Zombie Apocalypse – Il lato oscuro della forza (essere buoni paga)

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Questa creatura delle tenebre la riconosco per mia.

Prospero, “la Tempesta” – Shakespeare

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Il lato oscuro della Forza è la via per acquistare molte capacità da alcuni ritenute ingiustamente non naturali.

Palpatine, Guerre Stellari

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Sono mostruosi, non hanno più nulla di umano, sono come corrosi dal tempo.

Zombie Horror – Le notti del terrore

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Uomo in Nero: Stai ancora cercando di dimostrarmi che ho torto, vero?

Jacob: Tu hai torto

UiN: Ah sì? Arrivano, combattono, distruggono, corrompono. Finisce sempre allo stesso modo.

Jacob: Finisce solo una volta. Tutto quello che accade prima è solo progresso.

darth-sidious-foxPalpatine/Darth Sidious, Imperatore Galattico, 86 anni

AP120123035384-620x563article-2090891-116C7861000005DC-457_468x501vaojkyFGaogdJlPflP1J6WqXCyud-KV193Q-yYdEvNQPfHoFe2bxeOsgh_maoO9Grl5u4VgjaEiNVfGhWKv2Bxo6x6KulpCIh2dODcY2ug=w426-h240-n590f7887ca066f02270f6a7067009541-512x350bill-clinton-aphttps://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/13/cosa-sta-succedendo-ai-clinton/

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1371236313000-Tony-Blair-1306141500_x-large2013 (60 anni)

1037161age-of-ogama_69645790_69645789bushitisGeorge W. Bush (61 anni nella foto)

al-goreAl Gore, Nobel per la Pace 2007 (65 anni)

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TPM-CGYodaQuando 900 anni di età avrai, bello non sembrerai! (Yoda)

NelsonMandela-leaves-hospital_4-7-2013_95670_lNelson Mandela, Nobel per la Pace 1993 (95 anni)

_65543137_dz4ehr9zAung San Suu Kyi, Nobel per la Pace 1991 (68 anni)

Ellen_Johnson-Sirleaf_detail_071024-D-9880W-027Ellen Johnson Sirleaf, Nobel per la Pace 2011 (74 anni) – presidente della Liberia

Wangari-MaathaiWangari Muta Maathai,  Nobel per la Pace 2004 (71 anni)

2008-Archbishop-Desmond-T-035Desmond Tutu, Nobel per la Pace 1984 (82 anni)

La farfalla avvelenata

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“La «Farfalla avvelenata» insomma, non vuole essere solo il resoconto degli aspetti investigativi e processuali della vicenda dei rifiuti pericolosi ma sottolinea anche le incertezze della politica e le sue reazioni, morbide e contorte, all’allarme ambientale lanciato dal magistrato. Quella politica che avrebbe cercato soprattutto di rassicurare e sminuire, davanti alle richieste sempre più precise di quei Comitati popolari nati prima e dopo l’inizio delle inchieste.
Nel volume Tomasi e Valenti si chiedono  perché sia stato il Corpo forestale dello Stato a scoperchiare questa vaso di «monnezza», e non il Corpo trentino. Perché per molte delle analisi determinanti per le inchieste, la magistratura abbia fatto riferimento non all’Appa ma ad aziende sorelle di regioni limitrofe? E perché solo le segnalazioni, per anni inascoltate, dei cittadini, abbiano smosso i controlli? La domanda che esce con forza da «La farfalla avvelenata» riguarda più la funzionalità della democrazia in Trentino che la situazione dell’inquinamento ambientale. Qualcosa non ha funzionato per portare tratti importanti del nostro territorio a questo livello di inquinamento: i controllori non hanno controllato. Talvolta, le indagini lo confermerebbero, sono stati timidi, poco attenti, giungendo in qualche caso a facilitare la vita degli inquinatori“.

http://www.ladige.it/articoli/2012/12/15/libri-avvelenata-farfalla-trentino

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Paolo Tessadri, “Il Trentino (avvelenato) che non ti aspetti”, 29 gennaio 2013

“Due giornalisti, Andrea Tomasi e Jacopo Valenti, raccontano l’altro Trentino, dove si sono consumati rilevanti danni ambientali. Perché nella terra della mela Melinda e dei paesaggi incantati non tutto è lindo come si vorrebbe far credere.

Un libro che è un colpo al cuore della legittimità dell’autonomia. La delega che i trentini consegnano nelle mani di chi li governa, che siano principi della Chiesa o principi della Margherita, non viene più usata per il buon governo ma per la causa del “lasciateci lavorare fatto proprio dalla classe dei politici e, a caduta, dei dirigenti privati. Tracotanza, presunzione, fastidio nei confronti dei controlli”. Lo scrive Claudio Sabelli Fioretti nella prefazione del libro “La Farfalla avvelenata“, scritto dai giornalisti Andrea Tomasi e Jacopo Valenti.

Il volume (edito da Città del Sole, 168 pagine, 15 euro) racconta le tre inchieste ambientali condotte dalla procura di Trento in Valsugana e a Trento a partire dal 2008. In particolare Tomasi e Valenti si concentrano sul traffico di rifiuti nelle cave di Sardagna e Monte Zaccon (inchiesta Tridentum), sull’inquinamento da fumi dell’Acciaieria Valsugana (Fumo neglio occhi) e sul vicenda legata allo smaltimento di scorie di acciaieria su terreni destinati a bonifiche agrarie (Ecoterra). Vengono raccontati i lunghi mesi di indagini del Corpo forestale dello Stato e i risultati delle perizie condotte nei siti sequestrati dall’autorità giudiziaria.

Ne “La Farfalla avvelenata” il racconto delle indagini giudiziarie si fonde anche con la politica, le incertezze, le reazioni, il solito grido d’allarme: attacco all’autonomia da parte dei veneti (i Forestali del Corpo dello Stato con stazione ad Enego) brutti, sporchi e cattivi.

E poi c’è il ruolo giocato dai comitati cittadini, che reagiscono in modo imponente, organizzando campagne di informazione, manifestazioni e iniziative di protesta.

Un tema, quello dell’attacco all’ambiente, e alla Valsugana in particolare, che è di attualità per almeno un paio di ragioni. La prima è quella che ci offre la cronaca degli ultimi mesi: il Corpo forestale dello Stato, non quello provinciale, ha effettuato dei prelievi nella discarica di San Lorenzo, in valle di Sella, dove si ipotizza un presunto inquinamento delle acque da metalli pesanti. La medesima ragione per cui lungo il torrente Moggio, a Olle, sono state fatte delle analisi congiunte da Appa e Comune di Borgo Valsugana, per stabilire l’eventuale rischio di alcuni depositi di acciaieria lungo il corso d’acqua. Quanto ai fumi dell’acciaieria, gli ex vertici dello stabilimento sono stati convocati a giudizio per nuove emissioni (l’udienza si tiene il 23 febbraio). Anche in questo caso – come era avvenuto per Monte Zaccon – le notizie di reato sono venute da privati cittadini, anziché dagli organi di controllo provinciali”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/29/il-trentino-avvelenato-che-non-ti-aspetti/482831/

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“L’inchiesta trentina è un’occasione per riflettere sulle debolezze del sistema, che si sente forte, troppo forte. Le ecomafie penetrano nel ventre molle del Paese. E del paese fa parte anche questa terra. Un’autonomia gestita bene? Sì, stando ai depliant della promozione turistica. Ma la farfalla del Trentino deve essere curata. È già, in parte, una farfalla avvelenata. Chi ha avuto la forza di arrivare alla fine di queste pagine, come noi che il libro lo abbiamo scritto, guarderà con occhi diversi le mele appese agli alberi delle nostre campagne, l’uva e il vino che ne deriva. Aprendo il frigorifero e afferrando la bottiglia del latte o il vasetto dello yogurt, si farà qualche domanda in più. È come nella scena di Gomorra (sappiamo che il paragone è forte, perché il Trentino non è Scampìa), quando il trafficante di rifiuti tossici abbandona la cassettina di pesche, coltivate su un terreno contaminato.

Si dovrà guardare con occhi diversi anche ogni intervento di scavo, ogni buca, ogni cava, ogni pista ciclabile (perché non sai cosa c’è sepolto sotto l’asfalto) e ogni prato (perché non sai cosa è stato messo nel sottofondo). Serve a qualcosa preoccuparsi? Serve a qualcosa uscire da questo piccolo-grande Matrix che è il racconto di un paradiso terrestre che stiamo distruggendo, convinti del contrario? Secondo noi sì. Serve perché un cittadino informato può pretendere una politica ambientale seria. Può chiedere a chi governa questo territorio di preservarlo, di non nascondere la verità sotto il suolo (in alcune zone della Valsugana, nel sottosuolo, scavando, ancora oggi si trovano rifiuti industriali).

Ali di farfalla appesantite dallo sporco. E ali appesantite non permettono di volare.

Questo è un atto di amore verso quella farfalla”.

http://www.ecceterra.org/index.php?option=com_content&view=article&id=1128

http://www.ruralpini.it/Inforegioni-23.12.12-Farfalla_avvelenata.htm

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Ricordiamoci tutti chi ha difeso questo sistema e chi invece l’ha denunciato:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/14/donata-borgonovo-re-presidente-del-trentino-nel-2013-la-mia-scelta-per-un-mondo-nuovo/

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su una possibile correlazione tra comportamento antisociale ed avvelenamento da piombo tetraetile:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11332

Femminicidio

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La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia

Marcela Lagarde, antropologa

“Il termine sembra astratto ma se si legge ognuna di queste vite si capisce come siano diverse e come siano simili i loro assassini”

http://temi.repubblica.it/micromega-online/femminicidio-la-spoon-river-delle-donne/

“Ricordo che ero ragazzina quando mia madre mi spiegò che quel giorno veniva abolito il delitto d’onore, ed era solo il 1981. Ed era ancora come fosse ieri, che mia nonna materna si infilò guanti e cappello, guardò il marito in poltrona e gli comunicò: “Io vado a votare”. Era il 1946 ed era la prima volta che era autorizzata a farlo. Da poco, veramente da pochi anni, noi donne stiamo faticosamente cercando di autodeterminare la nostra vita, sia nel lavoro sia nel privato e questo cambiamento epocale ha alterato in modo irreversibile la relazione tra uomini e donne, portando un comprensibile disorientamento tra chi per anni aveva goduto di un potere di scelta totale all’interno della coppia”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/21/siamo-persone-non-beni-di-proprieta/388866/

Massimo Gramellini, La Stampa del 15/11/2012: Savita è una giovane dentista indiana che abita in Irlanda con il marito Praveen, ingegnere. Aspetta un bambino da quattro mesi quando si presenta in ospedale. Ha dolori atroci alla schiena e la possibilità concreta di perdere, insieme col figlio, la vita. Al termine di una notte di scelte non facili, chiede ai medici di interrompere la gravidanza. Le rispondono che l’Irlanda è un Paese cattolico dove, finché si sente battere il cuore del feto, non è possibile interrompere niente. Savita non è irlandese e non è cattolica, ma deve stare alle regole. Soffrire. Aspettare. Il 23 ottobre il cuore del feto si ferma e i medici lo asportano, ma è troppo tardi. Il 28, a una settimana esatta dal ricovero, Savita muore di setticemia nell’ospedale universitario di Galway: in piena Irlanda, in piena Europa, in pieno ventunesimo secolo.  

Mi ostino a sperare che questa storia sia falsa o almeno incompleta. Che fra il comportamento dei medici cattolici e il decesso della dentista indiana non ci sia il nesso che traspare dalla denuncia dell’Irish Times, confermata dal marito della vittima e ripresa dai principali network del mondo. Ma l’idea che le religioni – associazioni di uomini mosse dal più nobile degli afflati, quello spirituale – possano ispirare comportamenti fanatici, superstiziosi e sostanzialmente ottusi non ha purtroppo bisogno di conferme: è sotto i nostri occhi ogni istante, in ogni angolo del mondo. Mai come oggi abbiamo bisogno di spiritualità. Mai come oggi non abbiamo bisogno di fanatici, questi esseri sfocati che vivono di testa e di viscere, avendo dimenticato che in mezzo c’è un cuore.

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È morta la giovane 23enne vittima di uno stupro di gruppo, che ha suscitato un’ondata di reazioni in tutta l’India: ricoverata in un ospedale di Singapore, le sue condizioni erano disperate. Era stata violentata, picchiata e torturata su un autobus di New Delhi lo scorso 16 dicembre. A causa della violenza subita, aveva riportato un arresto cardiaco, infezioni ai polmoni e all’addome, oltre a un grave trauma cranico. Ieri una ragazza di 17 anni si è tolta la vita, dopo aver subito uno stupro di gruppo il 13 novembre scorsoi genitori sperano che la morte della figlia porterà un futuro migliore per le donne a New Delhi e in tutta l’India

http://www.repubblica.it/esteri/2012/12/28/news/india_in_fin_di_vita_ragazza_stuprata_da_branco-49555220/

Questa povera ragazza non solo è stata brutalmente violentata da 6 uomini. È stata picchiata in testa con una sbarra di ferro e le hanno danneggiato irreparabilmente gli organi interni con la suddetta sbarra. Un abominio, un abominio non ignoto nel “civile” Occidente, dove si sono usate anche bottiglie di vetro rotte.

[In India] è la vittima che deve subire l’onta e l’ostracismo sociale”, ha dichiarato Ranjana Kumari, direttore del Centro di Delhi per la Ricerca Sociale e membro della commissione nazionale per i diritti delle donne. “Non può sposarsi, per esempio. Questo farà in modo che lo stupratore si vergogni [sic!]. Non gli sarà possibile ottenere un posto di lavoro, o un posto dove vivere e sarà tagliato fuori dalla società. Si tratta di un potente deterrente”.

[…].

All’inizio di questa settimana, Abhijit Mukherjee, un parlamentare figlio del presidente, è stato costretto a chiedere scusa dopo aver definito le manifestanti “donne dipinte” che “hanno pochi legami con la realtà concreta” e non “hanno niente di meglio da fare”. L’incidente ha messo in luce spaccature profonde all’interno della società indiana. Descritte come “provocazioni femminili”, le molestie sessuali è endemico e la colpa dello stupro ricade sistematicamente sulle donne, considerate irresponsabili e inclini ad un comportamento “non-indiano”.

http://www.guardian.co.uk/world/2012/dec/28/india-name-shame-sex-offenders#comment-20281341

Questa è anche la ragione per cui molte donne indiane vittime di stupro “scelgono” di suicidarsi piuttosto che continuare a vivere con lo stigma dell’ “impurità”, dell’essere state “contaminate”, che è parte integrante della mentalità patriarcale che incolpa la vittima in luogo dell’aggressore. È questa mentalità, la mentalità fascista che divide le donne in angeli o puttane, ma comunque sempre strumenti, giocattoli e proprietà dell’uomo. Una mentalità che non sarebbe mai dovuta essere tollerabile, e non solo in India.

Quante prostitute in Italia subiscono violenze perché sono considerate Untermenschen; e non possono difendersi e ben pochi sono pronti a credere che siano state violentate, visto il mestiere che fanno?

Perché la notizia che un noto conduttore televisivo inglese ha violentato 400 bambine e bambini non ha scatenato una furiosa autoanalisi nella società inglese e in tutto l’Occidente?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/category/pedofilia-2/

Come si inserisce in questa problematica il noto bestseller “Cinquanta sfumature di grigio” che rende “appetibile” la relazione morbosa tra un “vampiro” sociopatico ed una “crocerossina”?

http://www.diariodipensieripersi.com/2012/07/cinquanta-sfumature-di-nero-quando-la.html

Il marito dell’autrice pubblicherà un’opera analoga, ma per adolescenti (i consumatori vanno allevati)

http://www.joplinglobe.com/enjoy/x1483812486/Lee-Duran-Erotic-literature-fuels-publishing-world

Mi sembra sempre più chiaro che questa società, che si crede così avanzata, emancipata, progressista, illuminata, sia tragicamente retrograda. Non volendo però affrontare il suo degrado, cerca dei comodi capri espiatori. Come il famigerato prete misogino, molto probabilmente una persona che necessita di cure specialistiche, tali sono le ossessioni che affliggono i suoi discorsi, i suoi pensieri, persino le sue interviste giornalistiche.

C’è un problema più vasto: noi uomini facciamo fatica ad accettare la diversità femminile quando non ci torna comoda. Troviamo spiacevole dipendere da una donna, essere considerati inferiori rispetto ad una donna.

Se una donna si candida per una carica importante, non è quasi mai presa davvero sul serio

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/14/donata-borgonovo-re-presidente-del-trentino-nel-2013-la-mia-scelta-per-un-mondo-nuovo/

A meno che non abbia dato prova di essere inflessibile (lady di ferro) come la Thatcher, o una spietata valchiria come la Merkel, o una figura semi-angelica come Aung San Suu Kyi. Il modo in cui l’establishment indiano tratta Arundhati Roy è particolarmente emblematico, ma anche la trasformazione subita da Hillary Clinton, che con gli anni è diventata un superfalco ed ha perso la sua umanità, fino ad arrivare alla salacità psicopatica con cui ha commentato il linciaggio di Gheddafi.

Il fatto è che non c’è un luogo del mondo in cui donne e uomini sono uguali o sono percepiti come tali (figuriamoci i bambini!). Eppure l’umanità, la nostra civiltà, se vuole sopravvivere, ha bisogno di società eque, dove le risorse, le energie, la dignità siano riconosciute equamente a uomini e donne. Più di tutto, dobbiamo costruire società in cui la violenza – psicologica e fisica e non solo verso le donne – sia tenuta sotto controllo, società in cui l’aggressività possa trovare sbocchi costruttivi e creativi (come succede nell’arte o nella ricerca tecnologica e scientifica, se non è pensata per applicazioni belliche) in ogni ambito della vita.

Iside cerca Osiride, come lo yin cerca lo yang. Dovrebbero trovarsi, in equilibrio.

Scrive il sociologo Marco Deriu, sul Manifesto (“La tv e l’uomo che non c’è“, 7 marzo 2012): “Insistere sulla vittima, lasciando sullo sfondo l’autore, permette infatti di “demonizzare” o “disumanizzare” l’uomo violento. “Chi picchia una donna non è un uomo”, taglia corto una pubblicità sociale. Sospetto che per molti sia meno problematico mantenere un’immagine disumana o bestiale di questi individui piuttosto che prendere atto della profonda ambivalenza presente in molti uomini, compagni o padri nei quali possono convivere e alternarsi affetto e risentimento, protezione e minaccia, fragilità e violenza, bisogno e negazione dell’alterità.

Nei pochi casi in cui nella comunicazione sociale sul problema della violenza ci si rivolge apparentemente (anche) agli uomini, spesso lo si fa riattivando stereotipi e contribuendo a rendere più difficili le cose. “Gli uomini picchiano le donne” sentenziava senza tanti distinguo un manifesto politico qualche tempo fa. Un’altra pubblicità mostrava “Mario e Anna” un bambino e una bambina di pochi anni, nudi, con ai piedi la didascalia “Carnefice” e “Vittima”, come se fossero già predestinati a diventare persecutori e prede. Si tratta di generalizzazioni che rischiano paradossalmente di “naturalizzare” la violenza maschile e di impedire invece di domandarsi in profondità perché alcuni (molti) uomini sono violenti e (molti) altri no. D’altra parte affermare, come fanno molte campagne, “I veri uomini non stuprano”, “I veri uomini non picchiano” ecc… non rischia di riconfermare l’idea di virilità unica e assiomatica anziché aiutare gli uomini a rivendicare la loro soggettività e la loro responsabilità aprendo un confronto tra forme di maschilità differenti?

E ancora, molte campagne insistono sulla violenza compiuta, sugli effetti fisici e psicologici più evidenti, mettendo in primo piano lividi, tumefazioni, ossa rotte, umiliazioni. Che effetto dovrebbero avere simili campagne sugli uomini? Siamo sicuri di riuscire a stabilire una comunicazione in questo modo? O non creiamo l’effetto inverso di presa di distanza e di allontanamento?

Occorre immaginare una forma di comunicazione che abbia il coraggio di assumere gli uomini come interlocutori reali, nel bene e nel male. Perché senza un loro impegno non è possibile affrontare il problema della violenza maschile sulle donne”.

http://maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=533:mar-2012-qla-tv-e-luomo-che-non-ceq-di-mderiu&catid=16:25-novembre&Itemid=18

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