Complottismo for dummies (le trame finanziarie spiegate al bruco del mio basilico)

I poteri del capitalismo finanziario avevano un obiettivo più ampio, niente meno che la creazione di un sistema globale di controllo finanziario in mani private in grado di dominare il sistema politico di ciascuna nazione e l’economia mondiale nel suo complesso. Questo sistema andava controllato in stile feudale dalle banche centrali di tutto il mondo, agendo di concerto, per mezzo di accordi segreti raggiunti in frequenti incontri privati e conferenze. Al culmine della piramide ci doveva essere l’elvetica Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, una banca privata posseduta e controllata dalle banche centrali mondiali che a loro volta erano imprese private…non bisogna immaginare che questi dirigenti della principali banche centrali del mondo fossero loro stessi dei ragguardevoli potenti nel mondo della finanza. Non lo erano. Erano piuttosto dei tecnici e gli agenti dei massimi banchieri commerciali delle loro rispettive nazioni, che li avevano allevati ed erano perfettamente capaci di liberarsene…e che rimanevano in gran parte dietro le quinte…Questi costituivano un sistema di cooperazione internazionale e di egemonia nazionale più privato, più potente e più segreto di quello dei loro agenti nelle banche centrali. Il dominio dei banchieri commerciali era fondato sul controllo dei flussi di credito e dei fondi di investimento nelle loro nazioni e nel mondo….potevano dominare i governi attraverso il controllo dei debiti nazionali e dei cambi. Quasi tutto questo potere era esercitato dall’influenza personale e dal prestigio di uomini che in passato avevano dimostrato la capacità di portare a compimento con successo dei golpe finanziari, di mantenere la parola data, di mantenere la mente fredda nelle crisi e di condividere le loro opportunità più vantaggiose con i loro associati.

Carroll Quigley, docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown e mentore del giovane Bill Clinton, da “Tragedy and Hope: A History of the World in Our Time” (New York: Macmillan, 1966).

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«In effetti, meno dell’1 per cento delle società risulta in grado di controllare il 40 per cento dell’intero intreccio», sostiene Glattfelder. La maggior parte è costituita da istituti finanziari. La Top 20 comprende: Barclays Bank, JPMorgan Chase & Co, nonché il Goldman Sachs Group. Le prime 50 fra le 147 società superconnesse: 1. Barclays plc 2. Capital Group Companies Inc 3. FMR Corporation 4. AXA 5. State Street Corporation 6. JP Morgan Chase & Co 7. Legal & General Group plc 8. Vanguard Group Inc 9. UBS AG 10. Merrill Lynch & Co Inc 11. Wellington Management Co LLP 12. Deutsche Bank AG 13. Franklin Resources Inc 14. Credit Suisse Group 15. Walton Enterprises LLC 16. Bank of New York Mellon Corp 17. Natixis 18. Goldman Sachs Group Inc 19. T Rowe Price Group Inc 20. Legg Mason Inc 21. Morgan Stanley 22. Mitsubishi UFJ Financial Group Inc 23. Northern Trust Corporation 24. Société Générale 25. Bank of America Corporation 26. Lloyds TSB Group plc 27. Invesco plc 28. Allianz SE 29. TIAA 30. Old Mutual Public Limited Company 31. Aviva plc 32. Schroders plc 33. Dodge & Cox 34. Lehman Brothers Holdings Inc* 35. Sun Life Financial Inc 36. Standard Life plc 37. CNCE 38. Nomura Holdings Inc 39. The Depository Trust Company 40. Massachusetts Mutual Life Insurance 41. ING Groep NV 42. Brandes Investment Partners LP 43. Unicredito Italiano SPA 44. Deposit Insurance Corporation of Japan 45. Vereniging Aegon 46. BNP Paribas 47. Affiliated Managers Group Inc 48. Resona Holdings Inc 49. Capital Group International Inc 50. China Petrochemical Group Company”

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/i-147-padroni-del-pianeta-terra.html

L’incredibile omissione è quella della vera SPECTRE della finanza mondiale, la BlackRock, che molto probabilmente ha in mano i vostri fondi pensione: “Oggi la società di gestione patrimoniale statunitense è divenuta, ad esempio, la principale azionista della borsa tedesca (che di recente si è fusa proprio con quella di New York) e controlla quote azionarie delle principali aziende della Germania: Adidas, Allianza, Basf, Deutsche Bank, le industrie farmaceutiche Merck, il produttore di materiali edili HeidelbergCement, solo per fare qualche nome. Lo stesso è avvenuto anche altrove, come in Italia, a seguito di una delle più importanti operazioni sviluppate da BlackRock, la fusione con Barclays Global Investor, rilevata da BlackRock nell’estate 2009 per 13,5 miliardi di dollari. Questa operazione, alla quale hanno partecipato con 2,8 miliardi di dollari anche i fondi sovrani, si noti, di Cina (Cic) e Kuwait (Kia), il super gestore Usa ha ora in portafoglio fra l’altro il 2,7% di Eni, il 3,8% di Unicredit (dal 2,2% della sola Barclays), il 3% di Enel, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Ubi (rispetto a quote Barclays pari al 2%), il 2,9% di Generali (dal 2%) e di Fonsai, il 2,8% di Telecom e di Bulgari, il 5,8% di Mediaset (prima era sotto il 5% e diventa così il secondo socio dopo Fininvest), il 2,7% di Fiat, il 2,2% di Atlantia e di Finmeccanica, il 3,5% di Banco Popolare (dal 2%), il 2% di Terna (2).

Al 31 marzo 2011, BlackRock dichiara nei suoi documenti ufficiali pubblici di gestire 3.648 miliardi di dollari di patrimoni amministrati: una cifra incredibile, pari all’intero Prodotto Interno Lordo della Germania [verificate voi stessi], superiore anche a quello italiano che oltrepassa i 2.000 miliardi di dollari. Si tratta probabilmente della più grande azienda finanziaria della storia che, in virtù dei collegamenti con i maggiori investitori privati e istituzionali del mondo, dispone ovviamente di un potere senza equivalenti.

In una recente occasione (3), abbiamo già visto infatti che BlackRock detiene quote azionarie anche delle maggiori agenzie di rating, come Moody’s e Standard&Poor’s, agenzie che hanno acquisito il potere, da una parte, di valutare l’affidabilità di banche e Stati, ma, dall’altra, anche degli stessi prodotti che BlackRock controlla e offre ai suoi clienti, senza che questo abbia dato finora luogo a nessun tipo di reazione politica”.

www.clarissa.it/editoriale301/Padroni-dell-universo-e-sovranita-dei-popoli-il-caso-BlackRock

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La giornalista Emma Alberici (ABC) intervista alcuni funzionari bancari ed operatori finanziari pentiti (diversamente da quel che molti credono, è una vita abbastanza spiacevole, per chi ha una coscienza)

JONATHAN SUGARMAN: Ci sono reparti ospedalieri e scuole che chiudono, servizi pubblici tagliati perché non ci sono soldi. I soldi sono andati alle banche. I vostri soldi, i miei soldi – i soldi di tutti sono finiti nelle banche. Ciò di cui abbiamo bisogno è che le normative esistenti siano fatte rispettare.

ALBERICI: Finora Jonathan Sugarman non ha mai parlato pubblicamente delle sue esperienze. Nel 2007 è diventato un dirigente di alto livello di UniCredit, la più grande banca d’Italia – una delle prime cinque banche in Europa. È stato il responsabile della gestione del rischio in Irlanda.

JONATHAN SUGARMAN: In banca abbiamo una licenza per operare come una banca che è molto simile ad una patente di guida. Spiega che questa è la velocità a cui si può andare, questo è quello che si può fare e che si deve operare all’interno di questi limiti e il mio compito era fare in modo che ciò avvenisse ogni giorno.

ALBERICI: Jonathan Sugarman sorvegliava i responsabili del controllo delle operazioni e gli operatori finanziari. Ben presto si rese conto che i conti non tornavano. Sospettava che la sua banca violasse le rigide regole sulla quantità di denaro e beni che è obbligatorio mantenere come riserva.

JONATHAN SUGARMAN: Ed ho insistito che si informasse immediatamente il responsabile dell’osservanza di queste regole, che è esattamente ciò che è prescritto dai termini della nostra licenza e dalle norme del diritto irlandese.

ALBERICI: Quanto è sicuro che UniCredit abbia infranto la legge mentre lei lavorava lì?

JONATHAN SUGARMAN: Sicuro al 100% ed è per questo che ho chiamato questa società informatica londinese che aveva una buona reputazione a Dublino e il risultato è stato abbastanza orribile, perché, mentre la violazione che avevo segnalato al regolatore costituisce una violazione del venti per cento, mentre la deviazione ammissibile era dell’uno per cento, mi telefonarono una sera poco dopo che si erano collegati ai nostri sistemi per dirmi che in realtà la violazione era del quaranta per cento.

ALBERICI: Quando ha avvertito il suo direttore generale, la risposta è stata sprezzante. Era un errore di sistema. Gli è stato chiesto di continuare ad approvare i contratti. Jonathan Sugarman era nel bel mezzo di una cultura bancaria spericolata che era in rotta di collisione con un disastro.

JONATHAN SUGARMAN: Beh, nei giorni in cui il sistema ha vomitato queste cifre che mi dicevano fossero errate dovevamo firmare e dire: “Oh, questo è un errore di sistema e siamo sicuri che è tutto a posto” e andare avanti come se niente fosse. Non abbiamo mai notificato nessuno. Tenete presente che, quando Nick Leeson ha fatto crollare la Barings Bank, si trattava di una questione di ottocento milioni di sterline, io stavo sottoscrivendo più di cinque miliardi al giorno che non possedevamo.

NICK LEESON: Stando alla definizione del vocabolario ed al fatto che ho trascorso quattro anni e mezzo in carcere io sono un criminale. Ho sempre saputo che quel che stava facendo era sbagliato e credevo di essere un criminale fin dall’inizio? Assolutamente no.

ALBERICI: Sono passati sedici anni da quando Nick Leeson, da solo, ha fatto fallire la più vecchia banca della Gran Bretagna, Barings. È un caso spettacolare, audace e scandaloso di imbrogli finanziari e Hollywood ne ha ricavato un film.

NICK LEESON: Il successo è stata la cosa che ho sempre voluto e viceversa la mia più grande paura era quella di sentirmi un fallito; la paura del fallimento è stata probabilmente quel che mi ha impedito di ammettere che avevo commesso un errore e questo errore aveva portato ad altri errori peggiorando il problema: era l’unica cosa che non mi sentivo di fare.

ALBERICI: La banca esisteva da 233 anni. Era sopravvissuta a guerre ed alla Grande Depressione, ma è bastato un operatore di future di 25 anni per mandarla gambe all’aria.

NICK LEESON: In primo luogo non sapevo che la banca stesse per crollare. Non sapevo quale fosse la base di capitale della banca e non ero realmente interessato alla cosa fino a quando i soldi continuavano ad arrivare; capivo che l’effetto delle mie azioni sarebbe stato drammatico, ma non mi ero reso conto di quanto sarebbe stato catastrofico.

ALBERICI:  Prima che Leeson diventasse un operatore di Barings a Singapore, era un contabile a Londra. Sapeva come funziona il sistema, come nascondere le perdite in un fondo segreto. Era così bravo a coprire le sue tracce che Barings pensava che rendesse milioni e gli mandava sempre più soldi con cui giocare. Ci sono voluti tre anni perché la banca si accorgesse di cosa stava succedendo, ma a quel punto era troppo tardi.

NICK LEESON: Non me la stavo godendo. C’era sempre il timore che quello che stava accadendo sarebbe diventato di dominio pubblico, e quella è sempre stata la mia più grande paura, perché avrebbe rivelato a tutti la mia incompetenza, negligenza ed incapacità e quella era l’unica cosa che non volevo che accadesse.

ALBERICI: Ti sei mai fermato a pensare che stavi perdendo i soldi di qualcuno?

NICK LEESON: mmmh, no, non penso che uno stia a pensare a quello.

ALBERICI: Nick Leeson è stato condannato per frode e ha trascorso quattro anni in un carcere di Singapore. È stato rilasciato nel 1999 ed è tornato in Irlanda per rifarsi una vita.

[Sette anni di carcere a Kweku Adoboli, l’ex trader di Ubs colpevole della maxi truffa costata 1,8 miliardi di euro]

OLIVER METZNER: Non penso che ci siano operatori disonesti in banche oneste. Le truffe avvengono perché le banche le autorizzano.

ALBERICI: Nonostante i progressi tecnologici dai tempi di Nick Leeson a Singapore, sofisticati sistemi di monitoraggio degli operatori e dichiarazioni delle banche che stanno in guardia, si sostiene che Kweku Adoboli abbia agito a loro insaputa. Le sue attività criminali sono iniziate nel 2008, al culmine della crisi finanziaria globale, e nello stesso periodo il contribuente svizzero è stato costretto a sborsare sei miliardi di dollari per salvare UBS dal baratro del fallimento.

OLIVER METZNER: La crisi del 2007-2008 ha portato a conferenze e dibattiti in cui abbiamo detto che avremmo fatto questo e quello, e nulla è stato fatto … nulla è stato fatto.

ALBERICI: Oliver Metzner è uno dei più ricercati avvocati penalisti del mondo in questo genere di casi. Il suo cliente, Jerome Kerviel, ha impugnato la sentenza di condanna per una frode alla banca francese Société Générale. Ha detto di aver perso sei miliardi e mezzo di dollari – la perdita più grande nella storia dei mercati finanziari. Proprio come nello scandalo UBS, Kerviel ha inventato acquirenti, venditori ed offerte fantasma per nascondere le sue perdite.

OLIVER METZNER: è normale che i padroni delle banche responsabili di aver portato alla rovina le proprie banche non vengano puniti per questo? Ci sono problemi reali ed in effetti è difficile per l’uomo della strada capire perché ci si concentri su un Jerome Kerviel o un Nick Leeson e non sulle banche stesse.

JEROME KERVIEL: Mi assumo la mia parte di responsabilità, ma vorrei che lo facessero anche gli altri. Tutti hanno approfittato di questo sistema e non voglio essere io a restare col cerino in mano. Tutto è stato monitorato dal sistema informatico della Société Générale.

[…].

JOHN COATES: Penso che il più grande bonus di cui abbia sentito parlare nel mondo bancario sia stato di circa 200 milioni [di dollari].

ALBERICI: Per un anno di lavoro?

JOHN COATES: sì.

ALBERICI: C’è davvero poca scienza rigorosa nelle azioni degli operatori del mercato finanziario, ma la scienza può aiutare a spiegare come si comportano.

JOHN COATES: “Durante la bolla di internet ho notato che il comportamento degli operatori aveva subito un cambiamento notevole. Di solito sono prudenti, yuppies con famiglia a carico, ma durante la bolla del dot com molti di loro divennero euforici, deliranti…I loro pensieri si rincorrevano, sentivano meno il bisogno di dormire. Stavano prendendo molti più rischi rispetto al passato. Il rischio era davvero eccessivo rispetto ai vantaggi possibili e sembravano anche più arrapati del solito data la quantità di pornografia sullo schermo dei loro computer. È stato solo più tardi che ho scoperto che si trattava dei sintomi clinici delle manie.

ALBERICI: John Coates ha trascorso dodici anni a Wall Street, lavorando per Goldman Sachs e Deutsche Bank. Ha mollato tutto per prendere un dottorato di ricerca a Cambridge. La sua specialità? Neuro-economia

JOHN COATES: L’altra cosa che avevo notato era che le donne erano relativamente immuni al comportamento che vedevo nei trader. Ho pensato che ci fosse una causa chimica ed è così che ho iniziato a fare ricerche su testosterone

[…].

SIR JOHN VICKERS: Se c’è una situazione in cui la gente crede che una banca non fallirà mai perché il governo la salverà con i soldi dei contribuenti, questa è una cosa che incoraggia … è quasi una licenza a rischiare indisciplinatamente…Se vogliono tentare cose sofisticate, complicate, internazionali, va bene, affari loro, ma abbiamo bisogno di una struttura che garantisca che il contribuente non sia chiamato a tappare i buchi quando le cose vanno male.

ALBERICI: gole profonde come Jonathan Sugarman non hanno molta fiducia nelle autorità di regolamentazione e nelle loro regole. Cosa hanno fatto finora?

JONATHAN SUGARMAN: In effetti niente, niente di niente. È come entrare in una centrale di polizia con un coltello insanguinato e dire “ho appena ucciso qualcuno” ed aspettarsi che la polizia chieda “dove sta il corpo, che cosa hai fatto?”. E invece ti dicono: “bene, basta che non lo fai di nuovo”. Il che mi ha lasciato interdetto….Mi ci è voluto un po’ per rialzarmi e poi quando ho iniziato a cercare altre posizioni come risk manager, ho trovato un sacco di porte chiuse e ho constatato che dire la verità non paga.

http://www.abc.net.au/foreign/content/2011/s3367080.htm

Il complotto delle banche d’affari, documentato dall’Huffington Post (non da un blogger paranoico)

“L’Huffington Post pubblica una serie di articoli sulle misure di austerità e il loro impatto globale, “A Thousand Cuts”. Qui si analizza e si documenta con tanti esempi l’effetto Robin Hood al contrario.

I poveri e la classe media portano sulle spalle gli oneri di gran lunga più gravosi dell’ossessione politica globale per le politiche di austerità degli ultimi tre anni.

Negli Stati Uniti, i tagli di bilancio hanno costretto gli Stati a ridurre l’istruzione, i mezzi pubblici, gli alloggi a prezzi accessibili e altri servizi sociali.

In Europa, i tagli al welfare hanno portato alcune persone con handicap gravi, a temere per la loro vita. Ma il gioco dell’austerità ha anche dei vincitori.

Tagliare o eliminare i programmi di governo che vanno a vantaggio dei meno abbienti è stato a lungo un obiettivo ideologico dei conservatori. E rappresenta una manna dal cielo per le grandi aziende, con i servizi pubblici che vengono privatizzati e i risparmi dell’austerità che permettono tagli delle tasse per i cittadini più ricchi. Gli interessi finanziari degli Stati Uniti che vanno a guadagnare da Medicare, Medicaid e dai tagli alla sicurezza sociale “sono stati al centro della grande fregatura”, la “propaganda” secondo cui tali programmi sono in crisi e devono essere ridotti, ha dichiarato James Galbraith, economista presso la University of Texas. I sostenitori delle misure di austerità hanno venduto le loro proposte come un mezzo per migliorare l’economia. “E’ un errore pensare che l’austerità fiscale sia una minaccia per la crescita e la creazione di posti di lavoro”, ha dichiarato il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet nel luglio 2010. “Stiamo andando a tagliare le spese per abbattere il debito, contribuire alla creazione di posti di lavoro e prosperità, e di programmi governativi di riforma”, ha promesso Rep. Paul Ryan (R-Wis.), presidente della commissione Bilancio della Camera, in una cronaca di febbraio 2011 per Real Clear Politics.

Ryan avrebbe poi dichiarato che il suo piano di bilancio, con misure di austerità molto più aggressive rispetto a quelle emanate alla fine dal Congresso – tra cui 6.200 miliardi dollari in tagli alla spesa – avrebbe stimolato una crescita economica per 1.500 miliardi di dollari e creato 2,5 milioni di posti di lavoro.

Per quanto riguarda il piano di riduzione del deficit Simpson-Bowles del 2010, viene spesso descritto dagli addetti ai lavori come una proposta “centrista” che potrebbe “unire il Paese” e migliorare l’economia. In realtà, il Simpson-Bowles è un altro programma di austerità che mira a ridurre Medicare e Social Security, garantendo al contempo agevolazioni fiscali per le grandi aziende e i benestanti, secondo un’analisi del Center on Budget and Policy Priorities.

Erskine Bowles, co-presidente della commissione bipartisan che ha lavorato al piano, è un direttore di Morgan Stanley, la sesta più grande banca americana, a vantaggio della quale gli Stati Uniti hanno assunto impegni enormi per aiutarla a superare la crisi economica. Morgan Stanley ha ricevuto 10 miliardi di dollari di fondi di salvataggio sotto il Troubled Asset Relief Program e ha ricevuto più di $ 100 miliardi al giorno sotto forma di prestiti economici da parte della Federal Reserve al culmine della passata crisi finanziaria. Per settimane, Morgan Stanley ha preso in prestito dalla Fed un ammontare di denaro maggiore del valore azionario di mercato della società.

Questa sollecitudine per i profitti delle grandi imprese si manifesta anche nel Simpson-Bowles. Il piano offre molteplici proposte di riforma fiscale per le aziende, ma una, che prevede di andare verso un cosiddetto sistema fiscale territoriale, sarebbe particolarmente vantaggioso per Morgan Stanley e altre banche di Wall Street.

Si consentirebbe alle imprese Statunitensi di evitare in modo permanente di pagare le tasse agli Stati Uniti sui redditi percepiti all’estero, incluso il denaro nascosto nei paradisi fiscali offshore come le isole Cayman.

Secondo un rapporto del 2008 del Government Accountability Office, Morgan Stanley opera attraverso 273 sub-società con sede nei paradisi fiscali. Mentre i sostenitori della sicurezza sociale hanno attaccato il piano, la Business Roundtable, una lobby degli amministratori delegati delle aziende, ha elogiato il Simpson-Bowles. Così ha fatto Peter Peterson, che è stato Segretario al Commercio per Richard Nixon, prima di fondare la Blackstone Group, un importante studio di private equity [una costola di Blackstone è BlackRock, che controlla la previdenza della regione Trentino-Alto Adige, Laborfonds]. Peterson ha a lungo sostenuto i tagli alla Social Security e Medicare, e ha avviato un think tank dedicato alla riduzione del debito federale nel 2008.

“Sono un grande fan di Erskine Bowles e Alan Simpson,” ha detto Peterson a Bloomberg nel 2011. “Penso che siano eroi americani”. Come molti economisti avevano previsto, tuttavia, le politiche di austerità attuate dopo la crisi finanziaria hanno dimostrato di essere una proposta perdente per l’economia globale.

La forte crescita economica prevista dai sostenitori dell’austerità non si è concretizzata; gli Stati Uniti mostrano dei miglioramenti anemici, e i paesi Europei sono scivolati in recessioni devastanti. Allo stesso tempo, secondo i dati del Dipartimento di Commercio, i profitti aziendali nel settore finanziario rimangono al di sopra anche dei livelli raggiunti al culmine della bolla immobiliare. E le élite su entrambi i lati dell’Atlantico si sono assicurate generose agevolazioni fiscali, rese possibili in parte dai tagli ai servizi sociali.

Negli Stati Uniti, le agevolazioni fiscali per i cittadini più ricchi del presidente George W. Bush sono state estese, mentre i sussidi di disoccupazione e addirittura i buoni alimentari sono stati tagliati. Questa divergenza è ancora più evidente a livello statale. Nel 2010, il governatore del New Jersey Chris Christie ha scelto di non versare i 3 miliardi di dollari di contributo annuale al fondo pensione dei lavoratori dello Stato”, e invece ha assicurato 1 miliardo di dollari di tagli fiscali per i benestanti residenti nello stato.

Il governatore del Wisconsin Scott Walker ha ugualmente proposto dei budget che prevedono agevolazioni fiscali per le grandi aziende ed i ricchi, richiedendo invece tagli degli stipendi e delle indennità per i lavoratori statali della classe media. “Le politiche di austerità sono letteralmente una redistribuzione dal basso verso l’alto nella scala dei redditi,” ha detto Dorian Warren, professore di scienze politiche alla Columbia University e borsista presso l’Istituto Roosevelt, un think tank di politica economica . “In Wisconsin, sia i ricchi che le imprese hanno ottenuto agevolazioni fiscali, mentre i dipendenti della classe media e della classe operaia sono sostanzialmente stati stroncati.” Warren ha sottolineato che ci sono delle dimensioni politiche nella spinta verso l’austerità.

Gli sforzi per ridurre i diritti della contrattazione collettiva – e quindi le retribuzioni e le indennità – per i dipendenti statali colpiscono al cuore il movimento operaio americano. Con solo il 7 per cento della forza lavoro del settore privato sindacalizzata, i sindacati del settore pubblico sono una componente fondamentale di influenza politica sul lavoro e un blocco importante del partito democratico.

Anche i governi in Europa, in particolare il Regno Unito, hanno perseguito tagli fiscali per i ricchi, imponendo misure di austerità sulle classi lavoratrici. E la classe finanziaria europea ha beneficiato in modo più diretto rispetto ai loro omologhi americani da questi bilanci. Ogni volta che l’Unione Europea ha affrontato una crisi del debito in Grecia o in Spagna, i leader europei, in particolare il cancelliere tedesco Angela Merkel, sono giunti in soccorso con i fondi di salvataggio. Quel denaro va alle banche che possiedono debito greco e spagnolo, che subirebbero un duro colpo se l’uno o l’altro dei due paesi non fosse in grado di rimborsare. Ma il salvataggio arriva con severe raccomandazioni di austerità volte ad incoraggiare la disciplina del bilancio pubblico, in modo che siano i comuni cittadini quelli che finiscono per ricevere il colpo. Le popolazioni più vulnerabili sono danneggiate dai salvataggi, mentre i ben pagati professionisti della finanza che in primo luogo hanno finanziato il disavanzo greco e spagnolo, continuano a trarre un profitto non indifferente. “Imporre i sacrifici ai Greci è … un prezzo di sangue per i ripetuti salvataggi i cui i beneficiari effettivi si dice che sono i Greci, ma in realtà sono i banchieri francesi e tedeschi”, ha dichiarato Galbraith.

Le conseguenze sono state disastrose. In Grecia, le infezioni HIV/AIDS sono aumentate del 1.500 per cento dalla fine del 2010, con i programmi di salute pubblica e le campagne anti-droga che sono stati decimati. La disoccupazione ha superato il 20 per cento in Grecia e Spagna. Eppure niente di tutto questo ha rallentato il movimento politico americano bipartisan per una maggiore austerità. Il bilancio degli Stati Uniti raggiungerà il cosiddetto “fiscal cliff” (baratro fiscale) alla fine dell’anno, quando una serie di agevolazioni fiscali scadranno e entreranno in vigore i difficili tagli di bilancio decisi durante la storia del tetto del debito del 2011.

I Repubblicani in Congresso chiedono ulteriori riduzioni della spesa federale, e sono appoggiati dai Democratici di Wall Street.

L’ex Rep. Harold Ford Jr. (D-Tenn.), ora managing director di Morgan Stanley che ha sostenuto il piano americano dei salvataggi bancari, ha parlato a favore dell’austerità a giugno, durante un’apparizione sulla NBC “Meet the Press”. “Ovviamente, speriamo che le cose vadano bene lì in Grecia”, ha detto Ford. “E quando dico ‘bene,’ voglio dire che vinca il partito dell’austerità”.

http://www.finanzaelambrusco.it/finanza/1202-e-provato-i-big-winners-dellausterita-sono-wall-street-e-i-ricchi.html

BlackRock: i suoi tentacoli sulla Grecia e sui fondi-pensione del Trentino-Alto Adige

Cos’è BlackRock?
http://www.clarissa.it/editoriale_int.php?id=301

Leggiamo i cinque punti del programma di SYRIZA, il partito greco di sinistra guidato dal giovane Alexis Tsipras, un politico che spero venga clonato ed importato in Italia:
1. immediata cancellazione delle incombenti misure che impoveriranno ulteriormente i greci, come i tagli alle pensioni ed ai salari;
2. cancellazione immediata delle misure tese a indebolire i diritti fondamentali dei lavoratori, come l’abolizione di CCN;
3. abolizione dell’immunità parlamentare; riforma elettorale e generale ristrutturazione del sistema politico;
4. indagine sulle banche greche, e pubblicazione immediata dei risultati dell’audit eseguito da BlackRock sul settore bancario greco;
5. istituzione di un comitato internazionale di revisione dei conti, che indaghi sulle cause del deficit pubblico greco, in aggiunta ad una moratoria sulla riparazione del debito fino a che i risultati dell’indagine non siano resi pubblici.

BlackRock ha in mano i fondi-pensione della regione Trentino-Alto Adige (i politici tagliano le pensioni, gli squali della finanza si pappano i fondi integrazione):
“I gestori finanziari vengono ridotti da 6 a2. Ci sarà un gestore passivo e un gestore attivo. Il gestore passivo Eurizon Capital (gruppo Intesa) amministrerà il 60% del capitale e avrà lo scopo di replicare il benchmark. Vale a dire dovrà impegnarsi a conseguire i rendimenti medi di mercato. Il gestore attivo-tattico, BlackRock, amministrerà invece il 40% del patrimonio da investire e il suo obiettivo sarà addirittura di battere i rendimenti del benchmark nella linea bilanciata e dinamica, la quale ultima gli sarà consegnata in esclusiva. Altro scopo di BlackRock, in netto contrasto con il primo, sarà di proteggere il patrimonio nei momenti difficili. Insomma alla multinazionale americana si chiede nello stesso tempo di rischiare e proteggere il capitale. Non occorre essere esperti finanziari per capire che questo modello innovativo non sta in piedi. Da una parte la drastica diminuzione dei gestori, se porterà ad un risparmio minimo delle commissioni, sarà controbilanciata da un aumento del rischio di gestione per il principio della diversificazione e dalla mancanza di concorrenzialità fra gestori.
Ma soprattutto la scelta del gestore aggressivo americano è altamente rischiosa e poco affidabile per un’analista non legato agli interessi di mercato come Mauro Bottarelli, scrittore e giornalista (Il Riformista) che nel suo Blog (ilsussidiario.net) scrive: “Lo stato dell’arte, al netto dell’ottimismo per il piano Geithner e i rimbalzi da gatto morto delle Borse, è il seguente: l’amministrazione Obama sta arricchendo a dismisura banche e fondi a spese dei contribuenti senza intervenire realmente verso quegli istituti i cui default potrebbero pregiudicare pesantemente l’intera economia mondiale. Un esempio è quello di BlackRock, uno dei primi due enti privati che hanno aderito al piano di riacquisto degli assets tossici. Sapete qual è il motto di Blackrock? Aderire al piano Geithner per il bene dell’America e contemporaneamente scommettere contro la sua ripresa. Certo non lo troverete stampato sulla brochure informativa, ma è proprio questa la filosofia, tipica del fondo hedge, con cui Blackrock ha approcciato all’ultima mossa del Tesoro Usa per cercare di eliminare dai bilanci di banche e assicurazione gli assets (titoli) tossici che continuano a regalare perdite e svalutazioni a ogni trimestre, con conseguente necessità di intervento della Fed.

Il pericolo del gestore unico l’ho constatato di persona come consulente di parte davanti al tribunale di Milano, dove rappresentavo un consumatore truffato da una SIM. Il gestore finanziario giornalmente esegue un grande numero di operazioni speculative in tutte le direzioni, cercando di sfruttare le tendenze del momento, in continua competizione con gli altri operatori. Alla fine della giornata fa il bilancio delle perdite e degli utili. Se il bilancio è positivo passa alla ripartizione, trattenendo la “parte del leone” come meritato compenso per sé e la società finanziaria dalla quale dipende. La fetta più grande dunque viene fatta vincere al fondo favorito (l’Alpha Fund per BlackRock – hedge fund che nel2008 ha guadagnato il 41%). Il resto va nei fondi dei clienti in ordine d’importanza. le perdite vengono ripartite fra i clienti in ordine inverso.

Laborfonds per BlackRock è un piccolo cliente e niente più. Gli toccheranno le briciole degli utili. E per le perdite? Se si dovranno socializzare perdite speculative per salvare l’economia americana e rieleggere Obama, la cosa più logica è che finiscano a carico dei piccoli fondi. Come Laborfonds.

Queste sono le dure leggi della finanza. E l’esperienza ci dice che alla lunga distanza i fondi tendono a perdere non solo l’inflazione, ma anche parte del capitale. È la storia dei primi fondi lussemburghesi e quella recente dei fondi pensione americani finiti a zero. Basta un evento o un gestore truffaldino (sul mercato ce ne sono parecchi). BlackRock, a parer mio, è uno dei più pericolosi e rischiosi”.

http://www.questotrentino.it/qt/?aid=12208

http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/bolzano/2011/10/fondi-pensione-e-speculazione-finanziaria-lesempio-laborfonds-2.html

Black Rock è anche il nome del brigantino schiavista di Lost

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