La primavera turca manderà in fumo i piani NATO

Turkish Prime Minister Tayyip Erdogan gives a thumbs-up sign from the cockpit of the Turkish Primary and Basic Trainer Aircraft "Hurkus" during a ceremony at the Turkish Aerospace Industries in Ankara

Migliaia di auto nella notte ad Ankara con i guidatori con la mano sul clacson, bandiere turche e ritratti di Mustafah Kemal Ataturk che sporgono dai finestrini, hanno invaso il centro per protestare contro la dura repressione oggi da parte della polizia delle manifestazioni contro il governo del premier Recep Tayyip Erdogan a Istanbul e in decine di altre città del Paese. Migliaia di manifestanti sono ancora concentrati nel centro della capitale turca. La polizia turca ha arrestato 939 persone in oltre 90 manifestazioni contro il governo in tutta la Turchia  (ANSA del 1 giugno)

Le proteste hanno ben poco a che vedere con la tutela di pochi alberi e molto a che vedere con il tradimento dell’eredità di Mustafa Kemal Atatürk, il padre della Turchia moderna, un grande uomo e grande leader che riuscì a sospingere una nazione imbarazzantemente arretrata e autoritaria verso una modernità fatta di laicità, democrazia e crescita economica. Il cammino era ben lungi dall’essere completato (non lo è per noi, figuriamoci se lo potrebbe essere per la Turchia), ma l’arrivo dei musulmani al potere ha invertito la rotta: neoliberismo, completo asservimento della politica estera agli obiettivi della NATO, islamizzazione della società, alleanza con Israele e Arabia Saudita, coinvolgimento diretto nel tentativo di effettuare un cambio di regime in Siria. Erdogan è stato rieletto unicamente in virtù dei suoi successi economici, ma la pacchia è finita e le conseguenze di una crescita realizzata con il doping finanziario si stanno per abbattere sulla Turchia. Queste proteste sono solo l’inizio ed è possibile che, per cavarsela, Erdogan scelga la via della guerra con la Siria, dopo l’ennesimo, ridicolo false flag, come questo:

Le forze speciali turche anti-terrorismo hanno arrestato 12 sospetti, membri del Fronte Al-Nusra, il gruppo affiliato di Al-Qaeda che è stato definito “il braccio più aggressiva e di successo” dei ribelli siriani, che si presume stessero preparando un attentato chimico nella città meridionale turca di Adana.
http://arabworld360.blogspot.it/2013/05/turkey-finds-sarin-gas-in-homes-of.html#.Uanovdh4NQE

Se lo farà, anche i suoi sostenitori lo abbandoneranno alla sua sorte.
In caso di conflitto, ci sarà una primavera europea. Meno di un quarto degli inglesi approva la decisione del proprio governo di fornire armi agli insorti siriani, figuriamoci come prenderebbero un costoso e sanguinoso coinvolgimento diretto delle loro forze armate:
http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/01/syria-hague-arms-intervention-military

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BACIARSI IN PUBBLICO È CONTRARIO ALLA MORALE?

La stampa turca riferisce di incidenti registrati ieri sera ad Ankara, dove circa 200 giovani che si erano riuniti per una ‘protesta del bacio’ contro cartelli che esigevano il rispetto delle ”legge morali” nella metropolitana sono stati prima bloccati dalla polizia e poi attaccati da integralisti islamici…circa 30 giovani islamici aderenti all’Akp [partito al governo] che hanno cercato di separare le coppie usando anche violenza fisica. Un ragazzo che partecipava alla ‘protesta del bacio’ e’ stato ferito da una coltellata e ha dovuto essere ricoverato. ”L’immoralita’ non e’ liberta”’ ha detto a Hurriyet un esponente dei giovani Akp, Celal Karaman. L’opposizione laica accusa Erdogan di seguire una ‘agenda occulta’ di reislamizzazione del paese.

http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2013/05/26/Turchia-islamici-polizia-contro-protesta-bacio-_8768262.html

TOLLERARE LIVELLI ALLUCINANTI DI VIOLENZA DOMESTICA SULLE DONNE È MORALE?

A luglio del 2011 le Nazioni Unite hanno pubblicato un dossier sulla Turchia, nel quale si legge che il paese della Mezzaluna ha la maglia nera rispetto all’Europa e agli Stati Uniti quanto a violenze domestiche sulle donne. Il 39 per cento delle donne turche ha patito abusi psicologici e fisici all’interno delle mura domestiche, contro il 22 per cento delle donne statunitensi e un range che va dal 3 al 35 per cento in Europa. Ciò dimostra che ad Ankara l’allarme è decisamente alto, visto che dai dati Onu risulta che peggio della Turchia ci sono solo i Paesi dell’Africa sub-sahariana e l’isola di Kiribati nel Pacifico…Secondo HRW circa il 42 per cento delle donne turche che hanno più di 15 anni e il 47 per cento di quelle che vivono nelle aree rurali del Paese hanno sperimentato sulla loro pelle abusi e violenze domestiche di ogni genere, da quelle fisiche a quelle psicologiche…Le contraddizioni del governo e la sua risposta “inconsistente” per prevenire gli abusi sulle donne è però lo specchio fedele dell’ambivalenza che regna all’interno della società turca in merito alla questione di genere. Molte persone in Turchia sono convinte che “il successo delle donne rappresenti il fallimento della famiglia“. Queste persone sono generalmente di credo islamico e hanno una visione tradizionalista (e maschilista) della società…Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un appello accorato a tutte le famiglie turche affinché abbiano “almeno tre figli“, perché – secondo il primo ministro – “la forza di una nazione risiede nelle sue famiglie e la forza delle famiglie risiede nel numero dei loro figli”. Un’immagine che riporta indietro nel tempo e che sottolinea l’immagine delle donne come mere “incubatrici” di pargoli che possano assicurare l’aumento del tasso di turchità della società. Ma Erdogan si è spinto anche oltre, legando la natalità all’economia: “Uno o due bambini significa bancarotta – ha detto – Tre bambini invece significa che stiamo migliorando”.

http://news.panorama.it/esteri/turchia-femminicidio-violenza-donne-erdogan-islam

935326_10151764553617985_1049257884_nhttp://occupygezipics.tumblr.com/

REPRIMERE CON LA VIOLENZA LE PROTESTE POPOLARI PACIFICHE È MORALE?

Era iniziata come una protesta di cittadini contra la distruzione di un parco, il Gezi Park di Taksim, e dei suoi 600 alberi, nel cuore di Istanbul. Ma il movimento si fa ogni giorno di più simile alle rivolte della stagione degli indignados di Madrid, Londra o New York. Da lunedì ogni notte, prima centinaia di giovani, ora migliaia, si accampano nel parco, per impedire la mattina ai bulldozer di sradicare gli alberi dell’ultimo polmone verde del cuore europeo della megalopoli del Bosforo, al posto del quale deve essere costruito un mega centro commerciale. All’alba ogni giorno i reparti anti-sommossa della polizia prendono d’assalto il parco, usando lacrimogeni, spray urticanti, cannoni ad acqua.

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/turchia_rivolta_gezi_park_governo_erdogan/notizie/286448.shtml

http://www.asianews.it/notizie-it/Istanbul-sconvolta-dalle-proteste-e-dalle-violenze-della-polizia-28080.html

DETENERE IL RECORD MONDIALE DI INCARCERAZIONE DI GIORNALISTI È MORALE?

La Turchia detiene il record mondiale di giornalisti in carcere. Lo dice un rapporto pubblicato oggi dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), una Ong con sede a New York, secondo la quale nel Paese è in atto “una delle più vaste operazioni di repressione della libertà di stampa nella storia recente”.

il numero di giornalisti in prigione in Turchia oggi è superiore a quello di altri Paesi più repressivi, come l’Iran, l’Eritrea e la Cina”, afferma il Cpj.

Oltre alle retate di giornalisti con il pretesto delle lotta al terrorismo, l’ong denuncia anche “tattiche di pressione per convincere all’autocensura” nelle redazioni. Il Cpj ha anche fatto appello al premier Erdogan perché smetta di denunciare sistematicamente per diffamazione “i giornalisti critici”, di “disprezzarli pubblicamente” e di esercitare “pressioni su media critici perché adottino un tono più moderato”.

http://www.lastampa.it/2012/10/22/esteri/in-turchia-il-record-mondiale-di-giornalisti-in-carcere-sono-p3OdQkPmPNmxVjIZEuRRXO/pagina.html

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ALLEARSI CON ISRAELE E L’ARABIA SAUDITA E DESTABILIZZARE UN PAESE CONFINANTE INFISCHIANDOSENE DELLA VOLONTÀ POPOLARE È MORALE?

Se gli Stati Uniti proponessero una no-fly zone sulla Siria, noi risponderemmo subito di sì

Recep Tayyip Erdogan, premier turco (membro della NATO), intervistato dalla NBC

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/17/israele-e-turchia-mano-nella-mano-verso-labisso/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/25/labbattimento-dellaereo-turco-non-e-un-semplice-incidente-e-i-cittadini-turchi-non-vogliono-la-guerra/

Un sondaggio promosso dal popolare quotidiano Hurriyet ha confermato che, come indicato da diversi recenti sondaggi, la maggioranza della popolazione turca è fortemente ostile a un conflitto con Damasco. L’instant poll di Hurriyet ha rilevato un livello di opposizione al 55%. Recenti sondaggi hanno rivelato anche che una maggioranza della popolazione turca non approva la politica muscolare del premier islamico nazionalista Recep Tayyip Erdogan sulla crisi siriana e il suo dichiarato appoggio ai ribelli sunniti contro l’ex-amico Bashar al Assad.

http://www.lettera43.it/cronaca/turchia-siria-ankara-non-vogliamo-guerra_4367566771.htm

OPTARE PER UNA GESTIONE NEOLIBERISTA DELL’ECONOMIA È MORALE?

Economia in forte frenata, mentre la bolla creditizia continua ad espandersi, finanziata da un forte deficit commerciale (10% del PIL). Il debito privato è triplicato negli ultimi 4 anni: il governo prima ha chiesto ai turchi di consumare per far crescere il paese, poi dirà che sono vissuti al di sopra delle proprie possibilità. Faranno la fine della Spagna e del Regno Unito. Ed Erdogan è stato rieletto solo perché pareva aver trovato il modo di arricchire la popolazione (strappare alla povertà milioni di turchi).

http://online.wsj.com/article/SB10001424127887323296504578396200677967468.html

http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-01-230413.html

Chi salverà la Turchia dalla bancarotta?

http://www.bloomberg.com/news/2013-05-30/rally-ending-as-bernanke-exit-seen-matter-of-time-turkey-credit.html

http://blogs.wsj.com/emergingeurope/2013/05/30/oecd-offers-skeptical-view-of-turkey/

FARE IN MODO CHE ALL’AUMENTO DEL BENESSERE IL TASSO DI DISUGUAGLIANZA RESTI ELEVATISSIMO È MORALE?

La Turchia è oltre il sessantesimo posto nel mondo, davanti a Gabon e Cina e dietro il Perù

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_inequality-adjusted_HDI

L’AUTORITARISMO È MORALE?

C’è sempre sullo sfondo la questione della presunta “agenda segreta islamica” a turbare i sonni dei secolaristi seguaci di Ataturk, il padre della Turchia moderna e laica, («l’Akp non è laico come i partiti democratici cristiani nei paesi occidentali, loro vogliono introdurre lo studio del Corano nella scuola pubblica» dice Kiliçdaroglu).

«All’inizio l’Akp – dice Kiliçdaroglu – ha combattuto per la democrazia contro il sistema, ma ora sta occupando ogni spazio dello stato e hanno ordinato perfino la confisca preventiva di un libro sgradito al potere (si tratta di un testo di un giornalista su un personaggio controverso vicino al governo, Fetullah Gulen, n.d.r.)».

Insomma il rischio è che l’Akp si stia trasformando in un partito-stato. Una preoccupazione isolata del partito laico e socialdemocratico? No. Oktay Vural, vice presidente del gruppo parlamentare dell ‘MHP, il partito nazionalista del professor Bacheli, che ha ottenuto il 13% dei voti alle ultima elezione, dice: «L’Akp, il partito di Erdogan, è un partito-stato. I media sono minacciati o sotto controllo diretto del governo e spesso i media sono proprietà di gruppi con altri interessi economici che poi vengono minacciati in questi settori se sono critici con il governo. Ci sono molti giornalisti in galera o che hanno perso il posto perché sgraditi e non siamo liberi di comunicare senza il timore di senza essere intercettati. Inoltre ho l’impressione che il sistema giudiziario sia sotto controllo dell’esecutivo».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-03/stretta-autoritaria-agenda-segreta-180705.shtml?uuid=Abl3paIF

Di carattere forte, secondo molto autoritario, Erdogan in questi 10 anni è finito più volte sui giornali con l’accusa di voler islamizzare il Paese, utilizzando l’ingresso in Unione Europea solo per indebolire lo strapotere dei militari, da sempre strenui difensori dello Stato moderno e laico fondato da Atatürk. Già durante il suo mandato da sindaco di Istanbul, dal 1994 al 1998, il futuro premier aveva fatto parlare di sé per aver criticato i dipendenti dal comune che servivano bevande alcoliche, e perché non stringeva la mano alle donne.

La sua nomina a primo ministro, avvenuta ufficialmente nel 2003, lo ha portato a più miti consigli, ma per poco. È dello stesso anno il tentativo del primo governo Erdogan di fare entrare gli studenti delle imam-hatip (scuole vocazionali islamiche) all’università.

Nel 2012 viene approvata la riforma scolastica che consente ai genitori di inviare i bambini alle scuola vocazionali già dall’età di 10 anni. In alcuni quartieri di Istanbul scoppia la polemica per alcuni studenti trovatisi iscritti d’ufficio alle imam-hatip e non in istituti laici come avevano richiesto, per mancanza di posti. Il premier dice: «alleveremo generazioni di giovani devoti».

Gli appelli di Erdogan alle donne turche a fare almeno tre figli sono all’ordine del giorno. Dietro le sue parole si cela anche il timore per il peso demografico della componente curda, concentrata nel Sud-Est del Paese e dove non hanno problemi di natalità. Ma parallelamente ha portato avanti una campagna serrata contro l’aborto, minacciando di cambiare la legge, che attualmente fissa l’interruzione di gravidanza a 10 settimane, e una vera e propria «crociata» contro una telenovela, campione di ascolti in Turchia e all’estero, rea di aver ritratto il sultano Solimano il magnifico come troppo dedito all’alcol e troppo succubo delle donne.

Infine, in questi anni, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan è finita più volte nell’occhio del ciclone per la questione della libertà di stampa e pressioni sui media.

http://www.lastampa.it/2013/03/11/esteri/la-rivoluzione-di-erdogan-piu-velo-e-meno-liberta-x7s7XIoWe4o686itwhj5zM/pagina.html

https://twitter.com/stefanofait

Gli insaziabili


traduzione di Norats

FMI/ Lagarde:

Il debito dei paesi ricchi è vicino ai livelli da “Tempo di Guerra”

Il debito pubblico accumulato dai paesi ricchi si avvicina a dei livelli raggiunti in “Tempo di Guerra”, ha stimato venerdì la direttrice genrale del FMI Christine Lagarde, valutando che questo “ostacolo” non potrà essere superato che nel l’intraprendere un “percorso verso una direzione di rigore economico”.
“Il più grande ostacolo (alla crescita ndr), sarà senza dubbio l’immensa eredità legata dal debito pubblico che raggiunge in questo momento in media il 110%, (del prodotto interno lordo ndr), nei paesi sviluppati, esattamente un livello di “Tempi di Guerra”, ha dichiarato la Sig.a Lagarde a Tokyo davanti i rappresentanti dei 188 Stati membri del Fondo Monetario, riuniti in assemblea plenaria.

Secondo le previsioni dell’FMI pubblicate questa settimana, il debito pubblico nei paesi sviluppati dovrebbe superare il 110% quest’anno ed il 113% nel 2013. In Giappone questa quota si è innalzata al 236% nel 2011.

Secondo la Sig.a Lagarde, aggredire questo debito con una crescita atona sarà “difficile in una misura incredibile” e necessita di trovare “il buon ritmo” di riduzione dei deficit”. È un percorso verso una direzione di rigore economico, probabilmente un lungo cammino e per il quale non esistono scorciatoie”, ha stimato.

La direttrice del Fondo Monetario ha d’altro canto nuovamente fatto appello alla riforma di un sistema finanziario che “non è ad oggi più sicuro di quanto lo era al tempo del fallimento della banca americana Lehman Brothers, nel 2008, evento che ha scatenato la crisi”.

“Gli eccessi continui e gli scandali mostrano che la cultura, (della finanza ndr), non è in realtà cambiata realmente“. Il sistema “è ancora troppo complesso, le attività sono ancora troppo concentrate nei grandi stabilimenti”, ha precisato, aggiungendo che lo spettro di banche, “troppo grandi per poter fallire”, (+too big to fail+), ha continuato ad infestare il settore.

Fonte: Sources : Romandie / Le Journal du Siècle

http://lejournaldusiecle.com/2012/10/12/fmilagarde-la-dette-des-pays-riches-proche-des-niveaux-de-temps-de-guerre/

Ci hanno detto che se incoraggiavamo i ricchi a creare ricchezza, tutti ne avrebbero tratto profitto. Così, dai tempi di Reagan e Thatcher, passando per Blair e Berlusconi, Aznar, Schroeder, Merkel e Sarkozy, tutti i governi greci degli ultimi decenni, ecc. li hanno favoriti in ogni modo. Hanno privatizzato tutto quel che è stato possibile privatizzare (le chiamano liberalizzazioni, per fregarvi meglio, perché sono dei maestri della manipolazione linguistica e della propaganda; cf. Orwell), hanno detassato le loro rendite di posizione e abbassato le loro aliquote, hanno permesso l’evasione e l’elusione nei paradisi fiscali, cosicché cifre pari alla somma dei PIL degli USA e dell’eurozona (oltre 32mila miliardi di dollari!!!!) sono custodite offshore completamente esentasse, hanno deregolato dove si poteva deregolare, hanno paralizzato i sindacati, hanno smantellato il sistema sociale ed hanno salvato il sistema bancario a spese dei contribuenti. Un enorme trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi.

Ma non sono ancora contenti. Uno dei loro amministratori coloniali, Christine Lagarde, ci spiega che non è abbastanza. Il debito pubblico aumenta e questo vuol dire che siamo ancora troppo viziati e ci devono tagliare ancora altri “privilegi”. Perché, si badi bene, quelli che sono diritti civili conquistati con decenni di lotte e sacrifici e vittime dal loro punto di vista sono privilegi. Invece i loro privilegi sono, sempre dal loro punto di vista, diritti inalienabili. Poiché controllano l’informazione cosiddetta generalista sono riusciti a far fessi milioni di persone che altrimenti non sarebbero così ebeti.
Queste persone hanno finito per credere che le briciole che hanno ricevuto fossero immeritate e non si sono accorti che per vivere “meglio” dei loro genitori dovevano lavorare molto di più, spendere molto di più, indebitarsi molto di più, vedere la famiglia e gli amici e partecipare alla vita della propria comunità molto di meno. Il credito facile ha fatto sì che il debito privato salisse alle stelle a causa dei prezzi delle case gonfiati. Fino alla bolla immobiliare. Ora milioni di americani ed europei hanno perso o stanno per perdere le proprie case: finiranno nelle mani delle banche.

L’illusione di prosperità è crollata fragorosamente. Attraverso il debito ci hanno permesso di possedere case, auto proprie, ci hanno permesso di andare in vacanza. Ora il debito ci soggioga e le ricchezze stanno migrando verso le tasche di pochi. È, ovviamente, una truffa. Ci siamo fatti abbindolare. Ma questi ne vogliono ancora, sono intossicati dall’avidità. Sono fuori controllo.

Terreni, energia, ferrovie, sanità, istruzione, previdenza sociale, assicurazioni, strade, acqua, parchi naturali, qualunque bene pubblico è un obiettivo. Vogliono controllare tutto. Chiedono austerità per farci lavorare di più per meno, per costringere i giovani a lavorare gratis (si chiamava schiavitù o servitù della gleba), innalzare l’età pensionabile, tagliare le pensioni e l’assistenza ai disabili, ai poveri, ai disoccupati (ormai descritti sostanzialmente come parassiti dagli stessi ministri del governo Monti – e questi esodati che cazzo vogliono ancora? Vivere per caso?), impedirci di accedere a certe terapie e farmaci, comprimere i nostri diritti.

Quando non basta l’austerità c’è lo spauracchio islamico, le bombe atomiche iraniane, le armi di distruzione di massa del nostro ex alleato che ora dobbiamo uccidere, ecc.

Intanto le remunerazioni dei quadri dirigenziali aumentano a dismisura, nonostante l’austerità, perché, ci viene detto, solo i ricchi possono creare lavoro.

L’ennesima menzogna: siamo noi, i consumatori, nel nostro insieme, che facciamo andare avanti l’economia. La prova di ciò è evidente a tutti: ogni volta che la disuguaglianza eccede una certa soglia e i consumatori non possono più permettersi di spendere come prima, prontamente arriva una nuova crisi del capitalismo. Ed è anche vero l’inverso: i maggiori tassi di crescita sono garantiti dall’aumento degli standard di vita della classe media.

I parassiti sono loro e i moderati, tra loro, stanno semplicemente cercando di non farci schiattare per poter continuare a vampirizzarci.

I Greci, al contrario, pare abbiano deciso che sono sacrificabili (Untermenschen pure loro, altro che “questa è Sparta!”).

La Germania e l’eurozona – storia di una cannibalizzazione

La crisi della zona euro è parte della crisi globale che ha avuto inizio nel 2007 dalla crisi immobiliare statunitense, la quale è degenerata poi in una crisi bancaria globale, innescando una recessione globale e dando luogo a quella crisi del debito sovrano che è al centro delle preoccupazioni di tutti, in questi giorni, sebbene molti analisti si aspettino un altro tsunami di derivati, ossia una crisi bancaria più grande di quella precedente.

A causa del diverso grado di competitività delle economie europee, l’introduzione dei cambi fissi e poi dell’euro ha divaricato le differenze tra le economie del nord e quelle del sud e periferiche, che si sono progressivamente deindustrializzate ed hanno accumulato un crescente deficit, con il risultato che la Germania è diventata una superpotenza economica rispetto alle altre economie dell’eurozona. Il che non significa che tutti i Tedeschi ne abbiano tratto vantaggio, anzi. I lavoratori tedeschi, in generale, hanno visto il loro tenore di vita ridimensionarsi in certi casi anche drammaticamente ed hanno perso una parte dei diritti conquistati dalle generazioni precedenti.

Sono state adottate politiche neoliberiste che hanno privilegiato la salvezza dei sistemi bancari rispetto alla tutela del reddito e della capacità di consumo delle famiglie.

Le politiche di austerità in una fase recessiva hanno aggravato la recessione incrementando l’indebitamento, invece di ridurlo. Una contraddizione resa ancora più dirompente dalla diversa competitività delle economie europee che costringe a fare una scelta: o si impongono dal centro costose politiche che consentano alla periferia di diventare più competitiva, oppure si arriverà alla rottura.

http://www.finanzaelambrusco.it/finanza/1157-come-la-germania-ha-rubato-la-merenda-agli-altri-dopo-la-creazione-delleuro.html

Barcellona alla mercé di “Madrid ladrona” – che ne pensano i separatisti nostrani?

 

“Non abbiamo altra banca che voi”

la Catalogna chiede aiuto a Madrid

La seconda maggiore regione spagnola in termini di pil, seconda solo a quella che fa capo alla capitale Madrid, sta studiando le condizioni per chiedere un aiuto finanziario al governo centrale. In Spagna la crisi sembra aver messo in ginocchio proprio tutti, anche le autonomie che si ritenevano più forti e convinte di poter uscire dall’empasse sulle proprie gambe.

La Regione diventerebbe così la seconda dopo Valencia a domandare accesso al fondo da 18 miliardi di euro messo a disposizione dal governo di Madrid per soccorrere le amministrazioni locali in difficoltà e anche la piccola Murcia parrebbe in procinto di chiedere un salvataggio. Un “bailout” delle regioni non farebbe però che mettere ulteriore pressione su un Paese che gli investitori vedono ormai prossimo a dover chiedere aiuto all’Europa perché non più in grado di finanziarsi sui mercati.

http://www.repubblica.it/esteri/2012/07/24/news/non_abbiamo_altra_banca_che_voi_la_catalogna_chiede_aiuto_al_governo-39618032/?ref=HREA-1

La Catalogna sommersa dai debiti chiede aiuto al governo di Madrid. Cade la “Lombardia” spagnola

il portavoce del governo catalano, Francesc Homs, ha evitato di pronunciare la parola salvataggio. «Ancora non c’è la richiesta formale», ha provato a minimizzare. «Valuteremo tutti gli strumenti per la liquidità», ha aggiunto, senza specificare l’ammontare che sarà richiesto per evitare, già dal prossimo mese, la paralisi di servizi scolastici, sanitari o sociali per mancanza di fondi.

Due settimane fa la Generalitat ha dovuto indebitarsi per altri 500 milioni per pagare la quattordicesima ai 230.000 dipendenti pubblici regionali. E venerdì aveva comunicato di non poter garantire ad agosto il pagamento delle residenze degli anziani. I problemi finanziari delle comunità stanno trascinando il governo centrale nel baratro del salvataggio integrale dell’economia, al quale la stampa europea già pone cifre – 300 miliardi stimati da The Guardian, 400 dalla Faz. E lo stesso Fondo di liquidità potrebbe essere insufficiente, anche se la Commissione Europea, attraverso il portavoce Antonine Colombani, ha sostenuto oggi il contrario, sottolineando che «è completamente in linea con le raccomandazioni dell’esecutivo comunitario». Il debito in scadenza delle regioni è di 15,838 miliardi di euro da qui alla fine dell’anno, inclusi prestiti, linee di credito e titoli di debito. Oltre ad altri 15 miliardi di debito necessari a finanziare il deficit al tetto dell’1,5% del Pil imposto dallo Stato alle Comunità per quest’anno.

La Catalogna da sola ha debiti in scadenza per 7,182 miliardi di euro, secondo i dati del ministero delle Finanze, 3.912 miliardi solo nel secondo semestre, con un deficit pendente da finanziare di 2,967 miliardi. Ammontano invece a 2,885 miliardi i crediti che pendono sulla Comunità Valenciana, quasi il triplo di quelli che gravano sull’Andalusia (1,610 miliardi) e Madrid (1,344 miliardi), seguite da La Rioja (940 milioni) e Castilla-La Mancha (705 milioni), stando ai piani di riequilibrio finanziario presentati al governo. Tutte tessere del delicato puzzle delle autonomie costruito nella transizione dal franchismo, pronte a cadere sull’altare della recessione economica. Il ministro delle Finanze, Cristobal Montoro, oggi al Congresso ha applaudito alla richiesta di aiuti della Catalogna, della Comunità Valenciana e di Murcia: «È positivo dire la verità – ha sostenuto – Bisogna spiegare la realtà davanti alla quale si trovano i servizi e la stessa funzione pubblica». Una realtà drammatica, al punto che lo stesso Montoro oggi ha teso una mano al Psoe all’opposizione, che col leader Alfredo Perez Rubalcaba propone un accordo di unità nazionale per dare fiducia ai mercati, ridurre la pressione sulla Spagna ed evitare un salvataggio integrale dell’economia: «Abbiamo un progetto di austerità, di riduzione delle spese dei ministeri. E da quello dipende la ripresa economica» [AHAHAHAHAHAH un altro idiota/criminale, NdR], ha detto Montoro. Una ripresa che, però, secondo le previsioni dello stesso esecutivo, non ci sarà fino al 2014, con la disoccupazione al 25% per quest’anno e al 24,6% per il prossimo. E la riduzione del deficit a tappe forzate, che strangola l’economia [appunto! NdR].

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/463508/

La regione, che vale circa il 18% del Pil nazionale (la Lombardia è al 20%, con un sesto della popolazione italiana), ha 13 miliardi di euro di debito pubblico da rifinanziare, oltre al deficit.

Nonostante gestisca il 50% dell’Irpef, il 50% dell’Iva ed il 60% delle imposte speciali raccolti a livello nazionale, ha un debito di oltre 30 miliardi di euro. Il quotidiano La Vanguardia di Barcellona ha calcolato che il debito regionale è aumentato del 244% negli ultimi 14 anni.

Se finora, le analisi economiche sono state focalizzate sul debito sovrano degli stati, poco si è detto sui debiti degli enti locali, che sono proporzionali a quelli degli stati.

La Spagna, a differenza dell’Italia, era già intervenuta con una riduzione media delle retribuzioni statali del 5% nel 2010, seguita da un congelamento nel 2011. Ma in Spagna la bolla immobiliare è già scoppiata, e la situazione è cupa; le banche spagnole stanno discutendo sulla creazione di una “bad bank”, dove infilare gli asset tossici, per alleviare la pressione sul settore finanziario del paese.

La settimana della passione spagnola prosegue con Bankia, la quarta maggior banca iberica che detiene circa il 10% del totale dei depositi del paese, ora ha chiesto aiuto al governo per 19 miliardi di euro (il doppio di quanto annunciato dal Ministro delle Finanze per affrontare le perdite che hanno causato il settore immobiliare, e circa 4 volte tanto il governo gli aveva già concesso non più tardi di poche settimane fa, nazionalizzandola). Bankia ha anche corretto i suoi conti precedenti, annunciando che nel 2011 ha avuto una perdita di 3 miliardi, al posto del guadagno dichiarato in precedenza.

E le agenzie di rating hanno abbassato il giudizio di affidabilità di cinque banche spagnole, in un rapporto che dipinge prospettive poco rosee, per l’economia iberica, passando a Junk (spazzatura) il giudizio sul debito dell’istituto di credito nato dalla fusione di sette banche regionali in difficoltà.

E’ vero che l’attenzione dei Leader dell’Europa si è finalmente spostata sulla crescita (l’altro misuratore del rapporto Debito/Pil) ma se non si interviene sulle rigide regole di Basilea, che hanno messo fuorigioco il credito delle banche e sul Fiscal Compact, che ipotizza parametri assurdi per paesi super indebitati come l’Italia, l’unica soluzione pare sia quella di continuare con la finanza perché il sistema è completamente indebitato.

http://www.finanzaelambrusco.it/finanza/1004-la-catalogna-e-bankia-incornano-la-spagna.html

 

http://ccaa.elpais.com/ccaa/2012/06/15/catalunya/1339763353_875974.html

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https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/22/contro-i-miti-etnici-alla-ricerca-di-un-alto-adige-diverso-un-libro-preveggente/

Il Centro Studi di Confindustria boccia Monti, il World Economic Forum boccia la Fornero

“Le condizioni economiche dell’Area euro si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa. Le misure finora adottate dalla BCE e dai governi, alla luce dell’andamento delle variabili reali e della reazione dei mercati finanziari (con una stretta interrelazione in entrambe le direzioni tra le prime e i secondi), si sono dimostrate del tutto inadeguate.

In particolare, le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l’intera economia europea. Ormai non c’è più nessun economista che creda agli effetti espansivi non-keynesiani dei tagli ai bilanci pubblici attuati simultaneamente in più paesi fortemente integrati tra loro, come sono quelli dell’UE e in particolare dell’Eurozona.

L’esperimento in atto nell’Area euro di restrizione dei bilanci pubblici in presenza di un’ampia capacità produttiva inutilizzata dimostra, al rovescio, la validità delle prescrizioni contenute in ogni manuale di politica economica. Quando c’è ampia capacità produttiva inutilizzata, pari in media al 2,6% del PIL nell’Eurozona (e addirittura 2,9% in Italia, 3,7% nei Paesi Bassi, 4,4% in Spagna, 4,6% in Portogallo e 10,7% in Grecia), le politiche restrittive abbassano il PIL effettivo e distruggono base produttiva, quindi il PIL potenziale, minando la sostenibilità dei conti pubblici nel lungo periodo“.

http://www.confindustria.it/studiric.nsf/All/C9248C5753C45F0EC1257A29004051A4?openDocument&MenuID=42257EA28EF90910C1257547003B2F89

“L’asse Monti-Fornero vende all’opinione pubblica la flessibilità selvaggia e i conseguenti disastri sociali come necessità essenziali per rendere il Paese competitivo. Il teorema è: abbiamo un mercato del lavoro troppo regolamentato, soffoca la competitività, cioè da noi non investono e con paghe/regole troppo rigide non siamo competitivi all’estero. Confindustria dell’ignorante Squinzi approva. Ok.

Il World Economic Forum di Davos è la massima assise mondiale della finanza e dell’industria, più in alto di così non si va. Pubblicano ogni anno un rapporto sulla competitività dei Paesi nel mondo, il Global Competitiveness Index. Ogni Stato ha una pagella. Nelle pagelle di ogni nazione c’è la parte con la scritta in azzurro The most problematic factors for doing business, cioè quali sono gli ostacoli più problematici per investire in quei Paesi, e per quei Paesi per essere competitivi all’estero. Nelle pagelle di Svizzera, Svezia, Finlandia, e Germania, fra gli ostacoli più problematici ci trovate sempre la voce Restrictive Labour Regulations, cioè un mercato del lavoro troppo regolamentato. In Svizzera, Svezia, Finlandia, Germania il mercato del lavoro NON è flessibile a sufficienza. Ok.

Secondo il teorema Monti-Fornero, il World Economic Forum Global Competitiveness Index dovrebbe bocciare la competitività di Svizzera, Svezia, Finlandia, Germania, tutte piagate da troppa poca flessibilità del mercato del lavoro, e anche, vi si legge, da poca efficienza e da troppa burocrazia. Addirittura nel caso della Svizzera, il WEF lamenta una insufficiente formazione del personale al lavoro”. Peggio di così…

Ok, andiamo a vedere chi sono i Paesi giudicati dal World Economic Forum come i più competitivi al mondo nel 2011:

Primo posto: Svizzera

Terzo posto: Svezia

Quarto posto: Finlandia

Sesto posto: Germania

Su 193 Paesi nei primi sei posti ci sono proprio Svizzera, Svezia, Finlandia e Germania, i Paesi con altissima regolamentazione del mercato del lavoro, troppa burocrazia e anche inefficienze. Possibile? Ma la rigidità del mercato del lavoro non era la causa prima della perdita di competitività?

Se leggiamo la pagella dell’Italia, e sempre nella sezione The most problematic factors for doing business, cioè quali sono gli ostacoli più problematici per investire da noi e per noi per vendere all’estero, vi si trovano precisamente gli stessi problemi di Svizzera, Svezia, Finlandia e Germania: burocrazia, inefficienza e mercato del lavoro troppo regolamentato. Andiamo a vedere dove sta l’Italia nella classifica su 193 Paesi: Quarantatreesimo posto (43), dietro Tunisia e Barbados”.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10528

GAME OVER – consigli su come salvare ciò che c’è di più prezioso

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

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Quando il diavolo vuole servirsi della nostra mancanza di carattere, la chiama tolleranza, quando invece vuole stroncare il nostro primo sforzo verso la tolleranza, la chiama mancanza di carattere….Facile essere gentili anche con il nemico, per mancanza di carattere…La tua posizione non ti dà mai il diritto di comandare. Solo il dovere di vivere in modo tale da permettere agli altri di seguire il tuo ordine senza esserne umiliati…Spesso la massima serietà si esprime solo con parole allegre, divertenti, distaccate; puoi aspettartelo da chi, nonostante sia profondamente coinvolto in tutto ciò che è umano, non ha nulla da conquistare e nulla da difendere.

Dag Hammarskjöld, mistico, segretario delle Nazioni Unite tra il 1953 ed il 1961 (quando fu ucciso da un complotto britannico nel Congo), premio Nobel per la Pace (postumo)

Questo è il mio consiglio e non è detto che sia il miglior consiglio. Lasciate perdere Giannino, Barnard & co.

Non sovrainvestite in oro, argento, franchi svizzeri e specialmente dollari. Questa, come potrete constatare leggendo oltre, non è una di quelle cose del tipo “ha da passa’ ‘a nuttata”.

La prima cosa da fare è saldare i debiti e non indebitarsi. Fate in modo che ciò che possedete sia interamente VOSTRO. Vestiti caldi (per la glaciazione), case ben isolate, tetto sistemato, cucina in ordine. Abbandonate gli investimenti sui mercati e convertiteli in contante (finché non lo aboliranno) con cui pagare i debiti. Chi è venuto prima di noi sapeva bene che l’indebitamento è una forma di asservimento. “Wes Brot ich eß, des Lied ich sing” = “Canto la canzone preferita di chi mi dà il pane” [obbedisco a chi mi paga affitto e vitto]. Emancipatevi il prima possibile. La casa è il vostro investimento principale, la seconda cosa più importante che avete dopo il sapiente impiego dell’intelletto. Le case sono anche il boccone più goloso per le banche e per chi le tassa (quindi tenete da parte i soldi anche per l’IMU). Poi, una volta saldati i debiti e messo da parte i soldi per l’IMU per diversi anni, se avete ancora risparmi (riccastri bastardi ;o) puntate sul fatto che l’Italia onorerà i suoi debiti con gli investitori se vuole evitare una rivoluzione (quindi obbligazioni).

Ma il miglior investimento in assoluto che potete fare è la conoscenza, intesa sia nell’accezione di “sapere”, sia in quella di “rete di persone conosciute”. Quel che servirà in futuro sono idee nuove per un mondo nuovo, da inventarsi, e tanta solidarietà, spirito di collaborazione, affidabilità, senso di responsabilità, compassione, consapevolezza del fatto che siamo esseri interdipendenti e non monadi egoiste come vorrebbero farci credere psicopatici e neoliberisti.

Fate attenzione a quel che vi succede attorno, a quel che dicono le persone, a quel che fate, alle reazioni che producete. Leggete letteratura “alta”, ascoltate musica “alta”, guardate film “alti”, cercate relazioni umane non superficiali, circondatevi di persone non superficiali, vivete abbondantemente e profondamente, mettete sempre a confronto tante fonti, non fidatevi di un’unica fonte e di un’unica versione dei fatti, non seguite nessun pastore/guru, non fidatevi di chi fa calare dall’alto le soluzioni a tutti i vostri problemi (moneta unica, chip sottocutaneo, Stati Uniti d’Europa, governo mondiale, ecc.) fate gruppo, fate comunità, ricordatevi sempre che siamo tutti sulla stessa barca, non siate mansueti/remissivi ma neppure tracotanti, non fate agli altri quel che non vorreste fosse fatto a voi, fate agli altri solo quello che questi desiderano sia fatto loro.

Se solo avessero voluto:
http://www.futurables.com/2014/02/07/e-possibile-porre-fine-alle-crisi-finanziarie-una-volta-per-tutte/

Come il montismo e l’eurotroika distruggeranno l’economia padana

Guardando ai dati del 2008, si scopre che la Grecia stava assorbendo beni e servizi italiani (soprattutto merci) pari in valore al 33% delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti!

Nel 2011, secondo UN Comtrade, le esportazioni italiane verso la Grecia sono scese del 46% rispetto al 2008: vittime dell’implosione della Grecia.

http://www.bankofgreece.gr/BogEkdoseis/sdos201203-04.pdf

In termini di bilancia commerciale Italia-Grecia, mentre il rapporto era di 5 a 1 nel 2008 in favore dell’Italia, ora è ridotto a 2 a 1. I Greci non possono compiacersene. Non c’è stato alcun cambiamento di competitività relativa. Non sono i prodotti greci ad essere migliorati o diventati più convenienti. Il surplus commerciale con la Grecia è crollato perché la Grecia è crollata. In questo senso, un’esplosione nucleare che spazzasse via la Grecia eliminerebbe completamente il suo deficit commerciale. Lo vogliamo chiamare un progresso?

Un discorso analogo può essere fatto sul commercio bilaterale tra Italia e Spagna, Italia e Portogallo, Italia e Cipro (che presto dovrà chiedere un piano di salvataggio). Sud Europa e Francia erano le zone più sicure per le esportazioni nette italiane all’interno della zona euro. Nel resto d’Europa (a nord delle Alpi), l’Italia potrebbe competere solo attraverso la svalutazione della lira (una delle ragioni principali per cui la Germania ha insistito per l’inclusione dell’Italia nella zona euro).

http://www.nytimes.com/2011/04/23/business/global/23charts.html?smid=tw-nytimesbusiness&seid=auto

http://www.spiegel.de/international/europe/euro-struggles-can-be-traced-to-origins-of-common-currency-a-831842-2.html

È chiaro che l’Italia (sotto Berlusconi e sotto Monti) era ansiosa di essere vista come parte del nucleo trainante dell’Europa. A questo fine, i suoi dirigenti hanno ritenuto di doversi mostrare dalla parte ‘giusta’ del waterboarding di Grecia, Spagna e Portogallo. Ma, sostenendo le politiche della troika, l’Italia ha pugnalato alla schiena i suoi propri interessi e, quindi, contribuito alla sua scomparsa proprio in aree che incidevano pesantemente, in positivo, sulla sua bilancia commerciale. Anche se odia ammetterlo, l’Italia sta già facendo l’esperienza del waterboarding dalla parte di chi lo subisce, prendendo il suo posto tra le sue vittime (Grecia, Spagna e Portogallo), in paziente attesa del suo turno di essere torturata e prosciugata della sua vitalità economica.

FONTE: http://yanisvaroufakis.eu/2012/06/03/italys-own-goal-guest-post-by-joseph-halevi/
Joseph Halevi, economista all’Università di Sydney

Una sua intervista
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7039/

NOTA BENE: La stessa Germania comincia a sentire i morsi dell’austerità imposta ai PIIGS:
“Un crollo si e’ invece registrato per quelle verso l’Italia (-7,6%) con un volume di 14,9 miliardi di euro, verso la Spagna (-7,8%) con 8,4 miliardi di euro, ma soprattutto in direzione di Portogallo (-14%) con 1,7 miliardi di euro ed in Grecia (-9,8%) per un importo di 1,2 miliardi”
http://www.agienergia.it/NewsML.aspx?idd=115304&id=67&ante=0

e noi dipendiamo dalla Germania:
“Il più ampio contributo alla crescita delle esportazioni nazionali è fornito dalle vendite della Lombardia in Germania. Rilevante è anche il ruolo delle vendite di Toscana, Lombardia e Piemonte verso la Svizzera”.
http://www.infoiva.com/2012/03/istat-crescono-le-esportazioni-italiane.html

Dracone redivivo – una modesta proposta per la soppressione della classe media greca

L’autore, nel ruolo di un personaggio, suggerisce attraverso motivazioni economiche ed un convinto moralismo, di trasformare il problema della sovrappopolazione tra i cattolici irlandesi nella sua stessa soluzione. La proposta dell’autore consiste nell’ingrassare i bambini denutriti e darli da mangiare ai ricchi proprietari terrieri anglo-irlandesi. I figli dei poveri potrebbero essere venduti in un mercato della carne all’età di un anno per combattere la sovrappopolazione e la disoccupazione. Così facendo si risparmierebbe alle famiglie il costo del nutrimento dei figli fornendole di una piccola entrata aggiuntiva, si migliorerebbe l’alimentazione dei più ricchi e si contribuirebbe al benessere economico dell’intera nazione. L’autore offre un supporto statistico per le sue asserzioni e fornisce dati specifici sul numero di bambini da vendere, il loro peso, il prezzo ed i possibili modi di consumazione. L’autore suggerisce alcune ricette per preparare questo «delizioso» tipo di carne ed è sicuro che questa cucina innovativa darà spunto per ulteriori piatti. Anticipa, inoltre, che le pratiche di vendita e di consumo di bambini avranno positivi effetti sulla moralità familiare: i mariti tratteranno le loro mogli con più rispetto ed i genitori valuteranno i loro bambini in modi finora sconosciuti. La sua conclusione è che l’implementazione di questo progetto aiuterà a risolvere i problemi complessi dell’Irlanda in materia sociale, politica ed economica più di ogni altra misura finora proposta. Quest’opera è ritenuta il più grande esempio di ironia nella storia della letteratura inglese.

http://it.wikipedia.org/wiki/Una_modesta_proposta

Il suo codice di leggi, è ricordato per la sua particolare severità: la pena di morte era la punizione anche per piccole infrazioni. Ogni debitore, il cui stato sociale fosse inferiore a quello del suo creditore, ne diventava automaticamente schiavo, mentre la punizione era più lieve per chi avesse debiti nei confronti di una persona di classe inferiore.

http://it.wikipedia.org/wiki/Dracone

Paupericidio: la pulizia “etnica” dei meno abbienti e nullatenenti.

Alexander Kentikelenis, Marina Karanikolos, Irene Papanicolas, Sanjay Basu, Martin McKee, David Stuckler, “Health effects of financial crisis: omens of a Greek tragedy”, The Lancet, Vol 378 October 22, 2011

Verso la fine del 2011, sei specialisti presso alcuni dei più importanti centri di ricerca medica e sociale anglo-americani pubblicarono sulla prestigiosa rivista medica inglese “The Lancet” un articolo che fece molto scalpore per la descrizione catastrofica della situazione del sistema sanitario greco, imputata alle selvagge misure di austerità.
Questi sono i punti chiave di quell’articolo.

La disoccupazione è salita dal 6,6% nel maggio del 2008 al 16,6% del maggio 2011 (quella tra i giovani è cresciuta dal 18,6 al 40,1% nello stesso periodo). Il debito pubblico è salito dal 105,4% del 2007 al 142,8% del 2010 (la media europea è passata dal 66,2% all’85,1% nello stesso periodo). Non potendo svalutare, la Grecia è restata senza opzioni, se non quella di contrarre altro debito per pagare i debiti e tagliare drasticamente la spesa sociale. Ciò ha causato un calo dei consumi ed un crollo dell’8% della produzione industriale nel 2010.

A livello di salute pubblica le conseguenze sono state a dir poco drammatiche. Si è registrato un aumento del numero di persone che non hanno avuto la possibilità di farsi visitare da un medico, perché i tagli ai finanziamenti del settore sanitario hanno ridotto il personale ed allungato le liste di attesa, mentre le cliniche private sono diventate troppo costose: solo nel 2010 il numero di ammissioni in strutture private è sceso del 25-30%. Contemporaneamente, il tasso di suicidi è salito del 17% nel 2009, rispetto al 2007; il dato non ufficiale per il 2010 stima un aumento del 25% sul dato del 2009. Secondo il Ministero della Sanità, il tasso di suicidi è cresciuto di un ulteriore 40% nella sola prima metà del 2011, rispetto allo stesso periodo del 2010.

C’è stato anche un incremento del tasso di violenza ed il raddoppiamento del numero di omicidi e furti tra 2007 e 2009.

La stima per le infezioni di HIV vede un aumento del 52% nel 2011 rispetto al 2010 (922 contro 605), non solo per la mancata distribuzione di siringhe sterilizzate, ma anche per una crescita della prostituzione. Un’ulteriore indicazione dello stato di degrado della salute pubblica greca è il crescente ricorso a cliniche gestite da organizzazioni non-governative che prima si occupavano quasi esclusivamente di immigrati poveri. Stando alle valutazioni di “Médecins du Monde – Grecia”, la percentuale di pazienti greci in queste strutture è passata da un 3-4% a circa il 30%. In cambio il consumo di alcool è diminuito [troppo costoso? NdR], così come la guida in stato di ebbrezza.

Il 17 marzo del 2012 gli stessi autori sono ritornati sulla questione [The Lancet, Volume 379, Numero 9820, p. 1002] con un aggiornamento dei dati ufficiali che indica un vistoso peggioramento delle infezioni da HIV e del tasso di violenza. Altri ricercatori, sollecitati dal loro articolo, hanno studiato la questione e rilevato un aumento dei bambini abbandonati dai genitori e dei senzatetto, ed una marcata carenza di servizi medico-farmaceutici, effetto diretto del taglio del 36-40% dei finanziamenti alla sanità, nel 2011 (da 25 miliardi a 16 miliardi). Questo disastro è destinato ad aggravarsi, perché il Fondo Monetario Internazionale ha in parte attribuito ad un’insufficiente riduzione delle spese ospedaliere la responsabilità dell’incapacità della Grecia di attenersi alle richieste di contrazione del deficit.

Infine, i suddetti studiosi hanno rivisto al rialzo (!) l’aumento del tasso di suicidi tra 2007 e 2009, che pare non sia stato del 17%, ma del 19,2%, rispecchiando un marcato aumento in tutta Europa, in contrasto con il calo del decennio precedente.

L’alta finanza sta già pensando al dopo-Monti?

 

Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico.

Proverbio cinese

Alla luce di quanto detto in precedenza, non sarebbe sorprendente constatare che qualcuno abbia deciso che Monti ha già le pile scariche. Il problema è: chi arriverà dopo di lui? Non c’è davvero limite al peggio?

WALL STREET JOURNAL CONTRO MONTI

“Dopo aver a lungo scandito i tempi dell’applauso di mercati, cancellerie europee e Casa Bianca alla politica di rigore del governo Monti, anche al Wall Street Journal ora viene qualche dubbio: le misure di austerity varate dall’Italia creano rischi per l’economia perché “stanno arrestando lo sviluppo dell’attività economica“.

Secondo il Wsj Europe “lo scenario che si sta scoprendo ora in Italia, Grecia e Spagna lascerà i paesi problematici dell’eurozona con percentuali di debito pubblico ancora più alte anche se realizzano sforzi dolorosi per ridurlo“.

Quello che è successo in Grecia può accadere in Italia“, spiega al Wsj Salvatore Cantale professore di finanza alla Imd Business School di Losanna sottolineando come i drastici interventi fiscali stiano frenando il Pil con la conseguenza di non centrare neanche gli obiettivi su debito e deficit”.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=163719

FINANCIAL TIMES CONTRO MONTI

«Il governo tecnico di Mario Monti riconosce che la sua “luna di miele” è finita». Lo scrive oggi il Financial Times in un articolo in cui indica come principale ragione della fine della “luna di miele” tra esecutivo e Paese l’aumento delle tasse sulla casa «esacerbato dall’aumento dei prezzi del petrolio e dal brusco rialzo delle tariffe energetiche».

Il quotidiano cita «un alto funzionario che chiede di non essere citato» che dice: «abbiamo avuto cento incredibili giorni di luna di miele; la gente era così felice di essersi liberata di Berlusconi e di vedere restaurata la fiducia nell’Italia. Ma quella fase è finita». Tanto che risultano «intaccati» i sondaggi sull’operato dell’esecutivo.

La previsione «di un calo di solo lo 0,4% del Pil quest’anno sembra eccessivamente fiduciosa». Per il premier «preoccupante», sempre secondo Ft, che cita a tale riguardo «funzionari e analisti» senza indicarne i nomi, è anche il fatto «che gli investitori stranieri non stanno tornando ad acquistare titoli italiani».

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-04/finita-luna-miele-governo-104743.shtml

FINITA LA LUNA DI MIELE, SI PREPARA LA GRANDE COALIZIONE?

“Mentre la stampa nostrana è occupata a linciare la Lega e a speculare sulla “Grande Coalizione”, la stampa business sta voltando le spalle a Monti e tornando ad avere uno sguardo più obiettivo sull’Italia. Dopo l’articolo del FT in cui si dava conto di un rapporto della Commissione Ue sul rischio che si riveli necessaria una manovra correttiva nei prossimi mesi, a causa della recessione e di tassi di interesse ancora relativamente alti sul nostro debito, sintomatico è l’articolo di ieri del Wall Street Journal. Proprio il quotidiano che solo pochi giorni prima aveva paragonato Monti alla Thatcher, oggi scrive che l’Italia rappresenta una minaccia per l’economia, proprio come ai tempi dello screditato Berlusconi. E questo a causa delle misure dell’uomo che poche settimane fa veniva indicato dal settimanale Time come salvatore dell’Europa, con grande giubilo del nostro establishment pro-Monti”.

http://www.opinione.it/politica/2012/04/05/punzi_politica-5-4.aspx

Sieht uns das Ausland so? (Dedicato a Pippo!)

[Mia riflessione preliminare: gli eurocrati continuano a ricattare i Tedeschi evocando il fantasma hitleriano per piegarli al loro volere tramite il senso di colpa (N.B. i sionisti fanno lo stesso con l’Olocausto).
Questa tattica è infame e mi auguro che sia presto smascherata e ricacciata indietro].

Yanis Varoufakis lehrt Politische Ökonomie an der Universität Athen. Gerade erscheint sein Buch zur Finanzkrise, „Der globale
Minotaurus“

In Griechenland wird Angela Merkel in Nazi-Uniform gezeigt, es werden deutsche Flaggen verbrannt.

Yanis Varoufakis: Ja, als Grieche schäme ich mich tatsächlich für diesen idiotischen Nationalismus. Ich schäme mich, wenn ich
ein Klischee über „die Griechen“ höre oder über „die Deutschen“. Beides gibt es nicht.

Haben die deutschen Politiker das richtige Rezept?

Varoufakis: Ich würde es drastischer ausdrücken. Diese Sparpolitik ist nicht nur nicht ausreichend – sie ist absolut schädlich.
Und Griechenland konnte trotzdem nur Ja dazu sagen. Unser Parlament wurde in eine Rolle gezwungen, ähnlich wie die deutschen Abgeordneten nach dem Ersten Weltkrieg. Die hatten damals keine andere Wahl, als dem Versailler Vertrag zuzustimmen – obwohl intelligenten Beobachtern klar war, dass es in einem Fiasko enden würde. Genauso wie jetzt in Athen.

Was wäre denn die Alternative zu den deutschen Forderungen an Athen?

Varoufakis: Wir müssen die Situation historisch betrachten. Deutschland sollte sich über seine ökonomische Rolle im heutigen
Europa klar werden. Nach dem Zweiten Weltkrieg haben die USA dem besiegten Land die Chance gegeben, sich zu einer funkelnden Fabrik zu entwickeln. Und Amerika garantierte, dass es immer Nachfrage nach Produkten aus dieser Fabrik geben würde. So bauten die USA von den 70er Jahren an ein wachsendes Handelsbilanzdefizit auf. Amerika hat die Exporte von Deutschland, Japan und später auch China wie ein riesiger Staubsauger aufgenommen. Dennoch hielten die USA über die Macht ihrer Finanzindustrie am Ende stets die Fäden in der Hand. Das entscheidende Element bei diesem Modell: Die USA sorgten nicht nur für Nachfrage, sondern auch für Investitionen.

Und jetzt soll Deutschland dieser Super-Staubsauger werden?

Varoufakis: Es muss vor allem seine Gewinne investieren. Im Falle der USA ließen die Exzesse an der Wall Street diesen Mechanismus 2008 zusammenbrechen. Jetzt wäre Deutschland an der Reihe, diesen Part zu übernehmen. Doch die Politiker in Berlin wollen nicht aufhören, ihr Land wie eine große Fabrik zu behandeln. Deutschland müsste aber zugleich so etwas wie eine Lokomotive sein. Es kann nur wirklich Führungsnation werden, wenn es in Europa tut, was die USA in den vergangenen Jahrzehnten weltweit getan haben: für Nachfrage sorgen und für Investitionen.

Brauchen wir also Hilfe beim Führen?

Varoufakis: Ich sehe das so wie der polnische Außenminister Radosław Sikorski. Der sagt, er fürchte deutsche Macht weniger als deutsche Untätigkeit.

… verschärfte Sanktionen für die ewigen Schuldner in Europa …

Varoufakis: Das war völlig absurd und unnötig. Merkel hat Cameron damit die Gelegenheit gegeben, seinen Hinterbänklern einen Gefallen zu tun.

http://varoufakis.files.wordpress.com/2012/03/stern-triple-interview.pdf

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