Da un Trentino sociopatico a un Trentino socio-terapeutico

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Ulisse alla corte di Alcinoo di Francesco Hayez

SABATO 5 DICEMBRE 2015 ORE 9.15
DIBATTITO IN SALA CIRCOSCRIZIONE PIEDICASTELLO
VIA VERRUCA NUMERO 1 — TRENTO
Il futuro del PD visto da:
Donata Borgonovo Re, consigliera PD del Trentino
Mattia Civico, consigliere PD del Trentino
Michele Nicoletti, deputato PD
Violetta Plotegher, assessora regionale PD Trentino-Sudtirol

I passaggi che mi hanno colpito di più:

• non si prendono a schiaffi le minoranze;
• i diritti dei più forti non devono tracimare;
• trentino come laboratorio socioculturale di trasparenza, qualità dei servizi, legalità, protezioni avanzate, efficienza;
• manca un’idea motivante che ci unisca e che ci spinga a migliorarci;
• chi sta in politica ha il dovere di provare a rimuovere gli ostacoli che frustrano le aspirazioni dei cittadini, non promuovere una visione del mondo in cui ciascuno deve guadagnarsi il diritto di vivere dignitosamente;
• politica che dà il cattivo esempio, con prepotenze esibite quasi con orgoglio;
• servizievoli senza essere servi, leali senza essere subalterni e senza tradire i principi fondanti;
• la ragioneria non basta a costruire futuri desiderabili;
• il potere dev’essere responsabile e mai volgare;
• viviamo in un mondo inutilmente crudele, avido ed egoista;
• dire la verità fa bene alla salute e garantisce un futuro alla comunità;
• Dobbiamo smettere di aver paura di sbagliare. Occorre concederci la possibilità di commettere degli errori e di correre dei rischi (Donata Borgonovo Re a proposito dello stallo del PD locale);

Per leggere le mie considerazioni sul Trentino psicopatico e il Trentino psicoterapeutico, rimando all’articolo completo, su Medium

Da un Trentino sociopatico a un Trentino socio-terapeutico

Autonomia patriarcale – uomini che ignorano le donne

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Come i pesci danno per scontata l’acqua, così i maschi non si rendono conto di nuotare in un ambiente ferocemente maschilista. Se trascorressero qualche mese da donna forse lo capirebbero…
Per costruire una reale autonomia serve una reale sovranità
http://www.futurables.com/2015/08/30/star-trek-la-giornata-dellautonomia-e-il-tridentum-la-futura-valuta-trentina/
e la morte dell’assetto patriarcale, che si è dimostrato estremamente funesto per il genere umano e contraddice il principio di uguaglianza che dovrebbe ispirare le repubbliche.

E’ arrivato il momento di affidare l’organizzazione dell’evento a una donna (consapevole) e di avere una donna (consapevole) come presidente della provincia autonomia di Trento e di Bolzano.
Peggio degli uomini non potranno fare. Provare per credere!

Donne zero. Era già successo l’anno scorso, Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re l’avevano fatto notare in giunta. «Ormai è organizzata, per l’anno prossimo vedremo di rimediare», fu la risposta. Alla festa 2015 nulla è cambiato, e questa volta l’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari (Pd) ha deciso di farsi sentire: «Ho scritto la scorsa settimana, nel mio ruolo di assessora, ai tre presidenti Dorigatti, Rossi e Gianmoena, dicendo che trovo discutibile che su nove relatori non abbiano trovato neanche una competenza femminile, dentro o fuori le istituzioni, in grado di parlare dell’autonomia. E ce ne sono». «L’autonomia – incalza Ferrari – si difende anche con il contributo delle cittadine trentine, è un patrimonio di tutti, questa assenza è irrispettosa e non sensata. Per questo ho deciso di non essere presente, per segnalare la distanza da una scelta di questo tipo». «Nessuno ci ha coinvolto nell’organizzazione, io ho appreso del programma dall’invito. E l’impressione è che l’autonomia sia considerata appannaggio maschile».

Ha declinato l’invito anche l’ex assessora Donata Borgonovo Re, che ha preso carta e penna e ha scritto al presidente Dorigatti: «Non parteciperò a questi due momenti perché ignorano totalmente il fatto che l’autonomia è un patrimonio di uomini e donne», spiega la consigliera Pd. «Già l’anno scorso io e la collega Ferrari l’avevamo fatto presente, questa volta c’è bisogno di stigmatizzare. Trovo sconcertante che non sia stata invitata nemmeno la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo, ma è possibile che chi organizza due momenti istituzionali non abbia individuato nemmeno un profilo femminile in grado di dire qualcosa di interessante? Abbiamo un giudice di Corte Costituzionale, per dire. Invece sembra che l’autonomia sia una cosa da uomini».
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/09/02/news/autonomia-di-soli-uomini-le-donne-disertano-la-festa-1.12021356

«Il patrimonio dell’Autonomia appartiene alle trentine e ai trentini. Non si capisce se per leggerezza o in maniera del tutto intenzionale, visto che è il secondo anno che ciò accade, si sia scelto di ritagliare un ruolo solo di spettatrici alle donne per le cerimonie in programma venerdì e sabato, 4 e 5 settembre».

Claudia Loro, responsabile delle politiche di genere della Cgil del Trentino e Giovanna Weber, responsabile del coordinamento donne delle pensionate di via Muredei, ritengono assolutamente ingiustificabile la scelta compiuta dalla Provincia di escludere donne dal tavolo dei relatori e dalla cerimonia per la festa nella Giornata dell’autonomia.

«Non è certo in questo modo che si costruisce un Trentino in cui donne e uomini hanno uguali diritti e uguale possibilità di intervento. Auspichiamo che s’interrompa questo modo di fare, soprattutto in considerazione delle importanti partite che andranno definite in questa legislatura».
https://www.ladige.it/news/politica/2015/09/02/giornata-autonomia-senza-donne-cgil-attacca-provincia-ingiustificabile

GUARDIAMO AL LATO POSITIVO DELLA QUESTIONE: 10-20 anni fa non ci sarebbe stata alcuna ribellione di due politiche di primo piano (Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re), che hanno deciso di disertare le celebrazioni come forma di protesta.
L’Adige non avrebbe neppure menzionato la cosa.

IL MONDO STA CAMBIANDO. PERFINO IL TRENTINO CAMBIA!

La signora delle 10500 preferenze e il nuovo Trentino

Twitter [non in italiano]

Verso un mondo nuovo su Facebook [in italiano]

Web Caffè Bookique [in italiano]

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Il mio attivismo pro-Donata Borgonovo Re è cominciato in tempi non sospetti, oltre un anno fa

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/14/donata-borgonovo-re-presidente-del-trentino-nel-2013-la-mia-scelta-per-un-mondo-nuovo/

Ci sono stati momenti di sconforto e momenti di “estasi”, come spesso accade quando l’individuo si dona a una causa più grande di lui (senza sospendere il necessario distacco critico, perché io e DBR abbiamo background diversi).

Donata, tenendo fede al suo nome, ha incarnato questa causa.

Impara insegnando e insegna imparando; guida chiedendo indicazioni; è sensibile ma determinatissima e coraggiosa.

È il tipo di persona che voglio vedere in politica. Il tipo di persona che può cambiare le cose in meglio.

Non si è accontentata di vincere, ha stravinto. 10543 preferenze.

Comincia una nuova epoca politica per il Trentino. Ora gli elettori sanno che “si può fare”. Lo faranno di nuovo.

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10500 voti per 1750 euro: come fare meglio, con meno

Ora, io non ho scritto il mio desiderio su quell’albero. Non c’era spazio per i pensieri lunghi ;o)

Desidero un Trentino nuovo, un nuovo Trentino che si contrapponga a una Mega-Macchina infermale che ci vuole divorare
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/10/24/candidati-trentini-dite-la-verita-agli-elettori-il-loro-mondo-sta-per-cambiare-e-non-possiamo-tirare-a-campare/

Può una piccola comunità resistere agli assalti dei mercati e di chi li governa?

No. Solo un povero stolto o un ingannatore potrebbe rispondere affermativamente.

I piccoli vengono mangiati, in un mondo organizzato in modo tale da favorire i potenti senza scrupoli.

Il Trentino (come l’Alto Adige) non ha alcuna chance.

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E allora? E allora occorre far rete al più presto, perché non voglio essere ingurgitato.

Ugo Rossi è un unificatore, o almeno si considera tale. Ammira Helmut Kohl.

Ho grande stima per chi unisce l’umanità e mi batto contro di chi la divide. Ho scritto un libro con questo chiodo fisso in testa
http://www.raetia.com/it/shop/item/1567-contro-i-miti-etnici.html
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/22/contro-i-miti-etnici-alla-ricerca-di-un-alto-adige-diverso-un-libro-preveggente/

E sto continuando questa battaglia, con ogni mezzo.

La regione Trentino Alto Adige si è fatta strumento di pace e riconciliazione, all’interno e all’esterno, e potrà consolidare questo ruolo dando vita a coordinamenti più ampi di comunità.

Non basta agire localmente e pensare globalmente, è giusto difendere e valorizzare ciò che è locale, restando però consci del fatto che se non facciamo rete tutto diventerà molto più difficile. Parlo di una rete che trascenda la matrix sociopatica dei mercati e di un modello di “sviluppo” che è involutivo, poiché ci lascia sempre meno tempo per riflettere e sempre meno spazio per sperimentare alternative, essendo all’insegna dell’hybris, della tracotanza.

Abbiamo bisogno di una comunità che ragioni in termini planetari, di interesse generale dell’umanità, dell’ecosfera e delle generazioni future.

Non abbiamo bisogno di sottomettere gli altri e non abbiamo bisogno di separarci dagli altri.

Se l’idea di villaggio globale o famiglia umana ci spaventa perché sembra fare il gioco di chi accarezza l’idea di “un pianeta, un sistema” (mors tua, vita mea), non c’è problema: possiamo comunque esplorare modi di allearci, federativamente, con chi si oppone, non solo a parole, a questo tipo di futuro. Tenendo a mente che l’unione fa la forza e “uno per tutti, tutti per uno”.

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La pace si costruisce con una comunità che non sia coriacea, che non abbia ispessito la sua pelle come una corazza, che attraversi la vita “senza pelle”, senza filtri, per sentire il piacere ma anche il dolore degli altri, il peso delle ingiustizie, il calore degli affetti, per comprendere intimamente il significato della regola d’oro “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” e per capire che siamo tutti, realmente, sulla stessa barca.

Più chiaramente percepiamo, più siamo partecipi delle vicende del pianeta e della civiltà umana, più la nostra assunzione di responsabilità si riverbera, ha ramificazioni planetarie, fa comunità su scala globale. Fa la pace.

Questo è il Trentino che desidero e so di non essere il solo a volerlo realizzare.

Al momento parrà utopico, tra non molto sembrerà l’unica via di uscita (“follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”).

Il Trentino dalla monarchia alla repubblica

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I palazzi dei re sono stati eretti sulle rovine delle dimore del paradiso terrestre

Thomas Paine, “Senso comune”

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I decreti del destino guidano chi è consenziente, e trascinano chi non lo è.

Seneca

C’è una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo, e questa è un’idea il cui momento è ormai giunto.

Victor Hugo

Dov’è la Vita che abbiamo perduto vivendo?

Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?

Dov’è la sapienza che abbiamo perduto informandoci?

T.S. Eliot, La Rocca

L’insicurezza che certamente appartiene al nostro tempo va secondo me interpretata in senso positivo, come un segno di speranza: essa infatti ci rende più modesti, più aperti, più disponibili nei confronti degli altri, meno esposti ai rischi di un appiattimento o imbolsimento spirituale (intellettuale). Chi trova il coraggio di costruire la propria esistenza nel mare mosso dell’incerto riuscirà più facilmente a trovare il proprio spazio nel presente di chi invece tenta di gettare l’ancora verso i lidi di epoche passate.

Alexander Langer

Il passato è degno di rispetto e riconoscimento, non di venerazione. È nel futuro che troveremo la nostra grandezza.

Pierre Trudeau

I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all’altezza della situazione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo emanciparci.

Abraham Lincoln

Questo è il tempo che ci è dato, abbiamo la responsabilità di dare risposte alle esigenze di questo tempo.

Aldo Moro

Cercando di prendere il più possibile e dare il meno possibile, che fine abbiamo fatto?

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O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda.

Corano, 49.13

Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!

Genesi

Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questo.

Gesù il Cristo

Tutti i doveri dell’uomo e del cittadino derivano da questi due principi impressi dall’Autore della natura nel cuore dell’uomo: non fate ad altri quel che non vorreste fatto a voi; fate in ogni occasione agli altri quel bene che vorreste per voi

Costituzioni di Bologna, di Napoli, delle Repubbliche Cispadana, Cisalpina e Romana (1796-1799)
[cf. Donata Borgonovo Re, “Le quattro stelle della Costituzione”]

Tutti gli uomini sono creati uguali, essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, come la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità

Dichiarazione di Indipendenza americana

Libertà, uguaglianza, fratellanza

Motto della repubblica francese

Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità
Art. 29 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948)

Me ne importa, mi sta a cuore. E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”.
don Lorenzo Milani Lettera ai giudici (1965)
[cf. Donata Borgonovo Re, “Le quattro stelle della Costituzione”]

Che società abbiamo costruito? Che modelli di relazione tra esseri umani abbiamo adottato?
Donata Borgonovo Re
http://donataborgonovore.com/2013/05/25/ogni-liberta-si-accompagna-a-responsabilita/

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Il mio diritto di vivere a lungo e sempre al riparo dalla paura della morte; la mia libertà di fare come mi pare, incurante delle rivendicazioni altrui; la mia illimitata capacità di accumulare ricchezze ed esperienze piacevoli.

Alla faccia delle interpretazioni arbitrarie!

La felicità come la intendeva Jefferson non era quella edonistico-consumistica, era la gratificazione che deriva dal poter vivere senza che un tiranno ti imponga come lo devi fare. Il diritto alla vita era il diritto di non esserne privato dall’arbitrio di qualcuno, o vedersela trasformata in inferno a causa di schiavitù e persecuzioni. Era ed è il diritto a vivere come soggetto – padrone del suo destino, capitano della sua animae non come oggetto alla mercé di qualcuno. La libertà non era licenziosità e non era neppure tutto ciò che rimane una volta che è stato garantito il massimo margine di sicurezza possibile. Libertà era ed è la facoltà di esprimere liberamente il proprio potenziale ed essere trattato da adulto, non da minorenne, minorato o automa.

Anche la promesse della rivoluzione francese sono state disattese. La libertà è diventata sinonimo di prevaricazione; l’uguaglianza sinonimo di omologazione tribale e modaiola o di uniformità del modello socioeconomico (“non ci sono alternative”); la fratellanza è diventata quella degli ultras sportivi e/o politici.

Questi principi sono stati travisati, deturpati e separati, per neutralizzarli e far tornare indietro le lancette dell’orologio della storia, senza che la gente comune se ne avvedesse o ci desse troppo peso. Così non siamo più individui sovrani e ci troviamo a vivere in una società della sorveglianza, del materialismo, del precariato cronico, della competizione senza quartiere, dei mercati e dei potentati che stabiliscono la misura dei diritti sociali e civili che ci possono essere concessi (e non più riconosciuti, come dovrebbe essere).

Non viviamo più in una società costituzionale in cui le libertà autorizzano il potere, ma in una in cui il potere autorizza le libertà (più o meno, dipende…) e in cui i cittadini possono, di fatto, “scegliere” di vivere in una condizione di virtuale servaggio. Una cosa che, in precedenza, accadeva nel resto del mondo, non qui, e che perciò ci importava poco o punto.

Che fine abbiamo fatto?
Ne valeva la pena?

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Le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà. La preghiera che implora un particolare rendiconto è viziosa. La preghiera è la contemplazione degli eventi della vita dal punto di vista più elevato. Ė il soliloquio di un’anima che percepisce ed esulta. Ma la preghiera usata come mezzo per ottenere un soddisfacimento privato è un furto e una meschinità. Essa suppone dualismo e non Unità nella natura e nella coscienza. Quando l’uomo sarà uno con Dio, allora non implorerà più, ma trasformerà ogni preghiera in azione.

Ralph Waldo Emerson

La polarità, o azione e reazione, noi la incontriamo in ogni settore della natura; nelle tenebre e nella luce; nel calore e nel freddo; nel flusso e riflusso delle acque; nel maschio e nella femmina; nell’ispirazione e nell’espirazione di piante ed animali; nelle sistole e diastole del cuore; nella gravità centrifuga e centripeta; nell’ondulazione dei fluidi del suono; nell’elettricità, nel galvanismo e nell’affinità chimica.

R.W. Emerson

Lontano da ciò che attira e trascina sta quello che io Sono,

Se ne sta divertito, compiacente, compassionevole, ozioso, unitario,

Dentro e fuori del gioco, osservandolo e meravigliandosi.

Walt Whitman

Che cosa pensate che io voglia suggerirvi in cento modi,

Se non che uomo e donna sono buoni come Dio?

E che non vi è alcun Dio più divino di voi stessi?

E che questo è ciò che alla fine significano i miti più antichi e più nuovi?

Walt Whitman

Nessuno può fare esperienza per un altro, nessuno;

Nessuno può progredire per un altro, nessuno!

Walt Whitman

Io vedo nuove combinazioni – io vedo la solidarietà tra le razze;

Io vedo la Libertà, completamente armata e vittoriosa, e molto fiera,

Con la Legge da un lato, e la Pace dall’altro,

Una Triade stupenda, che si schiera contro l’idea di Casta.

Walt Whitman

Fratelli coltelli, parenti serpenti, la rana e lo scorpione e le altre fiabe del Pd trentino

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https://twitter.com/stefanofait

Il banco decisivo sarà, per il Trentino, quello delle elezioni del prossimo autunno dove dalla capacità o meno di affrontare i problemi concreti del governo della comunità, quelli così efficacemente elencati dal «gruppo dei trentatre» e richiamati da Raffaelli nel suo intervento sull’Adige

Vincenzo Calì

Un’altra chiave ce la dà Donata Borgonovo Re che si candida a governare il Trentino perché “spinta dagli amici e tirata dai parenti”…Più illuminante ancora è la chiave che ci offre Vincenzo Calì che propone alla Borgonovo Re di fare una lista dichiaratamente di opposizione: esattamente il compito del primo partito del Trentino. Altro che sparigliare! Sospettavamo di una certa subalternità nella sinistra, ma una definizione così compiuta e definitiva entrerà nei libri di testo…C’è un ribaltamento ingiusto: i protagonisti veri, i militanti che cercano di fare il partito tutti i giorni sul lavoro e nel proprio ambiente; i dirigenti (magari scelti con voto) che lavorano sottotraccia per dare strumenti e aiutare la crescita collettiva; le persone senza voce né ascolto che lavorano o no, ma sperano di avere un futuro e sono in apprensione…questi non si vedono o sono accusati di non aver fatto il socialismo. I protagonisti vocianti, quegli sugli scudi – propri e degli altri – quelli che sanno come fare: loro sono il nuovo che rompe la stagnazione della palude. E’ un mondo ribaltato, il Novecento è rottamato: allora erano i “congiurati” che lavoravano nell’ombra”.

Giorgio Rigotti, Santa Massenza

http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=2792#sthash.lDygvO7q.AQHUErv6.dpuf

Il giocattolo si è rotto e qualcuno l’ha presa male.

Tanto è tragicomica la situazione nel PD trentino che tutti sentono di essere le vittime, i giusti, i migliori, gli integri, i lucidi, le formiche, la sostanza, gli umili, i silenti, i responsabili, i traditi, ecc. E tutti ci danno giù con sciabola: “O con noi o contro di noi”, “o lui o me”, “via tutti”, “via voi, invece”, ecc.

Mancano poche settimane al voto e gli animi si stanno infiammando invece di placarsi.

Donata Borgonovo Re, che pure aveva avuto un atteggiamento distensivo e aveva suggerito a Zeni di essere più diplomatico, di tener conto dei rapporti di forza e dell’opportunità di lavorare assieme e convincere altri della bontà delle loro idee, si è beccata la scudisciata di Giorgio Rigotti, pubblicata sul blog di Michele Nardelli.

Non mi è francamente chiaro perché tutte le parti in causa continuino a professarsi amici. Se un amico mi trattasse come si trattano tra di loro penserei: “Dio mi guardi dagli amici, che ai nemici ci penso io”.

Verminaio, nido di serpi o sbandamento morale e cognitivo passeggero?

Se il Pd vuole perdere altri consensi deve assolutamente continuare così, dando il peggio di sé e tirando fuori il peggio da tutti o quasi: insulti, ripicche, insinuazioni, gelosie, meschinità, ostracizzazioni, pugnalate alle spalle, esternazioni incaute, ecc.

Tanto poi si può sempre dare la colpa alla stampa locale (lo fa anche Berlusconi e la cosa sembra aver funzionato a lungo).

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E allora?

Qualcosa si sta muovendo, la sconfitta ha ridato slancio a chi vuole il cambiamento all’interno del centrosinistra trentino.

Dopo le elezioni arriverà la fase costituente provinciale e regionale (riforma dello statuto).
http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=2791

Ci saranno state le elezioni tedesche, che stanno congelando le attività europee ed internazionali. Ci saranno le conseguenze della crisi egiziana, che potrebbero essere colossali: Suez, Israele, petrolio.

http://www.politicaresponsabile.it/temi/78/dopo-morsi.html

Insomma, il Pd locale non potrà continuare a procrastinare. Ci saranno delle scelte importanti da fare che andranno al di là delle sorti personali e che richiederanno di mettere assieme le buone idee e le buone pratiche di tutti, indipendentemente dal loro orientamento e peso politico.

A quel punto il Pd dovrà decidere se pensa di avere qualcosa da imparare da Borgonovo Re e da Zeni – e non continuiamo a chiamarlo ex studente di DBR: sono passati degli anni – oppure se sono corpi estranei, presenze ingombranti.

È la scelta tra evoluzione e involuzione.

Purtroppo se si continua così, con uno scontro sempre più feroce, l’automatica chiusura a riccio dei duellanti rischia di far pendere la bilancia dalla parte dell’involuzione prima ancora che sia stata valutata adeguatamente la posta in gioco, che è enorme.

È enorme, ma manca la capacità di pensare l’avvenire, nell’ordine dei 20-30 anni futuri, quasi che le proposte di Trentino 33 fossero delle provocazioni e non un’opportunità di dibattito. Se ne è discusso sui giornali, i politici ne hanno approfittato per farsi vedere, poi è calato il sipario. Sayonara Mario Raffaelli. È stato tutto molto bello e interessante, tante buone cose, adesso però qui abbiamo da fare. E se magari eviti di muovere critiche sui quotidiani locali è meglio.

Questa è l’impressione che uno ricava leggendo la stampa locale, navigando la rete, nei forum, sui blog dei politici.

Ma nelle visioni a corto raggio, nella mancanza d’ambizione, nel traccheggiamento, tutto è fragile e precario e non c’è alcuna speranza di unire gli sforzi della cittadinanza, infonderle speranza, curare il cinismo, il fatalismo, l’accidia, spronarla a fare meglio.

Non vorrei che il declino del Pd trentino portasse con sé il declino del Trentino.

Il partito che si disse trasparente, e un bel giorno svanì

 

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https://twitter.com/stefanofait

…Dunque la paura del cambiamento, qualunque sorpresa, qualunque incognita possa riservarci il futuro, è per la sinistra un indugio mortale. Ogni pigrizia conservatrice, dentro la sinistra e dentro le sue parole, parla prima di tutto di quella paura. Compresa la paura di sbilanciarsi, di dire cose azzardate, di sembrare stravaganti o ingenui o imprecisi. La paura dell’errore intellettuale. Ma per dire qualcosa di sinistra sarà obbligatorio, di qui in poi, ricominciare a rischiare. Chi si ferma è perduto. E chi tace acconsente.

Michele Serra

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Se poi si calcolano i soli voti validi, centrosinistra e centrodestra rappresentano meno di 20 milioni di “aventi diritto”, cioè poco più del 40% degli italiani. Le coalizioni guidate da Pd e Pdl hanno perso in cinque anni qualcosa come 12 milioni di elettori, per effetto dell’emorragia che ha colpito soprattutto i due principali partiti: il Pd, che ne ha smarriti quasi 3 milioni e mezzo, con una flessione del proprio “capitale elettorale” vicina al 30%, e soprattutto il Pdl, la cui euforia si spiega solo con il precedente terrore della scomparsa, e che in queste elezioni ha perso quasi 6 milioni e mezzo di voti.
Marco Revelli sulla vocazione minoritaria dei partiti di maggioranza relativa

„Una lettera drammatica. Il frutto di un lungo travaglio: la conclusione di un percorso politico diventato negli ultimi anni sempre più accidentato”. Così Sardinia Post racconta le dimissioni di Valentina Sanna, presidente dell’assemblea regionale (il ‘parlamentino’ del Pd sardo), che ha annunciato al segretario Silvio Lai la decisione di lasciare il Partito democratico da dirigente e anche da militante.“ “Lascio questo Pd”, scrive Sanna al segretario regionale “perché, pur con il rispetto verso le tante persone che ho cercato di rappresentare con dignità e onestà e verso le quali resta immutata la vicinanza, la stima e la disponibilità a un lavoro comune, non mi riconosco affatto in chi lo governa realmente a livello nazionale e regionale“.

http://www.today.it/rassegna/valentina-sanna-dimissioni-pd.html

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La strategia elettorale del PD trentino:

– blocca le candidature di Borgonovo Re e Zeni alle primarie interne del PD perché sono “divisive” (= non coalizionali, ossia non sufficientemente centriste) e perché il loro appeal è urbano mentre bisogna prendere voti anche nelle valli;

– seleziona un candidato coalizionale, Olivi, che rappresenta la continuità e può prendere voti anche nelle valli;

– presentati alle primarie di coalizione del centrosinistra e scopri che Olivi perde nelle valli, e nelle città non riesce a recuperare perché l’affluenza è imbarazzante: 705 voti a Pergine, 3807 a Trento, 1261 a Rovereto, 557 ad Arco, 265 a Riva del Garda: questa è la misura della Waterloo del Pd trentino, incapace di mobilitare perfino il suo zoccolo duro;

prenditela con il sindaco di Rovereto, che era in ferie programmate da prima che si stabilisse la data delle primarie, anche se a Trento, dove il sindaco ha fatto campagna elettorale per Olivi, l’astensione è stata in proporzione anche maggiore;

– prenditela con quei candidati che volevano discontinuità: «Ora saranno contenti i girotondini delle primarie interne! non capitatemi a tiro perché potrei far male!»;

– lamentati di doverti presentare alle elezioni provinciali con un leader in cui ti riconosci, anche se era “coalizionale”: “Rossi entra nel cortile. In pochissimi tra i democratici gli stringono la mano, «ci mancherebbe altro», sono le parole smozzicate tra delusione e rabbia”;

ripudia le primarie perché è colpa loro se i cittadini non approvano i candidati prescelti (anzi, è colpa degli elettori se non vogliono scegliere la continuità);

Alcuni esponenti del PD trentino contrari alla continuità credono che il partito possa essere riformato. Io sono molto più pessimista. Quel che avverto è la assoluta convinzione che quella imboccata sia la strada giusta, o comunque l’unica percorribile, e che se non viene premiata dall’elettorato è perché i cittadini non possiedono abbastanza informazioni per capirlo. Se sapessero quello che sanno i dirigenti del PD, apprezzerebbero certe scelte scomode ma realistiche.
Posso dirlo con cognizione di causa, avendo seguito il dibattito interno: il PD trentino è un partito molto più cinico ed elitario di quel che si potrebbe credere e di quel che vorrebbe credere. Per questo non può essere realmente democratico. Ogni sconfitta elettorale lo allontana dall’elettorato, lo spinge a rinchiudersi sempre più nella sua fortezza di “progressismo realista”, dietro il paravento del “non ci sono alternative” e del “destra e sinistra sono concetti superati”. E’ stato infettato dal cinismo e dall’hybris e non è più chiaro se potrà mai ammettere che, in fondo, non rispetta gli elettori che hanno smesso di votarlo e in parte li disprezza, o comunque attende solo che capiscano i loro errori e ritornino sui loro passi.
E’ un circolo vizioso che lo sta spingendo a fondo e che, lungi dal contrastare le tendenze paternalistiche della Provincia Autonoma di Trento, incentiva una modalità di intendere le relazioni tra governanti e cittadini che favorisce i leviatani tecnocratici (e misantropici), che sanno meglio delle persone comuni cosa sia meglio per loro.

tze-tze-blog-grillobest practice da tenere a mente anche a livello partitico

“Il Partito democratico si fonda precisamente su due equivoci culturali, quelli che lo rendono ab origine una forza politica del tutto inservibile per qualsivoglia riforma (e tutt’al più utile per alcune controriforme): la pretesa di essere al tempo stesso liberisti e socialdemocratici, da un lato; e quella di essere laici e filoconfessionali, dall’altro. Questo determina l’impasse, poi l’immobilità, via via fino al rigor mortis.

[…]

Il governo del non-fare, che in questo momento occupa la plancia del Titanic facendo finta di pilotare, ha in organico una ministra la cui designazione può significare una cosa sola: ius soli. Ma lo ius soli non potrà mai essere finché si ha la necessità di abbozzare con gli alleati di governo e di normalizzare certi avversari impresentabili. Di stare cioè tutti insieme appassionatamente sul transatlantico.

Così come non si potrà mai avere una legge decente sulla fecondazione eterologa, né i matrimoni gay ormai approvati in tutto il mondo occidentale, né l’attuazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza (attualmente disattesa grazie alla presenza dell’80 per cento di obiettori di coscienza negli ospedali italiani), né la riduzione dei finanziamenti alle scuole private paritarie confessionali in favore del rifinanziamento della scuola pubblica… se si deve tenere buona la propria componente confessionalista cattolica.

I sedicenti democratici non possono scegliere tra gli operai e Marchionne, tra lo stato laico e la chiesa, tra la libertà e la discriminazione, perché hanno deciso che tutto si può tenere assieme, che il conflitto può essere negato, e di questa negazione hanno fatto la propria ragione sociale. Ma è una ragione sociale fallata, che infatti ha prodotto una débâcle clamorosa. Un partito che era nato con tre obiettivi: sconfiggere Berlusconi, diventare maggioritario, fare le riforme, è riuscito a mancarli tutti. Date le premesse, le cose non sarebbero potute andare diversamente.

http://www.internazionale.it/opinioni/wu-ming/2013/07/15/il-partito-del-non-senso/

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Un profetico Piergiorgio Cattani: “cronologia di un disastro” (maggio 2013)

In questo modo, con tutta probabilità, il Partito Democratico non avrà il candidato presidente. Ma questo è un particolare completamente insignificante, perché ormai il giudizio politico è irrevocabile: il PD è sempre gregario, in quanto strutturalmente incapace di assumere autentiche responsabilità di governo e meno che mai di imprimere alcuna svolta. Anzi, non ci pensa nemmeno: per la nomenclatura sono gli organigrammi (dettaglio secondario per i cittadini) ad essere il faro di ogni pensiero, di ogni azione.

Gli elettori hanno dimostrato, vedi i recentissimi risultati elettorali, nel resto dell’Italia come a Pergine, di essere sia apertissimi al nuovo, sia in parte significativa ancora attaccati al partito, cosa che però non è detto si ripeta in ottobre. Il fallimento cronico della sinistra è infatti ora conclamato e non si intravedono possibilità di cambiamento in tempi brevi“.

http://www.questotrentino.it/qt/?aid=13898

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Un profetico Piergiorgio Cattani (giugno 2013)

Gli autonomisti hanno già vinto. Aumenteranno di certo i loro voti, magari avranno il candidato presidente. La loro però è una vittoria politica e culturale di lungo periodo“.

Borgonovo Re a 4 stelle – presentazione del suo ultimo libro

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I believe in humanity. We are an incredible species. We’re still just a child creature, we’re still being nasty to each other. And all children go through those phases. We’re growing up, we’re moving into adolescence now. When we grow up — man, we’re going to be something!

Gene Roddenberry

Il giorno 19 aprile ad ore 15 la dott.ssa Donata Borgonovo Re presso l’aula magna dell’Università della terza età in Piazza S. Maria presenterà il libro da lei scritto “Le quattro stelle della costituzione”.

“La nostra Costituzione è la più bella del mondo. I Padri Costituenti, che erano politici, hanno scritto una cosa immensa, grandiosa, che ci salva”
Roberto Benigni

«La Costituzione “illumina e riscalda” persino quando è lontana dall’essere realizzata; anzi, è proprio in questo caso che la sua luce si fa più forte, indicando la giusta direzione al nostro cammino di cittadini nella società democratica e nelle istituzioni repubblicane». Donata Borgonovo Re, costituzionalista, ha esplorato la Carta fondamentale della Repubblica italiana dalla parte dei cittadini, anche sulla scorta della sua esperienza di difensore civico. Ne è nato questo manuale per una cittadinanza responsabile, imperniato su quattro parole-chiave, le quattro stelle polari della Costituzione, e dunque della nostra convivenza nazionale e della buona politica: democrazia, sovranità, solidarietà, eguaglianza.

La costituzionalista Donata Borgonovo Re, con una predilezione per il lavoro educativo e un’esperienza sul campo da difensore civico, racconta quella che è stata definita la più bella Costituzione del mondo attraverso quattro parole-chiave e interpretando con originalità e passione civile grandi autori come De Tocqueville, Bobbio, Calamandrei, Dossetti.
Proviamo ora a immaginare la democrazia come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Costituzione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l’armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la democrazia si prende cura”. “Eguaglianza e solidarietà – scrive ancora Donata Borgonovo Re – connotano il nostro essere persona in relazione, il nostro essere sociale e, attraverso di noi, connotano la più ampia dimensione pubblica investendo noi e ogni organo della Repubblica della medesima responsabilità. Quella di fare della nostra democrazia una casa accogliente per tutti”.

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”

http://www.il-margine.it/i_libri/in_preparazione/le_quattro_stelle_della_costituzione

P.S. “Proviamo ora a immaginare l’umanità come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Creazione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l’armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la natura/lo spirito si prende cura”

Femminicidio

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La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia

Marcela Lagarde, antropologa

“Il termine sembra astratto ma se si legge ognuna di queste vite si capisce come siano diverse e come siano simili i loro assassini”

http://temi.repubblica.it/micromega-online/femminicidio-la-spoon-river-delle-donne/

“Ricordo che ero ragazzina quando mia madre mi spiegò che quel giorno veniva abolito il delitto d’onore, ed era solo il 1981. Ed era ancora come fosse ieri, che mia nonna materna si infilò guanti e cappello, guardò il marito in poltrona e gli comunicò: “Io vado a votare”. Era il 1946 ed era la prima volta che era autorizzata a farlo. Da poco, veramente da pochi anni, noi donne stiamo faticosamente cercando di autodeterminare la nostra vita, sia nel lavoro sia nel privato e questo cambiamento epocale ha alterato in modo irreversibile la relazione tra uomini e donne, portando un comprensibile disorientamento tra chi per anni aveva goduto di un potere di scelta totale all’interno della coppia”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/21/siamo-persone-non-beni-di-proprieta/388866/

Massimo Gramellini, La Stampa del 15/11/2012: Savita è una giovane dentista indiana che abita in Irlanda con il marito Praveen, ingegnere. Aspetta un bambino da quattro mesi quando si presenta in ospedale. Ha dolori atroci alla schiena e la possibilità concreta di perdere, insieme col figlio, la vita. Al termine di una notte di scelte non facili, chiede ai medici di interrompere la gravidanza. Le rispondono che l’Irlanda è un Paese cattolico dove, finché si sente battere il cuore del feto, non è possibile interrompere niente. Savita non è irlandese e non è cattolica, ma deve stare alle regole. Soffrire. Aspettare. Il 23 ottobre il cuore del feto si ferma e i medici lo asportano, ma è troppo tardi. Il 28, a una settimana esatta dal ricovero, Savita muore di setticemia nell’ospedale universitario di Galway: in piena Irlanda, in piena Europa, in pieno ventunesimo secolo.  

Mi ostino a sperare che questa storia sia falsa o almeno incompleta. Che fra il comportamento dei medici cattolici e il decesso della dentista indiana non ci sia il nesso che traspare dalla denuncia dell’Irish Times, confermata dal marito della vittima e ripresa dai principali network del mondo. Ma l’idea che le religioni – associazioni di uomini mosse dal più nobile degli afflati, quello spirituale – possano ispirare comportamenti fanatici, superstiziosi e sostanzialmente ottusi non ha purtroppo bisogno di conferme: è sotto i nostri occhi ogni istante, in ogni angolo del mondo. Mai come oggi abbiamo bisogno di spiritualità. Mai come oggi non abbiamo bisogno di fanatici, questi esseri sfocati che vivono di testa e di viscere, avendo dimenticato che in mezzo c’è un cuore.

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È morta la giovane 23enne vittima di uno stupro di gruppo, che ha suscitato un’ondata di reazioni in tutta l’India: ricoverata in un ospedale di Singapore, le sue condizioni erano disperate. Era stata violentata, picchiata e torturata su un autobus di New Delhi lo scorso 16 dicembre. A causa della violenza subita, aveva riportato un arresto cardiaco, infezioni ai polmoni e all’addome, oltre a un grave trauma cranico. Ieri una ragazza di 17 anni si è tolta la vita, dopo aver subito uno stupro di gruppo il 13 novembre scorsoi genitori sperano che la morte della figlia porterà un futuro migliore per le donne a New Delhi e in tutta l’India

http://www.repubblica.it/esteri/2012/12/28/news/india_in_fin_di_vita_ragazza_stuprata_da_branco-49555220/

Questa povera ragazza non solo è stata brutalmente violentata da 6 uomini. È stata picchiata in testa con una sbarra di ferro e le hanno danneggiato irreparabilmente gli organi interni con la suddetta sbarra. Un abominio, un abominio non ignoto nel “civile” Occidente, dove si sono usate anche bottiglie di vetro rotte.

[In India] è la vittima che deve subire l’onta e l’ostracismo sociale”, ha dichiarato Ranjana Kumari, direttore del Centro di Delhi per la Ricerca Sociale e membro della commissione nazionale per i diritti delle donne. “Non può sposarsi, per esempio. Questo farà in modo che lo stupratore si vergogni [sic!]. Non gli sarà possibile ottenere un posto di lavoro, o un posto dove vivere e sarà tagliato fuori dalla società. Si tratta di un potente deterrente”.

[…].

All’inizio di questa settimana, Abhijit Mukherjee, un parlamentare figlio del presidente, è stato costretto a chiedere scusa dopo aver definito le manifestanti “donne dipinte” che “hanno pochi legami con la realtà concreta” e non “hanno niente di meglio da fare”. L’incidente ha messo in luce spaccature profonde all’interno della società indiana. Descritte come “provocazioni femminili”, le molestie sessuali è endemico e la colpa dello stupro ricade sistematicamente sulle donne, considerate irresponsabili e inclini ad un comportamento “non-indiano”.

http://www.guardian.co.uk/world/2012/dec/28/india-name-shame-sex-offenders#comment-20281341

Questa è anche la ragione per cui molte donne indiane vittime di stupro “scelgono” di suicidarsi piuttosto che continuare a vivere con lo stigma dell’ “impurità”, dell’essere state “contaminate”, che è parte integrante della mentalità patriarcale che incolpa la vittima in luogo dell’aggressore. È questa mentalità, la mentalità fascista che divide le donne in angeli o puttane, ma comunque sempre strumenti, giocattoli e proprietà dell’uomo. Una mentalità che non sarebbe mai dovuta essere tollerabile, e non solo in India.

Quante prostitute in Italia subiscono violenze perché sono considerate Untermenschen; e non possono difendersi e ben pochi sono pronti a credere che siano state violentate, visto il mestiere che fanno?

Perché la notizia che un noto conduttore televisivo inglese ha violentato 400 bambine e bambini non ha scatenato una furiosa autoanalisi nella società inglese e in tutto l’Occidente?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/category/pedofilia-2/

Come si inserisce in questa problematica il noto bestseller “Cinquanta sfumature di grigio” che rende “appetibile” la relazione morbosa tra un “vampiro” sociopatico ed una “crocerossina”?

http://www.diariodipensieripersi.com/2012/07/cinquanta-sfumature-di-nero-quando-la.html

Il marito dell’autrice pubblicherà un’opera analoga, ma per adolescenti (i consumatori vanno allevati)

http://www.joplinglobe.com/enjoy/x1483812486/Lee-Duran-Erotic-literature-fuels-publishing-world

Mi sembra sempre più chiaro che questa società, che si crede così avanzata, emancipata, progressista, illuminata, sia tragicamente retrograda. Non volendo però affrontare il suo degrado, cerca dei comodi capri espiatori. Come il famigerato prete misogino, molto probabilmente una persona che necessita di cure specialistiche, tali sono le ossessioni che affliggono i suoi discorsi, i suoi pensieri, persino le sue interviste giornalistiche.

C’è un problema più vasto: noi uomini facciamo fatica ad accettare la diversità femminile quando non ci torna comoda. Troviamo spiacevole dipendere da una donna, essere considerati inferiori rispetto ad una donna.

Se una donna si candida per una carica importante, non è quasi mai presa davvero sul serio

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/14/donata-borgonovo-re-presidente-del-trentino-nel-2013-la-mia-scelta-per-un-mondo-nuovo/

A meno che non abbia dato prova di essere inflessibile (lady di ferro) come la Thatcher, o una spietata valchiria come la Merkel, o una figura semi-angelica come Aung San Suu Kyi. Il modo in cui l’establishment indiano tratta Arundhati Roy è particolarmente emblematico, ma anche la trasformazione subita da Hillary Clinton, che con gli anni è diventata un superfalco ed ha perso la sua umanità, fino ad arrivare alla salacità psicopatica con cui ha commentato il linciaggio di Gheddafi.

Il fatto è che non c’è un luogo del mondo in cui donne e uomini sono uguali o sono percepiti come tali (figuriamoci i bambini!). Eppure l’umanità, la nostra civiltà, se vuole sopravvivere, ha bisogno di società eque, dove le risorse, le energie, la dignità siano riconosciute equamente a uomini e donne. Più di tutto, dobbiamo costruire società in cui la violenza – psicologica e fisica e non solo verso le donne – sia tenuta sotto controllo, società in cui l’aggressività possa trovare sbocchi costruttivi e creativi (come succede nell’arte o nella ricerca tecnologica e scientifica, se non è pensata per applicazioni belliche) in ogni ambito della vita.

Iside cerca Osiride, come lo yin cerca lo yang. Dovrebbero trovarsi, in equilibrio.

Scrive il sociologo Marco Deriu, sul Manifesto (“La tv e l’uomo che non c’è“, 7 marzo 2012): “Insistere sulla vittima, lasciando sullo sfondo l’autore, permette infatti di “demonizzare” o “disumanizzare” l’uomo violento. “Chi picchia una donna non è un uomo”, taglia corto una pubblicità sociale. Sospetto che per molti sia meno problematico mantenere un’immagine disumana o bestiale di questi individui piuttosto che prendere atto della profonda ambivalenza presente in molti uomini, compagni o padri nei quali possono convivere e alternarsi affetto e risentimento, protezione e minaccia, fragilità e violenza, bisogno e negazione dell’alterità.

Nei pochi casi in cui nella comunicazione sociale sul problema della violenza ci si rivolge apparentemente (anche) agli uomini, spesso lo si fa riattivando stereotipi e contribuendo a rendere più difficili le cose. “Gli uomini picchiano le donne” sentenziava senza tanti distinguo un manifesto politico qualche tempo fa. Un’altra pubblicità mostrava “Mario e Anna” un bambino e una bambina di pochi anni, nudi, con ai piedi la didascalia “Carnefice” e “Vittima”, come se fossero già predestinati a diventare persecutori e prede. Si tratta di generalizzazioni che rischiano paradossalmente di “naturalizzare” la violenza maschile e di impedire invece di domandarsi in profondità perché alcuni (molti) uomini sono violenti e (molti) altri no. D’altra parte affermare, come fanno molte campagne, “I veri uomini non stuprano”, “I veri uomini non picchiano” ecc… non rischia di riconfermare l’idea di virilità unica e assiomatica anziché aiutare gli uomini a rivendicare la loro soggettività e la loro responsabilità aprendo un confronto tra forme di maschilità differenti?

E ancora, molte campagne insistono sulla violenza compiuta, sugli effetti fisici e psicologici più evidenti, mettendo in primo piano lividi, tumefazioni, ossa rotte, umiliazioni. Che effetto dovrebbero avere simili campagne sugli uomini? Siamo sicuri di riuscire a stabilire una comunicazione in questo modo? O non creiamo l’effetto inverso di presa di distanza e di allontanamento?

Occorre immaginare una forma di comunicazione che abbia il coraggio di assumere gli uomini come interlocutori reali, nel bene e nel male. Perché senza un loro impegno non è possibile affrontare il problema della violenza maschile sulle donne”.

http://maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=533:mar-2012-qla-tv-e-luomo-che-non-ceq-di-mderiu&catid=16:25-novembre&Itemid=18

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