Siete disposti a salvare altre banche d’affari?

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Salvataggio di 11 milioni di greci. Costo: 370 miliardi di euro
Salvataggio della banca Citigroup. Costo: 2513 miliardi di dollari
Morgan Stanley: 2041 miliardi di dollari
Barclays: 868 miliardi di dollari
Goldman Sachs: 814 miliardi di dollari
JP Morgan: 391 miliardi di dollari

Fonte: Mariana Mazzucato, la Repubblica, 13 luglio 2015

Vale la pena rinfrescarci la memoria su queste cifre, perché ci risiamo.

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In effetti sono 29mila miliardi di dollari.
http://www.levyinstitute.org/publications/29000000000000-a-detailed-look-at-the-feds-bailout-by-funding-facility-and-recipient
http://www.huffingtonpost.com/l-randall-wray/bernankes-obfuscation-con_b_1147291.html

“Since 2007 the UK has committed to spending £1.162 trillion at various points on bailing out the banks. This figure has however fluctuated wildly during the period and by March 2011 it was £456.33bn. That total outstanding support was equivalent to 31% of GDP in March”.
http://www.theguardian.com/…/reality-check-banking-bailout

The audit of the Fed’s emergency lending programs was scarcely reported by mainstream media – albeit the results are undoubtedly newsworthy.  It is the first audit of the Fed in United States history since its beginnings in 1913.  The findings verify that over $16 trillion (16mila miliardi di dollari) was allocated to corporations and banks internationally, purportedly for “financial assistance” during and after the 2008 fiscal crisis.
http://www.forbes.com/sites/traceygreenstein/2011/09/20/the-feds-16-trillion-bailouts-under-reported/

Malore per Janet Yellen la presidente della Federal Reserve
http://www.laprimapagina.it/2015/09/25/malore-janet-yellen-la-presidente-della-federal-reserve/

Francia: una nazione con la spina dorsale

 

Più di 120 economisti hanno pubblicato oggi un articolo su Le Monde, ripreso da molti siti di informazione, in cui si pronunciano contro il trattato di bilancio dell’Unione europea. Denunciano un trattato “portatore di una logica recessiva che aggrava gli squilibri esistenti” e chiedono a François Hollande di non perseguire le politiche di austerità dei suoi predecessori. Tra i firmatari vi sono economisti molto conosciuti come Frédéric Boccara, Bousseyrol Marc Laurent Cordonnier, Denis Durand, Guillaume Etievant, Flacher David Bernard Friot, Gadrey Jean Jacques Genereux, Guerrien Bernard, Michel Husson, Sabina Issehnane, Florence Jany-Catrice, Esther Jeffers, Paul Jorion, Pierre Khalfa, Dany Lang, Philippe lege, Frédéric Lordon, Christiane Marty, François Morin, André Orlean, Dominique Plihon Ramaux Christophe, Gilles Raveaud, Rigaudiat Jacques Dominique Taddei Stephanie Treillet. [da InvestireOggi.it – traduzione di Carmen Gallus]

CAUSE DELLA CRISI – Dal 2008, l’Unione europea (UE) si trova ad affrontare una crisi economica senza precedenti. Contrariamente a quanto sostenuto dagli economisti liberisti, la crisi non è dovuta al debito pubblico. Spagna e Irlanda ora sono sotto attacco dei mercati finanziari benché questi paesi abbiano sempre rispettato i criteri di Maastricht. L’aumento dei deficit è una conseguenza della caduta delle entrate fiscali dovuta in parte ai regali fatti ai redditi più alti, degli aiuti pubblici alle banche commerciali e del ricorso ai mercati finanziari per finanziare questo debito a tassi di interesse elevati.

La crisi è dovuta anche alla totale mancanza di regolamentazione del credito e dei flussi di capitale a scapito dell’occupazione, dei servizi pubblici e delle attività produttive. E’ alimentata dalla Banca Centrale Europea (BCE) che supporta incondizionatamente le banche private, e invece, quando si tratta di rivestire il ruolo di “prestatore di ultima istanza“, richiede “rigorose condizionalità” di austerità agli Stati.

Essa impone loro politiche di austerità e non è in grado di combattere la speculazione sul debito sovrano, dato che la sua unica particolare missione riconosciuta dai trattati è quella di mantenere la stabilità dei prezzi. Inoltre, questa crisi è aggravata dal dumping fiscale intra-europeo e dal divieto imposto alla BCE di prestare direttamente agli stati per finanziare le loro spese, a differenza delle altre banche centrali di tutto il mondo, come la Federal Reserve degli Stati Uniti. Infine, la crisi è rafforzata dalla debolezza estrema del bilancio dell’Unione europea e dal suo tetto al tasso irrisorio dell’1,24% del PIL, con un orientamento che rende impossibile qualsiasi coordinata e ambiziosa espansione del business in Europa.

Francois Hollande, dopo essersi impegnato durante la campagna elettorale a rinegoziare il trattato europeo, non gli ha realmente apportato alcun cambiamento, e, come ha riconosciuto anche Elisabeth Guigou, ha scelto di proseguire la politica di austerità iniziata dai suoi predecessori. Si tratta di un tragico errore. L’aggiunta di un pseudo-patto sulla crescita, dall’importo effettivamente misero, è accompagnata dall’accettazione della “regola d’oro” del bilancio difesa da A. Merkel e N. Sarkozy. Essa stabilisce che il disavanzo cosiddetto strutturale (al netto delle variazioni dei cicli economici) non deve superare lo 0,5% del PIL, cosa che condannerà qualsiasi logica di spesa pubblica futura e porterà ad attuare un drastico programma di riduzione del campo di applicazione della amministrazione pubblica.

Limitando più che mai la capacità dei paesi di rafforzare le loro economie e imponendo loro l’equilibrio dei conti pubblici, questo trattato comporta una logica recessiva che aggraverà meccanicamente gli squilibri esistenti. I paesi che soffrono il crollo della loro domanda interna dovranno ridurre maggiormente la loro spesa pubblica. Dato che numerosi Stati membri sono già in recessione, questo minaccerà ulteriormente l’attività produttiva e l’occupazione, e quindi le entrate del governo, il che alla fine farà aumentare il deficit. Così, l’OFCE prevede già in Francia 300.000 disoccupati in più a fine 2013, per il solo fatto dell’austerità. Nel medio e lungo termine, questo metterà un’ipoteca sulla transizione sociale ed ecologica che richiede notevoli investimenti.

Nel nome di una cosiddetta “solidarietà europea”, il trattato organizza di fatto una garanzia pubblica per i grandi patrimoni finanziari privati. Incide sulla pietra delle misure automatiche di austerità imposte ai rappresentanti del popolo, ponendo dei vincoli alle loro decisioni di bilancio, vincoli dettati da un’istanza di non eletti. Il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), istituzione anti-democratica per eccellenza, può essere in grado di offrire prestiti a un tasso leggermente inferiore (5% in media). Ma questi prestiti sarebbero subordinati all’attuazione di drastiche misure di austerità imposte al popolo! La garanzia del Governo agli investitori privati incoraggia solo la speculazione, mentre bisognerebbe stroncarla togliendole dalle mani il debito pubblico. L’intero edificio poggia quindi sulla condizionalità anti-sociale imposta a qualsiasi tipo di assistenza o di intervento, nonché sul rifiuto di un intervento diretto da parte della BCE per le nuove spese. La BCE si accontenta di un acquisto limitato di titoli di debito sul mercato secondario, come ha recentemente annunciato Mario Draghi.

Centinaia di economisti di tutto il mondo riuniti intorno a Premi Nobel come Joseph Stiglitz e Paul Krugman, hanno ampiamente criticato l’assurdità della politica economica attualmente in atto in Europa. La conclusione è chiara: l’austerità è nello stesso tempo ingiusta, inefficiente e antidemocratica.

Siamo in grado di fare diversamente. Il futuro dell’Europa merita un dibattito democratico sulle soluzioni alla crisi. Oggi in Europa sarebbe possibile un’espansione coordinata della produzione, dell’occupazione e dei servizi pubblici, in particolare attraverso il finanziamento diretto selettivo e a tassi bassi da parte della BCE alle amministrazioni pubbliche. Perché l’UE possa attuare questa politica, è urgente riformare e democratizzare le sue istituzioni. Un fondo europeo per lo sviluppo sociale ed ecologico, a gestione democratica, potrebbe sostenere questa dinamica. Inoltre, l’UE potrebbe istituire un controllo della finanza, tra cui il divieto di scambio di titoli di Stato sul mercato OTC, limitando severamente la cartolarizzazione e i derivati e tassando i movimenti speculativi di capitali.

Le sfide sociali ed ecologiche di oggi sono immense. E’ urgente cambiare rotta per uscire dalla crisi in positivo. E’ possibile annullare il triste record delle politiche liberiste di una Francia con 5 milioni di disoccupati e 10 milioni di poveri. Per riuscirci, dobbiamo spezzare la morsa dei mercati finanziari e non alimentarli. È per questo che respingiamo la ratifica del Trattato europeo di stabilità, di coordinamento e di governance (TSCG).

Seguono le firme di 120 economisti

Articolo originale: L’austérité aggrave la crise, non au Traité budgétaire européen !

FONTE: http://keynesblog.com/2012/10/04/appello-di-120-economisti-francesi-no-al-fiscal-compact-lausterita-aggrava-la-crisi/#more-2355

Questo progetto politico diventa progressivamente sempre più realistico:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/25/un-progetto-politico-per-un-mondo-nuovo/

Le banche centrali sono diventate dei buchi neri

 

 

Il Pachistan deve capire che la nostra pazienza ha un limite. Gli imprenditori indiani non dovrebbero fare affari con la Russia. L’Unione Europea sarà completamente trasformata entro cinque anni, ma l’euro sopravvivrà.

George W. Bush, 9 novembre 2011

http://timesofindia.indiatimes.com/india/Chinas-No-1-target-is-the-US-next-is-India-Bush/articleshow/10664570.cms

Attorno ad ogni buco nero c’è quello che viene chiamato un orizzonte di eventi. È il punto oltre il quale non è più possibile tornare indietro. È difficile da notare, proprio come uno tsunami in mare aperto. Una leggera increspatura che non si nota finché non è passata. Lo stesso succede con i debiti. Anche in vaste quantità, il debito può essere relativamente innocuo. Ma oltre una certa soglia di accumulazione, le cose cambiano. La FED, la Banca del Giappone e la BCE hanno accumulato una tale massa di debiti, che ormai sono in procinto di convertirsi in buchi neri del debito. In altre parole, il debito che si sono accollate è così massiccio da essere gravitazionale, risucchiando qualsiasi debito e attività finanza, con una forza attrattiva sempre crescente.

Il problema è che le banche centrali hanno scelto di prestare a banche insolventi e alle nazioni che erano già in bancarotta, nel tentativo di salvare le loro banche, che a a tutti gli effetti non potevano essere salvate. Sperando di riuscire a far sembrare ragionevole la loro follia, le banche centrali hanno promesso a tutti che avrebbero accettato in garanzia dalle banche che ricevevano i loro prestiti solo i beni (asset) migliori.

La cosa non ha funzionato. Le banche non hanno reimmesso la liquidità sul mercato, non hanno contribuito a far ripartire l’economia, non hanno ricominciato a fidarsi l’una dell’altra. Questo perché le banche sanno che i loro “migliori beni” che si potevano offrire l’un l’altra come garanzia sono di qualità mediocre, anche perché, in teoria i bocconi prelibati spettavano alle banche centrali. Senza alcuna possibilità di ottenere dei prestiti orizzontalmente, le banche si sono dovute nuovamente rivolgersi alla sorelle maggiori, la BCE e la Fed. Poiché i beni migliori erano già stati dati in garanzia, i criteri sono diventati sempre più elastici e, dopo gli AAA [e sappiamo già quanto questi AAA possano essere fittizi, es. Lehman Brothers], si sono cominciati ad accettare anche i titoli di nazioni in difficoltà. Poi è stata la volta di tutto ciò che era a portata di mano. Il che, comprensibilmente, ha reso il ‘mercato’, ossia le altre banche, sempre più riluttanti ad accettare come garanzia quello che era rimasto. E così via, in un circolo vizioso che tra austerità e contrazione delle economie nazionali sta deteriorando ulteriormente il valore di queste garanzie. E lo sanno tutti. L’Irlanda è in recessione, l’economia della Spagna si sta contraendo e così quella del Portogallo. E lo spread s’impenna. [La stampa italiana esulta per uno spread tra i 300 ed i 350 punti base, quando fino a pochi mesi fa eravamo a 180].

Il risultato è che le banche private hanno già promesso in garanzia tutto quel che di buono avevano. Non si presteranno a vicenda alcunché, perché sanno benissimo che nessuna ha a disposizione qualcosa di valore. Ogni nuovo giro di prestiti dalla banca centrale comporta il risucchiamento di titoli tossici e l’affossamento di ogni possibilità di ristabilire un minimo di fiducia. In pratica, le banche centrali hanno inghiottito il mercato. Tutti i debiti e debitori stanno per essere assorbiti e nessuno sfuggirà, perché questi stessi beni sono stati usati come garanzia (“ri-ipotecati”) più volte, di banca in banca, fino alle banche centrali. Una catena che, ad un certo punto, innescherà un effetto-domino.

Fonte

http://www.golemxiv.co.uk/2012/03/the-ecb-swallowed-the-market/#comments

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