Da un Trentino sociopatico a un Trentino socio-terapeutico

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Ulisse alla corte di Alcinoo di Francesco Hayez

SABATO 5 DICEMBRE 2015 ORE 9.15
DIBATTITO IN SALA CIRCOSCRIZIONE PIEDICASTELLO
VIA VERRUCA NUMERO 1 — TRENTO
Il futuro del PD visto da:
Donata Borgonovo Re, consigliera PD del Trentino
Mattia Civico, consigliere PD del Trentino
Michele Nicoletti, deputato PD
Violetta Plotegher, assessora regionale PD Trentino-Sudtirol

I passaggi che mi hanno colpito di più:

• non si prendono a schiaffi le minoranze;
• i diritti dei più forti non devono tracimare;
• trentino come laboratorio socioculturale di trasparenza, qualità dei servizi, legalità, protezioni avanzate, efficienza;
• manca un’idea motivante che ci unisca e che ci spinga a migliorarci;
• chi sta in politica ha il dovere di provare a rimuovere gli ostacoli che frustrano le aspirazioni dei cittadini, non promuovere una visione del mondo in cui ciascuno deve guadagnarsi il diritto di vivere dignitosamente;
• politica che dà il cattivo esempio, con prepotenze esibite quasi con orgoglio;
• servizievoli senza essere servi, leali senza essere subalterni e senza tradire i principi fondanti;
• la ragioneria non basta a costruire futuri desiderabili;
• il potere dev’essere responsabile e mai volgare;
• viviamo in un mondo inutilmente crudele, avido ed egoista;
• dire la verità fa bene alla salute e garantisce un futuro alla comunità;
• Dobbiamo smettere di aver paura di sbagliare. Occorre concederci la possibilità di commettere degli errori e di correre dei rischi (Donata Borgonovo Re a proposito dello stallo del PD locale);

Per leggere le mie considerazioni sul Trentino psicopatico e il Trentino psicoterapeutico, rimando all’articolo completo, su Medium

Da un Trentino sociopatico a un Trentino socio-terapeutico

Cos’è la psicopatia?

“I tratti che caratterizzano la personalità psicopatica — egocentrismo, impulsività, irresponsabilità, tendenza alla manipolazione e mancanza di empatia — appaiono legati a differenze sia strutturali che funzionali nelle aree cerebrali che modulano le emozioni e i comportamenti sociali” (Le Scienze, “Le alterazioni del cervello psicopatico”, 24 novembre 2011)

“I tratti che caratterizzano la personalità psicopatica — egocentrismo, impulsività, irresponsabilità, tendenza alla manipolazione e mancanza di empatia — appaiono legati a differenze sia strutturali che funzionali nelle aree cerebrali che modulano le emozioni e i comportamenti sociali” (Le Scienze, “Le alterazioni del cervello psicopatico”, 24 novembre 2011)

Gli psicopatici sono camaleontici, manipolatori, tendono a vedere nel prossimo una preda e in ciò che li circonda un mezzo e non un fine, sono guidati dalla necessità di dominare gli altri in un modo o nell’altro e di accumulare, ingoiare, spinti da un appetito inestinguibile…

Il resto dell’articolo (max 3 minuti di lettura) lo potete leggere su MEDIUM
https://medium.com/@stefano_fait/fenomenologia-della-psicopatia-39e0301711bc#.f8s6nkuir

Usare solo in caso di emergenza apocalittica ( = se non ora, quando?)

fantasy_chess_art-t2L’Apocalisse (Rivelazione) non sta lì ad attendere i tuoi comodi… SVEGLIA!

GEOPOCALITTICA

Eppure tu pensavi nel tuo cuore:
Salirò in cielo,
sopra le stelle di Dio
innalzerò il mio trono,
dimorerò sul monte dell’assemblea,
nella vera dimora divina.
Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all’Altissimo.
E invece sei stato precipitato negli inferi,
nelle profondità dell’abisso! 

Isaia 14, 13-15

*****

Allora uno dei sette angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: “Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque. [2]Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione”. [3]L’angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. [4]La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d’oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione. [5]Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra. [6]Allora mi accorsi che la donna era ubriaca del sangue del popolo di Dio e del sangue di quelli che sono morti per la fede in Gesù.” (Apocalisse, 17:1-6, versione CEI).

[9]Qui ci vuole un po’ di intelligenza: le sette teste sono i sette colli sui quali la donna è seduta. Sono anche sette re. [10]Cinque sono già caduti, uno regna ora, e il settimo non è ancora venuto. Quando verrà durerà poco. (Apocalisse, 17:9-10, versione CEI).

[15]L’angelo continuò a spiegare: “Le acque che hai visto, dove abita la prostituta, rappresentano popoli, moltitudini, nazioni e lingue. [16]Il mostro e le dieci corna che hai visto odieranno la prostituta, la lasceranno nuda e priva di tutto, divideranno la sua carne e distruggeranno i suoi resti con il fuoco“. (Apocalisse, 17:15-16, versione CEI).

“La donna che hai visto è la grande città che comanda su tutti i re della terra”. (Apocalisse, 17,18 versione CEI).

[2]L’angelo gridò con voce potente: “è caduta! La grande Babilonia è caduta! È diventata dimora di demoni, rifugio di tutti gli spiriti immondi, rifugio di ogni uccello impuro e ripugnante. [3]Tutte le nazioni hanno bevuto il vino della sua sfrenata prostituzione, i re della terra si sono prostituiti con lei, e i mercanti si sono arricchiti della sua ricchezza favolosa”. (Apocalisse, 18:2-3 versione CEI).

[7]Fatele soffrire dolore e tormenti nella misura in cui si procurò splendore e piacere. Essa diceva fra sé e sé: sono una regina in trono, non una povera vedova, il lutto non mi toccherà. [8]Ecco perché in un giorno solo si abbatteranno di colpo su di lei tutti i castighi: malattia mortale, lutto, carestia, e sarà consumata dal fuoco. Potente è Dio che l’ha condannata. (Apocalisse, 18:7-8 versione CEI).

*****

Vi era una grande e meravigliosa dinastia regale che dominava tutta l’isola e molte altre isole e parti del continente: inoltre governavano le regioni della Libia che sono al di qua dello stretto sino all’Egitto, e l’Europa sino alla Tirrenia. Tutta questa potenza, radunatasi insieme, tentò allora di colonizzare con un solo assalto la vostra regione, la nostra, e ogni luogo che si trovasse al di qua dell’imboccatura. Fu in quella occasione, Solone, che la potenza della vostra città si distinse nettamente per virtù e per forza dinanzi a tutti gli uomini: superando tutti per coraggio e per le arti che adoperavano in guerra, ora guidando le truppe dei Greci, ora rimanendo di necessità sola per l’abbandono da parte degli altri, sottoposta a rischi estremi, vinti gli invasori, innalzò il trofeo della vittoria, e impedì a coloro che non erano ancora schiavi di diventarlo, mentre liberò generosamente tutti gli altri, quanti siamo che abitiamo entro i confini delle colonne d’Ercole. Dopo che in seguito, però, avvennero terribili terremoti e diluvi, trascorsi un solo giorno e una sola notte tremendi, tutto il vostro esercito sprofondò insieme nella terra e allo stesso modo l’isola di Atlantide scomparve sprofondando nel mare.

Platone, “Timeo”, 24e-25d

*****

Un’Europa che potrebbe rivelarsi uno dei pilastri essenziali di un più ampio sistema euroasiatico di sicurezza e cooperazione sponsorizzato dagli americani. Ma, prima di ogni altra cosa, l’Europa è la testa di ponte essenziale dell’America sul continente euroasiatico. Enorme è la posta geostrategica americana in Europa…l’allargamento dell’Europa si traduce automaticamente in un’espansione della sfera d’influenza diretta degli Stati Uniti. In assenza di stretti legami transatlantici, per contro, il primato dell’America in Eurasia svanirebbe in men che non si dica. E ciò comprometterebbe seriamente la possibilità di estendere più in profondo l’influenza americana in Eurasia…Un impegno americano in nome dell’unità europea potrebbe scongiurare il rischio che il processo di unificazione segni una battuta d’arresto per poi essere addirittura gradualmente stemperato.

Zbigniew Brzezinski, “La grande scacchiera”,  Milano : Longanesi, 1998, pp. 83-85

*****

CODICI DI CONDOTTA

CRISTO

UMILTÀ: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

COSCIENZA/EMPATIA: Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

AUTODISCIPLINA/INTEGRITÀ: Beati i miti, perché erediteranno la terra.

GIUSTIZIA: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

CLEMENZA: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

BUONA VOLONTÀ: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

CONCORDIA: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

STOICISMO: Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

Matteo 5, 3-12

ANTICRISTO

HUBRIS: megalomania, desiderio di conseguire poteri “divini” per dominare gli altri;

SOCIOPATIA: usare il proprio potere per realizzare i propri fini a spese degli altri

PSICOPATIA: esultare nella propria corruzione morale perché ci assicura potere sugli altri;

INGIUSTIZIA: essere animati dal desiderio di soggiogare e sfruttare gli altri senza pagare dazio;

VENDICATIVITÀ: verso chiunque ci offenda o ci intralci;

TIRANNIA: operare slealmente a proprio vantaggio in modo tale che gli altri perdano;

BULLISMO: provocare e trarre profitto dalla divisione, dal conflitto, dalla distruzione;

IMPLACABILITÀ: certezza di essere nel giusto, rifiuto di tollerare critiche e opposizioni, attitudine a perseguitare il prossimo.

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Non avere paura della carne, e non amarla. Se tu ne hai paura, essa ti dominerà. Se tu l’ami, essa ti divorerà e ti inghiottirà.

Vangelo di Filippo

Gesù disse, “Quelli che sanno tutto, ma sono carenti dentro, mancano di tutto”… Gesù disse, “Chi è arrivato a conoscere il mondo ha scoperto una carcassa, e di chiunque ha scoperto una carcassa il mondo non è degno”.

Vangelo di Tommaso

Lo sfaldamento del PD, il rischio di cattura cognitiva del M5S e il recupero della Concordia

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Inizia la fase decisiva per il recupero della nave da crociera: alla fine sarà raddrizzata e fatta galleggiare.

RomagnaNoi, 17 aprile 2013

L’Italia può essere raddrizzata a fatta galleggiare, se ci sarà concordia, rispetto e fiducia tra un PD rinnovato e il M5S.
Ci sono forze non-democratiche che avrebbero tutto da guadagnare da una giacobinizzazione del M5S e dalla formazione di un fossato invalicabile che separasse queste due espressioni della politica italiana:

Provo un certo godimento, degli orgasmi, a vedere Grillo sfasciare tutto. Il nostro sistema politico è talmente marcio che spero che dal grande caos rinasca tutto. Oggi voterei per lui.

Vittorio Feltri a La Zanzara, 6 novembre 2012

Dobbiamo riuscire a costruire, innovare, democratizzare e unire ciò che viene separato dai seminatori di zizzania.
Ho già spiegato che Fabrizio Barca-Mirabeau può essere la persona giusta (N.B. Non è l’unico! Non ci servono salvatori, ci si salva assieme o si affonda insieme):
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/15/a-roma-serve-un-barca-non-un-alcibiade-la-terza-repubblica-in-33-comode-rate/

A questo proposito, mi trovo, come sempre più spesso mi capita, in sintonia con Barbara Spinelli:

L’accordo fra sinistra e 5 Stelle sul nome del Presidente è infecondo solo se teniamo il naso schiacciato sull’oggi, anzi sull’ieri (le larghe intese erano solo con la destra). Se guardiamo lontano, se vediamo lo sfaldarsi del Pd non come una sciagura ma come un’opportunità, l’accordo con Cinque Stelle può essere reinvenzione democratica. Tra le righe è quel che dice Fabrizio Barca, nel programma presentato il 12 aprile in favore di un Pd disfatto e rifatto a nuovo.

I militanti di 5 Stelle preconizzano ad esempio l’immissione nella democrazia rappresentativa di esperienze sempre più estese di democrazia deliberativa, diretta. Non siamo lontani dallo sperimentalismo democratico che secondo Barca deve innervare il futuro Pd

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/15/a-roma-serve-un-barca-non-un-alcibiade-la-terza-repubblica-in-33-comode-rate/

[…].

Chi adotta il metodo minimalista non crede che lo Stato possa molto, per curare la democrazia malata o attenuare la povertà sociale. Quel che gli importa, è preservare una chiusa élite (di esperti politici, di tecnici) che prenderà decisioni senza curarsi se funzionino, convinta com’è che i piani di austerità daranno ineluttabilmente frutti anche se immiseriscono popoli interi.

Il candidato al Colle preferito da simili élite non deve essere popolare, non deve nemmeno rappresentare un emblema ideale per i cittadini: deve essere abile, e soprattutto omogeneo alle oligarchie che lo faranno re. Meno popolare sarà, più sarà scongiurato il pericolo, temuto dai benpensanti del vecchio ordine, del populismo. A parole, i minimalisti si augurano uno Stato leggero, non invadente. Nei fatti, le oligarchie partitocratiche vivono in osmosi con lo Stato e rendono quest’ultimo più che pervasivo, indifferente alla voce di chi (localmente, nelle Azioni Popolari, nei voti online) reclama cambiamenti.

Tutt’altra l’idea degli sperimentatori, o della democrazia deliberativa: è il metodo sfociato nel voto, da parte degli attivisti di M5S, dei candidati al Colle. L’esperimento è difficile, ma innovativo e molto più onesto di quel che era stato pronosticato. Non tutti i candidati vincenti erano graditi ai vertici del Movimento: tuttavia il verdetto è stato accolto democraticamente e con responsabilità istituzionale.

[…].

Stupidità fanfaronesche s’incrociano spesso sul web. Ma ancor più funeste dilagano nei non meno virtuali palazzi del potere. Le cerchie partitiche, o tecniche, mostrano una conoscenza del pubblico interesse infinitamente meno vigile. Sono le cerchie contro cui si scaglia Barca, quando denuncia i “partiti di occupazione dello Stato, dove si vende e si compra di tutto: prebende, ruoli, pensioni, appalti, concessioni, ma anche regole, visioni, idee”. Berlinguer usò parole quasi eguali, quando ruppe col compromesso storico e denunciò la degenerazione dei partiti, Pci compreso (“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo”, disse a Eugenio Scalfari su Repubblica, il 28-7-81).

[…].

Non sappiamo ancora se le strade di Barca e di Grillo si incontreranno. Se dall’eventuale incontro la democrazia uscirà più forte. Se il M5S intirizzirà, a forza di rifiutare alleanze. Resta che l’Italia ha bisogno di sperimentatori, non di minimalisti. Che solo i primi sono in grado di guardare in faccia la crisi, e di mutare anche l’Europa. Di ripensare l’austerità come aveva provato Berlinguer nel 1977, quando il capitalismo aveva appena cominciato a vacillare.

http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni-presidente-repubblica-edizione2013/2013/04/17/news/coraggio_solitudine-56800260/?rss

L’alternativa è la giacobinizzazione…

Io ho amore per la ragione, ma non ne ho per il fanatismo. La ragione ci guida e ci illumina, ma quando ne avrete fatto una divinità, essa vi accecherà e vi indurrà al delitto.

Brotteaux (da Anatole France, “Gli dèi hanno sete”).

GIACOBINISMO

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I popoli non giudicano come le corti giudiziarie, non emettono sentenze: lanciano la loro folgore; non condannano i re: li piombano nel nulla… quale altra legge può seguire il popolo se non quella della giustizia e della ragione sostenute dalla sua onnipotenza?

Maximilien Robespierre, “Discorso per la condanna a morte di Luigi Capeto”, 3 dicembre 1792.

Io ho sostenuto, tra persecuzioni incredibili e senza appoggi, che il popolo non ha mai torto, io ho osato proclamare questa verità in un tempo in cui non era ancora riconosciuta; il corso della rivoluzione l’ha dimostrato.

Maximilien Robespierre, 25 febbraio 1793

Il fine della rivoluzione è il trionfo dell’Innocenza.

Robespierre

Questa nostra Rivoluzione è una religione e Robespierre è il capo della setta. È un prete che governa i devoti…Robespierre predica, Robespierre censura, è furioso, solenne, melanconico, esaltato – ma tutto freddamente; i suoi pensiero fluiscono con regolarità, le sue abitudini sono regolari; tuona contro i ricchi e i grandi; vive con molto poco; non ha bisogni. Ha una sola missione – parlare, e parla incessantemente; crea discepoli…parla di Dio e della Provvidenza; si definisce amico degli umili e dei deboli…riceve la loro venerazione…è un prete e non sarà mai altro che un prete.

Condorcet (1743 –1794) su Robespierre, articolo apparso su Chronique de Paris

Voi dovete punire non solo i traditori, ma anche gli indifferenti; dovete punire chiunque sia apatico nella Repubblica e non faccia nulla per essa; giacché, dopo che il popolo ha manifestato la sua volontà, tutto ciò che si oppone ad essa si pone fuori del popolo sovrano, e tutto ciò che è fuori del popolo sovrano è nemico.

Saint-Just, “Sulla necessità di dichiarare il governo rivoluzionario fino alla pace”, 10 ottobre 1793

La rivoluzione deve fermarsi quando abbia raggiunto la perfezione della felicità e della libertà pubblica per mezzo delle leggi. I suoi slanci non hanno altro scopo, e devono spazzar via tutto ciò che vi si oppone.

Saint-Just, “Frammenti sulle istituzioni repubblicane”, 1794

Quello che costituisce una Repubblica è la distruzione di tutto ciò che la contraria.

Saint-Just

Molti dei Francesi che ci avevano appoggiato ci guardavano come dei pazzi, come degli energumeni, spesso persino come degli scellerati.

René Levasseur de la Sarthe, giacobino, 1795.

La rivoluzione francese mi ha influenzato molto e in special modo Robespierre…Robespierre è il mio eroe. Robespierre e Pol Pot: entrambi hanno la medesima qualità di determinazione ed integrità.

Suong Sikoeun, uno dei leader dei Khmer Rossi (1975-1979)

Il problema non è il terrore in quanto tale, il nostro compito è precisamente quello di reinventare il terrore emancipatore.

Slavoj Zizek, “In difesa delle cause perse: materiali per la rivoluzione globale”, 2009.

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Saint-Just, orfano di padre e di origine contadina, giunto squattrinato a Parigi e col vizio del gioco d’azzardo, si iscrive ad una loggia massonica che gli finanzierà le pubblicazioni sovversive e libertine e l’acquisto di 8 ettari di terreno.

“Intanto l’abilissimo Jean de Batz, che sembra avere innato il genio dell’intrigo e della corruzione, sta preparando il suo piano: suscitare di continuo tali dissensi e sospetti in seno alla Convenzione da spingerla a disfarsi, in fasi successive, di tutti i suoi uomini più rappresentativi. […]. De Batz ordina ai suoi agenti, che ostentano di proposito un esacerbato giacobinismo (tutti o quasi, si noti, ricchi banchieri e uomini d’affari come Dufourny, Proly, Desfieux, pereyra, Gusman, d’Espagnac e i due fratelli Frey), di spingere sempre più gli estremisti a favorire, con ogni mezzo, un’insurrezione popolare che faccia sparire i deputati della Gironda, tutti irrequieti partigiani della monarchia costituzionale”.

[Da: “Saint-Just”, di Mario Mazzucchelli. Milano : Dall’Oglio, 1980, p. 109].

GRILLISMO

direttorio

“Siamo la rivoluzione francese senza la ghigliottina” (Grillo 29 marzo 2013)

“Il Movimento 5 Stelle è il cambiamento che non si può arrestare, è il segno dei tempi. È l’avvento di una democrazia popolare che pretende di decidere, di controllare il destino del suo Paese, del suo Comune, della sua vita”

“In parlamento pronti alla rivoluzione”

 “Arrendetevi! Siete circondati dal popolo italiano. Uscite con le mani alzate. Nessuno vi toccherà. Il vostro tempo è finito, non abusate della fortuna che vi ha assistito finora. Di voi, ormai, nelle piazze, tra la gente, si parla al passato, come di persone estinte. Quando apparite in televisione scatta l’insulto che equivale al vilipendio di cadavere. Quello che stupisce è la vostra folle ostinazione a non farvi da parte come se foste investiti da una missione divina. C’è in ciò qualcosa di patologico, che richiede l’intervento di uno psichiatra”.

“Siete terrorizzati, in preda di attacchi d’ansia al pensiero di perdere il potere, di qualcuno che potrà rovistare nei vostri cassetti, capire, scoprire, denunciare. Vi consiglio comunque uno, due, tre, cento passi indietro. Se anche vinceste queste elezioni avrete solo rimandato il cambiamento, durerete un anno, forse meno, ha senso? Fate una pubblica ammissione di colpa e chiedete agli italiani di perdonarvi. Arrendetevi. La vostra stessa presenza è diventata insopportabile. Il vostro tirarvi fuori da ogni responsabilità, lo scuotere le piume e minacciare come dei guappi, lo stalking a cui sottoponete gli italiani sono al di là di ogni sopportazione. Arrendetevi. Non potrete dire che non vi ho avvisato”.

Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno”

“Siamo i pasdaran anti casta”

“Siamo i marziani a cinque stelle”

“So perfettamente che nei prossimi giorni ci sarà la fila di pennivendoli, di zoccoli dell’informazione, di specialisti della macchina della merda all’attacco del M5S. Lo so benissimo. Sono l’ultima barriera della Casta prima dell’urna. Ci vediamo in Parlamento e subito dopo in tribunale. Preparate il quinto dello stipendio se ne avete uno”.

“Un po’ Don Chisciotte e un po’ Savonarola”

“Il loro tempo è finito. Ci riprenderemo i nostri soldi”

“Niente onorevole, sarà Cittadino del MoVimento 5 Stelle, il leader sarà il MoVimento”.

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Ci sono numerose analogie tra giacobinismo e grillismo più radicale: fede rivoluzionaria, esigenza di sovversione totale, epurazioni, “dispotismo della libertà”, magistero di ortodossia, implacabilità, radicalismo, assolutismo, egualitarismo radicale, messianismo, antiliberalismo, antiparlamentarismo, meccanismi di produzione dell’unanimità, centralismo decisionale, cinismo (e nichilismo rottamatore), sospensione della realtà e trionfo del principio sul fatto, virtù indivisibile del MoVimento che perciò deve restare unito, fanatismo, violenza verbale, terrorismo psicologico.

I leader rivoluzionari più estremisti sono più spesso ventenni-trentenni, con poca esperienza di vita, che impongono la loro rozza, inesperta visione del mondo a tutti gli altri. Coltivano orgoglio, a volte crudeltà, quasi sempre un appetito di dominazione. Sono tigri erudite che non hanno ancora avuto tempo di diventare adulte.

Un fanatico austero, dal cuore freddo come la sua morale, Saint-Just si paragona a Tarquinio e Muzio Scevola. Lui e Robespierre usano spessissimo i termini “cuore”, “sensibilità” e “virtù”, come se dovessero supplire verbalmente alla loro mancanza di cuore, sensibilità e virtuosità. Saint-Just si attribuisce una ragguardevole dose di virtù, ma è un pessimo giudice di se stesso – come tutti gli esseri umani.

Sfortunatamente le rivoluzioni spesso nutrono mostri in forma umana e da esse sono fatte degenerare. La rivoluzione è anche l’habitat per gli psicopatici integrati, quelli che s’irrigidiscono nei moralismi e si fissano intransigentemente sulle virtù etiche perché non hanno empatia e quindi non possono sapere cosa sia un comportamento spontaneamente morale.

I pifferai di Hamelin sono responsabili della conversione della rivoluzione in una crociata teocratica, in un moloch che divora gli esseri umani. In nome della loro certezza che siccome c’è una sola verità e loro sono riusciti a comprenderla, ad impadronirsene definitivamente, chiunque sia in disaccordo è motivato da propositi maligni.

Robespierre si considera e dichiara vittima di persecuzione tutte le volte che qualcuno lo contraddice, si sente investito di una sacra missione, e patisce un’immensa frustrazione quando il mondo si rifiuta di sottomettersi al suo volere.

Lo stesso discorso vale per Saint-Just. Sono entrambi sicuri che la cosa giusta da fare sia ridurre la diversità del mondo al proprio denominatore individuale. Il loro ego ipertrofico proietta sul gruppo la loro esigenza di uniformità, di una singola volontà, di un carattere unitario: la premessa di ogni politica genocidaria.

Sono l’Alfa e l’Omega, l’inizio e la fine.

Notiamo la stessa logica in molti dittatori ma anche in Karl Rove. Nel 2002, un consigliere di George W. Bush, presumibilmente Karl Rove, spiegò a Ron Suskind: “Ora noi siamo un impero e quando agiamo, creiamo la nostra realtà. E mentre voi state giudiziosamente analizzando quella realtà, noi agiremo di nuovo e ne creeremo un’altra e poi un’altra ancora che potrete studiare. È così che andranno le cose. Noi facciamo la storia e a voi, a tutti voi, non resterà altro da fare che studiare ciò che facciamo”.

O tutto o niente, o con noi o contro di noi, ora o mai più.

Non c’è rivolta senza una filosofia del limite. Sono gli psicopatici che rifiutano i limiti e non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Il M5S va salvato dalla giacobinizzazione, prima che intossichi la vita del paese ed apra la strada a soluzioni autoritarie di giovani leader “salvifici”.

Sonmi-451 e Thomas Sankara – quando finzione e realtà riecheggiano

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a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

La preghiera di Sonmi~451 (2144)

Archivista “Ricordati non è un interrogatorio, né un processo, la tua versione della verità è ciò che conta”

Sonmi~451 “La verità è singolare, le sue versioni sono non-verità”

Archivista “Qual è il primo catechismo?”

Sonmi~451 “Onora il tuo consumatore”

Yoona~939 “Io non sarò mai soggetta a maltrattamenti criminosi”

Sonmi~451 “La nostra vita non è nostra, da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro”

Sonmi~451 “Puoi mantenere il potere sulle persone finché dai loro qualcosa, deruba un uomo di ogni cosa e quell’uomo non sarà più in tuo potere”

Hae-Joo Chang “Spesso la sopravvivenza richiede coraggio”

Sonmi~451 “Ma io sono solo la servente di una mangeria, non sono stata genomata per alterare la realtà”

Generale An-kor Apis “Nessun rivoluzionario lo è mai stato”

Sonmi~451 “Non importa se siamo nati in una vasca o in un grembo, siamo tutti purosangue. Dobbiamo tutti combattere, e se necessario morire, per insegnare alle persone la verità”

Sonmi~451 “Essere vuol dire essere percepiti, pertanto conoscere se stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri. La natura della nostra vita immortale è nelle conseguenze delle nostre parole e azioni, che continuano a suddividersi nell’arco di tutto il tempo.

Archivista “Nella tua rivelazione hai parlato delle conseguenze della vita di un individuo che si spandono per tutta l’eternità. Questo vuol dire che credi in una vita nell’aldilà, nel paradiso e nell’inferno?”

Sonmi~451 “Io credo che la morte sia solo una porta, quando essa si chiude, un’altra si apre. Se tenessi a immaginare un paradiso, io immaginerei una porta che si apre e dietro di essa, lo troverei lì, ad attendermi”

Archivista “Se posso fare un’ultima domanda, dovevi sapere che la rivolta dell’unione sarebbe fallita”

Sonmi~451 “Si”

Archivista “E perché hai accettato di farlo?”

Sonmi~451 “E’ questo che il generale Apis mi aveva chiesto”

Archivista “Cosa, di essere giustiziata?”

Sonmi~451 “Se io fossi rimasta invisibile, la verità sarebbe stata nascosta, non lo potevo permettere.”

Archivista “E se nessuno credesse a questa verità?”

Sonmi~451 “Qualcuno ci crede già”

A Nuova Seoul (Nea So Copros), l’ingegneria genetica viene impiegata per produrre cloni inseriti in caste inferiori, con uno status morale inferiore. Possono essere oggetto di abuso senza che ciò sia sanzionato, ma sia i cloni sia i consumatori (“purosangue”) sono all’oscuro del destino di questi servitori: dopo un prematuro pensionamento dopo 12 anni di servaggio, sono uccisi e trasformati in cibo per cloni (sedato per intontire i servitori in modo che non si mettano in testa strane idee) e tessuti organici per fabbricare altri cloni.

Coesistono tre caste: la “razza padrona”, i servitori e i consumatori, che hanno il dovere costituzionale di consumare una certa somma, calcolata in funzione del loro status sociale, e di obbedire alle direttive della tirannia che li domina. I consumatori cercano solo apatia spirituale, comfort e gratificazioni fisiche. Sono distinguibili dai cloni che li servono per il fatto di possedere dalla nascita un microchip sull’indice, mentre i servitori hanno un collare che li può uccidere se disobbediscono.

Con il passare del tempo le distinzioni di classe e di casta hanno perso il loro carattere arbitrario, artificiale, fittizio per acquistare una vita propria, una certa naturalità e quindi ineluttabilità: “le cose stanno così perché è giusto e normale che sia così”.

Questo è il “progresso” che conduce alla Caduta e ad un mondo post-apocalittico.

Gattaca

Di sviluppi del genere se ne discute da anni negli ambienti della bioetica (si veda anche Gattaca):

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/leugenetica-e-un-complotto-scientista.html

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/06/ethical-aspects-of-genetic-engineering-and-biotechnology/

o “In Time”

In-Time

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/01/in-time-occupy-hollywood-e-la-lotta-di-classe-del-terzo-millennio/

È un avvelenamento progressivo dell’umanità e del mondo, che si perpetua a causa di una popolazione sedata dal consumismo, dalla propaganda che filtra l’informazione che può essere comunicata e dall’ignoranza che ne consegue. È l’oblio della realtà che conserva strutture di potere tossiche e, nel lungo periodo, autodistruttive. Un potere predatorio, cannibalistico, che si sostiene grazie alla sua capacità di definire una narrazione univocamente vantaggiosa, che colonizza le menti delle masse e razze subordinate, predicando una supposta superiore condizione esistenziale, naturale, intellettuale e morale della casta dirigente che giustifica lo status quo.

Questi colonialisti, veri e propri conquistadores, sono cannibali, consumano ciò che li circonda per sostentarsi ed espandere la loro fonte di reddito e potere. Il potere, in particolare, va mantenuto ed esteso, a spese di tutti gli altri ed a qualunque costo, in una frenetica scalata della piramide sociale e naturale che dovrebbe dare un senso ad esistenze ossessionate dalla bramosia insaziabile, una fame inestinguibile, e dalla paura di decadere, di trovarsi sempre più parassiti sul groppone e sempre meno vittime da vampirizzare. Una splendida illustrazione del circolo vizioso che rappresenta la condanna esistenziale degli psicopatici/sociopatici: così terribili eppure così tragicamente prigionieri della loro natura.

Vyvyan Ayrs, ultra-nietzscheano ode una sinfonia in un sogno di un mondo futuristico in cui tutte le cameriere di un locale sotterraneo sono identiche ed ogni giorno ripetono gli stessi gesti e le stesse frasi per accogliere i clienti. La vuole riprodurre per affermare la propria grandezza e come tributo al suo “prezioso Nietzsche”:

E sapete voi che cosa é per me il mondo? Devo mostrarvelo nel mio specchio? Questo mondo é un mostro di forza, senza principio, senza fine, una quantità di energia fissa e bronzea, che non diventa né più piccola né più grande, che non si consuma, ma solo si trasforma, che nella sua totalità é una grandezza invariabile […] Questo mio mondo dionisiaco che si crea eternamente, che distrugge eternamente se stesso, questo mondo misterioso di voluttà ancipiti, questo mio al di là del bene e del male, senza scopo, a meno che non ci sia uno scopo nella felicità del ciclo senza volontà, a meno che un anello non dimostri buona volontà verso di sé, per questo mondo volete un nome? Una soluzione per tutti i suoi enigmi? E una luce anche per voi, i più nascosti, i più forti, i più impavidi, o uomini della mezzanotte? Questo mondo è la volontà di potenza e nient’altro! E anche voi siete questa volontà di potenza e nient’altro! (F. Nietzsche, La volontà di potenza)

Non è il possesso del potere che produce piacere ma l’incessante ricerca di più potere. Non serve dire che questa brama senza fine è una prigionia. Se questo incremento di potenza non ce lo possiamo garantire da noi stessi, ci legheremo sempre più strettamente alla fazione più promettente. Il che spiega come, nel corso della loro vita, molti militanti di un colore politico sono passati a quello opposto: per loro l’ideologia è solo un pretesto, un mezzo per accumulare potenza. Se il partito o movimento che hanno abbandonato tornasse in auge si riavvicinerebbero in breve. Anche la lealtà o slealtà rispetto ad una particolare azienda o nazione segue le stesse logiche (es. si osservi la parabola del sionismo, una causa che era di “sinistra”/“progressista” solo un paio di generazioni addietro).

La ribellione di Sonmi-451 apparentemente fallisce. Viene catturata, interrogata, giustiziata. Migliaia, milioni di altri ribelli come lei sono stati inghiottiti dall’oblio, il loro eroismo si è dimostrato inutile: una goccia in un oceano, appunto. Però gli esseri umani sono tanti, sono come gli spermatozoi, se mi si passa il parallelo non particolarmente elegante. Basta che uno solo riesca a far arrivare il messaggio a destinazione che qualcosa di prodigioso si manifesta (la vita, la libertà).

Se ci pensiamo, è un po’ il fato di Thomas Sankara, martire della dignità e libertà africana, tornato improvvisamente in auge nell’Europa oppressa dai dogmi neoliberisti e dagli attacchi degli speculatori e delle agenzie di rating (chi l’avrebbe mai detto?):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/05/thomas-sankara-e-il-terzo-mondo-europeo-piigs/

http://mauropoggi.wordpress.com/2013/01/20/thomas-sankara-un-documentario-e-un-appello/

o quello di Joel Olson, docente ed attivista morto prematuramente, poco dopo aver realizzato un’analisi che è stata poi fatta circolare viralmente sulla rete, specialmente tra gli indignati:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/16/la-democrazia-bianca-e-la-nostra-prigione/

Questi esempi valorizzano e comprovano il contenuto di verità di Cloud Atlas: un messaggio di valore universale resisterà al tempo e riaffiorerà carsicamente al momento giusto, anche in un altro luogo del mondo: laddove ci sia chi ne ha bisogno.

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Il messaggio di Sonmi-451 ce la fa a sopravvivere: è così autentico, vibrante, pregnante, universale, rivoluzionario, da lasciare scossi alcuni dei guardiani del sistema tirannico di Nuova Seoul (Nea So Copros). Non servirà a salvare la civiltà umana del ventiduesimo secolo, ma darà speranza ai superstiti nei secoli seguenti e la speranza è un bene di valore inestimabile quando si conduce un’esistenza miserabile.

Grazie ad un film di un’epoca precedente, ed in particolare ad una battuta – “Io non sarò mai soggetto a maltrattamenti criminosi!” – che ha il potere di scuotere dal torpore persino chi è nato per essere schiavo, Sonmi-451 comprende che esistono dei diritti universali e che occorre battersi per riaffermarli, perché questi possono essere sovvertiti esattamente come il granito può essere eroso, dato che l’ignoranza produce paura, la paura partorisce l’odio, l’odio genera violenza e la violenza prolifera fino a quando l’unico diritto riconosciuto è la volontà di chi è più forte e spietato in un dato momento.

I forti restano al comando grazie alle illusioni. Dunque la libertà vera è quella dalle illusioni (di separazione, differenza, gerarchia come parte di un “ordine naturale”) che vengono perpetrate da rapporti di forza iniqui ed artificiali. Il coraggio proviene dalla ferma volontà di combattere queste illusioni: “Sarai solo una goccia nell’oceano” – “Cos’è l’oceano se non una moltitudine di gocce?”. Di combatterle per sé e per tutti quanti, a nome di tutti quanti.

Cloud Atlas ci chiede di essere più empatici e più audaci nell’estensione verso il prossimo della nostra empatia, nel nostro riconoscimento della nostra comune condizione, comuni esigenze, comune destino. L’empatia, l’amore e la meraviglia sono le fondamenta della società. Il cinismo è ciò che la corrode e minaccia la nostra sopravvivenza come civiltà e come specie degna di esistere. La strada per l’ascensione, di Sonmi-451 e di tutti noi, passa per la disponibilità a trattare gli altri con decenza e rispetto, riconoscendone la dignità intrinseca, e per il rifiuto di accettare una società costruita intorno a convenzioni che discriminano gli uni ed avvantaggiano gli altri e che, se trasmesse di generazione in generazione, finiscono per apparire come un fatto naturale, un prodotto dell’evoluzione che l’uomo non ha il diritto di mettere in dubbio e cambiare.

La storia di Sonmi-451 ci insegna che, sebbene il mondo possa essere destinato ad una caduta – il che può certamente essere il nostro caso –, il percorso non è predeterminato. Le scelte dei singoli hanno la capacità di creare narrazioni diverse, con conclusioni diverse. Le scelte interrelate di molte persone hanno considerevoli ramificazioni (effetto del battito d’ali di una farfalla).

Per questo è indispensabile credere in un futuro alternativo (es. a quello deciso per noi dalle autorità monetarie e dalle oligarchie finanziarie) e plasmare un mondo nuovo. Il futuro è aperto e c’è sempre l’opportunità di considerare verità alternative e di scoprire una conoscenza insperata che può condurci verso altri futuri.

Se un numero sufficiente di persone, una massa critica, mette in discussione la narrazione egemonica che condiziona il comportamento di tutti, è possibile arrivare ad un cambiamento duraturo.

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Per un’analisi più generale:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/18/cloud-atlas-uno-studio-antropologico/

“Questa volta ricorderemo tutto, Professoressa Fornero” (Blicero, La Privata Repubblica)

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È a dir poco sconcertante l’imponderabile casualità della brutalità verso certe categorie di esseri umani che guida le azioni delle molte persone ancora prigioniere di una visione pre-copernicana dell’universo, in cui loro sono al centro di tutto ciò che è vero, buono e giusto. È questa antiquata visione della realtà che permette loro di premere un interruttore e spegnere la coscienza, trasformandoli, a tutti gli effetti, in sociopatici.

Chi invece non riesce a spegnere la coscienza si trova nella scomoda posizione di essere circondato da specchi: gli sfruttati, i perdenti della competizione sociale, gli Untermenschen, sono degli specchi per le loro coscienze e l’immagine riflessa è desolante, a volte repellente. Non è sempre facile far finta di niente. La filantropia è solo un palliativo. La soluzione, molto spesso, è quella di dare la colpa agli specchi, i capri espiatori delle coscienze sporche. È complicato assumersi delle colpe finché non sei costretto a farlo.

Che cosa ci insegna, al riguardo, Elsa Fornero, che gode della stima di Bersani?

Blicero, La nostra cara Fornero, La Privata Repubblica, 1 dicembre 2012

“Eccoci, Professoressa Fornero. Ministro Fornero, a rapporto. Dott.ssa Fornero, iniziamo.

Le origini working class della Fornero. Fornero e l’aspra scalata sociale. Fornero e la scalata sociale ancora possibile, negli anni del miracolo. Fornero e quel lontanissimo 1965. Fornero, allieva di III B all’istituto tecnico Luigi Einaudi, su La Stampa. Fornero, «studentessa brillante» ma «non sgobbona». Fornero, «la prima della classe» nonostante «si limiti a studiare tre ore al giorno e mai di sera». La 17enne Fornero, «costretta a coricarsi molto presto in vista di una sveglia che suona sempre all’alba». La Fornero che abitava a San Carlo Canavese, oltre Ciriè, e raggiungeva Torino col pullman che partiva alle ore 6,30. Il mazzo di fiori regalato dal prof. Allemanno alla Fornero. «Non credo di meritare tutte queste attenzioni», arrossì la Fornero. La Fornero, che magari sotto sotto apprezzava. Rivalsa sociale per Fornero.

Un Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali senza alcuna preparazione, dice il Ministro del Lavoro Fornero. Fornero: «Me lo ha chiesto Mario Monti». La Fornero e la stima imperitura per il Presidente del Consiglio. La Fornero che non può rifiutare – in un momento come questo, poi. La Fornero che obbedisce. Allez Fornero. Fornero e la macroeconomia. Fornero e l’economia del risparmio, della previdenza e dei fondi pensione. Fornero, una vita passata a studiare i «sistemi previdenziali, pubblici e privati, le riforme previdenziali, l’invecchiamento della popolazione, le scelte di pensionamento, il risparmio delle famiglie e le assicurazioni sulla vita». Fornero la «tecnica», già consigliere comunale a Torino dal 1993 al 1998, eletta con una lista a sostegno del sindaco di centrosinistra. Fornero e l’opportunità di applicare la sua scienza alla realtà – finalmente. Fornero e i sacrifici. La Fornero che piange. Le lacrime della Fornero che precipitano dagli occhi incastonati nel reticolato di rughe. La Fornero in mondovisione. Fornero e il ritorno della Politica, quella vera, sentimentale, viscerale. La Fornero che, 46 anni dopo il mazzo  di fiori del prof. Allemanno, in fondo un po’ si è messa a cercarle, queste attenzioni. La Fornero che inizia a non disdegnarle, le attenzioni.

La Fornero nelle stanze del Potere. Primadonna Fornero. La diva Fornero. La Fornero che buca media, video e l’Internet. La Fornero che «si comporta come una star». L’enfant prodige Michele Martone – ipotizzano spifferi maligni di Palazzo – mobbizzato dalla Fornero. Fornero e la battaglia delle pensioni. La Fornero e gli esodati: centomila, no, trecentomila, aspetta, forse si arriva al milione. Fermi tutti, dice Fornero. Professoressa Fornero, guardi che qui nessuno ci capisce più un cazzo. La Fornero allora si scusa, fa ammenda, tutto sommato ridimensiona: «sugli esodati abbiamo sbagliato». «Tutti sbagliamo», aggiunge la Fornero. La Fornero che poi spiega dettagliatamente: «L’errore è stato fatto perché abbiamo dovuto agire in fretta, in 20 giorni, visto che il Paese era sull’orlo di un baratro finanziario». Ma questo, si lamenta stizzita la Fornero, «la gente l’ha già dimenticato». Già, la gente tende a perdere la memoria quando scorge davanti a sé l’orrore di un futuro decimato, Ministro Fornero. La vita è agra quaggiù, Fornero.

Nessuna variabile umana nelle previsioni della Fornero. La Fornero e l’incomprensione. La Fornero che cerca di addentrarsi nel campo minato della comunicazione. Il rapporto complicato tra Fornero e parole. Il tempo delle cattedre è finito, Professoressa Fornero. Il «totem» dell’articolo 18 picconato dalla Fornero. Fornero e il licenziamento per motivi economici. Fornero e l’esenzione per i ticket sanitari ai disoccupati. Un insignificante «refuso», s’affretta a precisare la Fornero. La Fornero e l’articolo 4 della Costituzione della Repubblica italiana. «Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio», rivela la Fornero al Wall Street Journal. Fornero e le polemiche. Fornero e l’atteggiamento delle persone che «deve cambiare». Fornero e la rivoluzione culturale. Fornero e la macellazione sociale.

La Fornero e le porte del suo Ministero, «sempre aperte, anche per quelli che protestano». Fornero e il desiderio di essere invitata in piazza. L’implicita provocazione della Fornero. L’invito mai pervenuto alla Fornero. Niente bagno di folla per Fornero. La Fornero che si avvicina alle finestre dell’ufficio, scosta le tende e osserva. I 2 milioni e 870mila disoccupati per strada guardano in alto e cercano di incrociare lo sguardo della Fornero. La Fornero che serra le tende. La Fornero che torna a sedersi dietro la scrivania. Un plico per Fornero: «Disoccupazione giovanile». Il groppo nella gola della Fornero.

La Generazione Perduta™ e la Fornero. Fornero, fine analista: «Giovani e donne sono i più penalizzati perché la via italiana alla flessibilità ha riguardato solo loro, risparmiando i lavoratori più anziani e garantiti». La doppia faccia della Fornero: «Siamo il paese dei “bamboccioni”», diamine; e sarebbe anche ora «di far crescere i nostri ragazzi». I ragazzi son già cresciuti, Ministro Fornero, i ragazzi son diventati grandi: il 36,5% è senza lavoro e 2 milioni 447 mila sono precari. I ragazzi ci sono sfuggiti di mano, Professoressa Fornero. I «nostri» ragazzi, bollati come troppi «choosy» dalla Fornero. «Meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale», esorta Fornero. Piccolo problema, Ministro Fornero: «dentro» non si riesce più ad entrare. Nuova ondata di polemiche sulla Fornero. La Fornero addirittura querelata. Esplosione di rabbia nei confronti della Fornero. La Fornero e la rivolta dei «choosy». I «choosy» odiano: la Fornero non può riformare.

La Fornero fraintesa. La Fornero contraddetta. La Fornero colpita dal fuoco incrociato della protesta e dagli sberleffi degli opinionisti. Fornero, la donna politica più perseguitata d’Italia. La difesa d’ufficio del Ministro della Salute, Renato Balduzzi: «Fornero ha tutta la mia solidarietà in quanto è oggetto di persecuzione». La Fornero che «affama la gente», secondo un ferroviere fiorentino. Il ferroviere che per protesta decide di saltare il pranzo (una peperonata) e lo regala al Ministro Fornero: «Chissà se si ricorda gli antichi sapori». Le papille gustative della Fornero. Accanimento giornalistico contro la Fornero. «Parlerò molto lentamente perché ogni parola dovrò pensarla, naturalmente farò degli errori, e saranno gli errori a fare i titoli», deplora Fornero in conferenza stampa. Le fughe della Fornero dalle conferenze stampa. La Fornero sommersa dalle malignità. La dignità della Fornero: «Mi dicono maestrina, o anche professorina, sono professore all’Università di Torino». Vendetta sociale per Fornero.

Scorrete lacrime, disse la Fornero. Niente fondi per i malati di Sla, e Fornero che piange ancora, questa volta dentro le mura di Palazzo Chigi. La Fornero e il lutto privato. La Fornero e la disperazione pubblica. I coccodrilli che sguazzano placidi nelle pozzanghere prodotte della Fornero. I dolori della Fornero. «Deve capire com’è difficile la vita di un ministro», svela la Fornero a Salvatore Usala. Salvatore Usala che scruta la Fornero dalla sua carrozzina tecnologica da malato di Sla. L’empatia di Salvatore Usala indirizzata alla Fornero: «Io la capisco». La frase della Fornero e le insinuazioni velenose della stampa. Nessuna smentita da parte del Ministro Fornero. La Fornero e l’esistenza travagliata della Tecnocrazia.

I dogmi della Fornero. La Fornero e la meritocrazia über alles. L’ideologia della Fornero. L’ingegneria dell’austerità e la Fornero. Fornero e il welfare, le fabbriche dismesse, i capannoni in fiamme, le proteste sui tetti, gli operai abbarbicati sulle gru, i passamontagna del Sulcis, gli elicotteri dei ministri, i celerini che caricano selvaggiamente i disoccupati/cassintegrati/licenziati, i posti di lavoro evaporati, la crescita zero, la ripresa, il tunnel, le immolazioni, l’Italia che si uccide, la morte lasciva, l’universo in fibrillazione, l’entropia e tutto il resto. Fornero e l’incertezza del diritto. Fornero e il ribaltamento delle regole. La dott.ssa Fornero che affonda il bisturi nel corpo maciullato dello Statuto dei Lavoratori. La sofferenza della Fornero. Che compito ingrato, Ministro Fornero.

La Fornero & i colleghi tecnici che hanno salvato il Paese – affossandolo. La Fornero che dice a La Stampa: «ora tocca alle imprese». Le imprese allo stremo, le imprese che resistono, le imprese strangolate dal fisco, le imprese che sopravvivono, le imprese che soccombono, le imprese che rispondono alla Fornero: «Noi, più di così, non sappiamo davvero cosa fare». Gli occhi lucidi della Fornero. L’orgoglio latente della Fornero. La Fornero e l’incrollabile convinzione: «Il ministro passa, ma la riforma resterà per un po’». E allora avanti, forza, andiamo a ritagliarci questo posto nella Storia, Ministro Fornero. Anzi, già che ci siamo: proviamo a scriverla insieme questa storia, Professorezza Fornero.

La Fornero e l’implosione dei partiti. La Fornero e l’anno in cui l’Italia tornò a essere credibile. La Fornero e i costi umani della credibilità. Lo spread e la Fornero. La Fornero e l’orlo del burrone. La Fornero e l’autunno caldo. La Fornero e il lungo inverno europeo. Il gorgo della recessione e lo spurgo della Fornero. La Fornero e il prestigio comunitario. La Fornero e la burocrazia bruxelloise. La Fornero e i regolamenti, le direttive, i fondi strutturali, il debito pubblico, i tagli lineari. La Fornero che passerà. I contorni sfumati della Fornero. Il tono compassato della Fornero. La Fornero e il timbro ieratico. I gesti della Fornero. I dolori della Fornero. La Fornero e lo slittamento inesorabile nel ripostiglio della memoria. La Fornero che verrà dimenticata. Paura dell’oblio per Fornero. La Fornero che spera di non essere dimenticata. Non lo sarà, Ministro Fornero – non così facilmente.

Ce lo ricorderemo bene, quest’anno passato con la Fornero. Ce lo ricorderemo a lungo, perché ci è stato scavato sulla pelle. Ce lo ricorderemo, e proveremo a raccontarlo.

Questa volta ricorderemo tutto, Professoressa Fornero”.

http://www.laprivatarepubblica.com/la-nostra-cara-fornero/

Internet e la mistica di Kubin, Russell, Hadot e Grünewald

Quanto segue sarebbe tecnicamente spiegabile all’interno di un nuovo paradigma scientifico: quello dell’universo elettrico.

Alfred Kubin, “L’Altra Parte” (1909):

“Acquistai una capacità sorprendente di meraviglia. Ogni oggetto, avulso dal rapporto con le altre cose, assumeva un significato nuovo. Il fatto che un qualsiasi corpo arrivasse a me dall’eternità, mi faceva rabbrividire. Il fatto che una cosa fosse proprio così, e non altrimenti, mi riempiva di stupore. Un giorno, davanti a una conchiglia, mi resi conto con la massima chiarezza che il suo modo di esistere non era così sordo come avevo pensato fino a quel momento. E presto mi accadde lo stesso per tutto, per il mondo intero. All’inizio le sensazioni più intense mi venivan prima di addormentarmi o subito dopo il risveglio, quando cioè il corpo era stanco e la vita, in me, si trovava in uno stato crepuscolare. Un mondo, non sempre vivente, doveva essere di continuo ricreato, e sempre nuovo.

Sentivo vieppiù il legame comune che c’era in tutte le cose. I colori, gli odori, i suoni e i sapori erano per me intercambiabili. E allora compresi: il mondo è forza d’immaginazione, immaginazione-forza. Dovunque andassi e qualsiasi cosa facessi, mi sforzavo di intensificare le mie gioie e i miei dolori, e in segreto ridevo di entrambi. Infatti sapevo ormai con certezza che il su e giù del pendolo rappresenta un equilibrio e che proprio nell’oscillazione più ampia e violenta esso può più chiaramente essere percepito.

Una certa volta vedevo il mondo come un tappeto di colori meravigliosi, coi contrasti più sorprendenti tutti composti in un’armonia; un’altra volta abbracciavo con lo sguardo un’incommensurabile filigrana di forme…

Mi sentivo astratto, come un punto di equilibro precario in un sistema di forze. …

Adesso ero tra i primi a ridere in mezzo a quelle farse grandiose, pur senza smettere di tremare insieme coi tormentati. In me c’era un tribunale che osservava ogni cosa, e sapevo ormai che in fondo non succedeva proprio niente…

Constatai con spavento che il mio io era composto di innumerevoli “io”, ognuno dei quali era sempre in agguato dietro l’altro. Ciascuno mi appariva sempre più grande e misterioso, mentre gli ultimi si perdevano nell’ombra, quando tentavo di comprenderli. Ognuno di essi aveva le sue idee particolari. Così, ad esempio, dal punto di vista della vita organica la concezione della morte come fine era giusta, mentre a un livello più alto della conoscenza l’uomo non esisteva affatto, quindi nulla poteva finire…”.

Pierre Hadot , La filosofia come modo di vivere“, 2001

“Ho sempre considerato la filosofia come una trasformazione della percezione del mondo…Successe una volta nella rue Ruinart, lungo il tragitto tra il Seminario minore e la casa dei miei genitori, dove rientravo tutte le sere, essendo allievo esterno. Era calata la notte e le stelle brillavano in un cielo immenso. A quell’epoca si poteva ancora vederle. Un’altra volta accadde in una stanza di casa nostra. In entrambi i casi fui invaso da un’angoscia insieme terrificante e soave, provocata dal sentimento della presenza del mondo, o del tutto, e di me in questo mondo. In realtà ero incapace di esprimere la mia esperienza, ma in seguito sentii che poteva corrispondere a domande come: “Chi sono?” “Perché sono qui?” Provavo un senso di estraneità, lo stupore e la meraviglia di esserci. Nello stesso tempo percepivo di essere immerso nel mondo, di farne parte, e che il mondo si estendeva dal più piccolo filo d’erba alle stelle. Il mondo mi era presente, intensamente presente. Molto più tardi avrei scoperto che questa presa di coscienza del mio essere immerso nel mondo, questa impressione di appartenenza al Tutto, era ciò che Roman Rolland ha chiamato il “sentimento oceanico”. Credo di essere filosofo a partire da quel momento, se per filosofia si intende la coscienza dell’esistenza, dell’essere al mondo. Da allora ho cominciato a percepire il mondo in modo nuovo. Il cielo, le nuvole, le stelle, “le sere del mondo”, come dicevo a me stesso, mi affascinavano. Sporgendomi dalla finestra a testa in su, guardavo il cielo notturno, con l’impressione di immergermi nell’immensità stellata. Questa esperienza ha dominato la mia vita”. 

Bertrand Russell, nell’esperire empaticamente la sofferenza della moglie del collega Alfred North Whitehead (Russell, 1967):

“Sembrava tagliata fuori da tutto e da tutti da muri di agonia ed improvvisamente fui sopraffatto dal senso di solitudine di ogni anima umana. Da quanto mi ero sposato la mia vita emotiva era stata calma e superficiale. Mi ero scordato di tutte queste questioni più profonde, accontentandomi di frivole arguzie. All’improvviso mi sentii mancare il terreno sotto i piedi e mi trovai altrove…Al termine di quei cinque minuti ero diventato una persona completamente differente. Per un momento, una sorta di illuminazione mistica s’impadronì di me. Sentivo di conoscere i pensieri più intimi di tutte le persone che incontrato per strada ed anche se questo era indubbiamente un’illusione, mi trovai effettivamente a più stretto contatto con tutti i miei amici e molte delle mie conoscenze. Da imperialista, in quei cinque minuti, divenni un sostenitore dei Boeri ed un pacifista. Dopo aver passato lunghi anni interessandomi solo alla precisione ed all’analisi, mi ritrovai inondato di sensazioni semi-mistiche riguardanti la bellezza, con un intenso interesse per i bambini, e con un desiderio quasi altrettanto profondo di quello del Buddha di trovare una quale filosofia che rendesse tollerabile la vita umana. Fui preda di una strana eccitazione che conteneva in sé un dolore intenso ma anche degli elementi di trionfo per via del fatto che riuscivo a dominare la sofferenza, trasformandola, così credevo, in un cammino di sapienza. Da allora l’intuizione mistica che immaginavo di possedere si è annebbiata e l’abitudine all’analisi si è riaffermata. Ma qualcosa di quel che ho pensato di vedere in quel momento mi è restato dentro, motivando il mio atteggiamento nei confronti della prima guerra mondiale, il mio interesse per i bambini, la mia indifferenza per i piccoli inconvenienti ed un certo tono emotivo in tutte le mie relazioni umane”.

Philippe Daverio, “Il Cristo cosmico di Grünewald”, Avvenire 7 dicembre 2011

«Il posto sembrò essere sconquassato da un terremoto e i demoni, quasi abbattessero le quattro mura del ricovero, sembravano penetrare attraverso esse in forma di bestie e di cose striscianti…».

Così Atanasio di Alessandria raccontava delle battaglie con il demonio affrontato dal suo amico sant’Antonio abate. Oltre mille anni dopo, Grünewald racconta la stessa storia nel retro dell’altare di Isenheim, il quale nella sua complessità pittorica sarebbe come la Cappella Sistina dell’Europa del Nord, anzi di quella cultura della riva sinistra del Reno dove follie e fantasmi si sposano in un immaginario che dura fino ai giorni nostri.

Nell’anta di sinistra sant’Antonio parla con un eremita, san Paolo, in un paesaggio impervio dove la palma è così come se la può immaginare un tedesco che non ha mai visto il sud, ma dove il cerbiatto è simbolo di un’atmosfera pacata. In quella di destra la casa è diroccata dal terremoto e i diavoli ci ballano sopra; il santo viene trascinato dai demoni tra animali, uccellacci, strane chimere dal corpo di armadillo, teste da ippopotamo, improbabili cornuti con dentoni, che nell’immaginario tardomedioevale non sono affatto mostri inesistenti, ma solo ancora non incontrati, mentre in basso a sinistra l’orribile nanerottolo coperto di pustole, vestito da Medioevo mentre a Roma ci si veste già da Rinascimento, è invece essere sicuramente incontrato fra guerre e pestilenze, o probabilmente già visto nei dipinti del vicino di casa Hieronymus Bosch.

Il Cristo è morto, e così morto da sembrare afflitto dalle pustole della sifilide appena introdotta in Europa e che Dürer aveva rappresentato in una sua precedente piccola incisione. Il Battista lo indica con un gesto che più pedagogico di così non si può, la Madre è svenuta nelle braccia di Giovanni e il suo hanchement gotico si trasforma in un passo di tango. Il tutto si muove nella compassione. E il realismo è portato all’estremo del realismo con la catena di ferro alla quale è appeso un pezzo di tavola sulla quale è attaccato il cartiglio INRI, ovviamente in gotico.

La croce stessa nega tutte le croci preesistenti e la si ritrova analoga solo in Antonello e nei suoi amici fiamminghi. L’agnello mistico sotto è quello con il quale nacque la pittura a olio quando quasi un secolo prima i fratelli van Eyck lo dipinsero per la cattedrale di Gand. Sulla destra il pannello raffigura sant’Antonio abate col diavolo che spacca i vetrini della finestra per entrare. Non è l’unico diavolo presente. Quanti, quelli della tentazione delle predelle posteriori, dove i diavoli sono già quelli che Max Ernst porterà nella pittura surrealista. Goticissimo il pensiero, anche per un certo verso arretrati gli strumenti musicali rispetto a quelli che nei medesimi anni dipinge Raffaello.

Ma l’opera completa è una dichiarazione di fede, e mentre la sua contemporanea Cappella Sistina era destinata stabile alla gloria dei ricevimenti papali, questa è destinata all’istruzione del popolo che si ritrovava presso i monaci antoniani, dove la pala veniva articolata secondo i momenti liturgici. E forse per questo motivo il diavolo è onnipresente e viene cacciato solo dalla risurrezione d’un Cristo ciclamino, mentre il diavolo nel Rinascimento italiano quasi scompare, per sopravvivere solo nel Giudizio finale. Siamo attorno al 1515 e fra poco Martin Lutero affiggerà le sue proposte sulla porta della chiesa di Wittenberg.
Ma l’Europa, stilisticamente, era già divisa. Ben di più ancora testimonia la pala conclusiva di Isenheim. La stesura di Grünewald, all’apparenza visionaria, si fa spiegabile solo se rapportata ad alcune concezioni teologiche del XX secolo. In uno spazio da fantascienza fra i massi tellurici che volano appare la Teofania del Cristo Cosmico: il suo corpo risorto è racchiuso nell’Omega che è punto conclusivo della storia dei secoli. Il bordo della sfera lascia vibrare la nuova dimensione mistica dove s’incontrano, come prospetta la teologia dello scienziato gesuita Pierre Teilhard de Chardin, le energie sommate della noosfera, la terza sfera dopo la geosfera e la biosfera, essendo questa il luogo dell’incontro delle menti.

Teilhard de Chardin, partendo da studi di geologia e di evoluzionismo, ipotizzava una evoluzione delle specie che, dall’Alpha della creazione e dell’insorgere della vita, avrebbe portato la specie più complessa, quella umana, al punto Omega d’incontro con il divino. Fu egli apprezzato con sospetto dai suoi superiori e mandato a studiare sassi nel Tibet da dove passò a New York e lì morì nel 1955. Il suo pensiero sottile fu recuperato dalla mente sottile di Paolo VI.

E certo, ora che l’intelligenza umana è costantemente collegata in una rete perenne dove le informazioni generano una dimensione inaspettata, tornano legittime due letture diverse del caso: una laica, a tutti nota, e una mistica, intuita visivamente da Grünewald, nella quale una pellicola sta per avvolgere il cosmo ormai definitivamente interconnesso grazie all’evoluzione del pensiero umano che s’incontra con il permanere del divino per il completamento dei tempi.

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/la-paura-della-morte-non-dovrebbe.html

Fragile, maneggiare con cura

• Secondo i neurologi la causa primaria della notevole differenza tra questi due cervelli è il modo in cui sono stati trattati dalle loro madri [e non dimentichiamoci delle responsabilità dei padri! NdT]

• Queste immagini sono scansioni del cervello di due bambini di tre anni

• Il cervello di sinistra è notevolmente più grande, ha meno macchie e meno aree scure rispetto a quello di destra.

La premura di una madre non ha effetti solo emotivi, ma paga dividendi anche in termini di dimensioni del cervello del bambino e di facoltà empatiche, dicono gli scienziati.

In pratica un bambino “abbandonato” ha più probabilità di diventare uno sociopatico (ossia uno psicopatico indotto, che non lo era al momento del concepimento).

Professor Allan Schore, della UCLA, sostiene che se un bambino non viene trattato adeguatamente nei primi due anni di vita, ciò può avere un impatto fondamentale sul suo sviluppo.

Lo studio di psichiatri infantili e neuroscienziati della Washington University School of Medicine di St. Louis, ha verificato che per quei bambini che si trovano in età scolare e che hanno ricevuto l’affetto materno nei primi anni di vita hanno un cervello con un ippocampo più grande, una struttura chiave per l’apprendimento, la memoria e la risposta allo stress.

La ricerca è pubblicata on-line negli Atti della National Academy of Sciences.

http://www.dailymail.co.uk/health/article-2224393/Why-mothers-love-really-priceless-Shocking-scans-maternal-care-determine-size-childs-brain.html

articolo scientifico originale (ringrazio Elisabetta Curzel):
http://www.pnas.org/content/early/2012/01/24/1118003109

Psicopatia, portami via – La gente ce l’ha sotto il naso, ma non la vuole vedere

Romney nega spudoratamente davanti a milioni di Americani di aver detto o scritto cose che ha detto e scritto (il che è facilmente documentabile). Obama, interdetto, perde il confronto (lui, le molte volte che mente, non lo fa con così tanta disinvoltura, non con quel godimento).
Cameron presenta i conservatori inglesi (quelli che hanno tolto l’assistenza ai disabili relegandoli in casa) come “il partito della compassione”.
Serve davvero altro per capire che queste persone sono psicopatiche?
Se vedete una persona di colore, riuscite a chiamarlo “nero” anche se è politicamente scorretto accennare al colore della pelle?
Se uno è un imbecille non si può definirlo tale perché non sta bene e allora non lo è più?

Perché molti trovano così difficile accettare l’idea che una considerevole parte dell’umanità è diversa, è priva di empatia e coscienza e non ci può fare niente?
Un nero è nero, non è bianco. E uno psicopatico è quello che è, non ha scelto lui di essere così. Mentre il nero non è meno innocuo in quanto nero, lo psicopatico si comporta come la sua natura gli detta di comportarsi ed è nocivo per tutti gli altri, inclusi gli altri psicopatici (circa il 3-6% dell’umanità).

“Nel libro di Claude Steiner “l’alfabeto delle emozioni” ci vengono presentate due categorie di persone destinate ad esercitare “potere” nel mondo: gli psicopatici e gli empatici .

Gli psicopatici sono emotivamente “freddi”, non hanno contatto emotivo, sono bloccati nel “sentire”, agiscono senza freni. Possono mentire, rubare, estorcere, manipolare, senza sensi di colpa. Giocano con l’altro, lo usano, lo seducono, lo commuovono in funzione del potere, del possesso, del successo. Per gli psicopatici l’altro è solo un voto, un corpo, una cosa e non una persona. Raccontano verità diverse, giocano con le parole in funzione dell’interlocutore che ascolta. Ciò che è stato detto ieri oggi viene smentito. Tutto è strumentale e strumentalizzato. Hanno una grande capacità di intuire che cosa le persone vogliono sentire, lo dicono senza crederci, ma lo fanno sorridendo. Intuiscono se c’è un prezzo per il quale l’interlocutore è disposto a vendersi . Inventano nemici e traditori su cui indirizzare l’aggressività e le responsabilità degli insuccessi. Nella loro storia personale il cuore non è stato considerato e lo hanno dimenticato. Hanno un grande buco nell’anima, sono insaziabili e tutto ciò che conquistano, strappano, costruiscono, possiedono non placa il loro “vuoto”.

Gli empatici sono attenti ai sentimenti altrui. Cercano di cooperare con gli altri, di ottenere il meglio da sé e dalle persone. Si sentono impegnati a costruire percorsi e relazioni leali, autentiche, emozionalmente oneste. Il politico empatico ascolta il dolore e si è dato un metro con cui misurare i comportamenti: il rispetto del cittadino e dell’avversario. L’empatico è capace di forza e di tenerezza. Sa che il potere è importante e lo considera un prestito. È consapevole che la vita è fragile, che la storia è tragica e cerca di non barare né con l’una né con l’altra. Il politico empatico insegue sogni, ma è libero nel suo procedere. Sa che ogni essere umano ha una dignità sacra e si impegna a non calpestarla. Conosce gli idoli del suo cuore e sente che ha bisogno di guarigione interiore.

Laddove il politico psicopatico distrugge l’empatico costruisce, laddove il politico psicopatico calpesta l’empatico consola e progetta speranze.

Chiaramente l’empatia e la psicopatia sono due estremi. Nessuno è totalmente empatico o psicopatico, ma riconoscere i comportamenti prevalenti in noi e negli altri è un primo passo per capire e cambiare.

Capire quanti psicopatici nel panorama politico italiano detengono posti di potere è una necessità per custodire il futuro. Sono tanti, troppi coloro che avendo problemi in sospeso con la vita sono stati arruolati come classe dirigente dai vari partiti. E sono tanti, troppi i politici psicopatici a cui abbiamo consegnato il nostro consenso”.

http://www.insiemeragusa.it/node/396

Fenomenologia della psicopatia

Indossano sempre delle maschere (metaforiche): in pubblico vanno incontro alle aspettative altrui, per mimetizzarsi meglio (sanno di essere diversi dagli altri). Lo facciamo tutti, ma loro hanno come unico obiettivo la manipolazione del prossimo per realizzare i propri scopi.

Feriscono gli altri ma cercano costantemente di suscitare pietà o sensi di colpa, sentimenti che li avvantaggiano nelle loro manipolazioni.

Non sanno cos’è la coscienza e l’empatia ma la vedono negli altri e si convincono che sia un handicap. Terraformano la società in modo da allinearla alla loro percezione di come debbano andare le cose (vizi diventano virtù, virtù diventano vizi o patologie)

Sono guidati dalla necessità di dominare gli altri in un modo o nell’altro e di accumulare, ingoiare, spinti da un appetito inestinguibile.

Hanno unicamente e sempiternamente i propri interessi in mente.

Sono seduttori nati perché, almeno inizialmente, si conformano perfettamente alle aspettative degli altri. Sono dei camaleonti in forma umana.

Credono di essere più importanti di quello che realmente sono (e si sforzano di convincere gli altri di esserlo). In genere si prendono dannatamente sul serio.

Per difendere la loro credibilità e status gonfiato a dismisura mentono metodicamente.

Se non possono manipolare direttamente qualcuno seminano zizzania, mettono gli uni contro gli altri, diffondendo malelingue e calunnie.

Le loro emozioni (salvo il risentimento, la delusione, la rabbia, la bramosia) sono false e non sono bravi a calibrarle, perché sono privi di empatia, sono come dei principianti assoluti. Esagerano (“lacrime di coccodrillo”) oppure si mostrano singolarmente freddi. Sono spesso fuori luogo.

Non hanno assolutamente alcun riguardo per i sentimenti degli altri e li accusano di reagire sproporzionatamente alle loro azioni.

Sono completamente irresponsabili, privi di rimorsi e scrupoli, non si assumono mai alcuna responsabilità. Se rimpiangono qualcosa, è per non averla ottenuta.

Se chiedono scusa è solo perché la situazione lo richiede per poter continuare a manipolare il prossimo.

Sono amorali e promiscui, incapaci di essere fedeli, vogliono sempre prendere e se danno un po’ e perché sanno di potere ottenere molto di più.

Vivere in mezzo a persone dotate di coscienza è per loro estenuante. Per questo si prendono delle vacanze di completa depravazione. Vogliono sentirsi sporchi, impuri, corrotti, per ripulirsi dei “buoni sentimenti” che sono costretti a subire quotidianamente e che li fanno sentire a disagio. Droghe, prostituzione, pedofilia, abusi e torture possono essere degli ottimi sfoghi.

La loro prospettiva è fissata sul breve termine. Non sono lungimiranti e questo è il loro Tallone d’Achille: vedono la realtà come desiderano vederla, non come è. Prima o poi fanno un passo più lungo della gamba e crollano rovinosamente. È solo una questione di tempo.

Si annoiano facilmente, sono drogati di eccitazione e quindi impulsivi. Il che li rende ancora più vulnerabili all’autolesionismo (es. DSK).

Se non succede prima è perché, di norma, sono molto intelligenti ed abili nella mimesi. Quelli non sufficientemente acuti commettono errori grossolani e finiscono in galera. Gli altri arrivano al potere sfruttando la benevolenza, compassione, altruismo, spirito di sacrificio, devozione, dedizione, ingenuità, idealismo e credulità (imbecillità) dei “normali”. Fregare il prossimo facendo leva sulle sue virtù (che per loro sono debolezze) li fa godere, letteralmente.

Può capitare che fissino gli altri intensamente, come un predatore che mira alla sua preda.

http://fanuessays.blogspot.it/2012/01/golpe-psicopatico.html

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