Ebolamania – un nuovo assalto a uno dei più grandiosi sogni umani divenuti realtà

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AGGIORNAMENTO DEL 27 AGOSTO: Questo è un articolo fatto con il culo.

Lo lascio qui perché la gente deve capire che avere un blog è una responsabilità. O scrivi le tue cose dopo che ti sei informato, oppure tanto vale che vai al bar a sparare cazzate.
L’articolo che avrei dovuto scrivere è invece questo:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2014/08/27/stopebolanow-sommersi-o-salvati-le-conseguenze-della-prima-crisi-planetaria-dalla-z-di-zaire-alla-a-di-alesina/

AGGIORNAMENTO OTTOBRE 2014:

http://www.futurables.com/2014/09/08/un-virus-anti-razzista-natale-con-i-tuoi-pasqua-con-ebola/

AGGIORNAMENTO DEL 24 AGOSTO
c’è una questione che continua a riemergere e che mi turba. Il personale medico specializzato che i paesi avanzati hanno inviato in Africa per contenere il virus è stato colpito (decimato?) da Ebola. In teoria questo non doveva succedere, perché tutte le precauzioni del caso dovevano essere state prese.
“Negli ultimi sei mesi dell’epidemia di Ebola, più di 225 operatori sanitari si sono ammalati e quasi 130 hanno perso la vita per la malattia che stavano cercando di contenere”.
http://www.who.int/mediacentre/news/statements/2014/health-worker-ebola/en/
Questa cosa non ha senso, se le modalità di trasmissione di Ebola sono quelle consuete che descrivevo nell’articolo e che lo rendono un candidato improbabile per una pandemia. Quest’Ebola sembra decisamente diverso e molto più bastardo.
E perché l’OMS ha affermato che i due casi nel Congo erano di gastroenterite emorragica, quando tre giorni dopo le autorità sanitarie locali hanno confermato che si tratta di Ebola?
Adesso l’epidemia è arrivata in 5 paesi.
A che gioco sta giocando l’OMS?

E’ possibile che quel che ho scritto in questo articolo non corrisponde al vero. E’ possibile che sia avvenuta una mutazione e che la reale gravità della situazione non ci venga comunicata. In quel caso il traffico aereo dovrà essere sacrificato. Ma ci sono interrogativi ben più gravi a porsi sulla condotta dell’OMS, che in teoria dovrebbe informarci e proteggerci.

*****

Per essere infettati da Ebola occorre un contatto davvero stretto. Dunque, stare semplicemente su un autobus con qualcuno che ha l’Ebola non è un problema. Il virus non si trasmette con le goccioline di saliva. Dunque in teoria sarebbe davvero semplice da contenere

Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, scopritore del virus

http://scienza.panorama.it/salute/Ebola-scienziato-che-scopri-virus-nessun-problema-stare-su-bus-vicino-a-malato

Il virus non si trasmette attraverso tosse e starnuti, stando seduti accanto a qualcuno su un autobus o cose del genere. L’idea che il virus possa in qualche modo mutare e diventare più facilmente trasmissibile da persona a persona attraverso la tosse o gli starnuti è uno scenario hollywoodiano.

Art Reingold, direttore del centro epidemiologico di Berkeley

http://www.vox.com/2014/7/30/5952407/should-you-be-afraid-of-ebola-infectious-disease-global-health

Ebola non rappresenta un rischio. È una malattia difficilmente trasferibile, si contagia con i fluidi del corpo e si manifesta in tre giorni. Quindi, un caso conclamato non può arrivare con un barcone, è molto difficile.

Beatrice Lorenzin, ministro della Salute

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/ebola_febbre_infezione_allarme_oms/notizie/828737.shtml

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non raccomanda alcuna restrizione di viaggio né la chiusura delle frontiere a causa dell’epidemia di ebola in Africa occidentale; e in ogni caso, quand’anche un passeggero contagiato dal virus salisse su un volo, il rischio che gli altri passeggeri vengano contagiati, sarebbe basso. Questo quanto precisato dall’Associazione delle compagnie aeree, Iata.

http://www.agi.it/estero/notizie/ebola_iata_oms_non_raccomanda_stop_voli_rischio_basso-201407311118-est-rt10068

Quello dell’epidemia di Ebola…è un problema che potrebbe colpire profondamente nei prossimi mesi l’aviazione civile. Quelli che vi raccontiamo ora sono modesti segnali, ma il rischio all’orizzonte obiettivamente c’è.

http://www.lastampa.it/2014/07/31/blogs/allacciate-le-cinture/ebola-nuovi-rischi-per-aviazione-civili-compagnia-africana-sospende-i-voli-AJLdHb2Spk9xoU8vLfQ86H/pagina.html

Un conto è monitorare una situazione e prendere le precauzioni nella giusta proporzione; un altro è ingigantire un problema locale e trasformarlo in un allarme mondiale, alimentando lo spettro di una pandemia. Quando ciò accade è consigliabile diffidare. C’è odore di spin ovvero di quelle tecniche che consentono di orientare e talvolta di manipolare l’opinione pubblica. A vantaggio di chi e perché? Sull’aviaria – come dimostrò, tra l’altro, una splendida inchiesta di Sabrina Giannini per Report – a beneficiarne furono una società di ricerca americana, la Gilead Science, a lungo presieduta dall’ex capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, che aveva creato il Tamiflu. E la Roche, come noto, produce e commercializza l’ormai famosissimo antivirale, le cui vendite esplosero. Non si è mai saputo chi fu il regista; ma il film di allora assomiglia assai a quello di oggi, perché diffondere il panico collettivo è meno complicato di quanto si creda. A condizione di coinvolgere le istituzioni, che, spesso inconsapevolmente, garantiscono l’effetto leva. L’operazione richiede: primo, un committente, che resta sempre nell’ombra. Secondo, specialisti della comunicazione che sanno usare a proprio vantaggio le dinamiche della moderna società dell’informazione. Terzo, una prova, vera o apparente: qualche morte sospetta, alcuni contagiati. Quarto, un angosciante mistero: la malattia sconosciuta e capace di evocare paure ataviche come quella dell’influenza spagnola. Finché l’allarme è confinato a una realtà locale, l’opinione pubblica resta quieta; ma non appena un governo o un istituzione internazionale si accorge del problema, il panico inizia a diffondersi e si auto-alimenta…E allora via con comunicati e conferenze stampa, che inviano messaggi spesso contraddittori. Il virus c’è, ma non è grave. Anzi sì, e presenta «potenziale pandemico». Il vaccino manca? Aiuto, ma sta per arrivare; anzi, no e comunque ci sono gli antivirali. La gente è confusa. Meno capisce, più ha paura. Una paura che a qualcuno giova e tanto. Per ragioni che noi, ancora, non sappiamo.

Marcello Foa, L’Oms alza il livello d’allarme. Panico globale costruito ad arte? 30 aprile 2009

http://www.ilgiornale.it/news/l-oms-alza-livello-d-allarme-panico-globale-costruito-ad.html

L’OMS e i responsabili della salute pubblica, i virologi e i laboratori farmaceutici hanno costruito un sistema sull’imminenza della pandemia. Ci sono molti soldi in gioco, reti d’influenza, carriere e intere istituzioni! Ed è bastato che uno dei virus dell’influenza muti per vedere tutta la macchina mettersi in moto. Non pensa che il fatto che l’OMS abbia cambiata la definizione di pandemia sia notevole? La vecchia definizione era “un nuovo virus che si diffondeva velocemente, per cui non si aveva nessuna immunità e che causava un alto numero di malati e un’alta mortalità”. Ora, le ultime due sono state cancellate e con questo cambiamento è stato possibile catalogare l’influenza suina come pandemia.”

Tom Jefferson, epidemiologo, membro della Cochrane Collaboration, «A whole industry is waiting for a pandemic », Der Spiegel, 21 luglio 2009

http://www.spiegel.de/international/world/interview-with-epidemiologist-tom-jefferson-a-whole-industry-is-waiting-for-a-pandemic-a-637119.html

Un paio di settimane fa, alcuni campioni del mortale virus del vaiolo sono stati ritrovati in uno stanzino inutilizzato dei National Institutes of Health (NIH) di Bethesda, nel Maryland. Nella stessa stanza c’erano anche dodici casse e 327 fiale nascoste e dimenticate, contenenti sia i virus che causano febbre dengue e influenza, sia i batteri responsabili della febbre maculata. Solo pochi giorni prima, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), organismo di controllo della sanità statunitense, avevano annunciato che circa 75 dei loro scienziati sono stati inavvertitamente esposti a batteri dell’antrace mentre non indossavano l’equipaggiamento di sicurezza. E ancora: la scorsa settimana, sempre i CDC hanno rivelato che il personale addetto ha maneggiato materiali pericolosi in maniera impropria in almeno quattro occasioni negli ultimi dieci anni: spiccano il caso degli agenti patogeni trasportati in sacchetti di plastica da freezer e quello del campione di influenza aviaria spedito a un laboratorio a bassa sicurezza non equipaggiato per riceverlo.

http://www.nationalgeographic.it/scienza/2014/07/28/news/vaiolo_antrace_nucleare_siamo_davvero_al_sicuro_-2224776/

Osservo nei forum dei maggiori quotidiani l’emergere di un meme insidiosissimo, ben più terribile di Ebola: volare è un privilegio, i rischi che comporta sono eccessivi (epidemie, terrorismo, emissioni di CO2, ecc.) e non c’è nessuno che, in un mondo dotato delle più moderne tecnologie di comunicazione, abbia veramente bisogno di volare, tantomeno per dei viaggi di piacere. Chi insiste nel voler volare dovrà tollerare misure di quarantena di un mese all’arrivo e al ritorno. Si fa strada l’argomentazione che quando la popolazione mondiale era di molto inferiore e la gente trascorreva gran parte della vita nel luogo di nascita, molte infezioni si estinguevano localmente, senza diffondersi a livello planetario.

Dopo i vulcani e il terrorismo, un nuovo assalto ad uno dei più grandiosi sogni umani divenuti realtà: il volo

La verità è che i media stanno grandemente esagerando la gravità del problema e la quarantena globale per combattere l’epidemia di Ebola suggerita da questi disseminatori di memi autoritari (untori) sarebbe del tutto immotivata.

Negli ultimi 5 mesi ci sono stati meno di 2000 casi di Ebola in tutta l’Africa occidentale e la mortalità di quest’ultimo ceppo è del 56%, molto inferiore ai precedenti, ed è la ragione per cui si sta diffondendo, diversamente dai ceppi ultraletali, che si esauriscono molto rapidamente.

Negli ultimi 40 anni lo spauracchio virale del mondo, Ebola, protagonista di innumerevoli film e romanzi, ha ucciso la “miseria” di 2328 persone.

A titolo di paragone, ogni giorno nel mondo muoiono più persone di diarrea (!!!) o di malaria di quante ne siano mai morte di Ebola e nell’Africa subsahariana annualmente muoiono 1 milione e 200mila persone di AIDS. 

Un ulteriore utile confronto a proposito delle più recenti epidemie di panico globale:

suina (14mila morti); aviaria (120 morti); Sars (775 morti); “mucca pazza” (circa 200 morti).

Ogni anno l’influenza stagionale, globalmente, causa la morte di 250mila-500mila persone.

http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs211/en/

I VIAGGI AEREI AIUTANO A PREVENIRE LE PANDEMIE

Se le epidemie globali sono diventate meno probabili è stato, paradossalmente, proprio grazie alla globalizzazione e al traffico aereo e navale. Più le persone si muovono e globalizzano le varie malattie, più l’umanità si immunizza. La famigerata spagnola, che era molto più infettiva di Ebola avrebbe ucciso, ha sterminato il 4-5% della popolazione mondiale, ma al giorno d’oggi la percentuale sarebbe grandemente inferiore.

Possiamo e vogliamo smentire Jack London?

 

Il romanzo fu scritto nel 1907, in un periodo in cui Jack London si professava ancora apertamente socialista: del resto questa ideologia politica, che vedeva nel merito e nel lavoro le molle che dovevano portare ad un avanzamento sociale, ben si accordava con quanto lo scrittore aveva realizzato nella propria vita, arrivando al successo dal basso.

I primi anni del ’900 furono dominati dalla sensazione che grandi cambiamenti fossero in arrivo: il partito socialista, che riceveva molti voti dagli operai, stava guadagnando consensi nel nuovo come nel vecchio mondo. In Europa la Germania stava diventando una potenza economica e militare a cui occorrevano nuovi sbocchi commerciali: una guerra era nell’aria. Il capitalismo stava cominciando a mostrare il suo volto organizzato e disciplinato, in grado di cambiare l’assetto della società su scala mondiale: iniziava l’erosione della classe media, che continua ancora oggi, per portare ad un nuovo assetto fatto di  grandi potenze economiche da una parte, ed una massa sterminata di poveri dall’altra.

Nel suo “Il tallone di ferro“, il tallone dei grandi poteri che schiaccia il popolo, Jack London tenta di interpretare questi cambiamenti, di analizzare la natura vera del capitalismo e del socialismo e dell’inevitabile scontro che questi due sistemi sembrano destinati ad affrontare. Il risultato è un libro che è solo parzialmente quello che sembra, perché in realtà è più una vera e propria denuncia politica, che non un semplice romanzo. In questo libro vi è forse la più profonda, dettagliata e sconcertante descrizione di cosa sia veramente il capitalismo e di quali siano i suoi obiettivi sul lungo termine.  Multinazionali che schiacciano uomini indipendenti, agricoltori che finiscono per essere  “impiegati” dell’industria, organi d’informazione completamente sotto il controllo dell’oligarchia: questo il volto marcio del capitalismo e Jack London lo aveva già visto più di un secolo fa. Questo libro fu letto da generazioni di socialisti, ma anche, e molto bene, da chi militava nella fazione opposta: Mussolini, ad esempio, ne proibì la stampa durante il fascismo e seguì molte delle tecniche di intimidazione che i plutocrati applicano ne “Il tallone di ferro”.

Ernest Everhard, il protagonista, viene descritto come un uomo carismatico, capace di calamitare facilmente l’attenzione del pubblico e di suscitare immancabilmente le più vive reazioni fra chi gli sia d’opinione avversa. Everhard è più di un rivoluzionario, è quasi un profeta del socialismo, tanto da generare quasi “una conversione” fra coloro che, vivendo nel privilegio, hanno chiuso gli occhi di fronte allo sfruttamento dei poveri e del popolo. Fra costoro vi è anche Avis, una giovane donna di una classe sociale agiata che finisce per aderire completamente al progetto rivoluzionario di Ernest. Non tutti saranno però ugualmente fortunati: la plutocrazia è spietata con chi manifesti la propria avversione ai suoi progetti, e persino un vescovo, che dopo aver ascoltato Ernest vuole vivere solo in mezzo ai poveri e ai diseredati,  e il padre di Avis verranno privati di tutti i loro beni e accusati di essere pazzi.
In un crescendo di persecuzioni, azioni repressive e violenza, il libro termina in modo brusco, dopo che a Chicago le masse sono insorte, in una specie di rivoluzione che sembra anticipare quanto accadrà di lì a breve in Russia.

Forse come “puro romanzo”, “Il tallone di ferro” ha più di un difetto, eccedendo talora nella santificazione del personaggio principale, e prediligendo le spiegazioni politiche e tecniche allo sviluppo della  trama. Tuttavia, come ho scritto sopra, questo non è davvero  solo un romanzo. È forse quanto di più onesto, e attuale, si possa trovare scritto sul capitalismo. In questo senso fa quasi paura, perché ci dice che è in atto un processo: l’eliminazione degli uomini indipendenti e liberi e della libera informazione. Jack London non poteva sapere che ci sarebbe stato internet, che l’istruzione avrebbe raggiunto così tante persone, che sarebbe esisto qualcosa come l’”Open Source” in grado di far collaborare la gente, che insomma al capitalismo e al socialismo, sarebbe succeduta questa epoca, quella dell’informazione. Non è più solo il denaro a muovere le acque. Siamo ancora tutti in gioco in questa partita.

http://ilpesodellafarfalla.org/post/29959145941/il-tallone-di-ferro

Jack London – La peste scarlatta – Adelphi, Milano 2000

Anno 2013. Un vecchio cencioso e un giovane cacciatore armato di arco e frecce si aggirano in un paesaggio selvaggio ed abbandonato, dove il muschio ricopre prepotentemente il ferro delle rotaie arrugginite e gli aeroplani non solcano il cielo ormai da quasi settant’anni. La Natura ha ripreso il sopravvento sulla Civiltà e l’umanità è ripiombata nell’età della pietra. I pochi sopravvissuti si coprono con rudimentali pelli di orso o di capra e si nutrono dei proventi della caccia. È così che Jack London immagina l’apocalisse ne La Peste Scarlatta, un racconto visionario in cui ripercorre gli eventi che hanno trascinato l’umanità verso il baratro, dalla comparsa del morbo rosso che colpì il genere umano tanto inavvertitamente, quanto velocemente lo decimò, fino alla lenta e disperata ricerca, per i pochi sopravvissuti, di altre comunità umane. La storia della peste scarlatta è un lungo racconto che “il Nonno”, ultimo superstite di un mondo morto e di una lingua, l’inglese, ormai inutilizzata, narra ai suoi nipoti attorno al fuoco: un tempo insegnate a Berkeley, il professor Smith parla commosso ai nipotini dell’inaspettato e terribile arrivo dell’epidemia che, in meno di dieci giorni, ha flagellato il genere umano, e di come i pochi supersiti siano fuggiti nelle campagne, cercando poi di ricostruire una vita sociale che non sarebbe mai stata più la stessa di prima; il vecchio racconta il lungo vagabondaggio in solitudine, durato quasi tre anni, dominati dall’angoscia, e dalla rassegnazione, di essere ormai rimasto l’ultimo uomo vivente, prima di poter finalmente riascoltare voce umana. Ma La Peste Scarlatta non è solo un racconto fantastico, descrizione di un mondo post-apocalittico, a cui la letteratura, anche precedente (L’ultimo uomo di Mary Shelley è del 1826), già ci aveva abituati, né Jack London appartiene alla schiera dei molti autori del dopoguerra che cercheranno di trasporre in racconti fantascientifici le tragedie belliche, e  La terra sull’abisso di George R.Stewart o Io sono leggenda di Richard Matheson, scritti non a caso negli anni ’50, ne sono un classico esempio. La Peste Scarlatta insegna di più. Memore delle atrocità commesse durante la guerra russo-giapponese, a cui aveva assistito come cronista, Jack London dà vita a un libro visionario e profetico in un mondo (il libro venne scritto nel 1912) non ancora abbrutito da Guerre Mondiali, totalitarismi, genocidi, disastri nucleari e ambientali.

Eppure, l’autore preannuncia con sconcertante lucidità gli incubi e i pericoli che affliggeranno l’uomo moderno, dipingendo un’umanità vendicativa e prepotente che, proprio nell’epoca più “civilizzata” della storia, è però oltremodo facile a dar sfogo agli istinti umani più brutali e animaleschi. All’alba dell’epidemia infatti, il mondo è dominato dal Consiglio dei Magnati dell’Industria (preveggenza di quello che sarebbe poi diventato l’odierno capitalismo industriale?) che hanno ridotto gli uomini in docili servi e automi silenziosi ma che, con lo scoppio e il pretesto della peste, si trasformeranno in bestie feroci che rubano e uccidono, incendiano e saccheggiano; bruti e rancorosi, approfitteranno del caos provocato dall’epidemia per liberare le frustrazioni più represse e gli istinti di vendetta da sempre nutriti nei confronti della classe dirigente, ma a lungo tacitamente soffocati, come farà l’Autista che, nel “nuovo mondo”, soggiogherà crudelmente la bella e ricca Vesta, in un gioco dei ruoli invertiti (non è un caso che l’autore, di simpatie socialiste, conoscesse direttamente e approfonditamente il movimento operaio e certe sue derive). L’intera storia si  presenta quindi come un malinconico necrologio della civiltà e del tempo andato, ma la vena nostalgica si accompagna alla disincantata rassegnazione del vecchio circa l’ineluttabilità di quel destino, come se il germe che la Civiltà porta già in sé fosse l’autodistruzione, l’inevitabile abisso in cui essa sprofonderà, poiché “La polvere da sparo tornerà, niente potrà impedirlo, e la stessa vecchia storia si ripeterà. L’uomo si moltiplicherà e gli uomini si combatteranno. La polvere da sparo permetterà agli uomini di uccidere milioni di uomini, e solo a questo prezzo, con il fuoco e con il sangue, si svilupperà, un giorno, una nuova civiltà”.

Valerio D’Angelo

http://www.lafrusta.net/rec_london_peste_scarlatta.html

Il futuro visto da un think tank della Rockefeller Foundation

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

Web Caffè Bookique [Facebook]

Vari scenari esaminati nel Rapporto del Rockefeller Foundation and Global Business Network, 2010

Nel 2012 arriva la famigerata pandemia attesa da anni. A differenza l’H1N1 del 2009, questo ceppo influenzale – che ha origine dalle oche selvatiche (!!) – è estremamente virulento e mortale. Infetta quasi il 20 per cento della popolazione mondiale e uccide 8 milioni di persone in soli sette mesi, la maggior parte dei quali sono giovani adulti in buona salute. La pandemia ha anche effetti mortali sulle economie: turismo, mobilità, commercio, tutto si blocca (p. 18).

Il think tank osserva che la Cina se la cava molto meglio delle democrazie occidentali perché vieta immediatamente ai suoi cittadini di spostarsi, mentre le democrazie sono troppo lassiste (p. 18).

Ma alla fine anche i leader democratici capiscono che non si può andare avanti così: dopo la fine della pandemia, le misure di controllo e sorveglianza più autoritarie che erano state introdotte non solo non vengono tolte, ma vengono irrigidite, per proteggersi dalla diffusione istantanea di problemi globali come le malattie, il terrorismo, la crisi ecologica e la miseria in aumento (p. 19).

All’inizio i cittadini delle nazioni sviluppate approvano la svolta paternalista che ristabilisce l’ordine e rilancia l’economia. È nelle nazioni in via di sviluppo che le cose non vanno lisce, perché sono spesso governate da leader irresponsabili ed autocratici che approfittano della legittimazione globale di questi nuovi poteri.

Fino al 2026, la gente tende ad accettare il nuovo status quo (p. 21).

A dispetto delle attese, la recessione del 2008-2010 si risolve abbastanza presto: ritorna una forte crescita globale (p. 26)

Purtroppo il clima diventa sempre più instabile a causa delle attività umane. L’oceano inonda New York e la gente deve usare barche a motore per spostarsi a Manhattan. Si prendono misure emergenziali per bloccare l’aumento dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo. Nel 2022 si cominciano a vedere i primi risultati, con un rallentamento della crescita della CO2 (p. 28) [A quel punto Manhattan è sott’acqua da un lustro: naturalmente tutto questo è assurdo, visto che il riscaldamento globale è causato solo in minima parte dalle attività umane e, per quella data, avrà prodotto una glaciazione e le glaciazioni fanno abbassare i livelli degli oceani di decine se non centinaia di metri: Venezia città prealpina!].

Per fortuna le multinazionali sviluppano vaccini, farmaci e nuove tecnologie verdi e le organizzazioni non-governative li distribuiscono, aiutando il Terzo Mondo a svilupparsi più velocemente e sostenibilmente (giuro! Controllate: pagina 29).

Però la costante crescita dei consumi genera nuovi problemi.

Per non parlare della decade apocalittica 2010-2020, all’insegna del terrorismo (bombe olimpiche del 2012 causano 13mila morti), dei disastri naturali , della carestia cinese causata dal cambiamento climatico, delle guerre regionali per il controllo delle risorse, della bancarotta di diverse nazioni precedentemente benestanti, dell’hackeraggio selvaggio, dell’uso di falsi vaccini da parte delle mafie internazionali che producono isterie tra i genitori che rinunciano a vaccinare i figli causando una forte crescita della mortalità infantile (!!! p. 35).

Ancora una volta, però, l’eroismo (!!! Usano questo vocabolo) delle multinazionali e delle organizzazioni non-governative salva capra e cavoli (p. 37).

Il che non impedisce che il divario nel tenore di vita costringa i ricchi di tutto il mondo a costruire muri intorno ai loro quartieri per difendersi dai poveri (p. 37). Il collasso degli stati nazionali conduce all’anarchia neofeudale. La gente si affida a chiunque garantisca protezione e sicurezza.

Diverso scenario: la crisi economica prosegue per vari anni. Conseguenze: xenofobia, fine dell’egemonia americana ma Cina non può approfittarne, riflusso degli immigrati verso i loro paesi d’origine: li aiutano a progredire (p. 45).

Vediamo chi ci va più vicino ;o)

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/le-mie-previsioni-per-il-2012-2013-2014.html

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