Italiani, pensate alla salute, boicottate la produzione agricola trentina non bio!

Con questo regolamento la Provincia ha svenduto la nostra salute, economia, ambiente e qualità della vita alle lobby dell’agricoltura industriale (in forte crisi economica) e alle multinazionali che producono e vendono pesticidi. Il nuovo assessore alla salute Luca Zeni ha anche demolito il faticoso cammino che noi come Cds Val di Non avevamo intrapreso con le istituzioni, grazie alla disponibilità del precedente assessore Donata Borgonovo Re, per riequilibrare il rapporto tra agricoltura e società.

Zeni non ha nemmeno tenuto minimamente conto che la misura più votata dai cittadini per migliorare la salute, nel recente e partecipato sondaggio previsto dal piano della salute provinciale, era quella di eliminare i pesticidi».
http://www.ladige.it/news/politica/2015/09/05/pesticidi-comitato-furioso-zeni-riforma-pessima-salute-svenduta

Parkinson, in provincia 1.300 malati. Percentuale doppia rispetto alla media nazionale. E con dei picchi in val di Non: da valutare la correlazione con i pesticidi

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/08/11/news/parkinson-in-provincia-1-300-malati-1.11922836

la Provincia di Trento risulta essere la seconda realtà con la maggior quantità di principi attivi su superficie agricola con i suoi 10,2 chili per ettaro: Molto più del doppio della Provincia di Bolzano (che si ferma a 3,8 chili per ettaro) e della media italiana (4,8 chili per ettaro).

http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/trento/cronaca/2015/09/06/news/fitofarmaci-trentino-bocciato-1.12048141

La Val di Non rappresenta in Italia la punta avanzata di un movimento che in varie regioni ad agricoltura chimica intensiva si batte contro la contaminazione con veleni chimici delle abitazioni e di chi ci abita come conseguenza della deriva dei trattamenti con pesticidi
http://www.ruralpini.it/pesticidi%2809.01.15%29-Val-di-Non-No-pesticidi.html

Nella sua seduta del 7 e 8 gennaio, il consiglio comunale di Malles (provincia di Bolzano) aveva all’ordine del giorno un punto in sè piuttosto semplice: rendere concreta la volontá della popolazione chiaramente espressa nel referendum antipesticidi. 2.377 cittadini, il 75,68 per cento degli aventi diritto al voto, si erano espressi in tal senso. Una maggioranza schiacciante. Ma il consiglio di Malles ha votato contro l’introduzione nel nuovo statuto comunale del divieto dell’uso dei pesticidi, andando in direzione diametralmente opposta alla volontà dei propri cittadini e dello stesso sindaco
http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2015/01/10/news/malles-referendum-bloccato-1.10644013

Cercando di prendere il più possibile e dare il meno possibile, che fine abbiamo fatto?

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O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda.

Corano, 49.13

Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare. Scendiamo dunque e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!

Genesi

Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questo.

Gesù il Cristo

Tutti i doveri dell’uomo e del cittadino derivano da questi due principi impressi dall’Autore della natura nel cuore dell’uomo: non fate ad altri quel che non vorreste fatto a voi; fate in ogni occasione agli altri quel bene che vorreste per voi

Costituzioni di Bologna, di Napoli, delle Repubbliche Cispadana, Cisalpina e Romana (1796-1799)
[cf. Donata Borgonovo Re, “Le quattro stelle della Costituzione”]

Tutti gli uomini sono creati uguali, essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, come la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità

Dichiarazione di Indipendenza americana

Libertà, uguaglianza, fratellanza

Motto della repubblica francese

Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità
Art. 29 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948)

Me ne importa, mi sta a cuore. E’ il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”.
don Lorenzo Milani Lettera ai giudici (1965)
[cf. Donata Borgonovo Re, “Le quattro stelle della Costituzione”]

Che società abbiamo costruito? Che modelli di relazione tra esseri umani abbiamo adottato?
Donata Borgonovo Re
http://donataborgonovore.com/2013/05/25/ogni-liberta-si-accompagna-a-responsabilita/

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Il mio diritto di vivere a lungo e sempre al riparo dalla paura della morte; la mia libertà di fare come mi pare, incurante delle rivendicazioni altrui; la mia illimitata capacità di accumulare ricchezze ed esperienze piacevoli.

Alla faccia delle interpretazioni arbitrarie!

La felicità come la intendeva Jefferson non era quella edonistico-consumistica, era la gratificazione che deriva dal poter vivere senza che un tiranno ti imponga come lo devi fare. Il diritto alla vita era il diritto di non esserne privato dall’arbitrio di qualcuno, o vedersela trasformata in inferno a causa di schiavitù e persecuzioni. Era ed è il diritto a vivere come soggetto – padrone del suo destino, capitano della sua animae non come oggetto alla mercé di qualcuno. La libertà non era licenziosità e non era neppure tutto ciò che rimane una volta che è stato garantito il massimo margine di sicurezza possibile. Libertà era ed è la facoltà di esprimere liberamente il proprio potenziale ed essere trattato da adulto, non da minorenne, minorato o automa.

Anche la promesse della rivoluzione francese sono state disattese. La libertà è diventata sinonimo di prevaricazione; l’uguaglianza sinonimo di omologazione tribale e modaiola o di uniformità del modello socioeconomico (“non ci sono alternative”); la fratellanza è diventata quella degli ultras sportivi e/o politici.

Questi principi sono stati travisati, deturpati e separati, per neutralizzarli e far tornare indietro le lancette dell’orologio della storia, senza che la gente comune se ne avvedesse o ci desse troppo peso. Così non siamo più individui sovrani e ci troviamo a vivere in una società della sorveglianza, del materialismo, del precariato cronico, della competizione senza quartiere, dei mercati e dei potentati che stabiliscono la misura dei diritti sociali e civili che ci possono essere concessi (e non più riconosciuti, come dovrebbe essere).

Non viviamo più in una società costituzionale in cui le libertà autorizzano il potere, ma in una in cui il potere autorizza le libertà (più o meno, dipende…) e in cui i cittadini possono, di fatto, “scegliere” di vivere in una condizione di virtuale servaggio. Una cosa che, in precedenza, accadeva nel resto del mondo, non qui, e che perciò ci importava poco o punto.

Che fine abbiamo fatto?
Ne valeva la pena?

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Le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà. La preghiera che implora un particolare rendiconto è viziosa. La preghiera è la contemplazione degli eventi della vita dal punto di vista più elevato. Ė il soliloquio di un’anima che percepisce ed esulta. Ma la preghiera usata come mezzo per ottenere un soddisfacimento privato è un furto e una meschinità. Essa suppone dualismo e non Unità nella natura e nella coscienza. Quando l’uomo sarà uno con Dio, allora non implorerà più, ma trasformerà ogni preghiera in azione.

Ralph Waldo Emerson

La polarità, o azione e reazione, noi la incontriamo in ogni settore della natura; nelle tenebre e nella luce; nel calore e nel freddo; nel flusso e riflusso delle acque; nel maschio e nella femmina; nell’ispirazione e nell’espirazione di piante ed animali; nelle sistole e diastole del cuore; nella gravità centrifuga e centripeta; nell’ondulazione dei fluidi del suono; nell’elettricità, nel galvanismo e nell’affinità chimica.

R.W. Emerson

Lontano da ciò che attira e trascina sta quello che io Sono,

Se ne sta divertito, compiacente, compassionevole, ozioso, unitario,

Dentro e fuori del gioco, osservandolo e meravigliandosi.

Walt Whitman

Che cosa pensate che io voglia suggerirvi in cento modi,

Se non che uomo e donna sono buoni come Dio?

E che non vi è alcun Dio più divino di voi stessi?

E che questo è ciò che alla fine significano i miti più antichi e più nuovi?

Walt Whitman

Nessuno può fare esperienza per un altro, nessuno;

Nessuno può progredire per un altro, nessuno!

Walt Whitman

Io vedo nuove combinazioni – io vedo la solidarietà tra le razze;

Io vedo la Libertà, completamente armata e vittoriosa, e molto fiera,

Con la Legge da un lato, e la Pace dall’altro,

Una Triade stupenda, che si schiera contro l’idea di Casta.

Walt Whitman

Fratelli coltelli, parenti serpenti, la rana e lo scorpione e le altre fiabe del Pd trentino

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Il banco decisivo sarà, per il Trentino, quello delle elezioni del prossimo autunno dove dalla capacità o meno di affrontare i problemi concreti del governo della comunità, quelli così efficacemente elencati dal «gruppo dei trentatre» e richiamati da Raffaelli nel suo intervento sull’Adige

Vincenzo Calì

Un’altra chiave ce la dà Donata Borgonovo Re che si candida a governare il Trentino perché “spinta dagli amici e tirata dai parenti”…Più illuminante ancora è la chiave che ci offre Vincenzo Calì che propone alla Borgonovo Re di fare una lista dichiaratamente di opposizione: esattamente il compito del primo partito del Trentino. Altro che sparigliare! Sospettavamo di una certa subalternità nella sinistra, ma una definizione così compiuta e definitiva entrerà nei libri di testo…C’è un ribaltamento ingiusto: i protagonisti veri, i militanti che cercano di fare il partito tutti i giorni sul lavoro e nel proprio ambiente; i dirigenti (magari scelti con voto) che lavorano sottotraccia per dare strumenti e aiutare la crescita collettiva; le persone senza voce né ascolto che lavorano o no, ma sperano di avere un futuro e sono in apprensione…questi non si vedono o sono accusati di non aver fatto il socialismo. I protagonisti vocianti, quegli sugli scudi – propri e degli altri – quelli che sanno come fare: loro sono il nuovo che rompe la stagnazione della palude. E’ un mondo ribaltato, il Novecento è rottamato: allora erano i “congiurati” che lavoravano nell’ombra”.

Giorgio Rigotti, Santa Massenza

http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=2792#sthash.lDygvO7q.AQHUErv6.dpuf

Il giocattolo si è rotto e qualcuno l’ha presa male.

Tanto è tragicomica la situazione nel PD trentino che tutti sentono di essere le vittime, i giusti, i migliori, gli integri, i lucidi, le formiche, la sostanza, gli umili, i silenti, i responsabili, i traditi, ecc. E tutti ci danno giù con sciabola: “O con noi o contro di noi”, “o lui o me”, “via tutti”, “via voi, invece”, ecc.

Mancano poche settimane al voto e gli animi si stanno infiammando invece di placarsi.

Donata Borgonovo Re, che pure aveva avuto un atteggiamento distensivo e aveva suggerito a Zeni di essere più diplomatico, di tener conto dei rapporti di forza e dell’opportunità di lavorare assieme e convincere altri della bontà delle loro idee, si è beccata la scudisciata di Giorgio Rigotti, pubblicata sul blog di Michele Nardelli.

Non mi è francamente chiaro perché tutte le parti in causa continuino a professarsi amici. Se un amico mi trattasse come si trattano tra di loro penserei: “Dio mi guardi dagli amici, che ai nemici ci penso io”.

Verminaio, nido di serpi o sbandamento morale e cognitivo passeggero?

Se il Pd vuole perdere altri consensi deve assolutamente continuare così, dando il peggio di sé e tirando fuori il peggio da tutti o quasi: insulti, ripicche, insinuazioni, gelosie, meschinità, ostracizzazioni, pugnalate alle spalle, esternazioni incaute, ecc.

Tanto poi si può sempre dare la colpa alla stampa locale (lo fa anche Berlusconi e la cosa sembra aver funzionato a lungo).

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E allora?

Qualcosa si sta muovendo, la sconfitta ha ridato slancio a chi vuole il cambiamento all’interno del centrosinistra trentino.

Dopo le elezioni arriverà la fase costituente provinciale e regionale (riforma dello statuto).
http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=2791

Ci saranno state le elezioni tedesche, che stanno congelando le attività europee ed internazionali. Ci saranno le conseguenze della crisi egiziana, che potrebbero essere colossali: Suez, Israele, petrolio.

http://www.politicaresponsabile.it/temi/78/dopo-morsi.html

Insomma, il Pd locale non potrà continuare a procrastinare. Ci saranno delle scelte importanti da fare che andranno al di là delle sorti personali e che richiederanno di mettere assieme le buone idee e le buone pratiche di tutti, indipendentemente dal loro orientamento e peso politico.

A quel punto il Pd dovrà decidere se pensa di avere qualcosa da imparare da Borgonovo Re e da Zeni – e non continuiamo a chiamarlo ex studente di DBR: sono passati degli anni – oppure se sono corpi estranei, presenze ingombranti.

È la scelta tra evoluzione e involuzione.

Purtroppo se si continua così, con uno scontro sempre più feroce, l’automatica chiusura a riccio dei duellanti rischia di far pendere la bilancia dalla parte dell’involuzione prima ancora che sia stata valutata adeguatamente la posta in gioco, che è enorme.

È enorme, ma manca la capacità di pensare l’avvenire, nell’ordine dei 20-30 anni futuri, quasi che le proposte di Trentino 33 fossero delle provocazioni e non un’opportunità di dibattito. Se ne è discusso sui giornali, i politici ne hanno approfittato per farsi vedere, poi è calato il sipario. Sayonara Mario Raffaelli. È stato tutto molto bello e interessante, tante buone cose, adesso però qui abbiamo da fare. E se magari eviti di muovere critiche sui quotidiani locali è meglio.

Questa è l’impressione che uno ricava leggendo la stampa locale, navigando la rete, nei forum, sui blog dei politici.

Ma nelle visioni a corto raggio, nella mancanza d’ambizione, nel traccheggiamento, tutto è fragile e precario e non c’è alcuna speranza di unire gli sforzi della cittadinanza, infonderle speranza, curare il cinismo, il fatalismo, l’accidia, spronarla a fare meglio.

Non vorrei che il declino del Pd trentino portasse con sé il declino del Trentino.

Il partito che si disse trasparente, e un bel giorno svanì

 

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https://twitter.com/stefanofait

…Dunque la paura del cambiamento, qualunque sorpresa, qualunque incognita possa riservarci il futuro, è per la sinistra un indugio mortale. Ogni pigrizia conservatrice, dentro la sinistra e dentro le sue parole, parla prima di tutto di quella paura. Compresa la paura di sbilanciarsi, di dire cose azzardate, di sembrare stravaganti o ingenui o imprecisi. La paura dell’errore intellettuale. Ma per dire qualcosa di sinistra sarà obbligatorio, di qui in poi, ricominciare a rischiare. Chi si ferma è perduto. E chi tace acconsente.

Michele Serra

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Se poi si calcolano i soli voti validi, centrosinistra e centrodestra rappresentano meno di 20 milioni di “aventi diritto”, cioè poco più del 40% degli italiani. Le coalizioni guidate da Pd e Pdl hanno perso in cinque anni qualcosa come 12 milioni di elettori, per effetto dell’emorragia che ha colpito soprattutto i due principali partiti: il Pd, che ne ha smarriti quasi 3 milioni e mezzo, con una flessione del proprio “capitale elettorale” vicina al 30%, e soprattutto il Pdl, la cui euforia si spiega solo con il precedente terrore della scomparsa, e che in queste elezioni ha perso quasi 6 milioni e mezzo di voti.
Marco Revelli sulla vocazione minoritaria dei partiti di maggioranza relativa

„Una lettera drammatica. Il frutto di un lungo travaglio: la conclusione di un percorso politico diventato negli ultimi anni sempre più accidentato”. Così Sardinia Post racconta le dimissioni di Valentina Sanna, presidente dell’assemblea regionale (il ‘parlamentino’ del Pd sardo), che ha annunciato al segretario Silvio Lai la decisione di lasciare il Partito democratico da dirigente e anche da militante.“ “Lascio questo Pd”, scrive Sanna al segretario regionale “perché, pur con il rispetto verso le tante persone che ho cercato di rappresentare con dignità e onestà e verso le quali resta immutata la vicinanza, la stima e la disponibilità a un lavoro comune, non mi riconosco affatto in chi lo governa realmente a livello nazionale e regionale“.

http://www.today.it/rassegna/valentina-sanna-dimissioni-pd.html

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La strategia elettorale del PD trentino:

– blocca le candidature di Borgonovo Re e Zeni alle primarie interne del PD perché sono “divisive” (= non coalizionali, ossia non sufficientemente centriste) e perché il loro appeal è urbano mentre bisogna prendere voti anche nelle valli;

– seleziona un candidato coalizionale, Olivi, che rappresenta la continuità e può prendere voti anche nelle valli;

– presentati alle primarie di coalizione del centrosinistra e scopri che Olivi perde nelle valli, e nelle città non riesce a recuperare perché l’affluenza è imbarazzante: 705 voti a Pergine, 3807 a Trento, 1261 a Rovereto, 557 ad Arco, 265 a Riva del Garda: questa è la misura della Waterloo del Pd trentino, incapace di mobilitare perfino il suo zoccolo duro;

prenditela con il sindaco di Rovereto, che era in ferie programmate da prima che si stabilisse la data delle primarie, anche se a Trento, dove il sindaco ha fatto campagna elettorale per Olivi, l’astensione è stata in proporzione anche maggiore;

– prenditela con quei candidati che volevano discontinuità: «Ora saranno contenti i girotondini delle primarie interne! non capitatemi a tiro perché potrei far male!»;

– lamentati di doverti presentare alle elezioni provinciali con un leader in cui ti riconosci, anche se era “coalizionale”: “Rossi entra nel cortile. In pochissimi tra i democratici gli stringono la mano, «ci mancherebbe altro», sono le parole smozzicate tra delusione e rabbia”;

ripudia le primarie perché è colpa loro se i cittadini non approvano i candidati prescelti (anzi, è colpa degli elettori se non vogliono scegliere la continuità);

Alcuni esponenti del PD trentino contrari alla continuità credono che il partito possa essere riformato. Io sono molto più pessimista. Quel che avverto è la assoluta convinzione che quella imboccata sia la strada giusta, o comunque l’unica percorribile, e che se non viene premiata dall’elettorato è perché i cittadini non possiedono abbastanza informazioni per capirlo. Se sapessero quello che sanno i dirigenti del PD, apprezzerebbero certe scelte scomode ma realistiche.
Posso dirlo con cognizione di causa, avendo seguito il dibattito interno: il PD trentino è un partito molto più cinico ed elitario di quel che si potrebbe credere e di quel che vorrebbe credere. Per questo non può essere realmente democratico. Ogni sconfitta elettorale lo allontana dall’elettorato, lo spinge a rinchiudersi sempre più nella sua fortezza di “progressismo realista”, dietro il paravento del “non ci sono alternative” e del “destra e sinistra sono concetti superati”. E’ stato infettato dal cinismo e dall’hybris e non è più chiaro se potrà mai ammettere che, in fondo, non rispetta gli elettori che hanno smesso di votarlo e in parte li disprezza, o comunque attende solo che capiscano i loro errori e ritornino sui loro passi.
E’ un circolo vizioso che lo sta spingendo a fondo e che, lungi dal contrastare le tendenze paternalistiche della Provincia Autonoma di Trento, incentiva una modalità di intendere le relazioni tra governanti e cittadini che favorisce i leviatani tecnocratici (e misantropici), che sanno meglio delle persone comuni cosa sia meglio per loro.

tze-tze-blog-grillobest practice da tenere a mente anche a livello partitico

“Il Partito democratico si fonda precisamente su due equivoci culturali, quelli che lo rendono ab origine una forza politica del tutto inservibile per qualsivoglia riforma (e tutt’al più utile per alcune controriforme): la pretesa di essere al tempo stesso liberisti e socialdemocratici, da un lato; e quella di essere laici e filoconfessionali, dall’altro. Questo determina l’impasse, poi l’immobilità, via via fino al rigor mortis.

[…]

Il governo del non-fare, che in questo momento occupa la plancia del Titanic facendo finta di pilotare, ha in organico una ministra la cui designazione può significare una cosa sola: ius soli. Ma lo ius soli non potrà mai essere finché si ha la necessità di abbozzare con gli alleati di governo e di normalizzare certi avversari impresentabili. Di stare cioè tutti insieme appassionatamente sul transatlantico.

Così come non si potrà mai avere una legge decente sulla fecondazione eterologa, né i matrimoni gay ormai approvati in tutto il mondo occidentale, né l’attuazione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza (attualmente disattesa grazie alla presenza dell’80 per cento di obiettori di coscienza negli ospedali italiani), né la riduzione dei finanziamenti alle scuole private paritarie confessionali in favore del rifinanziamento della scuola pubblica… se si deve tenere buona la propria componente confessionalista cattolica.

I sedicenti democratici non possono scegliere tra gli operai e Marchionne, tra lo stato laico e la chiesa, tra la libertà e la discriminazione, perché hanno deciso che tutto si può tenere assieme, che il conflitto può essere negato, e di questa negazione hanno fatto la propria ragione sociale. Ma è una ragione sociale fallata, che infatti ha prodotto una débâcle clamorosa. Un partito che era nato con tre obiettivi: sconfiggere Berlusconi, diventare maggioritario, fare le riforme, è riuscito a mancarli tutti. Date le premesse, le cose non sarebbero potute andare diversamente.

http://www.internazionale.it/opinioni/wu-ming/2013/07/15/il-partito-del-non-senso/

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Un profetico Piergiorgio Cattani: “cronologia di un disastro” (maggio 2013)

In questo modo, con tutta probabilità, il Partito Democratico non avrà il candidato presidente. Ma questo è un particolare completamente insignificante, perché ormai il giudizio politico è irrevocabile: il PD è sempre gregario, in quanto strutturalmente incapace di assumere autentiche responsabilità di governo e meno che mai di imprimere alcuna svolta. Anzi, non ci pensa nemmeno: per la nomenclatura sono gli organigrammi (dettaglio secondario per i cittadini) ad essere il faro di ogni pensiero, di ogni azione.

Gli elettori hanno dimostrato, vedi i recentissimi risultati elettorali, nel resto dell’Italia come a Pergine, di essere sia apertissimi al nuovo, sia in parte significativa ancora attaccati al partito, cosa che però non è detto si ripeta in ottobre. Il fallimento cronico della sinistra è infatti ora conclamato e non si intravedono possibilità di cambiamento in tempi brevi“.

http://www.questotrentino.it/qt/?aid=13898

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Un profetico Piergiorgio Cattani (giugno 2013)

Gli autonomisti hanno già vinto. Aumenteranno di certo i loro voti, magari avranno il candidato presidente. La loro però è una vittoria politica e culturale di lungo periodo“.

Donata Borgonovo Re e Luca Zeni ritirano la loro candidatura: perché?

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Un, dos, tres, cuatro:
¡Tierra, Cielo!
Cinco, seis:
¡Paraíso, Infierno!
Siete, ocho, nueve, diez:
Hay que saber mover los pies.

*****

Entriamo nel parlamento per munirci, nell’arsenale della democrazia, delle sue stesse armi. Se la democrazia è così stupida da darci biglietti gratuiti e stipendi per farlo, sono affari suoi. Non veniamo da amici e nemmeno da neutrali. Veniamo come nemici. Noi entriamo nel Reichstag come il lupo entra nell’ovile.
Joseph P. Goebbels

Come si previene questo tipo di evento catastrofico?
Con 68 persone che decidono quale sarà il candidato che dovranno (dovrebbero) votare gli elettori del partito (top down), oppure lasciando che gli elettori ascoltino le ragioni degli uni e degli altri – ragioni nuove, “inaudite”, perché nessuno dei candidati si era mai proposto prima per guidare la Provincia di Trento – e si sentano PARTE IN CAUSA nella campagna elettorale, partecipanti, protagonisti già nella fase che precede il voto (bottom up, come raccomanda Fabrizio Barca)?

Il PD locale (del Trentino) ha deciso di andare controcorrente, invece di venire incontro alla crescente coscientizzazione ed indignazione dei cittadini. Se riuscirà ad evitare una sonora sconfitta sarà solo per la pochezza degli avversari, ossia per mancanza di alternative, che si tradurrà in un alto tasso di astensione. Ma ha comunque dato un pessimo esempio a livello nazionale e l’elettorato locale, invece di votare per una brutta copia dei centristi, finirà per votare per dei centristi veri.

Non solo, se anche Olivi vincesse le primarie di coalizione (che saranno disertate in massa da un elettorato indifferente), la debolezza della legittimazione popolare sarà un’enorme zavorra nelle attività della futura giunta, che si troverà ad affrontare questioni enormemente complicate senza godere di un solido appoggio da parte della società, come invece accade con le primarie di partito per le elezioni presidenziali statunitensi.

Il PD trentino sta mandando l’inesperto Olivi al massacro e un po’ mi dispiace per lui.  Ma, se ha fortuna, vincerà Schelfi, cioè Dellai, e quindi non si brucerà.

*****

Le considerazioni di Luca Zeni e Donata Borgonovo Re

“Siamo arrivati al termine di un percorso durato quattro mesi e, dopo tante discussioni, è stato deciso che le primarie per la Presidenza della Provincia – quelle vere, dove i cittadini scelgono tra diverse proposte in quale direzione far andare il Trentino del futuro – non ci saranno. Forse perché considerate troppo rischiose, dato che il loro esito non è né prevedibile né controllabile. Potrebbe vincere una proposta diversa da quella precostituita, come insegnano le esperienze di Milano con Pisapia a Milano, di Firenze con Renzi, o di Genova con Doria.

Noi però crediamo in un partito Democratico di fatto, oltre che di nome: un partito aperto, inclusivo, nel quale le persone possano riconoscersi ed appassionarsi al di là della loro provenienza sociale e della loro specifica competenza. Crediamo in un partito di centrosinistra che sia davvero al servizio del Trentino (e del Paese), che costruisca in modo partecipato e trasparente il bene comune, che non si chiuda nel rappresentare gli interessi di qualche categoria soltanto ma che scelga di rappresentare democraticamente tutta la società, fornendo una visione complessiva nella quale possano riconoscersi attivamente donne e uomini, giovani e anziani, deboli e forti, lavoratori e imprenditori, tutti egualmente portatori di dignità, di idee e di proposte significative.

Per questo primarie aperte – capaci di coinvolgere, di aprire una discussione sul futuro, sulle politiche di sviluppo sostenibile, sulla formazione e sulla istruzione, sull’innovazione, sul turismo, sul ruolo delle strutture pubbliche, sulle politiche di accompagnamento sociale, sull’autonomia che crea autonomie – sarebbero state non solo importanti, ma essenziali: sia per dare forza e respiro alla proposta politica offerta dal Pd, sia per coinvolgere effettivamente i cittadini nella scelta del futuro che vorrebbero per il loro, per il nostro Trentino.

Alla fine il candidato del Partito Democratico sarà scelto dall’assemblea provinciale, un organismo di 68 persone, certamente rappresentativo ma che non può sostituirsi alla ben più ampia platea dei 72.000 elettori del PD o degli oltre 500.000 trentini. La scelta non sarà dunque affidata ai cittadini, come previsto dalle regole fondamentali che hanno ispirato la nascita del Partito Democratico e che ne guidano il funzionamento, e questo rappresenta per noi un limite del quale prendiamo atto e che ci costringe ad assumere una decisione chiara. Abbiamo deciso di rimanere coerenti con quelle regole e quello spirito, e quindi oggi annunciamo di non presentare la nostra candidatura: riteniamo di non poter partecipare ad un confronto che si esaurisce all’interno di un organo di partito e che non consente in alcun modo di superare la separazione e la distanza che nel tempo si è creata tra gli apparati dei partiti ed i cittadini. Una distanza che le primarie aperte avrebbero accorciato, se non colmato.

Il nostro impegno è comunque quello di continuare a lavorare perché anche dentro il PD del Trentino diventi maggioranza – come già lo è tra i cittadini – la posizione di chi desidera costruire un Trentino capace di guardare in avanti, partendo dai tanti punti di forza che ci sono ma senza nascondersi né le criticità, né le difficoltà. In un mondo che cambia è dovere di una politica responsabile avere il coraggio di innovarsi e di proporre sempre nuove soluzioni, perché limitarsi a guardare all’indietro, rivendicando le cose buone fatte, non è sufficiente. Quindi pur ritenendo un errore grave quello fatto dalla dirigenza del PD, non potremo che rimetterci alle decisioni che prenderà il partito in ordine al percorso di avvicinamento alle prossime elezioni provinciali, ed a possibili primarie chiuse di coalizione, con la forte speranza che ancora una volta gli elettori sapranno essere capaci di procedere con tenacia e fiducia nel difficile cammino di costruzione della democrazia, dimostrando di avere uno sguardo più aperto e coraggioso.

In conclusione, vogliamo ringraziare con tutto il cuore le tantissime persone che hanno lavorato e stanno lavorando insieme a noi e quelle che in questi giorni ci hanno manifestato il loro sostegno. Comprendiamo la delusione per la scelta di chiusura che è stata fatta, ma siamo certi che sta a noi trasformare questo momento difficile in una utile tappa nel nostro comune cammino per la costruzione di una politica più aperta e semplicemente inclusiva e per la edificazione di un Trentino sempre migliore, nel quale sia per tutti una gioia ed un impegno vivere”.

http://donataborgonovore.com/

Borgonovo Re a 4 stelle – presentazione del suo ultimo libro

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I believe in humanity. We are an incredible species. We’re still just a child creature, we’re still being nasty to each other. And all children go through those phases. We’re growing up, we’re moving into adolescence now. When we grow up — man, we’re going to be something!

Gene Roddenberry

Il giorno 19 aprile ad ore 15 la dott.ssa Donata Borgonovo Re presso l’aula magna dell’Università della terza età in Piazza S. Maria presenterà il libro da lei scritto “Le quattro stelle della costituzione”.

“La nostra Costituzione è la più bella del mondo. I Padri Costituenti, che erano politici, hanno scritto una cosa immensa, grandiosa, che ci salva”
Roberto Benigni

«La Costituzione “illumina e riscalda” persino quando è lontana dall’essere realizzata; anzi, è proprio in questo caso che la sua luce si fa più forte, indicando la giusta direzione al nostro cammino di cittadini nella società democratica e nelle istituzioni repubblicane». Donata Borgonovo Re, costituzionalista, ha esplorato la Carta fondamentale della Repubblica italiana dalla parte dei cittadini, anche sulla scorta della sua esperienza di difensore civico. Ne è nato questo manuale per una cittadinanza responsabile, imperniato su quattro parole-chiave, le quattro stelle polari della Costituzione, e dunque della nostra convivenza nazionale e della buona politica: democrazia, sovranità, solidarietà, eguaglianza.

La costituzionalista Donata Borgonovo Re, con una predilezione per il lavoro educativo e un’esperienza sul campo da difensore civico, racconta quella che è stata definita la più bella Costituzione del mondo attraverso quattro parole-chiave e interpretando con originalità e passione civile grandi autori come De Tocqueville, Bobbio, Calamandrei, Dossetti.
Proviamo ora a immaginare la democrazia come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Costituzione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l’armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la democrazia si prende cura”. “Eguaglianza e solidarietà – scrive ancora Donata Borgonovo Re – connotano il nostro essere persona in relazione, il nostro essere sociale e, attraverso di noi, connotano la più ampia dimensione pubblica investendo noi e ogni organo della Repubblica della medesima responsabilità. Quella di fare della nostra democrazia una casa accogliente per tutti”.

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”

http://www.il-margine.it/i_libri/in_preparazione/le_quattro_stelle_della_costituzione

P.S. “Proviamo ora a immaginare l’umanità come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Creazione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l’armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la natura/lo spirito si prende cura”

Femminicidio

angelofuoriputtanadentro

La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia

Marcela Lagarde, antropologa

“Il termine sembra astratto ma se si legge ognuna di queste vite si capisce come siano diverse e come siano simili i loro assassini”

http://temi.repubblica.it/micromega-online/femminicidio-la-spoon-river-delle-donne/

“Ricordo che ero ragazzina quando mia madre mi spiegò che quel giorno veniva abolito il delitto d’onore, ed era solo il 1981. Ed era ancora come fosse ieri, che mia nonna materna si infilò guanti e cappello, guardò il marito in poltrona e gli comunicò: “Io vado a votare”. Era il 1946 ed era la prima volta che era autorizzata a farlo. Da poco, veramente da pochi anni, noi donne stiamo faticosamente cercando di autodeterminare la nostra vita, sia nel lavoro sia nel privato e questo cambiamento epocale ha alterato in modo irreversibile la relazione tra uomini e donne, portando un comprensibile disorientamento tra chi per anni aveva goduto di un potere di scelta totale all’interno della coppia”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/21/siamo-persone-non-beni-di-proprieta/388866/

Massimo Gramellini, La Stampa del 15/11/2012: Savita è una giovane dentista indiana che abita in Irlanda con il marito Praveen, ingegnere. Aspetta un bambino da quattro mesi quando si presenta in ospedale. Ha dolori atroci alla schiena e la possibilità concreta di perdere, insieme col figlio, la vita. Al termine di una notte di scelte non facili, chiede ai medici di interrompere la gravidanza. Le rispondono che l’Irlanda è un Paese cattolico dove, finché si sente battere il cuore del feto, non è possibile interrompere niente. Savita non è irlandese e non è cattolica, ma deve stare alle regole. Soffrire. Aspettare. Il 23 ottobre il cuore del feto si ferma e i medici lo asportano, ma è troppo tardi. Il 28, a una settimana esatta dal ricovero, Savita muore di setticemia nell’ospedale universitario di Galway: in piena Irlanda, in piena Europa, in pieno ventunesimo secolo.  

Mi ostino a sperare che questa storia sia falsa o almeno incompleta. Che fra il comportamento dei medici cattolici e il decesso della dentista indiana non ci sia il nesso che traspare dalla denuncia dell’Irish Times, confermata dal marito della vittima e ripresa dai principali network del mondo. Ma l’idea che le religioni – associazioni di uomini mosse dal più nobile degli afflati, quello spirituale – possano ispirare comportamenti fanatici, superstiziosi e sostanzialmente ottusi non ha purtroppo bisogno di conferme: è sotto i nostri occhi ogni istante, in ogni angolo del mondo. Mai come oggi abbiamo bisogno di spiritualità. Mai come oggi non abbiamo bisogno di fanatici, questi esseri sfocati che vivono di testa e di viscere, avendo dimenticato che in mezzo c’è un cuore.

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È morta la giovane 23enne vittima di uno stupro di gruppo, che ha suscitato un’ondata di reazioni in tutta l’India: ricoverata in un ospedale di Singapore, le sue condizioni erano disperate. Era stata violentata, picchiata e torturata su un autobus di New Delhi lo scorso 16 dicembre. A causa della violenza subita, aveva riportato un arresto cardiaco, infezioni ai polmoni e all’addome, oltre a un grave trauma cranico. Ieri una ragazza di 17 anni si è tolta la vita, dopo aver subito uno stupro di gruppo il 13 novembre scorsoi genitori sperano che la morte della figlia porterà un futuro migliore per le donne a New Delhi e in tutta l’India

http://www.repubblica.it/esteri/2012/12/28/news/india_in_fin_di_vita_ragazza_stuprata_da_branco-49555220/

Questa povera ragazza non solo è stata brutalmente violentata da 6 uomini. È stata picchiata in testa con una sbarra di ferro e le hanno danneggiato irreparabilmente gli organi interni con la suddetta sbarra. Un abominio, un abominio non ignoto nel “civile” Occidente, dove si sono usate anche bottiglie di vetro rotte.

[In India] è la vittima che deve subire l’onta e l’ostracismo sociale”, ha dichiarato Ranjana Kumari, direttore del Centro di Delhi per la Ricerca Sociale e membro della commissione nazionale per i diritti delle donne. “Non può sposarsi, per esempio. Questo farà in modo che lo stupratore si vergogni [sic!]. Non gli sarà possibile ottenere un posto di lavoro, o un posto dove vivere e sarà tagliato fuori dalla società. Si tratta di un potente deterrente”.

[…].

All’inizio di questa settimana, Abhijit Mukherjee, un parlamentare figlio del presidente, è stato costretto a chiedere scusa dopo aver definito le manifestanti “donne dipinte” che “hanno pochi legami con la realtà concreta” e non “hanno niente di meglio da fare”. L’incidente ha messo in luce spaccature profonde all’interno della società indiana. Descritte come “provocazioni femminili”, le molestie sessuali è endemico e la colpa dello stupro ricade sistematicamente sulle donne, considerate irresponsabili e inclini ad un comportamento “non-indiano”.

http://www.guardian.co.uk/world/2012/dec/28/india-name-shame-sex-offenders#comment-20281341

Questa è anche la ragione per cui molte donne indiane vittime di stupro “scelgono” di suicidarsi piuttosto che continuare a vivere con lo stigma dell’ “impurità”, dell’essere state “contaminate”, che è parte integrante della mentalità patriarcale che incolpa la vittima in luogo dell’aggressore. È questa mentalità, la mentalità fascista che divide le donne in angeli o puttane, ma comunque sempre strumenti, giocattoli e proprietà dell’uomo. Una mentalità che non sarebbe mai dovuta essere tollerabile, e non solo in India.

Quante prostitute in Italia subiscono violenze perché sono considerate Untermenschen; e non possono difendersi e ben pochi sono pronti a credere che siano state violentate, visto il mestiere che fanno?

Perché la notizia che un noto conduttore televisivo inglese ha violentato 400 bambine e bambini non ha scatenato una furiosa autoanalisi nella società inglese e in tutto l’Occidente?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/category/pedofilia-2/

Come si inserisce in questa problematica il noto bestseller “Cinquanta sfumature di grigio” che rende “appetibile” la relazione morbosa tra un “vampiro” sociopatico ed una “crocerossina”?

http://www.diariodipensieripersi.com/2012/07/cinquanta-sfumature-di-nero-quando-la.html

Il marito dell’autrice pubblicherà un’opera analoga, ma per adolescenti (i consumatori vanno allevati)

http://www.joplinglobe.com/enjoy/x1483812486/Lee-Duran-Erotic-literature-fuels-publishing-world

Mi sembra sempre più chiaro che questa società, che si crede così avanzata, emancipata, progressista, illuminata, sia tragicamente retrograda. Non volendo però affrontare il suo degrado, cerca dei comodi capri espiatori. Come il famigerato prete misogino, molto probabilmente una persona che necessita di cure specialistiche, tali sono le ossessioni che affliggono i suoi discorsi, i suoi pensieri, persino le sue interviste giornalistiche.

C’è un problema più vasto: noi uomini facciamo fatica ad accettare la diversità femminile quando non ci torna comoda. Troviamo spiacevole dipendere da una donna, essere considerati inferiori rispetto ad una donna.

Se una donna si candida per una carica importante, non è quasi mai presa davvero sul serio

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/14/donata-borgonovo-re-presidente-del-trentino-nel-2013-la-mia-scelta-per-un-mondo-nuovo/

A meno che non abbia dato prova di essere inflessibile (lady di ferro) come la Thatcher, o una spietata valchiria come la Merkel, o una figura semi-angelica come Aung San Suu Kyi. Il modo in cui l’establishment indiano tratta Arundhati Roy è particolarmente emblematico, ma anche la trasformazione subita da Hillary Clinton, che con gli anni è diventata un superfalco ed ha perso la sua umanità, fino ad arrivare alla salacità psicopatica con cui ha commentato il linciaggio di Gheddafi.

Il fatto è che non c’è un luogo del mondo in cui donne e uomini sono uguali o sono percepiti come tali (figuriamoci i bambini!). Eppure l’umanità, la nostra civiltà, se vuole sopravvivere, ha bisogno di società eque, dove le risorse, le energie, la dignità siano riconosciute equamente a uomini e donne. Più di tutto, dobbiamo costruire società in cui la violenza – psicologica e fisica e non solo verso le donne – sia tenuta sotto controllo, società in cui l’aggressività possa trovare sbocchi costruttivi e creativi (come succede nell’arte o nella ricerca tecnologica e scientifica, se non è pensata per applicazioni belliche) in ogni ambito della vita.

Iside cerca Osiride, come lo yin cerca lo yang. Dovrebbero trovarsi, in equilibrio.

Scrive il sociologo Marco Deriu, sul Manifesto (“La tv e l’uomo che non c’è“, 7 marzo 2012): “Insistere sulla vittima, lasciando sullo sfondo l’autore, permette infatti di “demonizzare” o “disumanizzare” l’uomo violento. “Chi picchia una donna non è un uomo”, taglia corto una pubblicità sociale. Sospetto che per molti sia meno problematico mantenere un’immagine disumana o bestiale di questi individui piuttosto che prendere atto della profonda ambivalenza presente in molti uomini, compagni o padri nei quali possono convivere e alternarsi affetto e risentimento, protezione e minaccia, fragilità e violenza, bisogno e negazione dell’alterità.

Nei pochi casi in cui nella comunicazione sociale sul problema della violenza ci si rivolge apparentemente (anche) agli uomini, spesso lo si fa riattivando stereotipi e contribuendo a rendere più difficili le cose. “Gli uomini picchiano le donne” sentenziava senza tanti distinguo un manifesto politico qualche tempo fa. Un’altra pubblicità mostrava “Mario e Anna” un bambino e una bambina di pochi anni, nudi, con ai piedi la didascalia “Carnefice” e “Vittima”, come se fossero già predestinati a diventare persecutori e prede. Si tratta di generalizzazioni che rischiano paradossalmente di “naturalizzare” la violenza maschile e di impedire invece di domandarsi in profondità perché alcuni (molti) uomini sono violenti e (molti) altri no. D’altra parte affermare, come fanno molte campagne, “I veri uomini non stuprano”, “I veri uomini non picchiano” ecc… non rischia di riconfermare l’idea di virilità unica e assiomatica anziché aiutare gli uomini a rivendicare la loro soggettività e la loro responsabilità aprendo un confronto tra forme di maschilità differenti?

E ancora, molte campagne insistono sulla violenza compiuta, sugli effetti fisici e psicologici più evidenti, mettendo in primo piano lividi, tumefazioni, ossa rotte, umiliazioni. Che effetto dovrebbero avere simili campagne sugli uomini? Siamo sicuri di riuscire a stabilire una comunicazione in questo modo? O non creiamo l’effetto inverso di presa di distanza e di allontanamento?

Occorre immaginare una forma di comunicazione che abbia il coraggio di assumere gli uomini come interlocutori reali, nel bene e nel male. Perché senza un loro impegno non è possibile affrontare il problema della violenza maschile sulle donne”.

http://maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&view=article&id=533:mar-2012-qla-tv-e-luomo-che-non-ceq-di-mderiu&catid=16:25-novembre&Itemid=18

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