Sull’uso delle umiliazioni sessuali per controllare la popolazione statunitense (e non solo quella)

a cura di Stefano Fait

Salman Rushdie in dialogo con Terry Gilliam:

SR: “Ci fu un tempo in cui anch’io avevo i capelli…non ero mai stato negli Stati Uniti…arrivai a San Francisco con capelli lunghi e baffi alla Zapata…c’era un cartello: “pochi minuti alla dogana è un piccolo prezzo da pagare per salvaguardare i vostri figli dalla minaccia delle droghe”. Un tizio, un Americano DOC, si gira verso di me e mi dice: “Mi sa che te la vedrai brutta”. E aveva ragione. Mi fecero a pezzi, mi fecero spogliare e m’ispezionarono ovunque. Così arrivai in America, tremante. Un’anziana donnetta che attendeva l’autobus vicino a me che mi vide tremare e mi chiese: “che ti è successo, poverino?”. Mi sfogai con lei. E lei fece questo gesto solenne, con la mano sul cuore, scusandosi formalmente a nome degli Stati Uniti. E, ti dirò, sistemò tutto. Potevo passare oltre e godermi l’America”.

TG: “È vero, è questa la grande cosa dell’America: gli Americani”.

SG: “Sì, prima t’ispezionano il retto e poi si scusano di averlo fatto”.

[Entrambi ridono per quasi un minuto].

Naomi Wolf, “How the US uses sexual humiliation as a political tool to control the masses”, Guardian, 5 aprile 2012

Nessuno vuole che lo Stato abbia il potere di toglierti i vestiti di dosso. Eppure, è esattamente ciò che sta accadendo. In una sentenza di questa settimana, passata con una maggioranza di 5 a 4, la corte suprema ha deciso che chiunque può essere perquisito dopo l’arresto per qualsiasi reato, anche di lieve entità, in qualsiasi momento. Questa sentenza mostruosa si aggiunge a due altre recenti leggi da incubo: il NDAA, che permette a chiunque di essere arrestato per sempre, in qualsiasi momento, e l’HR 347, la “legge sulla violazione”, che condanna a 10 anni di reclusione chiunque protesti nei paraggi di chiunque altro goda della protezione dei servizi segreti. Queste incriminazioni per il solo fatto di essere umani arrivano, naturalmente, sulla scia della mini-rivolta del movimento Occupy.

La perquisizione corporale americana è benevola? La persona che si era appellata alla Corte Suprema, Albert Firenze, ha detto di essere stato obbligato a “girarsi, acquattarsi e tossire, dilatando le natiche”. Ha detto che essersi sentito umiliato: “Mi ha disumanizzato”.

Nella sua logica surreale, il giudice Anthony Kennedy ha spiegato che questa sentenza è necessaria perché un terrorista dell’11 settembre avrebbe potuto essere fermato per eccesso di velocità. Ma una perquisizione come avrebbe potuto impedire l’attacco? Forse il giudice Kennedy immagina che i piani per far saltare le torri gemelle fossero stati nascosti in una cavità del suo corpo? Secondo una non-logica ancora più bizzarra, la sua decisione e quella degli altri giudici si basa su preoccupazioni inerenti le armi ed il contrabbando nel sistema penitenziario. Ma le persone agli arresti non sono ancora state condannate e quindi non sono inserite nella popolazione carceraria.

Il nostro Stato di sorveglianza ha dimostrato una notevole determinazione nell’intromettersi sessualmente nei cittadini. C’è l’abuso sessuale dei prigionieri a Bagram – der Spiegel riporta che “gli ex detenuti hanno denunciato episodi di … varie forme di umiliazione sessuale. In alcuni casi, un interrogatore avrebbe posizionato il suo pene lungo il volto del detenuto mentre lo interrogava… Altri detenuti sono stati violentati con bastoni o minacciati di sesso anale”. C’è il denudamento di Bradley Manning in isolamento. E ci sono i provvedimenti istituiti dopo la storia di “mutanda bomber” per palpeggiare i viaggiatori statunitensi sui loro genitali, oppure costringerli a passare attraverso una macchina – prodotta da una società, RapiScan, di proprietà di Michael Chertoff ex direttore del DHA [“Department of Homeland Security” – lo slogan orwelliano del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale è “preservare le nostre libertà, proteggere l’America”, NdR] e profittatore della guerra al terrore – che genera immagini così vivide che è stato chiamato il “pornoscanner”.

Credetemi: nessuno desidera che lo stato abbia il potere di toglierci i vestiti di dosso. La storia mostra che l’uso della nudità coatta da uno stato che sta degenerando verso il fascismo è particolarmente efficace nel controllare e sottomettere la popolazione.

L’uso politico della nudità coatta da parte di regimi antidemocratici ha una lunga storia. Costringere le persone a spogliarsi è il primo passo per frantumare il loro senso di individualità e dignità e rafforzare quello di impotenza…I prigionieri ebrei ammassati nei campi di concentramento venivano spogliati dei loro abiti e fotografati nudi, come immagini iconiche dell’Olocausto.

Uno dei momenti per me più terrificanti, quando ho visitato la prigione di Guantanamo nel 2009, è stato vedere il modo in cui la struttura dell’edificio posizionava i box doccia in vetro intenzionalmente rivolti verso l’atrio centrale, dove giovani guardie donne vigilavano sulla nudità forzata dei prigionieri musulmani, che non avevano modo di nascondersi. Leggi e sentenze come questa sono chiaramente pensate per importare negli Stati Uniti le condizioni di Guantanamo.

[…].

La perquisizione con palpeggiamento nelle zone genitali che è obbligatoria negli Stati Uniti è illegale in Gran Bretagna. Credo che questa politica sia stata pensata per abituare psicologicamente i cittadini statunitensi ad una condizione in cui vengono umiliati e invasi sessualmente dallo Stato – in qualsiasi momento.

La frase più terrificante di tutte è l’uso da parte del giudice Kennedy del termine “detenuti” per i cittadini statunitensi “agli arresti”…
Dieci anni di associazione semantica hanno dato a “detenuto” il significato di sinonimo di chi, in America, è stato spogliato dei suoi diritti – in particolare in prigione. È stato a lungo nell’uso corrente in America, abituandoci a collegarlo alla condizione in cui a qualche remoto musulmano a caso può essere tolto qualsiasi diritto dallo stato americano. Ora il termine – con la sua associazione al concetto di “coloro ai quali si può fare di tutto” – viene reimpiegato sistematicamente all’indirizzo di … qualunque cittadino americano DOC.

[…]

Ora ci sono 1.271 agenzie governative e 1.931 società private che lavorano su programmi relativi alla lotta al terrorismo, alla sicurezza nazionale ed all’intelligence in circa 10mila sedi negli Stati Uniti. Ci sono 854.000 persone munite di nulla osta per motivi di sicurezza e ci sono 33 complessi edilizi dedicati all’attività di intelligence ai massimi livelli di segretezza che sono stati costruiti o sono in costruzione.

Questo nuovo, enorme settore multi-miliardario dell’economia ha interesse a creare un sistema per sorvegliare, intimidire fisicamente ed infierire sul resto della società americana.

Ora possono farlo minacciando di sminuirvi anche sessualmente – un potente strumento nelle mani di qualsiasi bullo.

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/cifamerica/2012/apr/05/us-sexual-humiliation-political-control#start-of-comments

Negli Stati Uniti, questo è solo l’inizio:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/17/lo-slittamento-giuridico-verso-la-dittatura-usa-2001-2012/#axzz1rFfn0cny

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/07/ndaa-torneranno-i-campi-di-concentramento-in-america/#axzz1rFfn0cny

Anche in Europa le cose hanno preso una brutta piega:

http://www.informarexresistere.fr/2012/04/06/il-governo-inglese-terrorizzato-dai-suoi-stessi-cittadini-si-scava-la-fossa-da-solo/#axzz1rFfn0cny

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-stiamo-perdendo-la-stiamo-perdendo.html

In Italia la tortura NON è un reato:

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2010/mese/06/articolo/2891/

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/in-italia-la-tortura-non-e-un-reato-e.html

Perché proprio ora? Riguardo alla pubblicazione di uno studio sull’impatto di un attacco terroristico nucleare a Washington

Forse è una coincidenza, o forse no. Quel che mi pare certo è che Randy Larsen ragiona come uno psicopatico.

Questo è ciò che il governo degli Stati Uniti immagina sarebbe successo se i terroristi avessero fatto esplodere una bomba nucleare a pochi isolati dalla Casa Bianca: l’esplosione avrebbe distrutto tutto nel raggio di un miglio e mezzo. Un’intenso flash accecherebbe gli automobilisti a diverse miglia di distanza. Una nube radioattiva potrebbe spingersi verso Baltimora.

Ma c’è una conclusione sorprendente: una bomba da 10 chilotoni fatta esplodere da dei terroristi a Washington non  spazzerebbe via la metropoli: “Non è la fine del mondo”, ha detto Randy Larsen, un colonnello in pensione dell’Aeronautica Militare e fondatore dell’Institute for Homeland Security. “Non è uno scenario da guerra fredda”.

Il Campidoglio (United States Capitol), la Corte Suprema, i monumenti a Washington, Lincoln e Jefferson, nonché il Pentagono, si troverebbero in aree caratterizzate da “danni leggeri” e lievi lesioni.

Lo studio intitolato “I fattori chiave di una risposta pianificata ad un attentato terroristico nucleare,” è stato realizzato nel mese di novembre dal Dipartimento della sicurezza nazionale (Homeland Security) e dalla National Nuclear Security Administration.

Martedì scorso, la Casa Bianca ha rivelato che la minaccia del terrorismo nucleare è stata una delle questioni centrali nei recenti colloqui tra il presidente Barack Obama e il primo ministro del Pakistan.

C’è un precedente importante.

Il 27 maggio del 2004 il Washington Post pubblicò un articolo dal titolo “Haig disse che Nixon aveva ironizzato sull’idea di far esplodere una bomba atomica sul Congresso”. Era il marzo del 1974, alcuni mesi prima del suo impeachment, il capo di stato maggiore era il generale Alexander Haig, il segretario di stato era Henry Kissinger. Haig rivelò a Kissinger che Nixon gli aveva chiesto di “portargli la palla”, che nel gergo significava i codici per ordinare degli attacchi nucleari, e che intendeva usarla contro la Collina, ossia il Congresso – un messaggio in stile mafioso per chi intendeva farlo destituire. La scelta del quotidiano principe dell’establishment di riesumare la notizia in piena Guerra al Terrore forse non fu casuale.

Webster Tarpley ha ipotizzato che in quei mesi che fosse in preparazione un superattentato che sarebbe servito a provocare una guerra con l’Iran, per sventare il fallimento dell’occupazione dell’Iraq, con una disperata fuga in avanti. L’attacco si sarebbe verificato verosimilmente nell’ottobre del 2004. Lo temevano anche Jacques Chirac e Dominique de Villepin  che si spesero in prima persona per scongiurarlo e si meriterebbero il Nobel per la Pace di Obama. Invece hanno ricevuto fango:

http://www.serendipity.li/wot/tarpley/tarpley.htm

http://www.meforum.org/772/the-chirac-doctrine
http://dust.it/articolo-diario/la-strategia-del-fango/

http://www.eurasia-rivista.org/silvia-coattori-intervista-giorgio-s-frankel-israele-non-cedera-mai-i-territori-occupati/9570/

Il piano prevedeva un bombardamento preventivo israelo-statunitense dei siti nucleari iraniani ed un possibile attacco terroristico con uso di armi di distruzione di massa sul suolo americano di cui i media avrebbero incolpato l’Iran. Per mesi si era parlato dell’imminente conflitto con l’Iran, giudicato responsabile del vigore con cui la resistenza irachena resisteva agli occupanti e, secondo Webster Tarpley, non si procedette con il piano solo perché una fazione ostile ai neocon e vicina alle forze armate americane, anch’esse contrarie a quest’azione, spifferò tempestivamente il nome di un sospetto agente del Mossad invischiato con i neocon.

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