L’idea dell’essere umano come animale stanziale, un animale che, come altri, ha il suo territorio e lo difende dalle intromissioni, deve essere un’idea del profondo…[l’aiuola] l’abbiamo divisa in tante parti e ce ne siamo impossessati, popolo per popolo, come cosa nostra, e ci pare normale, naturale, l’idea di straniero, di colui che passa o tenta di passare da un’aiuola all’altra turbando le sicurezze che riponiamo “in casa nostra”. Quante volte abbiamo sentito ripetere anche da noi, come se fosse ovvia e innocente, questa espressione! […] Basta porre qualche domanda per rendersi conto di quale turbamento può provocare la prospettiva della scomparsa dello straniero, cui corrisponderebbe il pauroso riconoscimento d’essere tutti, paradossalmente, “ospiti” (nel doppio senso di ospitanti e ospitati) in quella ch’è stata un tempo la “casa propria”. […]. La società multiculturale tiene al suo interno le diverse culture, ma l’una di fronte all’altra come sistemi di valori e visioni del mondo chiusi, ciascuno in sé sufficiente a fornire il quadro etico completo e bastante all’esistenza dei suoi membri. Onde, potrebbe dirsi che il pluralismo tende ad un orizzonte comune di senso, per quanto composito; mentre il multiculturalismo no, si ferma a una giustapposizione delle diverse culture, nella migliore delle ipotesi estranee l’una all’altra; nella peggiore, conflittuali…Il primo schema è la separazione, cioè la co-esistenza senza convivenza. Il pregiudizio del separatismo è che le culture siano e debbano essere identità spirituali chiuse e che le relazioni interculturali nascondano di per sé pericoli di contaminazione o contagio, per la purezza, in primo luogo, della comunità di arrivo, ma anche di quelle in arrivo. Il punto di partenza è, dunque, la paura unita all’insicurezza…La separazione tra le popolazioni è l’unico modo di evitare lo scontro tra realtà inconciliabili, lo “scontro di civiltà”. Noi non cerchiamo contatti con loro e loro non cerchino contatti con noi. L’optimum sarebbe renderci invisibili gli uni agli altri, vivere come se fossimo soli…In America, questa posizione aveva trovato espressione nel motto “separati ma uguali” che per quasi cento anni ha regolato i rapporti tra bianchi e neri negli Stati Uniti.
Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia: un dialogo”, 2011, pp.
Premetto che NON sono dottrinalmente contrario al progetto di uno stato sudtirolese. Resto invece contrario ai miti etnici che lo satureranno e prevedo che, finché gli eurocrati non saranno riusciti a demolire l’eurozona – ma sono già a buon punto –, il Freistaat Südtirol resterà il sogno di una minoranza di Altoatesini/Sudtirolesi:
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/separatismo-sudtirolese-separatismo.html
Detto questo, personalmente, in alternativa all’istituzione di un governo federale degli Stati Uniti d’Europa, che mi troverà invariabilmente ostile, preferisco l’avvento di un’Europa delle Regioni che superi l’idea stessa di stato-nazione, rispetto ad una federazione di staterelli liberi / Heimaten sul modello che hanno in mente i Freiheitlichen:
La costituzione proposta per un futuro Freistaat Südtirol è condivisibile, ma lo era anche quella dell’Unione Sovietica, forse la più illuminata del suo tempo. Poi, nei fatti, i principi che la ispiravano furono sistematicamente disattesi. La mia impressione è che, quasi certamente, lo stesso accadrebbe in un futuro Alto Adige indipendente, se fosse governato dai Freiheitlichen.
È un’impressione che nasce dalla constatazione del notevole divario tra la forma e la sostanza e da certe reazioni ad un mio precedente post che continuano tutt’oggi, anche se quel blog è chiuso e non pubblico più i commenti, a dimostrazione del fatto che dietro la maschera ci sono sentimenti rabbiosi e violenti, aggrappati ad idee particolarmente sinistre: http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/io-e-jorg-haider.html
Chi sono i Freiheitlichen? Chi è Ulli Mair?
“È più facile dire cosa «non» sono i Freiheitlichen. Non sono una minaccia per lo Stato (il Freistaat di Ulli non uscirà dallo Sheraton) ma lo sono per la Svp. Hanno iniziato col 2%, nel 2008 avevano il 14% dei voti, ora i sondaggi li danno al 21. Non sono più i fratelli di Haider. Sono i nipoti, sono un’altra generazione. Sono più vicini alle aree di espansione terziaria nei paesi del fondovalle che ai sagrati delle parrocchie. Non sono solo nazionalisti. Lo sono anche. Ma perchè sanno che porta voti mostrare di esserlo. Ulli Mair è passata dalla trincea antisemita all’integrazione multietnica con un volteggio. Sono un partito leggero. Nel senso che non è appesantito da dichiarazioni fondative troppo rigide. Sono mimetici. Pius Leitner parla con gli italiani come faceva con i ferrovieri comandati in val d’Isarco in gioventù. E parla coi tedeschi come quando suonava nella banda degli Schützen. Non sembrano pericolosi perchè non sono al potere. L’unica cosa che sicuramente sono, è che si tratta di un partito di destra. Per questo i suoi leader sono usciti dalla Svp. Leitner, come la Klotz, stavano nella Stella Alpina. Ma anche per Leitner la Svp era troppo morbida. Voleva starsene in Italia mentre loro chiedevano di strappare. In realtà la Svp stava (sta) in Italia per la semplice ragione che voleva (vuole) stare in Europa. E se non stai in Italia non stai in Europa. La Svp l’ha capito subito. I Freiheitlichen fanno finta di non capirlo. E solo per rubare voti alla Svp. C’è un’altra cosa che i Freiheitlichen non sono: non sono un partito inclusivo. La Svp cerca di tenere tutto insieme. Religione e progresso, modernità e tradizione, destra e sinistra, sindacati e imprenditori, Roma e Bruxelles, industria e contadini, cultura alta e bassa, università e artigianato. Sta dentro una società in evoluzione ma fondamentalmente tradizionalista. Non è infatti un caso che i partiti sudtirolesi oggi in Consiglio provinciale siano usciti «a destra» dalla destra della Svp. Nessuno è uscito a sinistra. Forse perchè per la società sudtirolese la Svp è fin troppo di sinistra. Non lo è nella cultura ma sicuramente nella visione dello stato sociale, nell’assistenza, nella cooperazione. In una visione fondamentalmente cristiano-sociale del mondo.
Ha voglia Leitner di mostrare il sorriso rassicurante: Ulli Mair è la destra delle nuove generazioni sudtirolesi al potere. Una destra non in braghe di cuoio (come quelle che porta Sven Knoll che infatti è con la Klotz in Südtirol Freiheit). Ma forse più pericolosa. Perchè guarda avanti e non indietro. Ha legami internazionali con le destre più disinibite d’Europa, quelle che combattono l’immigrazione. Sono una Lega più acuminata e geometrica. Hanno il vantaggio di intercettare un’area che vede lontana la Klotz e che cerca comunque di forzare il «sistema Südtirol» di marca Svp. Gente non diversa da quella della Volkspartei ma che, diversamente, non è riuscita ad accedere alla spartizione delle risorse. Una società di valle dinamica ma esclusa dal potere. Ed è questo, per ora, il vero vantaggio dei Freihetlichen: possono stare all’opposizione. Possono mostrarsi più puliti e integri. Ma forse per la semplice ragione che non hanno le mani in cassa.
Amministrano qualcosa in periferia ma nulla al centro. Come la Lega che, infatti, una volta arrivata al potere si sta mostrando inquinabile come gli altri partiti. Ha l’altro vantaggio di una Svp a metà del guado: non ha più la purezza ideologica dell’era Magnago ma non ancora un dinamismo possibile al di fuori della personalità di Durnwalder.
In sintesi. Ulli Mair non deve far paura perchè chiede lo stato libero del Sudtirolo. Ma perchè, anche se non libero, lo farebbe più esclusivo, protetto e culturalmente più chiuso di quello autonomo di oggi.
È il suo essere di destra che fa paura, non il suo voler essere solo sudtirolese”.
Paolo Campostrini, “I Freiheitlichen e le unghie di Ulli”, Alto Adige, 19 marzo 2012
“Dobbiamo finirla con la colpevolizzazione del passato, dove solo gli Ebrei venivano visti come vittime. Ogni uomo europeo oggigiorno è consapevole che gli atti compiuti da un’altra generazione, in parte azioni sbagliate, erano a loro volta in parte necessarie per la propria sopravvivenza”.
Ulli Mair, 2004
http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2004/09/21/AZLPO_AZL01.html
“Una che si era fatta conoscere chiedendo che senso avesse fare un monumento ad una bimba ebrea uccisa dai nazisti e farlo proprio in Alto Adige”.
Paolo Campostrini
http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2012/02/10/AZ3PO_AZ301.html
P.C.: “E adesso nei Freiheitlichen decide Ulli. Lei era troppo morbido?”
Pius Leitner: “È quello che mi dicono”.
http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2012/02/10/AZ3PO_AZ301.html
“È stata eletta…dai Freiheitlichen con l’87% dei consensi, con lo slogan “Stato libero del Südtirol”.
http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2012/03/18/AZ2PO_AZ201.html
“Il cammino che questo partito [Freiheitlichen] ha compiuto in circa venti anni, passando dal 6 % dei consensi ottenuti nel 1993 (cioè al debutto sui banchi del Consiglio provinciale) all’attuale 19-21%, almeno secondo quanto asseriscono le ultime rilevazioni demoscopiche. […]. Da qui al prossimo appuntamento elettorale (tra appena un anno) potrebbero emergere linee di frattura in grado di mutare in profondità il volto del Sudtirolo così come l’abbiamo finora conosciuto”.
Gabriele Di Luca, Corriere dell’Alto Adige, 17 marzo 2012
http://sentierinterrotti.wordpress.com/2012/03/17/la-rivoluzione-conservatrice/
Dagli incartamenti della Fondazione Laurin sequestrati in casa di Peter Kienesberger in Germania emergono tracce precise dell’invio di importanti somme di denaro in Alto Adige….centinaia di migliaia di euro nell’arco di dieci anni che potrebbero anche essere finiti in mani poco rassicuranti, negli ambienti dell’oltranzismo sudtirolese. […] Complessivamente il numero delle persone indagate per l’attività in Alto Adige della Fondazione Laurin sale dunque a 7. I due sudtirolesi vanno ad aggiungersi a Peter Kienesberger, (ex terrorista stragista degli anni Sessanta in Alto Adige), Erhard Hartung, Otto Scrinzi, (austriaco molto noto negli ambienti della destra radicale e contatti stabili con ex neonazisti), Helga Christian, (figlia nonchè erede di un ricchissimo imprenditore austriaco) e Andreas Ermacora, consigliere legale dell’associazione.
http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2011/10/26/AZ6PO_AZ603.html
È morto a 93 anni Otto Scrinzi, ex politico nazionalista austriaco. Era indagato dalla Procura di Bolzano nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Laurin da lui presieduta. Scrinzi in passato fu vice presidente del partito di destra austriaco Fpö ed è considerato il «padre politico» di Jörg Haider. Gli Schützen altoatesini hanno espresso rammarico per la sua scomparsa. Da alcuni mesi la Procura di Bolzano di Bolzano, ipotizzando la violazione della legge Anselmi contro le associazioni segrete, si sta occupando della Fondazione Laurin, che avrebbe finanziato elementi dell’estrema destra sudtirolese. I 40 milioni di euro che costituiscono il capitale della Fondazione potrebbero infatti provenire anche dalla «arianizzazione» di un’azienda originariamente di proprietà di ebrei austriaci espropriati dai nazisti. La Fondazione Laurin, che da anni finanzia non solo contadini e artigiani sudtirolesi ma anche esponenti dei movimenti irredentisti, è guidata tra l’altro da Peter Kienesberger ed Erhard Hartung, entrambi ispiratori dei circoli neonazisti tedeschi e condannati all’ergastolo in Italia per attività legate al terrorismo separatista.
http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2012/01/04/AZ4PO_AZ504.html