Il Sole procede verso l’ibernazione (e non è colpa nostra!)

https://twitter.com/stefanofait

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gli Estranei: saranno loro ad assumere il controllo del pianeta?

Winter is coming: “Nel frattempo, oltre la Barriera, Jon Snow e i Guardiani della Notte si preparano all’impatto con forze oscure e dimenticate”

PREMESSA: quando si legge “il 97% degli esperti è concorde nell’affermare che il riscaldamento globale è causato dall’uomo” quel dato (non verificato, ma in questo caso non è importante) si riferisce anche agli scienziati che considerano le attività umane in parte responsabili, pur ritenendo che l’attività solare sia la maggior responsabile.
Nessuno può negare che l’uomo c’entri qualcosa, il fatto è che il suo impatto è trascurabile rispetto a quello dei cicli naturali.
Questa è sempre stata la mia posizione, fin dal mio primo post di fine 2011:
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/il-riscaldamento-globale-e-solo-in.html

I fatti stanno dando ragione a quelli che la pensano come me. L’anidride carbonica batte un record dopo l’altro, eppure le temperature globali si sono stabilizzate (aggiornate a giugno)

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http://www.kaltesonne.de/?p=11437

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Esperti incapaci di spiegare la ragione per cui l’attività solare ha raggiunto minimi record quando invece dovrebbe essere ai suoi massimi. Si ipotizza il sopraggiungere di una glaciazione:
http://www.irishtimes.com/sun-s-bizarre-activity-may-trigger-another-ice-age-1.1460937

http://solarscience.msfc.nasa.gov/predict.shtml

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Da notare che Leif Svalgaard l’aveva previsto già nel 2005

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2004GL021664/abstract

Ma mi pare, per quel che posso capire, che Salvatore del Prete abbia le idee più chiare di tanti altri e stia mirando più vicino al bersaglio, nel senso che Svalgaard dovrà presto rinunciare al suo approccio gradualista e accettare il fatto che le glaciazioni possono verificarsi in tempi sorprendentemente rapidi.
Dibattito sterilmente polemico tra i due (ma qualcosa di utile ne viene fuori):
http://wattsupwiththat.com/2013/07/15/newsbytes-suns-bizarre-activity-may-trigger-another-little-ice-age-or-not/

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L’attuale “apocalittico” riscaldamento globale di meno di un grado centigrado è stata solo una piccola interferenza nel ciclo glaciale.

Se, come è assai probabile e plausibile, il clima è governato principalmente dal Sole e se i vari studi (incluso quello della NASA) che prevedono l’ibernazione solare sono corretti
http://news.nationalgeographic.com/news/2011/06/110614-sun-hibernation-solar-cycle-sunspots-space-science/

allora siamo arrivati a settembre, la fine dell’estate, l’approssimarsi del Gran Minimo. Fa ancora relativamente caldo, ma le temperature non salgono più e si avvicina il momento in cui comincerà a fare fresco (già nel 2014?) e poi entreremo nel lungo inverno – winter is coming – del ciclo glaciale (dal 2018-2019 in poi). Non ci saranno più riprese della temperatura globale e, nel giro di pochi anni, si potrebbe verificare un Minimo di Maunder, un Minimo di Dalton, oppure le temperature medie potrebbero diminuire fino a 18-20 gradi rispetto alla media attuale. Altro che la bazzecola dei 0,6 gradi di aumento del riscaldamento globale. Altro che piccola era glaciale.

il prossimo massimo dovrebbe collocarsi nel 2030.

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Progressivi “aggiustamenti” verso il basso nelle previsioni del Met Office – il centro meteorologico britannico – resi necessari da: “doloroso impatto con la realtà” (tra l’altro sono gli unici al mondo a considerare il 1998 più freddo del 2007)

Per aggiornamenti su FB, vi rimando al benemerito gruppo “attività solare

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Passo del Susten (Svizzera), al tempo dei Romani e ai nostri giorni

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Non è scettico Fritz Vahrenholt, anzi, è convinto che l’uomo abbia ci abbia messo del suo nelle dinamiche del clima. Ma non vuole più fidarsi dell’IPCC e, ovviamente, anche di tutto il movimento salva-pianeta da cui il Panel è stato a suo dire ideologicamente contaminato.

Il perché lo spiega lui, ed è semplice. Come esperto di rinnovabili ha partecipato al processo di revisione dell’ultimo Report del Panel ONU sulle risorse rinnovabili, trovando più di qualcosa che non andava. I suoi rilievi, racconta, sono stati semplicemente messi da parte. Questo gli ha fatto sorgere il dubbio che l’approccio potesse essere simile anche nel report per i cambiamenti climatici, e quindi ha fatto un po’ di ricerca.

Risultato, questo libro. Ottocento citazioni bibliografiche e decine di illustrazioni con cui invita caldamente a non fidarsi più dell’IPCC e a non dare ascolto ai presagi catastrofici, con cui documenta che il ruolo del Sole non è stato solo sottostimato, è stato del tutto ignorato, probabilmente, come egli asserisce, con cognizione di causa. Tutto con lo scopo di mantenere in piedi la traballante sovrastima del ruolo delle emissioni antropiche.

http://www.climatemonitor.it/?p=23441

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Climatologi serristi che ammettono che il riscaldamento globale ristagna

5 July, 2005

The scientific community would come down on me in no uncertain terms if I said the world had cooled from 1998. OK it has but it is only 7 years of data and it isn’t statistically significant…,” Dr. Phil Jones – CRU emails.

7 May, 2009

“No upward trend” has to continue for a total of 15 years before we get worried,” Dr. Phil Jones – CRU emails.

15 Aug 2009

“…This lack of overall warming is analogous to the period from 2002 to 2008 when decreasing solar irradiance also countered much of the anthropogenic warming…,” Dr. Judith L. Lean – Geophysical Research Letters.

19 November 2009

At present, however, the warming is taking a break.[…] There can be no argument about that,” Dr. Mojib Latif – Spiegel.

19 November 2009

It cannot be denied that this is one of the hottest issues in the scientific community. [….] We don’t really know why this stagnation is taking place at this point,” Dr. Jochem Marotzke – Spiegel.

13 February 2010

Phil Jones: “I’m a scientist trying to measure temperature. If I registered that the climate has been cooling I’d say so. But it hasn’t until recently – and then barely at all.”

BBC: “Do you agree that from 1995 to the present there has been no statistically-significant global warming?”

Phil Jones: “Yes, but only just.”

2010
“…The decade of 1999-2008 is still the warmest of the last 30 years, though the global temperature increment is near zero…,” Prof. Shaowu Wang et al – Advances in Climate Change Research.

20 giugno 2013

Finora, nessuno è stato in grado di fornire una risposta convincente al perché il cambiamento climatico sembra essersi preso una pausa. Siamo di fronte ad un puzzle. Le emissioni di CO2 recenti sono effettivamente aumentate e in maniera più rapida di quel che temevamo. Di conseguenza, secondo la maggior parte dei modelli climatici, dovremmo avere temperature aumentate di 0,25 gradi Celsius (0,45 gradi Fahrenheit) nel corso degli ultimi 10 anni. Questo non è successo. In realtà, l’aumento negli ultimi 15 anni è stato solo di 0,06 gradi Celsius (0,11 gradi Fahrenheit) – Un valore molto vicino a zero. Questo è un serio problema scientifico che il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), dovrà affrontare quando si presenta la prossima relazione di valutazione alla fine del prossimo anno” Hans von Storch – Spiegel

IL MECCANISMO CHE CAUSA GLACIAZIONI ANCHE SENZA VARIARE DRASTICAMENTE LE TEMPERATURE NEL RESTO DEL MONDO (POSSONO RIMANERE ANCHE MOLTO ELEVATE):
“lf the less active sun does cause cooling, then am beginning to understand how it could do it and that the cooling could be sudden. Because during summer we have been getting a Polar jet that has been splitting in two. Where you get these splits you often have areas of high pressure sitting in the middle of them. What would be a real worry is that this pattern lasts into the winter. As these highs will set up large pools of cold air, due to drawing cold air down from the north and heat loss by clearer skies.
But because you got the jet running to the north and south of them. Then you will have areas of low pressure running to the north and south of them as well, along with the weather fronts they bring.
This sort of set up would bring cold and snowy winters to large areas of the northern half of the Northern Hemisphere. lf this sort of pattern sets in for a dozen years or more, then you could be looking at the process of what causes ice ages to form…
What risks happening with the Polar jet pattern l have outlined is that it locks in a climate within these splits. Outside to the south of these patterns it can be warm as toast. But within these patterns you will get bitter winter weather. Also when the Polar jet splits the southern part will track further to the south. Pushing the cloud cover and colder air further to the south as well. While further to the north where the highs are clearer sky’s and snow cover will allow very rapid cooling. Any increase in moisture is likely to lead to more snowfall which would only add to the problem.

Spiegato da “taxed” in questo forum

Mondi nuovi, mentalità vecchie – la profezia maya come specchio di un’epoca

Non vi fate tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano, ma fatevi tesori in cielo”.

Matteo 6: 6, 19

Mancano due mesi.

La fatidica data del 21 dicembre 2012 è stata rinvenuta solamente in due iscrizioni maya, a Tortuguero e, qualche mese fa, a La Corona in Guatemala. Data la relativa sporadicità della sua ricorrenza epigrafica, è lecito suggerire che i Maya non abbiano assegnato a quel particolare giorno un significato epocale, come si tende invece a fare nelle società del consumo mediatico. Questo anche perché, essendo suddivisi in città-stato, non possedevano una cosmologia unificata ed univoca e i loro calendari non erano sincronizzati. Come non lo erano quelli degli altri popoli mesoamericani. La data di fine del mondo (di un’era) per gli Aztechi è il 4-Movimento di un anno 2-Canna. Sarebbe il 2027, o il 2079. I Mixtechi hanno altre date ancora.

Gli stessi indigeni maya dei nostri giorni sono venuti in gran parte a sapere della “loro” profezia su internet o per bocca dei turisti occidentali; il che spiega come mai, tra quelli che divulgano questa credenza, abbondino le allusioni tipicamente euro-americane ai teschi di cristallo, agli alieni e ad Atlantide.

Ciò nonostante, tra un paio di mesi, nella notte tra venerdì e sabato, migliaia di pellegrini si raduneranno in vari centri maya ed una recentissima ricerca Ipsos ha rilevato che, su un campione di 16.262 adulti in 21 paesi, 1 persona su 10 crede che la fine arriverà nel 2012 ed un 14% pensa che sarà testimone della fine del mondo. Mi pare significativo che, indipendentemente dalla fatidica data del 21 dicembre 2012, circa 1 persona 7 ritenga che la civiltà umana e forse l’intero pianeta si stiano avvicinando al capolinea. Dunque molti rifiutano la rigida e semplicistica dicotomia che vede contrapposti i due scenari: distruzione certa in quella data, oppure non succede nulla e ci si fa una risata.

La verità è che, periodicamente, si verificano delle enormi catastrofi, perché la crosta terrestre è sottoposta a pressioni endogene che la scuotono e perché alla Terra, per forza di cose, può capitare di trovarsi sul percorso di asteroidi e comete. Le grandi catastrofi del passato hanno lasciato tracce nelle tradizioni mitologiche di tutto il mondo che solo ora sono indagate da una disciplina di recente affermazione, la geomitologia. Nelle Metamorfosi di Ovidio leggiamo di Fetonte, “con le fiamme che gli divorano i capelli di fuoco, precipita vorticosamente su sé stesso e lascia nell’aria una lunga scia, come a volte una stella che sembra cadere”.

Proprio in Messico abbiamo appreso della terrificante industria del sacrificio umano degli Aztechi, del loro imperialismo finalizzato ad alimentarla, della loro assoluta devozione a dèi spietati, schiavisti e mortiferi che, presentatisi nella notte dei tempi come educatori e civilizzatori, avrebbero fatto la felicità dei superuomini ariani che popolavano i sogni e le visioni di Hitler. Un sistema di potere e distruzione del genere non avrebbe potuto sopravvivere così a lungo se le popolazioni sottomesse non avessero avuto ragione di credere che qualcosa di ancora più mostruoso era accaduto in passato e si sarebbe potuto ripetere.

 

Detto questo, un’obiezione generale alle ansie apocalittiche legate alla “profezia” maya è che i Maya non hanno saputo prevedere l’estinzione della propria civiltà: perché dovremmo prendere sul serio un computo di cui non conosciamo neppure il significato? E perché dovremmo credere che il futuro sia predeterminato e che nessuna variabile possa influenzare il corso degli eventi? E ancora: com’è possibile che la gente sia precipitata in un tale abisso di disperato fatalismo da rinunciare a tentare di cambiare le cose in prima persona, costruendo un Mondo Nuovo più umano, equo e dignitoso di quello del presente, con le sue forze, la sua iniziativa, la sua immaginazione, ingegnosità, industriosità e buona volontà? Come mai è prevalsa la via della fede millenaristica nella distruzione rigeneratrice e/o nella razza aliena salvifica?

Le radici dell’odierna credenza nella profezia apocalittica dei Maya vanno cercate negli anni Settanta, con la pubblicazione di alcuni libri che determineranno il corso delle successive interpretazioni. Gli autori di questi saggi del genere new age erano Terence McKenna, Jose Arguelles, Peter Tompkins, Luis Arochi e Frank Waters. Nessuno di loro è noto per l’uso rigoroso delle fonti e della logica. Sono autori che, per loro stessa ammissione e scelta, ripudiano il metodo scientifico, considerandolo inadeguato. Diversamente da loro, pur essendo un fiero critico dello scientismo, ritengo che la razionalità sia un dono, non una menomazione, e osservo che la stragrande maggioranza delle società “indigene”, incluse quelle con una tradizione sciamanica e quelle spiritualmente più avanzate – in termini New Age – come l’aborigena australiana e la tibetana,non ha fatto e non fa ricorso a “stimolanti” psichedelici, a differenza di McKenna e soci, preferendo sollecitazioni visive ed acustiche per indurre le trance.

Più significativo è il contributo di Michael D. Coe, uno dei giganti dell’archeologia ed antropologia mesoamericana che, nel suo “I Maya”, pubblicato nel 1966 (una curiosità: è il libro su cui ho imparato a leggere l’inglese): “Si propone che ognuno di questi [cicli] misuri 13 baktun, ossia un po’ meno di 5.200 anni,  e che l’Armageddon annichilirà i popoli depravati e l’intera creazione l’ultimo giorno del tredicesimo bantu…Il nostro universo sarebbe stato creato nel 3113 a.C. per essere distrutto il 24 dicembre del 2011, quando il grande ciclo del lungo computogiunge a compimento”. La data di inizio sarà poi corretta all’11 agosto 3114 a.C. e quella di fine ciclo al 21 oppure al 23 dicembre del 2012. Non è ancora chiaro quale dei due sia il giorno cruciale anche se in rete e sui media domina incontrastato il primo, sebbene i solstizi non rivestissero alcun ruolo particolare nella liturgia maya.

Sorprende che un luminare come lui, pur affermando di aver calcato i toni, abbia disinvoltamente precisato di non aver mai voluto rivedere quel passaggio nelle numerose edizioni successive.

Nel 2009 il massimo specialista di archeostronomia mesoamericana del mondo, Anthony Aveni, ha pubblicato un suo libricino, intitolato “The End of Time: The Maya Mystery of 2012” che prendeva spunto da uno scambio epistolare con un giovane inglese seriamente preoccupato di dover abbandonare prematuramente il suo corpo alla fine del 2012 e che, conoscendo la sua fama, si era rivolto a lui per chiedere lumi. Aveni esclude recisamente che i Maya avessero in mente un Armageddon ma rimarca che la stele C di Quiriguá in Guatemala registra la cronaca della discesa degli dèi celesti che imposero ai Maya il loro ordine sociale (non particolarmente pacifico, democratico o umano) dando l’avvio a quell’epoca che i Maya descrivevano come la più oscura, quella che precede la necessaria e fortemente sospirata rigenerazione/palingenesi. Poi aggiunge che quella di Tortuguero accenna ad un ritorno dei medesimi. Il che non ha fatto atro che piacere agli adepti del culto degli fratelli cosmici salvatori. Una lettura alternativa è stata fornita da nientemeno che la serie X-Files, che ha scelto proprio il 22 dicembre 2012 come data d’inizio della fase conclusiva dell’invasione aliena.

Infine, come ultimo punto-chiave dell’odierno canone neo-maya, il famoso allineamento galattico di quella notte è già avvenuto molte volte, ad esempio, a partire dal 1983 e continuerà a verificarsi in quella data fino al 2019.

Insomma, l’apocalisse maya è diventata un fenomeno planetario, epocale, una vera e propria industria a se stante, con enormi profitti per chi ha saputo cavalcare l’onda. Rivela molte più cose sulla nostra cultura che su quella maya.

Una credenza sintetica è stata partorita da sogni e desideri di alcuni psiconauti dediti all’assunzione di allucinogeni e diffusa capillarmente dalla macchina mediatica occidentale nella più completa indifferenza delle tradizioni locali, investite improvvisamente dalla mania apocalittica maya e da torme di turisti in preda a smanie millenaristiche.

Per concludere. La nostra conoscenza della civiltà maya non è più avanzata dell’egittologia del diciannovesimo secolo, però su una cosa possiamo concordare: nessun documento maya classico, post-classico o coloniale afferma che il mondo finirà in quel giorno. Semplicemente, si azzererà il computo e si ricomincerà con una nuova sequenza, a partire da 13.0.0.0.0, per un altro milione e 872mila giorni, pari a 5.125,366 anni.Infatti esistono altre iscrizioni che citano date successive a questa, come ad esempio l’incoronazione di Pacal, eccelso sovrano che dovrebbe tornare a regnare su Palenque nel 1.0.0.0.0.8, (21 ottobre 4772 d.C.) ed alcune che abbracciano milioni di anni.

Per ulteriori, affidabili, informazioni:

http://www.famsi.org/research/vanstone/2012/index.html

Nemesi, la Stella della Morte – chiarimenti ed aggiornamenti

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

Oltre l’80% di tutte le stelle fa parte di un sistema stellare multiplo, contenente due o più stelle:

http://chandra.harvard.edu/xray_sources/binary_stars.html

è dunque molto più probabile che il Sole sia una stella binaria, ossia possieda almeno una compagna. Se non la vediamo è perché si tratta di una nana bruna, e quindi è difficilissimo scorgerla, finché non si avvicina sufficientemente al Sole, tanto da essere illuminata.

Non può trattarsi del fantomatico Nibiru che, secondo certe ipotesi, dovrebbe avvicinarsi alla Terra entro la fine del 2012: è  matematicamente impossibile che ciò possa accadere:

http://arxiv.org/abs/1009.1374

Nemesi non si spingerebbe all’interno dell’orbita di Plutone:

http://arxiv.org/pdf/1101.2634v6.pdf

“Nemesis è un oggetto astronomico ipotetico più precisamente una stella nana rossa o nana bruna in orbita intorno al Sole ad una distanza da (circa) 50.000 a 100.000 UA, poco oltre la Nube di Oort. L’esistenza di questa stella è stata originalmente postulata come parte di una possibile spiegazione dei cicli di estinzioni di massa nella storia della Terra.

[…]

Due squadre di astronomi (Whitmire & Jackson e la squadra Davis, Hut e Muller) hanno pubblicato nel 1984, indipendentemente, ipotesi simili per spiegare le estinzioni di massa avanzate da Raup e Sepkoski nella rivista Nature.[2][3] Una di queste ipotesi propone che il sole potrebbe avere una stella compagna non ancora definita, in un’orbita ellittica molto ampia, la quale, periodicamente, disturberebbe la Nube di Oort, causando un incremento del numero di comete in viaggio verso il centro del nostro Sistema solare con un conseguente incremento di eventuali impatti sulla Terra. Questa ipotetica stella prende il nome di Nemesis o, come fu prontamente ribattezzata dai media[4], Death Star (“Stella della morte”, in inglese). Ammessa l’esistenza di tale stella, l’esatta natura di Nemesis è ancora incerta. Richard A. Muller suggerisce che molto probabilmente l’oggetto è una nana rossa con una magnitudine tra 7 e 12[5]; mentre Daniel P. Whitmire ed Albert A. Jackson sostengono che essa sia una nana bruna. Da precedenti studi sulle stelle di tipo solare, era emerso che l’84% di esse fa parte di un sistema binario[4].

[…].

Dal 2000 in poi, sono stati osservati dei planetoidi (oltre Nettuno), come (148209) 2000 CR105, aventi un’orbita ellittica molto accentuata ed un elevato valore del perielio tale da fare escludere l’influenza di Nettuno su questi planetoidi. In questi casi, in genere, si invoca la remota possibilità del passaggio di giganti gassosi o di stelle nell’estrema periferia del Sistema Solare (nel nostro caso potrebbe coincidere con Nemesis)”.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nemesis_%28astronomia%29

“L’ipotesi di una stella compagna (Nemesis) orbitante attorno al Sole è stata introdotta per spiegare la periodicità delle estinzioni terrestri (Raup e Sepkoski 1984), per mezzo di piogge di comete (Whitmire e Jackson 1984; Davis et al. 1984; Hills 1984; Hut 1984; Vandervoort e Sather 1993; Muller 2002).

Una recente disamina critica circa le prove a favore e contro gli impatti astronomici sul cambiamento climatico e le estinzioni di massa la si trova in Bailer-Jones (2009); Melott e Bambach (2010) per i più recenti sviluppi delle indagini sul ruolo di Nemesis in tali fenomeni.

Anomalie nella distribuzione degli afeli e degli elementi orbitali delle comete nella regione esterna della nube di Oort hanno portato a postulare l’esistenza di un corpo di massa gioviana orbitante attorno al Sole (Matese et al. 1999). Altri studi sull’interazione tra un ipotetico pianeta X e le comete: Matese et al. (1986); Murray (1999), Horner ed Evans (2002). Per indagini quantitative più recenti su un tale oggetto gioviano, ora chiamato Tyche (Matese e Whitmire 2011), che non va confuso con Nemesi, poiché non sarebbe in grado di indurre tempeste cometarie, si veda Matese e Whitmire (2011) e  Fernandez (2011).

L’esistenza di un pianeta non ancora identificato orbitante oltre Plutone è stata proposta in Maran et al 1997; Collander-Brown et al 2000; Brunini e Melita 2002; Melita et al. 2003, 2004; Matese et al. 2005; Gomes et al. 2006; Lykawka e Mukai 2008), con alterne fortune, per spiegare diverse caratteristiche concernenti la configurazione e la storia della dinamica della cintura della regione trans-nettuniana (Cintura di Kuiper). Vedi Lykawka e Mukai (2008) per i recenti sviluppi di un tale scenario.

Un ipotetico pianeta X è stato anche invocato (Gunn, 1970; Rawlins 1970; Seidelmann 1971; van Flandern 1981, Anderson e Van Flandern 1982; Anderson 1987; Seidelmann e Harrington 1988; Harrington 1988, e Gomes Ferraz-Mello 1988; Gomes 1989; Powell 1989; van Flandern 1991) per spiegare alcune apparenti irregolarità nei moti orbitali di Urano e Nettuno rilevate anche anticamente (Brunini 1992); una questione poi risolta da Standish (1993). Si veda Standish (1996) per le questioni legate ai residui orbitali di Plutone, probabilmente di origine non-dinamica.

Harrison (1977) ha suggerito che sarebbe possibile spiegare le anomalie di alcune pulsar, ipotizzando che il baricentro del sistema solare sia accelerato, probabilmente a causa di una stella compagna del Sole fino a quel momento non identificata, in un’orbita associata o aperta. Si veda anche Cowling (1983) e Zakamska e Tremaine (2005) per ulteriori studi su tale argomento.

Analizzando alcuni dati radiotecnici della sonda Cassini, Iorio (2010) ha rilevato che un grande e distante oggetto puntiforme nelle regioni esterne del sistema solare può spiegare l’anomala precessione retrograda del perielio di Saturno (Pitjeva 2008)”.

Lorenzo Iorio, “Constraints on the location of a putative distant massive body in the Solar System from recent planetary data”, General Relativity and Quantum Cosmology, 112:117-130, 2012

http://arxiv.org/abs/1101.2634

articolo di divulgazione scientifica in inglese

http://www.astrobio.net/exclusive/3427/getting-wise-about-nemesis

articolo di astrofisici statunitensi:

http://www.ucs.louisiana.edu/~dpw9254/MS7292.pdf
articolo di astrofisici indiani:

http://www.tifr.res.in/~vahia/neme.pdf

Preciso che la periodicità delle catastrofi terrestri è un falso problema. È evidente che quasi tutte le comete/asteroidi che non avessero colpito nessun corpo celeste del Sistema Solare continuerebbero ad orbitare intorno al Sole, e quindi le ciclicità sarebbero multiple e non necessariamente legate agli spostamenti di Nemesi.

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