#StopEbolaNow – Sommersi o Salvati? Le conseguenze della prima crisi planetaria dalla Z di Zaire alla A di Alesina

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Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole… non c’è che da guardarsi allo specchio. Io so perché l’avete fatto: so che avevate paura, e chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie: c’era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale Alto Cancelliere: Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso obbediente consenso.
V per Vendetta

A livello globale, la risposta della comunità internazionale è quasi zero. I leader in Occidente stanno discutendo della loro sicurezza e facendo cose come interrompere il traffico aereo. E non aiutano nessun altro.

Brice de la Vigne, direttore delle operazioni di Medici Senza Frontiere, 19 agosto 2014

A giorni Ebola esploderà come una bomba. Possiamo aspettarci una situazione drammatica. Se l’Onu non si muove sarà una vera catastrofe. MSF è allo stremo, non abbiamo più risorse per affrontare il problema.

Lorenzo De Filippi, presidente MSF Italia, 23 agosto 2014

Questa epidemia è senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra leone, con focolai molto importanti. Se la situazione non migliora abbastanza rapidamente, c’è il rischio reale di vedere nuovi paesi colpiti. Non si può escludere, ma è difficile da prevedere, perché non abbiamo mai visto una tale epidemia.

Bart Janssens, direttore di Medici Senza Frontiere, 30 luglio 2014

Il peggio potrebbe ancora arrivare. L’allarme è concreto e la situazione fuori controllo.

Saverio Bellizzi, ematologo di Medici Senza Frontiere, 9 agosto 2014

Il fatto che tanti operatori sanitari si siano ammalati aumenta ansia e paure: se anche loro sono stati colpiti dal virus, che chance ha la popolazione inerme?…In alcune zone gli ospedali sono considerati degli incubatori di infezione [e vengono] evitati dai pazienti con qualsiasi tipo di malattia, riducendo i livelli generali di assistenza sanitaria

Ebola, allarme Oms: «Strage di medici eroi. Già più di 120 morti», il Messaggero, 26 agosto 2014.

Nessuno sta dicendo che questo ceppo di Ebola si trasmette per via aerea tra gli esseri umani, o che può essere trasmesso prima che i pazienti siano sintomatici. Piuttosto, alcuni di noi stanno facendo notare che questo ceppo ha sfidato misure e protocolli prestabiliti per prevenire la trasmissione e che hanno avuto successo nelle epidemie precedenti. Se le ipotesi sulle modalità di trasmissione che stanno guidando gli sforzi per contenere e porre fine al contagio devono adattarsi a questo particolare ceppo, sarà meglio rivisitarle adesso…Aggrapparsi a dei preconcetti in relazione all’ultimo contagio di un virus noto per la sua capacità di mutare può essere fuorviante, ha avvertito la direttrice dell’OMS Margaret Chan: “mutazioni e adattamento costanti sono i meccanismi di sopravvivenza dei virus e di altri microbi. Non dobbiamo concedere a questo virus opportunità di sorprenderci nuovamente”.

Rebecca Buckwalter-Poza, Why Aren’t Previously Successful Methods Used to Stop Ebola Working Against This New Strain?”, Pacific Standard, 4 agosto 2014

Cinque co-autori del più recente studio su Ebola sono stati uccisi dal virus prima che la loro ricerca fosse pubblicata. Ciò pone in evidenza gli enormi rischi assunti da coloro che lavorano per combattere la sua diffusione.

The Independent, 30 agosto 2014

Per essere infettati da Ebola occorre un contatto davvero stretto. Dunque, stare semplicemente su un autobus con qualcuno che ha l’Ebola non è un problema. Il virus non si trasmette con le goccioline di saliva. Dunque in teoria sarebbe davvero semplice da contenere.

Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, scopritore del virus

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Se Piot o Massimo Galli avessero ragione, oltre 240 tra medici e infermierimolti, tra i medici, avevano già avuto a che fare con epidemie di Ebola, senza ammalarsi – NON avrebbero contratto il virus e più della metà NON ci avrebbe lasciato la pelle (dati OMS).

Alcuni di loro figuravano tra i massimi specialisti mondiali e usavano tute BL3 (il massimo livello di sicurezza è Bio-Safety Level 4, quasi certamente l’unico equipaggiamento che può fermare Ebola con certezza).

10 membri dello staff sanitario che ha accudito il medico americano Patrick Sawyer (morto di Ebola) durante la sua quarantena hanno contratto il morbo. Difficile credere che ci sia stato scambio di fluidi – a quel livello di competenza ed attenzione –, in ben dieci casi. Cinque di loro sono morti, inclusa l’endocrinologa Ameyo Stella Adadevoh.

E che dire dell’epidemiologo senegalese infettato in un laboratorio dell’OMS in Sierra Leone?

Kent Brantly, il medico “miracolato”, ha contratto Ebola pur avendo seguito rigorosamente le linee guida del Center for Disease Control and Prevention di Atlanta, tanto che all’intervistatore ha risposto: “non ho ancora capito come me lo sono preso” [Brantly says he isn’t sure how he got infected. He’s certain he didn’t violate any safety guidelines, American Doctor Sick With Ebola Now Fighting For His Life].

L’OMS parla di strage di personale sanitario «senza precedenti».

Come se la spiegano Piot e Galli?

Ebola non si trasmette per via aerea come un’influenza (e speriamo che ciò non accada mai), altrimenti i numeri sarebbero molto ma molto più grandi. Tuttavia, sfortunatamente, è assai probabile che siano in errore riguardo all’aerosol (Piot non è nuovo alle gravissime sottovalutazioni).

Ebola, o almeno questo ceppo di Ebola, non si comporta come l’HIV o la rabbia e si trasmette anche per prossimità, non solo per contatto.

La stessa Organizzazione Mondiale per la Sanità lo sa da tempo, dato che nelle sue linee guida sull’Ebola e Marburg del 2008 raccomanda di usare respiratori per evitare gli aerosol (particelle liquide sospese nell’aria) (Interim Infection Control Recommendations for Care of Patients with Suspected or Confirmed Filovirus (Ebola, Marburg) Haemorrhagic Fever) e nel 2014 richiede ai medici di mantenere una distanza di sicurezza di un metro e ad usare un respiratore in caso di paziente che tossisce (pp. 5 e 7 di “Interim Infection Prevention and Control Guidance for Care of Patients with Suspected or Confirmed Filovirus Haemorrhagic Fever in Health-Care Settings, with Focus on Ebola”.

Non ha senso escludere a priori il contagio tramite aerosol (Growing concerns over ‘in the air’ transmission of Ebola, BBC, novembre 2012).

Le decine di contagi occorsi a persone dotato di tute anticontagio fanno sospettare che la trasmissione riguardi anche umani che tossiscono, sudano, vomitano copiosamente.

Se Piot è contento di sedere nello stesso autobus con dei malati di Ebola, faccia pure. Io eviterei.

È chiaro che la trasmissibilità è elevatissima e la distinzione tra “via aerea” e “aerosol” resta importante, ma non è più decisiva.

Continuare a negarlo serve solo a placare le proprie ansie non ad alterare la realtà: il prezzo da pagare per queste omissioni sarà catastroficamente salato.

La trasmissione avviene quasi certamente anche con le goccioline di saliva e con il sudore (aerosolizzazione) e, come se ciò non bastasse, il virus resta attivo nella forma di aerosol anche a distanza di 1 ora, sopravvive sulla plastica e sul vetro da molti giorni a diverse settimane a temperatura ambiente e al fresco (4°C), e indefinitamente a – 70°C o per liofilizzazione (“Piercy T.J. et al. The survival of filoviruses in liquids, on solid substrates and in a dynamic aerosol”, Journal of applied microbiology 109.5 (2010): 1531-1539; Lever et al. “Lethality and pathogenesis of airborne infection with filoviruses in A129 α/β -/- interferon receptor-deficient mice”, Journal of Medical Microbiology 2012;61(Pt 1): 8-15; Twenhafel NA et al., “Pathology of experimental aerosol Zaire ebolavirus infection in rhesus macaques”, Veterinary Pathology 2013; 50(3): 514-529; Reed DS1, Lackemeyer MG, Garza NL, Sullivan LJ, Nichols DK. “Aerosol exposure to Zaire ebolavirus in three nonhuman primate species: differences in disease course and clinical pathology”, Microbes and Infection 2011;13(11):930-936).

Questo significa che i colpi di tosse di un malato di Ebola possono infettare una porzione di stanza per ore in virtù della sospensione delle goccioline in aerosol e possono infettare una penna, un bicchiere, una parete, una maniglia, una carta di credito, ecc. Chi tocca questi oggetti e poi gli occhi o il cibo che consuma contrarrà quasi certamente il virus.

È già stato dimostrato che Ebola si trasmette anche senza un contatto diretto contatto tra macachi (Transmission of Ebola virus (Zaire strain) to uninfected control monkeys in a biocontainment laboratory, The Lancet, Volume 346, Issue 8991, Pages 1669 – 1671, 30 December 1995; Lethal experimental infections of rhesus monkeys by aerosolized Ebola virus, Int. J. Exp. Path. (1995), 76, 227-236) e tra macachi e maiali (Transmission of Ebola virus from pigs to non-human primates, Nature, 15 November 2012).

Il vomito, la diarrea, il muco, la saliva degli sputi, l’abbondante sudorazione, le emorragie: sono tutte sorgenti di aerosolizzazione del virus. La tubercolosi si diffonde allo stesso modo ma Ebola è una macchina di auto-propagazione efficientissima e usa tutti questi veicoli, al “meglio”, specialmente nel suo stadio terminale, dove si aggiungono le convulsioni e le emorragie diffuse. Secondo la Public Health Agency del Canada sono sufficienti pochissimi agenti virali aerosolizzati (da 1 a 10) per trasmettere Ebola: l’aerosolizzazione è un veicolo più che adeguato alla bisogna del virus. Un solo agente che arriva nel cavo orale o negli occhi di qualcuno ed Ebola può effettuare il trasbordo.

Ritengo sia estremamente urgente esaminare la possibilità che le modalità di trasmissione possano essere compatibili con quelle dei norovirus (che non contagiano per via aerea come l’influenza, ma restano altamente infettivi):

Il virus è altamente infettivo e bastano 10 particelle virali a dare vita a un’infezione. Data la loro persistenza nell’ambiente, che permette una loro replicazione e diffusione anche per due settimane dopo l’infezione iniziale, i norovirus sono difficili da controllare ed è quindi necessario applicare rigorose misure sanitarie per prevenirli e contenerli. La trasmissione avviene direttamente da persona a persona, per via orofecale o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate. I norovirus sono piuttosto resistenti nell’ambiente, sopravvivono a temperature sopra i 60° C e anche in presenza di cloro, normalmente utilizzato per disinfettare le acque potabili. Inoltre, rimangono nelle feci delle persone infette per almeno 72 ore dopo la guarigione (Norovirus, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute)

In quel caso siamo in grossissimi guai, perché le strutture ospedaliere occidentali hanno dimostrato di non essere in grado di reggere l’impatto dei norovirus, che pure sono scarsamente letali (Norovirus ‘crisis’ at Royal Cornwall Hospital, 6 marzo 2013).

Ciò a cui stiamo assistendo in Africa occidentale è innegabilmente senza precedenti nella storia di Ebola.

Non ha senso incolpare l’inadeguatezza delle strutture sanitarie locali. In tutti precedenti contagi la situazione era del tutto identica (es. Uganda), ma non si è verificato nulla di anche lontanamente paragonabile.

Dopo Sierra Leone, Guinea, Liberia e Nigeria, Ebola ha raggiunto il distintissimo e popoloso Congo (pare sia un diverso ceppo, indipendente). Si parla di coincidenza, ma è una coincidenza davvero singolare. Magari è davvero così. Ma se su questo pianeta, in questi anni, c’è un terreno fertile per sviluppare Ebola, allora la faccenda diventa ancora più complicata.

Le morti accertate hanno raggiunto (superato?) la soglia di 1500, ma quelle effettive sono certamente molte di più, dato che un numero crescente di famiglie di malati nasconde i propri cari e li seppellisce clandestinamente, senza segnalarli alle autorità, per evitare lo stigma e per diffidenza.

Il tasso di mortalità è attualmente di poco superiore al 50%, un dato storicamente basso rispetto alla media di Ebola, ma il suo tasso di morbilità è molto superiore a quelli precedenti, per questo sta comunque uccidendo molte più persone.

Ciò può essere dovuto al fatto che questa variante è mutata per diventare più efficace, il tratto caratteristico di agenti patogeni in evoluzione.

EVOLUZIONE DELL’EPIDEMIA

Medici Senza Frontiere aveva ottimisticamente stimato che in meno di un anno sarebbe stato possibile bloccare l’epidemia. Però le popolazioni delle nazioni colpite ora ammontano a 250 milioni di persone e, di questo passo, se il virus si trasmette così facilmente o se dovesse mutare, e se l’opera di contenimento non funzionasse, entro un paio di anni quasi ogni persona del pianeta potrebbe scoprire se fa parte della metà dei sommersi o della metà dei salvati.

Questa è una possibile progressione del contagio.

Mar, 2014 – Infetti: 104 Decessi: 62
Apr, 2014 – Infetti: 194 Decessi: 116
Mag, 2014 – Infetti: 360 Decessi: 216
Giu, 2014 – Infetti: 670 Decessi: 402
Lug, 2014 – Infetti: 1.247 Decessi: 748
Ago, 2014 – Infetti: 2.319 Decessi: 1.391 (in realtà al 25 agosto eravamo già a 2615/1427, tra quelli accertati)
Set, 2014 – Infetti: 4.313 Decessi: 2.588
Ott, 2014 – Infetti: 8.022 Decessi: 4.813
Nov, 2014 – Infetti: 14.921 Decessi: 8.953
Dic, 2014 – Infetti: 27.753 Decessi: 16.652
Gen, 2015 – Infetti: 51.621 Decessi: 30.973
Feb, 2015 – Infetti: 96.016 Decessi: 57.610
Mar, 2015 – Infetti: 178.590 Decessi: 107.154
Apr, 2015 – Infetti: 332.177 Decessi: 199.306
Mag, 2015 – Infetti: 617.849 Decessi: 370.709
Giu, 2015 – Infetti: 1.149.199 Decessi: 689.519
Lug, 2015 – Infetti: 2.137.510 Decessi: 1.282.506
Ago, 2015 – Infetti: 3.975.768 Decessi: 2.385.461
Set, 2015 – Infetti: 7.394.928 Decessi: 4.436.957
Ott, 2015 – Infetti: 13.754.567 Decessi: 8.252.740
Nov, 2015 – Infetti: 25.583.494 Decessi: 15.350.096
Dic, 2015 – Infetti: 47.585.299 Decessi: 28.551.179
Gen, 2016 – Infetti: 88.508.656 Decessi: 53.105.193
Feb, 2016 – Infetti: 164.626.099 Decessi: 98.775.660
Mar, 2016 – Infetti: 306.204.545 Decessi: 183.722.727
Apr, 2016 – Infetti: 569.540.453 Decessi: 341.724.272
Mag, 2016 – Infetti: 1.059.345.243 Decessi: 635.607.146
Giu, 2016 – Infetti: 1.970.382.153 Decessi: 1.182.229.292
Lug, 2016 – Infetti: 3.664.910.804 Decessi: 2.198.946.482
Ago, 2016 – Infetti: 6.816.734.096 Decessi: 4.090.040.457

Non è un Ebola come gli altri e non è vero che non ha le carte in regola per diventare una pandemia globale.

Uccidendo “solo” il 50-60% delle persone affette e grazie al periodo relativamente lungo di incubazione (prima di 11 giorni non si manifestano i sintomi) ha la possibilità di arrivare ovunque, prima di esaurire il suo corso. Diffondendosi, il virus potrebbe sviluppare delle mutazioni imprevedibili. Questo ceppo è meno ingordo degli altri e quindi molto più efficiente. È come uno psicopatico che ha imparato ad integrarsi nella società e quindi causa molti più danni, perché è difficile sgamarlo.

Non si capisce perché l’OMS abbia dichiarato che interrompere i voli da e verso le località affetta da Ebola sia ingiustificato, pur riconoscendo che ogni città con un aeroporto internazionale è a rischio. Bloccare il traffico aereo è l’unica maniera per aiutare a contenere l’espansione del virus.

Tra l’altro non è da escludere che possano esistere portatori sani del virus, ossia persone che non manifestano i sintomi, proprio come Mary tifoide.

In nome del principio di precauzione e tenuto conto della non-linearità di questo fenomeno, non c’è alcuna vantaggio nel prendere per buono lo scenario ideale, quello degli assunti standard fondati su pochi decenni di esperienza, per non seminare il panico, quando i dati sul campo e sperimentali già citati differiscono drammaticamente e li confutano clamorosamente.

Stiamo parlando di virus, cioè di vere e proprie macchine evolutive, capaci di evolvere più rapidamente di qualsiasi organismo noto (non sono neppure considerati degli esseri viventi: assomigliano più a delle macchine parassitarie). Perciò l’unica cosa che importa per prendere delle decisioni è che il potenziale per acquisire le caratteristiche di un norovirus (per ricombinazione) esista (The Scariest Virus: Ebola Is Back, and It’s Worse Than Ever, Pacific Standard).

Senza un intervento deciso e rapido a livello globale rischiamo di assistere alla più enorme moria di esseri umani della storia.

Questo virus ha la capacità di spazzare via oltre la metà dell’umanità e quindi l’atteggiamento migliore è quello di chi prende tutte le precauzioni possibili, a prescindere, perché non possiamo permetterci di sbagliare.

EBOLA E IL VILLAGGIO GLOBALE

Oltre 6 mesi di inazione: potevamo inviare tende, letti, tute isolanti, guanti, maschere, apparecchiature, elicotteri, ambulanze, inceneritori, disinfettanti, cibo, capitali/donazioni, personale. Tutte cose chieste da Medici Senza Frontiere e mai ricevute. Il mondo sta ignorando l’Africa a suo discapito. Non esistono una fortezza America, una fortezza Europa o una fortezza Giappone in grado di tenere lontano Ebola. Il morbo doveva essere schiacciato subito, con l’aiuto di tutti. Non saranno solo i neri a morire come le mosche, se non li aiutiamo adesso e prendiamo questa crisi sul serio, ossia come una crisi planetaria e non regionale. Viviamo sullo stesso pianeta e fregarsene dei vicini può risultare letale per noi stessi. Siamo tutti sulla stessa barca, nello stesso villaggio globale e siamo una grande famiglia, che ci piaccia o no: questa volta non possiamo infischiarcene come abbiamo fatto col Ruanda e con il Congo. La punizione sarebbe (sarà?) terribile.

Cina e Cuba hanno mandato personale medico, equipaggiamento e soldi. L’Europa?

Stiamo spendendo cifre galattiche per la “guerra al terrore” quando l’unica vera guerra da combattere sarebbe quella per il contenimento e soppressione di Ebola.

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EBOLA E LA PESTE NERA

Se la teoria della peste come virus del tipo Ebola è corretta, allora il mondo potrebbe essere a rischio pandemico

Julia Paoli, Could the Black Death Actually Have Been an Ebola-like Virus? Nature

…due ricercatori dell’ università di Liverpool, Susan Scott e Christopher Duncan, autori del saggio Biology of Plagues pubblicato dalla Cambridge University Press. La loro tesi è che la peste del 1347-48, quella descritta dal Boccaccio nel Decamerone, e le pesti successive, fino a quella del 1630-31 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, non furono pesti vere, cioè malattie epidemico-contagiose dovute – come fin qui s’è creduto – al bacillo denominato Yersinia pestis in onore del suo scopritore, il medico svizzero Alexandre Yersin che ne dimostrò la presenza nel materiale infetto durante l’epidemia di Hong-Kong del 1894. Le tesi, rivoluzionaria, è fondata su criteri clinici e su rilievi di epidemiologia, biologia molecolare e modellistica informatica. Essa colloca «il quadro delle pesti europee in una nuova cornice». Anzitutto ricordiamo che, com’è noto, la peste arrivò in Europa dall’Asia per la via del mare: entrò da Sud, dalla Sicilia, recata da navi genovesi importanti grano dalle terre bagnate dal Mar Nero, e dall’ Italia dilagò a macchia d’ olio nel continente fino all’ Inghilterra e ai Paesi scandinavi. Fu un’immane moria, che stroncò le vite di 30 milioni di europei (su una popolazione complessiva di 100 milioni). Clinicamente la malattia fu caratterizzata da febbre alta, fetore corporeo, sbocchi di sangue, macchie emorragiche sulla pelle, tumefazioni ghiandolari (bubboni): un quadro, affermano Scott e Duncan, che non è affatto specifico della peste da bacillo di Yersin, ma è proprio di altre malattie, del passato e del presente, che ebbero o hanno caratteristiche analoghe e analogo decorso iperacuto con esordio improvviso. Si tratta di malattie vecchie e nuove come l’ influenza «spagnola» del 1918, l’Aids prima maniera, la malattia da virus Ebola: malattie, come si vede, non bacillari, ma virali. La peste che esordì in Europa nel basso Medioevo fu dunque dovuta a un virus? Di quella peste il Boccaccio e i testimoni coevi – medici e cronisti – descrivono l’andamento repentino, i decessi fulminei, i contagi immediati (cioè i contatti apparentemente da uomo a uomo). Non si parla né di topi (ospiti di prima scelta del bacillo di Yersin) né di pulci (vettrici del bacillo); si pensò che tale omissione fosse dovuta al fatto che pulci e topi erano una presenza quasi fisiologica in una società, come quella medievale, a corto d’igiene individuale e collettiva. Ma, rilevano i due attenti ricercatori di Liverpool, il topo marrone fece la sua comparsa in Europa mezzo secolo dopo la scomparsa spontanea della peste (che essi datano intorno al 1670). E d’altra parte il rapidissimo propagarsi dell’ epidemia come avrebbe potuto essere compatibile con un contagio murino, mediato da topi certamente ostacolati nei loro percorsi dalle barriere naturali dei fiumi, dei monti, dei mari? Il contagio, si afferma, non poté che essere interumano, trasmesso dall’ uomo all’ uomo attraverso le vie di comunicazione transfluviali, transmarine, transalpine….

Giorgio Cosmacini, Boccaccio e Manzoni: Non fu vera peste, Corriere della Sera, 28 agosto 2002

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I guai che potremmo dover affrontare potrebbero essere paragonabili a quelli di chi è incorso nella Peste di Giustiniano o nella Peste Nera, che erano virus del tipo Ebola, non certo batteri (Biology of Plagues: Evidence from Historical Populations, by Susan Scott and Christopher J. Duncan; Stefano Fait, Le ebole, la peste, la Crimea e il gene Ccr5).

Duncan e Scott hanno passato in rassegna la sintomatologia e le ipotesi sull’eziologia delle cronache dei tempi della Peste Nera, scoprendo importanti corrispondenze con la Spagnola, il virus del Nilo occidentale e, ancora più stringenti, con Ebola.

I testi dell’epoca parlano di febbri repentine, seguite da morti altrettanto repentine, con i vasi sanguigni che esplodono, organi interni che si dissolvono e vomito di materia nerastra.

Cosa fecero i nostri avi, per salvarsi, stante il fatto che non erano in grado di rinvenire delle cure? Misero in quarantena i malati e si rinchiusero tra le mura (come fece Milano, che infatti si salvò: ora sarebbe impossibile).

Queste misure funzionarono e il loro successo dimostra che i ratti non avevano alcun ruolo nel contagio, dato che sarebbe stato impossibile far rispettare loro la quarantena.

La buona notizia è che qualcuno, in Europa, ha la possibilità di scamparla anche grazie alle precedenti pestilenze: “Se il dieci per cento degli europei è immune al virus dell’Hiv, ciò è dovuto alle epidemie che si diffusero nel continente in epoche passate….si trattava di epidemie di una febbre emorragica virale e letale che utilizzava il gene Ccr5 per penetrare nel sistema immunitario (v. mutazione CCR5-delta 32). Avvalendosi di modelli computerizzati, i due ricercatori hanno dimostrato come il manifestarsi di questa malattia nel corso della storia abbia fornito la pressione selettiva necessaria – offrendo semplicemente protezione da una morte altrimenti certa – a far aumentare la frequenza di questa mutazione genetica da 1 caso su 20.000 all’epoca della “morte nera”, nel 1347, ai valori odierni di 1 caso su 10. “L’epidemia emorragica non scomparve dopo la grande peste di Londra del 1665-66, ma continuò a dilagare in Svezia, a Copenaghen, in Russia, in Polonia e in Ungheria fino al 1800″, ha concluso il professor Duncan. “Il perdurare dell’epidemia emorragica ha determinato il protrarsi della pressione selettiva sulla [mutazione genetica] ed è per questo che oggi essa si riscontra con la massima frequenza in Scandinavia e in Russia”.

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CONSEGUENZE DI UNA PANDEMIA DI EBOLA PARAGONABILE ALLA PESTE NERA

La peste nera nel Medioevo ha ucciso fino a un terzo della popolazione europea eppure, per chi è sopravvissuto, ha avuto degli effetti positivi. La morte non ha fatto distinzioni tra poveri e ricchi, così i superstiti si sono trovati in possesso di terreni e ricchezze, un’imprevedibile prosperità che, gettata sul mercato da molti di quelli che non riuscivano più a dare un senso alla loro esistenza di miracolati, alimentò un grande boom economico.

Al giorno d’oggi, oltre alla fine dell’austerità e dell’indebitamento (chi riscuoterà?), una nuova peste nera porrebbe fine alla questione demografica, al problema dell’inquinamento di qualunque origine, alla scarsità d’acqua, al depauperamento della fauna ittica, alla deforestazione.

Ci potrebbero però essere anche disastrose conseguenze anche per l’ecosfera (lo preciso per gli animalisti misantropi che dovessero gongolare).

Ad ogni buon conto, è verosimile che l’umanità sia in grado di mettere da parte le divisioni, smetterla di cercare capri espiatori, sbarazzarsi degli psicopatici (senza eliminarli fisicamente) e diventare realmente una grande famiglia, una squadra unita dalla necessità di cavarsela durante e dopo il contagio (specialmente in caso di glaciazione).

Forse, allora, finalmente, si troverà il modo di ostracizzare le personalità psico-sociopatiche, evitando così che ci portino alla rovina.

Se però l’umanità non saprà fare l’indispensabile salto di qualità morale-spirituale, ci ritroveremo nell’eterno ciclo della competizione sfrenata e del bieco sfruttamento dei molti da parte dei pochi che sembra piacere molto ad Alberto Alesina:

Sterminando quasi un terzo della popolazione europea, la peste del XIV secolo ruppe quell’equilibrio fra crescita della produzione e crescita demografica che aveva lasciato quasi invariati per secoli gli standard di vita. Dando maggior valore al lavoro e opportunità di impiego anche alle donne, l’epidemia ridusse stabilmente la natalità, almeno nelle regioni protestanti, rendendo possibile l’accumulazione di capitale…A sostenerlo è Alberto Alesina, economista italiano che insegna alla Harvard University, in un articolo pubblicato su “Science” (“Come la Peste Nera favorì lo sviluppo del capitalismo”, Le Scienze).

Agghiacciante – l’Ice Bucket Challenge come palestra di vanità e sfruttamento

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Quanto guadagnano i dirigenti dell’associazione americana (non profit!!!) per la ricerca sulla SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), quella dei secchi di acqua ghiacciata?

Jane H. Gilbert – President and CEO – $339,475.00
Daniel M. Reznikov – Chief Financial Officer – $201,260.00
Steve Gibson – Chief Public Policy Officer – $182,862.00
Kimberly Maginnis – Chief of Care Services Officer – $160,646.00
Lance Slaughter – Chief Chapter Relations and Development Officer – $152,692.00
Michelle Keegan – Chief Development Officer – $178,744.00
John Applegate – Association Finance Officer – $118.726.00
David Moses – Director of Planned Giving – $112,509.00
Carrie Munk – Chief communications and Marketing Officer – $142,875.00
Patrick Wildman – Director of Public Policy – $112,358.00
Kathi Kromer – Director of State Advocacy – $110,661.00″

http://healthimpactnews.com/2014/als-ice-bucket-challenge-do-you-know-what-you-are-supporting/

1 milione di dollari ai dirigenti.
5 milioni di dollari a malati e famiglie.
6,6 milioni per la ricerca medica.
Mica pizza e fichi!
32% dei costi per sensibilizzare l’opinione pubblica, peccato che nessuno in pratica sapeva di quessta malattia finché alcuni atleti molto celebri non hanno scoperto di avere questa condizione.

Qui ci sono alcuni dati contabili forniti dall’associazione (pp. 13, 14 e 15) – sarebbe interessante vedere come si compongono le varie voci di spesa:
http://web.alsa.org/site/DocServer/annual_report_fye2013.pdf?docID=107222
Ciascuno decida se sono stati spesi bene oppure no (inizio attività 1985; cure = 0; visibilità della malattia = scarsa)

Sapete come finirà? I soldi andranno alle solite grandi case farmaceutiche che immetteranno sul mercato farmaci costosi e brevettati che non cureranno la malattia ma solo i sintomi. Così la gente pagherà due volte per una non-cura, mentre le possibili cure naturali (dieta chetogenica?) saranno ignorate, perché rovinerebbero il grande business.

Cerco di elencare tutte le altre cose che non mi piacciono dell’Ice Bucket Challenge (secchio d’acqua gelata filantropico):
– “essere vanitosi è cool, ragazzi, fatelo anche voi!”
ti versi addosso l’acqua ghiacciata per donare 10 dollari invece di 100 dollari. Non avrebbe più senso che lo sfidante si impegnasse a donare se lo sfidato completa la sfida? Al momento sembra un insulto ai malati, per come la vedo io;
– molte di queste persone NON pagano la loro parte di tasse (in mille modi), contribuendo a far espandere il debito di tutti, ma fanno filantropia esibizionisticamente;
– i 52 milioni di americani che sopravvivono grazie al welfare potrebbero chiedersi come mai in una nazione così ricca ci siano quelli come loro e quelli che si rovesciano addosso un catino d’acqua in un potlatch caritatevole;

10593084_1676229545935058_5825413288262842144_n– Superata quota 50 milioni di dollari non sarebbe ora meglio reindirizzare questa iniziativa verso, per esempio, la prevenzione della malaria, o vale di meno perché chi la subisce è scuro?
– adesso per raccogliere fondi per una causa dovremo sorbirci irritanti catene di sant’antonio delle celebrità?
– Quanti hanno capito cos’è la Sclerosi Laterale Amiotrofica grazie a questa iniziativa, dato che nessuno degli sfidanti si prende il tempo di spiegare perché lo fa (io l’ho capito solo ieri, pur avendo visto il video di Cristiano Ronaldo diversi giorni fa)? La Fornero e Monti?
– Com’è messa una società in cui i video di celebrità che vanno a trovare dei malati non andrebbe mai virale?
– Fatelo contro il fottuto Ebola, visto che gli scienziati si sono lamentati per anni che non riuscivano a trovare i fondi per la ricerca, in quanto malattia africana (e a nessuno gliene fregava niente), mentre SLA raccoglie comunque annualmente qualche milione di euro/dollari;

– Matteo 6,1-4: 1 Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. 2 Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

L'immancabile Lady Gaga

L’immancabile Lady Gaga

 Uno che ha capito e almeno usa questa cosa a fini didattici

10574384_10204125916044212_4510325667963238246_n“Matt Lauer’s challenge, along with that of Martha Stewart and many others, predated Frates’ involvement and had nothing to do with ALS. Rather, it came from a dare that was circulating among a group of pro athletes, including golfer Greg Norman and motorcycle racer Jeremy McGrath. Those who declined the ice bath were compelled to give $100 to charity of the challenger’s choice. (Lauer donated to the Hospice of Palm Beach County.)
[…]
Watch the golfers’ videos and you’ll see the stunt was really just about getting their friends to film themselves doing something dumb for no reason. The charity part was an afterthought.”
http://www.slate.com/blogs/future_tense/2014/08/12/icebucketchallenge_you_don_t_need_an_ice_bucket_to_donate_to_als_research.html

Ebolamania – un nuovo assalto a uno dei più grandiosi sogni umani divenuti realtà

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AGGIORNAMENTO DEL 27 AGOSTO: Questo è un articolo fatto con il culo.

Lo lascio qui perché la gente deve capire che avere un blog è una responsabilità. O scrivi le tue cose dopo che ti sei informato, oppure tanto vale che vai al bar a sparare cazzate.
L’articolo che avrei dovuto scrivere è invece questo:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2014/08/27/stopebolanow-sommersi-o-salvati-le-conseguenze-della-prima-crisi-planetaria-dalla-z-di-zaire-alla-a-di-alesina/

AGGIORNAMENTO OTTOBRE 2014:

http://www.futurables.com/2014/09/08/un-virus-anti-razzista-natale-con-i-tuoi-pasqua-con-ebola/

AGGIORNAMENTO DEL 24 AGOSTO
c’è una questione che continua a riemergere e che mi turba. Il personale medico specializzato che i paesi avanzati hanno inviato in Africa per contenere il virus è stato colpito (decimato?) da Ebola. In teoria questo non doveva succedere, perché tutte le precauzioni del caso dovevano essere state prese.
“Negli ultimi sei mesi dell’epidemia di Ebola, più di 225 operatori sanitari si sono ammalati e quasi 130 hanno perso la vita per la malattia che stavano cercando di contenere”.
http://www.who.int/mediacentre/news/statements/2014/health-worker-ebola/en/
Questa cosa non ha senso, se le modalità di trasmissione di Ebola sono quelle consuete che descrivevo nell’articolo e che lo rendono un candidato improbabile per una pandemia. Quest’Ebola sembra decisamente diverso e molto più bastardo.
E perché l’OMS ha affermato che i due casi nel Congo erano di gastroenterite emorragica, quando tre giorni dopo le autorità sanitarie locali hanno confermato che si tratta di Ebola?
Adesso l’epidemia è arrivata in 5 paesi.
A che gioco sta giocando l’OMS?

E’ possibile che quel che ho scritto in questo articolo non corrisponde al vero. E’ possibile che sia avvenuta una mutazione e che la reale gravità della situazione non ci venga comunicata. In quel caso il traffico aereo dovrà essere sacrificato. Ma ci sono interrogativi ben più gravi a porsi sulla condotta dell’OMS, che in teoria dovrebbe informarci e proteggerci.

*****

Per essere infettati da Ebola occorre un contatto davvero stretto. Dunque, stare semplicemente su un autobus con qualcuno che ha l’Ebola non è un problema. Il virus non si trasmette con le goccioline di saliva. Dunque in teoria sarebbe davvero semplice da contenere

Peter Piot, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, scopritore del virus

http://scienza.panorama.it/salute/Ebola-scienziato-che-scopri-virus-nessun-problema-stare-su-bus-vicino-a-malato

Il virus non si trasmette attraverso tosse e starnuti, stando seduti accanto a qualcuno su un autobus o cose del genere. L’idea che il virus possa in qualche modo mutare e diventare più facilmente trasmissibile da persona a persona attraverso la tosse o gli starnuti è uno scenario hollywoodiano.

Art Reingold, direttore del centro epidemiologico di Berkeley

http://www.vox.com/2014/7/30/5952407/should-you-be-afraid-of-ebola-infectious-disease-global-health

Ebola non rappresenta un rischio. È una malattia difficilmente trasferibile, si contagia con i fluidi del corpo e si manifesta in tre giorni. Quindi, un caso conclamato non può arrivare con un barcone, è molto difficile.

Beatrice Lorenzin, ministro della Salute

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/ebola_febbre_infezione_allarme_oms/notizie/828737.shtml

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non raccomanda alcuna restrizione di viaggio né la chiusura delle frontiere a causa dell’epidemia di ebola in Africa occidentale; e in ogni caso, quand’anche un passeggero contagiato dal virus salisse su un volo, il rischio che gli altri passeggeri vengano contagiati, sarebbe basso. Questo quanto precisato dall’Associazione delle compagnie aeree, Iata.

http://www.agi.it/estero/notizie/ebola_iata_oms_non_raccomanda_stop_voli_rischio_basso-201407311118-est-rt10068

Quello dell’epidemia di Ebola…è un problema che potrebbe colpire profondamente nei prossimi mesi l’aviazione civile. Quelli che vi raccontiamo ora sono modesti segnali, ma il rischio all’orizzonte obiettivamente c’è.

http://www.lastampa.it/2014/07/31/blogs/allacciate-le-cinture/ebola-nuovi-rischi-per-aviazione-civili-compagnia-africana-sospende-i-voli-AJLdHb2Spk9xoU8vLfQ86H/pagina.html

Un conto è monitorare una situazione e prendere le precauzioni nella giusta proporzione; un altro è ingigantire un problema locale e trasformarlo in un allarme mondiale, alimentando lo spettro di una pandemia. Quando ciò accade è consigliabile diffidare. C’è odore di spin ovvero di quelle tecniche che consentono di orientare e talvolta di manipolare l’opinione pubblica. A vantaggio di chi e perché? Sull’aviaria – come dimostrò, tra l’altro, una splendida inchiesta di Sabrina Giannini per Report – a beneficiarne furono una società di ricerca americana, la Gilead Science, a lungo presieduta dall’ex capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, che aveva creato il Tamiflu. E la Roche, come noto, produce e commercializza l’ormai famosissimo antivirale, le cui vendite esplosero. Non si è mai saputo chi fu il regista; ma il film di allora assomiglia assai a quello di oggi, perché diffondere il panico collettivo è meno complicato di quanto si creda. A condizione di coinvolgere le istituzioni, che, spesso inconsapevolmente, garantiscono l’effetto leva. L’operazione richiede: primo, un committente, che resta sempre nell’ombra. Secondo, specialisti della comunicazione che sanno usare a proprio vantaggio le dinamiche della moderna società dell’informazione. Terzo, una prova, vera o apparente: qualche morte sospetta, alcuni contagiati. Quarto, un angosciante mistero: la malattia sconosciuta e capace di evocare paure ataviche come quella dell’influenza spagnola. Finché l’allarme è confinato a una realtà locale, l’opinione pubblica resta quieta; ma non appena un governo o un istituzione internazionale si accorge del problema, il panico inizia a diffondersi e si auto-alimenta…E allora via con comunicati e conferenze stampa, che inviano messaggi spesso contraddittori. Il virus c’è, ma non è grave. Anzi sì, e presenta «potenziale pandemico». Il vaccino manca? Aiuto, ma sta per arrivare; anzi, no e comunque ci sono gli antivirali. La gente è confusa. Meno capisce, più ha paura. Una paura che a qualcuno giova e tanto. Per ragioni che noi, ancora, non sappiamo.

Marcello Foa, L’Oms alza il livello d’allarme. Panico globale costruito ad arte? 30 aprile 2009

http://www.ilgiornale.it/news/l-oms-alza-livello-d-allarme-panico-globale-costruito-ad.html

L’OMS e i responsabili della salute pubblica, i virologi e i laboratori farmaceutici hanno costruito un sistema sull’imminenza della pandemia. Ci sono molti soldi in gioco, reti d’influenza, carriere e intere istituzioni! Ed è bastato che uno dei virus dell’influenza muti per vedere tutta la macchina mettersi in moto. Non pensa che il fatto che l’OMS abbia cambiata la definizione di pandemia sia notevole? La vecchia definizione era “un nuovo virus che si diffondeva velocemente, per cui non si aveva nessuna immunità e che causava un alto numero di malati e un’alta mortalità”. Ora, le ultime due sono state cancellate e con questo cambiamento è stato possibile catalogare l’influenza suina come pandemia.”

Tom Jefferson, epidemiologo, membro della Cochrane Collaboration, «A whole industry is waiting for a pandemic », Der Spiegel, 21 luglio 2009

http://www.spiegel.de/international/world/interview-with-epidemiologist-tom-jefferson-a-whole-industry-is-waiting-for-a-pandemic-a-637119.html

Un paio di settimane fa, alcuni campioni del mortale virus del vaiolo sono stati ritrovati in uno stanzino inutilizzato dei National Institutes of Health (NIH) di Bethesda, nel Maryland. Nella stessa stanza c’erano anche dodici casse e 327 fiale nascoste e dimenticate, contenenti sia i virus che causano febbre dengue e influenza, sia i batteri responsabili della febbre maculata. Solo pochi giorni prima, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), organismo di controllo della sanità statunitense, avevano annunciato che circa 75 dei loro scienziati sono stati inavvertitamente esposti a batteri dell’antrace mentre non indossavano l’equipaggiamento di sicurezza. E ancora: la scorsa settimana, sempre i CDC hanno rivelato che il personale addetto ha maneggiato materiali pericolosi in maniera impropria in almeno quattro occasioni negli ultimi dieci anni: spiccano il caso degli agenti patogeni trasportati in sacchetti di plastica da freezer e quello del campione di influenza aviaria spedito a un laboratorio a bassa sicurezza non equipaggiato per riceverlo.

http://www.nationalgeographic.it/scienza/2014/07/28/news/vaiolo_antrace_nucleare_siamo_davvero_al_sicuro_-2224776/

Osservo nei forum dei maggiori quotidiani l’emergere di un meme insidiosissimo, ben più terribile di Ebola: volare è un privilegio, i rischi che comporta sono eccessivi (epidemie, terrorismo, emissioni di CO2, ecc.) e non c’è nessuno che, in un mondo dotato delle più moderne tecnologie di comunicazione, abbia veramente bisogno di volare, tantomeno per dei viaggi di piacere. Chi insiste nel voler volare dovrà tollerare misure di quarantena di un mese all’arrivo e al ritorno. Si fa strada l’argomentazione che quando la popolazione mondiale era di molto inferiore e la gente trascorreva gran parte della vita nel luogo di nascita, molte infezioni si estinguevano localmente, senza diffondersi a livello planetario.

Dopo i vulcani e il terrorismo, un nuovo assalto ad uno dei più grandiosi sogni umani divenuti realtà: il volo

La verità è che i media stanno grandemente esagerando la gravità del problema e la quarantena globale per combattere l’epidemia di Ebola suggerita da questi disseminatori di memi autoritari (untori) sarebbe del tutto immotivata.

Negli ultimi 5 mesi ci sono stati meno di 2000 casi di Ebola in tutta l’Africa occidentale e la mortalità di quest’ultimo ceppo è del 56%, molto inferiore ai precedenti, ed è la ragione per cui si sta diffondendo, diversamente dai ceppi ultraletali, che si esauriscono molto rapidamente.

Negli ultimi 40 anni lo spauracchio virale del mondo, Ebola, protagonista di innumerevoli film e romanzi, ha ucciso la “miseria” di 2328 persone.

A titolo di paragone, ogni giorno nel mondo muoiono più persone di diarrea (!!!) o di malaria di quante ne siano mai morte di Ebola e nell’Africa subsahariana annualmente muoiono 1 milione e 200mila persone di AIDS. 

Un ulteriore utile confronto a proposito delle più recenti epidemie di panico globale:

suina (14mila morti); aviaria (120 morti); Sars (775 morti); “mucca pazza” (circa 200 morti).

Ogni anno l’influenza stagionale, globalmente, causa la morte di 250mila-500mila persone.

http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs211/en/

I VIAGGI AEREI AIUTANO A PREVENIRE LE PANDEMIE

Se le epidemie globali sono diventate meno probabili è stato, paradossalmente, proprio grazie alla globalizzazione e al traffico aereo e navale. Più le persone si muovono e globalizzano le varie malattie, più l’umanità si immunizza. La famigerata spagnola, che era molto più infettiva di Ebola avrebbe ucciso, ha sterminato il 4-5% della popolazione mondiale, ma al giorno d’oggi la percentuale sarebbe grandemente inferiore.

Le ebole, la peste, la Crimea e il gene Ccr5

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

msBD4amilanesi indistruttibili nei secoli? ;o)


AGGIORNAMENTO 1:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2014/08/27/stopebolanow-sommersi-o-salvati-le-conseguenze-della-prima-crisi-planetaria-dalla-z-di-zaire-alla-a-di-alesina/

AGGIORNAMENTO 2:

http://www.futurables.com/2014/09/08/un-virus-anti-razzista-natale-con-i-tuoi-pasqua-con-ebola/

Scienza è credere all’ignoranza degli esperti…Di tutte le materie, solo la scienza contiene in sé l’insegnamento che è pericoloso credere nell’infallibilità dei più grandi maestri della precedente generazione. Impara dalla scienza che bisogna dubitare degli esperti.
Richard Feynman, Nobel nel 1965

“Nel 1345 si segnalarono i primi casi a Sarai sul Volga meridionale ed in Crimea…Una volta a Caffa – (l’attuale Feodosija o Феодосия, in Crimea), la peste fu introdotta nella vasta rete commerciale dei Genovesi, che si estendeva su tutto il Mediterraneo. A bordo delle navi commerciali che partivano da Caffa nell’autunno del 1347 la peste giunse a Costantinopoli, prima città europea contagiata, e in seguito arrivò a Messina e nel corso dei successivi tre anni contagiò tutta l’Europa fino alla Scandinavia e alla Polonia”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Peste_nera

“Si espande oltre i confini della Guinea Conakry l’epidemia di Ebola che ha già fatto decine di morti nel solo Paese dell’Africa Occidentale. Mentre viene confermato che il caso sospetto di febbre emorragica registrato in Canada non è Ebola, a Conakry le autorità sanitarie cercano di informare la popolazione su come limitare il rischio contagio.
“Ci hanno dato alcune indicazioni, per esempio di evitare il contatto con liquidi organici come l’urina, il sudore, eccetera. Ci hanno inviato questa indicazioni via sms” dice un residente della capitale.
“Dobbiamo ripulire la città per combattere il virus. Bisogna lavorare sodo perché tutti qui temono per la propria vita. Dobbiamo assolutamente mantenere l’igiene” spiega un altro residente.
Due casi di Ebola sono stati confermati in Sierra Leone. Stato di massima allerta anche in Liberia. Complessivamente sono 95 i casi di febbre emorragica provocata dal virus ebola riscontrati dall’inizio dell’anno nei 3 Paesi africani: 67 delle persone contagiate sono morte.
I primi casi di Ebola erano comparsi nel Sud della Guinea, al confine con Costa d’Avorio, Liberia e Sierra Leone. Poi il virus si è propagato alla capitale trasformandosi a tutti gli effetti in un’epidemia”.
http://it.euronews.com/2014/03/26/ebola-contagio-anche-in-sierra-leone-e-liberia/

Non c’è nessun nesso, è solo un pretesto per tornare a parlare dell’eziologia della Peste Nera e lo faccio perché mentre i media italiani sono troppo provinciali per curarsi di certe cose, BBC e France24 lo fanno e sta notizia, sentita ieri sera, dell’“Ebola”, che però non è proprio Ebola, ma è una qualche misteriosa febbre emorragica – o una “grave forma malarica” (???????????????) –, mi ha colpito.

Si fa confusione tra batteri e virus:
“Un gruppo di ricerca dell’università canadese MacMaster ha sequenziato il dna del batterio della peste bubbonica responsabile della pandemia del 541. Tra i risultati di questa ricerca – pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet – c’è soprattutto la scoperta che il ceppo di tale virus non ha causato le terribili epidemie successive come quella della Peste Nera (1348) che ridusse del 60% la popolazione europea”
http://www.notizienazionali.net/notizie/scienza-e-tecnologia/2575/sequenziato-il-dna-della-peste-bubbonica

Virus, che sono tutti, senza eccezione, delle entità biologiche parassite [v. psicopatici, NdR]… non avendo le caratteristiche della cellula non sono considerati neppure degli esseri viventi, visto che non hanno un metabolismo proprio, non hanno membrana citoplasmatica (assolutamente fondamentale per qualsiasi cellula) si riproducono in maniera diversa…il metabolismo nei virus è assente sin quando non trovano una cellula ospite da infettare, che perderà il ‘controllo’ delle proprie azioni e verrà usata dal virus per replicare altri esemplari del virus stesso…”
https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20071022042732AAZyX1R

“Rimane quindi un mistero in che modo il batterio – di norma residente nei ratti, che non vengono colpiti dalla malattia – abbia accumulato le mutazioni necessarie per infettare gli esseri umani e provocare la patologia”
http://www.repubblica.it/scienze/2014/01/29/news/batterio_peste_bubbonica-77210815/

Un mistero solo per chi è ancora convinto che si tratti di un’infezione batterica e non, come è più probabile, virale, che si trasmette per via aerea, anche nello spazio.
“Se la teoria della peste come virus del tipo Ebola è corretta, allora il mondo potrebbe essere a rischio pandemico”.
http://www.nature.com/scitable/blog/viruses101/could_the_black_death_actually

“Alcuni studi hanno anche suggerito che la peste di Giustiniano fosse un virus influenzale
http://www.smithsonianmag.com/articles/bubonic-plague-family-tree-sheds-light-on-risk-of-new-outbreaks-180949498/#HdyBoB7WjbC1fHUx.99

“Dopo 10 anni di ricerche in Inghilterra, un archeologo – Barney Sloane – smonta la tesi ufficiale sulla disseminazione della peste attribuita alle pulci ed ai ratti. Anzi, si chiede se fosse davvero peste: “La mortalità continuò a salire per tutto un inverno molto rigido, quando le pulci non avrebbero potuto sopravvivere, e non vi è alcuna prova di un numero sufficiente di ratti” – “nei siti accanto al Tamigi, in cui è stata scaricata la maggior parte dei rifiuti della città i ratti avrebbero dovuto brulicare, e sono luoghi in cui il terreno fradicio conserva eccellentemente i resti organici, invece abbiamo trovato pochi ratti neri” – “Dovremmo poter trovare grandi ammassi di ratti morti, ma non ci sono. E tutte le prove che ho esaminato suggeriscono che la peste si diffuse troppo velocemente rispetto alla spiegazione tradizionale di una trasmissione dai topi e dalle pulci” – “non è affatto certo che tipo di malattia fosse, se era veramente la peste bubbonica
http://www.guardian.co.uk/world/2011/aug/17/black-death-rats-off-hook

L’ipotesi è che abbiano ragione quelli che sostengono che la Morte Nera fosse un virus emorragico (del tipo Ebola, Marburg e delle altre febbri emorragiche) e non un batterio (yersinia pestis), data la tipologia della sua espansione, non legata alla diffusione del Rattus rattus e Rattus norvegicus (assente in Islanda – cf. storico Gunnar Karlson – e raro nella zone rurali inglesi, che furono invece colpite ferocemente), la sua impressionante resistenza al freddo e caldo (le pulci non sopportano le temperature estreme e i climi troppo secchi, come l’inverno scandinavo e l’estate mediterranea, periodi in cui invece la Morte Nera imperversava) il periodo di incubazione molto lungo, la trasmissione rapidissima tra esseri umani e invece lentissima nelle pestilenze moderne imputate con certezza al batterio yersinia pestis (a dispetto dei mezzi di trasporto di massa), la sintomatologia, contagiosità e mortalità (3% contro oltre il 90%) sensibilmente diverse da quelle delle pestilenze moderne (es. Canton) e i risultati delle analisi molecolari compiute su dei campioni raccolti in fosse comuni in Francia, Italia, Inghilterra e Danimarca – dove è assente il batterio della peste, che è invece presente in altre sepolture non associate alla Morte Nera o alla Peste di Giustiniano (inoltre in altre fosse comuni dell’epoca della Morte Nera, in Scozia sono state trovate spore di antrace).
http://www.newscientist.com/article/dn4149-case-reopens-on-black-death-cause.html
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2630035/
http://black-death-revisited.org/

Il profilo genetico della yersinia pestis medievale europea non differisce sostanzialmente da quello orientale moderno, ben poco temibile.
http://www.nature.com/nature/journal/v478/n7370/full/nature10549.html

Per dar conto delle incongruenze i difensori dell’ipotesi yersinia pestis hanno chiamato in causa un’altra malattia che si è sovrapposta e diffusa parallelamente (mi pare una “spiegazione” po’ troppo conveniente, à la Dr. House):
http://books.google.it/books?id=yw3HmjRvVQMC&printsec=frontpage&redir_esc=y

“La peste nera non deriva dai topi, ma da un virus contagioso che potrebbe tornare in ogni momento. Lo sostengono nel libro Biologia delle Pesti due ricercatori dell’ Università di Liverpool, Gran Bretagna. Per secoli si era creduto che la peste bubbonica, capace di uccidere in 5 giorni dalla comparsa dei sintomi e che nel Medio Evo ha decimato la popolazione europea, fosse stata trasmessa da una specie di ratti. I due epidemiologi britannici, Susan Scott e Christopher Duncan, hanno invece scoperto che la peste deriva da un virus, che è lontanamente correlato a quello di Ebola che disintegra gli organi e li riduce in poltiglia”.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/21/la-peste-puo-tornare.html

“…due ricercatori dell’ università di Liverpool, Susan Scott e Christopher Duncan, autori del saggio Biology of Plagues pubblicato dalla Cambridge University Press. La loro tesi è che la peste del 1347-48, quella descritta dal Boccaccio nel Decamerone, e le pesti successive, fino a quella del 1630-31 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, non furono pesti vere, cioè malattie epidemico-contagiose dovute – come fin qui s’è creduto – al bacillo denominato Yersinia pestis in onore del suo scopritore, il medico svizzero Alexandre Yersin che ne dimostrò la presenza nel materiale infetto durante l’epidemia di Hong-Kong del 1894. Le tesi, rivoluzionaria, è fondata su criteri clinici e su rilievi di epidemiologia, biologia molecolare e modellistica informatica. Essa colloca «il quadro delle pesti europee in una nuova cornice». Anzitutto ricordiamo che, com’è noto, la peste arrivò in Europa dall’Asia per la via del mare: entrò da Sud, dalla Sicilia, recata da navi genovesi importanti grano dalle terre bagnate dal Mar Nero, e dall’ Italia dilagò a macchia d’ olio nel continente fino all’ Inghilterra e ai Paesi scandinavi. Fu un’immane moria, che stroncò le vite di 30 milioni di europei (su una popolazione complessiva di 100 milioni). Clinicamente la malattia fu caratterizzata da febbre alta, fetore corporeo, sbocchi di sangue, macchie emorragiche sulla pelle, tumefazioni ghiandolari (bubboni): un quadro, affermano Scott e Duncan, che non è affatto specifico della peste da bacillo di Yersin, ma è proprio di altre malattie, del passato e del presente, che ebbero o hanno caratteristiche analoghe e analogo decorso iperacuto con esordio improvviso. Si tratta di malattie vecchie e nuove come l’ influenza «spagnola» del 1918, l’ Aids prima maniera, la malattia da virus Ebola: malattie, come si vede, non bacillari, ma virali. La peste che esordì in Europa nel basso Medioevo fu dunque dovuta a un virus? Di quella peste il Boccaccio e i testimoni coevi – medici e cronisti – descrivono l’andamento repentino, i decessi fulminei, i contagi immediati (cioè i contatti apparentemente da uomo a uomo). Non si parla né di topi (ospiti di prima scelta del bacillo di Yersin) né di pulci (vettrici del bacillo); si pensò che tale omissione fosse dovuta al fatto che pulci e topi erano una presenza quasi fisiologica in una società, come quella medievale, a corto d’igiene individuale e collettiva. Ma, rilevano i due attenti ricercatori di Liverpool, il topo marrone fece la sua comparsa in Europa mezzo secolo dopo la scomparsa spontanea della peste (che essi datano intorno al 1670). E d’altra parte il rapidissimo propagarsi dell’ epidemia come avrebbe potuto essere compatibile con un contagio murino, mediato da topi certamente ostacolati nei loro percorsi dalle barriere naturali dei fiumi, dei monti, dei mari? Il contagio, si afferma, non poté che essere interumano, trasmesso dall’ uomo all’ uomo attraverso le vie di comunicazione transfluviali, transmarine, transalpine….”
Giorgio Cosmacini
http://archiviostorico.corriere.it/2002/agosto/28/Boccaccio_Manzoni_Non_vera_peste_co_0_0208285619.shtml

“Alcuni biologi dell’Università di Liverpool, nel Regno Unito, hanno pubblicato un nuovo studio dal quale risulta che, se il dieci per cento degli europei è immune al virus dell’Hiv, ciò è dovuto alle epidemie che si diffusero nel continente in epoche passate. Gli scienziati sanno da tempo che queste persone sono portatrici di una mutazione genetica (del gene chiamato Ccr5) che impedisce al virus dell’Hiv di penetrare nel loro sistema immunitario. A sconcertarli è stato il fatto che l’Hiv è comparso solo di recente e quindi non può aver fatto aumentare la frequenza della mutazione fino ai livelli elevati che si riscontrano oggi in alcune parti d’Europa. Tuttavia, un nuovo studio condotto da Christopher Duncan e Susan Scott attribuisce la grande diffusione della mutazione al fatto che essa previene il contagio anche da un’altra malattia virale mortale che ha devastato l’Europa in passato. Secondo il professor Duncan, “Il fatto che la […] mutazione sia limitata all’Europa sta ad indicare che le epidemie del Medio Evo hanno svolto un ruolo fondamentale nell’aumento della frequenza della mutazione. Anche queste epidemie rimasero confinate all’Europa, si protrassero per oltre 300 anni ed ebbero un tasso di mortalità del 100 per cento”. Mentre alcuni storici hanno cercato di sostenere che le varie epidemie che si diffusero in Europa nelle epoche passate erano focolai di peste bubbonica, che è una malattia batterica, il professor Duncan e la dottoressa Scott hanno dimostrato che in realtà si trattava di epidemie di una febbre emorragica virale e letale che utilizzava il gene Ccr5 per penetrare nel sistema immunitario (v. mutazione CCR5-delta 32). Avvalendosi di modelli computerizzati, i due ricercatori hanno dimostrato come il manifestarsi di questa malattia nel corso della storia abbia fornito la pressione selettiva necessaria – offrendo semplicemente protezione da una morte altrimenti certa – a fare aumentare la frequenza di questa mutazione genetica da 1 caso su 20.000 all’epoca della “morte nera”, nel 1347, ai valori odierni di 1 caso su 10. “L’epidemia emorragica non scomparve dopo la grande peste di Londra del 1665-66, ma continuò a dilagare in Svezia, a Copenaghen, in Russia, in Polonia e in Ungheria fino al 1800″, ha concluso il professor Duncan. “Il perdurare dell’epidemia emorragica ha determinato il protrarsi della pressione selettiva sulla [mutazione genetica] ed è per questo che oggi essa si riscontra con la massima frequenza in Scandinavia e in Russia”.
http://www.marketpress.info/StoNotiziario_det.php?art=19301&pag=3&g=20050314

Virus cosmici

http _jux-user-files-prod.s3.amazonaws.com_2012_12_29_21_44_38_655_0._Jia_Hao_TWAN_best_night_sky_pictures_2012_comet_australia

Brueghel_trionfodellamorte

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

So soltanto che bisogna fare quello che occorre per non essere più un appestato, e che questo soltanto ci può far sperare nella pace, o, al suo posto, in una buona morte.

Albert Camus, La Peste

Dopo Elenin (2011), nel 2013 potremo vedere ben due comete molto importanti. La seconda potrebbe essere più luminosa della luna piena e visibile di giorno.

http://www.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=285341&rubrica=22

[La scoperta di nuove comete è sempre stato considerato un evento raro. Non è più così raro. Solo ad ottobre 2012:

http://remanzacco.blogspot.co.nz/2012_10_01_archive.html]

Settembre 2012: la Food and Drug Administration approva un antibiotico contro la peste

http://www.cbsnews.com/8301-504763_162-57424217-10391704/antibiotic-for-plague-approved-by-the-fda/

Giugno 2012: Il Department of Health and Human Services (HHS) ha assegnato i contratti per la creazione di tre nuovi centri con il compito di rispondere alla minaccia di future pandemie e attacchi biologici. Avranno sede nel Maryland, North Carolina e Texas, e saranno consorzi accademico-industriali il cui ruolo sarà quello di accelerare lo sviluppo e la produzione di vaccini e farmaci in caso di minaccia biologica. […] i centri saranno in grado di produrre il 25% dei vaccini anti-pandemici entro quattro mesi dal manifestarsi di un focolaio. Le infrastrutture saranno realizzate entro il 2014 o il 2015.

http://blogs.nature.com/news/2012/06/us-launches-three-biodefense-centres.html

Aprile 2012: La Food and Drug Administration approva un farmaco percurare e prevenirela peste mentre il governo si affanna ad accumulare  scorte di trattamento per la malattia mortale

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2137172/FDA-approves-Levaquin-treat-plague.html

Quando il clima diventa più umido, la peste può aggravarsi, secondo un nuovo studio che rivela perché la peste si è accanita più nella Cina del nord rispetto a quella del sud. I risultati suggeriscono anche che il cambiamento climatico potrebbe comportare pestilenze più virulente nel nord della Cina e nel Nord America.

http://www.livescience.com/14580-climate-change-worse-plague-black-death.html

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Per Edward Wright, il trasferimento atmosferico di agenti patogeni responsabili delle epidemie è, se non un dato di fatto storicamente documentato storica, almeno una possibilità molto realistica e preoccupante. […]. “I ricercatori hanno scoperto che la biosfera della Terra si estende a quote molto più alte di quanto precedentemente sospettato”, dice Wright, “fino a 100mila metri o più.” Infatti, migliaia di specie microbiche sono state trovate negli strati superiori dell’atmosfera, viaggiando a quote di migliaia di chilometri. Il più studiato “ponte atmosferico” è quello tra il Nord Africa e i Caraibi. Ogni anno, fino a un miliardo di tonnellate di polvere viene sollevato dai venti del Sahara, assieme ad un milione di batteri per grammo di sabbia: enormi quantità di biomassa che si mettono in viaggio […]. Questa sorprendente biosfera potrebbe rappresentare qualcosa di più di una semplice curiosità microbiologica: “L’atmosfera potrebbe servire come sistema di trasporto globale di organismi che causano malattie“, osserva Wright.

http://www.wired.com/wiredscience/2012/05/microbes-at-the-edge-of-space/

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Dopo 10 anni di ricerche in Inghilterra, un archeologo – Barney Sloane – smonta la tesi ufficiale sulla disseminazione della peste attribuita alle pulci ed ai ratti. Anzi, si chiede se fosse davvero peste: “La mortalità continuò a salire per tutto un inverno molto rigido, quando le pulci non avrebbero potuto sopravvivere, e non vi è alcuna prova di un numero sufficiente di ratti” – “nei siti accanto al Tamigi, in cui è stata scaricata la maggior parte dei rifiuti della città i ratti avrebbero dovuto brulicare, e sono luoghi in cui il terreno fradicio conserva eccellentemente i resti organici, invece abbiamo trovato pochi ratti neri” – “Dovremmo poter trovare grandi ammassi di ratti morti, ma non ci sono. E tutte le prove che ho esaminato suggeriscono che la peste si diffuse troppo velocemente rispetto alla spiegazione tradizionale di una trasmissione dai topi e dalle pulci” – “non è affatto certo che tipo di malattia fosse, se era veramente la peste bubbonica

http://www.guardian.co.uk/world/2011/aug/17/black-death-rats-off-hook.

Mattia Bernardo Bagnoli, “Così la grande cometa portò la Morte Nera in tutta Europa” – Tuttoscienze – Inserto de La Stampa (n° 1316 – 12 marzo 2008)

La famigerata epidemia di Peste Nera, che flagellò l’Europa tra il 1347 e il 1352, divorando circa un terzo della popolazione, non sarebbe stata causata dai ratti – o meglio, dalle pulci, che dai topi passarono agli uomini, contagiandoli – bensì da alcuni corpi celesti piovuti sulla Terra. Comete o asteroidi, insomma, che causarono una serie di disastri climatici, segnati da siccità e alluvioni, terremoti e incendi incontrollabili, sbalzi violenti delle  temperature e morie di massa di animali. L’ipotesi cosmica della più celebre pandemia di tutti i tempi è frutto delle approfondite ricerche di Mike Baillie, professore all’università di Belfast, autorità indiscussa nel campo della dendrologia, la scienza che studia le piante e i loro rapporti con l’ambiente. Sono state proprio le informazioni celate negli anelli degli alberi, infatti, a suggerirgli un’inquietante possibilità: molti avvenimenti chiave nella storia umana degli ultimi 10 mila anni potrebbero essere il frutto di cataclismi naturali di origine extraterrestre.

La teoria è illustrata in «Exodus to Arthur: Catastrophic Encounters with Comets» e in «New Light on the Black Death: the Cosmic Connection».

Professore, qual è l’indizio numero uno che l’ha spinta a questo clamoroso cambiamento di prospettiva?

«Mi faccia cominciare da una considerazione. Se c’è un punto su cui gli studiosi sono concordi, è che la caratteristica principale della Morte Nera può essere riassunta in due manifestazioni: un contagio rapidissimo e un indice di mortalità del tutto anormale, tra il 30 e il 50%».

E quindi?

«Fino a oggi gli storici si sono limitati ad applicare modelli di ricerca“tradizionali” per cercare di capire l’origine di quell’epidemia così letale. E hanno proposto la teoria dei topi. Che, però, si scontra con molte delle testimonianze del tempo. Per esempio una sostiene che “l’atmosfera si era d’un tratto corrotta”. Eppure si tratta di indizi del tutto trascurati. Insomma, io sono convinto che i cronisti del tempo non abbiano inventato semplici allegorie per cercare di spiegare il diffondersi del contagio, ma che stessero descrivendo qualcosa di molto reale».

Vale a dire?

«Si tratta degli effetti prodotti dall’incontro ravvicinato, o dallo scontro, con una cometa o un meteorite: furono questi la causa scatenante, sebbene non unica, di quell’ondata micidiale di peste. Quando lei mi chiede l’indizio numero uno, le rispondo che tutto è nato quasi per caso».

Racconti.
«All’inizio il mio team voleva costruire una cronologia che coprisse un arco di 7400 anni attraverso lo studio degli anelli delle querce inglesi e irlandesi.
L’obiettivo era “controllare” le datazioni ottenute con il radiocarbonio. Man mano che le ricerche proseguivano, mi resi conto che gli alberi sembravano rivelare unanimemente lo scatenarsi di una serie di cataclismi naturali, che hanno colpito il pianeta negli ultimi millenni».

Quando?
«Nel 2354, nel 1628, nel 1159, nel 208 prima di Cristo e nel 540 dopo Cristo. Si tratta dell’ultimo anno della guerra gotico-bizantina in Italia e i documenti narrano di un altro flagello di peste, che costò la vita a milioni di persone e che fu il preludio del Medio Evo, l’epoca oscura».

Questa pestilenza e quella del 1347-1352 sono quindi «registrate» dalle querce inglesi e irlandesi che lei ha studiato?

«Esatto, ma non solo. Verso la metà degli Anni 90 la comunità dei dendrologi si accorse che lavoravo a teorie considerate un po’ strane e da tutto il mondo iniziai a ricevere un’immensa quantità di dati. E così scoprii che gli eventi del 540 e del 1348 mostrano una serie sorprendente di riscontri nella cronologia degli alberi della Mongolia, del Sud America, del Nord America, dell’Australia e, naturalmente, dell’Europa. Avvenne “qualcosa” di talmente potente da influenzare il clima del pianeta e sconvolgerlo.

Ed è singolare che due tra le pestilenze più violente mai registrate nella storia dell’uomo siano documentate da diversi elementi oggettivi».

Quali?
«Oltre agli anelli degli alberi, ci sono i campioni di ghiaccio in Groenlandia: è in questi che si sono rilevate dosi massicce di ammoniaca e nitrati e suggeriscono che siamo di fronte a eventi di scala globale. E allora mi misi a controllare i libri di storia per cercare altre conferme. Ma, incredibilmente, non è stata la storia a darmi soddisfazione. E’ stata la mitologia».

Che cosa ha scoperto?

«Questi eventi sembrano aver lasciato forti tracce nelle mitologie di diverse epoche e di diversi luoghi e sembrano avere legami con i fenomeni extraterrestri. Un esempio sono le vicende dell’Esodo, quelle delle piaghe dell’Egitto, o il cataclisma del 540 d.C., che – racconta Procopio – trascinò l’Europa in una profonda crisi. Le tracce che ho raccolto nei miti, nei documenti, negli alberi e nei campioni di ghiaccio rivelano che i fatti del 540 e quelli del 1348 sono simili e suggeriscono un’origine ambientale di questi flagelli: cataclismi scatenati, con ogni probabilità, dall’impatto di comete o asteroidi o da un passaggio ravvicinato con la nostra orbita. Solo uno studio multidisciplinare potrà dirci come andarono veramente le cose».

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La cosa è tecnicamente possibile, come si spiega qui:

http://www.scribd.com/doc/59893206/Comets-and-Contagion-Evolution-and-Diseases-From-Space.

E, più recentemente, qui:

http://www.amazon.com/Biological-Bang-Panspermia-Origins-Life/dp/0982955227

http://www.space.com/11478-alien-life-bacteria-hypergravity.html

http://www.dailygalaxy.com/my_weblog/2011/07/the-ultimate-space-travelers-microbes-survive-millions-of-years-traveling-in-space.html.

http://www.space.com/13401-cosmic-star-dust-complex-organic-compounds.html.

“Nel 2005, gli scienziati militari dell’Istituto di Patologia di Washington, DC, hanno riesumato il virus del 1918 da corpi che erano stati conservati nel suolo perennemente ghiacciato dell’Alaska. Hanno presto scoperto che un virus completamente nuovo si era combinato con il vecchio virus, scambiando e ricombinando dei geni, creando un ibrido che ha trasformato i ceppi del virus dell’influenza in forme molto più letali e patogene. Hanno anche confermato che il virus dell’influenza spagnola del 1918 è nato in cielo, prima di infettare gli uccelli per poi diffondersi e proliferare tra gli esseri umani”.

http://journalofcosmology.com/Panspermia10.html

L’ipotesi è che abbiano ragione quelli che sostengono che la Morte Nera fosse un virus emorragico (del tipo Ebola, Marburg e delle altre febbri emorragiche) e non un batterio (yersinia pestis), data la tipologia della sua espansione, non legata alla diffusione del Rattus rattus e Rattus norvegicus (assente in Islanda – cf. storico Gunnar Karlson – e raro nella zone rurali inglesi, che furono invece colpite ferocemente), la sua impressionante resistenza al freddo e caldo (le pulci non sopportano le temperature estreme e i climi troppo secchi, come l’inverno scandinavo e l’estate mediterranea, periodi in cui invece la Morte Nera imperversava) il periodo di incubazione molto lungo, la trasmissione rapidissima tra esseri umani e invece lentissima nelle pestilenze moderne imputate con certezza al batterio yersinia pestis (a dispetto dei mezzi di trasporto di massa), la sintomatologia, contagiosità e mortalità (3% contro oltre il 90%) sensibilmente diverse da quelle delle pestilenze moderne (es. Canton) e i risultati delle analisi molecolari compiute su dei campioni raccolti in fosse comuni in Francia, Italia, Inghilterra e Danimarca – dove è assente il batterio della peste, che è invece presente in altre sepolture non associate alla Morte Nera o alla Peste di Giustiniano (inoltre in altre fosse comuni dell’epoca della Morte Nera, in Scozia sono state trovate spore di antrace).

http://www.newscientist.com/article/dn4149-case-reopens-on-black-death-cause.html

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2630035/

http://black-death-revisited.org/

Il profilo genetico della yersinia pestis medievale europea non differisce sostanzialmente da quello orientale moderno.

http://www.nature.com/nature/journal/v478/n7370/full/nature10549.html

Per dar conto delle incongruenze i difensori dell’ipotesi yersinia pestis hanno chiamato in causa un’altra malattia che si è sovrapposta e diffusa parallelamente (mi pare una “spiegazione” po’ troppo conveniente):

http://books.google.it/books?id=yw3HmjRvVQMC&printsec=frontpage&redir_esc=y

“La peste nera non deriva dai topi, ma da un virus contagioso che potrebbe tornare in ogni momento. Lo sostengono nel libro Biologia delle Pesti due ricercatori dell’ Università di Liverpool, Gran Bretagna. Per secoli si era creduto che la peste bubbonica, capace di uccidere in 5 giorni dalla comparsa dei sintomi e che nel Medio Evo ha decimato la popolazione europea, fosse stata trasmessa da una specie di ratti. I due epidemiologi britannici, Susan Scott e Christopher Duncan, hanno invece scoperto che la peste deriva da un virus, che è lontanamente correlato a quello di Ebola che disintegra gli organi e li riduce in poltiglia”.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/07/21/la-peste-puo-tornare.html

“…due ricercatori dell’ università di Liverpool, Susan Scott e Christopher Duncan, autori del saggio Biology of Plagues pubblicato dalla Cambridge University Press. La loro tesi è che la peste del 1347-48, quella descritta dal Boccaccio nel Decamerone, e le pesti successive, fino a quella del 1630-31 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, non furono pesti vere, cioè malattie epidemico-contagiose dovute – come fin qui s’è creduto – al bacillo denominato Yersinia pestis in onore del suo scopritore, il medico svizzero Alexandre Yersin che ne dimostrò la presenza nel materiale infetto durante l’epidemia di Hong-Kong del 1894. Le tesi, rivoluzionaria, è fondata su criteri clinici e su rilievi di epidemiologia, biologia molecolare e modellistica informatica. Essa colloca «il quadro delle pesti europee in una nuova cornice». Anzitutto ricordiamo che, com’è noto, la peste arrivò in Europa dall’Asia per la via del mare: entrò da Sud, dalla Sicilia, recata da navi genovesi importanti grano dalle terre bagnate dal Mar Nero, e dall’ Italia dilagò a macchia d’ olio nel continente fino all’ Inghilterra e ai Paesi scandinavi. Fu un’immane moria, che stroncò le vite di 30 milioni di europei (su una popolazione complessiva di 100 milioni). Clinicamente la malattia fu caratterizzata da febbre alta, fetore corporeo, sbocchi di sangue, macchie emorragiche sulla pelle, tumefazioni ghiandolari (bubboni): un quadro, affermano Scott e Duncan, che non è affatto specifico della peste da bacillo di Yersin, ma è proprio di altre malattie, del passato e del presente, che ebbero o hanno caratteristiche analoghe e analogo decorso iperacuto con esordio improvviso. Si tratta di malattie vecchie e nuove come l’ influenza «spagnola» del 1918, l’ Aids prima maniera, la malattia da virus Ebola: malattie, come si vede, non bacillari, ma virali. La peste che esordì in Europa nel basso Medioevo fu dunque dovuta a un virus? Di quella peste il Boccaccio e i testimoni coevi – medici e cronisti – descrivono l’andamento repentino, i decessi fulminei, i contagi immediati (cioè i contatti apparentemente da uomo a uomo). Non si parla né di topi (ospiti di prima scelta del bacillo di Yersin) né di pulci (vettrici del bacillo); si pensò che tale omissione fosse dovuta al fatto che pulci e topi erano una presenza quasi fisiologica in una società, come quella medievale, a corto d’igiene individuale e collettiva. Ma, rilevano i due attenti ricercatori di Liverpool, il topo marrone fece la sua comparsa in Europa mezzo secolo dopo la scomparsa spontanea della peste (che essi datano intorno al 1670). E d’altra parte il rapidissimo propagarsi dell’ epidemia come avrebbe potuto essere compatibile con un contagio murino, mediato da topi certamente ostacolati nei loro percorsi dalle barriere naturali dei fiumi, dei monti, dei mari? Il contagio, si afferma, non poté che essere interumano, trasmesso dall’ uomo all’ uomo attraverso le vie di comunicazione transfluviali, transmarine, transalpine….

Giorgio Cosmacini

http://archiviostorico.corriere.it/2002/agosto/28/Boccaccio_Manzoni_Non_vera_peste_co_0_0208285619.shtml

Alcuni biologi dell’Università di Liverpool, nel Regno Unito, hanno pubblicato un nuovo studio dal quale risulta che, se il dieci per cento degli europei è immune al virus dell’Hiv, ciò è dovuto alle epidemie che si diffusero nel continente in epoche passate. Gli scienziati sanno da tempo che queste persone sono portatrici di una mutazione genetica (del gene chiamato Ccr5) che impedisce al virus dell’Hiv di penetrare nel loro sistema immunitario. A sconcertarli è stato il fatto che l’Hiv è comparso solo di recente e quindi non può aver fatto aumentare la frequenza della mutazione fino ai livelli elevati che si riscontrano oggi in alcune parti d’Europa. Tuttavia, un nuovo studio condotto da Christopher Duncan e Susan Scott attribuisce la grande diffusione della mutazione al fatto che essa previene il contagio anche da un’altra malattia virale mortale che ha devastato l’Europa in passato. Secondo il professor Duncan, “Il fatto che la […] mutazione sia limitata all’Europa sta ad indicare che le epidemie del Medio Evo hanno svolto un ruolo fondamentale nell’aumento della frequenza della mutazione. Anche queste epidemie rimasero confinate all’Europa, si protrassero per oltre 300 anni ed ebbero un tasso di mortalità del 100 per cento”. Mentre alcuni storici hanno cercato di sostenere che le varie epidemie che si diffusero in Europa nelle epoche passate erano focolai di peste bubbonica, che è una malattia batterica, il professor Duncan e la dottoressa Scott hanno dimostrato che in realtà si trattava di epidemie di una febbre emorragica virale e letale che utilizzava il gene Ccr5 per penetrare nel sistema immunitario. Avvalendosi di modelli computerizzati, i due ricercatori hanno dimostrato come il manifestarsi di questa malattia nel corso della storia abbia fornito la pressione selettiva necessaria – offrendo semplicemente protezione da una morte altrimenti certa – a fare aumentare la frequenza di questa mutazione genetica da 1 caso su 20.000 all’epoca della “morte nera”, nel 1347, ai valori odierni di 1 caso su 10. “L’epidemia emorragica non scomparve dopo la grande peste di Londra del 1665-66, ma continuò a dilagare in Svezia, a Copenaghen, in Russia, in Polonia e in Ungheria fino al 1800”, ha concluso il professor Duncan. “Il perdurare dell’epidemia emorragica ha determinato il protrarsi della pressione selettiva sulla [mutazione genetica] ed è per questo che oggi essa si riscontra con la massima frequenza in Scandinavia e in Russia”.

http://www.marketpress.info/StoNotiziario_det.php?art=19301&pag=3&g=20050314

Se le cose stanno così, i governi che approvano ed acquistano antibiotici e vaccini inutili starebbero facendo l’ennesimo favore alle case farmaceutiche, a spese dei contribuenti:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/12/terrorismo-sanitario-e-vaccinazioni-di.html

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/12/vaccini-vaccinazioni-vaccate-il-dibattito-e-aperto/

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