11 settembre 1683–11 ottobre 2015: Vienna e l’Europa resistono alla marea nera

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Qualcuno sta manipolando la nostra percezione della crisi e della realtà per scatenare uno scontro di civiltà nel cuore dell’Europa.
Chi potrà mai essere? (domanda retorica)

VIENNA RESISTE ANCORA E SEMPRE ALL’INVASORE
Allo stragista norvegese Anders Behring Breivik, un seguace della famigerata Scuola di Vienna, sionista e anti-musulmana (Nella Rete di Breivik. Nei siti frequentati dall’attentatore di Oslo, due link della Lega, Lettera 43, 12 settembre 2011) era molto cara la data dell’11 settembre (Il primo 11 settembre: Vienna, 1683, Corriere della Sera, 6 settembre 2009).
Vienna è stata anche la culla del neoliberismo che imperversa nell’odierna Europa.
È una delle quattro sedi dell’ONU.
Infine in questa magnifica città hanno soggiornato, contemporaneamente, alcune delle figure storiche più significative per la costruzione dell’orizzonte ideologico del populismo razzista europeo (1913: When Hitler, Trotsky, Tito, Freud and Stalin all lived in the same place, BBC, 18 aprile 2013).

La capitale austriaca era perciò il trofeo più concupito dalle destre europee e da chi le finanzia generosamente.

Heinz-Christian Strache, il nuovo Haider, aveva impostato la campagna elettorale per la conquista di Vienna fondendo questo tipo di motivi mitologici con l’ostilità nei confronti degli immigrati e dei rifugiati.
La maggioranza rosso-verde che ha governato Vienna per tutto il dopoguerra, elevandola a città più vivibile del mondo (in un testa a testa con Melbourne e Vancouver), ha invece difeso strenuamente i valori che guidano l’altra civiltà europea (libertà, uguaglianza, fratellanza, dignità).
Il risultato dell’11 ottobre: la civiltà progressista ha battuto la civiltà reazionaria in 21 distretti su 23 (Spö al 39,5%, l’Fpö di Strache al 31%, al terzo posto i Verdi con l’11,7%).
La sinistra austriaca ha conservato Vienna, nonostante Charlie Hebdo, i rifugiati, ISIS, ecc. perché ha scelto di non scimmiottare la destra xenofoba (Keep them out, lock them up, bomb them all, or…Europe and the refugee crisis, 5 ottobre 2015) e difendere invece i valori costituzionali europei.

LA RESISTIBILE ASCESA DELL’ESTREMA DESTRA
Per una generazione i media europei ci hanno bombardati con un unico, ossessivo messaggio: l’irresistibile ascesa dell’estremismo di destra. Eppure, nonostante l’austerismo neoliberista, la Guerra al Terrore, l’immigrazione di massa, la guerra di sanzioni con la Russia sulla crisi ucraina e l’ondata di profughi principalmente provenienti da Siria, Iraq, Yemen e Afghanistan (guarda caso!), la crescita è stata tutt’altro che irresistibile

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11 settembre 1683–11 ottobre 2015: Vienna e l’Europa resistono alla marea nera

CasaPound, Alba Dorata, Breivik – Combattiamo le idee, non le persone

 a cura di Stefano Fait

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Casa Pound arriva a Trento, forte dei suoi 50mila voti scarsi

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alcune reazioni

Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale…I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi...I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

Costituzione della Repubblica italiana (articoli 16, 17, 18)

“Uccidere i fascisti non è un reato” stava scritto sulla mia scuola, anni fa. Ho sempre odiato quello slogan. E detesto i fascisti.

Paolo Ghezzi

Un mondo fondato sulle quattro libertà umane: la libertà di parola e di espressione, la libertà per ogni persona di pregare Dio nel modo che preferisce, il diritto di vivere al riparo dall’indigenza e il diritto di vivere al riparo dalla paura.

Franklin D. Roosevelt, 6 gennaio 1941

In realtà, la libertà è aristocratica, non democratica. Dobbiamo riconoscere, sconfortati, che la libertà è cara solo a chi pensa creativamente. Non è necessaria per chi non dà valore al pensiero. Nelle cosiddette democrazie, che si fondano sul principio della sovranità popolare, una proporzione considerevole della cittadinanza non possiede ancora la consapevolezza di essere libera, di recare con sé la dignità della libertà

Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev, “Regno dello Spirito e Regno di Cesare”, 1951

La libertà di espressione si afferma e si difende anche con l’ascolto di chi non la pensa come noi e magari utilizza metodi che non condividiamo. Questo non significa accettare acriticamente tutto ma penso sia necessario portare eventualmente chi professa idee contrarie alle nostre sul terreno del confronto, anche aspro ma sempre entro i limiti della tolleranza. La cultura della pace si coltiva anche in questo modo, smascherando quella che si definisce la banalità del male.

Roberto Maestri

CasaPound non è Alba Dorata. Ezra Pound non è Breivik.

Si definiscono “fascisti del terzo millennio”. Fascisti anti-xenofobi (“Nel Dna di Casapound non è contemplata la xenofobia” – homepage, 2011) e favorevoli al riconoscimento delle unioni di fatto tra cittadini dello stesso sesso. Come tutti i rosso-bruni, ammirano Mussolini (specialmente quello “sociale” di Salò, burattino nelle mani di Hitler e volonteroso complice dell’Olocausto) e, non sporadicamente, Hitler stesso, ma anche Che Guevara e Pier Paolo Pasolini.

Pound, poeta esoterista antisemita rosacrociano, l’uomo che, dopo la morte di Hitler, definì quest’ultimo “una Giovanna d’Arco, un santo. Un martire. Come molti martiri, porta con sé visioni estreme”, era anche ammiratore di Lenin e Stalin (così tipico di tutte le personalità autoritarie: rosso o nero, basta che sia granitico-fallico).

Per tre anni dimorò a Tirolo, capitale del Tirolo storico, dove gli è stato dedicato un centro studi.
Nei “Canti Pisani” interloquisce con Marinetti:

“Vai! Vai! Da Macalè sul lembo estremo del gobi, bianco nella sabbia, un teschio CANTA e non par stanco, ma canta, canta: -Alamein! Alamein! Noi torneremo! NOI TORNEREMO!-” “Lo credo”, diss’io, e mi pare che di codesta risposta ebbe pace” (72).

E fa una dedica ai volontari della Repubblica di Salò:

“Gloria della patria!…Nel settentrion rinasce la patria, / Ma che ragazza! / che ragazze, / che ragazzi, / portan’ il nero!” (73)

C‘è poco da aggiungere: “fascisti del terzo millennio”.

Eppure Ezra Pound godette della stima di Dag Hammarskjöld, segretario generale della Nazioni Unite, una delle figure che più ammiro in assoluto.

Ora arrivano a Trento: “Città blindata e alta tensione per l’inaugurazione di Casa Pound a Trento, oggi. In occasione dello sbarco in città del movimento neofascista, le associazioni di sinistra hanno organizzato una serie di manifestazioni di protesta. La festa per l’apertura di casa Pound è prevista per le 13, ma fin dalla mattina ci saranno manifestazioni di protesta. Alle 10, in piazza Pasi, il neonato Coordinamento unitario antifascista del Trentino ha organizzato un sit-in democratico in piazza Pasi. Ma il clou delle manifestazioni di protesta sarà alle 14 in piazza Dante dove il Centro Sociale Bruno ha promosso un’assemblea antifascista dal titolo più che eloquente: «No nazi in my town». Sono attese almeno 700 persone anche da fuori città”.

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2013/11/09/news/casa-pound-oggi-la-citta-sara-blindata-1.8077255

Che si fa?

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L’ESTREMA DESTRA IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI

Gli eccidi perpetrati negli Stati Uniti e nel Nord Europa da giovani neonazisti super-armati, da integralisti islamici, da neocrociati norvegesi islamofobi, hanno prodotto un sottofondo di costante tensione che autorizza implicitamente i governi a restringere le libertà civili di tutti i cittadini in nome della sicurezza. Nel corso del suo processo, Breivik in persona ha dichiarato che il suo obiettivo, nel breve e medio periodo, era quello di provocare una caccia alle streghe contro gli estremisti cristiano-nazionalisti come lui, perché solo così si sarebbe prodotta quella polarizzazione che innesca processi di radicalizzazione, “man mano che sempre più persone perdono fiducia e fede nella democrazia”. I nuovi radicali sarebbero poi stati reclutati [ma da chi?] per proteggere i popoli europei autoctoni e le loro culture dalla minaccia islamica, con l’uso della forza.

Una vera e propria strategia della tensione finalizzata alla sistematica destabilizzazione dello stato diritto, quasi certamente condivisa da altri attivisti con i quali si teneva in contatto, e che è sostanzialmente identica a quella descritta da Osama Bin Laden nei suoi farneticanti videomessaggi.

Possiamo escludere che quest’odio verso lo stato non si tradurrà, prima o poi, in azioni apertamente eversive, di stampo brigatista?

Negli anni bui del dopoguerra, le forze a difesa della democrazia e dello stato di diritto hanno trionfato, in Italia e in Germania. Lo si è fatto allora, lo si può rifare.

La Norvegia ci ha indicato la strada giusta, quella della dignità (verdighet). Le autorità e la popolazione norvegese si sono comportate con dignità, decoro, civiltà, umanità. Il rispetto che hanno dimostrato per l’imputato che si è comportato come un mostro, ma resta pur sempre un essere umano, onora la Norvegia e la democrazia. È certamente vero che gli è stata data la possibilità di avere un’audience mondiale a cui rivolgersi per comunicare il suo pensiero, ma è un prezzo che è stato ampiamente ripagato dall’effetto di questa sua performance. Molti dei sopravvissuti, dopo averlo visto al processo, si sono sentiti sollevati nel vedere un piccolo uomo con una vocina sottile. Tutt’altra cosa rispetto al carnefice di Utoya. Il mostro è stato esorcizzato, ed è tornato a essere un ometto viziato con la vocetta immatura.

Oggi oltre 40mila persone si sono trovate nel centro di Oslo per cantare insieme “Bambini dell’arcobaleno” (“Barn av regnbuen”), un adattamento in norvegese della canzone “Rainbow Race” di Pete Seeger del 1973. Lo hanno fatto come atto dimostrativo contro Anders Behring Breivik, l’autore degli attentati a Oslo e della strage di Utøya del luglio dello scorso anno, che nel corso del proprio processo ha detto di odiare la canzone di Seeger. Secondo Breivik la canzone ha contenuti chiaramente di stampo marxista e verrebbe utilizzata per fare il lavaggio del cervello ai bambini… Il testo della versione norvegese parla di un cielo pieno di stelle, del mare azzurro e di terre piene di fiori, dove vivono i bambini dell’arcobaleno. È una canzone di speranza, che invita a cercare il bene e a convivere in pace insieme, evitando la violenza”.

http://www.ilpost.it/2012/04/26/la-canzone-odiata-da-anders-breivik/

I norvegesi hanno ascoltato Breivik e gli hanno chiesto di ascoltare. Hanno sorpreso il mondo. Alcuni sono rimasti sbigottiti e negativamente impressionati. In realtà non è che non ci sia rabbia e desiderio di vendetta, in Norvegia, è che la cultura locale è una sorta di viatico a quell’ideale di disciplinamento delle emozioni che può essere riscontrato anche in Giappone e che avrebbe piacevolmente sorpreso Spock, o gli stoici, o i buddhisti, o i taoisti.

Questa umiltà, semplicità, padronanza di sé, rispetto per la dignità delle persone e per la diversità (“infinita diversità in infinite combinazioni”, direbbe Spock), ragionevolezza, sollecitudine, pacatamente ma senza fatalismo, l’espressione del dolore che non diventa esibizione, può sembrare quasi disumana, inquietante. È probabile che in diversi casi lo sia, o quantomeno sia una maschera per l’ipocrisia, il cinismo e un malcelato impulso autoritario (es. film “Festen” e tirannia umanitaria).

Ma, in questo caso, i norvegesi, con il loro atteggiamento, hanno comunicato a Breivik e a quelli come lui che i loro valori sono agli antipodi dei suoi e sono prevalenti, vale a dire che la sua crociata era persa in partenza. Si aspettava di essere ucciso dalle forze dell’ordine, oppure torturato. Non è successo nulla di tutto questo. Il principio guida è stato: non ci farà diventare come lui, altrimenti avrà vinto.

Re Haakon VII, che ha regnato tra il 1905 e il 1957, dichiarava di essere anche “il re dei comunisti”. Re Harald V ha annunciato alla popolazione che è anche “il re dei musulmani, sikh, ebrei e indù norvegesi”.

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LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana

Viviamo in un mondo spaventato dalla libertà. Il politicamente corretto soffoca preventivamente il pensiero critico, chiamando in causa il dovere di rispettare le sensibilità altrui (!!!). Certe idee non solo non possono essere espresse, ma non devono essere neppure concepite. Si cerca di proibire per legge persino a degli accademici di fare storiografia. Certe figure istituzionali sono poste automaticamente al di là del diritto di critica. I media impediscono a certi comici o a certi intellettuali di venire a contatto con lettori e spettatori. Intanto le comunicazioni dei nostri politici sono registrate sistematicamente per poterli ricattare o manipolare.

Chi è veramente libero di dire ciò che pensa all’alba del terzo millennio?

Com’è possibile che la popolazione occidentale abbia accettato passivamente tutto questo?

Non si dovrebbe avere paura di questa libertà, che include anche la libertà di non rispettare le idee altrui (pur rispettando l’interlocutore), di canzonare e di rappresentare un inconveniente per le opinioni altrui.

Un principio cardine della costituzione come la libertà d’espressione non può essere fatto valere in certi casi ed ignorato in altri, anche perché una parola è una parola e non serve dare alle parole più peso di quel che meritano. Non siamo automi che rispondono meccanicamente a sollecitazioni verbali e le nostre personali credenze non sono tutelate da alcun diritto inviolabile a non essere messe in discussione, con tutto il tatto ed il senso di responsabilità necessari. Sono le parole o gli atti che distruggono le persone e le cose? Un effetto indiretto è moralmente equivalente a un effetto diretto? Le parole esercitano un’influenza sulle persone solo se queste decidono che così dev’essere, perché attribuiscono credibilità ed autorevolezza a chi le pronuncia e perché vogliono o temono che il messaggio sia vero. Le parole hanno potere solo se chi le ascolta o legge glielo conferisce. Altrimenti sono solo vibrazioni nell’aria. Dunque attribuire uno speciale potere alle parole è una semplice credenza che ciascuno può respingere coscientemente. Se certe parole ci irritano la responsabilità è nostra, perché lasciamo che ciò avvenga. Possiamo forse plasmare il prossimo in modo da costringerlo ad essere più sensibile? Sarebbe giusto? È sbagliato cercare di controllare gli altri, è una forma di manipolazione tanto deprecabile quanto l’uso di parole al fine di ferire la sensibilità altrui. E siccome non è giusto controllare gli altri, non è nemmeno giusto censurare gli altri.

Senza la libertà di dire qualcosa di sconveniente non c’è libertà. Se le mie azioni sono giudicate in base alla sconvenienza, potrò fare solo quello che gli altri mi consentono graziosamente di fare e, poiché moltissimi sono suscettibili e permalosi, ciò decreterebbe la morte della libertà

Le società democratiche sono conflittuali perché sono formate da esseri umani con punti di vista anche molto diversi riguardo alla realtà, ciascuno convinto che il suo sia più fedele al vero. Nessuno di noi è consapevole dell’intera estensione delle sue credenze e convinzioni e ancor meno di quanto unica e peculiare sia la sua percezione della realtà. 

La libertà di espressione consente a superstizioni, preconcetti e pregiudizi di essere vagliati, separati e respinti dal maggior numero possibile di persone, che potranno invece avvalersi delle idee originali e promettenti. È quindi nel nostro stesso interesse rispettare la libertà del nostro prossimo di dire la sua, anche quando ci infastidisce, ci sciocca, c’indigna, ci oltraggia, ci disgusta, ci ferisce. Solo difendendo la libertà altrui posso continuare a difendere la mia, anche se questa libertà sarà da loro impiegata per ridursi in un angolo, per scegliere di condurre una vita convenzionale, di rinunciare a esercitare i propri diritti, di consegnarsi a rapporti vincolanti, affiliazioni soffocanti, appartenenze totalizzanti.

Se la ricerca della verità e dell’autenticità li conduce in quei paraggi, allora hanno la prerogativa di comportarsi di conseguenza senza che una tutela paternalistica li inibisca, senza trattarli come degli infanti plagiabili, plasmabili, eternamente sprovveduti, inculcando in loro il sospetto di esserlo veramente anche quando si tratta di una mera divergenza d’opinioni. Soprattutto, nessuno osi censurare il prossimo per il mero fatto di essersi permesso di esprimere un punto di vista differente. 

La casa comune dell’umanità che verrà, nel Mondo Nuovo dovrà essere tollerante. Se noi stessi decretiamo che un diritto universale non è più universale, ma vale solo quando pare a noi, la nostra credibilità ed autorevolezza saranno compromesse, la forza di quel principio sarà compromessa, la possibilità di tutelare le persone vulnerabili in nome di quello stesso principio sarà compromessa.

Se la nostra casa comune avrà timore di idee diverse, allora non avrà un futuro. Un soffio e il castello di carte cadrà: “Far apparire come necessario ciò che è assurdo – che si debba difendere il “mondo libero” rendendolo meno libero, salvare la civiltà occidentale minacciando i principi della sua identità –, e dall’altro cerca di rendere credibile ciò che è incredibile, ovvero che si possa diffondere nel mondo la libertà con l’occupazione militare, instaurare la democrazia con la coazione, istituire l’autonomia con l’eteronomia” (Bovero, 2004, p. X).

La libertà che conta è quella da forze e circostanze che trasformano l’uomo in una cosa e la sua vita interiore in un processo meccanico, automatico, prevedibile, inerziale, come la materia stessa. Se la libertà è come un volo, allora più si mozzano le ali per circoscriverla, più basso ed incerto sarà il volo stesso, a discapito dell’intera comunità. Non si può essere sicuri, nel volo, la libertà non è rassicurante, non dà garanzie, ma è l’unico modo che ci è dato di essere autentici (di non limitarci ad essere ciò che gli altri hanno stabilito per noi) e di diventare più vivi (gioia di vivere) e consapevoli, come il prigioniero rilasciato nella parabola della caverna di Platone. A quel punto la sicurezza che si acquista sarà più stabile, più affidabile, ma mai completa.

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CASA POUND A TRENTO

Trento può fungere da modello? Può incarnare il cambiamento che vuole vedere nel mondo? Può vedere una sfida laddove altri vedono unicamente una minaccia? Può odiare il fascismo ma vedere nei membri di CasaPound prima di tutto degli esseri umani con dei diritti fondamentali, poi dei cittadini con dei diritti civili, poi degli avversari da sfidare sul terreno delle idee e dei valori e infine dei fascisti?

Non vorrei che la formula della “banalità del male” diventasse una scusa per trovare demoni anche dove non ce ne sono e inscenare crociate, cacce alle streghe, “sante” inquisizioni, che servono solamente a estremizzare chi le subisce e chi le compie.

L’importante è che il Trentino divenga un territorio esente da fascismo per scelta, perché si dimostra un terreno infecondo per il fascismo, perché la sensibilità della popolazione l’ha immunizzata. Non per bullismo. Il bullismo lasciamolo ai fascisti.

È peraltro giusto e necessario che una comunità si mobiliti pacificamente e costruttivamente per testimoniare il suo pensiero, come hanno fatto meravigliosamente bene i norvegesi con Breivik, cantando la canzone che lui più odiava.

E poi rimane sempre la satira – la satira intelligente, che fa pensare, non quella pecoreccia, che spegne il senso critico –, che funziona eccellentemente quando dall’altra parte non c’è volontà di dialogo (e questo non va imposto).

La resistibilissima ascesa di Alba Dorata e dell’estrema destra

Per Antonis Samaras la società «nel suo insieme» è minacciata dai populisti dell’estrema sinistra e «da qualcosa che non si era mai visto prima nel nostro Paese: la crescita di un partito dell’estrema destra, si potrebbe dire fascista, neonazista»

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-05/grecia-appello-samaras-senza-093428.shtml?uuid=Ab9g5moG

Il vero bersaglio non è l’estrema destra, che rimarrà marginale ed è inchiodata da mesi al 10% nonostante le sue distribuzioni di cibo gratuito.
Il premier Samaras vorrebbe far credere a Greci ed Europei che la Grecia è messa come Weimar e che l’alternativa a chi governa è il “populismo di sinistra” o un nuovo Hitler.

Tuttavia in Grecia, quando i partiti responsabili del disastro saranno finalmente rispediti a casa, andrà al potere Tsipras, che è l’esatto opposto di Hitler e non è più populista di un Roosevelt o di un De Gaulle.

Sinistramente rassomigliante a quella nazista è invece la spietatezza adoperata dalla troika ai danni di milioni di Greci, con la connivenza dei partiti di governo.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/07/arbeit-macht-frei-cari-greci-quando-lo-capirete/

È la classica strategia neoliberista. Pur essendo un’ideologia assolutamente radicale ed incompatibile con la democrazia, si propaganda come forza moderata che protegge la popolazione dagli estremismi di destra e di sinistra.

Dunque teniamo presente che:

  • Alba Dorata non gode dell’appoggio dell’establishment, a differenza di Hitler;
  • Hitler ha perso di brutto le ultime elezioni prima dell’incendio del Reichstag (-2.000.000 di voti), ma è arrivato al potere per gentil concessione di industria e finanza tedesche;
  • Tsipras, diversamente dai socialdemocratici di Weimar, è percepito come il nuovo che avanza e, diversamente dai comunisti di Weimar, non è percepito come eversivo;
  • Ogni volta che rischiano di perdere, i partiti dell’establishment tirano in ballo la minaccia dell’estrema destra per ricompattare l’elettorato moderato (cf. Sarkozy, Cameron);
  • Le elezioni comprese tra il 2008 ed il 2012 non hanno visto nessuna inesorabile avanzata dell’estrema destra ed è semmai stata la sinistra – in termini di voti e di orientamento al voto – a giovarsi elettoralmente delle folli politiche di austerità imposte all’eurozona;
  • Adesso c’è internet che permette di informare la gente ed ostacolare le manipolazioni: così un altro “incendio del Reichstag”/11 settembre sarebbe immediatamente inteso da milioni di persone come un false flag (un auto-attentato)

Certo, se invece ci convinciamo che nel nostro futuro ci possono essere solo dittature orwelliane à la 1984 e che le forze dell’ordine sono congenitamente fasciste ed irrimediabilmente schierate dalla parte del potere allora non c’è dubbio che riusciremo a far avverare le profezie più cupe.
Ma le cose non stanno così:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/28/le-rivoluzioni-si-fanno-con-lappoggio-delle-forze-dellordine-la-lezione-spagnola/

Servono meno allarmismi (Samaras dimostra che sono utili allo status quo) e più costruzione di alternative politiche
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/25/un-progetto-politico-per-un-mondo-nuovo/

e morali
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/05/la-democrazia-nella-via-lattea-dirittidoveri-di-un-mondo-nuovo/

perché le avanzate si contrastano con le idee, non ingigantendo i successi di formazioni destinate comunque a restare marginali.

“Scontri di civiltà”, scontri di inciviltà e strategie geopolitiche

Il successo ottenuto dal partito salafita alle elezioni (un quarto dei voti) indica che la corrente più radicale dell’islam egiziano è un fattore con cui i Fratelli – e i militari – devono fare i conti. Se il clima dovesse infiammarsi, a causa dell’ennesima provocazione dei crociati antimaomettani, e se la crisi economica dovesse inasprirsi, gli equilibri allestiti in questi mesi potrebbero saltare. Sempre che non ci pensino gli israeliani, attaccando l’Iran [vedi carta], a riazzerare l’intera partita mediorientale. Una mossa da roulette russa. Con i terroristi islamici che rialzano la testa, Gerusalemme potrebbe invocare una ragione in più per rovesciare il tavolo – e la mal digerita intesa Fratelli musulmani-Stati Uniti.

Lucio Caracciolo

http://temi.repubblica.it/limes/libia-ambasciatore-ucciso-bengasi-droni-navi/38112

Ancora una volta si è levato alto il grido: “Scontro di Civiltà!”

Uno slogan caro al teorico neoconservatore Samuel P. Huntington: che è diventato un mantra ed ottunde i cervelli.

Cosa diceva Huntington?

La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologia né economica. Le grandi divisioni dell’umanità e la fonte di conflitto principale saranno legata alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro”.

Il fatto, evidente a chi sia ancora in grado di usare il cervello che ha ricevuto in dono alla nascita, è che una manica di imbecilli scervellati – integralisti, fondamentalisti, razzisti del genere “supremazia ariana” – non bastano a fare uno scontro di civiltà. Centinaia di milioni di cristiani, musulmani, indù, ebrei, buddhisti, sikh, atei, ecc. sono determinati a vivere la loro vita senza creare problemi agli altri e senza che gli altri ne creino a loro, in ossequio alla regola d’oro: “non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te”.

Quel che invece c’è è uno scontro di inciviltà, ossia una strategia di estremisti islamofobi/razzisti (cf. i nipotini di Oriana Fallaci) che cerca in ogni modo di convincere il mondo che l’Islam è una minaccia e che nessuno vorrebbe avere un musulmano per amico, “perché non si sa mai”.

Un attacco generalizzato all’Islam può solo estraniare quella vasta maggioranza moderata che è la nostra naturale alleata. Se ce la rendiamo ostile sarà solo colpa nostra. Un esempio estremamente indicativo è la vergognosa provocazione della caricatura di Maometto-terrorista-bombarolo pubblicata dal giornale ultraconservatore danese Jyllands Posten, per volontà di Flemming Rose, giornalista e saggista legato agli ambienti euroamericani ed israeliani più reazionari ed anti-islamici, vicini all’amministrazione Bush, che ha espressamente commissionato le famigerate vignette e che, non contento, ha rincarato la dose mettendo in guardia gli Europei dall’elevato tasso di fertilità delle donne musulmane e dalla debolezza delle loro identificazioni con la civiltà europea. Il risultato è stata una futile e disastrosa degenerazione del clima internazionale nella direzione di quello scontro di civiltà annunciato ed auspicato appunto da Samuel Huntington.

Ora è arrivato il film-trash di produzione copto-ebraico-americana che insulta pesantemente Maometto, descrivendolo come stupratore pedofilo e tratta i musulmani come dei ritardati mentali. Il regista, apparentemente un copto che si è fatto passare per un israeliano con doppia cittadinanza residente in California, dopo aver falsamente dichiarato di essere stato finanziato da anonimi mecenati ebrei ha definito l’Islam “un cancro”.

Indipendentemente dal fatto che il film c’entrasse qualcosa con l’attacco, peraltro previsto con 48 ore di anticipo senza che si sia avvertito il “povero” ambasciatore (sacrificato alla realpolitik come un Alden Pyle qualunque?), è emerso che gli attori avevano firmato un contratto per tutt’altra “opera” – una commedia trash – e pare che le loro battute non abbiano nulla a che vedere con l’Islam. Gli attacchi islamofobi sono stati inseriti in fase di doppiaggio, senza farlo sapere agli attori. Nel copione il soggetto non era Maometto, ma un tale Padron George, il titolo dello script era “guerrieri del deserto” ed era ambientato nella Palestina dei tempi di Gesù (!!!). Così scrivono sul Guardian.

Questa vera e propria porcata si inserisce in un clima, in occidente, di strisciante o esplicita islamofobia, che risale a ben prima dell’11 settembre 2001 e che produce una costante serie di provocazioni, ben sapendo che qualcuno, dall’altra parte abboccherà e confermerà gli stereotipi applicati indistintamente a tutte le centinaia di milioni di musulmani del mondo, specialmente se arabi – ma non ai dittatori nostri alleati nella penisola arabica, non ai mujaheddin/talebani che hanno combattuto contro l’URSS prima e Gheddafi poi, né ai salafiti che vogliono abbattere Assad per prendere il potere e che godono dell’appoggio di Al-Qaeda: quelli vanno bene perché sono dalla nostra parte.   

La situazione è esplosa proprio in Libia, il paese più recentemente democratizzato a suon di bombe, dove i fondamentalisti abbattono le moschee sufi senza che le forze dell’ordine intervengano, dove le milizie controllano il paese e stanno provocando un’escalation di violenze (Caracciolo). Proprio il giorno in cui gli eredi “democratici” di Gheddafi stavano per annunciare il nome del nuovo primo ministro, proprio nella città simbolo della rivolta anti-gheddafiana. E proprio il giorno dopo l’ennesima commemorazione del Male Islamico (11 settembre 2001), che ricorda tanto i due minuti d’odio orwelliani.

L’ambasciatore e i suoi tre assistenti sono stati uccisi da razzi sparati contro la loro auto in fuga, cioè sono stati presumibilmente uccisi dagli stessi guerriglieri che hanno armato e guidato alla volta di Tripoli (che ingrati!)

Quando un militante della supremazia ariana, cristiano, veterano dell’esercito americano ha ucciso sei sikh nel Wisconsin, i Sikh non hanno accusato i cristiani di essere sanguinari e mostruosi. Né i parenti delle vittime di Breivik se la sono presa con il protestantesimo. Né i superstiti delle stragi volute da Bush e Blair sembrano girare il mondo uccidendo un cristiano dopo l’altro, anche se entrambi i leader si proclamano ultra-cristiani.

Invece il 99% dei musulmani ha tutto il diritto di chiedersi perché debba essere tormentato ed ucciso dai salafiti (quelli che sono arrivati fino in Bosnia per menare le mani e che hanno ucciso Vittorio Arrigoni), che sono finanziati dalle petromonarchie nostre alleate e che uccidono i cristiani siriani occupandone le chiese.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/24/leader-della-rivolta-anti-assad-condivide-le-mie-preoccupazioni-sulla-siria/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/01/il-caos-siriano-spiegato-dai-missionari-che-non-possono-essere-sospettati-di-complicita-con-iran-russi-e-cinesi/

ORA COSA SUCCEDERÀ?

La destra radicale europea gongolerà. I think tank neoconservatori americani gongoleranno. Breivik gongolerà. I due amiconi Romney e Netanyahu gongoleranno perché potranno dire che avevano ragione nel dire che le politiche israeliane in Medio Oriente sono defensive (scontro di civiltà!). Certi atei militanti avranno buon gioco a fare di tutte le erbe un fascio, accusando ogni persona religiosa di essere potenzialmente più violenta di loro (sebbene Robespierre, Stalin, Mao, Hitler e i Khmer rossi fossero atei/panteisti).

COSA POSSIAMO FARE?

Resistere alla propaganda, difendere gli innocenti, protestare contro ogni futuro conflitto, ostacolare la macchina infernale neoliberista (i think tank che propagandano l’islamofobia sono tutti neoliberisti).

Il dialogo tra le fedi portato avanti dalle maggiori figure religiose del mondo è un ottimo viatico verso un mondo in cui le virtù comuni a tutte le confessioni – carità, solidarietà, benevolenza, opere buone, buona volontà, concordia, pace e prosperità – possano una buona volta prevalere. Le religioni che conosciamo (incluso il buddhismo) sono destinate a perire, perché sono sorpassate, relitti di un passato che non vorrebbe passare; umane, troppo umane per essere adatte al Mondo Nuovo. Ma la religiosità/spiritualità è un bene inestimabile e permanente. L’inciviltà servirà solo a spianarle la strada.

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