“Avremo bisogno di campi di internamento negli USA e in Europa”, ex generale ed ex candidato alle presidenziali Wesley Clark

Dobbiamo trovare il modo di identificare le persone che hanno più probabilità di subire una radicalizzazione. Dobbiamo interrompere questa dinamica sul nascere. Ci sarà sempre un certo numero di giovani alienati. Non ottengono un posto di lavoro, hanno perso una ragazza, la loro famiglia non si sente bene qui da noi e possiamo cercare questo tipo di sintomi. E ci sono i membri della comunità che possano entrare in contatto con queste persone e farle ragionare e incoraggiarle a vedere quel che di buono hanno a disposizione qui.

Ma io credo che a livello di politica nazionale abbiamo bisogno di guardare al significato di questa auto-radicalizzazione, perché siamo in guerra con questo gruppo di terroristi. Hanno una ideologia. Nella seconda guerra mondiale se qualcuno sosteneva la Germania nazista a spese degli Stati Uniti non ci stava bene perché esercitavano un loro diritto alla libera espressione delle proprie idee: le abbiamo internate come prigionieri di guerra.

Quindi, se queste persone sono radicalizzate e non sostengono gli Stati Uniti e sono sleali verso gli Stati Uniti, per una questione di principio, va bene. È un loro diritto, come è un nostro diritto e obbligo segregarle dalla comunità ordinaria per tutta la durata del conflitto [la cosiddetta “guerra al terrore” è considerata permanente. Nella migliore delle ipotesi si parla di “generazioni” per indicare la presunta durata del conflitto, NdT]. E penso che dovremo usare sempre più le maniere forti su questo fronte, non solo negli Stati Uniti, ma anche nelle nostre nazioni alleate come la Gran Bretagna, la Germania e la Francia, che dovranno metter mano alle proprie costituzioni.

Wesley Clark, generale americano in pensione, già comandante supremo della forze NATO in Europa tra il 1997 e il 2000

http://www.salon.com/2015/07/20/wesley_clark_disloyal_americans_should_be_tossed_in_internment_camps_for_the_duration_of_the_war_on_terror/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/05/01/sei-un-terrorista-si-tu/

SVEGLIA GENTE, STIAMO PER FARE LA FINE DI ANAKIN SKYWALKER!

Il nostro futuro dipende anche dalla forza della visione del mondo attuale che alimenta i progetti dei neoconservatori di sinistra (George Soros, George Friedman, Susan Rice (gabinetto Obama), Samantha Power (gabinetto Obama), Zbigniew Brzezinski, ecc.) e di destra (Victoria Nuland (gabinetto Obama), Robert Kagan, Ashton Carter (gabinetto Obama), Richard Perle, Daniel Pipes, Michael Ledeen, Henry Kissinger, David Cameron, Wolfgang Schäuble, ecc.) e che viene codificata in linee guida, direttive, raccomandazioni, report da fondazioni (Hoover Institution, Heritage Foundation, American Enterprise Institute) e think tank (Atlantic Council, Council on Foreign Relations, Freedom House, Strategic Forecasting, ecc.). Una rassegna dei capisaldi del pensiero neoconservatore e dell’imperialismo statunitense.

http://www.lulu.com/shop/stefano-fait/il-futuro-degli-stati-uniti-dalla-repubblica-allimpero-2001-2020/ebook/product-22278981.html

“L’Italia non cada nella trappola mediorientale” – G. Cucchi, generale e consigliere della Difesa

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Tutta la storia recente dei nostri rapporti con il mondo arabo abbonda di bugie, mistificazioni e (nel migliore dei casi) di errori che sarebbe stato bene trasformare in esperienza. Quando si parlò di guerra all’Iraq, Stati Uniti e Gran Bretagna esibirono presunte “prove certe” della presenza di armi di distruzione di massa nel paese: tutti credemmo al segretario di Stato Colin Powell – che brandì un incriminante provetta durante uno dei suoi discorsi – e al premier britannico Tony Blair, che lo sosteneva a gran voce. L’invasione dimostrò poi come di tali armi non vi fosse traccia.
Successivamente, quando si parò di guerra in Bosnia, il casus belli per l’intervento occidentale fu il fuoco dei mortai – ufficialmente serbi – contro la popolazione civile nel mercato musulmano di Sarajevo. Al quartier generale NATO di Bruxelles si mormorava però di come i tracciati di alcuni radar inglesi mostrassero chiaramente che i colpi erano partiti da un’area sotto il controllo di unità bosniache musulmane, non di truppe serbe. Una mistificazione quindi, tecnicamente ben creata e ancor meglio gestita mediaticamente, che ci spinse a intervenire. In questo caso forse fu un bene, visto che il successivo episodio di Srebenica dimostrò come atrocità ben peggiori fossero in ogni caso possibili.

Anche nel caso del Kosovo accadde qualcosa di molto simile, ovvero il tentativo di attribuire a forze serbe un eccidio di massa di popolazione kosovara. In questo caso il tentativo fu più maldestro e la sua risonanza mediatica si attenuò rapidamente, sebbene da parte occidentale e sotto la spinta americana si tentasse di far passare quasi senza discussione le ipotesi peggiori.

Tutto questo per segnalare che sarebbe stata necessaria una certa cautela prima di attribuire ad al-Asad e alle sue truppe l’eccidio. Innanzitutto perché l’attuale caos siriano rende possibile che una parte dell’arsenale chimico di Damasco sia caduto in mano dei ribelli. Poi perché nelle file di questi militano, specie nel Nord e nell’Est, elementi di estremismo tali da rendere possibile ogni ipotesi. Infine perché, di fronte all’eterna domanda “cui prodest?”, un atto del genere ha una sola possibile risposta razionale, che esclude la responsabilità del regime.

[…].

In Iraq gli attentati si succedono al ritmo di mille morti al mese…il Libano si sta destabilizzando…nella Libia del dopo Gheddafi regna una completa anarchia, resa sanguinosa dal continuo scontro di circa 35 fazioni armate che neanche la vecchia struttura tribale (un tempo solida) riesce più a contenere..
[…].

In queste condizioni, il momento peggiore in Siria per noi verrà quando Washington cercherà di passare la palla alla NATO, evitando d’impegnare i propri soldati in azioni di terra e per questo patrocinando una nuova “coalizione dei volonterosi” disposti a morire per Damasco (peggio, per una Damasco sunnita).
Siamo disposti a sopportare perdite simili a quelle di Nassiriyya o dell’Afghanistan? In caso contrario, siamo pronti a contrastare ogni possibile forma di  pressione da parte dei nostri alleati? Pressioni economiche, condite da velate minacce di influire negativamente sul nostro spread; pressioni diplomatiche; pressioni politiche, magari in veste di un aperto sostegno a partiti d’opposizione nel tentativo di favorire governi più inclini all’intervento; pressioni morali, con incessanti richiami alla solidarietà atlantica. Pensiamoci bene prima di rispondere al quesito. Soprattutto, non lasciamoci forzare la mano”.

Giuseppe Cucchi, Generale di Corpo d’Armata dell’Esercito Italiano, consigliere del Ministro della Difesa – Limes, settembre 2013, pp. 189-192

L’FBI organizza e sventa la maggior parte degli attentati terroristici islamici sul suolo americano (ricerca della UCLA!)

 

Salvo tre eccezioni, tutti i complotti terroristici sul suolo americano dopo l’11 settembre 2001 sono stati organizzati grazie ad infiltrati FBI che hanno istigato, informato ed equipaggiato degli estremisti per poi sventare gli attentati.

Le eccezioni sono Najibullah Zazi, che quasi fece saltare in aria la metropolitana di New York nel settembre 2009; Hesham Hadayet Mohamed, un egiziano che ha aperto il fuoco contro la biglietteria El-Al all’aeroporto di Los Angeles e Faisal Shahzad, l’attentatore di Times Square.

http://www.motherjones.com/politics/2011/08/fbi-terrorist-informants

La vera banalità del male – ovvero perché le cose non stanno andando come dovrebbero

 

a cura di Stefano Fait

 

Le patologie del pensiero umano – tutte riconducibili all’egotismo, che è il vero handicap umano – sono presenti in tutti noi in vario grado ma, di recente, per qualche ragione, la società le esalta e queste paiono essersi massicciamente e pericolosamente accentuate e concentrate nelle “alte” sfere della civiltà umana:

http://fanuessays.blogspot.com/2012/01/golpe-psicopatico.html

Questi sono i principali errori di ragionamento delle personalità patologiche sviscerati da George Simon, “Character disturbance: the phenomenon of our age”. Little Rock [Ark.] : Parkhurst Brothers, 2011.

http://www.amazon.com/Character-Disturbance-phenomenon-our-age/dp/1935166336

egocentrico – l’universo ruota intorno a lui, ciò che importa sono i suoi desideri, non quelli altrui. Ritiene che tutti facciano lo stesso e sia giusto così. Giusto è quel che uno vuole. Dimostra indifferenza verso i diritti, bisogni ed aspettative degli altri, disprezzo per gli obblighi sociali. È un creditore: il mondo gli deve tutto e lui non deve niente al mondo. Pretende molto dagli altri, ma non ricambia.

possessivo – ogni relazione è vista in senso proprietario. Può fare ciò che vuole con le altre persone, che diventano oggetti, pedine da manipolare, veicoli di piacere, strumenti per ottenere ciò che vuole, oppure ostacoli da rimuovere. Gli altri non sono mai al suo stesso livello. Il pensiero possessivo promuove un atteggiamento disumanizzante nei confronti del prossimo.

estremista – vede le cose in termini di bianco e nero, tutto o niente. Se non ottiene tutto quel che vuole, rifiuta. Se qualcuno non è completamente d’accordo con lui, è irrilevante. Si sente vittimizzato da chi dissente. Non riesce a sviluppare un ragionevole senso del dare e dell’avere. È intransigente, immoderato.

disattento – filtra quel che accade intorno a lui. Presta attenzione solo a ciò che vuole, trascurando tutto il resto. Sente quel che vuol sentire, ricorda ciò che vuol ricordare, impara ciò che vuol imparare. Si dedica intensamente alle cose che lo interessano e ignora le altre, pur sapendo che gli altri si aspettano ben altro comportamento da lui. Ascolta solo in parte chi dice cose che non gli piacciono, specialmente se fanno appello a valori pro-sociali per esortarlo a fare attenzione.

irrealista (scambia desideri per la realtà) – incline a vedere le cose come vuole, invece di come sono realmente, perché troppo forte è il suo bisogno di vedere realizzati i suoi desideri. Altera la loro percezione della realtà per non dover modificare il proprio atteggiamento, cambiare punto di vista, o mettere in discussione il suo modo abituale di fare le cose. Crede che pensando positivo l’universo gli sorriderà. Disprezza la verità, celebra il relativismo.

impulsivo – pensa principalmente a quel che vuole in quel momento. Non bada alle conseguenze eventuali del suo comportamento, ha un’ottica a corto raggio. Non pensa prima di agire.

superbo – “l’immagine è tutto” è il suo assioma. Tende a pensare che non c’è niente di peggio che ammettere un errore, tirarsi indietro, o arrendersi, perché ciò lo fa apparire inadeguato o “debole”. La sua capacità di sviluppare relazioni basate sul reciproco rispetto è ridottissima, se non assente. Invece di riconoscere difetti o errori e correggerli naturalmente, resiste al cambiamento e pensa solo a come gestire la propria immagine.

edonista – la ricerca del piacere è tutto. Non fa niente se non ci ricava qualcosa e se non è piacevole. Desidera ardentemente stimoli ed eccitazione, detesta ciò che è noioso o banale. Apprezza il comfort e odia gli eventuali inconvenienti. Per lui una vita senza forti emozioni non è degna di essere vissuta, ma non vuole soffrire, se non per un maggior piacere.

pedante – spesso si concentra solo sugli aspetti più minuti, meschini delle situazioni, ignorando le cose più importanti, o il “quadro generale”.

irresponsabile – non è mai colpa sua, si sente sempre vittima delle circostanze e non delle sue azioni. Questo modo di pensare induce ad atteggiamenti di amarezza e risentimento.

diffidente – non si fida degli altri e non pensa di doversi guadagnare la fiducia altrui. Pensa che gli altri sono disonesti come lui e che dovrà superarli in scaltrezza per sopraffarli. Se gli altri fanno un errore insignificante o non si esprimono chiaramente, sono automaticamente incasellati nella categoria “mentitori”.

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