, tutti prima preparati con accurate identità false. L’attuale volo di linea registrato diventerebbe poi un volo-bersaglio.

•  Al momento del decollo del volo-bersaglio, il velivolo sostitutivo verrebbe registrato come autorizzato a fare un volo di turismo nel sud della Florida. In un punto di rendezvous prestabilito, i passeggeri del volo di linea scenderebbero ad un’altitudine minima per dirigersi verso un campo d’atterraggio alternativo in cui evacuare l’aereo e farlo ritornare al suo stato originale. Nel frattempo il volo-bersaglio continuerebbe a volare rispettando le rotte archiviate. Quindi sopra Cuba il volo-bersaglio trasmetterebbe un segnale internazionale di “may-day” dicendo che si trova sotto attacco di un MIG cubano. La trasmissione verrebbe poi interrotta dalla distruzione del velivolo che sarebbe innescata da un segnale radio. Questo permetterebbe alle radio dell’emisfero occidentale di dire a tutto il mondo cosa è successo, quello che loro hanno sentito e non che gli Stati Uniti stanno cercando di “vendere” un incidente.

9) E’ possibile creare un incidente che faccia sembrare che un MIG comunista cubano abbia distrutto un aereo-scafo statunitense sopra acque internazionali senza essere stato provocato in alcun modo.

a. Circa 4 o 5 F 101 saranno inviati in viaggio da Homestead AFB, Florida verso le vicinanze di Cuba. La loro missione sarà di compiere voli segreti e simulare attacchi come per un esercizio di difesa aerea nel sud della Florida. Questi aerei dovranno compiere variazioni alla loro rotta a frequenti soste. Gli equipaggi avranno ordine di rimanere al massimo a 12 miglia dalla costa cubana; comunque sarà loro richiesto di portare munizioni reali nel caso in cui MIG cubani compiano azioni ostili.

b. Su uno di questi aerei, un pilota precedentemente informato dovrà compiere un Charley in coda a consistenti intervalli fra gli aerei. Una volta in prossimità dell’isola cubana questo pilota dovrà segnalare via radio che è stato colpito da un MIG e che sta precipitando. Nessun altra chiamata dovrà essere effettuata. Il pilota dovrà, quindi, volare verso ovest ad un’altezza minima e dovrà atterrare in una base sicura, verso un Eglin ausiliare. L’aereo sarà accolto da membri della base, velocemente riposto e rinumerato con un nuovo telaio. Il pilota che avrà effettuato la missione in quanto alias, si riapproprierà della sua identità e ritornerà al suo solito lavoro. Il pilota e l’aereo dovranno, quindi, sparire.

c. Esattamente nello stesso momento in cui l’ aereo-scafo verrà presumibilmente abbattuto, un sottomarino o una piccola imbarcazione distribuirà parti di F-101 , paracaduti, etc.., ad una distanza dalle 15 alle 20 miglia dalla costa cubana e ripartirà. I piloti tornando a Homestead dovranno avere una storia credibile per quanto sappiano. Navi e aerei di ricerca saranno inviati e parti di aereo ritrovate.

Allegato B

Fatti rapportati al problema

1. I Capi di Stato Maggiore hanno preventivamente deciso che un intervento unilaterale americano a Cuba potrà essere effettuato nel caso in cui il regime cubano compia un attacco ostile nei confronti di proprietà o forze militari statunitensi. Ciò servirà come incidente sul quale basare un intervento esplicito.

2. Il bisogno di azioni effettive, nel caso che gli attuali sforzi sotto copertura per fomentare una ribellione interna a Cuba non trovino esito, era stato indicato dai Capi di Stato Maggiore il 7 Marzo 1962, come qui di seguito indicato :

“…la convinzione che una rivolta spontanea interna sia impossibile da attuare nei prossimi 9/10 mesi richiede una decisione degli USA volta a sviluppare una “provocazione” come giustificazione alle azioni militari statunitensi a Cuba.”

3. E’ chiaro che il Dipartimento di Stato sta preparando anche modi di agire volti alla stesura di giustificazioni riguardo un intervento militare statunitense a Cuba.

FONTEhttp://www.didasfera.it/storia?unita=1346

Israele, la destabilizzazione del Medio Oriente ed il neonazismo

Una dopo l’altra, le nazioni e regioni che circondano Israele sono state destabilizzate.

La Siria da metà marzo del 2011, il Sinai negli ultimi mesi, il Libano nelle ultime settimane e presto anche l’Egitto.
Il Washington Post ha spianato la strada all’intervento NATO in Siria citando il classico pretesto delle armi di distruzione di massa (gas nervino in possesso del regime siriano) da porre sotto controllo.
Ma ci possono essere mille pretesti per intervenire.
Carichi di armi provenienti dalla Libia sono stati intercettati nella zona di Tripoli (la Tripoli libanese, quella che la CNN ha scambiato per la Tripoli libica, in un errore che è quasi un lapsus freudiano o una profezia avverata), un distretto con un aeroporto in disuso e a distanza strategica da Tartus, il porto siriano che Assad ha concesso alla flotta russa.
Comprensibilmente Medvedev ha avvertito che le ingerenze NATO in questioni regionali sono sempre a rischio di scatenare guerre internazionali e, nel contesto medio-orientale, conflitti termonucleari.

Intanto i sionisti americani preparano il terreno per l’occupazione israeliana del Sinai, ossia per una guerra con l’Egitto

E Netanyahu chiede al mondo di intervenire contro Iran, Siria ed Hezbollah

La differenza è che in Libia non ci si è mai avvicinati ad una guerra NATO-Russia, in Siria-Libano sarà un risvolto quasi inevitabile e non è tra l’altro per niente chiaro perché la NATO debba coltivare l’alleanza anti-Assad con Arabia Saudita e Qatar, due regimi se possibili ancora più autoritari di quello di Assad e pronti ad intervenire nei paesi confinanti (es. Bahrein, che sta per essere annesso all’Arabia Saudita) per sopprimere con la forza le proteste popolari pro-democrazia.

Occorre tenere sempre a mente che, da Ben Gurion, a Sharon, a Netanyahu l’obiettivo è sempre rimasto quello della restaurazione del Regno di Davide e Salomone, ossia di un’invenzione. Come si scende a compromessi con un mito etnico, con una fantasia maniacale che implicherebbe l’edificazione di una Sparta giudea, con i Palestinesi come iloti (e i lavori sono in stato avanzato: Gerusalemme è in via di giudaizzazione)?

Ricordiamoci sempre che Benjamin Netanyahu, nel 2003, affermava che se gli Arabi fossero arrivati a costituire il 40% della popolazione di Israele sarebbe stata la fine dello stato giudeo. “Ma anche il 20% è un problema e se le relazioni con questo 20% diventano problematiche, lo stato è autorizzato a prendere misure drastiche”.

Ecco, il problema è arrivato.

“Un piccolo, ma essenziale, terremoto demografico è in corso tra la costa del Mediterraneo orientale e il fiume Giordano, nell’area che, secondo i punti di vista, si può chiamare ‘Palestina storica’ o ‘Grande Israele’. A fine dicembre, i due uffici nazionali di statistica, quello dell’Autorità nazionale palestinese e quello di Israele, hanno pubblicato i risultati annuali dell’andamento demografico. E ci sono diverse sorprese. […]. «Il numero dei palestinesi nella Palestina storica, alla fine del 2011, era di 5,6 milioni. Il numero degli ebrei nella Palestina storica era di 5,8 (100 mila in meno rispetto ai dati del censimento israeliano, ndr). Basandosi sulle stime del Dipartimento di statistica israeliano per il 2012, il numero di palestinesi ed ebrei sarà di 6,3 milioni ciascuno per la fine del 2015, se i tassi di crescita attuali rimangono invariati. Tuttavia, il numero dei palestinesi nella Palestina storica arriverà a 7,2 milioni entro la fine del 2020, rispetto a 6,8 milioni di ebrei».

Netanyahu vuole la guerra con l’Iran per questa ragione, non certo per la bomba. La bomba è un pretesto.

Mi piacerebbe che i sionisti italiani (e non solo) si andassero a leggere “Come i nazisti hanno vinto la guerra“, un’intervista a Kevin MacDonald, regista di un terribile ed importante documentario (“Il nemico del mio nemico. Cia, nazisti e Guerra Fredda) su come i nazisti sono riusciti a riciclarsi ed infiltrarsi nelle democrazie occidentali, specialmente nella CIA (cf. Reinhard Gehlen – Allen Dulles) conservando una forte influenza anche dopo la fine della Guerra Fredda (furono direttamente coinvolti nell’uccisione di Che Guevara, nell’operazione Stay Behind / Gladio e nell’operazione Condor)

La sinistra filosionista potrebbe anche leggersi “I nazisti che hanno vinto: le brillanti carriere delle SS nel dopoguerra” di Fabrizio Calvi. Casale Monferrato (AL): Piemme, 2007.

Sui rapporti tra i nazisti e la famiglia Bush

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-famiglia-bush-e-il-terzo-reich.html

Sull’omicidio Kennedy e Allen Dulles:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/arduo-da-vedere-illato-oscuro-e.html

Mi stupisce che così pochi sionisti e difensori della causa palestinese siano al corrente di quel che è successo DOPO l’Olocausto, in Occidente.
Se l’avessero fatto ora non staremmo a parlare di Israeliani contro Palestinesi ma di come la minaccia esistenziale per Israele e la Palestina sia più reale che mai ma non provenga dall’Iran o dagli Arabi.

Netanyahu non si rende minimamente conto dell’effetto domino che sta per scatenare con le sue strategie destabilizzatrici (nonostante gli avvertimenti del Mossad).
L’antisemitismo arabo è uno scherzo rispetto a quello di certi ambienti molto influenti che non attendono altro che un errore israeliano per passare alla fase 2, quando l’opinione pubblica internazionale entrerà in una fase di funesta israelofobia

Gli unici che potrebbero beneficiare di questo sarebbero Israele e i Sauditi…Israele e Arabia Saudita sono nemici molto più pericolosi degli Iraniani. Il congresso è maniacalmente fissato con la guerra con l’Iran … Ascoltate il senatore Graham, il senatore McCain e Joe Lieberman … sono controllati dagli Israeliani… i Sauditi sono molto influenti e perciò quando osservate questo tipo di cose vi dovete sempre chiedere chi trarrebbe vantaggio dalla guerra? Ad Israeliani e Sauditi piacerebbe vedere i nostri soldi e i nostri giovani uomini e donne essere uccisi combattendo contro i loro nemici in Iran.

Michael Scheuer, ex agente della CIA ed ora storico alla Georgetown University
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/24/e-se-liran-avesse-gia-latomica-osservazioni-sconvenienti-sullarmageddon-che-verra/

Sarebbe ora che molti sionisti si rendessero conto che alcuni tra i loro critici più tenaci stanno tentato di salvare loro la pelle (e quella dei Palestinesi).

Teoria del Complotto

“Vi dico che l’uomo e il cane sono in combutta!”
“Cristo santo, Trevor, tu e i tuoi complottismi!”

http://fanuessays.blogspot.com/2012/01/ferruccio-pinotti-sui-poteri-occulti.html

http://www.informarexresistere.fr/2011/11/23/complottisti-ed-anticomplottisti-sono-una-piaga-sociale/#axzz1xm7oxFYA

La morte ti fa bella – il lusso, il teschio e le astuzie del potere

 

a cura di Stefano Fait

 

Circola uno spot di una nota banca in cui una sposa balla con uno scheletro davanti ad uno specchio. Maria De Filippi va in onda su “Amici” con una maglietta nera dominata dall’immagine di un teschio di brillantini. Perfino l’abbigliamento per adolescenti e bambini è decorato con teschi e tibie. La carta da parati di certi negozi è punteggiata di teschi con gli occhi a forma di cuore. Quest’iconografia necrofila, che ignora (disprezza? tradisce? perverte?) la tradizione gotica-punk, è stata diffusa negli ultimi anni da stilisti, artisti e marchi molto diversi: Alexander McQueen (poi morto suicida), Hydrogen, Oakley, Damien Hirst, Prada (che dispone anche di una linea mimetica militare), Thomas Wilde, Lagerfeld e chi più ne ha più ne metta. Oggi appare persino su tappetini mouse e custodie per i-pad foggiate come delle casse toraciche.

L’endemicità di simbolismi mortuari nella moda e nell’arte è diventata particolarmente ossessiva dopo lo tsunami dell’Oceano Indiano (dicembre 2004) e gli attacchi terroristici a Londra (2005):

2005-2006

http://www.cbsnews.com/stories/2006/10/31/earlyshow/living/beauty/main2138673.shtml

2007

http://www.sodahead.com/entertainment/schwarzenegger-shows-off-skull-belt-on-time-coverdo-you-think-arnold-belongs-to-the-famous-skull/question-5536/

2008

http://www.youtube.com/watch?v=p713iJLS68o

2009

http://www.wordarc.com/Hogan/2009/01/26/I_see_dead_people%3A_why_the_skulls_on_everyone%27s_clothes%3F

2010

http://lifestyle.ezinemark.com/skull-fashion-hits-hollywood-celebrities-7736721e5e7b.html

http://www.wellsphere.com/general-medicine-article/anatomic-fashion-friday-alexander-mcqueen-bones-skull/1231309

2011

http://www.squidoo.com/skulls-crossbones

2012

http://www.shopplasticland.com/fashion/c/Skull-Shop.html

Il simbolo del teschio e delle ossa incrociate dalla preistoria alle passerelle di moda:

http://www.whale.to/b/death_head.html

Come mai gli stilisti hanno sviluppato questa particolare predilezione per una simbologia così inquietante, necrofila appunto, per di più associata a genocidi e totalitarismi?

Perché la morte fa vendere ed ammansisce (oppure spinge ad uccidere il prossimo per restare in vita).

All’11 settembre è seguita una smania consumistica che ha portato ad una crescita degli acquisti del 6% nel trimestre successivo, risolvendo così l’inizio di una crisi economica che è stata solo posticipata al 2008-2009. I cittadini americani sfuggirono alla paura della morte che si era insinuata nella loro psiche cercando di consolidare il loro status, come se ciò potesse allontanare la Nera Signora. Ad un rafforzamento percepito dello status corrisponde una maggiore autostima ed un’immortalità simbolica. Com’è facilmente immaginabile, questo meccanismo funziona particolarmente bene con i beni di lusso (legati, appunto, allo status). Quando la prospettiva della propria morte si fa più intensa, le persone si aggrappano al materialismo, cercano l’immortalità nell’accumulo di beni e ricchezze. È possibile che il recente boom globale del settore del lusso, in piena crisi, sia in qualche misura dovuto alla percezione di milioni di persone di un possibile imminente decesso, vuoi per le superstizioni collegate al 2012, vuoi per i disastri naturali, gli incidenti nucleari e la recessione, vuoi per le voci di una possibile terza guerra mondiale dietro l’angolo.

Le persone che temono la morte sono a rischio di diventare avide, accaparratrici, di sostituire un’ansia con una smania, quella di sopravvivere attraverso i beni materiali. Un numero sostanziale di ricerche ha dimostrato però che tratti come la possessività, l’invidia, l’egoismo e l’avidità sono negativamente correlati con la soddisfazione ed una vita felice. Più si è materialisti, minore è la propria fiducia in se stessi perché si continuano a fare confronti con chi è più privilegiato di noi. Paradossalmente, invece, più si diventa anziani, più ci si mette il cuore in pace e ci si allontana dal materialismo e dal bisogno di proiettare un’immagine a tutti i costi positiva:

http://www.acrwebsite.org/volumes/v35/naacr_vol35_0.pdf

In una maggioranza di casi, chi ha paura di morire non si cura della sorte del prossimo, non si cura della pace, non è altruista, non coopera, non fa fronte comune contro il potere, ma guarda gli altri in cagnesco, è pronto ad uccidere per non essere ucciso. Il motto “mors tua vita mea” è la condanna a morte di ogni rivoluzione.

E quando tornate a casa, date una sberla a vostro figlio e ditegli è la sberla del Ministro della Paura… guardatevi con sospetto, odiatevi, sparatevi…è straordinario…”. Questa è una battuta tratta da uno sketch del magnifico Antonio Albanese, ma rappresenta accuratamente la realtà. L’insicurezza induce alla regressione, la frustrazione all’aggressività, l’ansia all’autoritarismo, sino all’insorgere delle dittature che sanciscono quella che Fromm ha chiamato la fuga dalla libertà, che è anche una fuga dalla pace.

L’ex agente dell’organizzazione clandestina Gladio, Vincenzo Vinciguerra, ha rivelato la natura della strategia volta all’annichilimento dell’empatia, ossia la disseminazione della paura di morire: “Si dovevano attaccare i civili, la gente, donne, bambini, persone innocenti, gente sconosciuta molto lontana da ogni disegno politico. La ragione era alquanto semplice: costringere … l’opinione pubblica a rivolgersi allo stato per chiedere maggiore sicurezza”.

La paura opera al meglio solo se la parte “sana” della popolazione teme di morire e perciò si aggrappa ai golem, ai miti etnici, alle identificazioni collettive forti (cf. Fait/Fattor 2010), per fare in modo che la propria estinzione non sia priva di significato. La gente ha un’enorme paura della propria insignificanza, della propria fragilità e vulnerabilità. Troppe persone non vedono l’egocentrismo come un problema perché sono ossessionate dalla sopravvivenza personale, che rimane l’obiettivo primario della nostra componente animale. Abbiamo paura di morire ed il modo migliore di controllarci è attraverso il terrore (ed il senso di colpa). Tutti noi ci troviamo a lottare per conciliare la realtà della nostra mortalità fisica e la speranza (o fede) nell’immortalità dello spirito, in modo da riaffermare il significato della nostra esistenza in un universo apparentemente assurdo. I golem (etnia, patria, dio, razza, cultura, classe, ecc.) sono dei tiranni che produciamo per aprirci un varco di senso in un cosmo apparentemente indifferente alle vicende umane e soprattutto per sottrarci all’oblio che segue il decesso di chi non ha lasciato un segno indelebile nella storia (Alfieri, 2008, p. 79).

Un antropologo statunitense, Ernest Becker, ha esaminato questo secondo fattore, la paura dell’estinzione, ed è giunto alla conclusione che molte delle nostre azioni sono dettate dalla necessità di produrre un’interconnessione di significati e simbologie in grado di generare l’illusione della trascendenza della morte (Becker, 1982). Quindi non si tratta della semplice reazione di chi si sente fisicamente vulnerabile. Tutti noi vogliamo che la nostra esistenza abbia un senso, che conti qualcosa, che dia un contributo significativo ad un’entità durevole – la Chiesa, la Scienza, l’Etnia, la Società, la Razza, la Nazione o la Patria, la Comunità, la Cultura, l’Arte, la Rivoluzione, la Storia, l’Umanità, la Professione, ecc. – e la prospettiva della nostra morte rende quest’esigenza ancora più pressante. Scrivere un libro di successo può essere un buon modo di placare l’ansia esistenziale, ma in generale si opta per la fusione delle identità personali in miti collettivizzanti – progetti d’immortalità – che negano la morte: l’ossessione per l’estinzione della propria cultura ed identità di popolo coincide con l’ossessione per la propria morte e per la possibile mancanza di significato della propria esistenza e dell’ordine cosmico.

Il culto delle celebrità rappresenta forse, inconsciamente, un mezzo per continuare a vivere fondendosi nel mito dell’eroe, sperando di acquisirne le proprietà magiche della permanenza ed invulnerabilità. Il problema è che questi progetti di immortalità sono indissociabili dall’affermazione di una verità assoluta che ci gonfia di un orgoglio narcisistico ed acritico e ci scherma da prospettive alternative, giudicate invariabilmente false, spingendoci ad attaccare i promotori di sistemi di immortalità diversi dai nostri. E allora è guerra, violenza, sottomissione al pastore di turno.

 

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