Quando i cavalli cosacchi si abbevereranno nel Nettuno di Trento

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

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Lvov, aprile 2014: una “simpatica” commemorazione della 14. Waffen-Grenadier-Division der SS, responsabile di vari massacri di civili polacchi ed ebrei ucraini.

 

Abbiamo nutrito il cuore di fantasie. Con quel cibo il cuore si è fatto brutale.

Yeats

Sta’ a sentire, Ettore, fratello, il fatto è che non si può né prendere per giusto solo ciò, quello solo, che va a finire bene, né andare di colpo giù di morale perché Cassandra è matta. Non c’è sua crisi che possa intaccare la bontà di una lotta che è sacra perché ci impegna fino in fondo nell’onore.

William Shakespeare, “Troilo e Cressida”, (II, 2)

È necessario che prendiamo atto della realtà. Entro il 2019 il cosiddetto “Occidente” rappresenterà il 10-15% della popolazione mondiale e, nella migliore delle ipotesi, il 25% dell’economia mondiale. Le ex colonie – i nuovi “barbari” – hanno imparato le regole del gioco, hanno constatato che la classe dirigente occidentale è, al momento, in gran parte corrotta e decadente e ci stanno facendo fare la fine dei romani, che con quasi 5 secoli di impero non sono riusciti a trasmettere ai posteri nulla di paragonabile al lascito di una singola città (Atene) o di un singolo secolo o poco più (Rinascimento).

Perciò sì, nell’anno XXX dalla nascita di Lady Gaga, se non saranno i cavalli cosacchi ad abbeverarsi alla fontana della piazza del Duomo di Trento, saranno i cinesi a comprarla per aiutarci a saldare i debiti, a meno che…

http://www.futurables.com/2014/04/24/la-grande-trasformazione-del-2015-2016-due-scenari/

 

Chi difenderà l’Impero dai Nuovi Barbari orientali?


Non certo i picchiatori della destra ucraina, che non perdono una singola occasione per seminare il caos a Kiev.

GERMANIA

La Germania NON si è schierata con la NATO in Iraq, in Libia, in Siria e in Ucraina e intrattiene “relazioni pericolose” con la Russia

http://www.futurables.com/2014/04/01/la-mitteleuropa-si-avvicina-a-mosca-implicazioni-per-il-trentino-alto-adige-e-litalia/

Evidentemente non gradisce la prospettiva di una guerra per procura contro i russi, per puntellare un governo “provvisorio” che però non sembra avere intenzione di stabilire una data per le nuove elezioni.

I tedeschi non moriranno per l’Impero.

La Farnesina, a proposito di posizione comune con la Germania sulla questione ucraina, parla di: ”Un’intesa perfetta, un’identità di vedute, una comune lettura delle crisi”.
http://www.asca.it/news-Ucraina__Mogherini__allineati_con_Germania__Nato_non_e__soluzione_giusta-1381935.html

CINA e INDIA

Pechino e Nuova Delhi hanno già fatto capire a chi riservano le proprie simpatie: non è Washington

http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/apr/17/vladimir-putin-admirers-india-china-ukraine

Cinesi e indiani non moriranno per Kiev.

GIAPPONE

Non altererà il tono collaborativo delle sue relazioni diplomatiche con Mosca per Kiev

http://thediplomat.com/2014/03/between-a-rock-and-a-hard-place-japans-ukraine-dilemma/

è più interessato a sviluppare un programma spaziale congiunto con Russia, India e Cina (!)

http://www.spacedaily.com/reports/Russia_Set_to_Boost_Space_Cooperation_With_India_China_999.html

I giapponesi non moriranno per l’Impero.

ISRAELE

Israele (per ovvie ragioni) ha votato contro la mozione di condanna per l’annessione russa della Crimea. Il falco Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri israeliano, ha dichiarato: “Abbiamo buone relazioni con Stati Uniti e Russia e la nostra esperienza è positiva con entrambi i paesi”

http://www.ilfoglio.it/soloqui/22991

Ufficialmente, nessun israeliano morirà per Kiev

TURCHIA

Ankara non si è mossa per i Tatari di Crimea e, al di là delle frasi di circostanza, non ha alcuna intenzione di compromettere i suoi rapporti con la Russia

http://www.npr.org/2014/03/14/289994144/turkey-lacks-strong-position-in-russia-ukraine-crisis

UCRAINA, GEORGIA

Obama (la cui fazione è contraria alla guerra) è stato esplicito: l’adesione dei due paesi alla NATO non è imminente

http://www.civil.ge/eng/article.php?id=27079

Le forze filo-governative sono solide quanto il burro

http://www.futurables.com/2014/04/21/la-profezia-di-bulgakov-e-le-mille-rese-dei-conti-ucraine/

PAESI LATINI

Spagna, Francia, Italia e Brasile hanno forti legami economici con la Russia: il Pentagono è al corrente della loro contrarietà a qualunque escalation

http://www.nytimes.com/2014/04/24/world/europe/eastern-europe-frets-about-natos-ability-to-curb-russia.html?_r=0

EUROPA

“Anche gli ambasciatori dell’Unione Europea hanno deciso di ampliare le sanzioni contro la Russia: 16 nomi si vanno ad aggiungere ai 21 funzionari russi e crimeani ai quali è stato già applicato il bando del visto e il congelamento dei beni, il 17 marzo scorso”.

http://www.corriere.it/esteri/14_aprile_28/ucraina-sanzioni-piu-aspre-russia-usa-canada-europa-45912234-cef1-11e3-b1ed-761dab5779b9.shtml

uh, sai che paura a Mosca!

STATI UNITI

Poco più della metà dei cittadini americani è favorevole a ulteriori sanzioni. La stragrande maggioranza (62% a 30%) è contraria ad inviare aiuti militari a Kiev. Solo il 31% della popolazione ritiene che la crisi ucraina sia molto importante per gli Stati Uniti

http://www.latimes.com/world/worldnow/la-fg-wn-ukraine-russia-us-poll-20140428,0,1687952.story#ixzz30HQGQIQs

Se poi è vero quel che si dice in merito alla capacità russa di neutralizzare i sistemi di difesa americani Aegis, allora la percentuale di soldati americani disposti a morire per Kiev sarà prossima allo zero.

MONDO

Un sondaggio globale (66.000 persone in 65 nazioni) ha rivelato che gli Stati Uniti sono percepiti come la peggiore minaccia alla pace nel mondo

http://www.salon.com/2014/01/09/the_top_4_threats_to_global_peace_guess_who_is_number_one_partner/

Vietnam, Cuba, Venezuela, Nicaragua, Singapore e le Seychelles non sono le uniche nazioni disposte a consentire ai russi di inaugurare delle basi militari sul loro territorio (nulla in confronto alle centinaia di basi americane)

http://en.ria.ru/military_news/20140226/187917901/Russia-Seeks-Several-Military-Bases-Abroad–Defense-Minister.html

Insomma chi resta a difendere il limes imperiale?

Canadesi (finché la popolazione non scaccia l’odiatissimo Harper), inglesi, forse gli australiani e i danesi, polacchi e baltici, metà degli ucraini (se va bene).

Tra le armi in dotazione all’Impero: sanzioni tragicomiche che colpiscono anche un conduttore televisivo russo (!). Un’armata NATO incapace di piegare l’inconsistente esercito libico se non dopo diversi mesi.

È passato un secolo da quando i ventenni in trincea obbedivano ai comandi dei loro ufficiali e governanti e si lasciavano falcidiare dalle mitragliatrici.

Oggi l’i-phone è più seducente della patria e la pizza più gustosa della gloria. Saranno davvero pochi i soldati pronti ad immolarsi per Washington, Bruxelles e Kiev nelle pianure slave.

Ma, allora, perché ci preoccupa una guerra mondiale?

Anche se scoppiasse sarebbe piuttosto fulminea perché nessuna oligarchia può fare la guerra se chi la combatte si rifiuta di farlo.
I guerrafondai sono persone malate, che hanno nutrito il cuore e il cervello di fantasie megalomani, che proiettano sugli altri le loro magagne, le loro patologie, per potersi sentire nel giusto, sempre. Il loro talento nell’auto-ingannarsi è la migliore garanzia che non solo hanno sbagliato i loro calcoli, ma che gli errori si moltiplicheranno, la gente aprirà gli occhi e certe catene della mente si sfarineranno.

C’è però un’ulteriore dimensione della questione: gli Stati Uniti si stanno muovendo così scelleratamente sul palcoscenico internazionale da far credere che siano stati “drogati” per spingerli a fare qualche enorme scemenza (da bullo che non capisce che la sua ora è scoccata e le sue vittime sono pronte) che li porterà alla rovina. Come si è chiesto qualcuno: è possibile che una nazione si suicidi senza un tradimento/sabotaggio, interno ed esterno? Chi ci guadagna? Che tipo di alternativa ci proporranno in sostituzione della defunta pax americana?

Mario Mauro muro di gommarabica. Ammiraglia mira a mirabolanti mercimoni con emiri e mori. Merda! (1914-2014)

a cura di Stefano Fait

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armi
Le nostre ‘eccellenze militari’ faranno bella mostra di sé in paesi dove sono in vigore regimi autoritari, e in alcuni di questi sono in corso conflitti armati. L’impegno dell’Italia dovrebbe invece andare nella direzione della pace e della diplomazia, e non privilegiare l’industria militare come strumento di politica estera. Le parole del Ministro Mauro non hanno convinto nessuno. Né noi né il Parlamento. Sulla portaerei Cavour (il ministro, ndr) ha rimandato a risposte future e ha aggiunto che l’Italia non farà il tour dell’Africa per vendere armi. Certo, non direttamente. Ma, la pubblicità dei prodotti militari cosa produce?

Arturo Scotto, capogruppo SEL in Commissione Esteri

Si stanziano milioni di euro per commemorare (celebrare?) un olocausto militare (1914-1918) che ci ha trascinati fino alle due guerre mondiali successive (1939-1945: Europa e Pacifico / 1947-1989: ex colonie) e, in prospettiva, a una possibile quarta guerra mondiale (2014-???). Il tutto nel giro di un secolo.

Ci si chiede di ricordare coloro che sono morti nelle grandi guerre anche se le nostre commemorazioni saranno cooptate dai politici per giustificare guerre al terrore o contro gli “stati canaglia” che diventano un pretesto per spogliarci dei nostri diritti civili (sì, qualcuno se né accorto) e fare affari.

Siamo tenuti a commemorare soldati che non sono morti per la patria o per degli ideali, che erano in gran parte contadini, artigiani e operai che non avevano mai assaggiato il sapore della libertà, dell’uguaglianza, della fratellanza, della dignità, della democrazia, che non avevano altra scelta che essere gettati in un gigantesco tritacarne a beneficio delle ambizioni di una ristrettissima élite.

Dovremo sorbirci un’altra orgia nazionalistica dopo quella del 2011 per i 150 anni d’Italia, un’ubriacatura di simboli e valori come sacrificio, patria, dovere onore, naturalmente declinati umanitaristicamente – com’è d’uopo nel terzo millennio –, ma non per questo meno dozzinali e offensivi per l’intelligenza di una popolazione non più rintronata e analfabeta come un tempo, che convoglieranno i nostri pensieri ed emozioni nella direzione desiderata dall’establishment (o una sua parte?): la direzione dello scontro armato con – tanto per non sbagliare – il resto del mondo.

Perché, come ci assicura il mai sorprendente e ormai totemistico Napolitano, in un mondo “sempre più complesso” ed esposto a “rischi e minacce”, “non possiamo indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa militare e di dotazioni indispensabili per le nostre forze armate” (e abbiamo soldi da buttare nei catorci che ci rifilano i nostri soci di maggioranza: Lockheed Martin).

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A settembre il nostro ministro della “difesa” (leggi: guerra), Mario Mauro, per nulla semplicisticamente e per nulla propagandisticamente, mentre digiunava con il papa contro la guerra, inviava alla chetichella unità navali nel Mediterraneo orientale, dove i nostri soldati e quelli francesi attendono di trovarsi nel bel mezzo dello scontro finale tra Israele ed Hezbollah, non diversamente da quelli accerchiati in Afghanistan (perché noi, strategicamente, abbiamo fatto passi da gigante dai tempi di Stalingrado…e poi gli americani, come i tedeschi del 1942, sanno quel che fanno: una passeggiata)

http://www.analisidifesa.it/2013/09/siria-mauro-manda-le-navi-non-lo-dice-a-nessuno/

Questo è il modo in cui onoriamo i nostri caduti, preparando un altro sacrificio di massa di giovani volonterosi e seriamente convinti di essere in missione per conto del Bene: dulce et decorum est pro patria mori (e per un “mondo migliore”).

Quel Bene che appoggia apertamente il Trucidatore di massa al-Sisi in Egitto, gli alqaedisti in Siria, le tirannie del Golfo, i torturatori del popolo greco e tutti i fautori del neoliberista Washington Consensus.
Il Bene che costruisce gigantesche basi aeronavali a poche centinaia di chilometri da Shanghai – a Jeju, l’Isola della Pace (!!!) sudcoreana –, giusto per far capire ai cinesi che si possono fidare di noi e agli isolani sudcoreani che “business is business” e “war is a business”.

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