Autonomia patriarcale – uomini che ignorano le donne

B3SKjsKIIAAzev8
Come i pesci danno per scontata l’acqua, così i maschi non si rendono conto di nuotare in un ambiente ferocemente maschilista. Se trascorressero qualche mese da donna forse lo capirebbero…
Per costruire una reale autonomia serve una reale sovranità
http://www.futurables.com/2015/08/30/star-trek-la-giornata-dellautonomia-e-il-tridentum-la-futura-valuta-trentina/
e la morte dell’assetto patriarcale, che si è dimostrato estremamente funesto per il genere umano e contraddice il principio di uguaglianza che dovrebbe ispirare le repubbliche.

E’ arrivato il momento di affidare l’organizzazione dell’evento a una donna (consapevole) e di avere una donna (consapevole) come presidente della provincia autonomia di Trento e di Bolzano.
Peggio degli uomini non potranno fare. Provare per credere!

Donne zero. Era già successo l’anno scorso, Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re l’avevano fatto notare in giunta. «Ormai è organizzata, per l’anno prossimo vedremo di rimediare», fu la risposta. Alla festa 2015 nulla è cambiato, e questa volta l’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari (Pd) ha deciso di farsi sentire: «Ho scritto la scorsa settimana, nel mio ruolo di assessora, ai tre presidenti Dorigatti, Rossi e Gianmoena, dicendo che trovo discutibile che su nove relatori non abbiano trovato neanche una competenza femminile, dentro o fuori le istituzioni, in grado di parlare dell’autonomia. E ce ne sono». «L’autonomia – incalza Ferrari – si difende anche con il contributo delle cittadine trentine, è un patrimonio di tutti, questa assenza è irrispettosa e non sensata. Per questo ho deciso di non essere presente, per segnalare la distanza da una scelta di questo tipo». «Nessuno ci ha coinvolto nell’organizzazione, io ho appreso del programma dall’invito. E l’impressione è che l’autonomia sia considerata appannaggio maschile».

Ha declinato l’invito anche l’ex assessora Donata Borgonovo Re, che ha preso carta e penna e ha scritto al presidente Dorigatti: «Non parteciperò a questi due momenti perché ignorano totalmente il fatto che l’autonomia è un patrimonio di uomini e donne», spiega la consigliera Pd. «Già l’anno scorso io e la collega Ferrari l’avevamo fatto presente, questa volta c’è bisogno di stigmatizzare. Trovo sconcertante che non sia stata invitata nemmeno la presidente del consiglio regionale Chiara Avanzo, ma è possibile che chi organizza due momenti istituzionali non abbia individuato nemmeno un profilo femminile in grado di dire qualcosa di interessante? Abbiamo un giudice di Corte Costituzionale, per dire. Invece sembra che l’autonomia sia una cosa da uomini».
http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/09/02/news/autonomia-di-soli-uomini-le-donne-disertano-la-festa-1.12021356

«Il patrimonio dell’Autonomia appartiene alle trentine e ai trentini. Non si capisce se per leggerezza o in maniera del tutto intenzionale, visto che è il secondo anno che ciò accade, si sia scelto di ritagliare un ruolo solo di spettatrici alle donne per le cerimonie in programma venerdì e sabato, 4 e 5 settembre».

Claudia Loro, responsabile delle politiche di genere della Cgil del Trentino e Giovanna Weber, responsabile del coordinamento donne delle pensionate di via Muredei, ritengono assolutamente ingiustificabile la scelta compiuta dalla Provincia di escludere donne dal tavolo dei relatori e dalla cerimonia per la festa nella Giornata dell’autonomia.

«Non è certo in questo modo che si costruisce un Trentino in cui donne e uomini hanno uguali diritti e uguale possibilità di intervento. Auspichiamo che s’interrompa questo modo di fare, soprattutto in considerazione delle importanti partite che andranno definite in questa legislatura».
https://www.ladige.it/news/politica/2015/09/02/giornata-autonomia-senza-donne-cgil-attacca-provincia-ingiustificabile

GUARDIAMO AL LATO POSITIVO DELLA QUESTIONE: 10-20 anni fa non ci sarebbe stata alcuna ribellione di due politiche di primo piano (Sara Ferrari e Donata Borgonovo Re), che hanno deciso di disertare le celebrazioni come forma di protesta.
L’Adige non avrebbe neppure menzionato la cosa.

IL MONDO STA CAMBIANDO. PERFINO IL TRENTINO CAMBIA!

L’Africa, i diversamente bianchi, i diversamente umani

Twitter [non in italiano]

Verso un mondo nuovo su Facebook [in italiano]

Web Caffè Bookique [in italiano]

1337947516902AFRICA1

Negli ultimi dieci anni, 6 delle 10 economie a crescita più rapida al mondo erano africane.

ONU – rapporto finale sull’Agenda di Sviluppo Post-2015

Un continente ricchissimo di risorse naturali di ogni genere e di terreni agricoli inutilizzati, giovanissimo, dinamico: l’Africa, assieme al Brasile, è il futuro.

Il suo sviluppo sostenibile sarà garanzia del nostro sviluppo sostenibile. La sua capacità di lasciarsi alle spalle un passato fatto di tribalismi, schiavitù, colonialismo e neocolonialismo economico-finanziario, disuguaglianza e patriarcato sarà la miglior prova del fatto che ci meritiamo un futuro. Gli africani dovranno essere pienamente coinvolti nella gestione del pianeta e considerati come dei nostri pari, con gli stessi diritti alla condivisione delle risorse del pianeta. Su questo pianeta non dovranno più esistere assetti castali, secessioni interne al genere umano che assegnano un trattamento preferenziale a chi ha la pelle più chiara e un conto in banca più cospicuo: slavi, greci e napoletani, per fare alcuni esempi, sono da alcuni (molti leghisti e nordeuropei) considerati meno bianchi degli altri bianchi; i bianchi sotto la soglia di povertà sono grigi e diversi neri benestanti sono “meno neri” degli altri e fanno di tutto per mostrarlo. Le stesse donne bianche sono meno bianche degli uomini bianchi. Ci sono molte persone diversamente bianche. Nessuno dovrebbe essere diversamente umano.

L’immigrato africano è pagato meno e licenziato prima. Se è donna le cose possono andare anche peggio. I suoi figli difficilmente riceveranno un’educazione pari a quella dei loro coetanei bianchi.

La legittimazione di queste forme di discriminazioni ha impedito che, a livello globale, le classi disagiate (bianche e “colorate”) facessero fronte comune, presentassero delle precise rivendicazioni e riuscissero gradualmente a costruire una società meno iniqua e meno feroce.

L’Africa può aiutarci a superare questo impasse, a capire che quando parliamo di extracomunitari stiamo parlando di noi stessi, della comune sorte della specie umana e che battersi per un mondo migliore significa battersi per la pari dignità di tutti gli esseri umani, dato che solo così sarà possibile spianare un po’ la piramide sociale che ci accompagna e vessa almeno dai tempi dei faraoni. Battersi per chi è diverso da noi significa battersi per noi stessi: un mondo in cui le donne, gli omosessuali, i musulmani, i “colorati”, gli animali e l’ambiente nel suo complesso sono tutelati è un mondo migliore per tutti, tranne relativamente pochi milioni di privilegiati che subiranno una perdita di status.

La civiltà umana non sarà completa, non sarà civile e non sarà sostenibile senza l’Africa, senza una classe media africana che guidi il continente e che lo renda protagonista.

Nairobi-Skyline-Kopie1-1

COSA SCRUTIAMO NEL NOSTRO ORIZZONTE?

Tutti, a prescindere dai colori politici, ci siam chiesti,
ha senso la vita nel mondo che appar così balordo?!
Sono necessari innanzitutto ideali virtuosi ed onesti,
con una meta, senza aver l’atteggiamento beffardo!

Prima conosciam la porta che conduce al nostro IO,
che consiste nel saper crescere imparar e cambiare,
rispettando il prossimo, la Terra, per chi crede, DIO.
Solo così avrà un valore esistere, senza vivacchiare!

La chiave non è da ricercare fuori, ma dentro di noi.
se la ritroviam, l’età, le crisi, non faranno più paura!
Si sa, sto mondo è pieno di camaleonti e di avvoltoi
meschini opportunisti, pronti a depredarci con cura!

Molti sono determinati a dirigersi verso la saggezza,
così probabilmente anche i ricordi rimarranno soavi:
ad ogni angolo del mondo vedremo arte e bellezza!
Se ci sarà il premio OK,comunque diverremmo savi.

Son in tanti che “vedono” il nostro futuro su Marte!
Perché piuttosto non cerchiam di rigenerar la Terra,
di farne un giardino che sia davver un opera d’arte,
con una primaria, equilibrata barriera:l’effetto serra.

Perché no, molti sperano in un nuovo rinascimento,
dove,con nuove scoperte scientifiche e con legalità,
con disarmo, ci sia pace, stabilità, pure se a rilento.
I giovani poi han idee che esaltan parte di umanità!

Molti, nonostante la grave crisi non solo economica,
auspican ci sia un rinnovato orizzonte per i loro figli,
con l’acqua del mare (da cui proviene la vita) amica,
e che tenebre degli abissi non occultin fatali “artigli”.

Giorgio Ombrini

Il nascente ghiacciaio del Pollino e la stalinizzazione della climatologia da parte dei governi NATO

Twitter

Facebook

 

Grazie ai mesi di maggio e giugno particolarmente freddi e ancora nevosi in quota, quest’estate il ritiro dei ghiacciai valdostani si è arrestato e si registra ancora oggi un buon innevamento. Lo segnala Fondazione Montagna Sicura portando l’esempio del ghiacciaio del Toula (Monte Bianco), oggetto di monitoraggio, che il 25 luglio 2013 era innevato a circa 2.500 metri di altitudine (spessore tre metri) mentre lo stesso giorno del 2012 la neve si trovava sopra 2.900 metri (spessore due metri).

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/valledaosta/2013/09/02/Estate-fresca-bene-ghiacciai-Vda_9233374.html

HolHadsconvenienti verità che in un mondo di cittadini informati farebbero crollare il baraccone serrista nel giro di un minuto

GISP2_50kyasconvenienti verità che in un mondo di cittadini informati farebbero crollare il baraccone serrista nel giro di un minuto

Arctic-climate IPCCCome l’artico doveva/dovrebbe essere tra il 2013 e il 2020, secondo i serristi

MSU RSS ArcticAndAntarctic MonthlyTempSince1979 With37monthRunningAverageI serristi fanno bene a preoccuparsi – i testimoni di Geova devono continuare a posticipare il Giorno del Giudizio e chi li prende sul serio?

NSIDC_Minimums_since_2006la più grande estensione di ghiacci artici dal 2006

post-558-0-18942400-1379794344più esteso, più spesso: righiacciamento più rapido

Documenti trapelati e visionati dalla Associated Press hanno rivelato le profonde preoccupazioni tra i politici per l’assenza di riscaldamento globale nel corso degli ultimi anni. La Germania [NATO] ha chiesto che i riferimenti al rallentamento della fase di riscaldamento siano cancellati, sostenendo che un arco di tempo di soli 10 o 15 anni è ‘ingannevole’ e ​​ci si dovrebbe concentrare su decenni o secoli [In questo caso, per coerenza, non si potrebbe neppure ancora parlare di riscaldamento globale – due pesi, due misure].

L’Ungheria [NATO] è preoccupata che la relazione del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico potrebbe fornire munizioni per i negazionisti del cambiamento climatico di origine antropica [Ci puoi contare, e il governo ungherese ha la credibilità di una vongola ubriaca].

Il Belgio [NATO] contesta l’uso del 1998 come anno di partenza per le statistiche, dato che è stato eccezionalmente caldo e suggerisce di utilizzare 1999 o il 2000, per ottenere una curva più rivolta verso l’alto [Non va bene il picco di caldo, ma va bene il picco di freddo immediatamente successivo, se serve a far impennare le curve – è scienza, questa? Oppure è una frode?]

La delegazione degli Stati Uniti [NATO] ha sollecitato gli autori del rapporto a dar conto della mancanza di riscaldamento utilizzando l’ipotesi principale, quella secondo cui il riscaldamento è in calo perché più calore viene assorbito dagli oceani, che si sono riscaldati [Perché solo ora? Perché il caldo, che per natura tende verso l’alto, se ne resta in basso per 15-17 anni? Perché solo a certe profondità? Perché l’oceano antartico continua a raffreddarsi? Perché il calore “rapito” dovrebbe rispuntar fuori in futuro?]

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2425775/Climate-scientists-told-cover-fact-Earths-temperature-risen-15-years.html

Ognuno è libero di sparare le fesserie che crede, ma se lo fa argomentando o, peggio, vaneggiando di meteorologia, glaciologia e climatologia e sventola al contempo il suo dottorato (pure in corso d’opera), i suoi vaneggiamenti diventano una carta d’identità. Prevedere lo scioglimento completo del ghiaccio marino artico a marzo e ritrovarsi con un 60% in più dell’anno prima in settembre non mi sembra dia grosse garanzie di affidabilità, né tecnica, né deontologica. In pratica si dichiara apertamente di non sapere di cosa si parla nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore invece lo si sa, e, straparlando, si prende apertamente per i fondelli chi legge. E le anime belle del Sierra club si spellano le mani a furia di applausi, smettendo solo ogni tanto per stracciarsi le vesti per il disastro che ci attende. Questi sono gli scienziati del clima del futuro. Questo, infine, è il livello di conoscenza scientifica dell’argomento di quanti, secondo chi da le patenti di climatologo, sarebbero titolati a parlare. Auguri.

Guido Guidi sull’assurda previsione che l’artico sarebbe restato privo di ghiaccio nel 2013

http://www.climatemonitor.it/?p=33699

29244_1_2

POLLINO ALLA RIBALTA – Abbiamo già avuto modo d’evidenziare la notizia del nevaio ad inizio settembre, che ha certamente destato non poco scalpore, dato che stiamo parlando del cuore dell’Appennino Meridionale, fra la Lucania e la Calabria: questo residuo di neve continua ancora a resistere nonostante vada avanti l’inevitabile fusione. Le due nuove immagini che seguono mostrano quella che era la situazione di qualche giorno fa, per l’esattezza il 14 settembre 2013. Il nevaio sembra avere ancora una buona riserva per rimanere vivo a lungo, anche se molto dipenderà dalle condizioni meteorologiche dei prossimi giorni e settimane. Al momento è ancora troppo prematuro stabilire se il nevaio riuscirà addirittura a resistere fino a quelle che saranno le prime nevicate stagionali, attese nella seconda parte dell’autunno.

EVENTO STORICO – Mai era accaduto in tempi recenti che questo nevaio, monitorato da diversi anni, superasse praticamente indenne tutta la stagione estiva: a contribuire a questo straordinario evento sono state certamente le nevicate molto abbondanti in quota nel periodo fra gli scorsi inverno e primavera, tanto da accumulare un ingentissimo quantitativo di neve all’interno di questa dolina posta sul versante sud del massiccio montuoso a 2200 metri di quota: il tutto si trova incastonato su un terreno dalla particolare conformazione topografica favorevole al mantenimento del nevaio, nonostante l’esposizione a sud. All’inizio dell’estate infatti il nevaio aveva addirittura ben 10 metri di spessore, che gli hanno consentito di resistere per tutta la stagione estiva senza fondersi del tutto. Attualmente lo spessore del nevaio è di circa 1 metro o poco meno.

http://www.meteogiornale.it/notizia/29244-1-nevaio-record-pollino-nuove-spettacolari-immagini

image63ghiaccio antartico in stabile espansione

 (in contrasto con modelli serristi)

13-southerntemperature oceano antartico: in verde le previsioni dei modelli serristi. In rosso la realtà

 29195_1_1http://www.meteogiornale.it/notizia/29195-1-piccola-crisi-global-warming-in-diminuzione

Meteorologi di tutto il mondo prevedono un altro inverno molto freddo in Europa, sarebbe il 6° di fila!

http://www.meteoweb.eu/2013/09/meteorologi-di-tutto-il-mondo-prevedono-un-altro-inverno-molto-freddo-in-europa-sarebbe-il-6-di-fila/226256/ 

Clima: il global warming è molto più lento del previsto, calcoli dell’IPCC completamente sballati

http://www.meteoweb.eu/2013/09/clima-il-global-warming-e-molto-piu-lento-del-previsto-calcoli-dellipcc-completamente-sballati/227032/

Vanno a studiare gli effetti del global warming, rimangono bloccati per gelo e ghiaccio da record!

http://www.meteoweb.eu/2013/09/vanno-a-studiare-gli-effetti-del-global-warming-rimangono-bloccati-per-gelo-e-ghiaccio-da-record/225288/

icecover_current_newChi vi dice che l’exploit dell’artico di quest’anno è di importanza relativa è un fesso o cerca di ingannarvi: ha battuto tutti gli anni dal 2006 in poi, non solo il miserrimo 2012

“Ultimamente si è molto sentito parlare di estremi termici, e di raffreddamento globale. I dati delle temperature globali, come HadCrut 4, mostrano che il riscaldamento è svanito di colpo.

Analizzando i dati dell’ultima decade, una cosa è chiara: le temperature globali hanno mostrato numerosi segnali di raffreddamento più che riscaldamento.

Ne stiamo già percependo gli effetti. I dati HadCrut mostrano che il raffreddamento sta guadagnando terreno, mentre il riscaldamento è ormai iscritto nei libri di storia, deceduto ormai circa 15 anni fa.

Ci sono moltissimi segni che il pianeta si sta raffreddando:

– L’Artico ha guadagnato terreno: 60% in più di estensione dei ghiacciai, il valore più alto dal 2006;

– L’Europa Centrale ha vissuto ben cinque inverni più freddi rispetto alla norma, un record, e le previsioni per l’inverno alle porte lo qualificano già come il sesto di fila;

–  I dati dell’Express britannico riportano che la Terra si sta raffreddando e lo rimarca il Daily Mail, in un articolo dettagliato ed avvalorato da fonti autorevoli;

– Il Telegraph britannico ha riportato recentemente un trend di raffreddamento, citando lo scienziato climatico prof. Anastasios Tsonis della University of Wisconsin: “Stiamo già vivendo un trend freddo, che credo continuerà almeno per i prossimi 15 anni. Non c’è dubbio che il riscaldamento degli anni ’80 e ’90 si sia fermato.”

– Infine, i dati CET (Central England Temperature) del Met Office britannico: Le temperature annuali complessive mostrano una diminuzione di quasi un grado Celsius negli ultimi 13 anni.”

http://www.meteoweb.eu/2013/09/cambiamenti-climatici-gli-ultimi-dati-sono-inequivocabili-il-pianeta-si-sta-raffreddando/226261/

ssmi1_ice_area

Luca Mercalli (LM) contro un glacialista (Attività Solare – AS)

Domanda: E’ vero che il clima italiano si sta tropicalizzando?

Risposta L.M.: “Tropicalizzare è un termine poco adatto, fa schiamazzo mediatico ma non è adeguato scientificamente. Il clima terreste si sta riscaldando, moderatamente ai tropici, molto velocemente soprattutto sul Mar Glaciale Artico. Questo comporta che in media tutte le stagioni diventano ovunque
più calde (in Italia il CNR-ISAC di Bologna ha valutato in circa 1,5 C l’aumento termico nel corso degli ultimi due secoli), e che le ondate di calore anomale si fanno più frequenti e prolungate (come nel caso eccezionale del 2003). I ghiacciai alpini, che arretrano in modo accelerato negli ultimi trent’anni e le acque del Mediterraneo che si riscaldano ospitando specie ittiche aliene, sono due indicatori italici di una tendenza globale. Tuttavia esistono fluttuazioni locali, il fenomeno non si giudica su una sola stagione un po’ più fresca o più calda del solito o in un solo luogo, ma va osservato sul lungo periodo e a livello planetario. Non per niente si chiama ‘riscaldamento globale’!”.

Risposta A.S.: “Assolutamente no. Il mar Mediterraneo è un mare chiuso, con un limitatissimo scambio di acqua con gli oceani. Il risultato è una nota tendenza al riscaldamento all’aumento della salinità. L’eccessivo sfruttamento dovuto alla pesca perpetrato sia dalle nazioni che vi si affacciano, ma anche da altre nazioni europee e di varie parti del mondo, ha portato ad una riduzione del pesce autoctono favorendo l’arrivo e la proliferazione di pesce e molluschi che prima non trovavano il loro spazio vitale (vedi meduse). L’Italia è comunque una nazione per 3/4 immersa in questo mare, pertanto risente fortemente degli influssi “caldi” che vi si generano. Il clima terrestre si sta raffreddando già dal 1998 e in futuro diventerà inevitabilmente sempre più freddo. Ovunque, anche in Italia. Di esempi ne abbiamo tanti… come il Polo Nord, nel quale quest’anno c’è stata una chiara inversione di tendenza con un recupero dei ghiacci marini da record. Oppure il Sud America, dove ci sono state abbondanti nevicate. Oppure ancora gli stati del Sud degli USA, dove vi è una TOTALE assenza di Uragani… fatto dovuto alla limitata quantità di calore disponibile nel Golfo del Messico“.

Domanda: Quali riflessi ha sulla natura e su di noi?

Risposta L.M.: “La temperatura terrestre è attualmente la più calda che si conosca da circa 5000 anni, dato ottenuto dalla ricostruzione dei paleoclimi attraverso resti fossili e dati geochimici e glaciologici. Secondo gli scenari dei modelli matematici di simulazione dell’atmosfera, verso la fine di questo secolo si attende un ulteriore aumento tra 3 e 5 gradi, a seconda dei provvedimenti più o meno efficaci che la società globale vorrà assumersi. Quindi le conseguenze saranno comunque importanti, sia per l’ecosistema (migrazione/estinzione di specie vegetali e animali, maggior rischio di incendi forestali), sia per l’uomo (influenza sulla produzione alimentare, sulla salute per diffusione di malattie da insetti vettori da clima caldo, stress termico su popolazione anziana, danni da fenomeni estremi come tornado, uragani e piogge alluvionali, aumento del livello dei mari per la fusione dei ghiacci e pericolo per le città costiere)”.

Risposta A.S.: “La temperatura del pianeta segue un andamento ciclico ben preciso… dettato in primo luogo dall’attività solare e in secondo luogo dalla geometria dell’orbita terrestre intorno al Sole. Attualmente il trend è discendente. Dal 1998 al 2006 circa la temperatura si è mantenuta più o meno costante. Poi è iniziata la discesa. Prima lenta… poi via via più veloce. Rispetto al 1888 la temperatura risulta di 1°C circa più alto, ma rispetto al 1998 siamo scesi di 0.2°C circa… per lo più negli ultimi 3 anni. Gli studi paleoclimatici dimostrano che la temperatura media del pianeta non è mai salita oltre un “record” precedente. Da alcuni milioni di anni fa in poi, quando la temperatura media era superiore ai 30°C, la temperatura è scesa. E lo fa con cicli ben preci. Quelli caldi durano mediamente 12500 anni circa, quelli freddi circa 120.000. Tra un ciclo e l’altro c’è un periodo di transizione durante i quali le temperature oscillano violentemente e durante i quali si verificano anche molte delle estinzioni di massa. Tali periodi durano comunque 10.000 anni.
Le variazioni di temperatura media comportano comunque ripercussioni importanti sulla società umana.

Una diminuzione della temperatura comporta un aumento del consumo di energia, sia elettrica che termica (Petrolio e gas naturale). Ma anche e soprattutto una forte riduzione della capacità produttiva agricola. Gli ultimi 2 anni sono stati segnati da evidenti problemi al comparto agricolo…. prima per le abbondanti nevicate (2012) e poi per la ridotta durata della stagione “calda” (2013) che ha ritardato numerosi raccolti e impedito la maturazione di altri“.

Domanda: E’ vero che c’è un tappo di C02 che non permette il passaggio dell’aria e a cosa sarebbe dovuto?

Risposta L.M.: “Non si tratta di passaggio di aria né di tappi! L’anidride carbonica (CO2) è un gas presente in atmosfera in piccola quantità che ha tuttavia la caratteristica di assorbire e trattenere una parte del calore terrestre ricevuto da sole. E’ dunque un regolatore della temperatura del pianeta, più che un tappo immaginiamola come una invisibile coperta chimica. Se ce n’è poca fa freddo e subentrano le glaciazioni, se ce n’è molta fa via via più caldo. Due secoli fa, all’inizio della rivoluzione industriale, avevamo in atmosfera 280 parti per milione di CO2, oggi, per via della combustione di carbone, petrolio e gas, siamo a 400 ppm, il valore più elevato da ben 3 milioni di anni. In quelle condizioni remote tanto simili a oggi le analisi sedimentologiche ci rivelano che la Terra era più calda di almeno 3 gradi e il livello oceanico di almeno 20 metri più elevato, a causa della parziale fusione delle calotte glaciali polari. Ma allora Homo sapiens non c’era ancora, quindi andiamo incontro a condizioni del tutto inedite per la nostra specie!”.

Risposta A.S.: “Nessun tappo. La CO2 è uno dei gas serra presenti in atmosfera e rappresenta lo 0.05% di essi (1% dell’atmosfera). La capacità di produrre l’effetto serra non è mai stato scientificamente dimostrato. Tuttavia, il 99% dei gas serra è costituito dal Vapore Acqueo, che ha un potere di effetto serra molto maggiore rispetto a quello attribuito alla CO2. E bisogna sottolineare il fatto che di quello 0.05%, solo una piccola parte è di origine antropogenica. Purtroppo però il mondo è dominato dal Dio Denaro… e non potendo tassare il Vapore Acqueo, è stato “deciso” di tassare la CO2 e far credere che l’essere umano è talmente bravo e potente da modificare con poche molecole per tonnellata d’aria, la temperatura di un intero pianeta. Ovviamente non è così. Dietro la pagliacciata del Riscaldamento Globale Antropogenico c’è solo un grandissimo business… che sta provocando una riduzione della CULTURA e delle CAPACITÀ INTELLETTUALI allucinante.

Ad ogni modo, la scienza ha dimostrato ampiamente che l’andamento della percentuale di CO2 presente in atmosfera SEGUE, con un certo ritardo, quello della Temperatura media del pianeta. Questo meccanismo è regolato in modo preciso dalla temperatura degli oceani. Temperatura che sta diminuendo (questa però va vista alle diverse profondità, avendo il calore la tendenza a salire verso la superficie)”.

Domanda: Nel 2014 si prevede una glaciazione: cosa significa?

Risposta L.M.: “Nel 2014 non ci sono evidenze scientifiche di alcuna glaciazione, anzi, il trend di riscaldamento, sia pure con fluttuazioni interannuali, è destinato a continuare e a intensificarsi nei decenni futuri. La teoria della glaciazione imminente a causa di una presunta diminuzione dell’attività solare, è stata avanzata da un astrofisico russo ma non è stata riconosciuta dalle migliaia di scienziati che si occupano della ricostruzione del clima passato e della simulazione di quello futuro. Le fluttuazioni dell’attività solare ormai pesano poco rispetto al preponderante contributo dell’aumento della concentrazione di CO2. Sono tuttavia notizie che piacciono, perché ‘rassicurano’ un po’ come quando tra due medici che affermano l’uno che il fumo fa venire il cancro, l’altro che vi mantiene giovani e gagliardi, ovviamente la maggioranza è incline a credere al secondo e a etichettare il primo come Cassandra. Ma se si vogliono risolvere i problemi è bene invece non crearsi falsi alibi, e affrontarli una volta per tutte. Gli studi sul riscaldamento globale vanno ormai avanti da oltre un secolo e sono stati ampiamente confermati dai fatti, quindi basta perdere tempo, è ora di agire”.

Risposta A.S.: “Se sarà o meno una Glaciazione o una Piccola Era Glaciale, solo i posteri potranno dirlo. La tendenza è certamente al raffreddamento… Un raffreddamento iniziato dal 1998 circa e che continuerà sicuramente per alcuni decenni. Molto dipenderà dal ciclo solare 25. Se riuscirà ad essere FORTE (simile ai cicli 19, 21, 22 o 23), allora le temperature ricominceranno a salire tra una decina di anni circa. Se sarà debole come l’attuale 24, la tendenza sarà ad un lento raffreddamento per almeno altri 22-25 anni. Se il ciclo solare 25 dovesse risultare (come si evince da alcuni modelli matematici) ancora più debole rispetto all’attuale 24, allora bisognerà attendere 3 o 4 decenni almeno per sapere quale sarà l’andamento della temperatura. Ad ogni modo, nel 2014 si inizieranno a percepire gli effetti sul clima causati dal debole ciclo 24. Effetti che stiamo già iniziando ad intravedere“.
https://www.facebook.com/pages/Attivit%C3%A0-solare-Solar-Activity-/100364603439625?fref=ts

N.B. è più probabile che il ciclo 25 sarà insignificante, come hanno previsto gli stessi astrofisici che avevano previsto un ciclo 24 decisamente molto sotto tono. E allora ciao ciao Gore e ciao ciao Mercalli. Credibiltà azzerata.

Miti da sfatare sulle Coree – informarsi non fa ingrassare

geostrategia_due_coree_420

La situazione coreana è molto più complessa di come la descrivono i media occidentali, più interessati al pittoresco, al sensazionale ed al luogo comune che all’approfondimento.

Le relazioni tra la Cina e la Corea del Nord non sono di buon vicinato, se non addirittura di ferrea alleanza, come normalmente si crede. Se la Cina aiuta la CdN è per ragioni puramente pragmatiche: se la società nordcoreana implodesse si troverebbe in casa centinaia di migliaia di profughi ed una rivoluzione/guerra civile alle porte di casa. La CdN è un grattacapo, non certo una risorsa. La Cina avrebbe tutto da guadagnare dall’unificazione coreana. È già di gran lunga il principale partner commerciale della Corea del Sud e una Corea unificata non avrebbe più bisogno di “ospitare” le truppe statunitensi. Quindi sarebbe nell’interesse della Cina, che non è certamente felice di avere basi americane a poche centinaia di chilometri da Shanghai (e ce ne sono altre 13 in Giappone).

*****

La Corea del Sud (CdS) ha il più alto tasso di suicidi del mondo. È in cima alla classifica anche per numero di ore lavorate (i greci recentemente erano al secondo posto) e per tasso di infelicità dei bambini tra le nazioni “sviluppate” (studio dell’Università Yonsei). Si tratta di una società maniacalmente competitiva, fin dalla scuola materna (il Giappone segue lo stesso modello, ma è un po’ meno ossessivo). Nick Connelly, insegnante di inglese nella Corea del Sud, poco prima di ripartire, quando era già in corso l’escalation di minacce e contro-minacce tra Corea del Nord e Stati Uniti, chiese ai suoi studenti quali siano i loro sentimenti: sei studenti su dieci gli risposero che speravano in un attacco della Corea del Nord perché desideravano morire, non ce la facevano più. Connelly riferisce che è un fenomeno diffuso nelle scuole coreane, dove la pressione è incredibile (Nick Connelly, The west seems more concerned about North Korea than most Koreans, Guardian, 14 April 2013)

*****

La maggior parte dei sudcoreani (54%) vorrebbe che le truppe americane fossero rimpatriate. Solo il 16% vorrebbe che restassero su base permanente

http://www.angus-reid.com/polls/15427/south_koreans_want_us_troops_to_leave/

*****

Se gli americani vogliono la pace perché compiono manovre militari a poche miglia dai confini nordcoreani che includono lo scenario di un’invasione della Corea del Nord? È la maniera migliore per evitare l’intensificazione dei sospetti, della sfiducia, della paura e dell’aggressività nella penisola coreana?

*****

Secondo un sondaggio eseguito nel 2006 per conto dello Jung Ang Ilbo, un importante quotidiano della Corea del Sud, il 54% dei disertori nordcoreani che vivono in Corea del Sud sosteneva di voler tornare in Corea del Nord, se avessero avuto garanzie di non essere puniti. Per questo il governo del Nord ha istituito una politica di grazia automatica

http://english.donga.com/srv/service.php3?biid=2012072371048

Così il tasso di disertori che rientra in CdN è in crescita

koreajoongangdaily.joinsmsn.com/news/article/article.aspx?aid=2957044&cloc=joongangdaily|home|newslist1

Questo è il risultato delle discriminazioni che subiscono da parte dei sudcoreani. Il che ribadisce che la libertà non è tutto e non basta per rendere una società degna di essere considerata democratica. Sentirsi parte di una comunità è essenziale.

*****

Chi pensa che il regime voglia usare la bomba atomica non sa quello che dice: sarebbe la sua fine.

Chi auspica la linea dura non sa quello che dice: la conurbazione di Seoul (20 milioni di abitanti) si trova a circa 40 km dal confine. In caso di guerra la capitale sudcoreana sarebbe distrutta in meno di un’ora da una tempesta di proiettili di artiglieria: le stime parlano di un numero che oscilla tra i mille ed i 30mila colpi al minuto (non intercettabili). Non è un videogioco: ci sono centinaia di migliaia di vite umane in gioco e anche uno psicopatico capirebbe che la rovina di uno dei maggiori centri economici del pianeta non è nel suo interesse.

*****

La CdS ha completamente cambiato il suo atteggiamento verso la Corea del Nord dal 2008, con l’elezione alla presidenza del sindaco di Seoul, Lee Myung-Bak, un conservatore che ha posto fine alla politica di distensione che aveva portato al ripristino di voli commerciali, ai lavori per la riapertura della linea ferroviaria Pyongyang-Seoul, al turismo, alla nascita del complesso industriale di Kaesong, ai permessi di ricongiungimento delle famiglie del sud e del nord, separate dalla guerra. Ora la Corea del Nord ha davvero poco o nulla da perdere e non sorprende che i nordcoreani si aggrappino fanaticamente al leader (caricature e insulti razzisti non aiutano, in questo senso). Se era questo l’obiettivo, allora è un successo pieno.

*****
Il primo governo veramente democratico della Corea del Sud risale al 1992 (ed ogni presidente è stato condannato per corruzione). In precedenza si incarcerava in massa, si torturava, si massacrava (Gwangju, 1980), si facevano sparire i dissidenti, senza che l’Occidente si turbasse più di tanto. Ancora oggi una legge per la sicurezza nazionale fa sì che si possa essere arrestati per aver ricevuto un twitter dalla CdN.

*****

un ex ambasciatore americano in Corea del Sud ha aspramente criticato la continuità dell’atteggiamento delle amministrazioni USA nella politica di isolamento della Corea del Nord, che spinge quest’ultima sempre più verso la modalità “paranoia” – l’alternativa più sana di mente è il negoziato: “Per quelli che sono disposti ad ascoltare, la Corea del Nord ha chiarito che vuole discutere di un processo di pace che conduca ad un trattato di pace. Un processo di pace necessita di una base di fiducia reciproca, fiducia che manca del tutto tra Washington e Pyongyang, al momento”

http://koreatimes.co.kr/www/news/nation/2013/04/113_133776.html

La storia dello zombie che fu bruciato vivo dalla polizia (Stati Uniti, 2013)

christopher-jordan-dorner_0

Non mi importa più sopravvivere. Non ho paura della morte, giacché sono già morto molto tempo fa, il 2 gennaio del 2009. Dal febbraio del 2005 al gennaio del 2009, in qualità di agente di polizia a Los Angeles, ho visto alcune delle cose più vili che degli esseri umani possano infliggere ad altri esseri umani. Non le ho viste nelle strade di Los Angeles, le ho viste nelle stazioni di polizia.

Christopher J. Dorner

Sta succedendo quel che era facilmente prevedibile: la violenza negli Stati Uniti è ormai fuori controllo e presto si trasformerà in guerriglia:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/23/ora-sono-diventato-la-morte-il-distruttore-dei-mondi-100-1000-waco/

Questa è la storia di un guerrigliero, Christopher Jordan Dorner, poliziotto a LA, e delle sue “ragioni”.

Ciò che vi hanno raccontato i media italiani:

L’ex poliziotto da giorni ricercato in California dopo aver ucciso tre persone sarebbe stato coinvolto in una sparatoria avvenuta nella zona in cui nasconde. Christopher Dorner ha sparato dei colpi contro alcuni agenti federali dopo aver svaligiato una casa e aver legato la coppia che vive nell’abitazione. Uno dei due poliziotti è morto in ospedale, riporta il Los Angeles Times.

Dorner è fuggito a bordo del pick up Dodge rubato alla coppia dell’abitazione in cui aveva fatto irruzione. Per precauzione tutte le scuole della zona di Big Bear Lake, nella contea di San Bernardino, sono state sbarrate e messe sotto protezione.

L’ex poliziotto si è poi barricato in un’abitazione, uno chalet sulle montagne nel sud della California. La caccia all’uomo è seguita in diretta tv con riprese dagli elicotteri delle principali emittenti.

In fiamme la casa in cui Dorner si è barricato – La casa in cui si è barricato l’ex poliziotto da giorni ricercato dalla polizia è in fiamme. Le immagini televisive mostrano chiaramente come il fuoco avvolga l’abitazione dove si trova Cristopher Dorner”.

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1081561/usa-sparatoria-con-lex-agente-ricercato-christopher-dorner-si-e-barricato-in-una-casa.shtml

È morto il 13 febbraio in quella capanna di legno, bruciato vivo dopo un brevissimo assedio. Accanto al suo corpo bruciato, un portafogli con documenti identificativi “miracolosamente” intatti. Un “altro” suo portafogli era stato recuperato dalla polizia di San Diego il 7 febbraio.

Qui di seguito, quel che c’è da sapere per capire.

Nel suo “manifesto”, Christopher Dorner, denuncia la corruzione all’interno della polizia di Los Angeles, visceralmente razzista e pronta a premiare con promozioni ad incarichi di responsabilità o addirittura di supervisione ed indagine sulle violazioni del regolamento interno proprio gli agenti responsabili dei più infami abusi di potere (es. il caso Rodney King) punendo invece chi, come lui ed altri, aveva segnalato episodi di violenza ingiustificata, di bullismo nei confronti di cittadini e di altri agenti, nonché canti nazisti e l’uso di terminologie apertamente razziste nei confronti delle minoranze.

Christopher Dorner dichiara guerra ai poliziotti neri che tormentano i novellini bianchi per vendicarsi dei maltrattamenti subiti e così alimentano il ciclo dell’odio; dichiara guerra ai poliziotti bianchi che credono nella supremazia bianca; dichiara guerra ai poliziotti latinos che trattano come feccia altri latinos, solo per farsi accettare dai colleghi bianchi, come se non sapessero che i loro genitori o nonni arrivarono in America allo stesso modo, con scarsa conoscenza della lingua e dei loro diritti; dichiara guerra alle poliziotte pseudo-femministe che usano la carta del sessismo per ricattare e manipolare i colleghi maschi; dichiara guerra ai poliziotti di origine asiatica che restano a guardare le ingiustizie senza fare nulla perché “nella mia cultura non amiamo il conflitto”.

Si rivolge ai cittadini: “Perché dare valore alla loro vita quando chiaramente non danno alcun valore a quella vostra e dei vostri familiari?…Perché versare una lacrima per loro quando sorridono davanti al vostro lutto pensando ai soldi che guadagneranno con gli straordinari per essere stati sulla scena del crimine per 6 ore? Quando fotografano i corpi dei vostri cari con i loro cellulari e fanno a gara con i poliziotti di altri distretti per vedere chi ha il corpo più maciullato di quella notte?”.

Specialmente per queste ragioni, Christopher Dorner ha deciso di morire portando con sé quanti più poliziotti potesse ammazzare e magari anche i loro famigliari, “colpevoli” di aver coperto o ignorato la corruzione del coniuge o genitore. Si è dato alla guerriglia in America.

http://ktla.com/2013/02/12/read-christopher-dorners-so-called-manifesto/#axzz2Kpn8PcSG

Per questo motivo la caccia all’uomo ha portato alla sua uccisione deliberata (se spari 7 fumogeni in una baracca di legno sai che molto probabilmente prenderà fuoco, inoltre le TV locali hanno trasmesso le registrazioni di poliziotti che esortano a “bruciare il figlio di puttana”) e barbara (ma comprensibile, date le intenzioni del fuggitivo-guerrigliero).E’ stato mandato un messaggio agli altri cittadini: chi si fa giustizia da solo finisce così, non come Rambo.

La caccia all’uomo ha anche portato all’assalto di tre civili, sopravvissuti per miracolo a decine di pallottole sparate dalla polizia contro i loro veicoli, somiglianti a quello usato dal ricercato (una di loro ha ancora due pallottole nella schiena). 

Ora il manifesto sta circolando viralmente in rete, ma con quali conseguenze?

Poliziotti innocenti che fanno il loro dovere diventeranno dei bersagli, poliziotti fascisti che usano l’uniforme per dare sfogo alle loro peggiori pulsioni si sentiranno autorizzati ad usare la violenza per “autodifesa”.

D’altronde, è quello che hanno imparato dalle amministrazioni Bush e Obama (Dorner definiva i poliziotti corrotti e razzisti “combattenti nemici”, usando una classica, orwelliana formula della Guerra al Terrore):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/01/14/amerikarma-obamamania/

Ci saranno altri casi come questo, sempre più frequenti, perché la società americana si sta disgregando sotto il peso dell’iniquità, del materialismo, del razzismo e del culto della violenza. Non ci dev’essere spazio per alcun compiacimento: il loro fallimento è il fallimento del genere umano e della sua civiltà. Abbiamo permesso ai peggiori di guidarci come un gregge sulla cattiva strada, sicuri che la democrazia ci avrebbe preservati da ogni degenerazione.

O cambiamo rotta, o finiremo male.

Femminicidio

angelofuoriputtanadentro

La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia

Marcela Lagarde, antropologa

“Il termine sembra astratto ma se si legge ognuna di queste vite si capisce come siano diverse e come siano simili i loro assassini”

http://temi.repubblica.it/micromega-online/femminicidio-la-spoon-river-delle-donne/

“Ricordo che ero ragazzina quando mia madre mi spiegò che quel giorno veniva abolito il delitto d’onore, ed era solo il 1981. Ed era ancora come fosse ieri, che mia nonna materna si infilò guanti e cappello, guardò il marito in poltrona e gli comunicò: “Io vado a votare”. Era il 1946 ed era la prima volta che era autorizzata a farlo. Da poco, veramente da pochi anni, noi donne stiamo faticosamente cercando di autodeterminare la nostra vita, sia nel lavoro sia nel privato e questo cambiamento epocale ha alterato in modo irreversibile la relazione tra uomini e donne, portando un comprensibile disorientamento tra chi per anni aveva goduto di un potere di scelta totale all’interno della coppia”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/21/siamo-persone-non-beni-di-proprieta/388866/

Massimo Gramellini, La Stampa del 15/11/2012: Savita è una giovane dentista indiana che abita in Irlanda con il marito Praveen, ingegnere. Aspetta un bambino da quattro mesi quando si presenta in ospedale. Ha dolori atroci alla schiena e la possibilità concreta di perdere, insieme col figlio, la vita. Al termine di una notte di scelte non facili, chiede ai medici di interrompere la gravidanza. Le rispondono che l’Irlanda è un Paese cattolico dove, finché si sente battere il cuore del feto, non è possibile interrompere niente. Savita non è irlandese e non è cattolica, ma deve stare alle regole. Soffrire. Aspettare. Il 23 ottobre il cuore del feto si ferma e i medici lo asportano, ma è troppo tardi. Il 28, a una settimana esatta dal ricovero, Savita muore di setticemia nell’ospedale universitario di Galway: in piena Irlanda, in piena Europa, in pieno ventunesimo secolo.  

Mi ostino a sperare che questa storia sia falsa o almeno incompleta. Che fra il comportamento dei medici cattolici e il decesso della dentista indiana non ci sia il nesso che traspare dalla denuncia dell’Irish Times, confermata dal marito della vittima e ripresa dai principali network del mondo. Ma l’idea che le religioni – associazioni di uomini mosse dal più nobile degli afflati, quello spirituale – possano ispirare comportamenti fanatici, superstiziosi e sostanzialmente ottusi non ha purtroppo bisogno di conferme: è sotto i nostri occhi ogni istante, in ogni angolo del mondo. Mai come oggi abbiamo bisogno di spiritualità. Mai come oggi non abbiamo bisogno di fanatici, questi esseri sfocati che vivono di testa e di viscere, avendo dimenticato che in mezzo c’è un cuore.

**********

È morta la giovane 23enne vittima di uno stupro di gruppo, che ha suscitato un’ondata di reazioni in tutta l’India: ricoverata in un ospedale di Singapore, le sue condizioni erano disperate. Era stata violentata, picchiata e torturata su un autobus di New Delhi lo scorso 16 dicembre. A causa della violenza subita, aveva riportato un arresto cardiaco, infezioni ai polmoni e all’addome, oltre a un grave trauma cranico. Ieri una ragazza di 17 anni si è tolta la vita, dopo aver subito uno stupro di gruppo il 13 novembre scorsoi genitori sperano che la morte della figlia porterà un futuro migliore per le donne a New Delhi e in tutta l’India

http://www.repubblica.it/esteri/2012/12/28/news/india_in_fin_di_vita_ragazza_stuprata_da_branco-49555220/

Questa povera ragazza non solo è stata brutalmente violentata da 6 uomini. È stata picchiata in testa con una sbarra di ferro e le hanno danneggiato irreparabilmente gli organi interni con la suddetta sbarra. Un abominio, un abominio non ignoto nel “civile” Occidente, dove si sono usate anche bottiglie di vetro rotte.

[In India] è la vittima che deve subire l’onta e l’ostracismo sociale”, ha dichiarato Ranjana Kumari, direttore del Centro di Delhi per la Ricerca Sociale e membro della commissione nazionale per i diritti delle donne. “Non può sposarsi, per esempio. Questo farà in modo che lo stupratore si vergogni [sic!]. Non gli sarà possibile ottenere un posto di lavoro, o un posto dove vivere e sarà tagliato fuori dalla società. Si tratta di un potente deterrente”.

[…].

All’inizio di questa settimana, Abhijit Mukherjee, un parlamentare figlio del presidente, è stato costretto a chiedere scusa dopo aver definito le manifestanti “donne dipinte” che “hanno pochi legami con la realtà concreta” e non “hanno niente di meglio da fare”. L’incidente ha messo in luce spaccature profonde all’interno della società indiana. Descritte come “provocazioni femminili”, le molestie sessuali è endemico e la colpa dello stupro ricade sistematicamente sulle donne, considerate irresponsabili e inclini ad un comportamento “non-indiano”.

http://www.guardian.co.uk/world/2012/dec/28/india-name-shame-sex-offenders#comment-20281341

Questa è anche la ragione per cui molte donne indiane vittime di stupro “scelgono” di suicidarsi piuttosto che continuare a vivere con lo stigma dell’ “impurità”, dell’essere state “contaminate”, che è parte integrante della mentalità patriarcale che incolpa la vittima in luogo dell’aggressore. È questa mentalità, la mentalità fascista che divide le donne in angeli o puttane, ma comunque sempre strumenti, giocattoli e proprietà dell’uomo. Una mentalità che non sarebbe mai dovuta essere tollerabile, e non solo in India.

Quante prostitute in Italia subiscono violenze perché sono considerate Untermenschen; e non possono difendersi e ben pochi sono pronti a credere che siano state violentate, visto il mestiere che fanno?

Perché la notizia che un noto conduttore televisivo inglese ha violentato 400 bambine e bambini non ha scatenato una furiosa autoanalisi nella società inglese e in tutto l’Occidente?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/category/pedofilia-2/

Come si inserisce in questa problematica il noto bestseller “Cinquanta sfumature di grigio” che rende “appetibile” la relazione morbosa tra un “vampiro” sociopatico ed una “crocerossina”?

http://www.diariodipensieripersi.com/2012/07/cinquanta-sfumature-di-nero-quando-la.html

Il marito dell’autrice pubblicherà un’opera analoga, ma per adolescenti (i consumatori vanno allevati)

http://www.joplinglobe.com/enjoy/x1483812486/Lee-Duran-Erotic-literature-fuels-publishing-world

Mi sembra sempre più chiaro che questa società, che si crede così avanzata, emancipata, progressista, illuminata, sia tragicamente retrograda. Non volendo però affrontare il suo degrado, cerca dei comodi capri espiatori. Come il famigerato prete misogino, molto probabilmente una persona che necessita di cure specialistiche, tali sono le ossessioni che affliggono i suoi discorsi, i suoi pensieri, persino le sue interviste giornalistiche.

C’è un problema più vasto: noi uomini facciamo fatica ad accettare la diversità femminile quando non ci torna comoda. Troviamo spiacevole dipendere da una donna, essere considerati inferiori rispetto ad una donna.

Se una donna si candida per una carica importante, non è quasi mai presa davvero sul serio

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/14/donata-borgonovo-re-presidente-del-trentino-nel-2013-la-mia-scelta-per-un-mondo-nuovo/

A meno che non abbia dato prova di essere inflessibile (lady di ferro) come la Thatcher, o una spietata valchiria come la Merkel, o una figura semi-angelica come Aung San Suu Kyi. Il modo in cui l’establishment indiano tratta Arundhati Roy è particolarmente emblematico, ma anche la trasformazione subita da Hillary Clinton, che con gli anni è diventata un superfalco ed ha perso la sua umanità, fino ad arrivare alla salacità psicopatica con cui ha commentato il linciaggio di Gheddafi.

Il fatto è che non c’è un luogo del mondo in cui donne e uomini sono uguali o sono percepiti come tali (figuriamoci i bambini!). Eppure l’umanità, la nostra civiltà, se vuole sopravvivere, ha bisogno di società eque, dove le risorse, le energie, la dignità siano riconosciute equamente a uomini e donne. Più di tutto, dobbiamo costruire società in cui la violenza – psicologica e fisica e non solo verso le donne – sia tenuta sotto controllo, società in cui l’aggressività possa trovare sbocchi costruttivi e creativi (come succede nell’arte o nella ricerca tecnologica e scientifica, se non è pensata per applicazioni belliche) in ogni ambito della vita.

Iside cerca Osiride, come lo yin cerca lo yang. Dovrebbero trovarsi, in equilibrio.

Scrive il sociologo Marco Deriu, sul Manifesto (“La tv e l’uomo che non c’è“, 7 marzo 2012): “Insistere sulla vittima, lasciando sullo sfondo l’autore, permette infatti di “demonizzare” o “disumanizzare” l’uomo violento. “Chi picchia una donna non è un uomo”, taglia corto una pubblicità sociale. Sospetto che per molti sia meno problematico mantenere un’immagine disumana o bestiale di questi individui piuttosto che prendere atto della profonda ambivalenza presente in molti uomini, compagni o padri nei quali possono convivere e alternarsi affetto e risentimento, protezione e minaccia, fragilità e violenza, bisogno e negazione dell’alterità.

Nei pochi casi in cui nella comunicazione sociale sul problema della violenza ci si rivolge apparentemente (anche) agli uomini, spesso lo si fa riattivando stereotipi e contribuendo a rendere più difficili le cose. “Gli uomini picchiano le donne” sentenziava senza tanti distinguo un manifesto politico qualche tempo fa. Un’altra pubblicità mostrava “Mario e Anna” un bambino e una bambina di pochi anni, nudi, con ai piedi la didascalia “Carnefice” e “Vittima”, come se fossero già predestinati a diventare persecutori e prede. Si tratta di generalizzazioni che rischiano paradossalmente di “naturalizzare” la violenza maschile e di impedire invece di domandarsi in profondità perché alcuni (molti) uomini sono violenti e (molti) altri no. D’altra parte affermare, come fanno molte campagne, “I veri uomini non stuprano”, “I veri uomini non picchiano” ecc… non rischia di riconfermare l’idea di virilità unica e assiomatica anziché aiutare gli uomini a rivendicare la loro soggettività e la loro responsabilità aprendo un confronto tra forme di maschilità differenti?

E ancora, molte campagne insistono sulla violenza compiuta, sugli effetti fisici e psicologici più evidenti, mettendo in primo piano lividi, tumefazioni, ossa rotte, umiliazioni. Che effetto dovrebbero avere simili campagne sugli uomini? Siamo sicuri di riuscire a stabilire una comunicazione in questo modo? O non creiamo l’effetto inverso di presa di distanza e di allontanamento?

Occorre immaginare una forma di comunicazione che abbia il coraggio di assumere gli uomini come interlocutori reali, nel bene e nel male. Perché senza un loro impegno non è possibile affrontare il problema della violenza maschile sulle donne”.

http://maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=533:mar-2012-qla-tv-e-luomo-che-non-ceq-di-mderiu&catid=16:25-novembre&Itemid=18

Omosessualità, islam ed europa

 

Ho notato una certa ritrosia da parte di molti blogger eterosessuali ad occuparsi di questioni relative ai diritti dei loro fratelli omosessuali (fratelli nell’umanità). Io stesso non mi sono degnato di farmi sfiorare dall’idea di farlo. Tempo di cambiare, tempo di comportarsi da fratello e non da estraneo.

Articolo di Gaelle Roux tratto dal sito France24 del 30 marzo 2012, liberamente tradotto da Marco Galvagno.

“Ludovic Mohammed Zahed, il primo musulmano francese a essersi sposato religiosamente con un uomo, ha appena pubblicato “Le Coran et la Chair” (Il Corano e la carne). Racconta il suo percorso difficile e ci rivela un’audace interpretazione del Corano.

“Oggi sono convinto che se il profeta Maometto fosse vivo unirebbe in matrimonio coppie di omosessuali“.

L’autore di queste righe, Ludovic Mohammed Zahed, è un fervente musulmano, fine conoscitore del Corano, omosessuale e sposato dalla fine di febbraio con la benedizione di un imam francese a Quiya, un sudafricano, anche lui musulmano.

Nella sua opera “Le coran et la chair”, edizione Max Milo, uscito (ndr in Francia) il ventinove marzo (2012) in libreria, ci fornisce una testimonianza  straziante sul percorso  difficile di un omosessuale musulmano, pieno di dubbi ed umiliazioni.

“L’omosessualità […] non è una scelta e bisognerebbe essere matti per scegliere d’essere omosessuali quando si proviene dall’ambiente socio-culturale dal quale vengo”, scrive. Intellettuale brillante, scrittore dotato e militante intrepido, Ludovic Mohammed ha fatto dell’islam e dell’omosessualità, la propria ragione di vita, grazie alla sua associazione d’aiuto e difesa degli omosessuali musulmani, HM2F (Homosexuels musulmans de France), ma anche attraverso le sue ricerche universitarie. Il giovane che studia antropologia e psicologia nella prestigiosa École des hautes études en sciences sociales (EHESS) e sta preparando da diversi anni una tesi di dottorato appunto su islam e omosessualità.

Bastonate per imparare a essere un uomo

Nato in Algeria, nel 1977, Ludovic Mohammed è il secondo di tre fratelli. All’età di 3 anni i suoi genitori lasciano l’Algeria per trasferirsi nella regione parigina. La famiglia tornerà nel proprio paese solo l’estate durante le vacanze e durante la difficile situazione algerina degli anni 90.

Ludovic Mohammed è un bambino timido ed effeminato. “Ero una via di mezzo: un po’ bambino un po’ bambina”, si rende conto, a otto anni. Ma suo padre, una canaglia maschilista, e suo fratello non ci sentono da questo lato… Ho passato la mia infanzia con un padre che mi diceva che ero solo una femminuccia, una bambinetta, un piagnucolone. Per insegnarli a essere un uomo il fratello maggiore lo picchia di santa ragione fino a spaccargli il naso. Aveva  vergogna di avere un fratello malato.

In cerca  della propria identità

L’adolescente s’immerge nella religione, preso a carico da un gruppo di salafiti, impara a memoria in arabo una parte del Corano, prega cinque volte al giorno, osserva scrupolosamente gli insegnamenti dei maestri.

Ma anche là i suoi modi considerati troppo effeminati finiscono  con il disturbare “i fratelli” che lo emarginano dalla comunità. Siamo nel 1995, l’ Algeria s’impantana nella guerra civile. Il 30 gennaio un camion pieno d’esplosivi devasta il centro d’Algeri. Quarantadue persone perdono la vita. L’attentato è rivendicato dal gruppo salafita GIA.

Deserto spirituale

Quel giorno mi sono sentito sconvolto al solo pensiero che quella gente aveva anche solo una qualche vaga parentela con me. L’attentato e l’esclusione dal gruppo dei salafiti algerini segnano l’inizio di un lunghissimo deserto spirituale. Quindici anni durante i quali rifiuterà violentemente l’islam.
A ventun anni confessa alla famiglia di essere omosessuale. Sua madre é inconsolabile per vari mesi, ma suo padre, proprio lui che per anni, non rivolgeva nemmeno la parola a quel figlio ritenuto poco virile, risponde: “é così, capisco, bisogna accettare”, una mano tesa, alla fine benevola. A quell’epoca Ludovic Mohammed è sieropositivo da due anni.

Nonostante la rottura con i salafiti, la sete di spiritualità gli cova dentro. Il giovane per un breve periodo si avvicina al buddismo. “Mi sono reso conto che l’omofobia e la misoginia sono presenti ovunque” aggiunge con lo sguardo fisso dietro gli occhiali rotondi. A poco a poco l’islam prende di nuovo piede in lui.

“Ho ricominciato a poco a poco a pregare e poi sono andato per la prima volta a fare il pellegrinaggio alla Mecca, alle fonti dell’Islam per riappropriarmi della mia religione. Ho riscoperto una pace interiore che avevo perso dall’infanzia”. Dopo essere tornato in Francia fonda l’associazione “Les Enfants du sida” per la quale viaggia in tutto il mondo per un anno.

“Mi sono reso conto d’essere una persona buona, asserisce oggi. Ho capito anche che potevo essere omosessuale e praticare la mia religione”. Fonda allora una seconda associazione Hm2F (omosessuali musulmani francesi).

L’etica islamica attuale condanna questo orientamento sessuale, ma in effetti niente nel Corano lo vieta. Del resto nel corso dei secoli i musulmani non concepivano l’omosessualità come abominio, come vizio assoluto come invece fanno ora.

 La pace

Sul tema islam e omosessualità Ludovic Mohammed è inesauribile: “L’omosessualità non ha niente contro natura, secondo una certa rappresentazione dell’islam, al contrario […]”, scrive così nel Coran et la chair. H2Mf lo porta a viaggiare soprattutto in Sud Africa dove partecipa a una conferenza organizzata da un’associazione simile alla sua, fondata da un ex imam, che scoprendosi omosessuale, ha divorziato e si è consacrato all’organizzazione.
Ludovic ha incontrato Quiyammuden. Si sono sposati civilmente nel giugno 2011, il matrimonio legale in Sud Africa non è riconosciuto in Francia, poi nell’ottobre dello stesso anno, si trasferiscono alla periferia di Parigi. E li che il 18 febbraio celebrano religiosamente la loro unione, la prima in Francia.
Nonostante le lungaggini amministrative per ottenere i documenti per Quiyamuden, nonostante le email e le minacce telefoniche dopo che ha deciso di vivere alla luce del sole islam e l’omosessualità, Ludovic Mohammed ha infine trovato pace.

“Sono pacificato” afferma con un lieve sorriso disegnato sulle labbra. “Potrei andarmene domani, alla fine sono sereno”.

Testo originale: Concilier islam et homosexualité. Le combat de Ludovic Mohammed Zahed

http://www.gionata.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3885:conciliare-islam-e-omosessualita-la-battaglia-di-ludovic-mohammed-zahed&catid=28&Itemid=100517

 

L’esecutivo francese ha approvato un progetto di legge per consentire il matrimonio omosessuale e permettere l’adozione alle coppie gay. L’organizzazione Calem , prima associazione europea che difende i diritti degli omosessuali di fede islamica, ha fatto molte pressioni per ottenere questa controversa norma. Un impegno che nasce dalla storia personale di Ludovic Mohamed Zahed, fondatore di questo gruppo. Questo ragazzo francese di origine algerina si è sposato con il suo compagno qualche anno fa in Sudafrica, ha celebrato la sua unione in Francia, alla presenza di un Imam, e aspetta di poter riconoscere le nozze anche nel suo Paese.

È stato difficile accettare la tua omosessualità?

All’ inizio non è stato facile. L’Islam mi è sempre interessato molto, sia perché fa parte della mia identità, sia perché è la mia guida morale e spirituale. Sono cresciuto in una famiglia musulmana non particolarmente praticante e mi sono avvicinato alla religione per una scelta personale. Durante la mia adolescenza, frequentavo la moschea e studiavo il Corano per memorizzarlo. A diciotto anni, quando ho scoperto di essere omosessuale, mi sono iniziato a domandare perché la mia religione, che avevo sempre considerato universale ed ecumenica, escludesse alcune persone a causa dell’orientamento sessuale. Quando mi sono trasferito in Francia, ho vissuto da omosessuale per un certo periodo, senza praticare la mia religione, ma non ero felice.

Questa sofferenza ha cambiato la tua opinione sull’Islam?

Ho imparato a distinguere tra religione e tradizione. Avevo appreso l’Islam in un ambiente conservatore e questo mi aveva allontanato dalla fede, perché mi sentivo escluso dalla comunità. Ho perciò cercato di ritrovare la mia spiritualità in un’altra filosofia di vita e ho fatto un pellegrinaggio in Tibet per approfondire la mia conoscenza del Buddismo. Tuttavia, anche in quel contesto, ho scoperto che c’erano delle idee e degli atteggiamenti omofobi e misogini. Ad esempio, alcuni monaci mi hanno detto che le persone, quando non hanno un “buon karma”, si reincarnano in un corpo femminile. Così sono tornato in Francia e ho ricominciato ad approfondire la mia conoscenza dell’Islam.

Come hai fatto a convincerti che non c’è contraddizione tra omosessualità e Islam?

Ho conosciuto alcuni membri dell’organizzazione “David and Jonathan”, un gruppo che difende i diritti degli omosessuali cristiani, e ho capito che dovevo studiare meglio la mia religione. Ho letto molto sulla storia dell’Islam, in particolare alcuni libri che trattano della presenza di omosessuali nel periodo di Maometto. Alcuni di loro partecipavano alla vita di diverse famiglie e il loro orientamento sessuale era, a volte, tollerato o accettato. Secondo alcune interpretazioni di un Hadith di Abu Dawood (libro 32, 4095), lo stesso Profeta avrebbe ammesso un “mukhannath” (effemminato o eunuco) alla presenza delle sue mogli per un certo periodo. Nel 2010 ho fondato l’organizzazione per i diritti dei musulmani omosessuali Calem. Ora prego cinque volte al giorno e studio il Corano. Recentemente ho fatto un pellegrinaggio alla Mecca.

Che tipo di discriminazioni subiscono i ragazzi omosessuali che aiutate in Francia?

Ci sono delle differenze tra gli omosessuali islamici che ho conosciuto in Algeria e in Francia. Nel Paese africano molti si nascondono, in Europa è più facile parlare. Tuttavia esistono delle discriminazioni anche in Francia. Una ricerca IFOP ha evidenziato che più del 75% dei musulmani francesi considera l’omosessualità un tabù. I musulmani più giovani sono invece più aperti e soltanto il 29% condivide questa opinione. In generale, molti dei problemi vengono dalla famiglia. La nostra sfida più importante è convincere i genitori che non c’è nulla di male ad avere un figlio omosessuale.

Che valore ha avuto per te il matrimonio?

Nella tradizione islamica, il matrimonio è un contratto, una testimonianza di fedeltà di fronte alla comunità, non un sacramento. Per me e mio marito è stata una festa ed una promessa pubblica di amore. Ovviamente, per noi il matrimonio ha anche un valore religioso e perciò abbiamo voluto la presenza di un Imam alla cerimonia. Inoltre volevamo dare un segnale a tanti altri musulmani che sono discriminati a causa del loro orientamento sessuale e dimostrare che si può essere gay e praticare la propria fede.

http://mondo.panorama.it/tra-istanbul-e-il-cairo/matrimonio-gay-Imam-Ludovic-Mohamed-Zahed

Luigi Gallo e i luoghi comuni anti-immigrati

Luigi Gallo, assessore alla Partecipazione, al Personale e ai Lavori Pubblici del comune di Bolzano, ha saputo centrare il cuore del problema con un tempestivo intervento sull’Alto Adige (25 luglio 2012), in risposta ad una litania di luoghi comuni anti-immigrati contenuta in un paio di lettere inviate al quotidiano locale da alcuni lettori. Un commento che pone in risalto l’insufficienza del paradigma utilitaristico del calcolo costi-benefici in una società che fomenta le guerre tra i poveri per preservare uno status quo spaventosamente iniquo:

“Negli ultimi giorni sono state pubblicate due lettere di cittadini che avevano come tema la crisi, la povertà che avanza e i presunti privilegi degli immigrati. Non sono le prime e ormai non mi scandalizzo più, né giudico: ognuno guarda la realtà con gli strumenti che ha e dal punto di vista delle sue condizioni di vita materiale. Gli anatemi non servono a cambiare la percezione delle persone soprattutto in un’epoca di sofferenza economica. Tuttavia non si possono mai far passare luoghi comuni come verità acquisite. Massimo rispetto quindi per i due lettori in quanto cittadini ma anche massima chiarezza nel ribadire loro che i cittadini immigrati che ormai fanno parte della nostra società non hanno nessun privilegio rispetto ai cittadini italiani, nessuno. Anzi, subiscono ancora trattamenti differenziali e spesso discriminatori. La stragrande maggioranza dei cittadini immigrati è in età lavorativa e lavora realmente, producendo una ricchezza economica che è molto maggiore di quanto non ricevano in prestazioni sociali; detto in altri termini, sono i contributi dei lavoratori immigrati che ci aiutano a pagare le pensioni degli italiani così come sono le prestazioni lavorative degli immigrati che fanno andare avanti ospedali, case di riposo e cantieri. I due lettori hanno sacrosanta ragione a lamentare una drammatica crisi economica che colpisce giovani, pensionati, lavoratori; ma dovrebbero rivolgere i propri strali verso altri bersagli; mentre loro guardano male il carrello della spesa del vicino immigrato o notano con invidia la marca della sua auto di “seconda mano”, qualche decina di speculatori a livello mondiale – con un clic sulla tastiera di un computer – guadagna miliardi di euro con operazioni di Borsa che mandano sul lastrico interi paesi, Italia compresa; le conseguenze sono poi che i governi di quei paesi devono tagliare gli ospedali, le scuole e le pensioni per risparmiare e pagare interessi astronomici sul titoli di stato. Forse i due lettori potrebbero prendersela con queste politiche economiche che tagliano pensioni e diritti del lavoro mentre gli evasori fiscali rimangono salvi. Certo, è più facile guardare il vicino di casa che viene dal Marocco o dal Pakistan e pensare che sia colpa sua, ma non è così. Piaccia o meno, semplicemente non è così. Avete tante ragioni cari signori ma la guerra fra poveri serve solo distruggere la solidarietà fra le persone e a far ridere “quelli in alto, ma molto in alto” che decidono la nostra vita. Sta a voi decidere da che parte stare…”
http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2012/07/25/NZ_29_04.html

La soluzione finale alla questione dei disabili secondo il governo inglese: cazzi loro!

di Stefano Fait

Jude Law, “Gattaca”, 1997

L’atteggiamento del governo inglese nei confronti dei suoi cittadini disabili e poveri dovrebbe far suonare un campanello d’allarme. Che diavolo sta succedendo? Chi sono queste persone che esercitano il potere? È giusto continuare a fidarsi di loro?

I conservatori inglesi, dopo aver ostacolato l’adozione della Tobin Tax (la tassa sulle transazioni finanziarie che poteva sanare i debiti pubblici di molte nazioni, Regno Unito incluso), smantellato lo stato sociale, e deciso che i dipendenti pubblici delle aree più povere saranno pagati di meno (nonostante gli economisti avvertano che ciò causerà un aggravamento della recessione e del già ragguardevole divario nord-povero/sud-ricco):

http://www.guardian.co.uk/society/2012/mar/16/public-servants-poorer-regions-lower-pay#start-of-comments

ora riducono le tasse ai ricchi:

http://www.guardian.co.uk/politics/2012/mar/15/george-osborne-top-tax-rate#start-of-comments

Curioso, visto che loro stessi hanno affermato che non ci sono soldi in cassa per i sussidi destinati all’inserimento sociale dei portatori di handicap.

“Come testimonia minuziosamente un articolo del Guardian online, l’altroieri le strade di Londra non erano affollate di gente in festa come per il matrimonio di William e Kate, ma di migliaia di disabili che manifestavano agguerriti. Il motivo della protesta sono stati i tagli effettuati dal Primo Ministro David Cameron ai servizi dedicati ai disabili”:

http://d.repubblica.it/argomenti/2011/05/13/news/manifestazione_disabili_londra-330416/

“Nuovi guai per David Cameron, che stavolta hanno il volto di una ragazzina dai capelli rossi gravemente disabile. La madre della piccola Holly Vincent, che aveva incontrato in campagna elettorale il futuro premier conservatore in campagna elettorale, gli ha oggi dato del traditore: “Mi aveva promesso personalmente che la mia Holly sarebbe stata al sicuro se fosse stato eletto, ma ha chiaramente tradito la promessa”, ha detto Riven Vincent, che in aprile aveva ricevuto il futuro primo ministro a caccia di voti nella sua casa di Bristol”:

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-europa/gb-madre-cameron-traditore-disabili-719510/

Quel che i mezzi d’informazione italiani non hanno saputo convogliare al pubblico italiano è la ferocia dei tagli dei conservatori inglesi.

La drammaticità della condizione dei cittadini britannici affetti da disabilità merita una particolare attenzione perché rivela il carattere socialdarwinistico dell’attuale governo: 23 su 29 dei suoi membri sono milionari (in sterline); il premier è David Cameron, un aristocratico discendente diretto di re Guglielmo IV e figlio di un operatore di borsa. Non sorprende il loro atteggiamento da prescelti.

Per trent’anni il Regno Unito si era impegnato a fare in modo che i disabili fossero messi nelle condizioni di diventare sempre più autonomi ed attivi, protagonisti della vita della loro comunità. Ora, come denunciano associazioni, docenti, parlamentari, giornalisti e privati cittadini, l’austerità è diventata un pretesto per annullare quel percorso trentennale, tra l’altro in violazione della “Convenzione delle Nazioni Uniti sui diritti delle persone con disabilità”, che era stata ratificata dal Regno Unito nel 2009:

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/mar/01/disabled-people-have-come-far?INTCMP=SRCH

http://www.dailymail.co.uk/debate/article-2094805/Why-does-David-Cameron-insist-disability-cuts-sickened-party.html#ixzz1pH0SImeO

Gli inglesi sono in balia di un governo che disprezza la debolezza e riduce o abolisce progressivamente ogni tipo di sussidio a disoccupati, famiglie povere, anziani e, naturalmente, disabili, superando perfino gli eccessi dei tempi di Reagan e Thatcher. L’assurdità di queste politiche è che i disabili non saranno più in grado di mantenere il loro posto di lavoro e quindi finiranno interamente a carico delle famiglie o degli istituti, con costi maggiorati per l’erario. Inoltre, il personale che in precedenza si prendeva cura di loro in quelle operazioni in cui non possono essere indipendenti, diventerà licenziabile, andando ad ingrossare ancora di più le file dei disoccupati.

Dunque neppure il criterio esclusivamente utilitaristico, per quanto discutibile, può giustificarle. I conservatori non sembrano curarsene, così come gli eurocrati non sembrano curarsi del fatto che l’austerità causa decrescita ed allontana il traguardo della riduzione del debito. Parlano ed agiscono come dei fanatici: è verosimile che lo siano. Che, per di più, sia proprio Cameron, che poco tempo fa piangeva la morte del figlio disabile, ad infierire sui disabili e le loro famiglie è un’indecenza che lascia sconcertati. Il profluvio di denari sprecati in Afghanistan, contro la volontà della stragran parte dei cittadini britannici (ed afghani), sarebbe sufficiente a mantenere intatto lo stato sociale, e la Tobin tax servirebbe a restituire alla società – con ragguardevoli interessi – quello che l’avidità dei banchieri le ha tolto attraverso la socializzazione delle perdite (cf. salvataggi pubblici di chi celebra il libero mercato e condanna lo Stato: si può essere più patetici e perdenti?) e la privatizzazione dei profitti (cf. sgravi fiscali, paradisi fiscali: si può essere più parassitari e ipocriti?).

Invece il messaggio che implicitamente si dà è che i disabili sono un fardello per la collettività e sarebbe opportuno che si togliessero di mezzo il più velocemente possibile. Com’è stato detto, un paese che “non può permettersi” di assistere i suoi disabili è certamente fallito, moralmente fallito. Il Regno Unito è diventata una presenza imbarazzante per l’Europa e si è avviato lungo una pessima china. Quel che il suo governo non pare aver capito è che le persone disperate che non hanno nulla da perdere compiono gesti disperati. Le manifestazioni di migliaia di disabili nelle strade inglesi in difesa dei propri diritti sono solo il primo passo. La gente non è felice di tirare la cinghia mentre i veri responsabili della crisi sono a piede libero e più ricchi di prima. La gente non è felice di vedere che la propria nazione ha perso l’anima.

Ciò che sta accadendo in Gran Bretagna potrebbe succedere anche in Italia?

Forse sì:

http://www.articolotre.com/2011/12/%C2%ABmonti-da-che-parte-sta%C2%BB-i-disabili-protestano-a-montecitorio/51831

Perciò è meglio dedicare del tempo ad alcune riflessioni in materia di disabilità.

Oggi in molte società, specialmente in quelle dove la popolazione sta invecchiando più rapidamente, i disabili costituiscono la minoranza più consistente. A seconda dei criteri utilizzati per definire cosa sia una disabilità e chi sia disabile, oggi ci sono fino a 50 milioni di statunitensi e 40 milioni di Europei occidentali che convivono con una qualche forma di disabilità. Nella metà dei casi si tratta di una menomazione grave. La disabilità è quindi un fenomeno piuttosto ordinario ed il confine tra abilità e disabilità è permeabile. È ragionevole presumere che, ad un certo punto della vita, ciascuno di noi si troverà ad affrontare personalmente una disabilità o dovrà prendersi cura di un disabile ed è quindi nell’interesse di tutti far sì che la società moderna si sforzi di venire incontro ai bisogni dei disabili invece di considerarli “beni deteriorati”, come sembra fare il governo conservatore. Questo diventa specialmente importante oggi che le biotecnologie sono in procinto di rendere ancora più poroso il confine tra abile e disabile e che la categoria “disabilità” si estenderà molto probabilmente a persone affette da alcolismo, obesità, predisposizione a malattie congenite, ecc.

Nella vita di ogni giorno resta la tendenza a valutare gli esseri umani non per quel che sono ma per quel che fanno.

La dipendenza delle persone disabili dal supporto di altre persone ed istituzioni è stato un costante promemoria delle imperfezioni e fragilità umane e dell’impotenza delle scienze mediche. Inoltre, nei periodio di austerità più o meno indotta, i disabili sono quasi sempre stati visti come un costo insostenibile. Negli anni Venti, quando l’economia tedesca era in pessime condizioni, ma comunque prima dell’ascesa di Hitler, un sondaggio di una clinica rivelò che la maggioranza dei genitori di bambini sofferenti di un ritardo mentale avrebbero acconsentito alla loro “eutanasia” se le autorità mediche li avessero consigliati in tal senso (Burleigh, 2002).

Purtroppo, un’eccessiva insistenza sul valore dell’autosufficienza (tipico degli egotisti e degli psicopatici) a discapito di quello dell’interdipendenza, assieme a considerazioni di ordine utilitaristico su come le persone possono meglio contribuire all’economia, tende a sminuire il valore di chi non può cavarsela da solo. Se le anormalità non possono essere curate, la diagnosi prenatale e l’aborto selettivo possono anche essere viste da alcuni come una soluzione rapida ed efficace ad un problema intrattabile come quello delle discriminazioni contro i disabili: “se non ci fossero i disabili non ci sarebbero discriminazioni”. Il messaggio che passa è che i disabili sono degli errori ai quali il progresso tecnologico prima o poi saprà rimediare: ma vanno comunque tollerati (!!!).

I due obiettivi paralleli di eliminare le disabilità e indirizzare la società verso un atteggiamento più indulgente e rispettoso nei confronti dei portatori di handicap sono inconciliabili.

Dobbiamo anche capire che i test genetici prenatali e, in futuro, la terapia fetale, cioè il trattamento medico dei bambini in grembo non garantiranno la nascita di un bambino “normale”. Anche lo screening sistematico dei feti non può evitare che alcuni bambini “difettosi” vengano al mondo. Ciò solleva il problema di come verranno trattati questi bambini inattesi in una società che tende a valorizzare competenza ed intelligenza sopra ogni altra cosa, cioè una società in cui sarebbe stato meglio che non fossero mai nati. Stiamo già assistendo alla collisione tra il diritto costituzionale all’uguaglianza e una realtà di disuguaglianza fisica, e questa è una situazione in cui i diritti delle donne si scontrano con quelli dei disabili e dei feti, mentre i diritti, valori ed interessi individuali configgono con quelli sociali.

È opportuno meditare sulla serie di effetti a breve o lungo termine dell’applicazione di nuove tecnologie nel campo della medicina genetica, anche se non possono essere previsti con certezza. A seguito dell’adozione della diagnostica genetica (quando esistono indicazioni che qualcuno potrebbe essere affetto da una qualche malattia genetica) e dei test genetici nello screening dei portatori sani (che non offrono indicazioni di sorta), potrebbe emergere una nuova classe di cittadini che includerebbe tutte le persone che sono state diagnosticate come malati asintomatici, cioè a maggior rischio di contrarre certe infermità. Promulgare una legislazione specifica a protezione di questi cittadini contro ogni tipo di discriminazione potrebbe paradossalmente farli sembrare più diversi dalla “norma” di quel che realmente sono. Così è stato detto che discriminazioni nel settore assicurativo, dell’impiego, e della sanità potrebbero essere la logica ed inevitabile conseguenza di un vicolo cieco in cui si verrà trattati in modo diverso sia che uno consenta a farsi testare geneticamente e a permettere che lo stesso venga fatto ai propri figli e l’esito sia positivo, sia che uno si rifiuti di farlo, perché in quel caso si sospetterà la presenza di una malattia ereditaria che si vuole nascondere. In ultima analisi il rischio è quello di assistere ad una deriva epistemologica che condurrebbe ad una società in cui una vita umana non conforme a standard qualitativi sempre più elevati sarà vista come una seria negligenza:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/09/lavvento-di-gattaca-quando-i-complotti-sono-alla-luce-del-sole/#axzz1pT9hf38H

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: