Autonomia patriarcale – uomini che ignorano le donne

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Come i pesci danno per scontata l’acqua, così i maschi non si rendono conto di nuotare in un ambiente ferocemente maschilista. Se trascorressero qualche mese da donna forse lo capirebbero…
Per costruire una reale autonomia serve una reale sovranità
http://www.futurables.com/2015/08/30/star-trek-la-giornata-dellautonomia-e-il-tridentum-la-futura-valuta-trentina/
e la morte dell’assetto patriarcale, che si è dimostrato estremamente funesto per il genere umano e contraddice il principio di uguaglianza che dovrebbe ispirare le repubbliche.

E’ arrivato il momento di affidare l’organizzazione dell’evento a una donna (consapevole) e di avere una donna (consapevole) come presidente della provincia autonomia di Trento e di Bolzano.
Peggio degli uomini non potranno fare. Provare per credere!

Donne zero. Era già successo l’anno scorso, Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re l’avevano fatto notare in giunta. «Ormai è organizzata, per l’anno prossimo vedremo di rimediare», fu la risposta. Alla festa 2015 nulla è cambiato, e questa volta l’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari (Pd) ha deciso di farsi sentire: «Ho scritto la scorsa settimana, nel mio ruolo di assessora, ai tre presidenti Dorigatti, Rossi e Gianmoena, dicendo che trovo discutibile che su nove relatori non abbiano trovato neanche una competenza femminile, dentro o fuori le istituzioni, in grado di parlare dell’autonomia. E ce ne sono». «L’autonomia – incalza Ferrari – si difende anche con il contributo delle cittadine trentine, è un patrimonio di tutti, questa assenza è irrispettosa e non sensata. Per questo ho deciso di non essere presente, per segnalare la distanza da una scelta di questo tipo». «Nessuno ci ha coinvolto nell’organizzazione, io ho appreso del programma dall’invito. E l’impressione è che l’autonomia sia considerata appannaggio maschile».

Ha declinato l’invito anche l’ex assessora Donata Borgonovo Re, che ha preso carta e penna e ha scritto al presidente Dorigatti: «Non parteciperò a questi due momenti perché ignorano totalmente il fatto che l’autonomia è un patrimonio di uomini e donne», spiega la consigliera Pd. «Già l’anno scorso io e la collega Ferrari l’avevamo fatto presente, questa volta c’è bisogno di stigmatizzare. Trovo sconcertante che non sia stata invitata nemmeno la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo, ma è possibile che chi organizza due momenti istituzionali non abbia individuato nemmeno un profilo femminile in grado di dire qualcosa di interessante? Abbiamo un giudice di Corte Costituzionale, per dire. Invece sembra che l’autonomia sia una cosa da uomini».
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/09/02/news/autonomia-di-soli-uomini-le-donne-disertano-la-festa-1.12021356

«Il patrimonio dell’Autonomia appartiene alle trentine e ai trentini. Non si capisce se per leggerezza o in maniera del tutto intenzionale, visto che è il secondo anno che ciò accade, si sia scelto di ritagliare un ruolo solo di spettatrici alle donne per le cerimonie in programma venerdì e sabato, 4 e 5 settembre».

Claudia Loro, responsabile delle politiche di genere della Cgil del Trentino e Giovanna Weber, responsabile del coordinamento donne delle pensionate di via Muredei, ritengono assolutamente ingiustificabile la scelta compiuta dalla Provincia di escludere donne dal tavolo dei relatori e dalla cerimonia per la festa nella Giornata dell’autonomia.

«Non è certo in questo modo che si costruisce un Trentino in cui donne e uomini hanno uguali diritti e uguale possibilità di intervento. Auspichiamo che s’interrompa questo modo di fare, soprattutto in considerazione delle importanti partite che andranno definite in questa legislatura».
https://www.ladige.it/news/politica/2015/09/02/giornata-autonomia-senza-donne-cgil-attacca-provincia-ingiustificabile

GUARDIAMO AL LATO POSITIVO DELLA QUESTIONE: 10-20 anni fa non ci sarebbe stata alcuna ribellione di due politiche di primo piano (Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re), che hanno deciso di disertare le celebrazioni come forma di protesta.
L’Adige non avrebbe neppure menzionato la cosa.

IL MONDO STA CAMBIANDO. PERFINO IL TRENTINO CAMBIA!

“Vagine in rivolta” (i nuovi idoli dei media occidentali)

“Pussy Riot” sono le “rivoluzionarie russe” celebrate dalla Repubblica.

Il quotidiano arriva a chiamarle “pasionarie”, eroine delle proteste contro il regime (i nemici della NATO sono sempre “regimi”, gli amici sono sempre “governi”, anche quando sono teocratici-assolutisti e destabilizzano altre nazioni).

PUSSY RIOT. È “singolare” che l’articolista, Anais Ginori, abbia scelto di non tradurre il loro nome – “la sommossa della figa” – limitandosi a definirlo “nome ammiccante” e che, da femminista, non abbia nulla da eccepire al fatto che altre donne usino i loro corpi nudi per richiedere la loro scarcerazione.

La Ginori ha stabilito che la Russia è una dittatura e che questa punk band e la blogger egiziana che si mostra nuda su internet sono assimilabili a Aung San Suu Kyi (!!!) ed alle tre più recenti Nobel per la Pace (!!!).
http://stefanofait.tumblr.com/post/71002131125/khodorkovsky-le-vagine-rivoltanti-sic-e-lidolatria

Nessun dubbio sull’appropriatezza di infilarsi polli in vagina davanti ai bambini, inscenare un’orgia in un museo, fare concerti in piazza o sui tetti degli edifici pubblici senza aver richiesto alcuna autorizzazione, od occupare una cattedrale dove si onorano i caduti di guerra russi per fare un concertino punk anti-putin e blasfemo, infischiandosene dei credenti e dei loro diritti. In Italia o in qualunque altro paese sarebbe legale? Non sarebbero in stato di fermo? Amnesty International le dichiarerebbe “prigioniere politiche”?

Infine, nessun riferimento al fatto che gli autoproclamati leader della protesta anti-Putin siano assidui frequentatori dell’ambasciata americana.

Il tutto, purtroppo, rientra nella campagna di propaganda che sta preparando la terza guerra mondiale, come la preparano le esercitazioni navali occidentali e russe davanti alle coste siriane.

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Nel 2010 Charlie Gilmour, il figlio del chitarrista dei Pink Floyd, David Gilmour, è stato arrestato per condotta violenta. Charlie Gilmour, 21 anni, era stato fotografato dopo che si era arrampicato sul Cenotafio – che ricorda i caduti di tutte le guerre – aggrappandosi alla ‘Union Jack’. Il ragazzo si era successivamente scusato per “il terribile insulto” e aveva definito il suo gesto “un’idiozia”.

Gli hanno dato 16 mesi, di cui 8 da passare in carcere!
ecco le parole del giudice: «Lei, a differenza di molte persone che vedo arrivare qui, ha avuto il vantaggio di un’intelligenza acuta e di ottimi studi. Conosce il lusso e il benessere. Mi rifiuto di pensare che non sapesse che cosa faceva. E strappando la bandiera ha insultato la memoria di uomini morti per garantire anche a lei il diritto di protestare».
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/411776/

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Riesamino quel che ho fatto in questo post, a beneficio di tutti i lettori:

* Ho analizzato il carattere propagandista di un articolo che ignora il fatto che le azioni di quelle tizie le avrebbero portate all’arresto in una qualunque DEMOCRAZIA LAICA. Pensiamo a cosa sarebbe successo se una punk band italiana avesse fatto un concerto non autorizzato in una moschea o sinagoga italiana, o a San Petronio – è davvero così difficile condividere lo sdegno che si sarebbe levato? Siamo diventati così intolleranti nei confronti delle persone religiose? Le tizie in questione hanno ammesso di aver suonato nella cattedrale mentre i credenti pregavano ed hanno ammesso di sapere che si trattava di un crimine; ergendosi poi a paladine della lotta contro le ingiustizie del sistema penale russo si sono rese ridicole ed hanno presumibilmente oltraggiato chi le giudicherà. Se la potevano cavare con una sanzione, ma hanno voluto trasformare il caso in un evento mediatico e ora chissà.

* Ho cercato di evidenziare come nulla di tutto questo abbia a che fare con Putin, visto che la denuncia proviene dalla Chiesa ortodossa e riguarda l’occupazione di una cattedrale durante un rito: l’accusa è di vandalismo, non vilipendio (cf. Pietro Ricca e il suo “buffone” rivolto a Silvio Berlusconi);

* Ho denunciato la sciagurata equazione Aung San Suu Kyi (e le altre premio Nobel per la Pace) = rockettare in cerca di fama e leader degli occupanti cileni (celebre unicamente per la sua avvenenza e scelta come portavoce principalmente per la sua avvenenza);

Aggiungo ora che le loro azioni “dimostrative”, insultando la fede di milioni di credenti, hanno permesso a Putin di ergersi a difensore della fede e dei loro diritti fondamentali, ricompattando ulteriormente l’opinione pubblica russa dietro di lui. Ma, forse, l’intento di chi le sta usando propagandisticamente non è quello di screditare Putin in Russia, bensì quello di eccitare gli animi nei paesi NATO, in vista della resa dei conti. In quel caso la mossa è effettivamente brillante. 

Le singolari scelte pubblicitarie della PETA (animalisti)

 

Singolari anche perché la maggior parte dei vegani sono donne e molte femministe sono vegane.

Io la mia scelta l’ho fatta qualche tempo fa, coerentemente con la mia formazione antropologica, e l’auto-sperimentazione ha dato ottimi frutti (voi fate quel che vi pare):

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/la-celebre-paleodieta-grande-richiesta.html

Contro la politica delle identità (etnicismi, patriottismi, razzismi, classismi, ecc.)

a cura di Stefano Fait

Si possono opporre diverse obiezioni al paradigma identitario.

Obiezione ontologica: l’identità non è sostanza ma relazione. Non è un pacchetto-viaggio o un bagaglio che ti danno alla nascita e che contiene tratti collettivi di carattere comportamentale, morale ed estetico, usi e costumi misteriosamente trasmessi di generazione in generazione, adatti ad una determinata regione del globo e immuni dalle contingenze storiche, capaci di iniettare una certa qualità nei sentimenti, valori, preferenze, pratiche, natura intrinseca e relazioni interpersonali di chi lo riceve. Gli individui non sono definiti interamente dalle loro appartenenze e tante persone appartengono a più gruppi. Un essere umano non ha prezzo, mentre nessuna cultura o stile di vita e nessun loro elemento ha un valore incomparabile. Gli umani sono esseri plurali (I am large, I contain multitudes, diceva Whitman) e trasformativi, hanno la capacità e la volontà di cambiare, di progredire, di crescere di universalizzare i loro concetti attraverso la ragione e del dialogo. Costringerli a diventare portatori e guardiani di cultura è inumano (determinismo);

Obiezione pratica: chi è straniero? Tutti. Lo ripeteva Kant: siamo tutti ospiti [“originariamente nessuno ha più diritto di un altro ad abitare una località della terra”] e la nostra presenza su questo mondo dura un infinitesimo, una fiammella luminosissima ed effimera. Ci sono gradi infiniti di sfumature nell’alterità degli altri;
http://fanuessays.blogspot.com/2011/12/ospitalita-e-beni-comuni-il-mondo-nuovo.html

Obiezione morale: anche se qualcosa è indisputabilmente tradizionale, questa non è una ragione sufficiente per accettarlo come desiderabile o eticamente valido. L’idea che scegliamo in cosa credere e come comportarci e ci assumiamo la piena responsabilità per le conseguenze delle nostre scelte è il cuore del pensiero democratico laico e del diritto penale;

Obiezione storico-antropologica: l’identità non è natura ma è storia. Ciò che passa per tradizione è altamente selettivo, spesso un’invenzione recente. I gruppi non hanno un’essenza fissa ed immutabile (relazioni dinamiche tra entità mutevoli). La storia non è monolitica e ci sono ricostruzioni alternative e contraddittorie del passato, alcune più plausibili di altre o più in voga di altre. Perciò esistono una pluralità di discorsi discordanti riguardo all’identità di un popolo e non se ne può ricavare una visione coerente ed univoca;

Obiezione sociologica: la definizione, riproduzione e uso della tradizione è sovente una struttura ideologica nelle mani di chi detiene il potere. I diritti collettivi sono formulati nell’interesse di chi stabilisce che cosa sia importante e tendono a violare gli interessi, preferenze, aneliti, propensioni dei singoli. Se la coesione etnica e culturale diventa un tratto saliente o centrale della società prima o poi serviranno misure coercitive per gestire i dissidenti culturali;

Obiezioni politica: gli identitarismi dividono l’umanità invece di unirla ed è nell’interesse di chi detiene il potere separare le masse e mettere gli uni contro gli altri. Non a caso la CIA ha sempre infiltrato i movimenti femministi, dell’orgoglio nero e dei diritti per gli omosessuali.

Per tutte queste ragioni, la politica delle identità è incompatibile con la democrazia e va contrastata strenuamente.

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