AmeriKarma / Obamamania

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Il fatto che un certo comportamento sia comune non lo rende meno corrotto. In effetti…chi è al potere conta sulla volontà dei cittadini di assuefarsi alla corruzione, diventando insensibili, indifferenti alla sua illiceità. Una volta che un tale comportamento è percepito come la norma, si trasforma nella mente delle persone da qualcosa di sgradevole in qualcosa di accettabile. Molte persone credono di comprovare la loro sofisticatezza nell’esprimere una cinica indifferenza verso le malefatte dei potenti, in quanto sono così diffuse. Questo cinismo – “oh, non essere ingenuo: lo fanno tutti, sempre” – è proprio ciò che permette ad un comportamento distruttivo di prosperare incontrastato.

Glen Greenwald, 8 settembre 2012

Martedì notte la PBS ha mandato in onda il suo programma Frontline con un nuovo report di un’ora su uno dei più grandi e vergognosi fallimenti dell’amministrazione Obama: la totale mancanza anche di un singolo arresto o procedimento contro i maggiori banchieri di Wall Street per le frodi sistemiche che hanno accelerato la crisi finanziaria del 2008, una crisi che affligge milioni di persone nel mondo. Quello che il programma ha mostrato è che il dipartimento della giustizia di Obama, in particolare Lanny Breuer, capo della Criminal Division, non ha nemmeno provato a considerare responsabili i criminali d’ alto livello.

Quello che hanno fatto i funzionari della giustizia di Obama è esattamente quello che fecero di fronte ai crimini di torture e intercettazioni senza mandato dell’ era Bush: ovvero, hanno agito proteggendo le fazioni più potenti della società di fronte ad evidenti prove di gravi crimini. Infatti, le elite finanziarie non solo hanno ricevuto l’ immunità per le loro frodi, ma ci hanno guadagnato, mentre gli americani comuni continuano a soffrire degli effetti di questa crisi.

Ancora peggio, i funzionari della giustizia di Obama hanno sia protetto che onorato questi oligarchi di Wall Street (i quali hanno largamente supportato la campagna presidenziale di Obama del 2008) mentre allo stesso tempo perseguivano ed arrestavano gli impotenti americani per trasgressioni minori. Come ha suggerito due settimane fa Larry Lessing, insegnante di legge ad Harvard, esprimendo rabbia per la persecuzione del Dipartimento di Giustizia contro Aaron Swartz: “viviamo in un mondo dove gli architetti della crisi finanziaria vanno regolarmente a cena alla Casa Bianca.” (Infatti, come ne “Gli Intoccabili”, nessun grande dirigente di Wall Street è stato perseguito, al contrario di “molti piccoli broker, stimatori di prestiti e compratori di case”)

Glenn Greenwald

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/jan/23/untouchables-wall-street-prosecutions-obama

Gli Stati Uniti, paladini dei diritti umani nel mondo, salvo che nel Bahrein, nello Yemen o in Arabia Saudita dove la popolazione può essere uccisa, torturata e imprigionata dai rispettivi regimi senza che l’amministrazione Obama alzi un dito (al contrario, li arma): “Questo tiranno è OK, sta con noi!”

Nella lunga, squallida storia della CIA, figura anche la distruzione di videoregistrazioni di prigionieri interrogati per eliminare le prove del suo impiego di tecniche di tortura (Robert Fisk, “Torture doesn’t work, as history shows”, The Independent, 2 febbraio 2008).

A dicembre del 2012 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha finalmente reso giustizia a un cittadino tedesco, Khaled el-Masri, rapito nel 2004 dalla CIA ed inserito nel labirinto di prigioni segrete americane, per poi essere torturato in Macedonia da agenti della CIA, con la connivenza dello stato macedone, a causa del suo nome, simile a quello di un militante jihadista, Khalid al-Masri. Ci sono voluti mesi di tortura prima che la CIA capisse che era la persona sbagliata e lo abbandonasse in Albania, sul ciglio di una strada. Né la Germania né gli Stati Uniti hanno mai inteso quantomeno compensare quest’uomo per l’orrore subito.

Kathryn Bigelow, la Leni Riefenstahl dei nostri tempi, viene celebrata per la sua spettacolarizzazione propagandistica – esteticamente superba – delle guerre (“The Hurt Locker”) e della tortura come mali necessari e minori e perciò accettabili (Zero Dark Thirty”)

Altre apologie della tortura, come le serie tv “24” e “Homeland” hanno massaggiato le coscienze del pubblico statunitense e anche degli stessi soldati all’estero. Torin Nelson, un interrogatore con 16 anni di esperienza ha riferito di essere stato testimone dell’influenza che “24” ha avuto ad Abu Ghraib e Guantanamo.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/20/linconcepibile-samuel-l-jackson-jack-bauer-e-la-tortura-ragionevole/

Così, mentre il pubblico italiano si scandalizza con “Diaz” ed il Parlamento italiano cerca finalmente di far conformare le normative italiane a quelle europee ed internazionali, introducendo uno specifico reato di tortura, Obama può permettersi di nominare come nuovo direttore della CIA John Brennan, un incarico che aveva già ricoperto al tempo dell’amministrazione Bush. Brennan è favorevole alla tortura, alla cattura, deportazione e detenzione clandestina di persone sospettate di essere affiliate ad organizzazioni terroristiche (extraordinary renditions), alle strategie di uccisione mirata (con droni o sicari) di sospettati e al programma di sorveglianza dei cittadini americani tramite intercettazioni da parte dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale. Brennan è lo stesso funzionario che ha dichiarato che i droni americani non avevano ucciso civili pachistani e che Osama Bin Laden aveva usato sua moglie come scudo: due affermazioni poi appalesate come menzogne (Glenn Greenwald, “John Brennan’s extremism and dishonesty rewarded with CIA Director nomination”, The  Guardian, 7 gennaio 2013).

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Come se ciò non bastasse, grazie alle leggi che “costringono” l’amministrazione pubblica americana (per la verità a sua ampia discrezione) a rendere disponibili certe documentazioni riservate ed agli sforzi di varie organizzazioni per i diritti civili, siamo venuti a sapere che, negli Stati Uniti, le forze di polizia e gli agenti del dipartimento per la sicurezza interna (Department of Homeland Security, DHS) hanno collaborato e, verosimilmente, continuano a collaborare con i servizi di sicurezza delle banche per sorvegliare, arrestare e neutralizzare quei cittadini americani “colpevoli” di protestare pacificamente contro il sistema (Occupy Wall Street). Le strategie preparate congiuntamente contemplavano (contemplano?) anche l’uccisione da parte di cecchini di alcuni leader del movimento di protesta, in quanto classificati come “minaccia terroristica”. Poiché precedenti richieste di accesso a queste informazioni erano state rifiutate, il sospetto è che questa improvvisa generosità sia motivata da ragioni di deterrenza: nessun leader di un movimento di protesta si sentirà più al sicuro (Naomi Wolf, The Guardian, 29 dicembre 2012).

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/dec/29/fbi-coordinated-crackdown-occupy

L’FBI non è mai stato migliore della CIA
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/21/lfbi-organizza-e-sventa-la-maggior-parte-degli-attentati-terroristici-islamici-sul-suolo-americano-ricerca-della-ucla/

Non mi risulta che Obama si sia espresso in merito.

Se la gente pensa che è più o meno ‘normale’ che l’FBI (e le banche) sia coinvolto in un complotto che prevede anche la possibile soppressione di leader di un movimento popolare – (i fratelli Kennedy? Martin Luther King?) –  e sceglie di starsene zitta, proteggendo quindi questi potenziali assassini, non c’è davvero più alcun limite invalicabile per le autorità: tutto diventa possibile, con la tacita connivenza di milioni di americani.

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Il governo americano sta cancellando i confini della legalità, all’estero e in patria, ad un ritmo che ha subito una forte accelerazione dal 2001 (ricordo ai lettori che Osama Bin Laden era ricercato dall’FBI per l’attentato del 1998 alle ambasciate americane di Tanzania e Kenya, non per l’attacco dell’11 settembre). Ora si spiano le comunicazioni dei cittadini senza dover ottenere alcuna autorizzazione, la detenzione a tempo indeterminato di cittadini senza alcuna incriminazione e senza che l’arrestato possa rivolgersi ad un avvocato è stata codificata in legge (NDAA). È persino legale uccidere cittadini americani (Anwar al-Awlaki, colpevole di avere un blog e di pubblicare video jihadisti su youtube; suo figlio sedicenne, colpevole di essere suo figlio), senza prove di un loro coinvolgimento in attività terroristiche (Scott Shane, U.S. Approves Targeted Killing of American Cleric, New York Times, 6 aprile 2010; Glen Greenwald, “The due process-free assassinations of U.S. citizens is now reality, Salon, 30 settembre 2011). Si prevede che i cieli statunitensi saranno solcati da 30mila droni, entro il 2015, per una spesa di 5 miliardi di dollari nel solo 2012: soldi dei contribuenti che serviranno a spiare i contribuenti. Si discutono leggi per bloccare internet in maniera selettiva e ormai il dominio semantico del termine terrorista si è esteso al punto da identificare come terroristi chiunque parteciperà ad eventuali rivolte urbane come quelle inglesi dell’estate del 2011.

Da maggio del 2010, Bradley Manning è in stato di arresto e ha subito un trattamento che un relatore dell’ONU ha definito crudele, disumano e degradante. 900 giorni di detenzione senza che si stabilisse la data del processo. Persino un giudice militare ha dato ragione ai suoi avvocati difensori (contestati invece da Obama in persona, che aveva dichiarato il trattamento di Manning “interamente appropriato”): lui ha subito gravi violazioni dei suoi diritti e della sua integrità psico-fisica per aver denunciato crimini di guerra americani, invece una delle figure maggiormente coinvolte in quei crimini, Brennan appunto, riceve in premio la nomina a direttore della CIA: questa è l’America di Obama, cari obamofili!

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Stando ai parametri a cui gli Stati Uniti dichiarano di attenersi, il loro atteggiamento e le loro azioni verso l’Iran sarebbero considerate sufficientemente aggressive da giustificare una ritorsione. Hanno ucciso (o collaborato alla loro uccisione) i suoi ingegneri, invaso il suo spazio aereo con robot killer, parcheggiato in pianta stabile navi da guerra davanti alle sue coste, cercato di demolire il suo programma atomico (legittimo e legale!) con dei virus che tra l’altro rischiano di diffondersi nella rete internet planetaria con conseguenze catastrofiche, circondato il paese con basi militari, finanziato gruppi terroristici e movimenti secessionistici atti a destabilizzare il paese, organizzato almeno un colpo di stato contro un loro governo democraticamente eletto (gettando le basi per la successiva rivoluzione khomeinista).

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Non sono chiari gli obiettivi della guerra di droni nell’Asia Centrale: uccidere tutti i maschi in età da combattimento? Domandiamoci una buona volta se esista una differenza morale di qualche rilievo tra giustiziare i “nemici pubblici” gettandoli in mare da un elicottero o un aereo (Pinochet/Videla) e farli saltare in aria a terra con un robot volante (Obama).

Come possiamo sapere se quelli che vengono massacrati siano “terroristi armati”? Di cosa sono accusati dato che non sono stati identificati? In base a quali prove sono stati riconosciuti colpevoli? Solo perché lo dice il governo? I cittadini che prendono per buono tutto quel che dice il governo in casi di vita o di morte non sono più adulti responsabili, ma seguaci, robotoidi inebetiti dal tribalismo (“mi fido del mio capo-tribù, diffido degli altrui capi-tribù”), intossicati dalla credenza nella intrinseca superiorità della loro civiltà quanto i nazisti lo erano rispetto alla loro razza. Finché resteranno immobili non si accorgeranno di avere delle catene.

Chi difenderà questi uomini-pecora se diventeranno i prossimi bersagli? Chi può sentirsi davvero al sicuro? Il programma di omicidi mirati arriverà anche nelle nostre città?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/28/children-of-men-i-figli-degli-uomini-un-film-preveggente/

Gli iracheni morti direttamente ed indirettamente a causa dell’invasione occidentale [Guerra al Terrore] sono alcune centinaia di migliaia, senza contare quelli morti per il precedente embargo (non diversamente da quel che rischia di succedere in Iran) e i quasi 2 milioni di rifugiati.

Chi sono i veri terroristi? Una Guerra al Terrore senza soluzione di continuità, senza la certezza che le vittime siano colpevoli di alcunché, portata avanti anche con la tortura, con l’invasione ed occupazione di nazioni sovrane, il rogo degli altrui testi sacri, l’urina sparsa sui cadaveri dei nemici, la morte che piove dal cielo indiscriminatamente su chiunque si trovi al posto sbagliato nel momento sbagliato (applicando il principio giuridico medievale germanico della colpa collettiva, Sippenhaftung, già recuperato dai nazisti) non è forse un colossale atto di terrorismo ai danni dell’umanità? È un gigantesco crimine contro l’umanità. Miliardi di dollari spesi per dimostrare la nostra bontà, superiorità e moralità alle vittime, siano esse musulmani all’altro capo del mondo o indignati nelle nostre città.

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Dopo 12 anni, la Guerra al Terrore deve, ad un certo punto, giungere al termine: la “guerra” è un evento circoscritto, uno stato di cose straordinario, innaturale, non permanente e normalizzato. La pace deve essere considerata la norma verso cui il genere umano si sforza continuamente di tendere.

E se non ha una fine – l’amministrazione Obama parla di un altro decennio di operazioni, ha programmato fin dal 2009 l’inaugurazione di una Guantanamo in territorio americano, nell’Illinois, ha esteso ed aggravato le norme liberticide post-2001 –, è difficile continuare a chiamarla guerra. È una cosa diversa, una sovversione del diritto internazionale che, perpetuandosi, “legittima” uccisioni e detenzioni illegali: una condotta che, per mille ragioni, non sarà perdonata dai posteri e che continua a corrompere lo stato di diritto e le coscienze delle democrazia occidentali, rendendole sempre meno facilmente distinguibili dai loro avversari, quasi che la Guerra al Terrore fosse diventato un pretesto per giustificare straordinari poteri di detenzione, sorveglianza, uccisione e segretezza su base permanente.

Che cosa raccoglieremo dopo questa semina? In Afghanistan gli attacchi ai liberatori occidentali si moltiplicano e molti di questi attentati ed imboscate non sono ad opera di miliziani talebani, ma di reclute delle forze armate o forze dell’ordine afgane. Più a lungo restiamo in quella regione, più siamo odiati. Ormai la popolazione si sente presa tra due fuochi i liberatori e gli oppressori: la speranza si è trasformata in odio ed ora i talebani sempre più spesso sono identificati come dei partigiani che lottano contro l’occupazione nemica. La battaglia per le coscienze afgane è stata persa e la Guerra al Terrore partorisce un numero crescente di terroristi, in Aghanistan ma anche nello Yemen e in Pakistan, a causa degli attacchi dei droni statunitensi, supportati dall’aviazione saudita, cioè di un regime già diffusamente malvisto o aborrito nel Medio Oriente.

Non è chiaro se tutto questo sia frutto di un calcolo deliberato – la guerra avvantaggia pur sempre certe lobby e disciplina “naturalmente” gli umori della cittadinanza – o di un errore di valutazione, ma rischia di produrre proprio quello “scontro di civiltà” che, a parole, persino i neocon affermavano di voler evitare. Possiamo permetterci di renderci ostili centinaia di milioni di musulmani, infiammati dal risentimento, dal senso di vittimizzazione, dalla volontà di riscattarsi non assieme a noi, ma in contrapposizione a noi?

Se il fanatismo islamico è un nemico irriducibile che occorre continuare a combattere, allora presto dovremmo assistere all’espansione della guerra, con l’inclusione dei miliziani formidabilmente armati dell’estrema destra antigovernativa americana, che ha già mostrato di poter compiere attentati terroristici su grande scala negli Stati Uniti (Alfred P. Murrah Federal Building ad Oklahoma City: 168 morti, 800 feriti).

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/23/ora-sono-diventato-la-morte-il-distruttore-dei-mondi-100-1000-waco/

Dove tracciamo quel solco invalicabile che possa scongiurare un’escalation autodistruttiva per l’intero Occidente?

Allo stesso modo in cui Bersani è responsabile di aver creato un consenso bipartisan sulle politiche neoliberiste antitetiche alla social-democrazia ed agli stessi diritti civili dei cittadini (es. Grecia, Russia, Thailandia, Malawi, ecc.), Obama ha reso digeribili le politiche di G.W. Bush: in precedenza i media americani arrivavano a definirle crimini di guerra o derive autoritarie. Ora il dissenso, almeno sui media ufficiali, è francamente insignificante.

Che cosa è preferibile? Un cane rabbioso con la bava alla bocca o un cane rabbioso che riesce a dissimulare la sua condizione?

Il FMI sapeva fin dal 2010 che l’austerità avrebbe distrutto l’economia e la società europea

PREMESSA: Non ci sono alibi per i 450mila bambini greci malnutriti (UNICEF), né per la distruzione di migliaia di piccole e medie imprese italiane espulse dal mercato a causa del crollo dei consumi dovuto ad un’austerità immotivata stando al parere degli stessi analisi dell’FMI. Ci sarà clemenza, perché tutti possono sbagliare in buona fede e rifiutarsi di osservare le cose come stanno, ma non ci sono alibi. Ognuno si dovrà assumere le sue responsabilità al cospetto della propria coscienza e chiedersi se ha davvero fatto tutto quel che poteva fare, se è stato un giusto o un operatore di iniquità.

Già da due anni il Fondo Monetario Internazionale (Christine Lagarde) sa che l’austerità è la strategia più sbagliata che si possa immaginare per risolvere la crisi. La prova che non sono inetti ma che stanno deliberatamente distruggendo le vite di milioni di persone si trova in uno studio realizzato dallo stesso FMI nel 2010.

Michael Kumhof & Romain Rancière, “Inequality, Leverage and Crises”, International Monetary Fund, Working Paper 268 (2010)

http://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2010/wp10268.pdf

L’austerità non potrà mai funzionare perché si basa sulla premessa che la stagnazione economica attuale è la conseguenza del debito pubblico mentre questo studio dimostra che la causa del crollo finanziario del 2007 e della susseguente recessione è la colossale disparità di reddito, non l’eccesso di spesa pubblica o di indebitamento.

Le ragioni di questa disparità individuate dai due economisti dell’FMI sono: indebolimento dei sindacati, disgregazione del sistema della contrattazione collettiva, flessibilità del mercato del lavoro, delocalizzazione, riduzione della spesa sociale, privatizzazioni, globalizzazione, sgravi fiscali per i più ricchi, esplosione nella remunerazione dei dirigenti, tassazione dei guadagni derivanti da investimenti finanziari inferiore a quella del reddito generato dal lavoro.

[Economisti dell’FMI più marxisti di Paolo Ferrero? O forse Ferrero ha ragione e gli editorialisti dei maggiori quotidiani non sanno quello che dicono?]

Il risultato è stato questo:

http://www.informarexresistere.fr/2012/04/01/il-99-contro-l%E2%80%991-non-e-populismo-spicciolo-eccone-la-prova/#axzz1wjYeBq00

Gli autori sottolineano che l’altro periodo nella storia degli Stati Uniti in cui si è verificata una situazione del genere è stato quello precedente la Grande Depressione.

Le montagne di denaro accumulate dal 10% più ricco degli americani, allora come a partire dagli anni Ottanta, non sono stati investite per aumentare la capacità produttiva dell’economia, ma in attività di acquisizione, speculazione immobiliare e, catastroficamente, in prestiti concessi al 90% il cui reddito è diminuito. Così la restante parte della popolazione si è indebitata sempre di più, anche grazie alle invenzioni di Wall Street, che hanno permesso di introdurre nuovi strumenti di indebitamento come i mutui sub-prime e le garanzie collaterali (collateralized debt obligations, CDO). [Per non parlare delle frodi su scala industriale]. Così, dal 1983 al 2007 l’indebitamento per i mutui sulle abitazioni è aumentato di oltre il 200% negli Stati Uniti, con un incremento che non si vedeva dalla Grande Depressione. Ma il massiccio trasferimento di denaro e beni dal basso verso l’alto non ha affrontato il problema essenziale: la mancanza di crescita del reddito per la maggior parte dei lavoratori. Così la disparità tra diminuzione dei salari e incremento del debito privato ha portato il sistema al collasso nel 2008, falciando le bellezza di 9mila miliardi dollari dall’economia degli Stati Uniti.

Nel Regno Unito, stagnazione dei salari, deregolamentazione del governo Thatcher del settore dei servizi finanziari nel 1980 e crescita della disuguaglianza hanno portato ad una simile esplosione del debito privato. Per mantenere il loro potere d’acquisto, i salariati si sono rivolti al credito, contando sul rapido aumento di valore delle proprietà. Ma, come negli Stati Uniti, l’inflazione dei prezzi delle abitazioni alimentata dal crescente debito privato si è rivelato insostenibile ed il castello di carte è crollato. Entro il 2015 si prevede che l’indebitamento delle famiglie inglesi salirà del 36%, fino all’astronomica cifra di 2mila miliardi di sterline.

Quale soluzione proponeva lo studio del FMI per ridurre l’indebitamento, saldare i debiti e stabilizzare l’economia? L’esatto opposto dell’austerità, ossia l’aumento dei redditi bassi e medi. Un’idea già testata con successo negli Stati Uniti del 1930: si chiamava New Deal (F.D. Roosevelt) e realizzò l’aumento dei redditi e l’occupazione di milioni di persone.

Solo un elettorato ignorante, ebete e fanaticamente anticomplottista, dei politici corrotti e conniventi ed un’élite genuinamente psicopatica potrebbero continuare a sostenere la ricetta dei salassi del rigore neoliberista a dispetto dei fatti e delle raccomandazioni dei loro stessi esperti.

La mitezza non divenga mai un alibi

Tutti vedono la violenza del fiume in piena, nessuno vede la violenza degli argini che lo costringono.

Proverbio cinese

Allora anche i miti non disdegneranno di uscire dalla loro indole profonda e indossare quella dei loro nemici. Si tratta di combattere una buona battaglia che, nei risultati sperati, non contraddice affatto ma ribadisce la loro fedeltà alla mitezza. Quando ciò accadesse, quando ciò accadrà, bisognerebbe, bisognerà temere l’ira dei miti.

Gustavo Zagrebelsky, “Bobbio: la forza dei miti”, La Stampa, mercoledì 13 ottobre 2010

Arrivano momenti in cui diventa d’obbligo liberare una rabbia che scuota i cieli. Esiste un momento in cui bisogna dar fuoco alle polveri. In risposta a un’offesa grave, contro l’anima o lo spirito. Prima bisogna provare con tutte le altre strade ragionevoli per ottenere un cambiamento, ma se non portano a nulla allora occorre scegliere il momento giusto …giusto, come la pioggia…il momento in cui tirar fuori le viscere, il momento della collera giusta, della rabbia giusta.

Clarissa Pinkola Estés, “Donne che corrono coi lupi”

È sempre l’oppressore, non l’oppresso, che determina la forma della lotta.

Nelson Mandela

Avevo l’impressione che la guerra, pur non potendo mai essere un bene positivo o assoluto, potesse servire come bene negativo nel senso di impedire la diffusione e la crescita di una forza malvagia. per quanto orribile sia, la guerra potrebbe essere preferibile alla resa a un sistema totalitario: nazista, fascista o comunista…Dopo la lettura di Niebuhr, cercai di arrivare a un pacifismo realistico.

Martin Luther King

Il diritto alla tolleranza illimitata favorisce i forti a scapito dei deboli.

Claudio Pavone

Tu puoi essere pacifista fino all’estremo ed essere disposto al martirio per testimoniare la tua fede, ma ti sentiresti di rimanere inerte quando altri che non partecipano della tua fede sono esposti alla violenza? Ti sentiresti di dire loro: in nome di ciò che io credo, tu lasciati massacrare? Non sarebbe questa, a sua volta, un’estrema violenza, per di più rivestita di buoni sentimenti?

Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia: un dialogo”, 2011

A proposito del disarmo, cavallo di battaglia dei pacifisti: che io butti via le mie armi non serve a niente. Né serve a qualche cosa che le buttino via tutti tranne uno, perché quest’uno diventerà il padrone della terra. Continuare a dichiarare il proprio pacifismo assoluto serve a salvare la propria anima. Serve anche a salvare il mondo? Alla base del nostro dissenso c’è forse la sua affermazione che le tendenze dominatrici e distruttrici sono patologiche e non fisiologiche nella natura umana. Tanto lei che io sappiamo ben poco della natura umana. Ma dalle testimonianze della storia e dei fatti che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi, sarei più prudente, o almeno distribuirei in parti eguali quello che appartiene alla grandezza e quello che appartiene alla miseria dell’uomo.

Norberto Bobbio a Enrico Peyretti (16 agosto 1993)

[Alexander Kerenksij è] un uomo onesto, sincero e pronto a dare la vita per il suo Paese. Ma che non sa assolutamente niente dell’arte del governo e immagina di fare grandi cose quando elabora sulla carta piani per l’abolizione della pena di morte in tempi di guerra e di rivoluzione. Aborrisce forza, violenza e crudeltà e pensa davvero che sia possibile esercitare il potere con parole gentili e sentimenti elevati. Più di ogni altra cosa sembra compiacersi della sua purezza, umanità e idealismo. Un uomo buono, ma un cattivo leader, di fatto il tipo perfetto dell’intelletto russo.

Pitirim A. Sorokin, già collaboratore di Kerenskij nel governo provvisorio del 1917.

L’idealismo degli indignati, convinti che la mera protesta prolungata farà cambiare atteggiamento a chi di dovere, è deleterio, futile e ottuso. La mitezza nei confronti della tracotanza e della violenza ha la stessa efficacia del belato di un agnellino nel tenere alla larga un branco di lupi. Arriva il momento in cui bisogna battersi per la libertà e la dignità. E battersi significa dire no ad un sistema decadente e corrotto e dire sì ad un sistema che va costruito assieme. Altrimenti è nichilismo, ribellismo luciferino, male travestito da bene.

La mitezza, che Bobbio definiva “la più impolitica delle virtù”, non va confusa con la passività mansueta. Per Bobbio il mite non è remissivo davanti alla soperchieria, anzi è baluardo contro l’arroganza (l’opinione eccessiva di sé che giustifica la sopraffazione), la protervia (l’ostentazione dell’arroganza) e la prepotenza (l’abuso di potere ostentato e praticato).

Bobbio, come Aung San Suu Kiy, era un fautore della mitezza, che considerava il contrario della tracotanza (l’hybris dei Greci), della protervia, dell’ostentazione, della prepotenza, senza però diventare remissivi e cedevoli di fronte alla soperchieria, senza farsi agnello al cospetto del lupo, perché non si può sfuggire al dovere di difendere il debole dal forte (etica della responsabilità). Permettere al nostro prossimo di essere quello che è ma, contemporaneamente, fare in modo che capisca che la cosa dev’essere reciproca (Bobbio, 2010).

La mitezza illimitata è un vizio, che comprende in sé imbecillità, passività, ignavia, apatia, irresponsabilità, connivenza e complicità involontaria con i violenti (Zagrebelsky, “Bobbio: la forza del mite”, La Stampa, 13 ottobre 2010).

Aung San Suu Kiy ci rammenta che (ibidem, p. 178): “essere compiacenti è molto pericoloso. Vogliamo liberare la gente da questo atteggiamento. […]. Credo che molte persone accettino le cose per paura o per inerzia. Questa disponibilità ad accettare senza fare domande dev’essere eliminata…Dopo tutto il Buddha non accettava lo status quo senza metterlo in dubbio”.

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