Perché la Cina prevarrà e la Germania crollerà rovinosamente

La Germania sarebbe già alla canna del gas senza l’aiuto del resto dell’Europa:

“Nessuno ha raccontato ai tedeschi che molte delle misure adottate sinora non servivano per salvare i “fannulloni” greci o spagnoli ma per salvare i sistemi bancari tedesco e francese (che detenevano molti titoli di questi paesi, ndr). Molti dei finanziamenti alla Grecia non sono mai arrivati ad Atene, hanno semplicemente fatto un giro da Francoforte a Francoforte“.

Giovanni Dosi, economista della Scuola Superiore Sant’Anna e collaboratore del premio Nobel Joseph Stiglitz alla Columbia University, 28 luglio 2012

“Nei milioni di parole scritte sulla crisi del debito in Europa, la Germania è in genere presentata come l’adulto responsabile e la Grecia come il figliol prodigo. La prudente Germania, dice la storia, è riluttante a salvare la Grecia scroccona, che ha preso in prestito più di quanto poteva permettersi e ora deve subire le conseguenze. Vi sorprenderebbe sapere che in Europa i contribuenti hanno fornito alla Germania lo stesso sostegno finanziario offerto alla Grecia? Lo suggerisce un esame dei flussi monetari Europei e dei bilanci delle banche centrali”.

“Hey, Germany: You Got a Bailout, Too”, Bloomberg, 24 maggio 2012.

Richard Koo, capo-economista dell’Istituto di Ricerca Nomura, la più grande agenzia di consulenza giapponese nel settore IT, spiega che la crisi dell’eurozona è nata nel 2000 con un grande bailout da parte della Banca Centrale Europea a beneficio della Germania, che rischiava di essere affossata dall’esplosione della bolla della New Economy.

http://www.businessinsider.com/richard-koo-the-entire-crisis-in-europe-started-with-a-big-ecb-bailout-of-germany-2012-6

Il capitale di Deutsche Bank ammonta a poco meno del 2,5% rispetto agli assets della banca. Che è come dire che perdite del 3% sul totale del portafoglio della banca sarebbero più che sufficienti ad azzerare il capitale della banca. Ossia a farla fallire. Né più né meno di quanto è successo a Lehman Brothers, la banca d’affari americana fallita nel 2008.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/09/la-morte-delle-cicale-che-si-spacciavano-per-formiche-deutsche-bank-agonizzante/

LA GERMANIA NON E’ MAI STATA LA LOCOMOTIVA DELL’EUROPA, MA IL RIMORCHIO

di Piero Valerio

L’affermazione che la Germania sia la locomotiva dell’eurozona è uno dei luoghi comuni più superficiali e falsi che viene ancora sostenuto con forza dai politici, economisti e giornalisti di regime (sia di destra che di sinistra), che cercano di convincere e illudere i propri adepti e lettori a seguire i passi del miracolo tedesco per ottenere una pronta ripresa dell’economia italiana. L’attenta analisi dei dati e delle variabili economiche dice invece una verità ben diversa: la Germania è stata il rimorchio dell’eurozona, perché senza il traino e le massicce importazioni di prodotti tedeschi da parte dei paesi della periferia il miracolo tedesco non sarebbe mai avvenuto.
Questo articolo prende spunto dalle interessanti e condivisibili analisi del professore di economia Alberto Bagnai espresse sul suo ottimo blog Goofynomics, in cui il professore non senza ironia prende in giro tutti coloro che ancora si ostinano a non volere capire cosa è accaduto nei 17 paesi dell’eurozona negli ultimi 10 anni. Tralascerò volutamente alcuni dettagli tecnici (che possono essere ritrovati sui vari post di Bagnai dedicati all’argomento, che fra l’altro consiglio a tutti di leggere perché spassosissimi e pieni di citazioni dotte e letterarie) e mi concentrerò invece su quello che mi preme di più evidenziare: la logica ferrea delle argomentazioni messe in campo, che partendo da precisi eventi storici hanno poi trovato conferma nei dati dell’economia. Ovviamente le considerazioni del professore Bagnai sono soltanto un fondamentale punto di partenza, mentre tutto il resto è farina del mio sacco.
Dopo aver visto in un precedente articolo il sistema di regolamento e compensazione dei pagamenti TARGET2, che è lo strumento che ha consentito nella pratica quotidiana la nascita e la proliferazione di squilibri macroeconomici nell’area dell’eurozona, mi sembrava opportuno comprendere il motivo per cui questi sbilanciamenti dei saldi commerciali hanno potuto avvantaggiare soltanto una parte dell’eurozona (la Germania), a danno di tutti gli altri paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna): i dati di oggi confermano che la Germania ha reso molto più efficiente la sua macchina bellica industriale, ma analizzando bene la storia vedremo che in qualche maniera i tedeschi hanno giocato sporco nei confronti dei loro stessi alleati europei, puntando in anticipo rispetto a tutti gli altri su una politica di bassa inflazione e liberalizzazione sfrenata del mercato del lavoro (la Germania è stata la vera Cina dell’eurozona, ma al contrario della Cina non ha consentito ai paesi limitrofi di sviluppare le loro economie locali). Ma andiamo per passi e cerchiamo di ricostruire gli eventi, ritornando al momento in cui tutto ebbe inizio.
Il 9 novembre 1989 cade il muro di Berlino e il potente cancelliere tedesco Helmut Kohl si trova ad affrontare un difficile e costoso processo di riunificazione fra la più moderna Germania Federale e l’arretrata Germania Democratica. Gli squilibri fra questi due paesi sono enormi: basta citare un solo dato per avere un’idea, la disoccupazione nella DDR è al 20% e la sua industria è praticamente ferma in termini di sviluppo e innovazione ai primi anni del dopoguerra. Ci sono città intere da ricostruire da zero come la stessa Berlino Est, Dresda, Lipsia. Secondo alcune stime recenti i costi totali della riunificazione tedesca sono stati circa 1.500 miliardi di euro. Un’enormità.
La Germania Federale può contare su un ottimo tessuto industriale, basato sulla chimica, l’industria pesante, l’automotive, ma malgrado l’indubbia caratteristica di affidabilità e resistenza i prodotti tedeschi risultano ancora molto costosi rispetto ad analoghi prodotti delle industrie italiane, francesi, spagnole, che potendo appoggiare le vendite su una moneta più debole del marco, sono sicuramente più avvantaggiate nelle esportazioni. Italia e Spagna soprattutto, considerati dai tedeschi dei veri e propri stati canaglia per la loro aggressività competitiva, hanno ancora una loro piena sovranità monetaria e possono agire liberamente (tramite il supporto tecnico della propria banca centrale di emissione) sulla leva delle svalutazioni competitive esterne della moneta nei confronti del marco per migliorare il livello delle esportazioni e riequilibrare eventuali squilibri della bilancia dei pagamenti.
Per fare un po’ di cassa al cancelliere Kohl non resta che puntare tutto sul processo di unificazione economica e monetaria della comunità europea, già avviato per altri motivi in quegli stessi anni dalla Francia del presidente Francois Mitterand e del primo commissario europeo Jacques Delors, a cui era stato affidato il compito di studiare un programma e un piano di progressiva unificazione delle monete nazionali in un’unica moneta: l’euro. Dopo un’iniziale accoglienza tiepida di questo progetto, la Germania di Kohl diventa improvvisamente un fautore entusiasta della nascente Unione Monetaria Europea (che a quel tempo contava solo 11 stati rispetto ai 17 attuali: Germania, Francia, Italia, Spagna, Belgio, Olanda, Irlanda, Finlandia, Portogallo, Austria e Lussemburgo).
Il cancelliere Kohl stringe un patto di ferro con il presidente francese Mitterand e il processo di unificazione monetaria europea subisce un’accelerazione impressionante: già nel 1992 vengono firmati a Maastricht i Trattati di Funzionamento dell’Unione Europea. Il proposito del cancelliere Kohl è abbastanza chiaro a chiunque tranne che ai governanti dei paesi coinvolti nell’accordo (per l’Italia in particolare Prodi, Monti, Padoa Schioppa, Draghi, Amato, Ciampi, Dini, tutti uomini appoggiati con ambigua convinzione politica dalla sinistra, ma che in realtà erano ex-banchieri o ex-membri del vecchio regime socialista e democristiano): spalmare gli enormi costi dell’unificazione tedesca sui paesi della periferia dell’Europa, che a causa delle loro beghe interne politiche (ingovernabilità, corruzione) e di bilancio (elevati debiti pubblici) o per paura di rimanere isolati sono costretti loro malgrado o per interessi particolari ad aderire al progetto franco-tedesco di unificazione monetaria. Paesi più stabili economicamente e pliticamente come Gran Bretagna, Svezia e Norvegia non pensano neanche per un attimo ad unirsi a questa grande ammucchiata, in cui era molto prevedibile che prima o dopo la grande Germania avrebbe fatto un massacro.
Nel 1998 vengono fissati rigidamente i tassi di cambio fra le monete degli 11 paesi: la lira italiana viene ancorata al marco tedesco con un rapporto di cambio di 990 lire per un marco, in previsione del successivo e definitivo ingresso dell’euro. E’ un tasso di cambio ancora favorevole per le imprese italiane e infatti le esportazioni verso la Germania sono abbastanza sostenute. Intanto, nello stesso anno, in Germania il cancelliere Kohl viene sostituito dal socialdemocratico Gerhard Schroeder, che nonostante sia un oppositore politico, continua pedissequamente il progetto del predecessore: bisogna mettere la Germania in una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti europei (non alleati, beninteso, perché i tedeschi non hanno mai ragionato in questi termini) così non appena verrà introdotta la moneta unica e nessun paese dell’eurozona potrà più agevolarsi di svalutazioni competitive sul tasso di cambio, la grande Germania potrà accumulare enormi surplus di ricchezza con le sue esportazioni.
Dato che non si potranno più utilizzare svalutazioni esterne, bisogna agire sui metodi di svalutazione competitiva interna del lavoro e della produzione per rendere più apprezzabili e convenienti i prodotti tedeschi e la Germania fa proprio questo. Dal 1997 al 2009 il governo Schroeder abbassa progressivamente l’aliquota massima d’imposta per i privati cittadini dal 53% al 42%, mentre per le imprese viene quasi dimezzata arrivando al 29,4%: i margini di profitto delle aziende tedesche possono quindi essere rimodulati su prezzi inferiori. Ma non solo, sfruttando gli alti livelli di disoccupazione (8%-10%) e la minaccia di licenziamenti e delocalizzazione delle imprese, il governo mette a punto un piano di liberalizzazione sfrenata dei contratti di lavoro e riduzione delle tutele sindacali: dal 2003 al 2009 i salari reali dei lavoratori tedeschi corretti all’andamento dell’inflazione e al costo medio della vita scendono del -6% (guarda grafico sotto, dove i salari italiani rimangano stabili mentre quelli tedeschi scendono proprio in concomitanza con l’introduzione dell’euro nel 2002).
Nel 1998 viene inaugurata la Banca Centrale Europea BCE che, su indicazione della banca centrale tedesca Bundesbank che è il maggiore azionista, avrà come scopo principale il controllo dell’inflazione: l’obiettivo della BCE è quello di mantenere l’inflazione annua intorno al 2% per tutti i paesi dell’eurozona, ignorando tutte le differenze produttive, economiche e di spesa che esistono già fra i vari stati. I paesi dell’eurozona si adeguano, tutti tranne la Germania che dal 2000 al 2007 mantiene un’inflazione media più bassa dell’obiettivo della BCE (1,6%), senza che quest’ultima faccia mai notare ai proprietari tedeschi che avere un’inflazione più bassa del target fissato in un contesto di unificazione monetaria può creare scompensi macroeconomici immensi e risulta un comportamento scorretto nei confronti dei paesi alleati. Nello stesso periodo infatti l’inflazione media dell’Irlanda (3,4%), Grecia (3,2%), Spagna (3,1%), Portogallo (2,9%) risulta più alta. L’Italia (2,1%) si mantiene invece abbastanza aderente al vincolo europeo, ma questa costante divaricazione dell’andamento dei prezzi al consumo fra la Germania e i paesi PIIGS sarà fondamentale per la nascita di quegli squilibri macroeconomici che stanno portando al collasso l’intero sistema dell’eurozona.
Nel 2002 viene introdotto l’euro e la Germania entra a piedi uniti nel mercato unico, avendo già attuato in pratica una politica di svalutazione competitiva interna sui prezzi e sul lavoro (precarizzazione del lavoro, riduzione dei salari, minaccia di disoccupazione, aumento delle disuguaglianze sociali) che la mette in una posizione di netto vantaggio rispetto agli altri paesi (alla faccia dei sani principi comunitari di sussidiarietà e collaborazione). La forbice dei prezzi continua ad aumentare e questo rende più agevoli e convenienti le esportazioni tedesche nei paesi PIIGS, ma allo stesso tempo rende più complicato esportare in Germania per i paesi della periferia perché i prezzi dei loro prodotti risultano abbastanza alti e impraticabili per i consumatori tedeschi. Come si vede nel grafico sotto i paesi che hanno un differenziale dei prezzi maggiore con la Germania sono anche gli stessi che tendono ad indebitarsi più velocemente, perché importano molto dalla Germania ed esportano poco ai tedeschi.

Le banche tedesche che hanno accumulato un surplus di riserve, tramite le esportazioni del settore imprenditoriale, investono nei paesi e nelle banche dei PIIGS per sostenere i consumi e accelerare i processi di indebitamento privato. A differenza di quello che molti continuano ancora a ripetere il problema del debito non riguarda tanto la parte pubblica e il contenimento delle spese governative (ricordiamo per esempio che la Spagna è stata per molto tempo l’unico paese che rientrava nei parametri del Patto di Stabilità europeo del 3% del deficit/PIL e del 60% del debito pubblico/PIL), ma l’indebitamento privato, perché un sistema illogico dei pagamenti fra i paesi dell’eurozona come TARGET2 non metteva praticamente limiti all’indebitamento dei residenti dei vari stati dell’unione e alla possibilità delle banche locali di concedere prestiti, anzi questi venivano incentivati tramite l’afflusso di nuovi capitali dalla Germania e dal regime sorprendentemente basso e indifferenziato dei tassi di interesse. Nel grafico sotto, vediamo appunto che fra il 2000 e il 2007 l’incremento di indebitamento è soprattutto nel settore privato e non pubblico (anzi paesi come Irlanda, Italia e Spagna hanno addirittura ridotto i margini di debito pubblico accumulato).

La storia dei “paesi spendaccioni” quindi è falsa e infondata, perché i dati dicono esattamente un’altra cosa: quasi tutti gli stati PIIGS hanno adottato politiche di spesa pubblica virtuosa, mentre il vero problema è stato il credito privato gonfiato artificialmente dalle banche locali sostenute da lontano dai colossi tedeschi della finanza (Deutsche Bank e Commerzbank). Il sistema macroeconomico sbilanciato dell’eurozona è stato quindi corrotto sia in modo strutturale che finanziario dall’atteggiamento competitivo e aggressivo della Germania e ora la stessa Germania chiede agli stati di fare quei sacrifici di austerità che in verità sono già stati fatti durante questi lunghi 10 anni: mentre niente dice la Germania sul vero dilemma dell’eurozona, costituito dagli squilibri commerciali degli scambi, dai differenziali del regime dei prezzi, dalla diversa competitività produttiva, perché questo metterebbe in discussione proprio il modo in cui si sono formati gli alti volumi delle esportazioni tedesche.
Ovviamente esistono anche casi limite, come quello del governo greco che nel 2009 truccò i dati del bilancio pubblico per rientrare nei parametri richiesti dall’Unione Europea, ma questo stratagemma fu applicato grazie al supporto di uno dei grandi creditori internazionali del debito pubblico greco come Goldman Sachs, con la tacita approvazione a distanza sia della BCE che delle istituzioni europee, che pur sapendo bene quello che stava accadendo in Grecia, non avevano alcuna intenzione di interrompere il carosello impazzito dei flussi finanziari e commerciali nell’eurozona, tanto cari alla Germania. Tutti hanno cercato di nascondere sotto il tappeto la polvere, convinti che quella stessa polvere non sarebbe mai uscita allo scoperto. Anche perché, quando il marcio ritorna a galla, la soluzione viene sempre trovata rapidamente dai tecnocrati e dagli operatori finanziari che sono stati i veri artefici del disastro: scaricare a valle sul popolo tutti gli errori e le inefficienze che sono state create a monte del sistema. La colpa è del popolo spendaccione e non del banchiere o governante che ha consentito ai cittadini di indebitarsi oltre i limiti della decenza e della logica. E il popolo intero deve ripagare centesimo dopo centesimo, con tasse e tagli allo stato sociale, i debiti contratti da una parte minima dei suoi stessi concittadini.
Ma torniamo di nuovo ai dati, ai fatti, che erano noti da tempo e sotto gli occhi di tutti. Se indichiamo con il termine produttività totale dei fattori il rapporto tra il valore di mercato di ciò che si produce e il valore di mercato dei fattori produttivi impiegati, ossia capitale umano, capitale fisico (ammortamenti e nuovi investimenti), energia, materie prime e intermedie, importazioni, vediamo ancora una volta che i differenziali di prezzi e salari prima descritti hanno creato uno squilibrio sempre più marcato fra paesi della periferia come Spagna e Italia e i paesi del centro come la Francia e la Germania (guarda grafico sotto, dove la forbice inizia come sempre ad allargarsi dopo il 1997), senza che nessuno nelle varie commissioni o vertici europei abbia mai alzato un dito o detto una parola per ripristinare un contesto più equilibrato delle efficienze produttive e delle condizioni di lavoro nei vari stati dell’eurozona. Perché esisteva il veto proprio di Germania e Francia su qualsiasi proposta di modifica dei trattati europei, che potesse rendere minimamente più credibile e omogenea l’impalcatura fragile dell’unificazione monetaria, che senza una precedente unificazione delle politiche economiche e fiscali dell’intera eurozona sarebbe stato sempre un processo incompleto e difettoso. Ai tedeschi e francesi andava bene così e fosse stato per loro il gioco poteva andare avanti all’infinito.
Ma un’altra stupidaggine che viene spesso ripetuta da politici ed economisti di regime (ribadiamo sia di destra che di sinistra che di centro, per par conditio) è che la Germania ha potuto creare questi enormi surplus delle esportazioni perché è riuscita a penetrare nei mercati dei paesi emergenti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e in Cina in particolare. Ma se esaminiamo la tabella sotto vediamo che la situazione è ben diversa da ciò che ci raccontano: dal 1999 al 2007 il maggiore incremento delle esportazioni di beni è avvenuto verso i paesi europei (66%, di cui il 32% solo nei paesi PIIGS), mentre il saldo fra esportazioni e importazioni nei paesi BRICS è diminuito del -2% (di cui il -8% per la Cina, che esporta in Germania più di quello che importa). 
Nel grafico sotto vediamo ancora meglio e in modo immediato come la crescita dei saldi commerciali netti (esportazioni meno importazioni di beni) della Germania sia sempre stata superiore nei paesi dell’eurozona rispetto a tutti gli altri paesi del mondo (BRICS, Unione Europea non euro, Stati Uniti e altro). Ciò significa evidentemente che i saldi commerciali tedeschi verso i paesi dell’eurozona negli ultimi 10 anni sono stati sempre maggiori del 50% rispetto al totale.
Nello specifico, il confronto bilaterale fra i bilanci commerciali di Germania e Cina vede sempre i tedeschi in deficit rispetto ai cinesi, perché se è vero che i volumi di esportazioni sono aumentati nel tempo, è anche vero che le importazioni dalla Cina hanno avuto un tasso di crescita maggiore: come ripete spesso il professore Bagnai, in una verifica seria i flussi della bilancia dei pagamenti vanno visti sempre esaminando i dati nel complesso e non prendendo soltanto un valore di flusso come riferimento (ovvero dire che le esportazioni tedesche verso la Cina sono cresciute non significa niente, se non guardiamo pure nello stesso periodo cosa è accaduto alle importazioni di prodotti cinesi in Germania, perchè è dal saldo finanziario fra entrate e uscite monetarie che si può capire la reale efficacia e convenienza di una certa scelta commerciale o strategia economica).
Se entriamo ancora di più nel dettaglio (vedi tabella sotto), notiamo che anno dopo anno il saldo commerciale della Germania verso i paesi dell’area euro è stato superiore rispetto al resto del mondo (non euro area), per un semplice motivo: la Germania esportava molto nei paesi PIIGS ma importava poco i loro prodotti (per la già citata forbice dei prezzi, che rendeva poco appetibili e molto costosi per i consumatori tedeschi i prodotti di paesi in cui l’inflazione era considerevolmente più alta). Se esaminiamo soltanto la colonna delle esportazioni, vedremo che verso il resto del mondo le esportazioni tedesche sono state sempre maggiori in valori assoluti rispetto alle esportazioni nell’eurozona, ma se verifichiamo la colonna delle importazioni vedremo nei dati quello che sappiamo già nei fatti: la Germania importava dal resto del mondo molto di più in proporzione di quello che importava dai paesi dell’eurozona, quindi la parte maggiore del suo surplus commerciale si formava sempre a danno degli altri stati dell’area euro.

A questo punto risulta abbastanza chiaro il motivo per cui la Germania non è mai stato la locomotiva dell’eurozona, ma si è sempre configurata come un pesante rimorchio per tutti i paesi PIIGS, dato che è riuscita ad espandere la sua economia soprattutto grazie ai surplus accumulati in Europa, mentre nel resto del mondo i suoi dati di performance sono stati molto modesti. A differenza invece della Cina, che è una vera locomotiva per la sua area perché risulta quasi sempre in deficit commerciale con i paesi limitrofi e accumula i suoi enormi surplus con il resto del mondo, facendo da volano per un intero continente: quindi paragonare la Germania alla Cina è fuorviante e sbagliato, perchè la Cina consente lo sviluppo delle economie dei paesi confinanti e non li soffoca o li indebita come ha fatto la Germania in tutti questi anni con i paesi della periferia europea.

Dopo questa analisi, unita alla descrizione del meccanismo di funzionamento del sistema di regolamento dei pagamenti TARGET2, diventa ancora più evidente il modo in cui la Germania è riuscita ad imporre il suo disegno e a perseguire i suoi interessi a danno di tutti gli altri presunti alleati europei: vantaggio competitivo sleale sui prezzi e i salari, banca centrale BCE compiacente, istituzioni europee assenti, subdolo incoraggiamento ad utilizzare lo strumento del debito illimitato per acquistare prodotti tedeschi. E ora che questo sistema perverso è andato in frantumi, la Germania reclama l’austerità e il rigore nella gestione dei bilanci pubblici (vedi assurda imposizione dell’accordo intergovernativo Fiscal Compact) come unica via di uscita dal disastro, deviando l’attenzione dal vero nocciolo duro della questione europea che come invece abbiamo già visto è lo squilibrio e lo sbilanciamento macroeconomico. Ma come? Verrebbe da chiedersi, prima i tedeschi consentono a italiani, portoghesi, irlandesi, spagnoli e greci di indebitarsi, invitandoli palesemente a sfruttare la convenienza del regime dei bassi interessi che regnava nell’area dell’eurozona, e ora chiedono a quegli stessi popoli di svenarsi per ripagare un debito che è stato contratto in modo illecito e truffaldino? Questo sarebbe un atteggiamento corretto e solidale da parte di un paese alleato? Questa sarebbe l’Europa della libertà e della democrazia che qualcuno ha cercato di venderci?
In conclusione, è utile ricordare come promemoria per comprendere ancora meglio come funziona il meccanismo contorto dell’economia europea, cioè che è accaduto lo scorso anno durante gli accordi di salvataggio della Grecia: la Germania e la Francia hanno imposto alla Grecia di acquistare armamenti tedeschi e francesi per centinaia di milioni di euro nonostante i greci siano costretti – sempre dagli stessi – a imporre feroci tagli di spesa su salari, pensioni, sanità. Berlino e Parigi hanno preteso l’acquisto di armamenti (carri armati, sottomarini, cannoni) come condizione per approvare il primo piano di salvataggio della Grecia da 110 miliardi di euro. Il governo greco ha provato a negoziare ma alla fine, nel 2011, ha dovuto tirare fuori 1,3 miliardi di euro per due sommergibili tedeschi (inizialmente erano addirittura 4), 403 milioni di euro per i carri armati Leopard, mentre la Francia ha imposto l’acquisto di 6 fregate, 15 elicotteri e motovedette francesi per una spesa di 4,4 miliardi di euro. Questa insomma sarebbe l’Europa della collaborazione, della cooperazione e della fraterna amicizia fra paesi alleati.

Con il suo incredibile rapporto fra spese militari e PIL nazionale del 7%, la Grecia si piazza al 5° posto nel mondo fra i paesi più guerrafondai che investono maggiori fondi pubblici per l’acquisto di armamenti militari: ma come mai? Contro chi dovrà muovere guerra la Grecia con tutti questi armamenti? Quali nemici al confine costituiscono una minaccia così incombente per Atene? Vuoi vedere che alla fine i greci insorgeranno contro i loro stessi dittatori europei che sono arroccati a Berlino, Bruxelles, Francoforte? Chissà. Per adesso non ci rimane che inviare un caloroso invito a resistere e a combattere ai fratelli greci, consapevoli che fra poco arriverà anche il turno degli italiani di scegliere se lasciarsi spolpare vivi sulla gogna degli aguzzini o scendere nell’arena della resistenza comune europea. La guerra è appena iniziata e il nemico purtroppo non fa prigionieri.

tempesta-perfetta.blogspot.it/2012/02/la-germania-non-e-mai-stata-la.html

Il salvataggio della Germania e l’11 settembre 2001 (2012)

Signore e signori,

la parola “segretezza” è ripugnante in una società libera e aperta e noi, come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete, ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti per espandere la sua sfera d’influenza, sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta. È un sistema che ha reclutato ampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina affiatata, altamente efficiente, che combina operazioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche. Le sue azioni non vengono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errori non vengono messi in evidenza, ma vengono nascosti. I suoi dissidenti non sono elogiati, ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa viene contestata. Nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto nel difficilissimo compito di informare e allertare il popolo americano. Sono convinto che con il vostro aiuto l’uomo diventerà ciò che per cui è nato: un essere libero e indipendente.

J.F. Kennedy, discorso all’hotel Waldorf-Astoria di New York, 27 aprile 1961

Nei milioni di parole scritte sulla crisi del debito in Europa, la Germania è in genere presentata come l’adulto responsabile e la Grecia come il figliol prodigo. La prudente Germania, dice la storia, è riluttante a salvare la Grecia scroccona, che ha preso in prestito più di quanto poteva permettersi e ora deve subire le conseguenze. Vi sorprenderebbe sapere che in Europa i contribuenti hanno fornito alla Germania lo stesso sostegno finanziario offerto alla Grecia? Lo suggerisce un esame dei flussi monetari Europei e dei bilanci delle banche centrali.

http://www.investireoggi.it/economia/bloomberg-anche-la-germania-ha-avuto-un-salvataggio/#ixzz24jgIYiiU

Ma i problemi vanno cercati più a monte ancora.

Richard Koo, capo-economista dell’Istituto di Ricerca Nomura, la più grande agenzia di consulenza giapponese nel settore IT, spiega che la crisi dell’eurozona è nata nel 2000 con un grande bailout da parte della Banca Centrale Europea a beneficio della Germania, che rischiava di essere affossata dall’esplosione della bolla informatica.

“L’intera Crisi Europea Inizia con un salvataggio della Germania da parte della BCE. Questo non ha funzionato molto in Germania (che è stata colpita da una recessione), ma mandato veramente su di giri le bolle nella periferia, causando il boom delle importazioni dalla Germania, indebitando la periferia, e spingendo il settore delle esportazioni in Germania, salvandola così dallo scoppio della bolla post-tech”.

http://www.investireoggi.it/economia/lintera-crisi-europea-inizia-con-un-salvataggio-della-germania-da-parte-della-bce/#ixzz24jhQ8M1o

Ma perché la crisi globale non è esplosa allora?

Perché i media non ne hanno parlato.

E perché non l’hanno fatto?

Perché non era ancora il momento giusto.

L’economista Vladimiro Giacché ci spiega invece cosa è successo:

Nel marzo del 2001 scoppia la bolla della New Economy e la recessione colpisce gli Stati Uniti. I profitti delle prime 500 imprese dell’indice di Standard & Poor’s nel secondo trimestre del 2001 erano calati mediamente del 60%. Il 10 settembre la Banca dei Regolamenti Internazionali certifica che la recessione riguarda l’economia globale.

Apro una parentesi sulla BRI: “I poteri del capitalismo finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte…Questi costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati.

Lo scrive Carroll Quigley – docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown, una delle massime autorità mondiali del suo tempo nel suo campo e mentore del giovane Bill Clinton, quando era uno studente universitario – in “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).

http://www.scribd.com/doc/71732657/Carroll-Quigley-Tragedy-and-Hope-2011-Ed

Chiusa parentesi.

Il mondo si salva dalla crisi che scoppierà nel 2008 solo grazie all’11 settembre.

Nel novembre del 2001 la recessione ha termine.

E ora?

E ora ci starebbe bene un altro 11 settembre e magari pure una guerra mondiale perché, se non distruggono, l’economia resta anemica e questi non guadagnano abbastanza (poverini!)

Il mercato dei derivati, ovvero la catastrofe che incombe sull’economia globale

Cosa sono i derivati ?

La denominazione di “strumenti derivati” dipende dal fatto che il loro valore “deriva” dal prezzo dell’attività sottostante a cui il contratto fa riferimento. Le fluttuazioni e l’andamento di tali strumenti risultano pertanto direttamente correlate alle variazioni dell’attività sottostante.

Si possono avere due tipologie di derivati, distinte in base all’attività sottostante di riferimento: derivati sulle merci e derivati su attività finanziarie.
I primi sono legati ad attività reali come il petrolio, l’oro, il grano, il caffè…
I secondi sono invece legati ad attività finanziarie come tassi di interesse, valute, azioni ed indici azionari.

Un future è un contratto a termine con il quale si assume l’impegno di acquistare o vendere una certa quantità di una merce o attività finanziaria ad un prezzo e ad una scadenza futura predeterminati, però a differenza dei contratti a termine rappresenta un valore mobiliare, suscettibile di essere trasferito in modo immediato, ed è scambiato soltanto all’interno dei mercati borsistici ufficialmente riconosciuti.

I future vengono generalmente utilizzati per operazioni di:

Speculazione
Il future viene acquistato o venduto al fine di guadagnare dai rialzi o ribassi del mercato, beneficiando dell’effetto leva e i ridotti costi di transazione.
Circa l’85-90% delle operazioni sui contratti future vengono svolte a tale fine ed hanno in genere un orizzonte temporale molto breve, talvolta intraday, con gli operatori che aprono e chiudono le proprie posizioni più volte all’interno della giornata.

Sono scommesse legali, ad altissimo rischio, che hanno creato bolle gigantesche. L’ultima, in ordine di tempo, ma forse anche la definitiva, ammonta a 227mila miliardi di dollari [$ 227.000.000.000.000], ossia circa 3 volte la ricchezza mondiale.
Segue una visualizzazione grafica dell’entità dell’esposizione sui derivati delle principali banche americane

One Hundred Dollars
$100 – Most counterfeited money denomination in the world.
Keeps the world moving.
Ten Thousand Dollars
$10,000 – Enough for a great vacation or to buy a used car.
Approximately one year of work for the average human on earth.
100 Million Dollars
$100,000,000 – Plenty to go around for
everyone. Fits nicely on an ISO / Military
standard sized pallet.$1 Million is the cash square on the floor.
1 Billion Dollars
$1,000,000,000 – This is how a billion dollars looks like.
10 pallets of $100 bills.
1 Trillion Dollars
$1,000,000,000,000 – When they throw around the word “Trillion” like it is nothing, this is the reality of $1 trillion dollars. The square of pallets to the right is $10 billion dollars. 100x that and you have the tower of $1 trillion that is 465 feet tall (142 meters).

1 Million, 100 Million, 1 Billion, 1 Trillion

$2 Billion on Truck
Bank of New York Mellon
BNY has a derivative exposure of $1.375 Trillion dollars.
Considered a too big to fail (TBTF) bank. It is currently facing (among others) lawsuits fraud and contract breach suits by a Los Angeles pension fund and New York pension funds, where BNY Mellon allegedly overcharged the funds on many millions of dollars and concealed it.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

State Street Financial
State Street has a derivative exposure of $1.390 Trillion dollars.
Too big to fail (TBTF) bank. It has been charged by California Attorney General (among other) lawsuits for massive fraud on California’s CalPERS and CalSTRS pension funds – similar to BNY (above).

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Morgan Stanley
Morgan Stanley has a derivative exposure of $1.722 Trilion dollars.
Its a too big to fail (TBTF) bank. It recently settled a lawsuit for over-paying its employees while accepting the
tax payer funded bailout. Vice Chairman of Morgan Stanley had a license plate that said “2BG2FAIL” on his Porsche Cayenne Turbo. All this while $250 million of bailout money ended up in the hands of Waterfall TALF Opportunity, run by the Morgan Stanley’s owners’ wives– Marry a banker for a $250M tax-payer cash injection.
The bank also got a SECRET $2.041 Trillion bailout from the Federal Reserve during the crisis, beyond the tax payer bailout.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Wells Fargo
Wells Fargo has a derivative exposure of $3.332 Trillion dollars.
Its a too big to fail (TBTF) bank. WF has been charged for its role in allegedly pursuing illegal foreclosures and deceptive loan servicing. Wells Fargo was just slapped with a $85 million fine by Federal Reserve for putting good credit borrowers into bad-credit rating (high rate) loans.
In March 2019, Wachovia (owned by Wells Fargo) paid $110 million fine for allowing transactions connected to drug smuggling and a $50 million fine for failing to monitor cash used to ship 22 tons of cocaine. It also failed to monitor $378.4 billion (that’s $378400 millions dollars) worth of transactions to Mexican “casas de cambio” (think WesternUnion, anonymous cash transfer) usually linked to drug cartels. Beyond that, WF lets its’ VIP employees live in foreclosed mansions. WF knows how to cash your legit check, then claim “fraud” and close your account. WF also re-orders your transactions to create more overdraft fees. Wells Fargo’s Wachovia also got a SECRET $159 billion bailout from the Federal Reserve.

Wells Fargo paid NO taxes in 2008-2010 and had a tax rate of NEGATIVE 1.4% while making
$49 billion in profit during the same time.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

HSBC
HSBC has a derivative exposure of $4.321 Trilion dollars.
HSBC is a Hong Kong based bank and its original name is
The Hongkong and Shanghai Banking Corporation Limited.

You will find HSBC working a lot with JP Morgan Chase.
Both HSBC and JP Morgan Chase have strong interest in gold & precious metals. HSBC and JP Morgan Chase are often involved together in financial scandals.
Lately HSBC has been sued for allegedly funneling more than $8.9 billion to the largest ponzi-scheme in history – Bernie Maddof’s investment business.
HSBC (along w/ JP Morgan Chase) has been sued for alleged conspiracy suppressing the price of silver and gold, partially through precious metal DERIVATIVES and making billions of dollars on it. State of Hawaii is suing HSBC (and other banks) for deceptive credit card lending practices.
DZ Bank in Germany is suing HSBC (and JP Morgan) for deceptive (lying) practices when selling home-loan-backed securities.
HSBC is also under investigation for laundering billions of dollars.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Goldman Sachs
Goldman Sachs has a derivative exposure of $44.192 Trillion dollars.
The $1 Trillion pillars towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).
The White House is standing next to the Statue of Liberty.

Goldman Sachs has advantage over other banks because it has awesome
connections in US Government. A lot of former Goldman employees hold high-level
US Government positions (chart)
.

Mitt Romney’s top donor is Goldman Sachs, and one of Obama’s best donors.
Ex-CEO of Goldman Sachs, Hank Paulson became the Secretary of Treasury under Bush and
during the 2008 financial crisis authored the TARP bill demanding $700 billion bail-out.
In UK, Goldman Sachs escaped £10 million bill on a failed tax avoidance scheme with help of good connections.
The bank is the largest player in the food commodities market, earned $955m from food speculation in 2009” – That’s your $$$.
Goldman Sachs employees are arming themselves with guns in case there is a populist uprising against the bank.
Goldman Sachs calls their investors “muppets“. and use clients to make money for themselves, disregarding the clients.
The bank was fined $22 million for sharing valuable nonpublic information with top clients (Think insider trading with best clients).
Goldman Sachs was part-owner America’s leading website for prostitution ads until the ownership stake was exposed.
Goldman Sachs helped Greece conceal its debt with secret loans, while simultaneously taking advantage of Greece.
Goldman Sachs got a $814 billion SECRET bailout from the Federal Reserve during the 2008 crisis.
Goldman Sachs got $10 billion of the 2008 TARP bailout, and in the same year paid $10.9 billion in employee compensation and “benefits”, while paying a tax rate of 1%. That means an average of $327,000 to each Goldman Sach’s employee.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Bank of America
Bank of America has a derivative exposure of $50.135 Trillion dollars.

BofA is sticking the tax-payers with a MASSIVE bill, by moving derivatives to
accounts insured by the federal government @ total of $53.7 trillion as of 06/2011.
During 2011-12 BofA has been in need of cash, so Warren Buffett gave BofA $5 billion.
Same year BofA sold its stake in China Construction Bank to raise $1.8 billion in cash.

Bank of America paid $22 million to settle charges of improperly foreclosing on active-duty troops
BofA recruited 3 cyber attack firms to attack WikiLeaks. but the Anonymous hacker group hacked the security firms first.
BofA was sued for $31 billion in home-loan losses in 2011, the bank is involved in many lawsuits, too many to document.
BofA also received a SECRET $1.344 trillion dollar bailout from the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

Citibank
Citibank has a derivative exposure of $52.102 Trillion dollars.
The $1 Trillion dollar towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).

Citibank customers have been arrested for trying to close their accounts, while in in Indonesia a man was interrogated to death in Citibank’s special “questioning room”. In 2011 Citibank paid a fine of $285 million for selling home-loan backed bonds to investors, while betting they would lose value (think derivatives/insurance). The man in charge of the unit at Citibank became Obama’s Chief of Staff. 2 weeks before getting hired by Obama he got $900,000 from Citibank for great performance. This was after Citigroup took out $45 billion in bailout money.
Citibank knowingly passed over bad loans to the Federal Housing Administration to insure.

Citigroup also received a SECRET $2.513 trillion dollar bailoutfrom the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

JP Morgan Chase
JP Morgan Chase has a derivative exposure of $70.151 Trillion dollars.
$70 Trillion is roughly the size of the entire world’s economy.
The $1 Trillion dollar towers are double-stacked @ 930 feet (248 m).

JP Morgan is rumored to hold 50->80% of the copper market, and manipulated the market by massive purchases. JP Morgan is also guilty of manipulating the silver market to make billions. In 2010 JP Morgan had 3 perfect trading quarters and only lost money on 8 days. Lawsuits on home foreclosures have been filed against JP Morgan. Aluminum price is manipulated by JP Morgan through large physical ownership of material and creating bottlenecks during transport. JP Morgan was among the banks involved in the seizure of $620 million in assets for alleged fraud linked to derivatives. JP Morgan got $25 billion taxpayer in bailout money. It has no intention of using the money to lend to customers, but instead will use it to drive out competition. The bank is also the largest owner of BP – the oil spill company. During the oil spill the bank said that the oil spill is good for the economy.
JP Morgan Chase also received a SECRET $391 billion dollar bailoutfrom the Federal Reserve.

Bank of New York Mellon - Derivative Exposure

9 Biggest Banks’ Derivative Exposure – $228.72 Trillion

Note the little man standing in front of white house. The little worm next to lastfootball field is a truck with $2 billion dollars.
There is no government in the world that has this kind of money. This is roughly 3 times the entire world economy. The unregulated market presents a massive financial risk. The corruption and immorality of the banks makes the situation worse.

If you don’t want to bank with these banks, but want to have access to free ATM’s anywhere– most Credit Unions in USA are in the CO-OP ATM network, where all ATM’s are free to any COOP CU member and most support depositing checks. The Credit Unions are like banks, but invest all their profits to give members lower rates and better service. They don’t have shareholders to worry about or have derivatives to purchase and sell.

Keep an eye out in the news for “derivative crisis”, as the crisis is inevitable with current falling value of most real assets.
Derivative Data Source: ZeroHedge

 

http://demonocracy.info/infographics/eu/debt_piigs/debt_piigs.html

Sono lieto di non essere ebreo e ce la metterò tutta per essere un giusto

di Stefano Fait

E lo spirito di Cesare, vagante in cerca di vendetta, con al suo fianco Ate uscita infocata dall’inferno, entro questi confini con voce di monarca griderà “sterminio!” e scioglierà i mastini della guerra, così che questa infame impresa ammorberà la terra col puzzo delle carogne umane gementi per la sepoltura.

William Shakespeare, Giulio Cesare, Atto 3, Scena 1

Bill Clinton è stato crocifisso per le bugie dette nella sua storia boccaccesca. Bush e Blair, per la guerra costruita su prove falsificate, no. Nessuno ne parla più. […] Hanno vinto la guerra, ma se l’avessero persa, loro, i loro consiglieri e gli affaristi che li spingevano, sarebbero davanti a una Corte penale internazionale.

Gustavo Zagrebelsky, “La felicità della democrazia: un dialogo”, 2011, p. 78.

Vari governi israeliani hanno pensato di poter controllare gli Stati Uniti grazie alla lobby sionista e a certe operazioni del Mossad. Netanyahu e gli altri falchi del suo governo sono forse gli ultimi a continuare a credere che sia così. Al contrario, Israele resterà solo e gli Ebrei saranno incolpati di tutte le conseguenze dell’armageddon, che includeranno anche lo sfacelo dell’economia globale. Occorre capire che quest’ultima era comunque condannata. Il forte rallentamento cinese è una “buona notizia”, perché consente alla Cina di mantenere una crescita sostenibile. Peccato che i mercati la pensino diversamente, che gli stessi dirigenti cinesi siano allarmati, perché temono rivolte di massa, e che la contemporanea contrazione dell’economia brasiliana sia una chiara indicazione di ben altre dinamiche. I continui, massicci interventi della Fed per tenere in vita la boccheggiante economia americana con la creazione di bolle sempre più grandi, destinate ad esplodere sempre più fragorosamente, sono presentati come “ripresa”:

http://www.rischiocalcolato.it/2012/03/marc-faber-la-fed-e-il-peggiore-previsore-economico-che-si-possa-immaginare.html

 “La Grecia è stata salvata e con essa l’eurozona”, ci spiegano, ma la realtà, ancora una volta, è molto differente:

http://mauropoggi.wordpress.com/2012/03/18/sapr-litalia-combattere-per-lautodeterminazione-della-grecia/#comment-54

https://versounmondonuovo.wordpress.com/category/crisi-generata/

Questi stessi analisti, naturalmente, si affanneranno a spiegarci che, se non fosse stato per la dissennatezza di Israele (cf. lobby sionista), tutto sarebbe andato bene. Gli Ebrei sono sempre un eccellente capro espiatorio. Per questo sono lieto di non essere ebreo.

NETANYAHU VUOLE LA SUA GUERRA GLORIOSA E L’AVRÀ

Il 5 marzo scorso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è recato a Washington per portare a casa due risultati: il riconoscimento che il programma nucleare iraniano è il principale problema mondiale e il permesso di procedere con l’attacco preliminare. Tornato in Israele, ha dichiarato di esserci riuscito. Anche il quotidiano israeliano più severamente critico di Netanyahu, Haaretz, ha ammesso, in un editoriale, che è possibile che Netanyahu abbia ricevuto il benestare americano, in forma confidenziale:

http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/netanyahu-is-preparing-israeli-public-opinion-for-a-war-on-iran-1.418869

Finora ad Israele è sempre andata bene, ma questa volta il boccone è troppo grosso. Anche se gli andasse bene, le cose si metterebbero molto male, perché i suoi nemici si moltiplicherebbero, non solo in Iran e nel mondo arabo:

http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/a-tale-of-success-and-darkness-in-iran-1.419272

Gli alti comandi dell’esercito hanno spiegato a Netanyahu che l’aviazione israeliana potrebbe ritardare di qualche mese, al massimo un anno, il programma nucleare iraniano: “Se riceveremo l’ordine, lo faremo, ma non abbiamo alcuna capacità di colpire il programma nucleare iraniano in modo significativo”:

http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2105434,00.html

L’ordine arriverà, perché Netanyahu & co. vogliono regolare i conti contemporaneamente con Hamas, Hezbollah, l’Iran e la Siria:

http://www.haaretz.com/print-edition/news/israeli-official-iranian-military-experts-operating-in-gaza-sinai-1.419428

Iran e Siria, però, si trovano sotto la protezione russa e Putin – e con lui l’establishment russo e l’elettorato russo – ha espresso in termini inequivocabili la sua determinazione a non cedere di un millimetro. Per questo Israele si sta cacciando in un vicolo cieco, o forse in una trappola.

Lo sa bene Amos Oz, che ha interrotto il suo silenzio sulla politica israeliana per denunciare la testardaggine del suo governo:

“Invece di addivenire ad un accordo con l’Autorità palestinese, si stanno eccitando a vicenda all’idea di un attacco all’Iran. Un attacco all’Iran non sarà di grande utilità, perché non si può bombardare la conoscenza e non si può bombardare la motivazione, e gli iraniani hanno sia la conoscenza sia la motivazione per fabbricare armi nucleari. Anche se un attacco contro l’Iran rinviasse la costruzione di armi nucleari per un anno o due, farà crescere a dismisura il desiderio di usarle. Durante la prima guerra in Libano, [il primo ministro Menachem] Begin parlava di “Hitler nascosto in un bunker a Beirut”. A quel tempo scrissi un articolo intitolato “Hitler è già morto, signor Primo Ministro”. Quel che c’era scritto in quell’articolo ora lo indirizzo a  Netanyahu. Chi paragona l’Iran di oggi a Hitler, ed Israele ad Auschwitz, sta commettendo un atto che è anti-sionista e demagogico, incoraggia le persone a emigrare da Israele e dissemina isteria. Mi chiede se sono preoccupato? Non sono solo preoccupato. Ho paura. Vedo processi e tendenze che minacciano tutto quello che mi è più caro, e anche l’esistenza dello Stato di Israele”.

http://www.haaretz.com/weekend/magazine/amos-oz-i-get-up-in-the-morning-and-ask-what-if-1.418823

Fa molto bene ad essere spaventato. Il suo primo ministro eccita le folle dei fondamentalisti cristiani, che a loro volta esaltano il ruolo degli Ebrei d’Israele, perché senza di loro non ci sarebbe l’Armageddon ed il successivo ritorno del Messia. Vale la pensa di notare che questi stessi fondamentalisti credono che alla fine dei tempi (che giudicano molto prossima), gli Ebrei dovranno convertirsi o essere sterminati:

http://www.haaretz.com/print-edition/news/waiting-for-the-messiah-netanyahu-addresses-evangelical-christian-gathering-in-jerusalem-1.419432

OBAMA VUOLE LA SUA GUERRA GIUSTA E L’AVRÀ

Ultimamente un tema dominante dei media anglo-americani è l’insistenza con la quale Obama, Harper e Cameron sconsigliano Israele dall’attaccare l’Iran. Quel che potrebbe sfuggire all’opinione pubblica è che nessuno di loro ha detto che questa guerra non va fatta. La guerra, infatti, si farà. Israele è una “portaerei inaffondabile” in Medio Oriente, dal punto di vista statunitense (parole di un funzionario americano) e questa è la ragione per cui gli Stati Uniti hanno investito così massicciamente per potenziare la sua economia e il suo armamento. Dopo il crollo dell’impero britannico la creazione di Israele è servita a coprire un vuoto in quell’area così decisiva per l’egemonia globale. Perciò l’unica divergenza non riguarda se fare la guerra, ma quando farla. Quando il secondo canale israeliano riporta che i funzionari statunitensi hanno riferito di essere stati informati che la decisione di attaccare l’Iran è già stata presa, non fa dunque una rivelazione sconvolgente. L’incontro Obama-Netanyahu era puro teatro. Il 5 marzo non si è deciso niente: era già stato deciso tutto con largo anticipo. Ci si è limitati ad ufficializzare una decisione già presa: le potenze occidentali hanno già deciso di scatenare la Terza Guerra Mondiale e resta solo qualche incertezza sulla data. Israele pretende che inizi prima dell’estate, perché dopo quel periodo l’Iran riuscirà a mettere al sicuro i suoi impianti. Obama e Cameron vogliono attendere che l’opinione pubblica internazionale si convinca che tutte le strade sono state tentate e che l’Iran se le è cercate, senza farne una vittima. Se nel frattempo cade pure Assad, tanto meglio.

Ciò che è importante tenere a mente è che Obama non solo non ha detto ad Israele di non attaccare, ma non l’ha neppure minacciato di eventuali tagli ai finanziamenti o addirittura sanzioni nel caso in cui l’avesse fatto. Il dissenso, come lo stesso Obama ha ammesso, è solo di natura tattica, non strategica. Così Netanyahu se n’è tornato in patria con quella che considera carta bianca.

Di conseguenza, se Israele attaccherà preventivamente l’Iran in solitaria, anche Obama, Cameron, Harper e Sarkozy saranno responsabili di tutto quello che avverrà in seguito. Andrebbero processati e condannati assieme a Netanyahu e Barak per crimini contro l’umanità (cf. Zagrebelsky su Bush e Blair).

 

UCCIDERE I CIVILI IRANIANI PER POTERLI MEGLIO AIUTARE

I civili iraniani (e pachistani e indiani) che saranno uccisi dalle nubi radioattive non sono gli stessi che l’Occidente dovrebbe liberare dal dispotismo teocratico? Si deve ogni volta distruggere un paese per liberarlo? Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Iran…Africa orientale?

http://www.nigrizia.it/sito/notizie_pagina.aspx?Id=9441&IdModule=1

I GIORNALISTI ISRAELO-AMERICANI E LA PROPAGANDA SIONISTA

Com’è possibile che l’opinione pubblica americana dia così tanto peso agli allarmismi e alla propaganda bellica di giornalisti come Jeffrey Goldberg, Ronen Bergman, David Gregory, Andrea Mitchell e Robert Siegel, che hanno tutti la doppia cittadinanza statunitense ed israeliana o, se non ce l’hanno, potrebbero ottenerla senza troppe difficoltà? Perché non dà lo stesso peso alle obiezioni di Glenn Greenwald, un altro giornalista ebreo americano che sta cercando di fare quel che moltissimi intellettuali ebrei hanno fatto nella storia, ossia servire lealmente il loro paese e la loro coscienza? Forse perché i media americani sono in combutta con i sionisti per spianare la strada all’intervento americano? Cosa succederà alle redazioni di questi media quando gli statunitensi capiranno di essere stati presi per i fondelli da uno staterello prussiano-spartano che fa il bullo con i più piccoli perché ha le spalle coperte dal fratello maggiore?

I GIOCHI OLIMPICI E LA MINACCIA TERRORISTICA

Brian Williams, giornalista direttore dell’NBC Nightly News (MSNBC) ha domandato al primo ministro britannico David Cameron se non sia incauto ospitare i giochi olimpici di Londra nel corso di una possibile azione militare israeliana contro l’Iran, suggerendo l’ipotesi di un attacco terroristico di rappresaglia in una città inglese. Cameron risponde: “ho molta fiducia nel fatto che li faremo qualunque cosa accada”.

Chi segue il mio blog sa che sospetto che l’attentato arriverà – e forse non solo nel Regno Unito – perché i leader dei paesi NATO hanno bisogno di un casus belli:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/23/operazione-northwoods-11-settembre-2001-falso-attentato-iraniano-del-2012/#axzz1pT9hf38H

http://www.informarexresistere.fr/2012/02/21/nella-malaugurata-evenienza-di-un-altro-11-settembre/#axzz1pT9hf38H

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