Il vincitore del Premio Darwin 2013 è…la folle folla di Piazza Tahrir! Un bell’applauso!!!

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Se nei paesi della “primavera araba” vuoi far votare il popolo, preparati a un probabile governo islamista.  Se non vuoi gli islamisti, vai sul sicuro e non far votare il popolo. Se poi il popolo ha votato e rivotato gli  islamisti e tu sei abbastanza certo di non poter mai vincere un’elezione, scatena la piazza, accendi la mischia e chiama i militari a scioglierlaCiò che ai militari interessa è il controllo del vasto apparato produttivo di cui sono i capofila, la gestione in perfetta autonomia del proprio bilancio e la garanzia del supporto finanziario americano: quasi un miliardo di dollari e mezzo all’anno. Ma per intascare questa tangente – il prezzo che gli americani pagano per potersi considerare azionisti di riferimento dei militari egiziani, a tutela della sicurezza di Israele – ad al-Sisi occorre che il governo sia presentabile al peraltro assai geopolitico vaglio di legalità del Congresso Usa. Di qui lo sbarramento semantico del generale, che mentre metteva agli arresti domiciliari il primo presidente democraticamente eletto del suo paese e colpiva d’interdetto la Fratellanza musulmana, lanciava i blindati nelle piazze e censurava i media ostili, curava di comunicare che non era in corso alcun colpo di Stato.
Lucio Caracciolo
http://temi.repubblica.it/limes/egitto-fratelli-musulmani-il-rebus-arabo/49611

IL GOLPE LIBERTARIO

https://twitter.com/stefanofait

Il governo democraticamente eletto viene deposto dalle stesse forze che sostenevano la dittatura e che hanno presto annunciato la prossima nascita di un “governo dei tecnici”, tra l’esultanza dei manifestanti. C’è del genio in queste piazze, ma è arduo intravederlo. Democrazia o demagogia? Cittadini o folla emotiva e imbecille?

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Molti italiani che si ritengono, a torto, democratici, approvano il golpe militare in Egitto. Avrebbero acclamato anche dei golpisti che avessero rimosso Berlusconi?

Anche noi abbiamo avuto la nostra Fratellanza Cristiana al governo, per lungo tempo, e per certi versi è ancora al potere. Ma noi siamo noi, gli egiziani sono gli egiziani e non abbiamo problemi se una minoranza laica e copta (copta come il ramo paterno della famiglia di Magdi Allam – così pare – , copta come molti agenti dell’intelligence britannica ai tempi dell’impero) esautora un governo islamico in un paese preponderatamente islamico, CON L’AIUTO DEI SALAFITI (all’opposizione pure loro – ma li trovate anche in Siria e Libano contro Assad).

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I salafiti consideravano Morsi troppo moderato. Ricorda un po’ la brutta fine della democrazia in Spagna degli anni Trenta, presa in mezzo tra i franchisti e i comunisti.

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Ricorda anche l’approccio israeliano alla democrazia in Palestina. Gli elettori di Gaza votano il governo sbagliato? Li invadiamo.

Poi sono venuti per i fratelli musulmani, ma io non ho parlato perché non ero un fratello musulmano”.

Adly Mansour, nuovo presidente ad interim, giudice nominato da Mubarak, che Morsi era legalmente tenuto a designare come presidente della corte costituzionale – la costituzione è un parto delle forze armate, quindi cambiarla era un dovere di un governo che volesse emancipare l’Egitto dal cappio militare -, tende la mano alla fratellanza musulmana, invitandola a partecipare alla costruzione di un nuovo Egitto. Lo dovranno fare dal carcere:

Membri del governo (incluso Morsi) e della maggioranza parlamentare accusati del reato di “insulto alla magistratura” (quella nominata da Mubarak)

https://twitter.com/BreakingNews/status/352777403799584768

Fino a 300 mandati d’arresto per politici e parlamentari della maggioranza, con l’accusa di “incitamento alla violenza” (quale? Questi “terribili” islamisti sembrano essere stati fin troppo disciplinati nel corso del colpo di stato ai loro danni)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/04/egitto-membri-della-fratellanza-in-arresto-negli-scontri-almeno-14-morti/645623/

 1044627_10151620847817459_82669996_nN.B. non sono berlusconiano: sono gollista in politica e anarchico di sinistra nella sfera morale-spirituale

È chiaramente una presa per il culo: se l’esercito avesse voluto dare una qualunque chance ai fratelli musulmani avrebbe dialogato con Morsi, che aveva fatto numerose aperture all’opposizione.

Bavaglio ai mezzi di informazione filo-governativi. Morsi è agli arresti, Erdogan è al potere.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/06/02/la-primavera-turca-mandera-in-fumo-i-piani-nato/

È alleato dell’Occidente, come lo sono Israele, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, ecc. al cui confronto Morsi e i fratelli musulmani sono la reincarnazione di Martin Luther King.

 fosforoGaza

Parliamo un po’ dei golpisti. Lo stesso esercito che fino al 2011 torturava e faceva sparire gli oppositori a centinaia, ora gode dei favori di una parte dell’opinione pubblica occidentale ed egiziana:

“Un’inchiesta del Guardian rivela che durante la rivoluzione del 2011 in Egitto i militari dell’esercito hanno torturato e ucciso, e in alcuni casi hanno fatto sparire, gli oppositori dell’ex presidente Hosni Mubarak. Durante i 18 giorni della rivolta cominciata nel gennaio del 2011 che ha portato alla caduta del regime sono sparite più di mille persone, tra cui molti detenuti. Alcuni sono finiti in carcere senza che nessuno ne fosse al corrente e hanno subìto torture e maltrattamenti, altri sono morti, altri semplicemente scomparsi. L’esercito ha sempre negato di aver avuto un ruolo attivo durante la cosiddetta “primavera araba” e di essere stato responsabile di violenze e omicidi. Ma questi documenti dimostrano il contrario. “Molti civili sono morti mentre erano in carcere e sono stati sepolti in fosse comuni come se non avessero identità”, scrive il Guardian….La commissione che ha scritto il rapporto ha chiesto al governo di mettere sotto inchiesta i vertici dell’esercito per le violazioni dei diritti umani, ma il presidente Morsi – che è anche il capo supremo delle forze armate – non ha aperto nessun procedimento”.

http://www.internazionale.it/news/egitto/2013/04/10/la-verita-sui-crimini-dei-militari/chiamiamola-tortura-1

Se gli egiziani non volevano Morsi non serviva fare altro che attendere il voto e scacciarlo. Morsi stesso aveva acconsentito ad un referendum sulla sua presidenza e a formare un governo di transizione con l’opposizione.

Forse l’esercito sapeva che i fratelli musulmani avrebbero vinto? Se perfino al Cairo c’erano massicce manifestazioni pro-Morsi è presumibile che nell’Egitto rurale il suo consenso forse ancora robusto.

Non conta il parere dei contadini? Noi vogliamo la democrazia diretta per noi ma loro non si meritano neanche di valutare l’operato del governo da loro eletto nel corso di una legislatura?

La maggioranza del popolo egiziano ha votato per i fratelli musulmani, ma noi sappiamo cosa è meglio per loro e lo sa anche l’esercito.

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Risultato dell’arroganza occidentale? Milioni di voti potenziali per i salafiti (integralisti islamici), che tanto saranno interdetti dal presentarsi alle prossime elezioni, perché questa è la “democrazia” che esportiamo.

È legittimo solo quello che sta bene a noi, perché noi valiamo. Forse la deriva integralista delle masse è effettivamente quel che vuole l’Occidente? Come in Siria? Un conveniente nemico che può essere utile per giustificare uno stato di polizia permanente a Suez e al confine con Israele?

Una rivoluzione colorata con una spruzzatina di carri armati e uniformi gallonate?

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El Baradei: potrebbe essere un’ottima scelta per una continuità militari > militari resa rispettabile:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=7962

Dalla dittatura a un governo fantoccio, un governo nato solo grazie al divieto che sarà imposto ad ogni partito di ispirazione islamici di presentarsi alle elezioni, e forse persino di esistere. Sarà un governo debolissimo, odiato al di fuori delle metropoli, alla mercé della volontà delle forze armate, in pieno disastro economico.

Sarà il caos e scorrerà il sangue.

I fatti dimostreranno che ero realista, non pessimista.

Under the Dome – l’involuzione degli Stati Uniti verso un Quarto Reich

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I comandanti militari federali hanno provvisoriamente l’autorità, in situazioni di emergenza straordinarie in cui il presidente non possa concedere una sua autorizzazione e le autorità localmente competenti non siano in grado di tenere la situazione sotto controllo, di attuare le operazioni necessarie a sedare inattesi disordini su vasta scala

Riforma delle leggi federali (US Code) post-attacco di Boston nella Nuova Repubblica di Weimar (USA)

http://www.longislandpress.com/2013/05/14/u-s-military-power-grab-goes-into-effect/

La via scelta dagli Stati Uniti era contrassegnata a chiare lettere da pochi, trasparenti principi guida della loro condotta nella politica mondiale. Primo: nessun popolo di questa terra, in quanto popolo, può essere giudicato un nemico perché l’umanità tutta condivide un bisogno comune di pace, di fratellanza e di giustizia. Secondo: la sicurezza e il benessere di qualsiasi nazione non possono essere acquisiti permanentemente nell’isolamento, ma solo attraverso una reale cooperazione con le altre nazioni. Terzo: il diritto di ogni nazione ad un governo e ad un sistema economico di sua scelta è inalienabile. Quarto: qualsiasi tentativo di una nazione di imporre ad altre nazioni la sua forma di governo è indifendibile. E quinto: la speranza di una nazione in una pace duratura non può essere solidamente basata sulla corsa agli armamenti ma su rapporti giusti e su intese oneste con tutte le altre nazioni.
D.D. Eisenhower, presidente degli Stati Uniti, 1953

Io dico che la nostra democrazia del Nuovo Mondo, per quanti successi abbia avuto nel sollevare le masse dalla loro degradazione, nello sviluppo materialistico, nella produzione e in certa molto ingannevole e superficiale intellettualità popolare, è oggi come oggi un fallimento quasi completo nei suoi aspetti sociali e in tutti i risultati più grandi, quelli religiosi, morali, letterari e estetici. Invano marciamo a passi mai visti verso un impero tanto colossale da oscurare quelli dell’antichità, l’impero di Alessandro e le più audaci conquiste di Roma. Invano ci siamo annessi il Texas, la California, l’Alaska, e ci spingiamo a Nord verso il Canada, a Sud verso Cuba. È come se fossimo in qualche modo dotati di un corpo vasto e sempre meglio equipaggiato, ma cui fosse rimasto solo un poco, o niente affatto anima.

Walt Whitman, Prospettive democratiche, 1871

Lincoln riteneva, con ogni fibra del suo essere, che questo luogo, l’America, potesse offrire un sogno a tutta l’umanità, un sogno diverso da ogni altro negli annali della storia. Più generoso, più compassionevole, più inclusivo…L’idea di famiglia, l’idea che, se non ci si aiuta l’un l’altro, alcuni non ce la faranno. È la famosa immagine della persona che ascende lungo la scala sociale, raggiunge il suo sogno e poi si volta per aiutare il prossimo a salire, non per ritrarre la scala. Quale altro popolo ha mai rivendicato una qualità di carattere che non risiede in un modo di parlare, vestire, ballare, pregare, ma in un’idea? Quali altri popoli della terra hanno sempre rifiutato di ancorare le definizioni della loro identità a qualcosa che non fosse quell’idea?

Mario Cuomo

Non possiamo continuare a fare affidamento solo sull’esercito al fine di raggiungere gli obiettivi di sicurezza nazionale che abbiamo designato. Abbiamo bisogno di forze dell’ordine per la sicurezza interna che siano altrettanto potenti, forti e ben finanziate.

B.H. Obama, in un tripudio di applausi

Ecco il risultato dei suoi sforzi, in piena crisi, mentre taglia miliardi di dollari di investimenti pubblici, gettando le basi per una catastrofe socioeconomico-finanziaria (le finanze di USA e UK fanno sembrare quelle greche un paragone di virtuosità): 12mila proiettili per ogni singolo poliziotto statunitense, centinaia di migliaia di proiettili perforanti (banditi dalla Convenzione Internazionale dell’Aja del 1899), migliaia di droni, 2700 blindati usati nella guerriglia urbana in Iraq, armi automatiche generalmente in dotazione alla NATO.

Le forze di polizia statunitensi sono pronte a respingere un’invasione. Un’invasione dall’interno.

DRONI

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Immaginate città in cui piccoli aerei senza pilota volano silenziosi ad alta quota, impossibili da individuare ad occhio nudo, equipaggiati con video e fotocamere ad alta definizione e capaci anche di penetrare muri grazie a tecnologia ad infrarossi. Sono i droni, simili a quelli usati in Afghanistan o in Yemen da Obama. Vi sembra fantascienza o l’ultimo film di James Bond? Non fatevi ingannare. Sta già succedendo in alcune città americane ed è solo questione di tempo prima che avvenga in tutto il paese e, chissà, anche in Europa”.

http://www.linkiesta.it/droni-polizia#ixzz2SJ5SmhJf

Droni per uccidere persone in zone non interessate dai combattimenti e puramente per un presunto “comportamento sospetto

http://articles.washingtonpost.com/2012-04-18/world/35453346_1_signature-strikes-drone-strike-drone-program

considerare tutti i maschi in età da combattimento in area di guerra (mezzo Afghanistan e tutto il nord del Pachistan) come “nemici combattenti” eliminabili

http://www.nytimes.com/2012/05/29/world/obamas-leadership-in-war-on-al-qaeda.html?pagewanted=all&_r=0

massacrando gli invitati a cerimonie nuziali e funebri e, successivamente, chi partecipa alle operazioni di soccorso

http://www.thebureauinvestigates.com/2012/02/04/obama-terror-drones-cia-tactics-in-pakistan-include-targeting-rescuers-and-funerals/

MUNIZIONI

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I funzionari del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS) hanno ripetutamente negato di aver intrapreso operazioni di stoccaggio di munizioni, ma Associated Press sostiene che l’agenzia programma l’acquisto di oltre 1,6 miliardi di munizioni nel corso dei prossimi quattro o cinque anni, e ha già acquistato 360.000 proiettili perforanti e 1,5 miliardi di munizioni nel 2012.

DHS sostiene che lo faccia per risparmiare, ma gli esperti hanno sottolineato che i proiettili a carica cava costano quasi il doppio e si espandono al momento dell’impatto. Ciò ha spinto alcuni a chiedersi quale uso ne vogliano fare [sparare ai cittadini armati? NdT].

L’acquisto di 1,6 miliardi di munizioni fornirebbe al DHS i mezzi per combattere l’equivalente di una guerra in Iraq lunga 24 anni [le forze dell’ordine statunitensi hanno stabilito che ogni poliziotto deve avere 6 volte più munizioni di quelle che il Pentagono assegna ad ogni soldato americano NdT]. Membri del Congresso affermano che DHS si è ripetutamente rifiutato di spiegare le ragioni di un tale massiccio acquisto di munizioni.

http://rt.com/usa/dhs-ammo-investigation-napolitano-645/

 

BLINDATI

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Perché diavolo la DHS sta acquistando più di un miliardo di proiettili oltre a migliaia di veicoli corazzati anti-mine?

http://www.forbes.com/sites/larrybell/2013/03/10/why-the-heck-is-dhs-buying-more-than-a-billion-bullets-plus-thousands-of-guns-and-mine-resistant-armored-vehicles/

OMICIDI MIRATI DI LEADER DELLE PROTESTE

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Le forze di polizia e gli agenti del dipartimento per la sicurezza interna (Department of Homeland Security, DHS) hanno collaborato e, verosimilmente, continuano a collaborare con i servizi di sicurezza delle banche per sorvegliare, arrestare e neutralizzare quei cittadini americani “colpevoli” di protestare pacificamente contro il sistema (Occupy Wall Street). Le strategie preparate congiuntamente contemplavano (contemplano?) anche l’uccisione da parte di cecchini di alcuni leader del movimento di protesta, in quanto classificati come “minaccia terroristica”. Poiché precedenti richieste di accesso a queste informazioni erano state rifiutate, il sospetto è che questa improvvisa generosità sia motivata da ragioni di deterrenza: nessun leader di un movimento di protesta si sentirà più al sicuro (Naomi Wolf, The Guardian, 29 dicembre 2012).

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/dec/29/fbi-coordinated-crackdown-occupy

OMICIDI MIRATI CON USO DI DRONI

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Se un “alto funzionario” (anonimo) decide che un cittadino americano rappresenta una “minaccia” (generica, a sua discrezione) per gli Stati Uniti, una minaccia “imminente” e ha intrapreso “azioni ostili agli Stati Uniti” e se un “alto funzionario” (può anche essere lo stesso di cui sopra) pensa che potrebbe essere più problematico o rischioso cercare di catturarlo (e quando non lo è?) allora in questo caso diventa legale ucciderlo preventivamente, senza un processo e senza alcun vaglio delle prove incriminanti.

Non c’è nulla in questa rivendicazione del potere esecutivo che possa impedire ad Obama o ad un futuro presidente di determinare che migliaia di cittadini sono “nemici pubblici” da eliminare.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/02/07/se-obama-ti-uccide-sicuramente-te-lo-meritavi/

 

CITTADINI: DENUNCIATE I NEMICI DELLO STATO!

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Un milione di dollari per un programma di “interventi preventivi” che dovrebbe incoraggiare i cittadini a denunciare (anonimamente) i loro vicini, amici o familiari se temono che potrebbero nuocere a se stessi o agli altri.

http://living.msn.com/life-inspired/the-daily-dose-blog-post?post=d1d60b26-0f4c-4e8a-bc93-e686ea953fd9#scpshrtu

 

STATO DI POLIZIA

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Naomi Wolf (Guardian, 5 aprile 2012): La frase più terrificante di tutte è l’uso da parte del giudice Kennedy del termine “detenuti” per i cittadini statunitensi “agli arresti”…Dieci anni di associazione semantica hanno dato a “detenuto” il significato di sinonimo di chi, in America, è stato spogliato dei suoi diritti – in particolare in prigione. È stato a lungo nell’uso corrente in America, abituandoci a collegarlo alla condizione in cui a qualche remoto musulmano a caso può essere tolto qualsiasi diritto dallo stato americano. Ora il termine – con la sua associazione al concetto di “coloro ai quali si può fare di tutto” – viene reimpiegato sistematicamente all’indirizzo di … qualunque cittadino americano DOC. […]. Ora ci sono 1.271 agenzie governative e 1.931 società private che lavorano su programmi relativi alla lotta al terrorismo, alla sicurezza nazionale ed all’intelligence in circa 10mila sedi negli Stati Uniti. Ci sono 854.000 persone munite di nulla osta per motivi di sicurezza e ci sono 33 complessi edilizi dedicati all’attività di intelligence ai massimi livelli di segretezza che sono stati costruiti o sono in costruzione.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/08/sulluso-delle-umiliazioni-sessuali-per-controllare-la-popolazione-statunitense-e-non-solo-quella/

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La vera notizia è come è bastato un decennio per addomesticare i cittadini americani e far loro accettare detenzione permanente, tortura, esecuzione sommaria di cittadini americani, in patria o all’estero, una massiccia presenza di paramilitari nelle loro strade e nelle loro case.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/22/stati-uniti-di-polizia-la-fase-finale-della-guerra-al-terrore-e-cominciata/

 

CAMPI DI LAVORO PER CIVILI INTERNATI

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Queste disposizioni regolano l’istituzione e la gestione da parte dell’esercito di programmi di lavoro per detenuti civili e campi di prigionia per civili in installazioni dell’esercito

http://armypubs.army.mil/epubs/pdf/r210_35.pdf

http://www.apd.army.mil/jw2/xmldemo/r210_35/main.asp

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“In allegato potrete trovare le informazioni che avete richiesto riguardo alla politica ed alle linee guida dell’esercito in merito all’istituzione di un programma di lavoro carcerario per civili e di campi di prigionia civili in installazioni militari. Queste informazioni non sono ancora state pubblicate (sono in corso di stampa), comunque, questi programmi sono stati finanziati, hanno ottenuto l’assegnazione del relativo personale e riflettono l’attuale politica dell’esercito. Spero che troverete queste informazioni utili”

Sinceramente vostro

Bill Hefner

Membro del Congresso

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/10/amerika/

ROBOT KILLER

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Rapporto delle Nazioni Unite condanna l’introduzione di armi sviluppate da USA, UK, Israele, Giappone e Corea del Sud che non hanno più bisogno della supervisione umana e possono uccidere e determinare chi rappresenta una minaccia per la loro esistenza, ossia dei veri e propri terminator con intelligenze artificiali che, accedendo alle banche dati e ad internet, possono intraprendere programmi di omicidi indipendenti dalla volontà umana (Skynet).

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2318713/U-N-report-warns-killer-robots-power-destroy-human-life.html

IL GRANDE FRATELLO

Ci sono certamente modi in cui chi investiga per la sicurezza nazionale può scoprire esattamente ciò che è stato detto in una conversazione [telefonica]… Benvenuti in America. Tutto [ciò che diciamo] viene registrato mentre parliamo, che lo sappiamo o meno, che ci piaccia o meno.

Tim Clemente, ex agente FBI della divisione antiterrorismo

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/may/04/telephone-calls-recorded-fbi-boston

Wired - NSA Utah Data Center

“È davvero una situazione in cui questo strumento potrebbe essere reimpiegato istantaneamente ed essere disponibile per i fini di uno stato totalitario abbastanza rapidamente”, spiega Bill Binney, 40 anni di onorata carriera alla National Security Agency

http://it.wikipedia.org/wiki/National_Security_Agency

“La possibilità di farlo è in fase di realizzazione. Ora è solo questione di vedere se la persona sbagliata arriva alla presidenza, o se alcune persone creano una loro rete interna al governo e accelerano questo processo”.

http://www.foxnews.com/tech/2013/04/12/nsa-data-center-front-and-center-in-debate-over-liberty-security-and-privacy/

Nello Utah la National Security Agency sta costruendo un enorme punto di calcolo e gestione dei dati che setaccerà la Rete, dalle mail alle ricerche Google, e le telefonate. La sorveglianza capillare potrebbe partire nel 2013.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/21/utah-2013-dal-grande-fratello-allimmenso-fratello/

 

GUERRA CIVILE?

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Una maggioranza di stati americani non ratificherà mai un emendamento costituzionale che limiti il secondo emendamento. Inoltre, la maggior parte delle disposizioni sul diritto di possedere armi non è federale, dipende dalle scelte dei singoli stati. Anche se venisse a mancare il secondo emendamento, questi stati elaborerebbero i loro specifici emendamenti. Il che significa che si rischia un’altra guerra di secessione (la prima per il possesso degli schiavi, la seconda per il possesso di armi semiautomatiche).

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/15/quel-che-zucconi-bloomberg-e-michael-moore-non-vi-hanno-spiegato-sulla-questione-delle-armi-negli-stati-uniti/

 

RIVOLUZIONE?

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A tutti quelli che vorrebbero proibire le armi dico solo che se gli ebrei europei avesse avuto il diritto di portare armi prima dell’Olocausto i nazisti e i loro collaboratori avrebbero avuto un bel daffare nell’attuare la “Soluzione Finale”. (Questo tipo di situazione era precisamente il motivo per l’introduzione del 2° emendamento – serviva ad eliminare il monopolio di Stato sulla violenza, armando la popolazione). Questo è il problema fondamentale che riguarda il controllo delle armi in America. Senza un’arma da fuoco si è in balia del linciaggio, la vostra sicurezza dipende dalla buona volontà degli altri cittadini. Se improvvisamente questi se la prendono con te perché sei ebreo, musulmano, nero, gay, o qualsiasi altra cosa, allora tanti saluti. Per questo esiste un’associazione ebraica in favore del secondo emendamento come baluardo contro l’antisemitismo e per la stessa ragione il movimento delle Pantere Nere (Black Panther) lottò strenuamente contro il divieto di portare armi. Un’arma da fuoco dà alle minoranze una serie di diritti che non potrebbero altrimenti essere protetti, in particolare la garanzia di protezione dalla tirannia” (Anonimo)

Se consideriamo l’incapacità dimostrata dall’esercito americano di sconfiggere ribelli muniti di armi leggere in diversi paesi asiatici, non è chiaro come l’amministrazione Obama possa pensare di far applicare una legge che vieta le armi d’assalto senza far piombare la nazione nel caos per diversi anni, con migliaia di morti. Quanti soldati americani diserteranno e si schiereranno con i loro concittadini?

Sarà interessante osservare l’arrampicata sugli specchi di chi proverà a dimostrare le “evidenti” differenze tra le azioni di Gheddafi/Assad/Netanyahu e quelle del Nobel per la Pace B.H. Obama.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/23/ora-sono-diventato-la-morte-il-distruttore-dei-mondi-100-1000-waco/

Tuttavia, come abbiamo visto, cittadini e miliziani anti-federali non avrebbero alcuna chance senza un’ingerenza “umanitaria” di potenze straniere. Le immagini di Boston sono emblematiche: 9mila paramilitari con mezzi blindati, elicotteri, intelligence, diritto di detenzione senza processo a tempo indeterminato (habeas corpus sospeso discrezionalmente in base a NDAA 2012 e 2013) e il possibile appoggio delle forze armate. Gli Stati Uniti sono già un enorme campo di concentramento e la finestra per sfuggire si sta chiudendo. Il Senato ha bloccato ogni possibilità di controllare la vendita delle armi, nonostante il 90% della popolazione sia strenuamente favorevole ad invertire la tendenza alla militarizzazione della propria società.

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/07/ndaa-torneranno-i-campi-di-concentramento-in-america/

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/17/lo-slittamento-giuridico-verso-la-dittatura-usa-2001-2012/#axzz2F7yjqNLC

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/28/children-of-men-i-figli-degli-uomini-un-film-preveggente/

TERZA GUERRA MONDIALE

Qualora il governo di Israele fosse costretto ad intraprendere un’azione militare di legittima auto-difesa contro il programma di armamento nucleare iraniano, il governo degli Stati Uniti affiancherà Israele, fornendo, nel rispetto della legge americana e delle responsabilità costituzionali del Congresso ad autorizzare l’uso della forza militare, supporto diplomatico militare ed economico al governo di Israele nella difesa del suo territorio, del suo popolo e della sua esistenza.
Risoluzione 65 del Senato americano

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[in realtà l’uso di testate nucleari sarebbe limitatissimo, per evidenti ragioni]

Israele ha confermato di aver bombardato in Siria nelle prime di venerdì un carico di missili presumibilmente diretto in Libano ai miliziani Hezbollah, alleati del regime di Bashar al-Assad.

http://www.lastampa.it/2013/05/04/esteri/i-media-usa-bombe-di-israele-in-siria-LzgsY1HE0jcnAm4fKqM6BN/pagina.html

“L’Iran sta continuando con il suo programma nucleare. Deve ancora attraversare la linea rossa che ho presentato alle Nazioni Unite, ma si sta avvicinando in modo sistematico”, ha detto Netanyahu. “Non gli si deve permettere di varcarla

http://www.reuters.com/article/2013/04/29/us-iran-nuclear-israel-idUSBRE93S0IQ20130429

Il tentato Golpe Borghese (1970)

3 anni dopo la cosa è andata in porto in Cile (Pinochet), 6 anni dopo in Argentina (Videla)

Il golpe Borghese

Sez. I – IL C.D. GOLPE BORGHESE
(Estratto dalla relazione del senatore Giovanni Pellegrino presso la Commissione stragi del Parlamento italiano)

1.1 Può ritenersi ormai certo che nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 si attivò in Roma un tentativo di vero e proprio colpo di Stato, che tuttavia durò soltanto poche ore e fu subito interrotto ben prima che si raggiungesse uno stato insurrezionale. In merito può ormai ritenersi sufficientemente accertato che:

a) Un gran numero di uomini era stato raccolto e organizzato da Junio Valerio Borghese sotto la sigla Fronte Nazionale in stretto collegamento con Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale.

b) Sin dal 1969 il Fronte Nazionale aveva costituito gruppi clandestini armati e aveva stretto relazioni con settori delle Forze Armate.

c) Borghese stesso, con la collaborazione di altri dirigenti del Fronte Nazionale e di numerosi alti Ufficiali delle Forze Armate e funzionari di diversi Ministeri, aveva predisposto un piano, che prevedeva l’intervento di gruppi armati su diversi obiettivi di alta importanza strategica; sin dal 4 luglio 1970 era stata costituita una “Giunta nazionale”. Avrebbero dovuto essere occupati il Ministero degli Interni, il Ministero della Difesa, la sede della televisione e gli impianti telefonici e di radiocomunicazione; gli oppositori (e cioè gli esponenti politici dei diversi partiti rappresentanti in Parlamento), avrebbero dovuto essere arrestati e deportati. Il Principe Borghese avrebbe quindi letto in televisione un proclama, cui sarebbe seguito l’intervento delle Forze Armate a definitivo sostegno dell’insurrezione.

d) Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 il piano comincia ad essere attuato, con la concentrazione a Roma di alcune centinaia di congiurati e con iniziative analoghe in diverse città:

1) Militanti di Avanguardia Nazionale, comandati da Stefano Delle Chiaie e con la complicità di funzionari, entrano nel Ministero degli Interni e si impossessano di armi e munizioni che vengono distribuite ai congiurati.

2) Un secondo gruppo di militanti si riunisce in una palestra, in via Eleniana, ove attende la distribuzione delle armi, che dovrà avvenire a seguito dell’ordine di Sandro Saccucci (un tenete dei paracadutisti stretto collaboratore di Borghese) e a opera del Generale Ricci tra le persone radunate, in parte già in armi, vi sono anche ufficiali dei Carabinieri.

3) Lo stesso Saccucci (che avrebbe dovuto assumere il comando del SID) dirige personalmente un altro gruppo di congiurati, con il compito di arrestare uomini politici.

4) Il Generale Casero e il Colonnello Lo Vecchio (i quali garantiscono di avere l’appoggio del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, generale Fanali) dovrebbero invece occupare il Ministero della Difesa.

5) Il Maggiore Berti, già condannato per apologia di collaborazionismo e ciò nonostante giunto ad alti gradi del Corpo forestale dello Stato, conduce una colonna di allievi della Guardia forestale, proveniente da Cittàducale presso Rieti, che attraversa Roma e va ad attestarsi non lontano dagli studi RAI-TV di via Teulada.

6) Il Colonnello Spiazzi (di cui si è già chiarito il ruolo nei Nuclei per la difesa dello Stato) muove con il suo reparto verso i sobborghi di Milano, con l’obiettivo di occupare Sesto San Giovanni, in esecuzione di un piano di mobilitazione reso operativo da una parola d’ordine.

7) L’insurrezione, già in fase di avanzata esecuzione, fu improvvisamente interrotta. Fu Borghese in persona a impartire il contrordine; ne sono tuttora ignote le ragioni, giacché Borghese rifiutò di spiegarle persino ai suoi più fidati collaboratori.

1.2. Sono questi fatti noti, di cui acquisizioni anche recenti hanno consentito una più ampia ricostruzione e una più approfondita lettura. E tuttavia gli stessi, anche per come percepiti nella immediatezza degli accedimenti, appaiono alla Commissione tali da non giustificarne la valutazione minimizzante che hanno avuto in sede giudiziaria (sentenza Corte d’Assise di Roma 14 novembre 1978 e Corte di Assise di Appello del 14 novembre 1984 che condussero al noto esito globalmente assolutorio) ed anche da gran parte dell’opinione pubblica, apparsa spesso orientata da aspetti velleitari dell’operazione e dallo scarso spessore di molti dei suoi protagonisti, a definire l’episodio come un “golpe da operetta”. Per ciò che concerne la valutazione giudiziaria, scarsamente condivisibili appaiono alla Commissione innanzitutto le motivazioni con cui già in sede istruttoria furono prosciolti molti di coloro che si erano radunati, agli ordini del Fronte Nazionale; il proscioglimento fu infatti così motivato: “molte persone aderirono al Fronte Nazionale perché illuse e confuse da ingannevolepubblicità… Nei loro confronti non sono state avanzate istanze punitive nella presunzione che l’iscrizione, il gesto isolato e sporadico, il sostegno ‘esterno’, la convergenza spirituale di per sé rilevano, piuttosto che un permanente legame, un atteggiamento psicologico non incidente sulla ‘condizione’ processuale degli interessati”. Indipendentemente dalla fondatezza giuridica di tale dichiarata presunzione, va rilevato che tra le posizioni così archiviate ve ne erano alcune riferibili a soggetti che negli anni successivi compariranno in momenti di rilievo dell’eversione di destra, quali Carmine Palladino, Giulio Crescenzi, Stefano Serpieri, Gianfranco Bertoli (autore della strage di via Fatebenefratelli a Milano), Giancarlo Rognoni, Mauro Marzorati, Carlo Fumagalli, Nico Azzi (autore della tentata strage del 7 aprile 1973 di cui si è già detto). Analogamente alcuni dati di fatto – pur non contestati – furono incomprensibilmente svalutati nella decisione della Corte di Assise di primo grado, vhe accetto le più ridicole giustificazioni di condotte che apparivano ictu oculi di straordinaria gravità (come quella del Generale Berti nell’avere condotto un’intera colonna di militari armati di tutto punto e muniti di manette, acquistate senza autorizzazione ministeriale appena pochi giorni prima, fino a poche centinaia di metri dalla sede della radiotelevisione). Esito di tale complessiva lettura minimizzate può ritenersi la finale ricostruzione della vicenda, cui approda la Corte di Assise di Appello romana nella già ricordata sentenza, affermando: “che i ‘clamorosi’ eventi della notte in argomento si siano concretati nel conciliabolo di quattro o cinque sessantenni nello studio di commercialista dell’imputato Mario Rosa, nella adunata semipubblica di qualche decina di persone nei locali della sede centrale del Fronte Nazionale (adunata cui potettero presenziare anche estranei al movimento, e cioè attivisti dell’M.S.I., incaricati dal loro partito di sorvegliare, senza neppure tanta discrezione, le attività di J. V. Borghese e dei suoi seguaci), nel dislocamento di uno sparuto gruppo di giovinastri in una zona periferica e strategicamente insignificante dell’agglomerato urbano, nel concentramento di un imprecisato numero di individui, alcuni certamente armati ma i più sicuramente non molto determinati, nella zona di Montesacro , in un cantiere impiantato dall’impresa di Remo Orlandini, e, da ultimo, nella riunione di cento o duecento persone, fra uomini e donne, senza armi in una palestra gestita dall’associazione paracadutisti nella via Eleniana di Roma”. Così come analogamente minimizzate appare la valutazione che nella medesima sede viene operata del Fronte Nazionale e del suo oraganizzatore: “La formazione creata e capeggiata da J. V. Borghese, con l’apporto determinante soprattutto di elementi legati, se non politicamente ed ideologicamente, almeno sentimentalmente al fascismo, ed al fascismo più deteriore, quello repubblichino, accolse nel suo seno esaltati, se non mentecatti, di ogni risma pronti a conclamare in ogni occasione la propria viscerale avversione al sistema della democrazia liberale, avversione condivisa dal loro capo, nonché ad alimentare deliranti segni di rivalsa e speranze e propositi illusori di rovesciare il regime creato dalle forze andate al potere dopo la disfatta del facsismo: conseguentemente è indubbio e risulta documentato in atti, che all’organizzazione del Fronte Nazionale apppartennero individui che, in assenza di qualsiasi elemento che potesse conferire caratteri di concretezza ai loro discor si, presero a farneticare di imminenti colpi di Stato, nei quali essi stessi e il movimento cui si erano affiliati avrebbero dovuto avere un ruolo determinante, o almeno significativo, a spingere le proprie sfrenate fantasie, apparse subito comiche alla generalità dei compari, un po’ meno sprovveduti di loro, sino al punto di vagheggiare spartizioni di cariche per sé e per i propri amici e conoscenti nell’aministrazione centrale e periferica dello Stato, a predisporre proclami da rivolgere al popolo dopo la auspicata instaurazione del fantasticato “ordine nuovo”, ad immaginare come imminenti sovvertimenti istituzionali….”. Sorprendente appare alla Commissione che a valutazioni siffatte si sia potuto giungere nel 1984, cioè al termine del terribile quindicennio che ha insanguinato la Repubblica; e cioè dopo che una serie di eventi, con la tragicità della loro evidenza, avevano dimostrato la estrema pericolosità dei fenomeni, in cui la vicenda della notte dell’Immacolata veniva ad inserirsi, preannunciando in qualche modo episodi successivi, di cui molti degli aderenti al Fronte Nazionale furono, come già segnalato, i negativi protagonisti. Vuol dirsi cioè che una valutazione giudiziaria così minimizzante dell’episodio avrebbe avuto senso se lo stesso fosse venuto ad inserirsi in un contesto storico sociale assolutamente pacifico; e cioè affatto diverso da quello che caratterizzò il Paese per l’intero decennio degli anni ’70. In quel contesto la vicenda della notte dell’Immacolata non può meritare una così intensa sottovalutazione che stride, fino alla inverosimiglianza, con la stessa personalità del suo protagonista, (il Comandante Borghese), quale già all’epoca nota e quale meglio è venuta a precisarsi a seguito di più recenti acquisizioni: un coraggioso uomo d’armi, avvezzo a responsabilità di elevato comando, esperto di guerra e di guerriglia, conoscitore degli aspetti e dei profili occulti del potere, sia in ambito nazionale che internazionale. Appare francamente inverosimile che personalità siffatta si sia posta alla testa di un gruppo di “mentecatti” o di “giovinastri” quali alla autorità giudiziaria sono apparsi gli affiliati al Fronte Nazionale, per assumere i rischi di pesanti responsabilità senza alcun tornaconto personale ovvero senza alcuna concreta posibilità di succeso.

1.3 Peraltro è estremamente probabile che anche gli esiti giudiziari della vicenda sarebbero stati diversi se intense e molteplici non fossero state le condotte di occultamento della verità anche da parte degli apparati. Le varie fasi del tentativo insurrezionale furono infatti costellate da contatti tra uomini del Fronte Nazionale e pubblici funzionari, in cui è difficile distinguere le condotte partecipative di questi ultimi da quelle di mero favoreggiamento successivo. Con nota del 13 agosto 1971, infatti, il SID comunicò all’autorità giudiziaria che le notizie in possesso del Servizio “portavano all’esclusione di collusioni, connivenze o partecipazioni di ambienti o persone militari in attività di servizio”. Sin dal 1974 emerse, invece, che il SID aveva occultato rilevanti elementi di prova sugli avvenimenti della notte dell’Immacolata. Erano infatti state raccolte, nell’immediatezza dei fatti (e per alcuni versi persino prima che essi accadessero), informazioni assai particolareggiate sulla organizzazione del colpo di Stato e sulla identificazione di coloro che – a diverso titolo – vi avevano avuto parte. Tra queste informazioni ve ne erano di provenienza non meramente confidenziale, come le registrazioni dei colloqui avvenuti tra il Capitano del SID Antonio Labruna e uno dei congiurati, Remo Orlandini, nonché registrazioni di conversazioni telefoniche raccolte sin dal giorno successivo al fallimento dell’iniziativa. Nel settembre 1974 il Ministro della Difesa, Giulio Andreotti, impose al SID (e per esso al nuovo direttore Casardi e a quello del Reparto D, Gian Adelio Maletti) di comunicare all’autorità giudiziaria le informazioni in possesso del servizio. Furono quindi inviate tre distinte memorie, che riguardavano rispettivamente il Golpe Borghese, la “Rosa dei Venti” e ulteriori fatti di cospirazione dell’estate 1974, a seguito delle quali fu infine esibito il materiale (che all’epoca si ritenne integrale) raccolto dl Reparto D. Già da questo materiale risultò evidente che ilServizio aveva seguito sin dalla nascita il Fronte Nazionale; risultano accuratamente descritti i contatti con i dirigenti di Ordine Nuovo (tra cui Pino Rauti) e di Avanguardia Nazionale (tra cui Stefano Delle Chiaie, definito “un tecnico della agitazione di massa e della cospirazione”); l’addestramento all’uso delle armi individuali; la preparazioni del colpo di Stato; la disponibilità di armi e i collegamenti con settori delle Forze Armate (ivi compreso il ricorso alle caserme per l’approvigionamento delle armi e munizioni in caso di necessità). Nessuna contromisura risultò però essere stata predisposta e il disvelamento della condotta del Servizio al suo interno portò all’ontanamento del suo Direttore generale Miceli e al rafforzamento di Casardi e Maletti. Fu però soltanto a seguito dell’asssassinio del giornalista Mino Pecorelli (avvenuto in Roma il 21 marzo 1979) che si accertò come solo una parte delle informazioni fosse stata effettivamente posta a disposizione degli inquirenti: quelle concernenti il coinvolgimento di alti ufficiali delle Forze Armate e dello stesso Servizio di informazione erano state in realtà in larga parte soppresse. Nel colorito linguaggio del settimanale OP – che appare sempre di più un singolarissimo crocevia, un luogo fitto di intrecci di svariati “fiumi carsici” che attraversarono la vita del Paese – ciò verrà sintetizzato nella espressione “malloppone e mallopponi” a segnalare che da un originario, grande rapporto erano state ricavate più modeste, purgate informative. I contenuti di OP, decrittati alla luce delle acquisizioni di cui oggi si è in possesso, convincono che tra le responsabilità da occultare vi fu anche con ogni probabilità quella di Lucio Gelli il cui ruolo sarebbe stato quello di cosegnare la persona del Presidente della Repubblica in mano al Fronte Nazionale, avvantaggiato in ciò dai rapporti diretti con il Generale Miceli che davano a Gelli libero accesso al Quirinale. Questo è il ruolo che a Gelli sarebbe stato assegnato nel colpo di Stato del 1970 in danno del Presidente Saragat; analogo ruolo Gelli avrebbe dovuto svolgere in danno del Presidente Leone secondo un altro progetto eversivo del ’73-’74, di cui in seguito più ampiamente si dirà.

1.4. In più recenti indagini giudiziarie (159), sulla base di nuovi apporti collaborativi di Spiazzi e Labruna, meritevoli indubbiamente di ulteriori verifiche, è in particolare emerso:

1. L’attività informativa svolta sul Golpe Borghese e sulla Rosa dei Venti, contattando soprattutto Remo Orlandini, e la successiva espunzione e manipolazione dei nastri operata dai responsabili del Reparto D, affinché non divenisse pubblico il coinvolgimento in tali progetti di alcuni alti ufficiali, di Licio Gelli e di parte della massoneria, nonché la piena conoscenza del progetto Borghese e di quelli successivi da parte degli ambienti militari americani.

2. La consegna allo stesso Labruna ad opera del giornalista Guido Paglia, divenuto alla fine del 1972 informatore del SID, di una dettagliata relazione sul ruolo svolto da Avanguardia nazionale nel golpe Borghese e sugli avvenimenti della notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, relazione poi trasmessa al Generale Maletti e mai inviata da questi all’autorità giudiziaria, rimanendo praticamente inutilizzata.

3. La consegna da parte di Guido Giannettini sempre a Labruna di un’analoga relazione sul golpe Borghese, dalla quale i responsabili del Reparto D avevano soppresso la nota relativa all’ammiraglio Giovanni Torrisi affinché non ne emergesse il coinvolgimento nei fatti del 1970. Vengono in tal modo ad aprirsi nuove prospettive di indagine, di cui non è qui il caso di dar compiutamente conto, ma che se utilmente percorse porterebbero in luce più ampie connessioni di apparati istituzionali e con il golpe tentato del ’70 e con un successivo progetto eversivo del ’73-’74, che avrebbe dovuto perseguire, sempre con modalità sostanzialmente insurrezionali, la realizzazione di un progetto di revisione costituzionale, che portasse all’instaurazione di una Repubblica presidenziale, caratterizzata da programmi socialmente avanzati, ma da forti limitazioni dei diritti sindacali, concentrazione dei mezzi di informazione e da una forte scelta atlantista; un progetto di “stabilizzazione” quindi da realizzarsi attraverso mezzi destabilizzanti (attentati sui treni e in luoghi pubblici, eliminazione di avversari politici, scontri di piazza) la cui responsabilità sarebbe stata apparentemente attribuibile alla sovversione di sinistra, sì da determinare una f orte domanda d’ordine e quindi giustificare l’intervento delle Forze Armate.

1.5. In particolare, con specifico riferimento al tentativo insurrezionale del ’70, recenti acquisizioni processuali, soprattutto dell’autorità giudiziaria di Milano e di Bologna, consentono una lettura dell’episodio che ne aggrava la rilevanza, avuto riguardo ad una più precisa individuazione di quanto si sarebbe dovuto verificare. Ad agire in supporto degli insorti non avrebbero dovuto essere solo manipoli di congiurati, raccolti intorno a ufficiali infedeli. In realtà la notte del 7 dicembre sarebbe stato impartito (come afferma lo stesso Spiazzi) l’ordine di mobilitazione delle strutture costituite nell’ambito degli uffici I dell’Esercito con funzione di contrasto di moti comunisti. Si sarebbe trattato dunque della mobilitazione delle strutture miste, costituite da civili e militari, denominate Nuclei di difesa dello Stato, e di cui si è detto in altra parte della relazione. Ciò sembra confermato dalle dichiarazioni di uno dei componenti di questa struttura, direttamente dipendente dallo Spiazzi (Enzo Ferro) e da quelle rese sin dal 1974 da altro componente (con ruoli di maggior rilievo) Roberto Cavallaro. L’ordine, come riferito da Spiazzi, sarebbe stato impartito per radio, attraverso i codici del piano di mobilitazione; Spiazzi afferma che ricevendo, ne chiese conferma, ottenendola, e quindi si mosse; ricevette poi il contrordine, quando ormai aveva raggiunto le porte di Milano e fece ritorno in caserma. Se queste furono le modalità di comunicazione dell’ordine di mobilitazione, è da presumere che anche gli altri Nuclei siano stati attivati, anche se la loro stessa esistenza e poi rimasta coperta dal segreto per oltre vent’anni. E in effetti plurime fonti di recente acquisizione indicherebbero che la mobilitazione ebbe luogo:

1. a Venezia, di civili e militari, d’innanzi al comando della Marina militare;

2. a Verona di civili e militari;

3. in Toscana e Umbria, dove i militanti erano stati dotati ciascuno di un’arma lunga e di una corta e gli obiettivi assegnati;

4. a Reggio Calabria, ove avrebbe dovuto aver luogo la distribuzione di divise dei Carabinieri.

1.6. Si è in presenza, giova ribadirlo ancora, di nuove acquisizioni processuali non ancora sottoposte al necessario vaglio dibattimentale. E tuttavia le stessa appaiono idonee a rafforzare il convincimento della Commissione, nell’ambito delle competenze sue proprie, in ordine alla sottovalutazione già sottolineata che gli avvenimenti della notte dell’Immacolata ebbero nelle segnalate sentenze delle Corti di Assise romane e anche in sede pubblicistica. Ad una riflessione più meditata che tenga conto, come è alla Commissione possibile per la specificità dell’angolo prospettico che ne caratterizza l’indagine, gli avvenimenti oggetto di esame appaiono non già un “golpe da operetta”, quanto il punto di emersione di un ampio intreccio di forze, cospirative che furono occultamente attive per un lungo periodo; e che, analizzato nelle sue diverse componenti, rende leggibili una pluralità di avvenimenti anteriori e successivi, che altrimenti sarebbero destinati a restare oscuri e quindi inconoscibili nelle loro nascoste ragioni. Va peraltro riconosciuto che anche in tale più ampia ricostruzione resta irrisolto quello che sin dall’inizio apparve come uno dei nodi principali posti in sede analitica dagli avvenimenti del dicembre 1970; e che attiene alle ragioni per cui il tentativo insurrezionale, che oggi può ritenersi il frutto di un’ampia cospirazione, rientrò quasi immediatamente dopo l’iniziale attivazione. Si è già detto che il contrordine venne dato dallo stesso Borghese che non ne ha mai voluto spiegare le ragioni nemmeno ai suoi più fidati collaboratori. In merito resta aperta l’alternativa tra due ipotesi. La prima suppone che all’ultimo momento solidarietà promesse o sperate sarebbero venute meno, determinando in Borghese il convincimento che il tentativo insurrezionale diveniva a quel punto velleitario e senza possibilità di successo. Sicché lo stesso fu rapidamente abbandonato, fidando nella probabile impunità assicurata dalle “coperture”, che poi puntualmente scattarono. Una seconda lettura più articolata ipotizzerebbe invece in Borghese o in suoi inspiratori l’intenzione, sin dall’origine, di non portare a termine il tentativo insurrezionale. Quest’ultimo anche nella sua iniziale attivazione sarebbe stato concepito soltanto come un greve messaggio ammonitore inviato ad amici e nemici, all’interno e all’esterno, con finalità dichiaratamente stabilizzanti. Si sarebbe trattato in altri termini di un ulteriore avanzamento della logica della minaccia autoritaria, già sperimentata con il “tintinnare di sciabole”, che come si è visto fortemente condizionò la crisi politica dell’estate del 1964. Paolo Aleandri riferì alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P 2 l’interpretazione che ne era stata data da uno dei protagonisti, Fabio De Felice, a Gelli molto vicino. Il contrordine, secondo il De Felice, sarebbe giunto proprio da Gelli, essendo venuta meno la disponibilità dell’Arma dei Carabinieri e non essendo stato assicurato l’appoggio finale degli U.S.A.; Alfredo De Felice, poi, aveva aggiunto che la mobilitazione non aveva una reale possibilità di riuscita e il fantasma di una svolta autoritaria era stato utilizzato da Licio Gelli come una sorta d’arma di ricatto. Queste indicazioni trovano ora conferma nelle dichiarazioni di Andrea Brogi, il quale riferisce informazioni provenienti da Augusto Cauchi, del quale risultano i diretti rapporti con Gelli.

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