“Il corpo degli altri. Sessualità e disabilità” – intervista a Valeria Alpi

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Valeria Alpi per Erickson

Ci sono fino a 50 milioni di statunitensi e 40 milioni di Europei occidentali che convivono con una qualche forma di disabilità. Nella metà dei casi si tratta di menomazioni grave. Prima o poi ciascuno di noi dovrà affrontare una disabilità o prendersi cura di un disabile. È nell’interesse di tutti far sì che la società si adatti alla realtà.

Sempre molto attenta a queste tematiche, la casa editrice Erickson di Gardolo ha recentemente pubblicato una monografia intitolata “Il corpo degli altri. Sessualità e disabilità: immagini e prospettive”, che celebra i trent’anni di vita dell’importante rivista culturale bolognese «HP-Accaparlante». Questo numero è impreziosito dalle immagini delle sculture di Ivan Lardschneider, un artista gardenese sempre più quotato internazionalmente.

Abbiamo intervistato Valeria Alpi, caporedattrice della rivista, ricercatrice e curatrice della monografia.

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Quando è nato il connubio con Erickson?

10 anni fa. La Erickson conosceva molto bene le attività del centro documentazione handicap di Bologna. Si occupa prevalentemente di inclusione scolastica e il Centro Documentazione Handicap ha una serie di attività di animazione e formazione proprio mirate all’inclusione scolastica. Conoscevano la rivista e ci hanno offerto di produrla con il loro marchio. Ma la rivista aveva già 20 anni alle spalle. Mi lasci dire che una rivista di carta che ancora resiste è un record.

E quello con Ivan Lardschneider?

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HP-Accaparlante ha una grafica molto particolare che l’ha sempre distinta da altre riviste del mondo dell’handicap. Abbiamo anche vinto il premio “compasso d’oro” per la grafica. Usiamo immagini evocative, magari – in apparenza – molto diverse dal tema trattato, ma che comunque accompagnino la lettura con ulteriori stimolazioni mentali. Era molto difficile scegliere le immagini per il numero sulla sessualità ma, dato che il tema principale della monografia è il corpo, ho cercato tra gli artisti di arte contemporanea delle ultime biennali di Venezia chi avesse trattato il tema del corpo e mi sono imbattuta in Ivan: le sue sculture mi hanno colpita subito perché sono corpi “scomposti” un po’ come i corpi con disabilità. Inoltre le sue sculture insistono su una parte del corpo e la ingigantiscono rispetto al resto del corpo. Spesso il corpo di una persona disabile viene “spezzato” in varie parti da chi si occupa della persona disabile e si fa fatica a considerarlo un intero. I disabili fisici vengono educati fin da piccoli ad esaltare la testa e il corpo scompare. Ho trovato Ivan su facebook e l’ho contattato. È stato molto disponibile e si è detto onorato di questa collaborazione: in realtà l’onore è reciproco!

Sesso e disabilità: un argomento che per alcuni è sgradito

Restano i silenzi, le paure e i pregiudizi, da parte delle stesse persone disabili su se stesse, dei familiari delle persone disabili e di quelli degli eventuali partner normodotati; anche da parte degli educatori/operatori che si occupano della persona disabile. Ma se una persona disabile può uscire di casa, la gente comincia a vedere più disabili in giro e man mano ci fa l’abitudine e la disabilità diventa parte della quotidianità. A quel punto può sembrare meno strano vedere una coppia mista o due disabili in coppia.

Le famiglie giocano un ruolo importante

Molti genitori faticano ad accettare che il figlio disabile sia diventato adulto e che un eventuale partner si prende cura del proprio figlio al posto loro. Sono i primi che non credono che il proprio figlio possa essere interessante agli occhi di qualcun altro. Contemporaneamente le famiglie dei partner sani non accettano che il proprio figlio stia con un disabile, perché vedono solo un rapporto asimmetrico: sarà il sano ad assistere il disabile e basta. Invece se una coppia dove c’è una disabilità decide di stare insieme vuol dire che anche la persona disabile dà all’altro qualcosa.

Non è che questa ossessione tipicamente contemporanea per il sesso finisce per sabotare i rapporti? Molte persone sono più interessate all’affetto e alla condivisione.

Sono d’accordo, però i disabili sono uguali agli altri, quindi c’è a chi va bene l’esperienza di una notte e chi cerca il compagno per la vita. Però anche quando cerchi affetto, condivisione, compagnia, non sei un cagnolino. Vorresti comunque che il partner amasse anche il tuo corpo e non solo il fatto che con te chiacchiera e si confida e fate i viaggi e vi divertite.

I disabili non sono vittime. Leggo di questo ragazzo disabile che ha respinto una partner perché grassa: “Anch’io sono dentro questo giro della discriminazione, e quindi l’ho vissuta come una doppia sconfitta: tu che lotti contro la tua discriminazione sei quello che subito discrimina”.

Uno dei problemi è che il disabile pensa sempre solo ai diritti che ha e a quello che gli è dovuto mentre dovrebbe anche considerare che pure lui ha dei doveri.

Passerete per Trento?

Faremo un workshop nell’ambito di un grande convegno sull’inclusione sociale organizzato ogni due anni dalla Erickson, a Rimini. Ma ci piacerebbe presentare la monografia e il film-documentario “Sesso, amore & disabilità” di Adriano Silanus e Priscilla Berardi anche a Trento.

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