Non è neanche più sconcertante…
Pagliacci torturatori
4 aprile 2016 a 14:56 (Diritti umani e bioetica, Guerra al Terrore)
Tags: Assad, CIA, etica, ipocrisia, Siria, Stati Uniti, tortura, waterboarding
David Foster Wallace, “Questa è l’acqua”
22 dicembre 2012 a 11:48 (Antropologia, Letteratura, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: altruismo, ateismo, attenzione, bramosia, consapevolezza, consumismo, coscienza, cultismo, David Foster Wallace, disprezzo, divinità, edonismo, ego, egocentrismo, egomania, egotismo, etica, fede, frustrazione, idolatria, libertà, materialismo, paura, potere, Questa è l’acqua, religione, religiosità, spiritualità
La mia prima reazione subito dopo il discorso è stata: “porca puttana che figata!”. Ma ciò che mi ha colpito di più del suo discorso era che non conteneva nessuna puttanata, nessuna manfrina, niente di ideologico o politico, o qualsiasi cosa che potesse essere intesa come un suggerimento. Se ne stava lì davanti a noi come una delle persone più umili che abbia mai visto di fronte a un pubblico, parlando della vita. Il fatto che abbia preparato per noi questo discorso è stato un onore incredibile.
Gabe S.
David Foster Wallace, “Questa è l’acqua”
Ogni cosa, nella mia esperienza immediata, conferma la mia profonda convinzione che sono io il centro assoluto dell’universo, la persona più reale, vivida e importante che esista. Raramente parliamo di questa sorta di egocentrismo naturale, di base, perché ispira una forte repulsione sociale, ma in fondo lo stesso vale per ognuno di noi. È la nostra configurazione standard, quella che ci ritroviamo installata nei nostri circuiti a partire dalla nascita. Pensateci: nessuna delle esperienze che avete vissuto era incentrata su qualcuno che non foste voi stessi. Il mondo di cui fate l’esperienza è proprio di fronte a voi, o dietro di voi, o alla vostra sinistra, o alla vostra destra, sul vostro teleschermo, sul vostro monitor, o quel che è. I pensieri e i sentimenti degli altri vi devono essere comunicati in qualche modo, ma i vostri sono così immediati, urgenti, reali – ci siamo capiti…Non è una questione di virtù – è una questione di scegliere se impegnarmi a modificare o a liberarmi dalla mia conformazione standard, naturale, impiantata nei circuiti, che consiste nell’essere profondamente e letteralmente incentrato su di me, nell’osservare ed interpretare ogni cosa attraverso questa lente del sé. […]. Se imparate davvero come pensare, a cosa prestare attenzione, scoprirete che ci sono altre opzioni. Avrete il potere di vivere una situazione affollata, rumorosa, lenta, da inferno del consumatore, non soltanto come dotata di significato, ma anche sacra, animata dalla stessa forza che accende le stelle – compassione, amore, l’unità profonda di tutte le cose. […]. Nelle trincee quotidiane della vita adulta, l’ateismo non esiste. È impossibile non venerare qualcosa. Tutti venerano. L’unica scelta che possiamo fare è cosa venerare. E un’ottima ragione per scegliere di venerare qualche specie di divinità o di ente spirituale – Gesù Cristo o Allah, Jahvè o la dea-madre di Wicca, le Quattro Nobili Verità o un qualche insieme infrangibile di principi etici – è che praticamente qualunque altra cosa voi veneriate finisce per mangiarvi vivi. Se venerate i soldi e gli oggetti – se è in essi che riponete il vero significato della vita -, non ne avrete mai abbastanza. Non sentirete mai di averne abbastanza. Questa è la verità. Venerate il vostro stesso corpo, la vostra bellezza e il vostro fascino, e vi sentirete sempre brutti, e quando il tempo e l’età inizieranno a farsi notare, morirete un milione di volte prima che essi vi abbandonino davvero. Venerate il potere – vi sentirete deboli e impauriti, e avrete bisogno di un potere sempre maggiore sugli altri per tenere a distanza la paura. Venerate la vostra intelligenza, la vostra brillantezza – finirete col sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere smascherati.. La cosa insidiosa di queste forme di culto non è il fatto che siano malvagie o peccaminose; è che sono inconsapevoli. Sono configurazioni standard. Sono quel tipo di culto nel quale scivolate lentamente, giorno dopo giorno, diventando sempre più selettivi riguardo a quello che osservate e al modo in cui misurate il valore, senza mai essere pienamente consapevoli che lo state facendo. E il mondo non vi impedirà di operare secondo la vostra configurazione standard, perché il mondo degli uomini e del denaro e del potere procede piuttosto gradevolmente con il carburante della paura e del disprezzo e della frustrazione e della bramosia e del culto di sé. […]. La libertà che davvero conta richiede attenzione, e consapevolezza, e disciplina, e sforzo, e la capacità di interessarsi davvero alle altre persone e di sacrificarsi per loro, continuamente, ogni giorno, in una moltitudine di piccoli e poco attraenti modi. Questa è la vera libertà. L’alternativa è l’inconsapevolezza, la configurazione standard, la “corsa di topi” – la costante e divorante sensazione di aver posseduto e perduto qualcosa di infinito.
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-coscienza-dal-buddha-david-foster.html
Pinguini assassini, stupratori e necrofili (questo pianeta è malsano: rassegnatevi animalisti)
4 luglio 2012 a 09:29 (Antropologia, Miti da sfatare, Sorprendimi!, Verità scomode)
Tags: aberrazione, amoralità, anatre, animalismo, Antartide, antropocentrismo, antropomorfismo, assassinio, baby gang, bene, bonobo, branco, bullismo, categorie mentali, etica, gatti, George Murray Levick, giusto, Happy Feet, iene, ingiusto, male, moralità, natura matrigna, natura violenta, necrofilia, nonviolenza, omicidio, omosessualità, pacifismo, pinguini, pinguini imperatore, puritanesimo, scoiattoli, sterminio, stupro, stupro di gruppo, topi, violenza
Un giorno gli esseri umani impareranno ad osservare la realtà senza pregiudizi, senza reinterpretarla arbitrariamente per farcela stare nelle loro categorie mentali antropomorfiche ed antropocentriche.
Il mondo naturale è spietato ed è amorale. Scoiattoli, anatre, iene, pinguini, gatti e topi e persino i tanto idolatrati bonobo non sono morali: non c’è bontà nel mondo animale. Questo è un pianeta che dal punto di vista umano è terribilmente crudele, in cui si vive sempre e comunque a spese degli altri e in cui la violenza è indiscriminata. Quel che ci contraddistingue è la coscienza, la facoltà di stabilire che certe cose sono aberranti, di “sentire” che qualcosa non è giusto, dia vere scrupoli, esitazioni, ripensamenti e rimorsi. Per gli animali lo stupro di gruppo con annegamento finale (anatre), l’assassinio del proprio gemello al momento della nascita (iene), lo sterminio dei piccoli delle madri altrui (scoiattoli), la necrofilia ed il bullismo di branco (pinguini), non sono aberrazioni: sono comportamenti naturali.
“Innamorati, disposti al sacrificio e fedeli. Nell’immaginario collettivo – anche grazie a film che ne hanno descritto le lunghe marce tra la neve per tornare a casa – i pinguini sono l’emblema della monogamia. Ma una scioccante verità, rimasta segreta per un secolo, emerge ora da uno studio scientifico. «I pinguini di Adelie fanno sesso fra maschi, a volte violentano le femmine, uccidono i pulcini, talvolta i maschi si accoppiano perfino con femmine morte, anche da tempo…». Così scriveva circa un secolo fa il naturalista inglese, George Murray Levick, in un rapporto rimasto chiuso in un cassetto per non scandalizzare la Gran Bretagna dei primi del 900.
ANNOTAZIONI IN GRECO – L’esploratore Levick era uno scienziato al seguito della spedizione (finita poi male) di Robert Scott al Polo Sud, che trascorse in Antartide lunghi periodi fra il 1911 e il 1913. Levick passò l’estate del 1911-12 a osservare le colonie di pinguini di Adelie nella zona di Cape Adare. E gli appunti sul comportamento sessuale dei non accoppiati – scritte in greco antico affinché solo pochi potessero leggerle e secretate perché il mondo non inorridisse – sono emerse dall’oblio 100 anni dopo, in un mondo pronto ad accogliere quelle «terribili verità» che un uomo di epoca eduardiana non poteva divulgare.
CARTE SEGRETE – Le «carte segrete» sulle «depravazioni» sessuali furono stralciate dal trattato che Levick scrisse, una volta tornato a Londra, sulla base delle sue osservazioni, intitolato «Natural History of the Adelie Penguin» (Storia naturale del pinguino di Adelie). Delle carte segrete, intitolate «Sexual Life of the Adelie Penguin» (La vita sessuale dei pinguini di Adelie) e circolate solo in un ambiente ristretto, si è salvata almeno una copia, ritrovata dal curatore della sezione sugli uccelli del Museo di Storia Naturale di Londra, Douglas Russell, fra le carte originali della Spedizione Scott.
OSSERVAZIONI CREDIBILI – Russell le ha fatte pubblicare sulla rivista specializzata Polar Record, in un’edizione critica dei lavori di Levick. «Il pamphlet – spiega Russell alla Bbc – osserva e commenta la frequenza dell’attività sessuale, il comportamento auto-erotico e il comportamento apparentemente aberrante di giovani pinguini non accoppiati, maschi e femmine, che comprende la necrofilia, la coercizione sessuale, l’abuso sessuale sui pulcini e attitudine omosessuale». Le sue osservazioni, dice l’esperto, sono «accurate e credibili».
BABY GANG DI STUPRATORI – Fra i momenti più drammatici del comportamento dei pennuti antartici descritti da Levick, c’è quello in cui «i piccoli balordi in bande di sei-sette individui si aggirano attorno alle collinette, molestando i loro simili che vi abitano con azioni violente». E così descrive femmine ferite stuprate da membri di queste «gang», che spesso abusano dei piccoli davanti ai genitori, poi calpestandoli, alcuni a morte.
NECROFILIA – Ma la cosa che provoca il maggiore disgusto nello scienziato inglese è osservare una femmina morta, distesa con gli occhi socchiusi, che appare simile a una femmina sessualmente compiacente, con la quale si accoppia un maschio (forse inconsapevole) necrofilo.
Carlotta De Leo
Viviamo tutti nella Terra di Mezzo (il Signore degli Anelli e la contemporaneità)
21 febbraio 2012 a 09:06 (Resistenza e Rivoluzione, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: Aragorn, bene, Bilbo, Bombadil, C.S. Lewis, elfi, Elrond, eroi, eroismo, etica, Faramir, Feanor, Frodo, Galadriel, Gandalf, gente comune, Gollum, hobbit, Ilúvatar, Jackson, lealtà, Lucifero, male, Melkor, mitologia, morale, Morgoth, nani, Occhio di Sauron, Platone, politica, relativismo, resistenza, Sam, Saruman, Sauron, servizio, Signore degli Anelli, Silmarillion, società, storie, Terlus, Terra di Mezzo, tirannia, Tolkien, Verso un Mondo Nuovo
“Sì, così è”, disse Sam. ” E noi non saremmo qui, se avessimo avuto le idee un po’ più chiare prima di partire. Ma suppongo che accada spesso. Penso agli atti coraggiosi delle antiche storie e canzoni, signor Frodo, quelle ch’io chiamavo avventure. Credevo che i meravigliosi protagonisti delle leggende partissero in cerca di esse, perché le desideravano, essendo cose entusiasmanti che interrompevano la monotonia della vita, uno svago, un divertimento. Ma non accadeva così nei racconti veramente importanti, in quelli che rimangono nella mente. Improvvisamente la gente si trovava coinvolta, e quello, come dite voi, era il loro sentiero. Penso che anche essi come noi ebbero molte occasioni di tornare indietro, ma non lo fecero. E se lo avessero fatto noi non lo sapremmo, perché sarebbero stati obliati. Noi sappiamo di coloro che proseguirono, e non tutti verso una felice fine, badate bene; o comunque non verso quella che i protagonisti di una storia chiamano una felice fine. Capite quel che intendo dire: tornare a casa e trovare tutto a posto, anche se un po’ cambiato…, come il vecchio signor Bilbo. Ma probabilmente non sono quelle le migliori storie da ascoltare, pur essendo le migliori da vivere! Chissà in quale tipo di vicenda siamo piombati”.
“Chissà!”, disse Frodo. “Io lo ignoro. E così accade per ogni storia vera. Prendine una qualsiasi fra quelle che ami. Tu potresti sapere o indovinare di che genere di storia si tratta, se finisce bene o male, ma la gente che la vive non lo sa, e tu non vuoi che lo sappia”.
Minaccia dell’unione patologica di potere statale, capitale e tecnologia. Virtù primarie: lealtà, servizio, cameratismo, abnegazione, cortesia, coraggio, idealismo. “Tolkien comprende il male e il modo in cui ci seduce come ha sedotto Gollum con le sue promesse di bontà, e come, se gli cediamo, esso corrode infine inevitabilmente la nostra libertà, volontà ed individualità”.
Per C.S. Lewis e Tolkien (Silmarillion) le cose che chiamiamo malvagie inizialmente erano incorrotte. Si sono corrotte quando le creature hanno liberamente scelto di essere più interessate a se stesse che a Dio: peccato di superbia. Accrescere la propria potenza e gloria del proprio ruolo, desiderio di avere dei servitori, di dominare l’altrui volontà. Ribellione come la reazione di un bimbo che si rifiuta di cooperare alla costruzione di castelli di sabbia e poi distrugge quelli degli altri bimbi. LUCIFERO (Melkor in Silmarillion): “Partecipava dei poteri e della conoscenza di tutti gli altri Valar, ma li volse a scopi malvagi, e sperperò la propria forza in atti di violenza e di tirannide. Egli, infatti, bramò Arda e tutto quanto vi si trovava, agognando il trono di Manwë e la potestà sui dominii dei suoi pari. Per arroganza, dallo splendore decadde al disprezzo di tutte le cose salvo se stesso, spirito funesto e impietoso. Trasformò l‘intellezione in sottigliezza pervertendo alla propria buona volontà quanto poteva servirgli, fino a che divenne un bugiardo privo di qualsiasi vergogna. Cominciò con il desiderio della Luce, ma quando non riuscì a possederla esclusivamente per sé, calò, tra fuoco e ira, dentro un incendio, giù nell’Oscurità. E soprattutto dell’oscurità si servì per le sue opere malvagie su Arda, e la colmò di terrore per tutte le creature viventi”.
Anche Sauron, servitore di Melkor/Morgoth: “in anni successivi si levò come un’ombra di Morgoth e come un fantasma della sua malvagità, e lo seguì lungo le medesime strade rovinose che conducono nel Vuoto”.
“L’Ombra che li ha allevati sa solo scimmiottare, non può fare cose realmente nuove da sola. Non credo che abbia dato vita agli Orchi, non fece che rovinarli e depravarli” (Frodo a Sam).
“L’esito di questo amore di sé è la riduzione della libertà, l’imprigionamento all’interno di se stessi e l’incapacità di dare o ricevere quell’amore che è l’unica cosa che si desidera di dare o ricevere quell’amore che è l’unica cosa che si desidera” (Charles Moseley su Tolkien, citato in Pearce, Tolkien, l’uomo e il mito, p. 117).
Non si usa l’Anello per rovesciare l’Oscuro Signore: usare il male per combattere il male ce ne rende schiavi.
Tolkien amava gli hobbit perché voleva bene “a chi è semplice e comune tanto quanto voglio bene a chi è nobile, e niente mi commuove di più (al di là di tutte le passioni del mondo) del processo di “nobilitazione” (dal brutto anatroccolo a Frodo)”.
“Tra l’altro penso che la ragione sia la stessa, anche se non so quanto sia volontaria e quanto vero e proprio travisamento: ovvero, la sottrazione dell’Uomo al suo destino, mettendolo in ballo a forze numinose (eldar, istari, HOBBIT!) e sottraendoli sempre e comunque alla possibilità di fare il Bene di loro proprio iniziativa. L’esatto contrario che in Tolkien: la virtù dell’Uomo tolkieniano è l’assoluta indipendenza rispetto al canto della creazione, e quindi la libertà di arbitrio di cui non godono i semi-divini eldar, incatenati alle trame del destino dalla loro stessa consustanzialità con i Valar. Potentissime marionette, solo Galadriel e Feanor hanno provato a uscire dalla trama e reclamare un proprio destino, solo per ottenerne rovina. Tutto questo per dire che Isildur in Tolkien è un esempio di paragone, è la massima purezza cui l’Uomo è giunto e di cui Aragorn sarà erede. E invece no, è trasformato in un corrotto come tutti gli altri (persino Faramir, FARAMIR!! vacilla in Jackson, ed è solo il caso a salvarlo, non la propria ferrea volontà di Bene, come in Tolkien – Faramir è un puro), e solo Aragorn alla fine, tra spinte e spintoni, finisce per imbroccare la via giusta. Sicchè è travisato tutto il messaggio Tolkieniano, perchè quello che è alla portata di molti, volendo di tutti (la libertà in ordine alle scelte etiche) diventa invece l’acquisizione messianica di uno solo, e piuttosto indirizzata per giunta. Su questa base davvero non si capisce perchè gli Elfi abbandonino le terre orientali, sembra un escamotage di narrazione da bassa lega, non la tragica constatazione che il loro tempo è davvero finito perchè gli Uomini, nel bene o nel male, hanno raggiunto e dimostrato la loro maturità di individui. E poi vabbè, c’è tutto il resto, non mi soffermo nemmeno sullo stupro alla narrazione e le licenze del tutto gratuite”.
Fonte: Franz Terlus.
Contro il relativismo morale: “Good and ill have not changed since yesteryear; nor are they one thing among Elves and Dwarves and another among Men” (Aragorn, p. 428).
Verità e liberazione: “The power of truth and its liberation from hegemony is indeed the great theme of The Lord of the Rings.”
Non-violenza e rinuncia al potere: “some of the greatest heroes of Middle-earth are those whose decision not to kill proves to have important consequences.” theme of “renunciation of power”. “Power in the works of Tolkein is often to be found in the hands of a woman.” Frodo: “No hobbit has ever killed another on purpose in the Shire, and it is not to begin now” (p. 983). “Yet such is oft the course of deeds that move the wheels of the world. Small hands do them be cause they must, while the eyes of the great are elsewhere” “Middle-earth’s heroes overcome their weaknesses – not with power plays aimed at dominating others but rather with humility and self-sacrifice. Strength, according to Tolkien, manifests itself most clearly not in the exercise of power but rather in the willingness to give it up. ‘The greatest examples of the action of the spirit and of reason,’ he tells us, ‘are in abnegation’ (L, p. 246). Abnegation, the subordination of one’s own will for the sake of others – that, according to the portrait Tolkien presents, is what characterizes a life lived well; and, given its obvious beauty, such a portrait needs not argument to defend it” “Returning the Ring to its origin means refusal of power as domination by the One – by sameness, homogeneity – and therefore acceptance of respect for difference and diversity. “Bombadil nicely illustrates the distinction Tolkien draws between magic and enchantment in his essay ‘On Fairy-stories’: magic ‘is power in this world, domination of things or wills,’ whereas enchantment ‘does not seek delusion, nor bewitchment and domination, it seeks shared enrichment, partners in making and delight, not slaves’”
Il male: “the conflict in Middle-earth is essentially religious. Sauron seeks to establish his will not only over his fellow creatures in Middleearth but ultimately over Ilúvatar [God] himself.” “In conclusion, we have learned that evil is a lack of goodness, that it stems from a desire to have more than one’s fair share, and that it is linked to fear and destruction. Knowing this, we are in a position to see more clearly the evil in ourselves and in other people. Do we wish to dominate other people and impose our wills upon the world? What is our proper place?
in order to make something evil, you must start out with something that is good. This is the pattern we see over and over again in Middle-earth. In all of these cases, evil things turn out to be good things that have been twisted for evil ends.”
Potere del Male: “Indeed in nothing is the power of the Dark Lord more clearly shown than in the estrangement that divides all who still oppose him. Yet so little faith and trust do we find… that we dare not by our own trust endanger our land” (p. 339) “… The Edain, the Father so the Númenoreans, fought beside the Elves in the first wars…. But in Middle Earth, Men and Elves became estranged in days of darkness, by the arts of the Enemy, and by the slow changes of time in which each kind walked further down their sundered roads. Men now fear and misdoubt the elves, and yet know little of them” security dilemma exacerbated by willful manipulation and ignorance. Elves: always desired knowledge (Sauron ensnared them with this desire)
Debolezza del Male – Wishful thinking: Aragorn: “He [Sauron] is not so mighty yet that he is above fear; nay, doubt ever gnaws him” (p. 763). Utility function of Sauron as figured out at Council of Elrond: “Only with the helpful exchanges of the many does the group work logically through all the possibilities to the one solution that Sauron will never imagine, so unlike his desire is it.” [destroy the ring] Sauron “cannot understand the nature and motivations of his adversary, which are so different from his own.” Sauron’s “Eye could see everything except what really mattered.” (p. 6) Enemy “is very wise, and weighs all things to a nicety in the scales of his malice. **But the only measure that he knows is desire, desire for power, and so he judges all hearts.** Into his heart the thought will not enter that any will refuse it, that having the Ring we may seek to destroy it. If we seek this, we shall put him out of reckoning”
Etica: “Why be moral? Plato asks. And Tolkien answers, “to be yourself.” What kind of life should I choose? A life that is in accord with my abilities. If you need a Ring of Power to live your life, you have chosen the wrong life.” (20) Tolkien letter quote: “ ‘If there is any contemporary reference in my story at all it is to what seems to me the most widespread assumption of our time: that if a thing can be done, it must be done” (L, p. 246). In other words, he wrote LOTR , in part, as a protest against the sense that the past no longer had any relevance, that humans could act, in the absence of God, however they wished” (p. 140). In ent language an object is signified by the range of its connections by which it achieves its true identity, not by separation, as in hill being defined by those things it is not: ‘hill’ no ‘rill.’….The Lord of the Rings, then, is an ethical text that teaches us to give up dominatory and fixed perceptions in order to receive the world back as a gift”
Politica: “The maintenance of society is best advanced by the caretaker and the gardener, those who take care, nurture others, and continue the work of the family or nation. In their role of understanding and tolerating individual differences within the community, indeed, using those differences productively, the caretakers empower both the individual and society, or, together, the social network.” “The success of the council occurs in part because of the modesty (or at least rhetorical pose of modesty) of Gandalf and Aragorn. Gandalf confesses he was at fault for letting the words of Saruman lull him (1: 329); Aragorn” (49) “recounts how he aided Gandalf in the search for Gollum, ‘since it seemed fit that Isildur’s heir should labor to repair Isildur’s fault’ (1: 330). The public admission of guilt enhances the speakers’ credibility and weakens any suspicions that the two many have been seeking in their own gain. “The storm comes, and now all friends should gather together, lest each singly be destroyed” (Gandalf)