Cosa succederà dopo il no del Congresso? Stiamo vincendo la pace? La guerra ci sarà ugualmente?

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Mentre il segretario di Stato John Kerry asseriva lunedì che l’attacco chimico era «innegabile» come lo erano i responsabili, i militari siriani, diversi funzionari dei servizi segreti degli Stati Uniti non erano così certi che l’attacco chimico fosse stato effettuato su ordine di Assad. Alcuni hanno anche riferito della possibilità che i ribelli avessero perpetrato l’attacco in un tentativo cinico e calcolato di attirare l’Occidente in guerra. Questo sospetto non è stato incluso nella relazione ufficiale dell’intelligence.

Associated Press

In Siria dopo due anni di lotta cruenta Assad stava vincendo la guerra civile…ed è quindi perfettamente logico che ad un passo dalla vittoria si metta ad usare armi chimiche contro la propria popolazione allo scopo di farsi attaccare dal più potente esercito del mondo che non aspettava altro. E questo, proprio mentre accoglie una squadra di ispettori ONU che ha invitato ad indagare esattamente sull’uso di gas. Solo per uno stupido questo ragionamento assurdo riesce ad apparire paradossalmente logico. Per fare un esempio comprensibile a tutti immaginiamo una finale calcistica di Coppa dei Campioni – i giocatori della squadra che sta vincendo 5 a zero a 10 minuti dalla fine senza alcun motivo si scagliano sul portiere avversario e mentre un paio lo tengono fermo, tutto il resto della squadra a turno lo sodomizza, dopo che il capitano ha invitato l’arbitro ad avvicinarsi per vedere bene e non avere dubbi circa la doverosissima squalifica. Stessa cosa, con la differenza che a comportarsi così in una guerra non solo finisci per perdere una partita già vinta, ma ti squalificano non solo dal campo, ma anche dal mondo, cioè vai pure a lasciarci la pelle. In effetti, per credere ad una tale completamente inverosimile versione dei fatti una normale quantità di stupidità non basta – è necessario avventurarsi verso le frontiere inumane dell’encefalogramma piatto. Tuttavia, in molti riescono in questa missione impossibile.

Roberto Quaglia

Noi siamo gli Stati Uniti d’America. Non possiamo chiudere gli occhi davanti ad immagini come quelle siriane.

Obama

Avete tranquillamente chiuso gli occhi per Pinochet, Videla, Suharto, Saddam Hussein, Mubarak, Islom Karimov, le truppe saudite che uccidono i manifestanti in Bahrain e quelle egiziane che massacrano un migliaio di manifestanti in Egitto, l’uso del fosforo bianco a Falluja e a Gaza, la distruzione dell’economia e della società greca, ecc., ecc.

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Le cose si stanno mettendo troppo bene. Tutto fila troppo liscio. La guerra sembra allontanarsi. Dovrei essere ottimista, ma ci sono tanti, troppi interrogativi e punti oscuri:

1. Perché l’Arabia Saudita ha promesso PUBBLICAMENTE agli Stati Uniti che avrebbe coperto i costi dell’attacco (come se l’esercito americano fosse una prostituta, o una banda di mercenari, come se i cittadini americani non reagissero con sdegno e ira)?

2. Perché Israele ha bombardato ripetutamente Siria e Libano, rivelando al mondo quanto sia coinvolto nella guerra civile siriana?

3. Perché Kerry ha affermato che Al-Qaeda – la ragione per cui, ufficialmente, hanno “dovuto” istituire una sistema di sorveglianza mondiale – non combatte contro Assad, quando sta scritto su tutti i giornali e, così facendo, ha permesso a Putin di smentirlo all’istante?

4. Perché il Washington Post e il New York Times hanno prima chiesto una no-fly zone e ora stanno invece spiegando ai lettori che Obama non può in alcun modo giustificare un attacco missilistico limitato, un’azione molto ma molto più blanda?

5. Non ho capito perché per attaccare la Siria abbiano aspettato una fase in cui le difese aeree e navali di quest’ultima sono al top (forse non volevano vincere – preferivano un caos permanente –, ma ora hanno capito che stanno per perdere e, in tal caso, il caos avrebbe fine?)

6. Se Obama fosse davvero contro questa guerra, perché si sarebbe circondato di falchi? Per mantenere la facciata con chi cerca di manovrarlo e spingerlo alla guerra?

7. Russia e Cina hanno spiegato in ogni modo che per loro la Siria è come la Polonia per Francia e Regno Unito nel 1939. Assad non sarebbe ancora in sella se non ci fossero milioni di siriani – alawiti, cristiani, kurdi, ossia almeno il 40% della popolazione – che lo vedono come un protettore contro migliaia di jihadisti che torturano, squartano, saccheggiano, massacrano i civili. Questi siriani interpretano la lotta come una questione esistenziale: mors tua, vita mea. Dunque perché insistere, avendo la certezza che sarà una guerra regionale totale con il coinvolgimento praticamente certo di tre superpotenze nucleari?

8. Perché Kerry pensa di poter ottenere una risoluzione ONU favorevole all’attacco sebbene abbiano già dovuto modificare la versione ufficiale e ora accusino certe unità dell’esercito siriano che hanno operato all’insaputa del governo (il che, anche se fosse vero, non giustificherebbe un attacco alla Siria)?

9. Perché Netanyahu pensa di potersi permettere di fare l’arrogante con Putin mantenendo un contegno che, stando ai presenti, non si era mai visto prima?

10. Perché gli Stati Uniti sono pronti ad imbarcarsi in una guerra che ovviamente si espanderà, dato che gli iraniani sanno che se la Siria cade saranno il prossimo bersaglio, pur non avendo i soldi per pagarla e l’appoggio della popolazione?

11. Tutto questo finirebbe all’istante se la popolazione smettesse di pagare le tasse, obbedire agli ordini e lavorare indefessamente nei settori industriali che producono armi e forniscono la logistica per le guerre: perché le masse sono così scioccamente mansuete e incapaci di rendersi conto del loro immenso ed irresistibile potere?

12. Perché Obama ha seguito il ridicolo esempio di Netanyahu con le sue linee rosse che non significano nulla?

13. Davvero Obama non aveva previsto che il Congresso sarebbe stato massicciamente contrario all’attacco? Oppure ci contava?

14. Come si spiega questa dichiarazione del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo iracheno, Hoshyar Zebari, a Baghdad? “Sappiamo che il Presidente degli Stati Uniti è caduto in una trappola che gli hanno teso altri [leggi: neocon e sionisti] e speriamo possa uscire da questa trappola con saggezza

http://www.presstv.ir/detail/2013/09/08/322766/iran-seeks-to-quiet-syria-war-drums-fm/

15. Gli stessi americani hanno ammesso che non hanno prove che sia stato Assad. Come mai questa volta la montatura è così grossolana e per nulla credibile, buona solo per dei boccaloni?

16. Perché gli inglesi hanno un Ed Miliband – una specie di F.D. Roosevelt reincarnato – che dice le cose come stanno e, in pratica, sabota forse irrimediabilmente i piani americani-israeliani, mentre noi abbiamo un Letta che scodinzola dietro Obama e arriva a contraddire la Bonino (umiliandola internazionalmente)?

17. Perché tutto il mondo sa che gli Stati Uniti hanno un sistema di sorveglianza mondiale, combattono un conflitto ogni 40 mesi, hanno la popolazione carceraria di gran lunga più vasta del mondo, usano le loro banche e agenzie di rating per destabilizzare le economie altrui, hanno seguito piuttosto puntualmente la serie di invasioni rivelate dal generale Wesley Clark (Libia, Siria, Iraq, Libano, Somalia, Sudan, Iran) eppure c’è ancora in giro tanta gente che li considera una forza di pace, bene e prosperità? Quanto tonti si può essere? Come si fa a costruire un mondo nuovo con tutti questi tonti tra i piedi?

18. Perché l’amministrazione Obama si è comportata in maniera così contraddittoria da rendere sempre più scettici e cauti i congressisti?

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* Obama doveva ricorrere al voto del Congresso perché non ha credibilità. Una maggioranza di americani ha capito che è un talentuoso e affascinante bugiardo. Ha aggredito ogni singola istanza autenticamente progressista, umanitaria, civile dell’ultimo secolo, fingendo nel contempo di volerle difendere.

Si è circondato di banchieri, mercanti di armi, petrolieri (giocava a golf con il capo della BP mentre dichiarava che le sue trivellazioni erano sicure, una settimana prima dell’ecocidio BP del Golfo del Messico, e ha poi riautorizzato le trivellazioni dello stesso tipo, nello stesso luogo); ha eliminato l’habeas corpus firmando il NDAA che gli permette di arrestare e far scomparire chiunque e ovunque; stila liste di persone da uccidere senza processo (con o senza i droni); affida la copertura sanitaria “rivoluzionaria” da lui introdotta alle cure degli assicuratori privati; pianifica la privatizzazione della previdenza sociale; reprime spietatamente il movimento Occupy; perseguita le gole profonde (whistle blowers); spia tutto il mondo; non ha chiuso Guantanamo né le prigioni segrete della CIA; ordina “fughe” di notizie false per i media e minaccia i reporter seri; dice di non volere guerre e poi le combatte tutte; viola le risoluzioni ONU (es. Libia); cerca di rivitalizzare la menzogna del cambiamento climatico causato dalla Co2 proprio quando i dati ufficiali la screditano e si cercano altre cause. Contemporaneamente sostiene candidamente che non fa nulla di tutto questo. Non c’è mai stato un rinnegato peggiore di lui, mai un impostore, doppiogiochista, corrotto servo del potere peggiore di lui dal 1945 in poi, a capo degli Stati Uniti. Obama e gli Stati Uniti sono una minaccia per il mondo e siamo solo agli inizi. Chi non l’ha ancora capito lo capirà nei prossimi mesi.

L’America è stata catturata da maniaci criminali che hanno istituito centri di tortura in tutto il mondo, bombardano almeno due-tre paesi contemporaneamente se non si sentono insoddisfatti, fanno esplodere l’indebitamento (18mila miliardi di dollari!!!), truccano le statistiche sull’impiego escludendo i milioni di americani che hanno smesso di cercare un lavoro dopo anni di tentativi frustrati. La bancarotta di Detroit è solo uno dei tanti esempi delle politiche fallimentari e suicide imposte dal loro “Washington Consensus”.

In Occidente la democrazia è stata abbandonata in nome del profitto. Quasi tutti gli esseri umani preferirebbero vivere in pace, ma l’avidità di multinazionali e azionisti non se ne curano. Le guerre si susseguono senza soluzione di continuità proprio perché non c’è più democrazia e la volontà dei cittadini viene ignorata. Anzi si fa quasi sempre il contrario di quel che vorrebbe il popolo “sovrano”. La guerra con la Siria farà esplodere il Medio Oriente e incendiare il mondo, ma se poche migliaia di persone ci realizzano un guadagno, allora va tutto bene. L’America è in ostaggio, viene usata come un ariete, come un terminator, come una clava. Bisogna fare qualcosa per fermare questa macchina di distruzione. Bisogna rifare l’America da cima a fondo, e restituirle la sua dignità e la sua vocazione.

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* Putin ha capito che la NATO, lo strumento dei plutocrati occidentali, utilizzando ogni mezzo, sta cercando pretesti per completare l’accerchiamento di Russia e Cina. Ha capito che se lascia andare la Siria e consente che il Medio Oriente sia saccheggiato e spartito tra americani, sauditi e israeliani, sarà la fine del suo paese. I cinesi sono giunti alla stessa conclusione. Per questo difenderanno Siria e Iran dai petrolieri occidentali. È una guerra per le risorse del pianeta (inclusi i soldi nelle nostre tasche), che porterà alla rovina l’umanità e il pianeta, se non la faremo fallire. Finché più persone non superano il loro blocco mentale e accettano che gli psicopatici sono una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, ci continueranno ad essere colpi di stato, sovversioni, rivoluzioni colorate, destabilizzazioni finanziarie, embarghi illegali, continue violazioni del diritto internazionale, guerre “umanitarie”, ecc.

* È chiaro che Assad non ha usato armi chimiche contro la sua gente. Non è mai stato un despota sanguinario e ha cominciato a usare la violenza solo dopo lo scoppio dell’insurrezione. In ogni intervista l’impressione è quella di una persona colta, lucida, posata, per nulla aggressiva nei confronti degli intervistatori, disposta a rispondere anche alle domande più delicate, senza svicolare. Non ha nulla in comune con nessuno dei classici “nuovi Hitler” che abbiamo abbattuto in passato. In ogni caso ora anche gli americani ammettono che non hanno prove contro di lui.

* È altrettanto chiaro che Israele fa comodo agli Stati Uniti, altrimenti l’avrebbero già mollato, o tradito (con una qualche montatura o una campagna mediatica). Questa è una cosa che, anche per colpa dei troppi antisemiti in circolazione – che martellano le teste di tutti con le loro ossessioni sugli ebrei che controllano gli USA e quindi il mondo –, ci ho messo un sacco a capire: Israele continua a esistere solo perché il suo bullismo:

1. arricchisce gli oligarchi (crisi petrolifere, vendite di armi);

2. spaventa le masse e le tiene buone;

3. indebita le popolazioni, asservendole;

4. distoglie l’attenzione dell’opinione pubblica dalle giuste rivendicazioni di giustizia sociale;

5. “rimedia” ai guasti di un modello finanziario predatorio e completamente insostenibile;

6. prospetta scenari di decimazione di una popolazione mondiale che, ridotta in miseria e gonfia di risentimento, potrebbe diventare ingestibile;

Queste sono le ragioni principali; le altre sono marginali o irrilevanti. Non serve perdere tempo chiamando in causa riserve energetiche (la Sicilia probabilmente ha più giacimenti della Siria), gasdotti, balcanizzazioni, programmi nucleari, o altro.

Pensateci bene: è possibile che ogni guerra umanitaria sfoci nel caos permanente, indebolendo preventivamente le ragioni per il successivo intervento? O è più probabile che il caos sia voluto, perché la psicopatia è entropica e sguazza nel caos, detesta l’ordine, le regole, gli stati, vuole la libertà del forte di schiacciare il debole e trarne lauti profitti (neoliberismo)?

Egoismo, stragi, spudoratezza e corruzione (Yan Fu)

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Questo è anche un trionfo della democrazia partecipata in rete. Milioni di persone in tutto il mondo si sono attivate per contrastare la propaganda belligerante e i sondaggi hanno registrato una crescente e massiccia opposizione all’intervento armato in tutto l’Occidente.

Questa potrebbe essere una fase storica ancora più importante della scoperta dell’America. Ragioniamo criticamente, dibattiamo, non subiamo passivamente gli eventi. Finalmente, la Storia siamo anche noi.

I commentatori dei forum dei quotidiani citano le loro fonti, argomentano, contestano e mostrano che non sono più disposti ad accettare acriticamente la linea dell’establishment, che ormai è assolutamente screditato.

Chiamatela RIVOLUZIONE, perché lo è. La Rivoluzione è già qui, anche se è diversa dal solito e non la riconosciamo come tale.

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E L’ITALIA, IN TUTTO QUESTO? E L’EUROPA?
La Ashton (affari esteri europei) ha pensato bene di contraddire Barroso e van Rompuy e quindi la linea dell’Unione Europea, che è fortemente critica rispetto alla prospettiva di un attacco alla Siria, come se rappresentasse il governo Cameron e non l’UE. Un governo federale le avrebbe chiesto di rassegnare le dimissioni, ma purtroppo l’Unione Europea è dominata dagli interessi di alcuni stati egemoni
Letta ha perso un’altra occasione per stare zitto

Ci sono in gioco le vite di 1800 nostri giovani in missione in Libano e noi siamo un paese almeno formalmente sovrano, dottor Letta (che tra l’altro mi dovrebbe spiegare perché prima firma una dichiarazione estremamente aggressiva contro la Siria e poi va a fare il digiuno contro la guerra con il ponetefice).

Questo il parere del vicepresidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella:

Le affermazioni di Catherine Ashton sulla Siria sono equivoche: ”Non si capisce a nome di chi parla e cosa intende per risposta forte e chiara. La baronessa interpreta malissimo il suo ruolo.” Quanto al documento firmato da Letta al G20 per Pittella “il premier è stato incauto, queste decisioni richiedono la legittimazione popolare, vanno discusse in Parlamento”.

http://video.repubblica.it/dossier/rivolta-siria/parlamento-europeo-pittella-ashton-parla-a-sproposito/139405/137946?ref=HRER1-1

La Tienanmen egiziana (700 morti – stima Reuters/New York Times) – mai complici del fascismo!

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Sono a Rabaa – scene di caos e un gran numero di morti. Ospedali da campo pieni di corpi e feriti gravi. Cecchini sparano sulla gente. Non è una operazione di rimozione degli occupanti, è un massiccio assalto militare condotto anche con mitragliatori contro civili in gran parte disarmati.

Tom Rayner, corrispondente per Sky News, twitter

Poliziotti e soldati stanno sparando sui reporter.

Erin Cunningham, inviata per il Global Post

… In realtà noi crediamo che l’amministrazione Obama sia complice del colpo di stato militare, come lo è stata in passato sostenendo la dittatura di Mubarak. È forse il compito dell’esercito “ripristinare la democrazia”? Kerry accetterebbe che il Segretario alla Difesa Hagel intervenisse per rimuovere Obama se si volgessero delle massicce proteste negli Stati Uniti? L’esercito degli Stati Uniti congelerebbe la costituzione e smantellerebbe congresso e senato? Potrebbe nominare un presidente di sua scelta? Questa retorica è molto allarmante, gli americani dovrebbero opporsi ad un’amministrazione che corrompe i loro valori appoggiando la tirannia e la dittatura.

Gehad El Haddad, portavoce dei fratelli musulmani

Il mio sostegno al movimento 30 giugno in opposizione a Morsi è cambiato dopo il colpo di stato militare, che si contrappone a tutte le conquiste e valori della rivoluzione del 25 gennaio. La sua natura mi è diventata chiara quando ho visto l’uccisione di manifestanti, la carcerazione, sequestro e sparizione forzata di migliaia di oppositori del colpo di stato e la chiusura di canali televisivi via satellite. Chiaramente i leader del colpo di stato militare hanno qualcosa da nascondere gli occhi attenti del mondo…. Forse uno dei pochi aspetti positivi del colpo di stato è che ha screditato l’asserzione che lo Stato fosse stato occupato dai fratelli musulmani sotto Morsi. I ministri incaricati della difesa, degli affari interni e esteri e molti altri ministri e titolari di alti incarichi di governo, sono tra i sostenitori del colpo di stato. Sono stati nominati dal Morsi, ma sono tutti oppositori del presidente, del suo partito e della sua comunità…. Le ripercussioni del colpo di stato sulle nascenti democrazie nel mondo arabo saranno distruttive. La gente potrebbe presto perdere la fiducia nel processo democratico, spianando la strada alla rinascita di gruppi estremisti. È terribile immaginare le conseguenze a lungo termine della frustrazione nei confronti della democrazia. Al-Qaeda e i suoi simpatizzanti hanno sempre deriso i Fratelli musulmani, dicendo che nessuna soluzione poteva venire dalle urne, ma solo attraverso proiettili. Il colpo di stato serve a rafforzare i radicali, interrompendo il corso del cambiamento pacifico.

Tawakkul Karman, Nobel nel 2011 per la sua “battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”. Uno dei pochi Nobel per la Pace dissidenti

Egyptian security forces clear protest camps loyal to ousted President Mohamed Morsi, Cairo, Egypt - 14 Aug 2013

Ancora oggi ci sono in giro apologeti degli eccidi egiziani, come ce n’erano nel 1989 in Cina.

Siete spregevoli ora, come erano spregevoli i vostri predecessori. Come quelli che si esaltano per la distruzione della Siria, purché vinca la sua parte preferita e magari invocano un intervento armato: distruggere una nazione per poterla salvare!
La NATO in Siria e in Libia, le forze armate alleate della NATO in Egitto.

Con che coraggio condannate Assad e non al-Sisi, generale golpista? Solo perché i media vi hanno insegnato a disprezzare l’uno e ad apprezzare l’altro? E’ questa la vostra maturità cognitiva e morale? Bene vs. Male come nei Marvel Comics?

E voi, marxisti pro-golpe, siete d’accordo con le forze armate che arrestano gli operai delle acciaierie in sciopero?

http://menasolidaritynetwork.com/2013/08/12/egypt-appeal-for-solidarity-after-steel-workers-arrested-by-army/

Martin Rowson 16.08.13

Questo è il fascismo. Le reazioni (virtualmente inesistenti – perché Obama non ha minacciato di interrompere il gigantesco flusso di dollari che arriva annualmente all’esercito egiziano?) dei leader occidentali indicano che quello che sta succedendo in Egitto è un’anteprima di quello che accadrà in Occidente, se le popolazioni si ribelleranno all’austerità e alla dittatura dei mercati.

http://www.flickr.com/photos/mosaaberising/sets/72157635071774090/page2/

E’ quel che succede quando si arresta un presidente democraticamente eletto e lo si sostituisce con il capo delle forze armate. La situazione in Egitto non può essere risolta con eccidi a scadenza mensile (massacro dell’8 luglio, massacro del 27 luglio, massacro del 14 agosto). Il Medio Oriente e il Nord Africa sono in fiamme, l’Europa del sud è in bancarotta. L’Occidente sta militarizzando le sue forze di polizia e smantellando welfare e stato di diritto. Chi dobbiamo ringraziare se non la mafia finanziaria che ha eliminato ogni contrappeso alla competizione più sfrenata dove i forti stabiliscono le regole con cui schiacciare i deboli e i deboli sono troppo divisi per opporsi allo stillicidio? La democrazia sta scomparendo e le guerre si moltiplicano, prevedibilmente. L’unica via di uscita è eliminare le divisioni di classe, etnia, fede, ecc. e unire il genere umano contro questa minaccia esistenziale.

Euronews mostra cecchini mascherati sui tetti che sparano sulla folla, inclusi i reporter e cameraman egiziani e stranieri, uccidendo civili disarmati.

Dei 18 nuovi governatori provinciali nominati in questi giorni, la metà è composta di generali in pensione.

Tutto questo dimostra che Karman ha ragione. La stupefacente facilità e rapidità con cui i generali si sono ripresi l’Egitto mostra non c’era assolutamente alcuna possibilità che i Fratelli Musulmani potessero instaurare una dittatura, come gli oppositori li hanno accusati di voler fare: l’esercito non ha mai perso il controllo del paese. Hanno solo atteso il momento giusto per mettere fuori gioco i loro unici oppositori, i fratelli musulmani.

I quali, tra l’altro non hanno aggiunto alcun articolo islamico alla Costituzione. Le clausole aggiuntive sono state inserite dal Partito Nour degli islamisti radicali, che è schierato coi liberali nella lotta contro i fratelli musulmani (!!!).

Sorprendentemente (o forse no, forse ci vorrebbe più cinismo nei confronti della maggioranza degli occidentali) molti, in Occidente, non si chiedono come mai i nemici di Al-Qaeda siano quasi sempre i nemici di Washington

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/14/le-singolari-antipatie-di-al-qaeda/

e come mai i nemici dei salafiti siano quasi sempre i nemici di Israele

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/24/leader-della-rivolta-anti-assad-condivide-le-mie-preoccupazioni-sulla-siria/

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Morsi ha un dottorato in scienze dei materiali preso negli Stati Uniti, dove ha anche insegnato per un paio di anni.

Il generale golpista al-Sisi, addestrato negli Stati Uniti e nel Regno Unito, addetto militare egiziano in Arabia Saudita, ha una moglie  che indossa il niqab.

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È da almeno un anno che circolano voci di una sanguinosissima guerra civile/rivoluzione nel futuro dell’Egitto e in effetti questo sembra proprio il preludio. Gli egiziani hanno dimostrato una grandissima maturità nel 2011 e anche ora, scegliendo la strada della protesta nonviolenta. A me pare che abbiano dato una lezione di civiltà al mondo, anche se l’Occidente li tratta come umani di serie B.

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Mick Deane, ucciso dai cecchini, come pure Sohip Saad (fotografo) e Habiba Ahmed (giornalista)

Ma vedo che le cose si mettono sempre peggio.

Il generale golpista al-Sisi ha definito terroristi i suoi oppositori

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Egitto-dai-militari-appello-a-manifestazioni-venerdi-contro-il-terrorismo_32427199797.html

la Corte internazionale per i crimini nella ex-Jugoslavia ha stabilito che nessun generale jugoslavo è processabile se non esiste una prova inconfutabile che abbiano ordinato un massacro (Hitler sarebbe stato scagionato per mancanza di prove riguardo al suo ordine di perpetrare l’Olocausto) – sentenza che stabilità un precedente:

http://www.theguardian.com/law/2013/aug/13/hague-war-crimes-ruling-prosecutions-serb

Una domanda per il cosiddetto “campo laico” in Egitto: riuscirete ad assimilare i principi democratici o avete intenzione di ricorrere ai militari ogni volta che perdete le elezioni?

Altre decine di morti si sommano a quelle precedenti.

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cecchini sul tetto di uno degli edifici dell’intelligence egiziana

L’impressione è che qualcuno voglia istigare una guerra civile in Egitto, dividendo la popolazione lungo una frattura insanabile che va ben al di là della figura di Morsi e che potrebbe essere il preludio all’ennesima balcanizzazione/destabilizzazione semi-permanente di una nazione geostrategicamente fondamentale e scomoda.

Qualcuno vuole un Egitto frantumato, polarizzato, ridotto a un mosaico di settarismi, come la Libia e la Siria (e presto la Tunisia): un paese ingovernabile, diviso, debole, alla mercé dei suoi vicini.

Questo qualcuno ha trovato complicità tra i soliti privilegiati che hanno tutto da perdere da una redistribuzione delle risorse egiziane e da una progressiva opera di trasparenza sul passato regime e sulle sue connivenze.

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Chi potrà mai essere questo qualcuno?

La nomina dell’ambasciatore Robert S. Ford, già assistente di John D. Negroponte a Baghdad nel 2004/2005 e nominato a Damasco pochi mesi prima dello scoppio dell’insurrezione, nel 2011, è di pessimo auspicio: “Negroponte è una figura controversa per il suo coinvolgimento nei finanziamenti occulti ai Contras e l’occultamento degli abusi contro i diritti umani commessi da agenti addestrati dalla CIA in Honduras negli anni ottantahttp://it.wikipedia.org/wiki/John_Negroponte

http://www.nytimes.com/2013/08/05/world/middleeast/kerry-picks-former-syria-envoy-as-ambassador-to-egypt.html

Israele e l’esercito egiziano collaborano nel Sinai

http://www.repubblica.it/esteri/2013/08/10/news/egitto_gruppo_islamico_sinai_colpiti_da_raid-64581076/

e a Gaza

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Egitto-valico-Rafah-con-Gaza-chiuso-da-domani-per-fine-Ramadan_32470408039.html

Israele sta commettendo un errore fatale: destabilizzando ogni singolo paese confinante si ritroverà circondato da un odio inestinguibile. Prima o poi si formerà una coalizione di popoli arabi risoluti a porre fine una volta per tutte alle ingerenze sioniste, sconfiggendo Israele e costringendolo a più miti consigli. Purtroppo Israele non potrà mai accettare una sconfitta e la fine dei suoi sogni egemonici (cf. Grande Israele) e affonderà assieme ai suoi sogni di grandezza.

Intanto il Bahrein si prepara a classificare come terroristi i manifestanti contro il regime, con il sostegno dell’Arabia Saudita, nemica giurata dei fratelli musulmani e dell’Iran

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/12/il-bahrein-si-prepara-al-suo-tamarod-tra-nuovi-decreti-repressivi/680101/

Il precedente algerino si è concluso con 100mila morti – e non c’erano in ballo Suez e la Palestina-Sinai.

I fratelli musulmani non si faranno estromettere dalla vita politica egiziana senza lottare. Sanno che il loro futuro sarebbe la clandestinità, la persecuzione, la tortura, l’imprigionamento, la “sparizione”, come ai tempi di Mubarak e delle sue “forze di sicurezza” addestrate dall’FBI (gli americani pensano davvero che le stesse tecniche impiegate dalla CIA e dall’FBI all’estero non saranno mai impiegate contro di loro?):

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/wikileaks/8314475/WikiLeaks-Egyptian-torturers-trained-by-FBI.html

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Il golpe in Egitto è da considerarsi come un tentativo di congelare la Primavera araba. La Fratellanza ha perso il suo avamposto più importante. Nello stesso tempo i fondi finanziari a disposizione dell’Arabia Saudita, del Kuwait e degli Emirati superano di gran lunga le disponibilità del Qatar che sostiene i Fratelli. Eppure in tutto questo c’è la possibilità di una spirale nuova. Nel triangolo Iran (sciiti) – Arabia Saudita (salafiti) – Turchia (Fratellanza musulmana) può accadere un cambio di alleati piuttosto interessante. Se prima l’Arabia Saudita si univa in alleanza alla Turchia contro il pericolo sciita, ora la base della coalizione può cambiare. A fronte della «reazione» la Fratellanza e gli sciiti possono avvicinarsi. Inoltre la vittoria della reazione in Egitto non è per niente scontata. A differenza di Nasser il generale al-Sisi non ha una propria ideologia. Quanto ai leader liberali e tecnocrati, la loro autorevolezza non basta per mantenere il potere. L’attuale governo dipende dai troppo numerosi player esterni: i miliardari che desiderano far tornare non solo il capitale investito, ma farsi risarcire le perdite subite nella rivoluzione, i militari, i liberali, le minoranze religiose e i radicali – salafiti. Il governo, semplicemente, non potrà durare con tanti interessi da considerare inderogabili.

http://networkedblogs.com/O6y3B

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Obama NON ha tagliato i finanziamenti all’esercito egiziano, la Danimarca ha interrotto ogni forma di collaborazione con il regime golpista, l’Arabia Saudita lo copre d’oro

UN’INVEROSIMILE INTERPRETAZIONE ALTERNATIVA DEGLI EVENTI
L’esercito egiziano, che è sovvenzionato dal Pentagono-Casa Bianca e collabora con Israele in ogni circostanza, sarebbe intervenuto per bloccare una sovversione dell’Egitto da parte della NATO, che è controllata dal Pentagono-Casa Bianca…

http://aurorasito.wordpress.com/2013/08/15/stato-di-emergenza-in-egitto-per-sventare-la-sovversione-della-nato/

Gli islamofobi devono pur trovare un qualche appiglio per giustificare quasi 700 morti (più i 2-300 precedenti). La ragione implode, il fanatismo abbaglia l’intelletto.

I fatti sono che Al Nour (salafiti egiziani) ha appoggiato il golpe e continua a farlo anche dopo i massacri di musulmani:
http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-811a63d0-b287-4178-9fa0-840a2b27862c.html
Gli islamisti salafiti (la destra islamica) sono alleati dei militari contro i fratelli musulmani, non ci si può girare intorno – le loro decisioni parlano per loro:

“Fanno parte del fronte di piazza Tahrir con i giovani Tamarrud soltanto per concorrenza islamica con la Fratellanza: pensano sia il modo migliore per conquistare i cuori e le menti dei tanti musulmani egiziani delusi da Morsi. Il richiamo alla purezza dell’Islam dei primordi da parte di un movimento come quello dei Salafiti che conta secoli di Storia non è argomento di poca suggestione per tutti quei credenti che devono confrontarsi con la corruzione e le storture del consumismo. Anche nel “laico” Egitto”.

http://www.geopolitica-rivista.org/22817/i-salafiti-in-ascesa-nellegitto-del-golpe-laico/

I nemici di Assad e di Hezbollah sono anche nemici di Morsi. Uno potrebbe farci qualche riflessione al riguardo…

Omaggio ad Ahmadinejad – le parole che nessun politico italiano pronuncerà mai

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https://twitter.com/stefanofait

Rohani è stato definito “moderato” e “ragionevole” dalla stampa italiana. Le sue prime dichiarazioni:
1. Sanzioni ingiuste e ingiustificate;
2. Iran non sospenderà l’arricchimento dell’uranio;
3. Negoziati con gli Usa a condizione che riconoscano i diritti legittimi dell’Iran;
4. Iran contrario a ingerenze straniere in Siria;

Non vedo, francamente – e me ne compiaccio -, alcuna differenza rispetto al “grande demone” Ahmadinejad: l’uomo che ha promosso la causa della sovranità e dignità palestinese, che ha difeso il welfare, che voleva sviluppare l’economia iraniana, modernizzare il paese, ottenere una condanna delle politiche di Israele da parte delle Nazioni Unite, promuovere le donne in politica ai più alti incarichi, riformare le Nazioni Unite, contenere i costi della politica, denunciare i complotti della NATO e di Israele in Medio Oriente:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/06/16/ex-ministro-degli-esteri-francese-uk-e-israele-non-usa-hanno-ordito-linsurrezione-siriana/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

…già, CHE SCHIFO!

 Ahmadinejad è stato accusato di populismo. Negli ultimi 40 anni, chiunque desideri fare qualcosa per i cittadini (es. investire in infrastrutture e in programmi di welfare) e arginare il potere delle oligarchie è condannato come populista dalle “democrazie” occidentali e dai loro media. L’Occidente è diventato una parodia orwelliana: la guerra (umanitaria) è pace, la schiavitù (flessibilità/precariato) è libertà, l’ignoranza (propaganda dei media) è forza, la democrazia è populismo, l’oligarchismo è democrazia e va esportato con la forza.

Ahmadinejad non ha mai dichiarato che l’Iran avrebbe distrutto Israele: si è limitato ad osservare che, continuando così, il sionismo avrebbe causato la sua distruzione, il che dovrebbe essere evidente a tutti e sottoscritto da tutte le persone che non hanno perso la bussola morale [«… questo regime occupante Gerusalemme è destinato a scomparire dalla pagina del tempo… » – «…per quanto concerne le atrocità israeliane nei territori occupati, il regime criminale che sta sfruttando la ricchezza dell’oppressa nazione palestinese e sta uccidendo innocenti da 60 anni, ha raggiunto la sua fine e sparirà dalla scena politica…» – chi non è d’accordo è meglio che si domandi quale sia la misura del lavaggio del cervello che ha subito].
È un ingegnere forse di discendenza ebraica persiana che ha evitato di creare un culto della personalità intorno a lui (Obamamania), è stato sindaco di Tehran (Obama diviene presidente senza l’esperienza necessaria a guidare la superpotenza egemone), usa i proventi petroliferi per varare una serie di programmi per aiutare disoccupati e giovani coppie (Obama ha salvato le banche zombie). Ha condotto una vita sobria (ogni tour di Obama costa decine di milioni di dollari).
Il suo slogan elettorale è “è possibile e possiamo farlo” (yes we can), si è battuto per eliminare il potere di veto delle grandi potenze sulle decisioni che riguardano l’intera umanità, ha promosso il legittimo e legale programma atomico civile iraniano a dispetto di sanzioni internazionali (che erano e restano illegali e un giorno saranno considerate un crimine contro l’umanità, come l’infame embargo all’Iraq). Ha continuato a finanziare Hezbollah (ritenuto un’organizzazione terroristica da quelle nazioni che si rifiutano di condannare le azioni terroristiche di Israele). Ha cercato di indebolire il potere dei conservatori in Iran e, per questo, lui ed i suoi fedelissimi sono diventati il bersaglio di una campagna prima denigratoria e poi giudiziaria per stroncare ogni prospettiva che un “Ahmadinejadista” arrivi di nuovo al potere. Ha fatto eleggere ad alti incarichi il maggior numero di donne nella storia dell’Iran (o della storia italiana). Nei confronti delle proteste di piazza non si è comportato diversamente da Erdogan, che non pare aver perso il sostegno delle democrazia occidentali, e meglio del governo del Bahrein o dello Yemen, alleati di ferro dell’Occidente.

Per tutte queste ragioni, la demonizzazione di Ahmadinejad da parte di governi alleati delle teocrazie e monarchie assolutiste del Golfo Persico e di Israele è una delle grandi infamie del nostro tempo.

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L’Occidente non ha voluto ascoltare questo discorso, rivolto da Ahmadinejad all’assemblea delle Nazioni Unite. Se omettessi di dire che sono le sue parole, qualcuno potrebbe credere che siano uscite dalla bocca di papa Francesco, o di un segretario generale dell’ONU più coraggioso ed indipendente degli altri.
Ora che la vendetta degli ayatollah si sta per abbattere su chi ha osato sfidarli
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Iran-Ahmadinejad-a-novembre-in-tribunale-per-denuncia-presidente-parlamento_32305219693.html

mi pare il momento opportuno per riproporre questo splendido appello all’umanità, che rimane tale a prescindere da ciò che uno possa pensare dell’ex presidente iraniano (giudizi non certo immuni dalla pesante ed unilaterale cappa mediatica occidentale).

“Le culture originali e preziose che sono l’esito di secoli di sforzi e sono il punto d’incontro dell’amicizia degli uomini e dei popoli e sono motivo di varietà e di ricchezza culturale e sociale sono minacciate ed in via di estinzione.
Con l’umiliazione e la distruzione sistematica delle identità culturali si propina alla gente un tipo di vita senza identità personale e sociale.
Le masse popolari non hanno mai desiderato fare conquiste ed ottenere con la guerra ricchezze mitiche. I popoli non hanno divergenze, non hanno avuto nessuna colpa nei fatti amari della storia, sono stati solo ‘le vittime’.
Io non credo che le masse musulmane, cristiane, ebraiche, induiste, buddiste ed ecc… abbiano dei problemi fra di loro. Loro si amano facilmente, vivono in una atmosfera di amicizia, e vogliono tutti purezza giustizia ed affetto.
In generale le richieste dei popoli sono sempre state positive e l’aspetto comune tra di loro, è la loro propensione per istinto verso la bellezza e le virtù divine ed i valori umani.
È giusto dire quindi che la responsabilità dei fatti amari della storia e delle condizioni inconvenienti di oggi, è della gestione del mondo e dei potenti del mondo che hanno venduto l’anima a Satana.
L’ordine mondiale di oggi è un ordine che ha le sue radici nel pensiero anti-umano dello schiavismo, nel colonialismo vecchio e nuovo, ed è responsabile della povertà, della corruzione, dell’ignoranza, dell’ingiustizia e della discriminazione diffusa in tutte le parti del mondo.
La gestione attuale del mondo ha delle caratteristiche ed io ne voglio citare qualcuna.
Primo: è basata sul pensiero materiale e per questo non sente il dovere di rispettare i principi morali.
Secondo: è basato sull’egoismo, l’inganno e l’odio.
Terzo: effettua una classificazione degli uomini, umilia certi popoli, usurpa i diritti di altri ed è basata sul dominio.
Quarto: è alla ricerca della diffusione del dominio attraverso l’intensificazione delle divisioni e delle divergenze tra i popoli e le nazioni.
Quinto: cerca di concentrare nelle mani di pochi paesi il potere, la ricchezza, la scienza e la tecnologia umana.
Sesto: l’organizzazione politica dei centri principali del potere mondiale, è basata sul dominio e sulla forza che un paese ha e che è superiore a quella di altri paesi. Gli enti internazionali pertanto sono centri per acquisire potere, ma non per creare pace e servire tutti i popoli.
Settimo: il sistema che domina il mondo è discriminatorio e basato sull’ingiustizia.
Come deve essere il nuovo ordine mondiale?
Amici e colleghi cari!
Cosa bisogna fare? Qual’è la soluzione? Non c’è dubbio che il mondo ha bisogno di nuovo pensiero e nuovo ordine. Un ordine in cui:
1- L’uomo venga riconsiderato la più eccelsa creatura divina e ad esso venga riconosciuto il diritto di avere una vita caratterizzata da aspetti sia materiali che morali e venga riconosciuto il valore elevato della sua anima e venga riconosciuta legittima la sua propensione istintiva alla giustizia ed alla verità.
2- Invece dell’umiliazione e della classificazione degli uomini e delle nazioni, si pensi alla rinascita della dignità e del carattere sacro dell’uomo.
3- Si cerchi di creare, in tutto il mondo, pace, sicurezza stabile e benessere.
4- La nuova struttura venga costruita sulla base della fiducia e dell’amore tra gli uomini, si cerchi di avvicinare i cuori, le menti, le mani ed i governanti imparino ad amare la gente.
5- Venga applicato un unico standard nelle leggi e tutti i popoli vengano presi in considerazione alla pari.
6- Coloro che gestiscono il mondo si sentano al servizio della gente e non superiori alla gente.
7- La gestione venga considerato un incarico sacro affidato dalla gente alle persone e non una opportunità per arricchirsi.
Come si realizza il nuovo ordine?
Signor Segretario, Signore e Signori!
– Un ordine del genere può realizzarsi senza la cooperazione di tutti alla gestione del mondo?
– È chiaro che queste speranze avranno una probabilità per avverarsi solo quando tutte le nazioni inizieranno a pensare in dimensione internazionale e saranno seriamente decise a partecipare all’amministrazione del mondo.
– Con l’aumento del livello di consapevolezza, ci sarà sempre una maggiore richiesta per una nuova gestione del mondo.
– Questa è l’era dei popoli e la loro volontà sarà determinante per il domain del mondo.
Pertanto è degno un impegno collettivo in queste direzioni:
1) Fare affidamento al Signore ed opporsi con tutta la forza alle ambizioni ed a coloro che vogliono più di quanto spetta loro per isolarli ed indurli a rinunciare al vizio di voler decidere al posto dei popoli.
2) Credere nell’aiuto divino e cercare di compattare ed avvicinare le comunità umane. I popoli ed i governi eletti dai popoli devono credere fermamente nelle proprie capacità e devono avere la forza per lottare contro il sistema ingiusto vigente e difendere i diritti umani.
3) Insistere nell’applicazione della giustizia in tutte le relazioni e rafforzare l’unità e l’amicizia, ampliare le relazioni culturali, sociali, economiche e politiche nell’ambito delle ong e delle organizzazione specializzate, in modo da preparare il terreno fertile per l’amministrazione collettiva del mondo.
4) Riformare la struttura dell’Onu sulla base degli interessi di tutti ed il bene del mondo intero. Bisogna ricordare che l’Onu appartiene a tutti i popoli e per questo discriminare i membri è una grande offesa alle nazioni. L’esistenza di differenze, vantaggi, diritti e privilegi non può essere accettabile, in nessuna forma ed in nessuna misura.
5) Cercare di produrre leggi e strutture basate sempre più sulla letteratura dell’amore, della giustizia e della libertà. L’amministrazione collettiva del mondo è una garanzia per la pace stabile”.
http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/113960-onu-ahmadinejad-propone-nuovo-rinascimento,-%E2%80%98ricollocate-al-centro-dell%E2%80%99universo-l%E2%80%99uomo-e-la-sua-dignit%C3%A0%E2%80%99-discorso-completo

AmeriKarma / Obamamania

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Il fatto che un certo comportamento sia comune non lo rende meno corrotto. In effetti…chi è al potere conta sulla volontà dei cittadini di assuefarsi alla corruzione, diventando insensibili, indifferenti alla sua illiceità. Una volta che un tale comportamento è percepito come la norma, si trasforma nella mente delle persone da qualcosa di sgradevole in qualcosa di accettabile. Molte persone credono di comprovare la loro sofisticatezza nell’esprimere una cinica indifferenza verso le malefatte dei potenti, in quanto sono così diffuse. Questo cinismo – “oh, non essere ingenuo: lo fanno tutti, sempre” – è proprio ciò che permette ad un comportamento distruttivo di prosperare incontrastato.

Glen Greenwald, 8 settembre 2012

Martedì notte la PBS ha mandato in onda il suo programma Frontline con un nuovo report di un’ora su uno dei più grandi e vergognosi fallimenti dell’amministrazione Obama: la totale mancanza anche di un singolo arresto o procedimento contro i maggiori banchieri di Wall Street per le frodi sistemiche che hanno accelerato la crisi finanziaria del 2008, una crisi che affligge milioni di persone nel mondo. Quello che il programma ha mostrato è che il dipartimento della giustizia di Obama, in particolare Lanny Breuer, capo della Criminal Division, non ha nemmeno provato a considerare responsabili i criminali d’ alto livello.

Quello che hanno fatto i funzionari della giustizia di Obama è esattamente quello che fecero di fronte ai crimini di torture e intercettazioni senza mandato dell’ era Bush: ovvero, hanno agito proteggendo le fazioni più potenti della società di fronte ad evidenti prove di gravi crimini. Infatti, le elite finanziarie non solo hanno ricevuto l’ immunità per le loro frodi, ma ci hanno guadagnato, mentre gli americani comuni continuano a soffrire degli effetti di questa crisi.

Ancora peggio, i funzionari della giustizia di Obama hanno sia protetto che onorato questi oligarchi di Wall Street (i quali hanno largamente supportato la campagna presidenziale di Obama del 2008) mentre allo stesso tempo perseguivano ed arrestavano gli impotenti americani per trasgressioni minori. Come ha suggerito due settimane fa Larry Lessing, insegnante di legge ad Harvard, esprimendo rabbia per la persecuzione del Dipartimento di Giustizia contro Aaron Swartz: “viviamo in un mondo dove gli architetti della crisi finanziaria vanno regolarmente a cena alla Casa Bianca.” (Infatti, come ne “Gli Intoccabili”, nessun grande dirigente di Wall Street è stato perseguito, al contrario di “molti piccoli broker, stimatori di prestiti e compratori di case”)

Glenn Greenwald

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/jan/23/untouchables-wall-street-prosecutions-obama

Gli Stati Uniti, paladini dei diritti umani nel mondo, salvo che nel Bahrein, nello Yemen o in Arabia Saudita dove la popolazione può essere uccisa, torturata e imprigionata dai rispettivi regimi senza che l’amministrazione Obama alzi un dito (al contrario, li arma): “Questo tiranno è OK, sta con noi!”

Nella lunga, squallida storia della CIA, figura anche la distruzione di videoregistrazioni di prigionieri interrogati per eliminare le prove del suo impiego di tecniche di tortura (Robert Fisk, “Torture doesn’t work, as history shows”, The Independent, 2 febbraio 2008).

A dicembre del 2012 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha finalmente reso giustizia a un cittadino tedesco, Khaled el-Masri, rapito nel 2004 dalla CIA ed inserito nel labirinto di prigioni segrete americane, per poi essere torturato in Macedonia da agenti della CIA, con la connivenza dello stato macedone, a causa del suo nome, simile a quello di un militante jihadista, Khalid al-Masri. Ci sono voluti mesi di tortura prima che la CIA capisse che era la persona sbagliata e lo abbandonasse in Albania, sul ciglio di una strada. Né la Germania né gli Stati Uniti hanno mai inteso quantomeno compensare quest’uomo per l’orrore subito.

Kathryn Bigelow, la Leni Riefenstahl dei nostri tempi, viene celebrata per la sua spettacolarizzazione propagandistica – esteticamente superba – delle guerre (“The Hurt Locker”) e della tortura come mali necessari e minori e perciò accettabili (Zero Dark Thirty”)

Altre apologie della tortura, come le serie tv “24” e “Homeland” hanno massaggiato le coscienze del pubblico statunitense e anche degli stessi soldati all’estero. Torin Nelson, un interrogatore con 16 anni di esperienza ha riferito di essere stato testimone dell’influenza che “24” ha avuto ad Abu Ghraib e Guantanamo.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/20/linconcepibile-samuel-l-jackson-jack-bauer-e-la-tortura-ragionevole/

Così, mentre il pubblico italiano si scandalizza con “Diaz” ed il Parlamento italiano cerca finalmente di far conformare le normative italiane a quelle europee ed internazionali, introducendo uno specifico reato di tortura, Obama può permettersi di nominare come nuovo direttore della CIA John Brennan, un incarico che aveva già ricoperto al tempo dell’amministrazione Bush. Brennan è favorevole alla tortura, alla cattura, deportazione e detenzione clandestina di persone sospettate di essere affiliate ad organizzazioni terroristiche (extraordinary renditions), alle strategie di uccisione mirata (con droni o sicari) di sospettati e al programma di sorveglianza dei cittadini americani tramite intercettazioni da parte dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale. Brennan è lo stesso funzionario che ha dichiarato che i droni americani non avevano ucciso civili pachistani e che Osama Bin Laden aveva usato sua moglie come scudo: due affermazioni poi appalesate come menzogne (Glenn Greenwald, “John Brennan’s extremism and dishonesty rewarded with CIA Director nomination”, The  Guardian, 7 gennaio 2013).

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Come se ciò non bastasse, grazie alle leggi che “costringono” l’amministrazione pubblica americana (per la verità a sua ampia discrezione) a rendere disponibili certe documentazioni riservate ed agli sforzi di varie organizzazioni per i diritti civili, siamo venuti a sapere che, negli Stati Uniti, le forze di polizia e gli agenti del dipartimento per la sicurezza interna (Department of Homeland Security, DHS) hanno collaborato e, verosimilmente, continuano a collaborare con i servizi di sicurezza delle banche per sorvegliare, arrestare e neutralizzare quei cittadini americani “colpevoli” di protestare pacificamente contro il sistema (Occupy Wall Street). Le strategie preparate congiuntamente contemplavano (contemplano?) anche l’uccisione da parte di cecchini di alcuni leader del movimento di protesta, in quanto classificati come “minaccia terroristica”. Poiché precedenti richieste di accesso a queste informazioni erano state rifiutate, il sospetto è che questa improvvisa generosità sia motivata da ragioni di deterrenza: nessun leader di un movimento di protesta si sentirà più al sicuro (Naomi Wolf, The Guardian, 29 dicembre 2012).

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/dec/29/fbi-coordinated-crackdown-occupy

L’FBI non è mai stato migliore della CIA
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/21/lfbi-organizza-e-sventa-la-maggior-parte-degli-attentati-terroristici-islamici-sul-suolo-americano-ricerca-della-ucla/

Non mi risulta che Obama si sia espresso in merito.

Se la gente pensa che è più o meno ‘normale’ che l’FBI (e le banche) sia coinvolto in un complotto che prevede anche la possibile soppressione di leader di un movimento popolare – (i fratelli Kennedy? Martin Luther King?) –  e sceglie di starsene zitta, proteggendo quindi questi potenziali assassini, non c’è davvero più alcun limite invalicabile per le autorità: tutto diventa possibile, con la tacita connivenza di milioni di americani.

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Il governo americano sta cancellando i confini della legalità, all’estero e in patria, ad un ritmo che ha subito una forte accelerazione dal 2001 (ricordo ai lettori che Osama Bin Laden era ricercato dall’FBI per l’attentato del 1998 alle ambasciate americane di Tanzania e Kenya, non per l’attacco dell’11 settembre). Ora si spiano le comunicazioni dei cittadini senza dover ottenere alcuna autorizzazione, la detenzione a tempo indeterminato di cittadini senza alcuna incriminazione e senza che l’arrestato possa rivolgersi ad un avvocato è stata codificata in legge (NDAA). È persino legale uccidere cittadini americani (Anwar al-Awlaki, colpevole di avere un blog e di pubblicare video jihadisti su youtube; suo figlio sedicenne, colpevole di essere suo figlio), senza prove di un loro coinvolgimento in attività terroristiche (Scott Shane, U.S. Approves Targeted Killing of American Cleric, New York Times, 6 aprile 2010; Glen Greenwald, “The due process-free assassinations of U.S. citizens is now reality, Salon, 30 settembre 2011). Si prevede che i cieli statunitensi saranno solcati da 30mila droni, entro il 2015, per una spesa di 5 miliardi di dollari nel solo 2012: soldi dei contribuenti che serviranno a spiare i contribuenti. Si discutono leggi per bloccare internet in maniera selettiva e ormai il dominio semantico del termine terrorista si è esteso al punto da identificare come terroristi chiunque parteciperà ad eventuali rivolte urbane come quelle inglesi dell’estate del 2011.

Da maggio del 2010, Bradley Manning è in stato di arresto e ha subito un trattamento che un relatore dell’ONU ha definito crudele, disumano e degradante. 900 giorni di detenzione senza che si stabilisse la data del processo. Persino un giudice militare ha dato ragione ai suoi avvocati difensori (contestati invece da Obama in persona, che aveva dichiarato il trattamento di Manning “interamente appropriato”): lui ha subito gravi violazioni dei suoi diritti e della sua integrità psico-fisica per aver denunciato crimini di guerra americani, invece una delle figure maggiormente coinvolte in quei crimini, Brennan appunto, riceve in premio la nomina a direttore della CIA: questa è l’America di Obama, cari obamofili!

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Stando ai parametri a cui gli Stati Uniti dichiarano di attenersi, il loro atteggiamento e le loro azioni verso l’Iran sarebbero considerate sufficientemente aggressive da giustificare una ritorsione. Hanno ucciso (o collaborato alla loro uccisione) i suoi ingegneri, invaso il suo spazio aereo con robot killer, parcheggiato in pianta stabile navi da guerra davanti alle sue coste, cercato di demolire il suo programma atomico (legittimo e legale!) con dei virus che tra l’altro rischiano di diffondersi nella rete internet planetaria con conseguenze catastrofiche, circondato il paese con basi militari, finanziato gruppi terroristici e movimenti secessionistici atti a destabilizzare il paese, organizzato almeno un colpo di stato contro un loro governo democraticamente eletto (gettando le basi per la successiva rivoluzione khomeinista).

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Non sono chiari gli obiettivi della guerra di droni nell’Asia Centrale: uccidere tutti i maschi in età da combattimento? Domandiamoci una buona volta se esista una differenza morale di qualche rilievo tra giustiziare i “nemici pubblici” gettandoli in mare da un elicottero o un aereo (Pinochet/Videla) e farli saltare in aria a terra con un robot volante (Obama).

Come possiamo sapere se quelli che vengono massacrati siano “terroristi armati”? Di cosa sono accusati dato che non sono stati identificati? In base a quali prove sono stati riconosciuti colpevoli? Solo perché lo dice il governo? I cittadini che prendono per buono tutto quel che dice il governo in casi di vita o di morte non sono più adulti responsabili, ma seguaci, robotoidi inebetiti dal tribalismo (“mi fido del mio capo-tribù, diffido degli altrui capi-tribù”), intossicati dalla credenza nella intrinseca superiorità della loro civiltà quanto i nazisti lo erano rispetto alla loro razza. Finché resteranno immobili non si accorgeranno di avere delle catene.

Chi difenderà questi uomini-pecora se diventeranno i prossimi bersagli? Chi può sentirsi davvero al sicuro? Il programma di omicidi mirati arriverà anche nelle nostre città?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/28/children-of-men-i-figli-degli-uomini-un-film-preveggente/

Gli iracheni morti direttamente ed indirettamente a causa dell’invasione occidentale [Guerra al Terrore] sono alcune centinaia di migliaia, senza contare quelli morti per il precedente embargo (non diversamente da quel che rischia di succedere in Iran) e i quasi 2 milioni di rifugiati.

Chi sono i veri terroristi? Una Guerra al Terrore senza soluzione di continuità, senza la certezza che le vittime siano colpevoli di alcunché, portata avanti anche con la tortura, con l’invasione ed occupazione di nazioni sovrane, il rogo degli altrui testi sacri, l’urina sparsa sui cadaveri dei nemici, la morte che piove dal cielo indiscriminatamente su chiunque si trovi al posto sbagliato nel momento sbagliato (applicando il principio giuridico medievale germanico della colpa collettiva, Sippenhaftung, già recuperato dai nazisti) non è forse un colossale atto di terrorismo ai danni dell’umanità? È un gigantesco crimine contro l’umanità. Miliardi di dollari spesi per dimostrare la nostra bontà, superiorità e moralità alle vittime, siano esse musulmani all’altro capo del mondo o indignati nelle nostre città.

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Dopo 12 anni, la Guerra al Terrore deve, ad un certo punto, giungere al termine: la “guerra” è un evento circoscritto, uno stato di cose straordinario, innaturale, non permanente e normalizzato. La pace deve essere considerata la norma verso cui il genere umano si sforza continuamente di tendere.

E se non ha una fine – l’amministrazione Obama parla di un altro decennio di operazioni, ha programmato fin dal 2009 l’inaugurazione di una Guantanamo in territorio americano, nell’Illinois, ha esteso ed aggravato le norme liberticide post-2001 –, è difficile continuare a chiamarla guerra. È una cosa diversa, una sovversione del diritto internazionale che, perpetuandosi, “legittima” uccisioni e detenzioni illegali: una condotta che, per mille ragioni, non sarà perdonata dai posteri e che continua a corrompere lo stato di diritto e le coscienze delle democrazia occidentali, rendendole sempre meno facilmente distinguibili dai loro avversari, quasi che la Guerra al Terrore fosse diventato un pretesto per giustificare straordinari poteri di detenzione, sorveglianza, uccisione e segretezza su base permanente.

Che cosa raccoglieremo dopo questa semina? In Afghanistan gli attacchi ai liberatori occidentali si moltiplicano e molti di questi attentati ed imboscate non sono ad opera di miliziani talebani, ma di reclute delle forze armate o forze dell’ordine afgane. Più a lungo restiamo in quella regione, più siamo odiati. Ormai la popolazione si sente presa tra due fuochi i liberatori e gli oppressori: la speranza si è trasformata in odio ed ora i talebani sempre più spesso sono identificati come dei partigiani che lottano contro l’occupazione nemica. La battaglia per le coscienze afgane è stata persa e la Guerra al Terrore partorisce un numero crescente di terroristi, in Aghanistan ma anche nello Yemen e in Pakistan, a causa degli attacchi dei droni statunitensi, supportati dall’aviazione saudita, cioè di un regime già diffusamente malvisto o aborrito nel Medio Oriente.

Non è chiaro se tutto questo sia frutto di un calcolo deliberato – la guerra avvantaggia pur sempre certe lobby e disciplina “naturalmente” gli umori della cittadinanza – o di un errore di valutazione, ma rischia di produrre proprio quello “scontro di civiltà” che, a parole, persino i neocon affermavano di voler evitare. Possiamo permetterci di renderci ostili centinaia di milioni di musulmani, infiammati dal risentimento, dal senso di vittimizzazione, dalla volontà di riscattarsi non assieme a noi, ma in contrapposizione a noi?

Se il fanatismo islamico è un nemico irriducibile che occorre continuare a combattere, allora presto dovremmo assistere all’espansione della guerra, con l’inclusione dei miliziani formidabilmente armati dell’estrema destra antigovernativa americana, che ha già mostrato di poter compiere attentati terroristici su grande scala negli Stati Uniti (Alfred P. Murrah Federal Building ad Oklahoma City: 168 morti, 800 feriti).

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/12/23/ora-sono-diventato-la-morte-il-distruttore-dei-mondi-100-1000-waco/

Dove tracciamo quel solco invalicabile che possa scongiurare un’escalation autodistruttiva per l’intero Occidente?

Allo stesso modo in cui Bersani è responsabile di aver creato un consenso bipartisan sulle politiche neoliberiste antitetiche alla social-democrazia ed agli stessi diritti civili dei cittadini (es. Grecia, Russia, Thailandia, Malawi, ecc.), Obama ha reso digeribili le politiche di G.W. Bush: in precedenza i media americani arrivavano a definirle crimini di guerra o derive autoritarie. Ora il dissenso, almeno sui media ufficiali, è francamente insignificante.

Che cosa è preferibile? Un cane rabbioso con la bava alla bocca o un cane rabbioso che riesce a dissimulare la sua condizione?

La Primavera Araba, la Siria e l’Industria del Bene (R. Fisk, the Independent, 24.12.12)

The Arab Spring - Hitchhiker's Guide to The Near and Middle East

Medio Oriente – di luogo comune in luogo comune abbiamo raggiunto il “punto di svolta”

Ricordate i giorni in cui abbiamo pensato che il cammino dell’Egitto verso la democrazia fosse ormai un dato acquisito? Mohamed Morsi, educato in Occidente, aveva invitato la gente a venire a incontrarlo nel palazzo presidenziale che apparteneva a Hosni Mubarak, la vecchia aristocrazia militare del “Consiglio Supremo delle Forze Armate” era stata mandata in pensione ed il Fondo Monetario Internazionale era in attesa di poter distribuire un po’ di crudeli privazioni in Egitto, pronto a sua volta a ricevere la nostra benevolenza finanziaria.

Com’erano beati gli ottimisti sul Medio Oriente verso la metà del 2012.

Nella  vicina Libia si era affermato il filo-occidentale laicista Mahmoud Jibril, che prometteva libertà, stabilità, una nuova casa per l’Occidente in uno dei più fecondi produttori di petrolio del mondo arabo. Era un luogo dove persino i diplomatici degli Stati Uniti potevano circolare praticamente non protetti.

La Tunisia poteva anche avere un partito islamico al governo, ma era una gestione “moderata” – in altre parole, abbiamo pensato che avrebbe fatto quello che volevamo – mentre i sauditi e gli autocrati del Bahrain, con la muta disapprovazione di Obama e Cameron, sopprimevano silenziosamente ciò che era rimasto della rivolta sciita che minacciava di ricordare a tutti noi che la democrazia non era davvero benvenuta tra gli stati arabi più ricchi. La democrazia era per i poveri.

Nella primavera dello scorso anno, i commentatori occidentali davano per spacciato Bashar al-Assad. Non meritava “di vivere su questa terra”, secondo il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius. Doveva “dimettersi”, “farsi da parte”. Il suo regime aveva solo poche settimane di vita, forse solo qualche giorno. Era il “punto di svolta”.

Poi, entro l’estate, quando il “punto di non ritorno” si era dileguato, ci hanno detto che Assad stava per usare il gas “contro il suo popolo”, o che le sue forniture di armi chimiche potevano “cadere nelle mani sbagliate” (le “mani giuste” erano ancora presumibilmente quelle di Assad).

I ribelli siriani erano sempre sul punto di farcela – a Homs, poi a Damasco, poi ad Aleppo, poi di nuovo a Damasco. L’Occidente sosteneva i ribelli: un profluvio di armi e denaro provenienti da Qatar e Arabia Saudita ed il sostegno morale di Obama, Clinton, del patetico Hague, di Hollande, di tutta l’industria del bene – fino a quando, inevitabilmente, si è scoperto che i ribelli avevano tra le loro file un bel po’ di salafiti, carnefici, settari assassini e, in un caso, un decapitatore di adolescenti che si comportava un po’ come il regime spietato che stavano combattendo. L’industria del bene ha dovuto fare retromarcia. Gli Stati Uniti hanno continuato a sostenere i buoni, i ribelli laici, ma ora consideravano gli orribili ribelli salafiti come un’”organizzazione terroristica”.

E il povero vecchio Libano, manco a dirlo, era sul punto di esplodere in una guerra civile per la seconda volta in meno di 40 anni, questa volta perché la violenza della Siria si “riversava” nel territorio dei suoi vicini.

Il Libano non era forse settario come la stessa Siria? Gli Hezbollah libanesi non erano forse alleati di Assad? I sunniti del Libano non sostenevano i ribelli siriani? Tutto vero. Ma i libanesi … erano troppo intelligenti ed istruiti per ripiombare nel caos del 1975-1990.

L’Iran, naturalmente, stava per essere bombardato perché stava – o stava per – fabbricare armi nucleari, o poteva – o avrebbe potuto – fabbricare armi nucleari entro un mese, o un anno, o una decina d’anni.

Obama potrebbe non bombardare l’Iran, non ne ha davvero voglia, ma “tutte le opzioni” erano “sul tavolo”. Lo stesso per Israele, che voleva bombardare l’Iran, perché poteva o potrebbe fabbricare armi nucleari o era in procinto di farlo, o potrebbe averle in sei mesi, o un anno, o in alcuni anni ma – ancora una volta – “tutte le opzioni” erano “sul tavolo”. La “finestra di opportunità” di Netanyahu si sarebbe chiusa, ci dicevano, con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. E così queste sciocchezze sono continuate…ebbene, fino alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, al termine delle quali ci avevano avvertito ancora una volta che l’Iran stava producendo, o poteva produrre, o potrebbe produrre un’arma nucleare.

Israele ha anche minacciato il Libano, perché Hezbollah aveva migliaia di missili, e ha minacciato i palestinesi di Gaza, perché avevano migliaia di missili. E molti sono stati i giornalisti israeliani – con i loro cloni americani – che hanno preparato il terreno con i loro lettori per queste due guerre al “terrore”.

In questo caso il Libano è rimasto esente da bombardamenti mentre un conflitto molto insoddisfacente (dal punto di vista di Israele) scoppiato tra Israele e Hamas si è concluso quando Morsi ha convinto i palestinesi a rispettare un cessate il fuoco, che Netanyahu ha poi tristemente accettato.

Ha così rafforzato il suo prestigio Khaled Meshal, che ha successivamente annunciato che la Palestina dovrebbe estendersi dal fiume Giordano al mare. In altre parole: basta Israele.

Proprio come il ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, che si sarebbe presto dovuto dimettere, e i suoi sodali, che per lungo tempo avevano ripetuto che Israele doveva estendersi dal mare al fiume Giordano. In altre parole: niente più Palestina.

Al coraggioso e molto invecchiato israeliano Uri Avnery non è restato altro da fare che sottolineare che, se entrambi avevano questo stesso desiderio, poteva esistere solo una fosse comune tra il fiume e il mare.

Verso la fine dell’anno, l’amichevole, affettuoso Mohamed Morsi stava recitando la parte del Mubarak e stava facendo il pieno di tutti i vecchi poteri dittatoriali a sua disposizione, mentre una costituzione molto dubbia era imposta alla popolazione laica di quella terra, musulmana e cristiana, che Morsi aveva promesso di servire. In Libia, come s’è visto, gli Stati Uniti hanno scoperto di avere  più nemici di quel che si pensava, l’ambasciatore è stato ucciso da – e l’attribuzione deve restare in sospeso, nonostante i tentativi della Clinton di confondere le acque – una sorta di banda di miliziani di al-Qaeda.

In effetti, al-Qaeda – politicamente fallita dal momento dell’omicidio di Osama Bin Laden da parte di una squadra di sicari statunitensi in uniforme militare nel 2011 – era stata praticamente cancellata dal vocabolario della Casa Bianca prima della rielezione di Obama. Ma gli evanescenti disperati del wahabismo hanno acquisito l’abitudine tanto amata dai mostri del cinema di rigenerarsi in forma diversa, in paesi diversi.

Il Mali ha sostituito l’Afghanistan, così come la Libia ha sostituito lo Yemen e la Siria ha preso il posto dell’Iraq.

[…].

Eppure, ci potete scommettere, l’industria del bene ci farà piovere addosso un altro carico di luoghi comuni in sostituzione di quelli che sono già serviti al loro scopo.

http://www.independent.co.uk/voices/comment/a-word-of-advice-about-the-middle-east–weve-reached-the-tipping-point-with-cliches-8430495.html

**********

Cosa ne pensano i civili yemeniti dei droni che li uccidono? Cosa ne pensano i civili del Bahrein che vorrebbero ribellarsi alla dittatura ma non possono farlo perché sauditi e statunitensi inviano armi al regime? Cosa ne pensano i giornalisti di Al-Jazeera che si dimettono uno dopo l’altro per la faziosità del network sui conflitti in Libia e Siria? Cosa ne pensano gli indignati americani nello scoprire che sono state usate leggi anti-terrorismo per sorvegliarli minuziosamente?

http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/dec/26/drones-yemen-fbi-occupy-terrorism#start-of-comments

Il precedente progetto angloamericano di destabilizzazione della Siria, risalente agli anni Cinquanta:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

Il ministro degli Esteri italiano auspica una missione più muscolare – Israele pronto all’intervento

L’immagine è tratta da qui

“Vorremmo missione più muscolare”. Il ministro degli Esteri italiano auspica una presenza internazionale “che abbia la possibilità di difendersi”.

Un altro tentativo di accordo di pace, un altro “massacro di Assad” il giorno dopo, che manda in fumo l’ennesimo sforzo. Sembra che Assad sia l’uomo più stupido del mondo: se può cerca di uccidere civili in massa, per poter farsi odiare dal mondo. Come mai una donna così eccezionalmente intelligente ha scelto di tornare in Siria dall’Inghilterra per sposare un uomo così fenomenalmente idiota?

Un’alternativa più plausibile è che, come è già successo, i ribelli e al Arabiya (= Arabia Saudita, stato che finanzia i ribelli anti-Assad) non raccontano la verità. Il semplice fatto che i ribelli non contino mai i loro caduti ma siano così pignoli nel contare i caduti tra i civili dovrebbe far riflettere dei cervelli pensanti, specialmente se teniamo conto della falsa contabilità libica, con quei 3000/10mila civili massacrati da Gheddafi nei primi giorni di scontri, cifre rivelatesi poi inventate.

Infatti: “Attivisti hanno detto all’agenzia di stampa AFP che i combattenti ribelli hanno attaccato un convoglio dell’esercito, ma sono stati respinti e molti sono stati uccisi in un contrattacco. “A questo punto, anche se non abbiamo ancora il conteggio finale, il numero di civili uccisi dai bombardamenti, non è più di sette”, ha detto Jaafar, un attivista della rete anti-regime Sham Network News. “Il resto erano membri dell’esercito siriano libero.”

http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-18829052

Per fortuna, a differenza dell’Italia, sui media stranieri qualche rivelazione riesce a trapelare.

Ecco le immagini di tre miliziani spacciati per civili

Quanto fumo, quante falsificazioni sulla Siria. A partire da Tom MacMaster, un americano che, improvvisamente, dopo aver vinto una borsa di studi alla Emory University per studiare la storia e la cultura degli Ostrogoti, aveva cambiato indirizzo, scegliendo studi arabi e diventando “attivista per la pace in Medio Oriente”. Ha sposato Britta Froelicher, una donna incontrata su un sito per cuori solitari che stava completando un dottorato sullo “sviluppo economico della Siria” alla “mia” università (University of St. Andrews, Scozia). Così MacMaster si è trasferito ad Edinburgo e lì si è finto una blogger chiamata Amina, un’attivista lesbica siriana che denunciava le efferatezze del regime di Assad

http://mondo.panorama.it/La-blogger-lesbica-siriana-Amina-e-Tom-quarantenne-americano

Ci si potrebbe anche domandare come due studenti possano permettersi di comprare casa e viaggiare ripetutamente in giro per il mondo: stipendiati da qualcuno per il loro “attivismo pacifista”? 

Ma questi, agli occhi delle “menti lucide”, sono domande da complottisti e i complottisti non sono in grado di usare correttamente il loro cervello. O forse è vero il contrario?

Il complottista incapace di usare il cervello osserva alcune cose: l’invasione irachena è stata un costosissimo fiasco, come quella afgana. Quella libica sta finendo anche peggio, con Gheddafi in procinto di riprendere Bengasi, e così la NATO è dovuta intervenire per salvare dei ribelli che non erano riusciti a far sollevare la popolazione libica. Ora è il turno della Siria e le cose non stanno andando molto meglio, nonostante la Turchia (membro NATO) fornisca basi sicure e logistica impeccabile ed Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi forniscano finanziamenti ed armi, come le granate svizzere

[La Svizzera sospende le esportazioni di armi verso quella petromonarchia assoluta http://www.cdt.ch/confederazione/politica/66021/stop-all-esportazione-d-armi.html

Interrogazione/interpellanza parlamentare sull’esportazioni di armi elvetiche usate per sopprimere le proteste nella penisola arabica:

http://www.parlament.ch/i/suche/pagine/geschaefte.aspx?gesch_id=20114069]

E così i mercenari salafiti morti vengono dichiarati “civili” per poter servire la “causa” della libertà e della democrazia anche dopo la loro morte.

Sono riflessioni da complottista. L’anticomplottista invece si fa un punto d’onore nel non investigare quali possano essere le fonti di finanziamento e di informazioni degli esiliati siriani che fin dall’inizio hanno intrapreso la via della violenza, estromettendo quegli oppositori siriani in patria che chiedevano di poter negoziare con il governo. L’anticomplottista preferisce l’ignoranza così, se sbaglia, potrà giustificarsi: “nessuno poteva saperlo!” Nessuno poteva immaginare che una nazione potesse inventarsi un casus belli: quando mai è successo nella storia? Le nazioni sono l’emblema dell’integrità morale (mortale?) e della trasparenza (impalpabilità della coscienza?). Eppure molti sembrano aver mangiato la foglia e i sondaggi preoccupano la NATO.

Se la richiesta di cessate il fuoco da entrambe le parti promossa da Annan è stata rifiutata dall’Occidente non è forse perché l’Occidente ha tutto da perdere da un vero cessate il fuoco? Non è forse perché l’Occidente (come Israele) è ormai una macchina da guerra in preda a se stessa e solo una devastante sconfitta può fermarla?

In verità lo è da tempo: Pinochet vs. Allende, Boris Yeltsin vs. democrazia, Suharto vs. Sukarno, giunta militare argentina vs. democrazia, lo Scià di Persia vs. Mossadegh (trionfatore delle elezioni iraniane), Bahrein, Yemen, Marocco, Egitto, ecc.

Eppure molti continuano a fare finta di niente e a credere ai media controllati da quello stesso establishment che ha reso possibile la sconfitta della democrazia in così tante nazioni e che sostiene teocrazie e dispotismi assortiti nei paesi alleati. L’Occidente sacrifica democrazia e libertà in nome della stabilità di un sistema iniquo e poi pontifica e moralizza!

Ora qualcuno sospetta che i ribelli daranno la colpa al governo siriano per un prossimo attacco con armi chimiche che dovrebbe servire a giustificare l’intervento NATO e/o israeliano:

http://www.rt.com/news/syria-chemical-weapons-plot-532/

Il che, alla luce di quanto detto, non è per nulla inconcepibile, anzi.

Ricordo che Yair Naveh, vicecomandante in capo dell’esercito israeliano, aveva già annunciato che Israele sarebbe intervenuto in Siria se avesse constatato che Assad stava consegnando armi chimiche ai suoi nemici.

A questo proposito, Richard Silverstein osserva come sia sempre utile sventolare la minaccia che Al-Qaeda si appropri delle armi chimiche siriane (false-flag in arrivo per mettere in sicurezza le armi chimiche?) ed aggiunge che quando l’ex capo del Mossad, Danny Yatom, spiega che Israele rischia di dover prendere l’iniziativa con grande “riluttanza”, è probabile che intenda mandare un messaggio agli Stati Uniti: o intervenite voi o lo faremo noi e la cosa potrebbe non piacervi:

http://www.richardsilverstein.com/tikun_olam/2012/07/13/israel-invents-syrian-chemical-warfare-threat-rattles-sabers-regarding-possible-intervention/

Il senatore della Repubblica e la questione siriana


So di almeno un senatore che vota sulla questione siriana senza essersi adeguatamente informato su cosa succede in Siria (abbiamo polemizzato a riguardo). La cosa non è sconvolgente: la maggior parte dei parlamentari non ha il tempo e le capacità di informarsi in misura sufficiente su tutto. Se fossi un senatore non potrei comportarmi diversamente: dovrei astenermi dal votare troppe cose, se avessi la pretesa di farmi un’idea davvero chiara di ciò per cui voto. Lo stesso fanno i cittadini: un 20% degli elettori italiani è convinto che Monti sia politicamente di sinistra quando lui stesso ha dichiarato di ammirare Marchionne, la Gelmini ed il neoliberismo. E’ il prezzo da pagare per avere il suffragio universale.

Ora, però, il problema del voto disinformato di questo senatore è che c’è di mezzo una possibile terza guerra mondiale, ossia il futuro di centinaia di milioni di persone e della democrazia.

Le sue dichiarazioni di voto mostrano che questo senatore sarebbe a favore dell’intervento armato della NATO in Siria come lo è stato nel caso libico. Solo che questa volta Russia e Cina si sono impuntate.

E’ in buona fede? Si rende conto di cosa implichi per l’incolumità della sua cospicua prole (e di tutti noi) la sua richiesta di “offensiva diplomatica sulla Russia”? E’ davvero ciecamente convinto che la NATO sia dalla parte del giusto e Russia e Cina siano completamente nel torto? Le menzogne sull’Iraq, il Kosovo e la Libia non gli hanno insegnato davvero nulla? Non abbiamo già compiuto abbastanza danni nel mondo? Non siamo già abbastanza detestati?

Il mio impegno non è mirato a scongiurare la guerra, perché sarebbe una pretesa a dir poco risibile, ma piuttosto, quando essa scoppierà, a far crollare il fronte interno il più rapidamente possibile (come con il Vietnam). Questo non lo faccio in nome della pace. Non sono un pacifista. C’è guerra e guerra. Questa guerra, come altre che l’hanno preceduta, è tremendamente sbagliata e il senatore, forse inconsapevolmente, assieme ai suoi colleghi, ci sta cacciando nel gorgo di un conflitto dalle ramificazioni colossali.

Alcuni punti che vanno capiti e che documento nei post linkati di seguito:

* Cina e Russia non hanno nulla da guadagnare da una guerra civile in Siria, l’Occidente e Israele sì;

* La Siria è l’anticamera dell’Iran, la sua destabilizzazione serve a completare l’accerchiamento dell’Iran, come previsto dai piani del pentagono di una decina di anni fa. C’è chi pensa che, cambiato il presidente degli Stati Uniti, cambiano anche gli obiettivi in politica internazionale. Chi pensa questo è molto ingenuo e sopravvaluta di molto la sovranità del presidente, sottovalutando drammaticamente l’autorità del Pentagono, che non è un istituto di carità o un’impresa umanitaria: è una macchina da guerra;

* Cina e Russia hanno sacrificato la Libia per guadagnare tempo, perché non era così strategica e perché era difficilmente difendibile, la Siria non sarà sacrificata;

* Gli Stati Uniti non stanno spostando la maggior parte della flotta nel Pacifico e schierando truppe a Darwin, in Australia, come gesto di benevolenza nei confronti della Cina;

* Arabia Saudita e Qatar, due dittature fondamentaliste e misogine nostre alleate (NB siamo in Afghanistan per combattere i talebani fondamentalisti e misogini), non armano e finanziano i guerriglieri che combattono Assad perché amano la democrazia. Se la amassero non avrebbero schiacciato con la forza le proteste nonviolente e pro-democratiche nel Bahrein;

* L’Occidente sa benissimo che ci sono centinaia di combattenti alqaedisti in Siria che attaccano le truppe regolari siriane, ma la cosa non sembra turbarli. Invece nello Yemen la presenza di alqaedisti serve a giustificare il regime autoritario filo-occidentale ed inviso alla popolazione (anche lì proteste soffocate nel sangue tra l’indifferenza dei media occidentali e brogli che danno risultati del 99% – manco in Bulgaria);

* È evidente che finché arriveranno armi (es. per nave dalla Libia passando per il Libano) e soldi ai guerriglieri fondamentalisti questi non avranno alcun incentivo a rispettare il cessate il fuoco previsto dal piano di pace Kofi Annan: la loro professione è il caos, la guerra; lo fanno da anni, ormai, come i mercenari, e non saprebbero che altro fare nella vita;

* È evidente che finché Sauditi e Iraniani continueranno a cercare di contrapporre sciiti (filo-iraniani) e sunniti (filo-sauditi) non ci sarà pace in Medio Oriente e men che meno in Palestina;

* Ogni massacro di civili viene imputato al regime a prescindere, perché i media occidentali riferiscono le dichiarazioni dei ribelli come se fossero la verità e ignorano sistematicamente qualunque incongruenza. Questa virtuale uniformità di giudizi e valutazioni dovrebbe far sospettare al cittadino un po’ più smaliziato che c’è qualcosa che non va. Gustavo Zagrebelsky (“Simboli al potere”, 2012, pp. 89-90) riesce, in poche righe, a definire con estrema precisione la questione centrale del nostro tempo: “Alla cementificazione del pensiero, all’espulsione delle alternative dal campo delle possibilità, all’omologazione delle aspirazioni, alla diffusione di modelli pervasivi di comportamento, di stili di vita e di status e sex symbol nelle società del nostro tempo, lavorano centri di ricerca, scuole di formazione, università degli affari, accademie, think-tanks, uffici di marketing politico e commerciale, in cui vivono e operano intellettuali e opinionisti che sono in realtà consulenti e propagandisti, consapevoli o inconsapevoli, ai quali la visibilità e il successo sono assicurati in misura proporzionale alla consonanza ideologica. La loro influenza sul pubblico è poi garantita dall’accesso a strumenti di diffusione capillari e altamente omologanti. Non è forse lì che, prima di tutto, si stabiliscono i confini simbolici del legittimo e dell’illegittimo, del pensabile e dell’impensabile, del desiderabile e del detestabile, del ragionevole e dell’irragionevole, del dicibile e dell’indicibile? Del vivibile e dell’invivibile? Da qui provengono le forze simboliche potenti che, fino a ora, cercano di tenere insieme le nostre società….come in una religione, per di più monoteista”.

* Le immagini delle proteste anti-Assad non hanno mai mostrato più di qualche decina di migliaia di persone, su una popolazione complessiva di 23 milioni di Siriani;

* In Egitto e Tunisia sono state le capitali a rappresentare il fulcro delle proteste. In Libia e Siria sono i bastioni del regime. Questa è la differenza sostanziale tra queste realtà. Le rivoluzioni scoppiano sempre nelle capitali, quella Siriana è iniziata a Daraa, a circa 10km dal confine meridionale della Siria, nei pressi di Libano ed Israele. La prova del fatto che non si trattava di normali civili insorti sta nel fatto che alla fine dei primi scontri sono rimasti sul campo più soldati regolari che ribelli;

* A Houla tutte le testimonianze riportate dai media occidentali parlavano di civili uccisi da bombardamenti siriani, mentre gli osservatori ONU hanno verificato che non c’era segno di bombardamenti. Questo video, secondo gli insorti, dimostra quel che è successo, ma non si vedono i fori delle esplosioni né si vedono detriti. Si vede invece un uomo che sta creando le esplosioni a beneficio di chi lo inquadra;

In quest’altro video, il bambino intervistato sta parlando del massacro di bambini come lui al quale in teoria ha assistito. Un tale “trauma” che la bambina accanto a lui si mette a ridere ed il cameraman è costretto a escluderla dall’inquadratura. Anche il bambino non pare per nulla traumatizzato. C’è un film, con Dustin Hoffman e Robert De Niro, che spiega molto bene quel che sta succedendo, s’intitola Wag the Dog. Solo che qui non è in gioco solo un’elezione presidenziale, ma la pace nel mondo;

* Paul Danahar, che copre il Medio Oriente per la BBC, ha constatato di persona che Sauditi e Qatarioti usano il loro controllo dei guerriglieri per infrangere i vari cessate il fuoco negoziati dalle Nazioni Unite. Per questo Kofi Annan ha chiesto di allargare il gruppo di interlocutori che proveranno a risolvere il conflitto;

* Seymour Hersh, reporter investigativo statunitense molto rispettato e vincitore del Pulitzer riferiva sul New Yorker, nel 2007,  che gli Stati Uniti erano coinvolti in operazioni clandestine contro l’Iran ed il suo alleato siriano attraverso il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’Islam e sono ostili all’America, incluso Al Qaeda;

* Intanto il nuovo governo libico ha vietato per legge ogni critica della rivolta del 17 febbraio (legge 37), ha amnistiato tutti i combattenti anti-Gheddafi responsabili di saccheggi, torture, crimini di guerra e crimini contro l’umanità denunciati da Amnesty International, Human Rights Watch e dall’ONU (legge 38). Oltre ad ostacolare ogni inchiesta indipendente su quel che sta succedendo nella Libia del dopo-Gheddafi:


“L’insurrezione, con buona pace del perenne interventista Garton Ash, non è mai stata una rivolta di massa, come confermano i migliori analisti del settore e almeno un sondaggio effettuato dagli accerrimi nemici di Assad, i qatarioti, ed è stata violenta fin dall’inizio, come in Libia, e diversamente da Tunisia, Egitto e Bahrein (cf. rapporto della Lega Araba sulla Siria). Il che dovrebbe far riflettere una persona che ha a cuore la propria coscienza ora, non al momento della morte. Una tale persona, se per di più credente, potrebbe anche informarsi dai missionari cristiani in Siria, riguardo alla storia della destabilizzazione della Siria.

Il senatore in questione è convinto che nessuno vuole l’intervento militare in Siria. Questa convinzione è falsa:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/11/il-bilderberg-2012-decide-le-sorti-della-siria-e-del-mondo-articolo-del-guardian/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/02/israele-la-destabilizzazione-del-medio-oriente-ed-il-neonazismo/

Questo Senatore della Repubblica ha delle precise responsabilità nei confronti di tutti gli Italiani, ad esempio la precisa responsabilità di usare una lingua straniera per informarsi di quel che succede nel mondo, a maggior ragione se rischiamo un conflitto mondiale con Russia e Cina. Non basta leggere degli articoli di quotidiani italiani per capire cosa sta succedendo in Medio Oriente. La vicenda libica ci ha mostrato che osservano selettivamente la realtà, per usare un eufemismo

Questo stesso senatore però non pare essersi informato neppure in quella circostanza, prima di caldeggiare l’intervento.Davvero è tutto così chiaro per il senatore in questione? Anche l’esito dell’intervento in Libia? E perché invece non lo è per i giornalisti di Al Jazeera? E perché i media italiani hanno ignorato il conflitto interno alla redazione di Al Jazeera?

Anche un inviato Mediaset in quell’area conferma che c’è qualcosa che non torna in quel che ci è stato detto.

Nutrono dubbi anche analisti che non sono mai stati complottisti.

Quel che mi irritta in special modo nel comportamento del suddetto senatore è che, nella sua veste di rappresentante delle istituzioni, ha il potere di cambiare le cose, un potere che quelli come me non hanno. Il fatto che lo usi con così tanta LEGGEREZZA, senza discernimento critico, nella convinzione manichea che Assad sia il Male assoluto e i suoi avversari (salafiti, alqaedisti, mujaheddin, ecc. ossia gente che se andasse al potere farebbe pulizia etnica) un male infinitamente minore o persino un bene, non è cosa che rassereni (avrebbe molto da imparare da Kofi Annan, che per il momento ha assunto una posizione molto più equilibrata).

Non sarò io a giudicare l’anima del senatore e neppure il “Padre Eterno”, che ci lascia liberi di sbagliare a nostro piacimento, autolesionisticamente. Sarà la storia a giudicare l’operato suo ed il mio e quello di chiunque altro abbia preso una posizione sulla questione o non l’abbia fatto quando era ancora in tempo per farlo.

Israele, la destabilizzazione del Medio Oriente ed il neonazismo

Una dopo l’altra, le nazioni e regioni che circondano Israele sono state destabilizzate.

La Siria da metà marzo del 2011, il Sinai negli ultimi mesi, il Libano nelle ultime settimane e presto anche l’Egitto.
Il Washington Post ha spianato la strada all’intervento NATO in Siria citando il classico pretesto delle armi di distruzione di massa (gas nervino in possesso del regime siriano) da porre sotto controllo.
Ma ci possono essere mille pretesti per intervenire.
Carichi di armi provenienti dalla Libia sono stati intercettati nella zona di Tripoli (la Tripoli libanese, quella che la CNN ha scambiato per la Tripoli libica, in un errore che è quasi un lapsus freudiano o una profezia avverata), un distretto con un aeroporto in disuso e a distanza strategica da Tartus, il porto siriano che Assad ha concesso alla flotta russa.
Comprensibilmente Medvedev ha avvertito che le ingerenze NATO in questioni regionali sono sempre a rischio di scatenare guerre internazionali e, nel contesto medio-orientale, conflitti termonucleari.

Intanto i sionisti americani preparano il terreno per l’occupazione israeliana del Sinai, ossia per una guerra con l’Egitto

E Netanyahu chiede al mondo di intervenire contro Iran, Siria ed Hezbollah

La differenza è che in Libia non ci si è mai avvicinati ad una guerra NATO-Russia, in Siria-Libano sarà un risvolto quasi inevitabile e non è tra l’altro per niente chiaro perché la NATO debba coltivare l’alleanza anti-Assad con Arabia Saudita e Qatar, due regimi se possibili ancora più autoritari di quello di Assad e pronti ad intervenire nei paesi confinanti (es. Bahrein, che sta per essere annesso all’Arabia Saudita) per sopprimere con la forza le proteste popolari pro-democrazia.

Occorre tenere sempre a mente che, da Ben Gurion, a Sharon, a Netanyahu l’obiettivo è sempre rimasto quello della restaurazione del Regno di Davide e Salomone, ossia di un’invenzione. Come si scende a compromessi con un mito etnico, con una fantasia maniacale che implicherebbe l’edificazione di una Sparta giudea, con i Palestinesi come iloti (e i lavori sono in stato avanzato: Gerusalemme è in via di giudaizzazione)?

Ricordiamoci sempre che Benjamin Netanyahu, nel 2003, affermava che se gli Arabi fossero arrivati a costituire il 40% della popolazione di Israele sarebbe stata la fine dello stato giudeo. “Ma anche il 20% è un problema e se le relazioni con questo 20% diventano problematiche, lo stato è autorizzato a prendere misure drastiche”.

Ecco, il problema è arrivato.

“Un piccolo, ma essenziale, terremoto demografico è in corso tra la costa del Mediterraneo orientale e il fiume Giordano, nell’area che, secondo i punti di vista, si può chiamare ‘Palestina storica’ o ‘Grande Israele’. A fine dicembre, i due uffici nazionali di statistica, quello dell’Autorità nazionale palestinese e quello di Israele, hanno pubblicato i risultati annuali dell’andamento demografico. E ci sono diverse sorprese. […]. «Il numero dei palestinesi nella Palestina storica, alla fine del 2011, era di 5,6 milioni. Il numero degli ebrei nella Palestina storica era di 5,8 (100 mila in meno rispetto ai dati del censimento israeliano, ndr). Basandosi sulle stime del Dipartimento di statistica israeliano per il 2012, il numero di palestinesi ed ebrei sarà di 6,3 milioni ciascuno per la fine del 2015, se i tassi di crescita attuali rimangono invariati. Tuttavia, il numero dei palestinesi nella Palestina storica arriverà a 7,2 milioni entro la fine del 2020, rispetto a 6,8 milioni di ebrei».

Netanyahu vuole la guerra con l’Iran per questa ragione, non certo per la bomba. La bomba è un pretesto.

Mi piacerebbe che i sionisti italiani (e non solo) si andassero a leggere “Come i nazisti hanno vinto la guerra“, un’intervista a Kevin MacDonald, regista di un terribile ed importante documentario (“Il nemico del mio nemico. Cia, nazisti e Guerra Fredda) su come i nazisti sono riusciti a riciclarsi ed infiltrarsi nelle democrazie occidentali, specialmente nella CIA (cf. Reinhard Gehlen – Allen Dulles) conservando una forte influenza anche dopo la fine della Guerra Fredda (furono direttamente coinvolti nell’uccisione di Che Guevara, nell’operazione Stay Behind / Gladio e nell’operazione Condor)

La sinistra filosionista potrebbe anche leggersi “I nazisti che hanno vinto: le brillanti carriere delle SS nel dopoguerra” di Fabrizio Calvi. Casale Monferrato (AL): Piemme, 2007.

Sui rapporti tra i nazisti e la famiglia Bush

http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/la-famiglia-bush-e-il-terzo-reich.html

Sull’omicidio Kennedy e Allen Dulles:

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/arduo-da-vedere-illato-oscuro-e.html

Mi stupisce che così pochi sionisti e difensori della causa palestinese siano al corrente di quel che è successo DOPO l’Olocausto, in Occidente.
Se l’avessero fatto ora non staremmo a parlare di Israeliani contro Palestinesi ma di come la minaccia esistenziale per Israele e la Palestina sia più reale che mai ma non provenga dall’Iran o dagli Arabi.

Netanyahu non si rende minimamente conto dell’effetto domino che sta per scatenare con le sue strategie destabilizzatrici (nonostante gli avvertimenti del Mossad).
L’antisemitismo arabo è uno scherzo rispetto a quello di certi ambienti molto influenti che non attendono altro che un errore israeliano per passare alla fase 2, quando l’opinione pubblica internazionale entrerà in una fase di funesta israelofobia

Gli unici che potrebbero beneficiare di questo sarebbero Israele e i Sauditi…Israele e Arabia Saudita sono nemici molto più pericolosi degli Iraniani. Il congresso è maniacalmente fissato con la guerra con l’Iran … Ascoltate il senatore Graham, il senatore McCain e Joe Lieberman … sono controllati dagli Israeliani… i Sauditi sono molto influenti e perciò quando osservate questo tipo di cose vi dovete sempre chiedere chi trarrebbe vantaggio dalla guerra? Ad Israeliani e Sauditi piacerebbe vedere i nostri soldi e i nostri giovani uomini e donne essere uccisi combattendo contro i loro nemici in Iran.

Michael Scheuer, ex agente della CIA ed ora storico alla Georgetown University
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/24/e-se-liran-avesse-gia-latomica-osservazioni-sconvenienti-sullarmageddon-che-verra/

Sarebbe ora che molti sionisti si rendessero conto che alcuni tra i loro critici più tenaci stanno tentato di salvare loro la pelle (e quella dei Palestinesi).

Il mito infranto di al Jazeera

“Dimissioni a catena nell’ufficio di corrispondenza di Beirut per silenzi e censure sulle crisi di Damasco e Bahrain.

La molto mitizzata al Jazeera perde pezzi. A causa della sua copertura faziosa della crisi in Siria e anche della crisi nel piccolo Bahrain, una primavera araba che non fa notizia.

Alcuni membri di primo piano dell’ufficio di Beirut della tv qatariota hanno annunciato le dimissioni o si sono già dimessi, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese al-Akhbar. Il «managing director» dell’ufficio di corrispondenza di Beirut, Hassan Shaaban, una settimana fa ha anticipato che se ne andrà, dopo che il corrispondente di al Jazeera Ali Hashem e il producer Mousa Ahmad se n’erano andati. Tutti in segno di protesta per i servizi giornalistici (e le censure), sugli avvenimenti in corso «nella regione araba» e in particolare in Siria e Bahrain.

Secondo quanto riporta il giornale, Ali Hashem ha preso la decisione dopo che al Jazeera «ha rifiutato di mostrare foto che lui aveva scattato in Siria di fighters armati impegnati in scontri con l’esercito siriano a Wadi Khaled». L’emittente, al contrario, «lo ha ripreso come fosse uno shabeeh», ossia un membro delle temute milizie pro-Assad.

Sempre Ali Hashem si era infuriato per il rifiuto opposto da al Jazeera di coprire la repressione ordinata dal re del Bahrain contro i manifestanti che chiedono (pacificamente) quello stesse riforme democratiche pretese dall’opposizione siriana. Nel Bahrain, il giornale fa dire a Ali Hashem, «noi vediamo scene di gente massacrata dalla macchina repressiva del Golfo, ma per al Jazeera, l’unica parola possibile è il silenzio».

Idem il producer dell’ufficio di Beirut, Mousa Ahmad, che protestava perché al Jazeera aveva «totalmente ignorato» il recente referendum promosso da Assad sulle riforme costituzionali del regime (fine del regime monopartitico del Baath e limiti di tempo ai mandati presidenziali), che pure aveva visto la partecipazione del 57% del corpo elettorale.

Il mito di al Jazeera, «la Bbc del Medio Oriente», era già andato in pezzi durante gli otto mesi della guerra civile libica, in cui il Qatar, con soldi, soldati e potere di fuoco mediatico, aveva combattuto sfacciatamente a fianco degli insorti anti-Gheddafi.

Il giornalista Afshin Rattansi, che ha lavorato per al Jazeera, dice che «sfortunatamente» questa tv, che aveva cominciato «rivoluzionando» l’informazione nel mondo arabo, è diventata «la voce monocorde della posizione anti-Assad del governo qatariota». Rattansi rende omaggio «al coraggio di quei giornalisti che dicono: “attenzione, non è così che noi dovremmo coprire questo tema perché lì in mezzo c’è gente di al Qaeda che si muove”. Il modo con cui al Jazeera ha coperto la storia della Siria è completamente unilaterale».

Un giudizio condiviso anche da Don Debar, giornalista e militante contro la guerra, anche lui un passato in al Jazeera: nelle sue prese di posizione l’emittente è stata «pesantemente» guidata dal governo del Qatar. «E’ così dall’aprile 2011 – dice Debar -. Il capo del bureau di Beirut se ne va e molta altra gente se ne va a causa della copertura faziosa e della mano pesante del governo qatariota nel dettare la linea editoriale sulla Libia prima e sulla Siria adesso»”.

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