La morte delle cicale che si spacciavano per formiche (Deutsche Bank agonizzante?)

di Vladimiro Giacché

 Mentre le istituzioni europee e i governi nazionali sembrano ipnotizzati dal problema del debito pubblico, è probabile che la prossima crisi in Europa sarà una crisi bancaria. La cosa, visti i soldi già spesi dai governi per salvare le banche in Europa (all’incirca 4mila miliardi di euro), può sembrare parecchio strana. Ma la cosa più strana è un’altra: probabilmente questa crisi avrà il suo epicentro non nei cosiddetti “paesi periferici” ma nel centro dell’Europa. Ossia in Francia e – soprattutto – in Germania.

In Francia, a dire il vero, una crisi bancaria è già in corso: una banca specializzata (guarda un po’) in mutui immobiliari, il Crédit Immobilier de France, è prossima al fallimento. Quasi certamente non riuscirà a ripagare un’obbligazione da 1,75 miliardi di euro in scadenza questo mese, e dovrà provvedere lo Stato francese. Ma si stima che complessivamente le garanzie pubbliche che dovranno essere messe in campo a sostegno di questa banca saranno dell’ordine di 20 miliardi di euro. Come dire, due terzi della manovra di Hollande. Non c’è male.

Ma il fronte più caldo, almeno potenzialmente, è un altro, e riguarda la banche più grandi del paese: il valore delle attività di trading di BNP, Société Générale, Crédit Agricole e Natixis ammonta attualmente a qualcosa come 2.050 miliardi di euro, una cifra non molto inferiore all’intero prodotto interno lordo della Francia. Le attività di trading in azioni, obbligazioni e derivati sono cresciute del 21% in un anno e per quanto riguarda BNP e Société Générale superano ormai il 30% del totale delle attività di queste banche. Ma se prendiamo il trading in derivati la crescita è ancora maggiore: +48% per BNP, +38% per Société Générale.

Queste cifre significano due cose: che i rischi di mercato assunti da queste banche crescono, e – viste le cifre in gioco – che si può parlare di rischio sistemico. Ma in confronto a quello che accade in Germania i problemi delle maggiori banche francesi impallidiscono. La Germania ha tuttora uno dei sistemi bancari meno concentrati e meno efficienti dell’intera Europa (circa 1200 banche).

Basti pensare alle numerose Sparkassen (tradizionalmente vicine alla CDU), alle Landesbanken (fu una di esse la prima banca a fallire nel 2007, e molte sono tuttora in cattive acque) e alle Volksbanken. Ma il governo tedesco, che mesi fa poneva come condizione per ulteriori interventi europei a sostegno delle banche spagnole la realizzazione di un’unione bancaria europea, non appena questa unione bancaria ha assunto la forma di una concreta proposta di accentrare la sorveglianza bancaria in Europa presso la Bce, ha cominciato a frenare: con il ministro delle finanze tedesco Schäuble che è subito intervenuto chiedendo che questa sorveglianza valesse soltanto per pochissime grandi banche.

È stato fin troppo facile rispondergli che non sono soltanto le grandi banche a esprimere rischi sistemici: basti pensare a quello che è successo dopo il fallimento (con salvataggio governativo in extremis) di Northern Rock nel Regno Unito. E del resto è la stessa situazione spagnola a mostrarci che effetti possono avere i fallimenti di tante banche piccole e medie.

È corretto però affermare che oggi i maggiori rischi del sistema bancario tedesco non vengono dalle banche piccole e medie, ma da quella più grande: la Deutsche Bank. Con un bilancio pari all’80% circa dell’intero prodotto interno lordo della Germania, Deutsche Bank è una delle maggiori banche mondiali. Ma è anche una delle più sottocapitalizzate. Secondo i dati forniti da Bloomberg, il 30 giugno scorso di quest’anno era al quintultimo posto tra le 24 maggiori banche europee quanto a patrimonio (il cosiddetto “Tier 1 capital ratio”).

In apparenza sembrerebbe non passarsela troppo male, con un Tier 1 al 10,1% (le banche italiane, ad esempio, stanno peggio). Il problema però è che questo dato è ottenuto utilizzando “risk-weighted assets”, ossia una ponderazione di rischio diversa a seconda delle attività. Questo tipo di misurazione è apparentemente corretta, perché i rischi di perdita sono effettivamente diversi a seconda delle attività della banca. Ma è anche alquanto arbitraria: basti pensare che sino a non molto tempo fa i titoli di Stato e dell’Eurozona erano considerati tutti indistintamente a rischio zero.

Il modo più corretto per valutare l’adeguatezza del capitale di una banca è quindi un altro: misurare la “leva” (leverage ratio), cioè mettere a confronto il bilancio complessivo della banca con la sua dotazione di capitale. Bene, recentemente Simon Johnson, ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale e oggi al Peterson Institute, ha fatto questo esercizio. E il risultato è questo: le attività di Deutsche Bank ammontano a 2.241 miliardi di euro, a fronte di un capitale di 55,75 miliardi di euro. In altre parole, il capitale di Deutsche Bank ammonta a poco meno del 2,5% rispetto agli assets della banca. Che è come dire che perdite del 3% sul totale del portafoglio della banca sarebbero più che sufficienti ad azzerare il capitale della banca. Ossia a farla fallire. Né più né meno di quanto è successo a Lehman Brothers, la banca d’affari americana fallita nel 2008, la quale del resto aveva una leva di appena 24 volte il capitale, a fronte del 40 medio delle banche tedesche.

Ma nonostante questo i nuovi coamministratori delegati della Deutsche Bank, Anshu Jain e Jürgen Fitschen, così come il loro predecessore Josef Ackermann, continuano a ritenere che la priorità non sia il rafforzamento del capitale, ma il suo rendimento: e hanno fissato un obiettivo di rendimento annuo del 12,5% dopo le tasse. Questo significa necessariamente continuare ad assumere rischi molto rilevanti.

Al momento il tutto è reso più semplice, tanto per Deutsche Bank, quanto per le altre banche tedesche, dal fatto che il basso rendimento dei titoli di Stato tedeschi (di fatto negativo, ossia inferiore al tasso di inflazione) si riflette positivamente anche sul costo di raccolta delle banche: in concreto, oggi una banca tedesca ha un costo del capitale inferiore del 2-3% a quello di una banca italiana.

Ma è una situazione che non può durare all’infinito. Un peggioramento della situazione economica europea è tutt’altro che una remota possibilità. È ormai molto probabile che l’approfondirsi della recessione in Europa coinvolga anche la Germania (già ora le previsioni di crescita per il 2013 sono prossime allo zero). Ma più in generale l’economia mondiale è in vistoso rallentamento, e alla luce di quanto sta accadendo in Medio Oriente anche uno shock sul prezzo delle materie prime energetiche non può affatto essere escluso.

Per evitare che tutto questo si traduca in una crisi bancaria, bisognerebbe fare anche in Germania (e in Francia) quello che è stato fatto in Svizzera: dove UBS e Crédit Suisse sono state costrette a fare ingenti aumenti di capitale.

Anche per questo sarebbe importante arrivare quanto prima a una sorveglianza bancaria europea. Ma le mosse più recenti proprio del governo tedesco, dalle schermaglie sulle banche di minori dimensioni per le quali dovrebbero restare competenti organi di vigilanza nazionali, alla richiesta – di pochi giorni fa – di estendere anche ai paesi europei che non fanno parte dell’euro la possibilità di decidere sulla configurazione della sorveglianza bancaria europea, sembrano avere un unico obiettivo: ritardare questo processo per proteggere ancora una volta le proprie grandi banche.

http://pubblicogiornale.it/economia-2/le-banche-tedesche-una-bomba-a-orologeria/

Quelli che: la colpa è del debito pubblico

Quanto affermato da Bagnai è corroborato dalle analisi del FMI. E’ tempo di cominciare a prendere in considerazione i fatti e smetterla di rendersi complici della diffusione di menzogne. Ognuno è responsabile di quel che ha fatto ed ha omesso di fare per aiutare se stesso ed il suo prossimo ad affrontare la crisi.

di ALBERTO BAGNAI

ilfattoquotidiano.it

Come ogni ideologia, anche il luogocomunismo costruisce il consenso attorno alla figura di un nemico ideologico. I nemici dei fascisti erano i comunisti, e quelli dei comunisti, in bella simmetria, i fascisti. E i luogocomunisti? Il loro nemico è lo Stato, ma siccome detta così suona male, preferiscono dirla in un altro modo: “la casta, infetta dalla corruzione, si è data a una forsennata spesa pubblica improduttiva che ha fatto esplodere il debito pubblico, causando la crisi”. Conclusione?

Basta ridurre il ruolo dello Stato nell’economia. Anche questo non viene detto così: si preferisce dire “tagliare la spesa improduttiva”. E certo, se è improduttiva, perché non tagliarla? Anche perché tagliandola ridurremmo di certo il debito pubblico: sconfiggeremmo il nemico.

Ragionamenti semplici per animi semplici, che hanno facile presa sui dottor Livore marci di invidia e di odio sociale, su quella minoranza chiassosa di persone convinte di essere le uniche a lavorare e a pagare le tasse. Una minoranza che non rappresenta questo paese, abitato per lo più da persone generose, integre e umane, ma che può condizionarne le sorti politiche. I piccoli dottor Livore sono una miniera d’oro elettorale: digli “castadebitopubblicobrutto”, e li avrai con te.

Il punto di forza di questo “pensiero” è che si appoggia su asserzioni ovvie. Certo, il debito pubblico deve essere tenuto sotto controllo, chi lo nega? Ma qualche problemino c’è. Ad esempio… sicuri che il debito pubblico sia la causa della crisi? I dati lo smentiscono. All’inizio della crisi (2007), su cinque paesi colpiti tre avevano il debito pubblico in calo (Irlanda, Italia e Spagna), uno lo aveva stazionario (Grecia) e solo il Portogallo lo aveva in crescita, su valori che oggi farebbero invidia alla Germania. Situazioni differenziate, ma in nessun caso particolarmente preoccupanti. Qui arriva di solito quello furbo, che ti dice: “Sì, va bene, prima della crisi il debito pubblico italiano si è ridotto (di 10 punti di Pil), però era alto!”. D’accordo, ho capito che era alto, lo so! Ma lo era stato (e molto di più) per vent’anni! E allora perché mai la crisi sarebbe dovuta scoppiare proprio mentre scendeva? A questa replica qualcuno tira fuori l’argomento risolutore: “La colpa è di Berlusconi”! Un argomento che andava ancora bene per i gonzi a settembre, ma che dopo qualche mese di spread a 500 anche loro valutano ormai per quello che vale: zero.

Una risposta meno insulsa viene da un altro dato comune alle cinque economie in crisi: dall’entrata nell’euro (1999) allo scoppio della crisi (2007) in ognuna di esse era esploso il debito privato, con aumenti dai 31 punti di Pil (Italia) ai 98 punti di Pil (Irlanda e Spagna). Quella che ora i mezzi di disinformazione di massa presentano come crisi bancaria causata da una crisi del debito pubblico, nei dati si presenta in modo opposto: la crisi di debito pubblico è causata dal dissesto finanziario del settore privato (come ammettono anche Giavazzi ed Alesina), attraverso gli interventi di salvataggio delle banche con soldi pubblici, e attraverso il crollo dei redditi privati e quindi delle entrate fiscali. Casta, corruzione, evasione sono certo da combattere, ma con questa dinamica c’entrano poco.

C’entra invece la strategia di espansione del capitalismo del Nord, che ha favorito lo smaltimento della propria sovrapproduzione inondando di liquidità i mercati del Sud, onde facilitare l’accesso al credito di famiglie e imprese. Lo dimostrano i dati sul debito estero netto: le prime economie colpite sono quelle nelle quali il debito estero è aumentato di più (70 punti di Pil in Grecia, 68 in Irlanda…), e il principale creditore era la Germania (il cui credito estero netto è simmetricamente aumentato di 25 punti di Pil).

Un bel giochetto (ti presto i soldi così mi compri i miei beni), simile a quello che la Cina gioca con gli Stati Uniti: sarebbe potuto durare più a lungo se da oltre Oceano non fosse arrivato lo shock del fallimento Lehman. Questo ha costretto le banche alemanne a rientrare dalle loro esposizioni, facendo, come nella miglior tradizione locale, la voce grossa coi più deboli: i Pigs. Il resto lo ricordiamo tutti. Le politiche di austerità, in questo contesto, non possono che peggiorare la situazione, mettendo in ulteriore difficoltà le famiglie e le imprese che devono rimborsare i propri debiti (privati). Ma non ditelo al dott. Livore…

Alberto Bagnai

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/03/quelli-che-colpa-e-del-debito-pubblico/315741/

3.08.2012

 

Il mercato dei derivati, ovvero la catastrofe che incombe sull’economia globale

Cosa sono i derivati ?

La denominazione di “strumenti derivati” dipende dal fatto che il loro valore “deriva” dal prezzo dell’attività sottostante a cui il contratto fa riferimento. Le fluttuazioni e l’andamento di tali strumenti risultano pertanto direttamente correlate alle variazioni dell’attività sottostante.

Si possono avere due tipologie di derivati, distinte in base all’attività sottostante di riferimento: derivati sulle merci e derivati su attività finanziarie.
I primi sono legati ad attività reali come il petrolio, l’oro, il grano, il caffè…
I secondi sono invece legati ad attività finanziarie come tassi di interesse, valute, azioni ed indici azionari.

Un future è un contratto a termine con il quale si assume l’impegno di acquistare o vendere una certa quantità di una merce o attività finanziaria ad un prezzo e ad una scadenza futura predeterminati, però a differenza dei contratti a termine rappresenta un valore mobiliare, suscettibile di essere trasferito in modo immediato, ed è scambiato soltanto all’interno dei mercati borsistici ufficialmente riconosciuti.

I future vengono generalmente utilizzati per operazioni di:

Speculazione
Il future viene acquistato o venduto al fine di guadagnare dai rialzi o ribassi del mercato, beneficiando dell’effetto leva e i ridotti costi di transazione.
Circa l’85-90% delle operazioni sui contratti future vengono svolte a tale fine ed hanno in genere un orizzonte temporale molto breve, talvolta intraday, con gli operatori che aprono e chiudono le proprie posizioni più volte all’interno della giornata.

Sono scommesse legali, ad altissimo rischio, che hanno creato bolle gigantesche. L’ultima, in ordine di tempo, ma forse anche la definitiva, ammonta a 227mila miliardi di dollari [$ 227.000.000.000.000], ossia circa 3 volte la ricchezza mondiale.
Segue una visualizzazione grafica dell’entità dell’esposizione sui derivati delle principali banche americane

One Hundred Dollars
$100 – Most counterfeited money denomination in the world.
Keeps the world moving.
Ten Thousand Dollars
$10,000 – Enough for a great vacation or to buy a used car.
Approximately one year of work for the average human on earth.
100 Million Dollars
$100,000,000 – Plenty to go around for
everyone. Fits nicely on an ISO / Military
standard sized pallet.$1 Million is the cash square on the floor.
1 Billion Dollars
$1,000,000,000 – This is how a billion dollars looks like.
10 pallets of $100 bills.
1 Trillion Dollars
$1,000,000,000,000 – When they throw around the word “Trillion” like it is nothing, this is the reality of $1 trillion dollars. The square of pallets to the right is $10 billion dollars. 100x that and you have the tower of $1 trillion that is 465 feet tall (142 meters).

1 Million, 100 Million, 1 Billion, 1 Trillion

$2 Billion on Truck
Bank of New York Mellon
BNY has a derivative exposure of $1.375 Trillion dollars.
Considered a too big to fail (TBTF) bank. It is currently facing (among others) lawsuits fraud and contract breach suits by a Los Angeles pension fund and New York pension funds, where BNY Mellon allegedly overcharged the funds on many millions of dollars and concealed it.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

State Street Financial
State Street has a derivative exposure of $1.390 Trillion dollars.
Too big to fail (TBTF) bank. It has been charged by California Attorney General (among other) lawsuits for massive fraud on California’s CalPERS and CalSTRS pension funds – similar to BNY (above).

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Morgan Stanley
Morgan Stanley has a derivative exposure of $1.722 Trilion dollars.
Its a too big to fail (TBTF) bank. It recently settled a lawsuit for over-paying its employees while accepting the
tax payer funded bailout. Vice Chairman of Morgan Stanley had a license plate that said “2BG2FAIL” on his Porsche Cayenne Turbo. All this while $250 million of bailout money ended up in the hands of Waterfall TALF Opportunity, run by the Morgan Stanley’s owners’ wives– Marry a banker for a $250M tax-payer cash injection.
The bank also got a SECRET $2.041 Trillion bailout from the Federal Reserve during the crisis, beyond the tax payer bailout.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Wells Fargo
Wells Fargo has a derivative exposure of $3.332 Trillion dollars.
Its a too big to fail (TBTF) bank. WF has been charged for its role in allegedly pursuing illegal foreclosures and deceptive loan servicing. Wells Fargo was just slapped with a $85 million fine by Federal Reserve for putting good credit borrowers into bad-credit rating (high rate) loans.
In March 2019, Wachovia (owned by Wells Fargo) paid $110 million fine for allowing transactions connected to drug smuggling and a $50 million fine for failing to monitor cash used to ship 22 tons of cocaine. It also failed to monitor $378.4 billion (that’s $378400 millions dollars) worth of transactions to Mexican “casas de cambio” (think WesternUnion, anonymous cash transfer) usually linked to drug cartels. Beyond that, WF lets its’ VIP employees live in foreclosed mansions. WF knows how to cash your legit check, then claim “fraud” and close your account. WF also re-orders your transactions to create more overdraft fees. Wells Fargo’s Wachovia also got a SECRET $159 billion bailout from the Federal Reserve.

Wells Fargo paid NO taxes in 2008-2010 and had a tax rate of NEGATIVE 1.4% while making
$49 billion in profit during the same time.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

HSBC
HSBC has a derivative exposure of $4.321 Trilion dollars.
HSBC is a Hong Kong based bank and its original name is
The Hongkong and Shanghai Banking Corporation Limited.

You will find HSBC working a lot with JP Morgan Chase.
Both HSBC and JP Morgan Chase have strong interest in gold & precious metals. HSBC and JP Morgan Chase are often involved together in financial scandals.
Lately HSBC has been sued for allegedly funneling more than $8.9 billion to the largest ponzi-scheme in history – Bernie Maddof’s investment business.
HSBC (along w/ JP Morgan Chase) has been sued for alleged conspiracy suppressing the price of silver and gold, partially through precious metal DERIVATIVES and making billions of dollars on it. State of Hawaii is suing HSBC (and other banks) for deceptive credit card lending practices.
DZ Bank in Germany is suing HSBC (and JP Morgan) for deceptive (lying) practices when selling home-loan-backed securities.
HSBC is also under investigation for laundering billions of dollars.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Goldman Sachs
Goldman Sachs has a derivative exposure of $44.192 Trillion dollars.
The $1 Trillion pillars towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).
The White House is standing next to the Statue of Liberty.

Goldman Sachs has advantage over other banks because it has awesome
connections in US Government. A lot of former Goldman employees hold high-level
US Government positions (chart)
.

Mitt Romney’s top donor is Goldman Sachs, and one of Obama’s best donors.
Ex-CEO of Goldman Sachs, Hank Paulson became the Secretary of Treasury under Bush and
during the 2008 financial crisis authored the TARP bill demanding $700 billion bail-out.
In UK, Goldman Sachs escaped £10 million bill on a failed tax avoidance scheme with help of good connections.
The bank is the largest player in the food commodities market, earned $955m from food speculation in 2009” – That’s your $$$.
Goldman Sachs employees are arming themselves with guns in case there is a populist uprising against the bank.
Goldman Sachs calls their investors “muppets“. and use clients to make money for themselves, disregarding the clients.
The bank was fined $22 million for sharing valuable nonpublic information with top clients (Think insider trading with best clients).
Goldman Sachs was part-owner America’s leading website for prostitution ads until the ownership stake was exposed.
Goldman Sachs helped Greece conceal its debt with secret loans, while simultaneously taking advantage of Greece.
Goldman Sachs got a $814 billion SECRET bailout from the Federal Reserve during the 2008 crisis.
Goldman Sachs got $10 billion of the 2008 TARP bailout, and in the same year paid $10.9 billion in employee compensation and “benefits”, while paying a tax rate of 1%. That means an average of $327,000 to each Goldman Sach’s employee.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Bank of America
Bank of America has a derivative exposure of $50.135 Trillion dollars.

BofA is sticking the tax-payers with a MASSIVE bill, by moving derivatives to
accounts insured by the federal government @ total of $53.7 trillion as of 06/2011.
During 2011-12 BofA has been in need of cash, so Warren Buffett gave BofA $5 billion.
Same year BofA sold its stake in China Construction Bank to raise $1.8 billion in cash.

Bank of America paid $22 million to settle charges of improperly foreclosing on active-duty troops
BofA recruited 3 cyber attack firms to attack WikiLeaks. but the Anonymous hacker group hacked the security firms first.
BofA was sued for $31 billion in home-loan losses in 2011, the bank is involved in many lawsuits, too many to document.
BofA also received a SECRET $1.344 trillion dollar bailout from the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Citibank
Citibank has a derivative exposure of $52.102 Trillion dollars.
The $1 Trillion dollar towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).

Citibank customers have been arrested for trying to close their accounts, while in in Indonesia a man was interrogated to death in Citibank’s special “questioning room”. In 2011 Citibank paid a fine of $285 million for selling home-loan backed bonds to investors, while betting they would lose value (think derivatives/insurance). The man in charge of the unit at Citibank became Obama’s Chief of Staff. 2 weeks before getting hired by Obama he got $900,000 from Citibank for great performance. This was after Citigroup took out $45 billion in bailout money.
Citibank knowingly passed over bad loans to the Federal Housing Administration to insure.

Citigroup also received a SECRET $2.513 trillion dollar bailoutfrom the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

JP Morgan Chase
JP Morgan Chase has a derivative exposure of $70.151 Trillion dollars.
$70 Trillion is roughly the size of the entire world’s economy.
The $1 Trillion dollar towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).

JP Morgan is rumored to hold 50->80% of the copper market, and manipulated the market by massive purchases. JP Morgan is also guilty of manipulating the silver market to make billions. In 2010 JP Morgan had 3 perfect trading quarters and only lost money on 8 days. Lawsuits on home foreclosures have been filed against JP Morgan. Aluminum price is manipulated by JP Morgan through large physical ownership of material and creating bottlenecks during transport. JP Morgan was among the banks involved in the seizure of $620 million in assets for alleged fraud linked to derivatives. JP Morgan got $25 billion taxpayer in bailout money. It has no intention of using the money to lend to customers, but instead will use it to drive out competition. The bank is also the largest owner of BP – the oil spill company. During the oil spill the bank said that the oil spill is good for the economy.
JP Morgan Chase also received a SECRET $391 billion dollar bailoutfrom the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

9 Biggest Banks’ Derivative Exposure – $228.72 Trillion

Note the little man standing in front of white house. The little worm next to lastfootball field is a truck with $2 billion dollars.
There is no government in the world that has this kind of money. This is roughly 3 times the entire world economy. The unregulated market presents a massive financial risk. The corruption and immorality of the banks makes the situation worse.

If you don’t want to bank with these banks, but want to have access to free ATM’s anywhere– most Credit Unions in USA are in the CO-OP ATM network, where all ATM’s are free to any COOP CU member and most support depositing checks. The Credit Unions are like banks, but invest all their profits to give members lower rates and better service. They don’t have shareholders to worry about or have derivatives to purchase and sell.

Keep an eye out in the news for “derivative crisis”, as the crisis is inevitable with current falling value of most real assets.
Derivative Data Source: ZeroHedge

 

http://demonocracy.info/infographics/eu/debt_piigs/debt_piigs.html

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