Liberi media in libero stato
26 luglio 2016 a 15:48 (Controrivoluzione e Complotti, Verità scomode)
Tags: copertura mediatica, disinformazione, Donald Trump, faziosità, giornali, giornalismo, manipolazione, mass media, presidenziali americane, propaganda, stampa, Trump
Se leggete il Guardian siete meglio di Nostradamus
14 Maggio 2016 a 15:36 (Controrivoluzione e Complotti, Futuro e Anticipazione)
Tags: Aung San Suu Kyi, Brasile, destabilizzazione, giornalismo, golpe, golpisti, Guardian, imperialismo, intelligence, previsioni, propaganda, rivoluzioni colorate, Venezuela
Per i commenti
https://www.facebook.com/AmorMundi/posts/10205722971587457
Paul Mason sul controllo dell’informazione (e delle menti)
14 aprile 2016 a 10:10 (Controrivoluzione e Complotti, Verità scomode)
Tags: élite, capitalismo, controllo della mente, controllo mentale, giornali, giornalismo, informazione, media, monopoli, oligarchie, oligopoli, Paul Mason, televisioni
Ezio Mauro, novello Cicerone, e il nadir del giornalismo
22 dicembre 2015 a 12:30 (Resistenza e Rivoluzione, Verità scomode)
Tags: Albert Rivera, Cicerone, Ciudadanos, Corbyn, elezioni spagnole, giornalismo, Giulio Cesare, impero, M5s, Michael Parenti, Pablo Iglesias, Podemos, Repubblica
Cicerone mi è sempre stato antipatico. Aveva tutto quel che serviva per essere un grand’uomo, tranne il coraggio morale e la compassione (digli poco!).
Leggendo questo pezzo dell’ex direttore di Repubblica (che un tempo era considerato un quotidiano di sinistra) non ho potuto fare a meno di pensare a Cicerone, per il quale l’innovazione sociopolitica e il cambiamento in quanto tale erano per definizione sovversivi, effimeri, pericolosi, ecc.
http://www.repubblica.it/politica/2015/12/22/news/la_politica_dell_altrove-129959586/
Tanto brigò che alla fine spianò la strada all’Impero, proclamando di voler salvare la Repubblica.
La maggior parte degli storici ha guardato agli anni della tarda repubblica di Roma attraverso gli occhi dell’aristocrazia romana. Il popolo comune viene descritto come una massa di parassiti, una marmaglia interessata unicamente ai panem et circenses, a placare la fame e a godere dei sanguinari spettacoli del circo. Cesare è per alcuni un tiranno, per altri un pericoloso demagogo che sposa la causa del popolo per desiderio di potere, per altri ancora un “dittatore democratico”. Il suo assassinio viene letto come il risultato di inimicizie personali o di lotte di potere svuotate di contenuto sociale. A Parenti non interessa tanto Cesare come individuo, piuttosto gli preme capire quali dinamiche sociali e “di classe” si agitavano dietro le quinte della sua ascesa e del suo assassinio. Quella che Parenti racconta è la storia della resistenza popolare contro una plutocrazia spietata. Una storia “dal basso” che restituisce a un popolo la sua voce. Il libro ricostruisce il contesto sociale e politico in cui maturò l’omicidio di Cesare e, insieme, cerca di leggere “in filigrana” la vita, le iniquità, le aspirazioni della società romana. Questa è una storia di latifondi e squadracce, di padroni e schiavi, di patriarchi e di donne sottomesse, di capitalisti sfruttatori e di province saccheggiate, di capi popolo profittatori e di rivolte urbane. È la storia della lotta tra i pochi plutocrati e i molti indigenti, fra i privilegiati e il “proletariato”, in cui compaiono politici corrotti, elezioni truccate e assassini politici.
(L’assassinio di Giulio Cesare. Una storia di popolo nella Roma antica).
Entrando nel merito dell’analisi di Mauro.
Albert Rivera (Ciudadanos) non è più ribelle di Matteo Renzi. Definirlo “antipolitica” significa non aver seguito le vicende politiche spagnole con una pur minima attenzione.
Permettersi di commentare “autorevolmente” qualcosa senza averlo approfondito non è indice di professionalità.
Ezio Mauro: “Tutto pur di affermare la forza della diversità: persino l’ignoranza, esibita come una garanzia di naiveté, una suprema estraneità alle istituzioni che sono da espugnare, non da governare”.
Né C’s né Podemos (né, ormai, una fetta del M5S) rientrano in questa categoria. La classe dirigente di entrambi i movimenti ha una solidissima formazione politica e partitica.
Mauro si legga quest’analisi di Pablo Iglesias (leader di Podemos) e poi ne riparliamo
http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/dec/21/politics-isnt-fairytale-good-versus-bad
Quanto alla solita etichetta di “populismo” affibbiata a chiunque metta in discussione il sistema esistente e chieda un riequilibrio delle forze in senso democratico e di giustizia sociale, oppure alla tendenza a mettere estrema destra e sinistra (manco estrema) nello stesso calderone…
Succede anche sui media inglesi, un altro bastione reazionario
http://www.scottishleftreview.org/article/corbyn-challenges-cosy-consensus/
Non stupisce che i maggiori quotidiani continuino a perdere lettori per strada.
Siamo al nadir del giornalismo.
Sono momenti tristissimi per chi ha dedicato un’importante parte della sua vita al giornalismo.
Poi, per fortuna, uno s’imbatte in un’analisi fatta come giornalismo comanda (grazie a facebook) e si rincuora.
Podemos ha dimostrato di saper leggere molto bene la situazione e di saper fare politica sul serio. Il partito guidato da Pablo Iglesias non ha nulla a che fare con il populismo e non è anti-europeo, come spesso si sente ripetere; la sua storia, il suo discorso e la sua pratica politica in questi due anni hanno dimostrato che non è comparabile con i Cinque Stelle nostrani e men che meno con l’UKIP o il Front National della Le Pen, come qualche osservatore italiano ha scritto.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/una-nuova-tappa-per-la-spagna/
E non è neppure come Syriza. Nessun movimento di riscatto della società civile e reazione anti-oligarchica è equiparabile agli altri. Alcuni assumono il controllo di un “vecchio” partito (Labour britannico), altri fondono vari partiti (Syriza), altri ancora spuntano fuori dal nulla e sono anti-partitici, ma fino a un certo punto (M5S), altri infine provengono da esperienze di partito serissime e pesissime e desiderano essere contemporaneamente movimento e partito, elitari e deliberativi (Podemos).
Ognuno è storia a se stante, un esperimento. Chi non riesce a capire l’eterogeneità delle enormi trasformazioni del tempo presente non è in grado di farsi interprete del presente a beneficio del cittadino comune e sarà ancor meno in grado di anticipare i possibili futuri.
Si occupi d’altro o s’impegni con umiltà ad aggiornarsi. Grazie.
Da anni i commenti dei lettori di Repubblica (Corriere, Stampa, ecc.) sono più informati e istruttivi degli articoli.
Questa è una delle principali ragioni per cui i quotidiani sono in crisi.
Milioni di lettori, presi tra i due fuochi di:
(a) un giornalismo mainstream che ha rinunciato alla sua missione e affonda nei debiti in un circolo vizioso e
(b) una controinformazione che, per quanto utile, anche quando è indipendente spesso è più sensazionalista e tendenziosa dell’informazione mainstream,
non possono fare altro che usare i forum/thread come una giuria, vagliando le ragioni degli uni e degli altri.
E’ questa l’informazione del futuro? E’ un bene? E’ un male?
E’ qualcosa di completamente diverso e inedito e va capito, perché indirizzerà l’evoluzione delle nostre società e della prassi politica futura.
Ezio Mauro non sembra essere attrezzato a farlo.
https://www.facebook.com/mediaskopia
Il 54% degli europei non si fida dell’informazione ufficiale sull’Ucraina
22 aprile 2015 a 10:09 (Verità scomode)
Tags: controinformazione, Europa, giornalismo, giornalisti, informazione, media, opinione pubblica, sondaggi, stampa, Ucraina
Lo stesso editoriale guerrafondaio pubblicato su Guardian, Independent, Fatto Quotidiano e Washington Post
1 febbraio 2015 a 22:32 (Terza Guerra Mondiale e Secondo Olocausto)
Tags: astroturfing, blogger, disinformazione, Donbass, forum, giornalismo, guerrafondai, Kiev, manipolazione dell'informazione, propaganda, Russia, spin doctor, Terza Guerra Mondiale, Ucraina
http://www.washingtonpost.com/opinions/ukraine-needs-more-help-from-the-west/2015/01/29/462b1ea4-a71b-11e4-a7c2-03d37af98440_story.html
http://www.independent.co.uk/voices/president-putin-is-a-dangerous-psychopath–reason-is-not-going-to-work-with-him-10015896.html
http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/feb/01/putin-stopped-ukraine-military-support-russian-propaganda
www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/31/tsipras-grimaldello-putin-per-disgregare-lue/1383609/
Lo stesso tipo di accoglienza da parte dei lettori: “Finitela con la vostra patetica propaganda e ricominciate a fare giornalismo“.
“Un articolo delirante, basato sul presupposto che bisogna distruggere la Russia e conquistare territori e risorse con il metodo dell’usuraio (consistente nel mettere in ginocchio le economie di determinati Stati fino a fagocitarle). In tale ottica, il giornalista criminalizza ogni passo che ostacoli “gli obbiettivi europei in Ucraina” (frase che presuppone il fatto che l’Ue abbia l’obbiettivo di sottomettere o comunque sfruttare l’Ucraina), nonche’ ogni persona che persegua una linea politica di affrancamento da Nato ed Ue. Avreste fatto più bella figura se non aveste scritto questa congerie di stupidaggini. Usa ed Ue sono fatti da persone perbene, non da sciacalli feroci in cerca di genti da affamare e popoli da sottomettere, come lascia intendere questo articolo”
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“Questo articolo è una VERGOGNA! Il direttore del Fatto Q dovrebbe chiederci scusa. Pura propaganda USA, a Cohen è stata passata la velina dei Servizi USA e il Fatto l’ha pubblicata! VRGOGNA!”
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“Lo so, è dura ingoiare “articoli propaganda” ma si chiama libertà di stampa. Cohen, tanta esperienza buttata nel cesso. C’é più giornalismo, informazione e idee in questi commenti che in qualsiasi riga dell’articolo”
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“è VERGOGNOSO e fazioso questo articolo! gli stessi fatti possono essere raccontati con un’ottica completamente opposta, oppure -come dovrebbe essere!- con imparzialità.
non fa onore al FQ, di cui sono abbonata”.
Spettacolare risveglio delle menti e delle coscienze.
Avevano previsto questo tipo di reazione nelle stanze dei bottoni? Come possono porre rimedio alla totale demolizione della credibilità e autorevolezza dei loro strumenti di manipolazione di massa?
Lo stato maggiore ucraino ha ammesso che non ci sono forze russe in Ucraina e che migliaia di richiamati non si presentano ai centri di reclutamento. Centinaia di soldati ucraini lealisti disertano e si rifugiano in Russia
http://www.bbc.com/news/world-europe-28637569
http://www.cbsnews.com/news/russia-hundreds-ukraine-troops-defect-russia-military-drills-border/
E’ evidente a tutti che da una parte ci sono ucraini (quelli dell’est) che lottano per una causa e dall’altra ucraini (quello dell’ovest) che non sanno perché stanno morendo e uccidendo altri ucraini.
La situazione per i neoconservatori che hanno eseguito il colpo di stato con cecchini prezzolati a Maidan è disperata
https://www.academia.edu/8776021/The_Snipers_Massacre_on_the_Maidan_in_Ukraine
Il saliente di Debaltsevo potrebbe diventare per Kiev quel che il saliente di Kursk fu per la Wehrmacht. A quel punto il cambio di regime a Mosca diventerebbe impossibile e quello a Kiev altamente probabile.
http://www.globalresearch.ca/7000-trapped-ukrainian-soldiers-trapped-in-debaltsevo-kiev-could-be-be-faced-with-catastrophic-defeat/5428794
Avevo pronosticato che per la fine del 2014 la situazione in Ucraina si sarebbe risolta con l’implosione del nuovo governo ucraino e una nuova Maidan.
Non è ancora successo, ma tutto lascia intendere che il presidente Poroshenko sia in una pessima situazione (isolato e contestato dai falchi) e che questa urgenza dei media occidentali sia motivata dal fatto che le forze lealiste ucraine sono prossime al collasso.
Soros e i mass media anglo-americani pretendono dagli europei un sostegno finanziario (e militare da parte degli americani) ad una nazione alla bancarotta, con un esercito allo sbaraglio, come se gli euroamericani non fossero stati munti a sufficienza.
Più i guerrafondi strepitano, più persone mangiano la foglia o comunque si disinteressano alla “causa ucraina”.
Non c’è più via di uscita per loro: Kiev perderà questa guerra civile perché le guerre si perdono quando le menti e i cuori di chi le combatte sono altrove o ne odiano i mandanti.
Quel che un tempo era una semplice routine (infinocchiare le masse), oggi è diventata una vera sfida, dall’esito non scontato.
http://www.futurables.com/2014/09/02/la-crisi-ucraina-vista-da-mosca/
http://www.futurables.com/2014/09/30/occupy-central-il-punto-di-vista-di-pechino/
Nel frattempo il giornalismo sta morendo (es. Leonardo Coen), vittima della sua dipendenza da finanziatori tutt’altro che disinteressati.
Le mille maniere in cui gli anglo-americani manipolano l’informazione in rete
Glenn Greenwald: Hacking Online Polls and Other Ways British Spies Seek to Control the Internet
GCHQ’s “Chinese menu” of tools spreads disinformation across Internet- “Effects capabilities” allow analysts to twist truth subtly or spam relentlessly.
The Guardian: Internet Astroturfing
BBC News: US plans to ‘fight the net’ revealed
http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/4655196.stm
BBC News: Pentagon plans propaganda war
http://news.bbc.co.uk/2/hi/americas/1830500.stm
CENTCOM engages bloggers
http://www.rawstory.com/news/2006/Raw_obtains_CENTCOM_email_to_bloggers_1016.html
WIRED: Air Force Releases ‘Counter-Blog’ Marching Orders
http://www.wired.com/2009/01/usaf-blog-respo/
Military Report: Secretly ‘Recruit or Hire Bloggers’
http://www.wired.com/2008/03/report-recruit/
HBGary: Automated social media management
NPR: Report: U.S. Creates Fake Online Identities To Counter ‘Enemy Propaganda’
The Guardian: US spy operation to manipulate social media
http://www.theguardian.com/technology/2011/mar/17/us-spy-operation-social-networks
Il disastro aereo ucraino: cosa ci sfugge?
19 luglio 2014 a 12:38 (Controrivoluzione e Complotti, Miti da sfatare)
Tags: abbattimento, aeroporto di Amsterdam, Amsterdam, armi chimiche, armi di distrazione di massa, armi di distruzione di massa, atrocità, attentato, attentato terroristico, Buk, colpa, complotto, cospirazione, crimini di guerra, disinformazione, false flag, fosforo bianco, fosse comuni, Gaza, giornalismo, Gladio, ICTS, incidente aereo, informazione, Iraq, Israele, KAL 007, Kiev, Kuala Lumpur, Libia, manipolazioni, MANPAD, missile aria-aria, MIT, montature, Mosca, Obama, Operazione Northwoods, Paolo Rumiz, pista israeliana, Putin, responsabilità, Rumiz, russi, Saddam Hussein, sarin, scatole nere, separatisti russi, Shin Bet, Siria, Tawergha, terrorismo, Timisoara, Ucraina, ucraini, Unione Sovietica, volo malese, volo MH17, Yoichi Shimatsu
Come sempre, i media di entrambe le parti stanno creando notizie (es. il volo di Putin in quell’area poco prima dell’abbattimento del volo malese: sconfessato dalle autorità moscovite) e fungendo da megafoni per i vari potentati, invece di descrivere quel che accade.
Continua a succedere e ogni volta si rischia (o avviene) un’escalation bellica.
I lettori più frettolosi possono saltare a piè pari tutto quel che segue e atterrare sani e salvi all’ultima sezione, intitolata “voci fuori dal coro”
IL MIT SUL SARIN IN SIRIA
Anche il Massachussetts Institute of Technology mette in dubbio la versione dell’amministrazione Obama sull’attacco chimico di Ghouta, in Siria, il 21 agosto scorso…Per i due studiosi infatti la gittata del missile rudimentale trovato dagli ispettori Onu non poteva essere superiore ai due chilometri e considerando la mappa delle forze in campo sul territorio siriano in possesso di Washington il 30 agosto, il punto da cui era partito il missile si trovava nelle aree controllate dai ribelli jihadisti che stanno combattendo Assad.
Un risultato che conferma, secondo Lloyd e Postol, la possibilità che parte dell’amministrazione americana volesse utilizzare delle informazioni ‘sbagliate’ per convincere il Congresso ad autorizzare un intervento militare contro il governo di Damasco. A settembre infatti si era arrivati ad un passo dai bombardamenti ma poi la proposta russa sulla consegna alla comunità internazionale dell’arsenale chimico di Assad aveva fermato Obama e lasciato spazio alla diplomazia
PAOLO RUMIZ SULLE FOSSE COMUNI LIBICHE E SUL MASSACRO RUMENO
Negli stessi giorni, un «filmato del 22 febbraio» di One World mostra le «fosse comuni»: morti fatti dai governativi inumati su una spiaggia dopo i massacri ordinati da Gheddafi. Il 24 si dimostra che il video era stato girato nell’agosto 2010 nel cimitero Ashat ed era una normale operazione di rinnovamento del suolo e spostamento dei resti, abituale ogni 10-20 anni:
Paolo Rumiz: Anche in Libia la situazione per i media occidentali sembra difficile da interpretare. Un esempio che rischia di ricordare il finto massacro di Timisoara è il video circolato nei giorni scorsi dove si vedono degli uomini scavare delle fosse. I media hanno parlato in un primo momento di fosse comuni. Salvo avanzare qualche dubbio subito dopo
Sì, in Libia potrebbero aver agito come in Romania. E come avviene sempre durante le guerre, che ormai si combattono anche con l’uso dell’informazione. Ovviamente, non possiamo nemmeno escludere che chi ha girato quelle immagini lo abbia fatto in buona fede. Ma che non fossero delle fosse comuni mi sembrava chiaro sin dall’inizio. Dal video si capisce che non c’è un’unica fossa ma tante fosse, una cosa che assomiglia molto di più a un cimitero.
Però i media, almeno all’inizio, hanno parlato di fosse comuni in Libia
E’ l’indiscutibilità della morte che ti frega. Davanti a dei cadaveri uno non può fare a meno che prenderli per tali. Quando c’è una guerra, la confusione, la concitazione e la fretta giocano sempre a favore di chi vuole mettere in giro notizie false. Tutte queste cose chi manipola l’informazione le sa. Durante le guerre, i servizi segreti o chi vuole condizionare l’opinione pubblica usa i cadaveri per raccontare cose non vere. E’ un trucco antico. Non scopriamo niente di nuovo.
PIETRO FOLENA SULLE ARMI CHIMICHE DI SADDAM HUSSEIN
E’ chiaro oramai che le armi di distruzione di massa non sono tra queste: in due mesi ogni tentativo di ritrovamento è fallito miseramente. Il presidente Bush ha persino ipotizzato, oltrepassando la soglia del ridicolo, che Saddam abbia fatto distruggere le armi poco prima della guerra, come se sbarazzarsi di testate chimiche e nucleari fosse un lavoro di pochi giorni. Ancora più gravi sono le rivelazioni sulle “prove” prodotte (nel senso proprio di “fabbricate”) da Bush e Blair per giustificare la guerra. Già sapevamo del dossier rivelatosi una tesi di laurea di uno studente di origini irakene risalente a 10 anni fa. Già sapevamo dell’inattendibilità del Rapporto Powell al Consiglio di sicurezza che suscitò le perplessità di Blix e di El-Baradei e l’ilarità di tutti i media indipendenti del mondo. Oggi sappiamo anche che il governo britannico ha letteralmente costretto i servizi segreti a fornire prove false e a ingigantire fatti che altrimenti sarebbero passati inosservati. Sappiamo che la Cia aveva dimostrato l’inesistenza di prove concrete contro il regime di Saddam. Bush e Blair hanno mentito. Hanno detto grossolane e incredibili bugie ai loro parlamenti, all’opinione pubblica dei loro paesi e del mondo intero, ai governi alleati. Hanno ostacolato e ancora ostacolano il lavoro degli ispettori dell’ONU che, come ci ha raccontato El-Baradei in una conferenza organizzata dalla Fondazione Di Vittorio, non possono ancora riprendere appieno il loro lavoro a causa dell’ostilità delle forze occupanti. Hanno cercato di gettare fango su un onesto funzionario qual è Hans Blix….Berlusconi, Aznar e gli altri capi di governo della coalizione dei volenterosi sono anch’essi complici di questa colossale menzogna.
Pietro Folena, l’Unità
http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/90000/89589.xml?key=Pietro+Folena&first=41&orderby=1&f=fir
RW JOHNSON (OXFORD) SULL’ABBATTIMENTO DI UN AEREO COREANO PER MANO DEI SOVIETICI (1983)
RW Johnson era una delle poche persone su entrambe le sponde dell’Atlantico a resistere [alle pressioni a conformarsi alla versione ufficiale sull’abbattimento del volo KAL 007]. I suoi articoli sul Guardian sollecitarono un messaggio da un parlamentare Tory (generosamente lasciato anonimo in questo libro) al capo del Magdalen College di Oxford suggerendo che il signor Johnson era ‘inadatto’ al suo incarico. Johnson difese la sua visione scettica, tuttavia e la arricchì con una ricerca meticolosa. Il risultato non è solo una storia terribile – molto più terrificante di qualsiasi opera di narrativa potrebbe mai essere – ma una denuncia politica di primissimo ordine….Il velivolo era stato dotato delle più sofisticate tecnologie computerizzate di assistenza alla navigazione. Il percorso da Anchorage a Seoul passava così vicino alla Russia che era costellata di punti di segnalazione per la guida alla navigazione, tutti ugualmente ben attrezzati. Se l’apparecchiatura funziona, un aereo di linea non può deviare fuori rotta. Se non funziona, i meccanismi di allarme sull’apparecchio e a terra si incaricano di avvisare il pilota in pochi secondi. Eppure, quasi dal momento in cui lasciò Anchorage, il KAL 007 deviò verso nord allontanandosi dal suo percorso corretto. Era 365 miglia fuori rotta quando fu abbattuto: nessuno altro aereo si era mai allontanato così tanto dalla rotta programmata nella storia dell’aviazione civile. Prima di partire da Anchorage, il capitano del velivolo aveva segnato un percorso molto simile a quella che poi seguì. Aveva caricato carburante in eccesso senza registrarlo. In qualche modo, quando i caccia russi sciamavano attorno a lui sparando proiettili traccianti, cercava di schivarli con cambiamenti di rotta e altitudine, regolarmente notificati al controllo a terra.
London Review of Books
http://www.lrb.co.uk/v08/n13/paul-foot/the-scandal-that-never-was
Il pilota dello 007, considerato il migliore della compagnia (un vero e proprio “robot umano”:
– mentì sulla quantità di carburante che caricava;
– abbandonò ad Anchorage un carico pagato che era tenuto a trasportare;
– aveva pianificato su delle note il percorso che poi avrebbe seguito (365 miglia fuori rotta: che non sono bruscolini);
– fece 3 manovre che non potevano essere compiute inconsciamente;
– riportò falsamente la sua posizione ad ogni waypoint in cui poteva correggere la rotta;
– modificò la velocità ben al di fuori dei parametri previsti;
– usò misteriosamente il codice transponder sbagliato;
– non poteva non sapere che era su territorio sovietico per via delle mappature meteo che aveva a disposizione;
– non si è curato di rispondere alle comunicazioni e poi agli avvertimenti radio sovietici, o ai traccianti di avvertimento che sono stati sparati proprio di fronte a lui;
– quando un caccia sovietico lo ha affrontato, ha falsamente informato il suo controllo a terra che stava effettuando una salita, mentre in realtà stava scendendo rapidamente;
– nei 56 secondi in cui rimase in onda dopo che l’aereo era stato colpito da un missile si astenne dal lanciare l’obbligatorio segnale di richiesta di soccorso.
http://www.lrb.co.uk/v08/n13/paul-foot/the-scandal-that-never-was
L’OPERAZIONE NORTHWOODS
L’operazione Northwoods (Operation Northwoods)[1] fu un piano concepito nel 1962 da alti dirigenti del Ministero della Difesa statunitense, (firmato dal generale Lyman Lemnitzer, capo degli stati maggiori riuniti e futuro responsabile di GLADIO) allo scopo di indurre l’opinione pubblica statunitense a sostenere un eventuale attacco militare contro il regime cubano di Fidel Castro[2]. Il piano, che non fu mai messo in atto, prevedeva l’esecuzione di una serie di azioni organizzate da entità governative USA operanti sotto le mentite spoglie di nazionalisti cubani; il piano prevedeva anche attacchi terroristici contro obiettivi all’interno del territorio nazionale degli Stati Uniti.
http://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Northwoods
http://www2.gwu.edu/~nsarchiv/
LA SCIAGURA DELL’AEREO MALESE IN UCRAINA
Mi rifiuto di prendere in considerazione i vari tuit/tweet, dell’una e dell’altra parte, perché non ritengo credibile lo scenario in cui gente che si trova sotto attacco o che potrebbe essere un bersaglio, userebbe twitter per comunicare al mondo i suoi stati d’animo, imprese, congetture. Un tweet non è una prova.
Non è chiaro perché, in un conflitto contro ribelli privi di aviazione, l’esercito regolare ucraino abbia deciso di collocare dei sofisticati sistemi antiaerei in un’area in cui potevano essere catturati.
Finora i separatisti non avevano mai usato un sistema di lancio di missili terra-aria Buk in dotazione all’esercito ucraino (e russo) per abbattere gli aerei lealisti (volano a quote molto più basse), ma esclusivamente i MANPAD (un sistema missilistico antiaereo a corto raggio trasportabile a spalla, con una gittata di 4 km)
Il sistema Buk è in grado di identificare un aereo civile (radar > transponder sull’aereo: l’eventuale comunicazione dovrebbe essere stata registrata nella scatola nera) perciò è da escludere un incidente (un solo tiro, con 60% di probabilità di colpire un bersaglio mobile se si è perfettamente addestrati al suo uso: come si può parlare di miliziani ubriachi che non si rendono conto di quel che fanno, come nella “versione ufficiale”?).
Se quella è stata l’arma impiegata (il tempo dirà se hanno ragione coloro i quali sospettano che la pista del Buk sia fuorviante e che si sia trattato di un missile aria-aria o di una bomba programmata per attivarsi al cambio di quota imposto da terra al momento dell’ingresso nello spazio aereo ucraino), chi ha sparato sapeva cosa stava facendo e sapeva che a quell’altezza volavano solo aerei civili.
Non esiste alcuna spiegazione razionale del perché i separatisti pro-russi e gli specialisti russi che li avrebbero dovuto assistere, avrebbero deliberatamente effettuato un attacco del genere, che non avrebbe potuto fornir loro alcun beneficio tangibile e, al contrario, poteva solo produrre una massiccia e forse fatale reazione internazionale contro la loro causa.
Perché un aereo che, in genere, vista la sua destinazione, passerebbe sopra il mare di Azov, si è ritrovato 2-300 miglia fuori rotta, in un’area ad alto rischio e ad un’altezza di 33mila piedi, ossia al limite della zona rischio? La Malaysia Airlines contesta ai controllori dello spazio aereo ucraino di aver chiesto al loro pilota di abbassare la quota da 35mila piedi a 33mila piedi
ma non sapremo mai cosa si sono detti i controllori di volo e l’equipaggio, dato che i servizi di sicurezza ucraini hanno confiscato le registrazioni della suddetta conversazione
http://www.bbc.com/news/world-us-canada-28360784
Chi ha fatto circolare le supposte prove del coinvolgimento russo, una comunicazione tra separatisti e russi in cui si afferma di aver abbattuto l’aereo sbagliato, un video che, in realtà, è stato creato alle 19 e 10 del giorno prima, il 16 luglio 2014? Chi sapeva con largo anticipo che il 17 ci sarebbe stato un incidente aereo addebitato alle ingerenze russe?
http://rghost.net/private/56950510/78d787acfabcaf840cfa213e7221a060
http://www.mmnews.de/index.php/etc/19144-mh17-angebliche-youtube
LA REAZIONE RUSSA
È abbastanza sorprendente, se si presume che siano in qualche modo responsabili. Non hanno nulla da obiettare all’acquisizione e analisi da parte di Kiev delle scatole nere
http://italian.ruvr.ru/news/2014_07_18/Mosca-non-portera-via-le-scatole-nere-del-Boeing-0147/
È possibile che reputino di avere già sufficiente materiale per screditare qualunque tentativo di false flag?
Un aspetto estremamente gustoso della situazione è che se si dimostrasse che la colpa è dei ribelli filorussi e l’Occidente riuscisse a convincere la “comunità internazionale” che Putin è responsabile per i crimini dei ribelli ucraini ai quali garantisce il suo supporto (peraltro non certo assoluto, come si è già visto in varie occasioni, inclusi i referendum), automaticamente Bush, Blair, Cameron, Sarkozy, Merkel, ecc. sarebbero da considerare responsabili per i crimini commessi dai loro soldati (torture, eccidi di civili con o senza droni) e dalle varie formazioni di insorti che godono del loro sostegno (es. la pulizia etnica dei libici di colore a Tawergha, realizzata grazie alla copertura aerea della NATO, le decine di violazioni di risoluzioni ONU e l’uso del fosforo bianco da parte di Israele; Guantanamo, Abu Ghraib, ecc.)
VOCI FUORI DAL CORO
Su vari forum si è fatta avanti una lettura dell’evento che si distingue da quelle dell’una e dell’altra fazione. La ripropongo in sintesi; ciascuno ne faccia ciò che vuole.
Chi ne tra vantaggio? Qual è il vero obiettivo di questo attacco? Al di là della funzione propagandistica, non sembra essere un evento cataclismico e certamente non servirà a scatenare una guerra internazionale. L’opinione pubblica internazionale darà in gran parte la colpa ai separatisti per un incidente disastroso e continuerà a chiedersi chi abbia permesso a dei voli civili di transitare in un’area di guerra. I leader europei non sono intenzionati a cambiare la propria posizione di dialogo diplomatico con Mosca. Obama ha escluso che l’Ucraina possa diventare un campo di battaglia per soldati americani.
Non è abbastanza, ci dev’essere dell’altro. Queste voci fuori dal coro suggeriscono che si tratti di una distrazione che svia l’attenzione da ciò che sta accadendo sul campo, in Ucraina, ma anche nel mondo. Mentre tutti si concentrano su questo evento, perdono di vista sviluppi più importanti. La stessa guerra civile ucraina potrebbe avere questo fine, in un contesto più ampio.
Ipotizziamo che questa interpretazione sia corretta.
Che cosa ci sfugge? L’intervento terrestre israeliano avvenuto in pratica sincronicamente rispetto all’incidente in Ucraina?
Segnalo l’ipotesi delineata dal giornalista giapponese Yoichi Shimatsu, che già aveva individuato una pista israeliana grazie ad un’inchiesta sui retroscena di un precedente incidente aereo collegato all’aeroporto di Amsterdam, dove la sicurezza è gestita da una ditta israeliana (ICTS) fondata da un ex ufficiale dello Shin Bet.
Forse proprio la coincidenza dei tempi è un segnale che esiste un qualche tipo di coordinamento?
Non ci resta che attendere e osservare.
http://www.futurables.com/2014/07/21/israele-un-monito-per-lumanita/
Più ideologia, meno giornalismo! – inconsapevoli segni dei tempi
28 marzo 2014 a 20:07 (Umorismo, Verità scomode)
Tags: disinformazione, giornalismo, ideologia, manipolazione, propaganda
a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles
involontario disvelamento della realtà
tardivamente corretto
Congiurati per la verità alla Bookique
1 dicembre 2013 a 08:08 (Web Caffè)
Tags: Abu Ghraib, bugie, congiura per la verità, congiurati per la verità, costruzione mediatica della realtà, Federico Mayor, Fondo Monetario Internazionale, giornalismo, Gustavo Zagrebelsky, informazione, manipolazione, mass media, media, menzogna, My Lai, potere mediatico, Reinhart, Rogoff, Seymour Hersh, simboli al potere, trasparenza, UNESCO, verità, Vietnam
A cura di Stefano Fait
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Credere alle bugie e agire sulla base di una percezione falsata della realtà può, letteralmente, distruggerci.
Quando chiesero a Thomas Herndon, studente di economia presso l’Università del Massachusetts, di scegliere un’analisi economica ed esercitarsi provando a replicare i risultati lui, ambiziosamente, scelse un articolo di Carmen Reinhart (Harvard) e dell’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Ken Rogoff, che aveva avuto un ruolo decisivo nel giustificare le misure di austerità nell’eurozona. Dopo mesi di tentativi i conti non tornavano. Assieme ai suoi docenti, Herndon scoprì che i due esperti avevano commesso una serie di errori, tra i quali uno particolarmente grossolano.
Daniel Hamermesh, economista all’Università di Londra, ha saputo comunicare concisamente il significato più profondo dell’evento: “Quell’articolo ha contribuito a plasmare il modo in cui le persone, e specialmente i politici, vedono il mondo ed è proprio questo che, alla fine, determina come funziona il mondo” (BBC 19 aprile 2013).
La mancanza di obiettività e trasparenza è perciò la causa di gran parte dei nostri mali e della nostra violenza. L’accesso a una pluralità di prospettive sul mondo ci può consentire di percepire la realtà meno soggettivamente e quindi ci rende persone e società migliori (cf. articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani). Una cittadinanza abituata a interrogarsi e informarsi non sprofonda nell’apatia e in un sordo e potenzialmente pericoloso risentimento generalizzato.
Per questo il giornalismo ben fatto è il sale della democrazia: una cittadinanza adeguatamente informata sa cosa chiedere, sa cosa aspettarsi, sa per chi votare nell’interesse generale. Una scelta malinformata o disinformata non è una vera scelta.
Il premio Pulitzer Seymour Hersh, celebre per gli scoop di My Lai (Vietnam, 1968) e Abu Ghraib (Iraq, 2004), per le sue inchieste sull’opzione nucleare “Sansone” israeliana, sulla Guerra al Terrore, sulle circostanze della morte di Osama Bin Laden, sulla sorveglianza illegale negli Stati Uniti, è stato definito “la cosa più vicina a un terrorista nel panorama giornalistico americano” dall’ultraconservatore statunitense Richard Perle.
Oggi, in un mondo dell’informazione dominato da pochi giganti oligopolistici – Time Warner, Walt Disney, Viacom, News Corporation (Rupert Murdoch), Bertelsmann, Axel Springer AG, Sony – Hersh rileva che c’è molta meno libertà di informazione e molto più conformismo di quando era giovane e il suo capo al New York Times gli domandava, affettuosamente: “Come sta il mio piccolo comunista?”, perché era contrario alla guerra in Vietnam.
I media americani sono patetici, sono più che ossequiosi, hanno paura di prendersela con Obama. Citano le fonti ufficiali invece di verificarne la validità. È come se temessero di essere outsider, di far arrabbiare qualcuno. Eppure è il momento di farlo, perché la nostra repubblica se la passa male: mentiamo su tutto, mentire è diventato la norma, non l’eccezione (intervista del Guardian, settembre 2013).
Federico Mayor Zaragoza, direttore generale dell’UNESCO dal 1987 al 1999, lo chiama il “Gran Dominio”: “se si guarda a chi detiene il potere mediatico nel mondo, sono sei o sette persone. E non è solo una questione di informazioni parziali o menzognere, a sua volta un’altra cosa contro cui occorrerebbe protestare. Non credo che sia questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli” (intervista di un’emittente spagnola, 2011).
Anche Gustavo Zagrebelsky, in “Simboli al potere” (2012, pp. 89-90), descrive a tinte molto fosche la nostra situazione: “Alla cementificazione del pensiero, all’espulsione delle alternative dal campo delle possibilità, all’omologazione delle aspirazioni, alla diffusione di modelli pervasivi di comportamento, di stili di vita e di status e sex symbol nelle società del nostro tempo, lavorano centri di ricerca, scuole di formazione, università degli affari, accademie, think-tanks, uffici di marketing politico e commerciale, in cui vivono e operano intellettuali e opinionisti che sono in realtà consulenti e propagandisti, consapevoli o inconsapevoli, ai quali la visibilità e il successo sono assicurati in misura proporzionale alla consonanza ideologica. La loro influenza sul pubblico è poi garantita dall’accesso a strumenti di diffusione capillari e altamente omologanti. Non è forse lì che, prima di tutto, si stabiliscono i confini simbolici del legittimo e dell’illegittimo, del pensabile e dell’impensabile, del desiderabile e del detestabile, del ragionevole e dell’irragionevole, del dicibile e dell’indicibile, del vivibile e dell’invivibile? Da qui provengono le forze simboliche potenti che, fino a ora, cercano di tenere insieme le nostre società….come in una religione, per di più monoteista”.
Arrestare e invertire questa tendenza all’invenzione mediatica della realtà è possibile solo se la cosiddetta società civile è vivace, scettica, vigile e discernente, ossia patriottica nell’accezione migliore del termine. Altrimenti, se resta silente e passiva, le collusioni proliferano, i poteri arbitrari si consolidano e la popolazione non si accorge che la sua libertà di pensiero si è rarefatta. Oppure, dandosene conto, esagera nel senso opposto, attribuendo ogni singola catastrofe naturale a tecniche di geoingegneria o sollevando sospetti sulla morte di ogni figura scomoda.
Alla fine le ipotesi più strampalate finiscono per fare ombra alle tesi più plausibili e circostanziate, per quanto “controverse”. Così i veri e propri crimini di stato e di lobby contro la democrazia, l’umanità e il pianeta finiscono per partorire aberrazioni dell’intelletto, paranoie irrazionaliste, nichilismo e attese messianiche. Diventa arduo distinguere tra un’idea folle e un’idea realistica, tra un autentico complotto e una fantasia. Tutto finisce nel calderone delle sottoculture del complottismo, un termine che oggi viene usato per screditare indiscriminatamente chiunque contesti l’establishment e denunci gli abusi di potere.
Abbiamo bisogno di una “congiura per la verità” che si concentri sui sospetti, sui moventi e sull’evidenza concreta, e che lo faccia con rigore. Questa congiura per la verità si chiama Giornalismo con la maiuscola e necessita di professionisti che sappiano andare fino in fondo e dell’assistenza di persone dotate dei tre sensi chiave del buon cittadino: senso civico, senso critico, buon senso.
Con questo spirito è nato Web Caffè Bookique, un caffè dibattito che unisce la quotidiana discussione in rete e l’incontro con “congiurati per la verità” presso la Bookique (parco della Predara), il terzo mercoledì di ogni mese, in via Torre D’Augusto 29 (quartiere San Martino).
Questo mese sono intervenuti Mario Giuliano, avvocato e membro del comitato 26 gennaio, Andrea Tomasi e Jacopo Valenti, autori di “La farfalla avvelenata. Il Trentino che non ti aspetti” (Città del Sole edizioni, 2012).