Una ragazza invece più mite e più sprovveduta continuava a rispondermi che non si può pensare come pensano le sentinelle. Come non si può? rispondevo. Evidentemente si può, dobbiamo prendere atto che loro pensano così. Sì, ma è un pensiero sbagliato, non si può pensare così, rispondeva di nuovo. E chi lo decide quale pensiero è giusto e quale è sbagliato? chiedevo a quella ragazza come se fossimo a scuola, ma lei non sapeva rispondere a questa interrogazione.
Chissà se da giovane sono stata anch’io tanto dogmatica, suppongo di sì, ma almeno avrei saputo argomentare meglio la mia posizione, almeno spero.
In conclusione ora penso così: le diverse opinioni sull’opportunità di impedire gridando che si sentissero le parole di quel signore al microfono hanno solo in minima parte radici razionali su cui si potrebbe comunque discutere; credo che abbiano in grandissima parte radici emotive, relative cioè all’esuberanza o meno di energie fisiche e al rapporto con la propria aggressività.
Donatella Donati, nota condivisa su FB
Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Art. 19 della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Art. 21 della Costituzione
Rispettare la Costituzione significa rispettare il diritto di TUTTI di esserne tutelato, anche quando ci dà fastidio, anche quando non siamo d’accordo con loro, anche quando ci mettono a disagio. Se cominciamo ad interpretare un diritto universale esso perde la sua universalità e mette a rischio tutti gli altri nostri diritti. Solo difendendo la libertà altrui posso continuare a difendere la mia.
Perché ci sia democrazia basta il consenso della maggioranza. Ma appunto il consenso della maggioranza implica che vi sia una minoranza di dissenzienti. Che cosa facciamo di questi dissenzienti una volta ammesso che il consenso unanime è impossibile e che là dove si dice che vi sia, è un consenso organizzato, manipolato, manovrato e quindi fittizio, è il consenso di chi, per ripetere il famoso detto di Rousseau, è obbligato ad essere libero? Del resto, che valore ha il consenso dove il dissenso è proibito? I dissenzienti li sopprimiamo o li lasciamo sopravvivere? E se li lasciamo sopravvivere, li recintiamo o li lasciamo circolare, li imbavagliamo o li lasciamo parlare, li espelliamo come reprobi o li teniamo fra di noi come liberi cittadini?
Norberto Bobbio, “il futuro della democrazia”, Einaudi, Torino 1984
Le parole esercitano un’influenza sulle persone solo se queste decidono che così dev’essere, perché attribuiscono credibilità ed autorevolezza a chi le pronuncia e perché vogliono o temono che il messaggio sia vero. Le parole hanno potere solo se chi le ascolta o legge glielo conferisce. Altrimenti non ne hanno, sono solo vibrazioni nell’aria. Attribuire uno speciale potere alle parole è una semplice credenza che ciascuno può respingere coscientemente. Se certe parole ci irritano la responsabilità è nostra, perché lasciamo che ciò avvenga. Possiamo forse plasmare il prossimo in modo da costringerlo ad essere più sensibile? Sarebbe giusto? È sbagliato cercare di controllare gli altri, quando sono adulti, privandoli del loro libero arbitrio, della possibilità di scegliere. E siccome non è giusto controllare gli altri, non è nemmeno giusto censurare gli altri.
A questo proposito, è davvero molto istruttiva questa vicenda delle Sentinelle in Piedi (omofobe e ultra-tradizionaliste) e del tizio denunciato per apologia del nazismo mentre interpretava la parte del Grande Dittatore per criticare le Sentinelle.
Le SiP sono convinte che equiparare un concittadino omosessuale ad uno eterosessuale apre la strada alla “distruzione dell’uomo e della civiltà”
Sono persone spaventate dai grandi cambiamenti della nostra epoca, non diversamente da molti di quei giovani musulmani che accorrono al richiamo dei leader di ISIS.
Questa non è però una buona ragione per paragonarli ai nazisti o agli jihadisti.
Il sito delle SiP prosegue: “Se anche tu vuoi vegliare per difendere la libertà di espressione, se anche tu ritieni che sia giusto e doveroso difendere questa libertà in modo pacifico e silenzioso, informati in quali città hanno già vegliato le Sentinelle in piedi e in quali veglieranno”.
Non posso che condividere.
E condivido in parte anche la tesi opposta (la parte in grassetto):
“L’istigazione all’odio non è libertà d’espressione. Contestiamo le sentinelle in piedi perché hanno la pretesa di spacciare per scientifica e legittima la loro paura e il loro odio verso gay, lesbiche e transgender. Loro si professano pacifiche ma ciò che rivendicano è il diritto di discriminare e opprimere, invocano la negazione di libertà per tante e tanti che considerano ‘diversi’ solo perché assolutizzano il modello di ‘normalità’ che sentono di incarnare e che la società propone come tale“.
Solo in parte, però, perché se chi non la pensa come la maggioranza fosse sempre considerato un istigatore all’odio allora non vivremmo più in una democrazia.
Mi piace come le sentinelle esprimono la loro opinione. Non la condivido, ma appoggio in pieno il loro diritto di esprimerla pubblicamente e mi imbarazza vivere in un paese in cui questo non è naturale.
Mi piace il tizio vestito da Grande Dittatore di Chaplin.
Mi piace meno l’implicita equiparazione delle sentinelle al nazismo (è sciocco dar delle patenti di nazismo un po’ a tutti quelli che non la pensano come noi e non a quelli che veramente ragionano come dei nazisti – e non li incontri per strada, sono ai piani alti, e distruggono nazioni e popoli con un cenno – a proposito: perché nessuno parla più delle sofferenze dei greci?).
Mi piace ancor meno la denuncia al tizio vestito da parodia di Hitler, ma è esattamente quel che succede in un paese in cui la libertà d’espressione è relativa.
L’insensata denuncia è figlia di questa immaturità democratica. Se sono state le Sentinelle a denunciarlo – come mi pare probabile – hanno in un colpo solo negato il senso ufficiale della loro protesta, dando ragione ai loro contestatori. Anche chi manifesta per la libertà d’espressione è subito pronto a sopprimerla negli altri.
Viviamo in un paese così antropologicamente pessimista da credere che la mera manifestazione di una credenza possa essere un virus che contagia le masse.
Se l’OMS avesse usato la stessa ferocia contro Ebola ora non saremmo lì a chiederci quando arriverà in Italia.
Senza la libertà di offendere non c’è libertà. Se le mie azioni sono giudicate in base a quanto offendono il prossimo, potrò fare solo quello che gli altri mi consentono graziosamente di fare e poiché moltissimi sono suscettibili e permalosi, ciò decreterebbe la morte della libertà. Non essere offesi da chi è in buona fede non è un diritto umano. Anche le SiP hanno il diritto di chiamare fascisti quelli che cercano di impedire la loro facoltà di esprimere i propri valori non violentemente.
Se le Sentinelle e i loro contestatori si offendono nell’essere paragonati ai fascisti il problema è loro.
Una democrazia non può essere ostaggio della permalosità e della suscettibilità altrui.
Come si può aver paura di questi pochi dissenzienti? Come può una repubblica di 60 milioni di abitanti essere così tragicamente insicura circa le sue premesse valoriali? Siamo ancora così immaturi?
Sì. Continuiamo a credere che ci serva un Grande Controllore/Censore che decida per noi cosa siamo autorizzati a sentire e vedere (per il nostro bene).
In Azerbaigian le donne hanno ottenuto il diritto di voto nel 1919, in Italia nel 1946, in Svizzera nel 1971.
Abbiamo tutti ancora molta strada da fare.
Ama davvero la libertà solo chi la riafferma per il suo prossimo
Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev, Regno dello Spirito e Regno di Cesare, 1951