Stiamo uscendo dalla crisi
Mario Monti, 25 gennaio 2012
http://www.repubblica.it/politica/2012/01/25/news/mozioni_senato_monti-28727394/
Possiamo dire che con le severe misure politiche adottate, stiamo uscendo dalla crisi
Mario Monti, 30 marzo 2012
La crisi è nata fuori ma anche perché l’Italia non ha affrontato le sue debolezze strutturali, ora ne stiamo uscendo con fatica.
Mario Monti, 18 aprile 2012
L’Italia è davvero sul sentiero giusto
Mario Draghi, 3 maggio 2012
Noi abbiamo il consenso, loro no.
Mario Monti, marzo 2012
Nella sofferenza l’Italia dà una prova esemplare.
Mario Monti, 18 aprile 2012
Si stanno creando tutte le condizioni per far sì che il Paese possa rimettersi a crescere
Corrado Passera, 23 aprile 2012
Che monotonia il posto fisso, i giovani si abituino a cambiare
Mario Monti, febbraio 2012
Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale.
Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, febbraio 2012
Le auto blu sono una limitazione della libertà.
Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, febbraio 2012
Dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni, sei uno sfigato.
Michel Martone, viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, febbraio 2012
Siete l’Italia peggiore
Renato Brunetta, rivolgendosi a dei precari, giugno 2011
Un sondaggio realizzato per le Acli da Ipr Marketing tra il 22 ed il 25 aprile del 2012 e pubblicato il 2 maggio 2012 mostra che il numero di Italiani che ritiene che l’unico mezzo per cambiare il paese sia una rivoluzione (32,5%) non si discosta molto da quello di chi preferirebbe “interventi graduali e condivisi” (35,7%). Solo un 14,6% di persone pensa che delle riforme impopolari cambieranno il paese, mentre il 17,2% non pensa che l’Italia possa essere cambiata. In altre parole ben il 49,7% degli Italiani non crede più alla capacità o volontà dei politici di migliorare la società. L’opzione rivoluzionaria è di gran lunga maggioritaria tra i giovani (18-34 anni) dove raggiunge il 41,4% e tra gli adulti di età compresa tra i 35 ed i 54 anni (36,7%); anche tra le persone più anziane (oltre i 54 anni) è comunque condivisa da un ragguardevole 22,1%. Il 32,3% delle donne approverebbe una rivoluzione.
D’altronde il 48,6% degli intervistati ha risposto che la crisi durerà come minimo altri quattro anni (37,7%) e potrebbe non terminare mai, essendo una condizione strutturale di un’economia che ha superato il punto di non ritorno (10,9%). Meno di un quinto (19,1%) degli intervistati crede che tra dieci anni sarà più ricco di oggi.
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“Monitorare l’impatto sociale della crisi: percezione dell’opinione pubblica nell’Unione europea” – Rapporto Flash dellEurobarometro 338 (ricerca sul campo dicembre 2011, pubblicazione aprile 2012)
Proporzioni relativamente elevate di persone affermano che la povertà è aumentata, nel loro paese, in Grecia (97%), Francia (93%), Portogallo (93%) e Spagna (92%).
Il 32% degli intervistati ritiene che 1 su 3 dei loro concittadini può essere descritto come povero, mentre il 64% pensa che almeno 1 persona su 5 è povera.
Quasi un quinto (18%) degli intervistati dice che ad un certo punto il suo nucleo familiare ha finito i soldi per pagare beni e servizi essenziali nel corso degli ultimi 12 mesi.
Più di un terzo delle persone in Grecia (45%), Lettonia (42%), Lituania (37%), Bulgaria (36%), Romania (36%) e Ungheria (34%) dice che la sua famiglia è al verde. Per la prima volta la Grecia guida questa classifica [grazie Papademos! NdT]
Il 63% degli intervistati in Europa dice che corre il rischio di non riuscire a far fronte ad un spese impreviste di € 1.000 per il prossimo anno, il 45% dice di non potersi permettere di pagare le bollette ordinarie o acquistare cibo; 43% dice di non essere in grado di pagare l’affitto o un mutuo, e il 31% pensa che ci sia il rischio che non riesca a saldare i suoi debiti.
Guardando ai prossimi 12 mesi, più di uno su 10 (14%) dei cittadini dell’UE ritiene che la situazione finanziaria della sua famiglia migliorerà, mentre poco meno della metà (47%) si aspetta che tutto rimanga come prima. Più di un terzo (36%) si aspetta un peggioramento, rispetto al 26% dell’ottobre 2010.
Il 6% degli intervistati teme di poter essere costretto a lasciare la casa entro i prossimi 12 mesi, non potendo permettersele. Questa percentuale sale al 26% in Grecia, al 16% nel Lussemburgo (!!!) ed al 15% a Cipro.
Quasi un quinto (18%) degli intervistati non è sicuro di potersi tenere il lavoro nei prossimi 12 mesi.
Mentre il 46% delle persone crede di poterne trovare un altro, il 48% crede che avrà difficoltà a trovare un altro impiego.
Quasi un terzo (32%) dei cittadini dell’Unione europea dice che è diventato più difficile coprire i costi dell’assistenza sanitaria in generale; il 38% fa fatica a coprire i costi per i propri figli.
La maggioranza (57%) degli intervistati europei teme che non avrà un reddito sufficiente per vivere la propria vecchiaia dignitosamente (53% a ottobre 2010). In Germania il dato è del 58% (persino lì!!! NdT).
1 cittadino su 6 nel corso degli ultimi 12 mesi ha dovuto scegliere tra pagare le bollette o comprare generi di prima necessità.