di Stefano Fait

Ci viene chiesto di prendere dosi sempre più forti di una medicina che abbiamo capito che è mortale e intraprendere qualcosa che non risolve il problema, ma che solamente posticipa la morte annunciata della nostra economia…Le voci dei disperati, le voci dei greci vengono provocatoriamente ignorate. La paura sta liberando la rabbia e il rischio di un’esplosione sociale non può essere ignorato più da coloro che danno ordini e da quelli che impartiscono le loro ricette letali.
Geronimo II, capo della Chiesa Ortodossa di Grecia
L’eurogruppo vuole che gli aiuti siano utilizzati solo per pagare il debito senza dare nulla alla crescita, che è però quello di cui c’è bisogno per evitare un fallimento dagli effetti imprevedibili.
Marcello De Cecco, Affari&Finanza (Repubblica), 20 febbraio 2012
Ci sono momenti nella vicenda europea dei debiti sovrani in cui si ha l’impressione, netta, che sulla pelle dei Greci si stia compiendo un esperimento neo-liberista, una sorta di regolamento dei conti con Keynes, Beveridge, Roosevelt. Si vuol capire sin dove regge un paese, se impoverito e sfrondato di Stato sociale.
Barbara Spinelli, Il welfare da salvare, Repubblica, 29 febbraio 2012
La crisi greca è usata come esperimento di laboratorio, per vedere fino a che punto la finanza può spingere verso il basso i salari e privatizzare il settore pubblico. È come nutrire sempre meno un cavallo per vedere se sarà più efficiente, fino a quando le gambie gli si piegano e muore.
Michael Hudson, Università del Missouri
http://therealnews.com/t2/index.php?option=com_content&task=view&id=31&Itemid=74&jumival=7948
Il debito non può essere saldato, in primo luogo perché, se anche non lo saldiamo, i creditori non moriranno. Questo è certo. Mentre se lo saldiamo, saremo noi a morire. Anche questo è certo. Quelli che ci hanno fatto indebitare hanno giocato d’azzardo come si fa al casinò. Finché ci guadagnavano non c’erano discussioni. Ma ora che hanno subito delle perdite, pretendono di essere ripagati e si parla di crisi. Hanno giocato ed hanno perso – queste sono le regole del gioco e la vita continua.
Thomas Sankara, Addis Abeba, luglio 1987. Assassinato 3 mesi dopo.
Sappiamo bene che in politica la violenza non è affatto esclusa. Anzi, ne è un (per alcuni, è il) Leitmotiv. Ma la democrazia è per l’appunto un sistema che dovrebbe valere a rendere superflua, e quindi vietata, la violenza. Tuttavia, questa sempre cova sotto la cenere: se la democrazia non funziona di fronte al tiranno, si riaffaccia la violenza non solo come possibilità di fatto ma anche come esigenza di giustizia…L’uso della violenza politica, ci piaccia o no, è un tema che non scopriamo certo noi. Contro il tiranno, in mancanza d’alternative, che cosa si deve fare? […]. C’è, per me, un limite insuperabile, un delitto radicalmente inescusabile: la violenza intenzionale nei confronti dell’innocente. […]. L’innocenza, il male inferto all’innocenza, non può entrare in alcun calcolo di proporzionalità.
Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia: un dialogo”, 2011, pp. 64-65.
Tu puoi essere pacifista fino all’estremo ed essere disposto al martirio per testimoniare la tua fede, ma ti sentiresti di rimanere inerte quando altri che non partecipano della tua fede sono esposti alla violenza? Ti sentiresti di dire loro: in nome di ciò che io credo, tu lasciati massacrare? Non sarebbe questa, a sua volta, un’estrema violenza, per di più rivestita di buoni sentimenti?
Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia: un dialogo”, 2011, p. 77
Finora abbiamo porto l’altra guancia, gli schiaffi sono stati raddoppiati. Ma il cuore del cattivo non si è ammorbidito. Hanno calpestato le verità del giusto. Hanno tradito la parola di Cristo e trasformato la sua croce in mazza. Si sono rivestiti della sua tunica e poi hanno fatto a pezzi i nostri corpi e le nostre anime. Hanno oscurato il suo messaggio. L’hanno occidentalizzato, mentre per noi aveva un significato di liberazione universale. Ebbene, i nostri occhi si sono aperti alla lotta di classe, non riceveremo più schiaffi. Non c’è salvezza per il nostro popolo se non voltiamo completamente le spalle a tutti i modelli che ciarlatani di tutti i tipi hanno cercato di venderci per vent’anni. Non ci sarà salvezza per noi al di fuori da questo rifiuto, né sviluppo fuori da una tale rottura.
Thomas Sankara, “Parlo in nome di tutti coloro che soffrono in ogni angolo del mondo”, New York, 4 ottobre 1984, XXXIX Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
L’idea che i sistemi di governo abbiano a che fare solo con il consenso è abbastanza diffusa e spesso viene identificata con la democrazia a tutti gli effetti. È bene chiedersi se basta il consenso a fare le scelte migliori. Qual è il rischio che si corre? Quello di non avere voci contraddittorie significative dalle quali ricevere stimoli o imparare, dalle quali accogliere contestazioni o proposte alternative. La questione che più conta è che può capitare di sbagliare con un ampio consenso.
Ugo Morelli, “Taccuino dei giorni scomodi”, 2004
La sommossa è la voce degli inascoltati
Martin Luther King
Alcuni No-Tav hanno sventolato bandiere greche e gridato: “Siamo tutti Greci”.
Scrive, anche a questo proposito, Gianfranco Maffei, in un commento su FB: “Ho sentito Cicchitto in tv (non cito la trasmissione, tanto direbbe le stesse cose dappertutto) affermare allarmato che le proteste anti tav che si sono svolte in molte città italiane sono la prova generale di un nuovo movimento eversivo. Bersani in un’altra trasmissione, è più cauto: “ci sono elementi e gruppuscoli che condizionano pesantemente il movimento” e via discorrendo. È fatta, tutti a casa, perché quelli che rimangono fuori sono terroristi consapevoli o inconsapevoli e disturbano il manovratore. Ma si può accettare che le cose funzionino così? Protestate, ma in silenzio, esprimete le vostre convinzioni, ma nei luoghi e nei tempi che decidiamo noi, perché altrimenti non è accettabile. I Greci li hanno massacrati e poi si sono sorpresi che scendessero in piazza cercando di farsi ascoltare e così in valsusa e in centinaia di altri posti perché “l’Europa lo vuole” e se l’Europa lo vuole non c’è discussione e democrazia che tenga. Un metodo, questo, che si rivela efficace, da Chiomonte ad Atene, con diversi ordini di grandezza, ma con la stessa sostanza. Intanto tagliano i servizi sociali e l’istruzione per costruire il corridoio cinque, che mi richiama alla mente quello di un collegio di un film della mia infanzia: per intenderci quello dei segregati”.
Ho già elencato le ragioni per cui i pro-Tav sono dalla parte del torto e i no-Tav devono resistere:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/29/i-pro-tav-sono-fanatici-i-no-tav-sono-realisti/
Qui una disamina più organica:
http://www.informarexresistere.fr/2011/06/01/a-cosa-serve-il-tav/#axzz1nlLMVkzb
Contemporaneamente, in Grecia…
Le sommosse greche hanno interessato una decine di distretti di Atene, oltre a Sparta (“Questa è Sparta!!!” – cf. “300”), Volos, Kavala, Chania, Herakleion, Rodi, Veroia, Larissa, Trikala, Agrinio, Rethymno, Patrasso, Corfù, Lamia e Arta.
I Greci non torneranno più indietro. Non se lo possono permettere e non lo faranno. Come non torneranno indietro i Valsusini.
È già tempo di parlare di disobbedienza civile di massa.
I media hanno buon gioco nel minimizzare sia il movimento degli indignati / Occupy Wall Street, la “No Tav”, la “No Dal Molin”, il Movimento dei Forconi, le sommosse britanniche e greche, la primavera araba, mantenendo separate Tahrir, Puerta del Sol, Syntagma, Val di Susa, Zuccotti Park, come se non fossero espressione della medesima ondata di protesta contro le impudenti iniquità di questo inizio millennio:
http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/parassiti-al-potere-la-crescente.html
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/24/pertini-berlinguer-e-don-milani-si-rivoltano-nella-tomba-il-pd-non-ancora/
L’irruzione di black bloc, agenti provocatori, infiltrati vari e l’uso dei gas lacrimogeni, delle cariche e degli idranti da parte della polizia sortiscono il medesimo effetto, quello di impedire ai telespettatori di toccare con mano l’imponenza delle manifestazioni, di rendersi conto che si è giunti ad un punto di non ritorno. I tagli alle forze dell’ordine indurranno comunque molti agenti a riflettere sul loro ruolo futuro.
Viviamo in un mondo in cui meno dell’1% della popolazione controlla oltre il 40% delle risorse mondiali (in crescita) e il 50% della popolazione possiede meno dell’1 per cento delle ricchezze del pianeta. Insomma un mondo che può piacere solo ai privilegiati. Per di più, anche le nazioni benestanti sono alla frutta (o lo saranno quando non sarà più necessario nascondere il reale stato dell’economia per non compromettere la rielezione di Obama):
http://www.informarexresistere.fr/2011/12/30/la-zombificazione-degli-stati-uniti-e-pensano-di-potersi-permettere-unaltra-guerra/#axzz1mLNsw14z
http://www.informarexresistere.fr/2012/01/27/le-4-principali-sfide-dei-prossimi-anni-secondo-jacques-attali/#axzz1nlLMVkzb
Viviamo in una società in cui tutto accelera, le relazioni umane si sfibrano, i bisogni indotti si moltiplicano, il futuro diventa incerto, l’ansia e la vanità crescono, la depressione è endemica (come l’uso di psicofarmaci), le guerre si fanno più frequenti, i flussi di migranti sono inarrestabili, le cosiddette “democrazie” occidentali non smettono di insediare nuovi Quisling – Saddam Hussein, Marcos, Pinochet, Mobutu, Musharraf (Pachistan), Hamid Karzai (Afghanistan), Abd Rabbuh Mansur Al-Hadi (Yemen) – e tecnocrati non eletti, per poi detronizzarli quando non sono più utili.
Dall’altra parte autocrati populisti che resistono all’imperialismo occidentale mostrano un medesimo disprezzo per la democrazia, sia per paura di quel che la propaganda e le manipolazioni occidentali sono in grado di fare quando mirano a destabilizzare un paese, sia per un naturale temperamento dispotico.
La gente è costretta a scegliere tra zuppa e pan bagnato, tra incudine e martello.
Nel Nepal: maoisti contro feudalesimo oscurantista e schiavista. In Palestina: sionisti o fondamentalisti/autoritari. Negli Stati Uniti: neoconservatori reazionari o imperialisti/capitalisti moderati. In Italia: neoliberisti del PDL/neoliberisti del PD, oppure movimenti marginali. In Europa: eurocrati o etnopopulisti/neocomunisti. Nel mondo arabo: capitalismo monopolistico o integralismo islamico. In Russia e nell’Europa dell’Est: oligarchi filo-occidentali o oligarchi nazionalisti. In Giappone: filo-americani o nazionalisti razzisti. Nel mondo: globalismo rapace o localismo particolarista ed auto-centrato.
Bello schifo!
Ogni imposizione, aggressione, occupazione, sfruttamento diretto o indiretto, controllo di individui o popoli è iniquo, è un crimine. La natura umana è tale che si è dovuto raggiungere un compromesso ed accettare una misura ragionevole di monitoraggio, disciplinamento e disparità sociale. Ora quel limite ragionevole è stato passato e la gente è giustamente indignata. Il potere ha captato la rabbia e ha cercato di mettere una categoria di lavoratori contro l’altra, un popolo (Greci) contro l’altro (Tedeschi) e di trovare dei facili capri espiatori (tassisti, farmacisti, ecc.) in modo da impedire che essa si incanalasse contro l’establishment, la vera casta, che non è quella dei politicanti. La classica strategia del divide et impera.
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/29/gustavo-zagrebelsky-sul-nuovo-ordine-mondiale-e-lapocalisse/
Contemporaneamente, ha messo in moto la macchina della filantropia per ammansire le masse. La filantropia è molto facile per chi ha accumulato immense ricchezze attraverso lo sfruttamento degli altri. Se non ci fosse lo sfruttamento non ci sarebbe la filantropia. In cambio la filantropia serve a disinnescare la rabbia, consolare le vittime e mantenere intatto un sistema sperequativo ed iniquo. È il colmo del disprezzo misantropico e del narcisismo megalomaniaco.
Tutto questo è un giochetto che lascia il tempo che trova ed ha un’efficacia provvisoria, perché le persone comuni ne hanno abbastanza di un sistema che non è democratico, è ingiusto, non è sostenibile sotto nessun punto di vista, che non solo non garantisce la pace, ma fa proliferare i conflitti e le discriminazioni, fomentando nazionalismi, razzismi, classismi, campanilismi, xenofobia, ecc.:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/17/scozzesi-baschi-catalani-e-sudtirolesi-alle-prese-con-il-nuovo-ordine-europeo/
Questo succede perché, purtroppo, l’umanità ha il singolare vizio di creare idoli, golem, sistemi, forze esterne che ne limitano la libertà, controllandolo e lo sollevano delle responsabilità, infantilizzandolo. Lo fa per difendersi dal caso, dall’ignoto, dalla natura, dal prossimo e ogni volta perde il controllo della sua creazione, diventandone un servo, finché arriva il tempo di ribellarsi ed emanciparsi (cf. Fait/Fattor, “Contro i miti etnici. Alla ricerca di un Alto Adige diverso”, Raetia, 2010). È sempre stato così e forse sempre sarà così (o magari no, questo lo vedremo). Questa volta ha preso vita una forza – il capitale – che non ha mai finto di voler proteggere l’uomo, bensì di accentrare le risorse in un numero limitato di tasche. La sua forza propulsiva interna l’ha fatto crescere fino a diventare un’entità mostruosa che minaccia la stessa esistenza dell’umanità su questo pianeta e forse persino l’ecosfera stessa. Come l’umanità l’ha creato, così lo potrebbe distruggere, ma chi ne raccoglie i frutti preferisce che le cose rimangano come sono.
Ciò nonostante, qualcosa sta effettivamente cambiando. I popoli mediterranei, finora i più duramente colpiti dalla crisi (ricordo che la primavera araba è stata scatenata da un’inflazione fuori controllo e da un tasso di disoccupazione in costante crescita), sembra siano destinati a guidare la rivolta dei popoli mondiali. Nessuno può prevedere come si svilupperanno gli eventi, ma le premesse sono quelle di una rivoluzione globale in stile Francia 1789.
C’è poco da felicitarsene: una rivoluzione distrugge ed uccide, non tanto nella fase dell’abbattimento dell’establishment, quanto in quella teoricamente costruttiva, quella dell’edificazione di un’alternativa praticabile. È allora che si sacrificano gli esseri umani del presente a beneficio di quelli del futuro. Ferire un’altra persona, distruggere i beni di qualcun altro mi risulta ripugnante: neppure la distanza tra l’immagine mentale e la realtà rendono queste azioni più appetibili o meno detestabili. Solo chi è carente in immaginazione empatica o è vittima di un’immaginazione ipertrofica che colora a tinte epiche, melodrammatiche, grandiose i suoi sogni e desideri più reconditi, può bramare l’orrore che ci attende.
Ma, parliamoci chiaro, quali altre scelte rimangono?
Ai contribuenti si chiede di sborsare sempre di più per coprire le perdite di un sistema bancario/finanziario che ha giocato d’azzardo con i risparmi di tutti, si chiede di accettare sempre nuove misure di austerità e tagli ai servizi sociali conquistati con immensi sacrifici dalle generazioni precedenti. Infine, a tutti noi si sta chiedendo di partecipare a sempre nuove guerre, in un’escalation che potrebbe condurci ad un conflitto globale, ad una vera e propria terza guerra mondiale:
http://fanuessays.blogspot.com/2012/01/guardatevi-dalle-idi-di-marzo-come.html
L’alternativa alla rivoluzione è la miseria più nera e la Terza Guerra Mondiale. È come trovarsi in un edificio in fiamme e dover scegliere se attraversare un muro di fiamme per raggiungere un’uscita di sicurezza o buttarsi dal nono piano, verso morte quasi certa.
Il mio cuore domanda disobbedienza civile, scioperi di massa, il mio cuore urla il nome “Étienne de La Boétie”:
http://www.informarexresistere.fr/2011/12/20/etienne-de-la-boetie-un-uomo-pericolosamente-sano-di-mente/#axzz1nlLMVkzb
La mia mente, sfortunatamente, è sfiduciata. Vede la violenza, la crudeltà, la disumanità di chi comanda – es. Goldman Sachs prima approva i conti greci e poi fa nominare uno dei suoi revisori di conti alla carica di primo ministro della Grecia per costringerla a sputare l’anima a causa di questi stessi conti contraffatti – e deduce che non c’è alcuno spazio per il compromesso, come non ce n’è tra predatore e preda:
http://www.informarexresistere.fr/2011/12/21/la-rana-lo-scorpione-la-gallina-dalle-uova-doro-il-suicidio-assistito-del-capitalismo-e-della-democrazia-non-sara-una-dolce-morte-2012-2013/#axzz1nlLMVkzb
Non conosco nessuno che goda nel cercare di fottere il prossimo e che non preferirebbe vivere in una società più altruistica e cooperativa, più lenta, più soave, più mite, più serena, più gentile. Eppure, di generazione in generazione, l’intero sistema accelera e si incrudelisce. C’è sempre meno tolleranza nei confronti dei più vulnerabili, delle prime vittime della crisi. Manca la comprensione basilare del fatto che, prima o poi, toccherà a tutti, indipendentemente dal conto in banca e dalla metratura della propria abitazione. Manca la comprensione delle analogie tra il modo in cui sono trattati i manifestanti in Europa e, ad esempio, nel Bahrein o Yemen: manganellate, lacrimogeni, idranti, arresti arbitrari, cariche, sevizie, torture (cf. Bolzaneto):
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ulgStViF5lU
http://youtu.be/aWEVNGcwInE
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/21/valencia-polizia-carica-studenti-medi-corteo-governo-forze-dellordine/192828/
Le sommosse, per ora, non hanno conseguito alcun risultato. Ma le manifestazioni pacifiche cosa hanno ottenuto?
Gandhi ha forse conquistato una società più equa, ha annientato gli oligopolisti indiani, ha eliminato le caste, ha evitato la spartizione dell’India in nazioni ostili? No. Ha accettato tutto in blocco. Non è stato neppure l’artefice dell’indipendenza indiana, che deve tutto all’imperialismo tedesco e giapponese che hanno prostrato l’impero britannico.
È ingenuo credere che si possa bloccare l’ingresso del Parlamento senza scontrarsi con le forze dell’ordine. Nessuno sciopero di massa potrebbe portare ad una rivoluzione portata a termine nonviolentemente. Ci sarà sempre della violenza. È tragico, ma inevitabile.
Quel che è necessario capire è che se un milione di persone fosse determinato a protestare con determinazione, nell’intento di cambiare la situazione una volta per tutte, ci sarebbe un livello relativamente basso di violenza. Se invece il tutto si risolve in canti, grida e gesti verso il potere, per poi tornare la sera in casa e continuare la medesima miserabile esistenza, allora faremo il gioco dei potenti, che non desiderano nulla di meglio. Non a caso i media chiamano violenza persino il lancio di yoghurt contro le sedi del potere greco. Ormai tutto è classificato come violenza, sufficiente pretesto per colpire e disperdere i manifestanti. Sempre in Grecia, si arrestano le persone per aver insultato gli agenti. Yoghurt e parole/insulti si configurano come aggressione fisica. E non tutti i giovani incappucciati hanno destinato le loro energie alla piromania. In diversi casi hanno protetto altri manifestanti (pacifici) dai manganelli della polizia. Quindi anche sui “giovani debosciati” non è corretto generalizzare.
In pratica l’unica azione concessa ai manifestanti è quella di sfilare, mostrando striscioni ed agitando i pugni, possibilmente cantando e sorridendo per evitare di impressionare i bambini. Se possibile, dovrebbero anche astenersi dal difendersi con la forza dalla violenza delle forze dell’ordine. Insomma, i manifestanti ricevono l’approvazione se non interferiscono con l’ordinato svolgersi della vita sociale.
È forse strabiliante che le centinaia di migliaia di disoccupati che devono pagare per ricevere cure ospedaliere, le migliaia di persone che lavorano per mesi senza ricevere un salario, pur di non perdere l’impiego, e le famiglie che hanno perso la casa possano esultare quando vedono lanci di pietre e molotov contro i simboli di un potere che li sta distruggendo, che non intende rispondere delle sue decisioni di fronte all’elettorato, che promette altri anni di macelleria sociale?
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/28/la-rabbia-e-lamore-sulla-violenza-in-grecia/
È facile moralizzare e pontificare quando si ha il sedere al coperto e un pasto caldo che ci attende a casa. In Grecia per molti è diventata una questione di vita o di morte.
In generale, Greci e Spagnoli sono troppo orgogliosi per accettare di essere umiliati solo per poter restare nell’eurozona come stato vassallo. Credo che lo stesso valga per gli Irlandesi e i Portoghesi. Spero che lo stesso valga per gli Italiani.
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