Si dice: l’importante non è il numero di libri che uno legge, ma la qualità delle letture e il livello di comprensione delle medesime. Ma se non hai letto neppure un libro in 5 anni quanti libri puoi aver capito in quel lasso di tempo?
Ai miei occhi, la “colpa” di questa persona non è quella di essere ignorante, è quella di rifiutarsi di vedere la sua/nostra ignoranza come un problema di importanza capitale. Eppure se siamo messi come siamo messi, se continuiamo a lamentarci, impotenti, senza sapere da dove cominciare a porre rimedio a quel che non va, se ci affidiamo anima e corpo a dei “tecnici” e ci mettiamo i paraocchi, per non vedere che non hanno a cuore il nostro interesse, è proprio per la nostra ignoranza e la nostra pretesa di non esserlo, o che comunque non sia un problema così grave.
I libri, i libri migliori, i libri capiti, quelli che fanno pensare, quelli che rendono più profondo il nostro modo di rapportarci alla realtà ed agli altri sono la base che ci serve per percepire la realtà in modo meno superficiale. La comprensione della realtà è una faccenda corale e, siccome nessuno può pretendere di essere circondato da persone lucidissime, i libri, certi libri, sono un fondamentale ausilio. In questo senso i libri sono altre persone che ti parlano e bruciare un libro è come sopprimere una voce, non leggerlo è come ignorare quel che ti dice un’altra persona.
È chiaro che nella cacofonia del mondo uno cerca di filtrare le voci che lo circondano, ma certe voci vanno ascoltate (certi libri vanno letti) perché rappresentano l’unica maniera che ci rimane per poter vivere e morire dignitosamente in una fase storica estremamente complicata, estremamente menzognera, estremamente pericolosa.
QUELLO CHE MI È STATO INSEGNATO/HO IMPARATO
Le forze che percepiamo come “oscure” non sono malvagie, sono solo ignoranti e istituiscono sistemi sociali ignoranti perché è così che credono di dover operare. In questo senso, noi ne facciamo parte a pieno titolo, anche se esiste in noi un anelito a qualcosa di diverso rispetto ad una vita basata sulla paura, che non onora le altre vite, una vita che depreda le altre vite e che opacizza il sapere, lo tabuizza, lo censura, lo sopprime.
È una misera condizione quella di chi teme la conoscenza, perché ha paura di essere messo in discussione, di disgregarsi psichicamente e forse anche fisicamente.
Il fatto è che la conoscenza è davvero potere. La conoscenza è l’unica difesa di cui abbiamo bisogno. Più uno sa o, per meglio dire, più uno restringe l’abisso di ignoranza in cui si trova, minori saranno la paura e la sofferenza; ci sarà anche meno stress, meno angoscia, minori pericoli. Poiché la conoscenza non ha limiti, il suo valore è infinito e quindi seguire la strada della conoscenza significa emanciparsi dalle limitazioni che ci impediscono di amare il prossimo come noi stessi, di realizzare un’autentica empatia.
Ne consegue che l’illuminazione proviene dalla conoscenza. Se uno si sforza incessantemente di espandere la conoscenza si munisce di una protezione contro ciò che di negativo avviene nel mondo. Non vuol dire che si immunizzerà o diventerà indistruttibile, ma semplicemente diventerà più consapevole di che cosa serva a difendersi. Per la persona che si informa, che cerca di vedere la realtà obiettivamente, questa protezione diventa una seconda natura. L’ignorante, al contrario, è come una pagliuzza nel vento, un albero bloccato dalle sue radici mentre il fronte dell’incendio si avvicina, o un bimbo che si sente colpevole delle violenze che subisce.
In una prospettiva esoterica “sorprendentemente” conforme alle finalità di istituzioni come l’UNESCO (ad esempio), aggiungere conoscenza significa aggiungere sostanza al proprio essere, aggiungere tutto ciò che è desiderabile. La luce è conoscenza, conoscenza al centro di tutto ciò che esiste e quindi fornisce protezione da ogni genere di negatività. Non è l’amore a salvarci o redimerci, ma la conoscenza. L’amore l’accompagna e presumo che nessuno di noi sappia cosa veramente sia questo Amore (agape).
Chi fallisce nella sua cerca del Graal in realtà non sta cercando conoscenza, è impelagato ad un certo punto del suo progresso, in una certa ossessione. L’ossessione non è conoscenza, è stagnazione. Chi si fissa su una cosa chiude la porta alla conoscenza, interrompe la sua crescita, la maturazione della sua coscienza, del suo ego, verso l’individuazione (cf. Jung), ossia l’interdipendenza. Quando si è ossessionati la protezione si deteriora e ci si espone ad ogni genere di difficoltà.
I libri, i libri migliori, i libri ben compresi ci proteggono.