In difesa del diffusionismo e della scienza fatta come si deve fare

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Giorno verrà, alla fine dei tempi, che l’Oceano scioglierà le catene del mondo, si aprirà la terra, Teti svelerà nuovi mondi e non ci sarà più un’ultima Tule.

Seneca, “Medea”, 375-379

La macchia chiara al centro delle Ande, vicino alla Bolivia e al Perù, indica forse una possibile migrazione inversa a quella descritta da Thor Heyerdahl (1950), cioè l’arrivo di polinesiani nell’America del Sud.

Cavalli-Sforza, Menozzi, Piazza, “Storia e geografia dei geni umani”, 1997

Molta gente non accetta l’idea che la scienza possa procedere nella direzione sbagliata per decenni, perpetuando paradigmi fallaci, razionalizzando pregiudizi, escludendo arbitrariamente revisioni di dati e conclusioni, esercitando fortissime pressioni sui giovani ricercatori per farli allineare al dogma prevalente.

Ma è precisamente così che funziona la scienza in un mondo in cui certi ambienti traggono profitto dall’ignoranza, dall’oscurantismo, dalla falsificazione, dalla censura, dall’inconsapevolezza. Vale per la climatologia come per la fusione fredda, per l’alimentazione come per i contatti transoceanici precolombiani.

Doveva essere quest’ultimo il tema della mia tesi di laurea, ma a Scienze Politiche di Bologna mi fecero subito capire che uno studio sociologico-antropologico-archeologico e politologico del genere non sarebbe mai stata accettato.

A priori, a prescindere.

Il fatto che alcuni tra i maggiori specialisti di queste discipline fossero diffusionisti o comunque non escludessero assolutamente la possibilità di contatti tra civiltà lontane in epoche anteriori a quelle generalmente ammesse, e che un crescente numero di studi genetici indica che i diffusionisti/contattisti avevano ragione, non conta nulla. Certi temi sono tabù. Le Americhe furono popolate attraverso la Beringia, qualche vichingo ci finì lì quasi per caso, forse vi giunse anche qualche pescatore giapponese o polinesiano, ma questi non contribuirono in alcun modo all’evoluzione delle culture locali. La Dottrina Monroe ha valore retroattivo!

E, si badi bene, non si trattava di chiamare in causa Atlantide o Mu, ma semplicemente di suggerire che se gli aborigeni erano arrivati in Australia via mare 60mila anni fa, gli austronesiani (avi dei polinesiani) erano giunti fino al Madagascar almeno 2mila anni fa, popolandolo, e polinesiani e amerindiani colonizzarono l’Isola di Pasqua a partire da 1000-1500 anni fa, stabilire che prima di Colombo l’evoluzione culturale delle Americhe era stata unicamente endogena, accusando gli scettici di imperialismo culturale e razzismo, era ed è sciocco. Un atto di fede, non di scienza.

AVVERTENZA: L’unico articolo scientifico è il primo, che contiene tutte le citazioni necessarie per comprendere la questione e per dare maggiore senso a quelli successivi, che sono dilettanteschi e pieni di contraddizioni, ma offrono alcuni spunti utili. La tesi dell’articolo non è che il contatto sia dimostrabilmente avvenuto, bensì che negare a priori la possibilità del contatto, a dispetto del numero di indicazioni che suggeriscono che sia avvenuto, è anti-scientifico.

Ecco l’articolo sa tener presente. E’ di una nota antropologa (emerita) che ricapitola quel che sappiamo sui possibili contatti transoceanici (in inglese) e fornisce i riferimenti che possono servire per approfondire le varie questioni – ce ne sarebbero molti altri ma questo post non è un saggio e non ho tempo di recuperare il materiale della tesi mancata e riproporlo qui (né m’interessa farlo – ci sono mille questioni più importanti di questa):

http://bellsouthpwp2.net/k/a/kathyjay/images/Transoceanic%20contacts.pdf

sui contatti transatlantici e transpacifici col Nuovo Mondo è stato scritto moltissimo e le mappature genetiche di animali, piante coltivabili e malattie in certi casi paiono dar ragione ai diffusionisti

http://www.independent.co.​uk/news/science/dna-from-c​hicken-bone-shows-polynesi​ans-found-south-america-45​1758.html

http://www.dispatch.com/content/stories/science/2013/05/19/studies-examine-clues-of-transoceanic-contact.html

http://ageofintuition.blogspot.it/2013/03/the-kensington-rune-stone-is-white-whale.html

http://www.academia.edu/867576/Did_Ancient_China_Influence_Olmec_Mexico

http://mysite.verizon.net/dbkelley1/id2.html

http://mysite.verizon.net/dbkelley1/id3.html

http://www.edicolaweb.net/edic164a.htm

http://www.meteoweb.eu/2013/06/dal-dna-nuove-prove-che-i-romani-sbarcarono-in-america-prima-di-colombo/209512/

Sui Vichinghi in America ormai il consenso è ampio

http://en.wikipedia.org/wi​ki/Pre-Columbian_trans-oce​anic_contact.

E forse degli amerindiani (-e) seguirono i vichinghi in Islanda, “scoprendo” l’Europa

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21069749

BIBLIOGRAFIA

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http://www.amazon.com/Pre-Columbian-Contact-Americas-Across-Oceans/dp/0934893217

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Bersani e gli F-35

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Bisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35 perché le nostre priorità sono altre. Alla luce della crisi, questa è una spesa che va rivista. Le nostre priorità non sono i caccia ma il lavoro.

Pier Luigi Bersani, intervista al Tg2

Le immagini parodistiche, per quanto divertenti e sollazzanti, sono ingannevoli. Il senso del suo discorso è: compreremo meno F-35, ma li compreremo. Lo ha capito anche Alenia Aermacchi, che si oppone al “ridimensionamento del programma”, non alla sua soppressione. Come reagirà l’opinione pubblica quando scoprirà che Bersani non ha mai rifiutato l’acquisto?

“Una cosa è certa. L’11 dicembre 2012 il Pd non s’è opposto alla Riforma della Difesa voluta ostinatamente dal ministro Di Paola, acquisto degli F-35 incluso. La Camera ha definitivamente approvato la legge con 294 sì, 53 astenuti e solo 25 no. Il Pd si è espresso a favore. Tra le poche voci apertamente dissenzienti, quella del deputato Andrea Sarubbi: «Si liberano soldi per l’acquisto dei cacciabombardieri e di altri 70 programmi d’armamento, in un momento in cui si chiedono alle famiglie sacrifici. Tra le guerre ad alta densità inseguite dall’ammiraglio Di Paola e gli interventi di polizia internazionale iscritti nella carta dell’Onu c’è una gran differenza. Per questi motivi, annuncio il mio voto di astensione, in dissenso dal mio gruppo parlamentare»”.
http://www.famigliacristiana.it/volontariato/organizzazioni/articolo/f-35-bersani-meglio-tardi-che-mai.aspx

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“Berlusconi ha chiesto una verifica ai collaboratori. E forse oggi non firmerebbe quell’accordo: “Sono sempre stato contrario all’F35 e alle portaerei”.

Bersani dice che occorre rivedere la spesa per i caccia F35, ora la priorità è il lavoro. Ma comunque non possiamo rinunciare ai caccia: forse, e dico forse, ne compreremo di meno.

Monti scarica le colpe sui governi precedenti. Da D’Alema a Berlusconi. E in ogni caso, sul progetto F35, non si torna indietro. Ci sono gli accordi.
Grillo e Ingroia, infine, sono contrari sia all’accordo che alla spesa: in Parlamento voteranno contro.

[…].

L’F-35 è il peggior aereo che abbiamo mai costruito”. La sentenza lapidaria è di uno che di aerei da combattimento se ne intende: Pierre Sprey, il padre dell’americano F-16, uno dei jet più riusciti e usati. Sprey è stato intervistato da Riccardo Iacona e la sua testimonianza sarà trasmessa questa sera su Rai3 nel programma Presadiretta dedicato agli F-35, i jet che l’Italia vorrebbe comprare dalla Lockheed Martin spendendo la bellezza di 13 miliardi di euro e mettendo in conto di spenderne più del doppio e forse il triplo nell’arco di un ventennio, dal momento che quei jet sono dei succhia soldi per la manutenzione e la gestione. Assieme al progettista Sprey sono stati sentiti da Iacona altri personaggi autorevoli: Walter Pincus, giornalista del Washington Post, premio Pulitzer per gli articoli scritti sui temi della difesa e il primo ad indagare negli Usa sull’affare del cacciabombardiere F-35. E Winslow Wheeler, consigliere per la sicurezza di senatori americani sia democratici sia re-pubblicani, compreso John Mc-Cain, pilota in Vietnam e nel 2008 candidato alla presidenza contro Barack Obama. Dalle tre testimonianze emerge un giudizio unanime e duro: quell’aereo è un affarone per chi vende, cioè la Lockheed. Ma è un bidone per chi compra, Stati Uniti e Italia compresa, perché è nato storto e sta procedendo di male in peggio. Se l’Italia lo acquistasse farebbe un errore grave.

LE VALUTAZIONI raccolte da Iacona sono così crude da sorprendere lo stesso giornalista che con Il Fatto confronta l’approccio aperto e senza reticenze alla questione F-35 negli Stati Uniti con quello italiano. Qui domina l’autoreferenzialità dei vertici militari, la scarsità di informazioni alla stampa e la debolezza della politica, succube della logica distorta del fatto compiuto. Il capo del governo, Mario Monti, mentre tagliava a destra e manca non ha mosso un muscolo di fronte alla spesa stratosferica per gli F-35; il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dice che bisogna rivedere il programma, ma “solo un po’” e Silvio Berlusconi, dopo aver spalancato le porte agli F-35, fiutato il vento ora rivela che “in cuor suo” era contrario (ieri Monti ha ricordato che l’Italia ha aderito al programma con il governo D’Alema e poi con Berlusconi).
Le interviste dei tre esperti americani affiancano il dossier ufficiale e altrettanto clamoroso del Dipartimento della Difesa (Pentagono).
Anche i tecnici del governo Usa hanno elencato i difetti del cacciabombardiere, a cominciare dal rischio che possa esplodere in volo se colpito da un fulmine, circostanza per niente remota per un aereo. Tempo fa il senatore McCain aveva definito l’F-35 “uno scandalo e una tragedia”, ora il suo consigliere accusa: “L’F-35 ha problemi tecnici che non si possono risolvere perché è un progetto sbagliato. Questo aereo non è buono per nessuna delle sue funzioni. In compenso costa una fortuna”. All’inizio la Lockheed aveva detto sarebbe costato solo 45 milioni di dollari ciascuno e siamo già a 200 milioni di dollari. “Se l’Italia lo comprasse adesso, la versione più semplice vi costerebbe questa cifra, quella a decollo verticale 20 o 30 milioni in più. E quando li avrete comprati non avrete finito di spendere perché questi aerei hanno un costo operativo pazzesco”. Secondo Wheeler la tecnica della Lockheed per piazzare gli F-35 è semplice e astuta: “Ha cominciato a produrre gli aerei prima di terminare i test… ti prendono all’amo prima ancora di dirti cosa stai comprando”.
IL GIORNALISTA Pincus si pone retoricamente la domanda: “A cosa serve l’F-35, cosa ce ne facciamo? ”. E la risposta è: “Non c’è nessuno, Cina, Russia, nessun paese che possieda un’arma minimamente comparabile con questo aereo, che ci possa minacciare”. Quindi non è indispensabile acquistarlo e se non lo è per gli Usa figuriamoci per l’Italia. Alla domanda quanto costa, anche Pincus non può fare a meno di arrendersi all’indeterminatezza che circola in tutto il mondo: “400 miliardi di dollari in 20 anni per 2000 esemplari, ma è una previsione ottimistica. Quanto costerà ogni F-35 non lo sa nessuno”. Il progettista Sprey spiega in dettaglio come nella versione per portaerei il gancio per l’atterraggio sia disegnato male e passi sopra il cavo di acciaio per la frenata o rischi di tranciarlo. Sarcastica la considerazione: “Stiamo parlando di uno degli aerei più sofisticati al mondo e non riusciamo a disegnare bene un gancio? ”. Secondo Sprey l’F-35 “balla molto per la pessima aerodinamica” e inoltre “ha restrizioni sulla velocità perché altrimenti si brucia la coda” e poi “l’impianto elettrico è pericoloso” e dal momento che “il carburante sta tutto intorno al motore… e in guerra è importante evitare che l’aereo possa esplodere solo perché da terra ti colpiscono con un kalashnikov… questo è l’aereo più infiammabile che abbiamo mai costruito”. Infine il “software è un disastro” e se “il visore del casco non funziona non puoi controllare l’aereo, perché non ci sono sistemi di navigazione nel cockpit”.”
Fatto Quotidiano

http://triskel182.wordpress.com/2013/02/04/presadiretta-del-03022013-spese-militari-la-puntata/#more-41422

Il Pentagono e la Marina degli Stati Uniti hanno bloccato le missioni degli F-35, dopo un incidente al sistema di scarico che si è verificato durante un volo di addestramento a Eglin Air Force Base in Florida. L’incidente è avvenuto pochi giorni dopo la pubblicazione di un rapporto del Pentagono che elenca una serie di vecchi problemi a cui non è stato ancora possibile porre rimedio e di nuovi problemi che non erano stati previsti (alcuni strutturali) e sottolinea come il programma da 396 miliardi dollari sia ancora ben lontano dal produrre risultati soddisfacenti.

Il Pentagono pensava di acquistare quasi 2500 velivoli, ma limiti di budget ridurranno questo numero. [Dunque il Pentagono fa lo stesso discorso di Bersani: li compreremo ugualmente, pur comprandone meno]

http://news.yahoo.com/pentagon-grounds-marine-corps-version-f-35-fighter-200530351–finance.html

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/21/caccia-f35-puo-esplodere-se-colpito-da-fulmine-e-pentagono-blocca-voli/476180/

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Rimangono ancora problemi per il casco del pilota, per lo sviluppo di software, integrazione delle armi e serbatoio del carburante. E proprio i problemi al serbatoio lo renderebbero a rischio di esplodere, qualora venisse colpito da un fulmine. Inoltre, sempre secondo lo stesso rapporto, i tentativi di alleggerirlo “hanno reso il velivolo più vulnerabile del 25 per cento”.

http://www.analisidifesa.it/2013/01/il-fulmine-ha-paura-dei-fulmini/

L’F-35…è stato «catturato» da un team di hacker della Marina militare degli Stati Uniti, dopo che il Pentagono aveva cominciato a sospettare che il “gioiello” della Lockheed Martin fosse vulnerabile alle incursioni informatiche.

http://www.lettera43.it/economia/macro/f-35-hackerati-dalla-marina-usa_4367573201.htm

Inoltre, ci sono anche dei dubbi sul fatto che l’avanzata elettronica dell’aereo sia oggetto di spionaggio. La britannica Bae, infatti, a marzo 2012 è stata attaccata da hacker cinesi che hanno rubato informazioni sulla progettazione dell’aereo, causando la riprogettazione di alcune componenti elettroniche.

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica/articoli/1078417/f-35-che-cose-laereo-piu-costoso-di-sempre.shtml

Il costo di ogni singolo velivolo “nudo” (cioè esclusi ricambi ed armamenti)  è valutato oggi 88 milioni di dollari contro i 65 previsti inizialmente ma nuovi rincari sono in arrivo considerati i ritardi del programma e i tagli agli ordinativi annuali anche da parte del Pentagono che stanno facendo lievitare ulteriormente i costi. Secondo le tabelle di previsione del Pentagono i jet della versione A costeranno infatti 90 milioni di dollari ma solo nel 2017 mentre quelli prodotti nei prossimi tre anni avranno un costo progressivamente in calo da 127 a 95 milioni di dollari.  Abissale inoltre la differenza tra i costi di manutenzione della flotta di F-35 annunciati dal governo (8,9 miliardi)  e rilevati da KPMG (15,2) che ha valutato costi operativi  in 19 miliardi contro i 9 stimati dal ministero della Difesa.  […]. Il Programma F-35, ribattezzato “l’aereo da un trilione di dollari” dal Wall Street Journal, prevede 2.443 velivoli per Usaf, Marines e Us Navy e almeno altri 700 per gli alleati ma i tagli al Pentagono e soprattutto il ripensamento del Canada potrebbero influire sul futuro del velivolo determinando un ”effetto domino” su altri Paesi che hanno mostrato perplessità nei confronti dell’F-35, soprattutto sul fronte dei costi in crescita costante, come Australia e Olanda mentre la Gran Bretagna prende tempo e ha annunciato che non effettuerà ordini fino al 2015.

http://www.analisidifesa.it/2012/12/il-canada-rinuncia-ai-cacciabombardieri-f-35/

Il Canada rinuncia agli F-35

A Israele li regalano. Arabia Saudita, Canada, Australia e Paesi Bassi li rifiutano. Il Regno Unito Prende tempo.

http://www.investireoggi.it/finanza/f35-un-progetto-fallimentare-e-pieno-di-problemi/

Al progetto di sviluppo hanno collaborato anche gli Australiani ed ecco cosa hanno concluso a febbraio 2012 (commissione parlamentare):
“There has been a lot of effort in pulling together this great collaborative goodwill and industry network. The only trouble is that we are building the wrong aircraft” (stiamo costruendo l’aereo sbagliato).

La simulazione australiana conferma il terribile scenario della RAND Corporation di qualche anno fa. Contro gli aerei cinesi, solo 30 F35 tornerebbero alla base, su 240 inviati. Ecco un significativo scambio di battute in commissione:

Mr O’DOWD: Do I get this right: Russia and China have already got a better aircraft than the F35? (Russi e Cinesi hanno già aerei migliori dei nostri?)

Mr Goon : Yes. (sì)

Mr O’DOWD: We have got 14 F35s on order, have we? (abbiamo ordinato 14 F35?)

Mr Goon : Two. (2)

Mr O’DOWD: Two, 12 or 14, whatever it is. Where do we go from here? I hear what you are saying, but do we stop, progress or change our path? (che si fa? andiamo avanti o torniamo indietro?)

Mr Goon : I see there are great opportunities for Australia—I honestly do. I see sitting down with our American colleagues and together saying, ‘Hey, we have got a problem!” (c’è una grande opportunità: sederci al tavolo con i colleghi americani ed ammettere che abbiamo un problema)

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/11/f35-la-prova-che-noi-siamo-una-colonia-e-arabia-saudita-canada-ed-australia-no/

F35: la prova che noi siamo una colonia e Arabia Saudita, Canada ed Australia no

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

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Ormai tutti sanno che l’F-35 è inferiore ai suoi concorrenti russi (e forse perfino ai cinesi) nel duello aereo, che non assicura la superiorità nemmeno per i prossimi cinque anni, non fa niente di più di un vecchio aereo nelle operazioni militari in corso, sarà già vecchio per quelle del prevedibile futuro e costa una barca di quattrini…Questi aerei non servono alle esigenze operative, semmai le creano, e che poi servano veramente è solo un caso o una conseguenza. Abbiamo già avuto un precedente di questo genere con la Lockheed e i C.130. La commessa serviva a far intascare soldi a pochi avventurieri e far fare carriera a qualche politico e alla sua cordata di militari. Se non avessimo avuto i C.130, saremmo stati a piedi in tutte le missioni internazionali mendicando e facendo l’autostop. Con l’F-35 sta succedendo la stessa cosa, solo che questa volta la riuscita è in dubbio prima ancora dell’uscita. Ma lui, il caccia, il suo mestiere l’ha già fatto. A meraviglia. Prima ancora di farsi vedere. Dal 1996 a oggi, lobbisti e vertici politici e militari in Italia e nella Nato si sono perfettamente integrati giurando fedeltà all’F-35. Dotarsi dell’F-35B, la versione a decollo corto, ha giustificato l’allestimento della portaerei Cavour e viceversa. Se ora la versione B non viene costruita, saremo gli unici al mondo ad avere due portaerei senza aerei. Comprare gli F-35 ha permesso alla Nato e ai nostri strateghi di creare “falsi futuri” e inventarsi le minacce. Inoltre, spendere tanto denaro in tempo di crisi per gli aerei ha fornito la certezza che la crisi non esiste, oppure che i nostri governanti se ne fregano. In ogni caso sono certezze che di questi tempi valgono un patrimonio. E cosa si vuole di più da un onesto aereo? Di questo passo qualcuno pretenderà che voli“.
Generale Fabio Mini, la Repubblica, 22 gennaio 2013

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“A guardar bene oltre il fumo della propaganda, Bersani non vuole tagliare le spese militari. Vuole solo tagliare le spese per gli F-35. Attenzione alle parole “tagliare le spese per gli F-35”. Bersani non ha detto che non vuole comprare gli F-35 ma solo che ne vuole comprare di meno. Magari non 90 ma 70 o 50 o 30. Qual è il numero giusto per Bersani? Qualcuno glielo chieda per favore.

1. l’Italia ha già speso 2,7 miliardi di dollari per comprare questi cacciabombardieri con il pieno consenso del Partito Democratico;

2. il 28 marzo 2012 il Partito Democratico si è rifiutato di approvare una mozione presentata dall’On.Savino Pezzotta che proponeva la cancellazione del programma F-35;

3. il Ministero della difesa ha già ordinato nel 2012 tre F-35 impegnando altri 270 milioni con il pieno consenso del Partito Democratico;

4. l’accordo Italia-Usa per l’acquisto degli F-35 porta la firma di Lorenzo Forceri del Partito Democratico (2007);

5. l’anno scorso il governo Monti ha aumentato la spesa militare italiana di altri 1.300 milioni di europortando la spesa militare italiana dal 18 al 28% con il pieno consenso del Partito Democratico;

6. l’anno scorso il Partito Democratico ha sostenuto e approvato una legge che:

assegna alle Forze Armate più di 230 miliardi per i prossimi 12 anni senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza;

aumenta di fatto la spesa pubblica;

taglia il personale per comperare i cacciabombardieri F35 e altre armi;

trasforma le Forze Armate in uno strumento da guerre ad alta intensità incompatibile con l’articolo 11 della Costituzione;

costringerà i comuni alluvionati o colpiti da una catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento dei militari;

non prevede alcuna cancellazione degli sprechi e dei privilegi né una vera riqualificazione della spesa militare”.

http://www.lavorincorsoasinistra.it/wordpress/?p=5642

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Il Canada rinuncia agli F-35

A Israele li regalano. Arabia Saudita, Canada ed Australia li rifiutano.

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“Secondo il Sunday Telegraph, che ne ha rivelato l’esistenza, l’avveniristico e costosissimo caccia-bombardiere Usa di ultima generazione, l’F-35 Jsf Lockheed Martin, potrebbe esplodere se venisse colpito non solo da fuoco nemico, ma anche da un fulmine. La causa di questa vulnerabilità sarebbe legata al serbatoio del carburante. I tecnici della Difesa, scrive il Telegraph, avrebbero scoperto che nella continua ricerca di soluzioni per alleggerire il jet i progettisti e le aziende costruttrici hanno ridottoanche lo spessore dell’involucro del serbatoio, rendendolo così più vulnerabile, rispetto ai jet di vecchia generazione, sia al fuoco nemico che ai fulmini“.
Repubblica, 21 gennaio 2013

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C’è chi può scegliere cosa comprare e chi no.

“Restano praticamente inalterate le spese previste per gli acquisti militari (compreso il capitolo da 12 miliardi per i contestati F35) mentre sul taglio del personale va in scena una sorta di deroga alla regola generale del 10% che è stata imposta agli altri comparti dello Stato ma che di fatto risparmia i militari: per loro il taglio sarà della metà, forse meno”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/10/spending-review-alla-difesa-tagli-solo-alle-missioni-allestero-restano-f35/289679/

“Il recente contratto “monstre” da circa 30 miliardi di dollari firmato dall’aeronautica saudita per 84 F-15SA, induce ad interessanti riflessioni. In questi tempi in cui, nel bene e nel male, l’F-35 è sotto i riflettori, un contratto così importante per valore economico e strategico assegnato ad un caccia in servizio dal 1974, merita un approfondimento a tutto campo sul settore dei cacciabombardieri supersonici.

Da decenni, i vari aeroplani da combattimento si collocano per convenzione in diverse generazioni. Attualmente siamo giunti alla quinta, cui appartengono gli americani F-22 e F-35, e, in teoria, il russo T-50 ed il cinese J-20, ovviamente con diverse peculiarità, ma con la matrice comune della bassa immagine radar, l’arcinota “stealthness”. Per molti analisti ed addetti ai lavori, pare che tutte le altre caratteristiche siano totalmente insignificanti o nettamente secondarie, ma evidentemente qualche generale e consulente della Royal Saudi Air Force e di molte altre forze aeree non la pensa così.
Gli 84 F-15SA ordinati dalla monarchia feudale più ricca e potente del mondo, sono tra i caccia più efficaci e sperimentati del pianeta. Dotati di una suite avionica e sensoristica di primordine, potranno in futuro incorporare anche alcune caratteristiche della recente versione semi-stealth F-15SE “Silent Eagle”, con cui Boeing spera di contrastare il Lightining II (l’F35, NdR).

Per meglio comprendere le differenze e le peculiarità di due caccia così diversi, giova rammentare la genesi dei due progetti. L’Eagle nacque a fine anni ’60 dal requisito F-X, con cui l’USAF richiedeva un air superiority fighter ad altissime prestazioni, in grado di spazzare dal cielo ogni rivale presente e futuro, mentre il requisito del JSF (Joint Strike Fighter – caccia bombardiere interforze) risale ai primi anni ’90 ed identificava un caccia relativamente leggero, con vocazione primaria d’attacco al suolo e caratteristiche stealth.

Estremizzando, l’F-15 è il campione delle missioni aria-aria, mentre l’F-35 assomiglia molto ad un F-117 più evoluto e supersonico, con vocazione primaria aria-superficie e solo secondariamente aria-aria.

Il vero successore dell’Eagle (F-15) avrebbe dovuto essere l’F-22 Raptor, definito con toni roboanti “air dominance fighter”, ma in realtà per gravi problemi tecnici e finanziari, il super caccia Lockheed ha già terminato la sua produzione, mentre quella dell’Eagle proseguirà per almeno altri 10 anni.

Nelle intenzioni dell’USAF, l’F-22 e l’F-35 avrebbero dovuto ricreare l’azzeccato “hi-low mix” F-15/F-16, ma con l’improvviso arresto della produzione a neanche 200 esemplari del costosissimo Raptor, l’F-35 ha dovuto improvvisamente assumere il ruolo di caccia di punta dell’industria statunitense.

Senza addentrarsi nei meandri della radaristica più spinta, secondo i cui esponenti nessun F-35 riuscirebbe ad eludere i radar 3D o di scoperta ed attacco dell’ultima generazione (e forse anche alcuni della penultima), non fosse altro perché nei 20 anni di sviluppo dell’F-35 sono state realizzate decine di radar con caratteristiche mirate proprio a scoprire i bersagli stealth, la grande valenza della bassa osservabilità radar appare se non un mito, quanto meno una caratteristica troppo enfatizzata.

Forse troppi dimenticano che un aeroplano deve soprattutto volare bene e volare sempre, intendendo  in ogni condizione meteo e per tutta la sua vita operativa, come ben sa una forza aerea come quella israeliana che ha fatto della combat readiness il suo credo operativo ed il cardine del suo successo. Inoltre, appena un caccia incomincia a manovrare, la sua immagine radar, per quanto piccola, si altera bruscamente ed altrettanto accade montando gli inevitabili piloni esterni, pena un armamento ed una persistenza di combattimento risibili.

Fin qui si potrebbe obiettare che al di là della stealthness comunque l’F-35 ha in sé una valenza estremamente innovativa, rappresentata dagli inediti sensori, in particolare il nuovo radar AESA Northrop Grumman AN/APG-81, il FLIR/EO di nuova generazione e la suite di autoprotezione, ma questo non basta.

Al di là degli slogan commerciali, un aereo da combattimento, indipendentemente dalla sua generazione, deve appunto combattere con efficienza ed efficacia. Questo spiega l’affermazione dell’F-15 in una gara così importante, in cui il cliente saudita ha privilegiato l’affidabilità e la combat readiness di un aeroplano supercollaudato, qualità inequivocabilmente dimostrate dall’Eagle in circa 40 anni di operazioni, sia in missioni di caccia ed intercettazione, sia di strike ed attacco.

Per giunta, quando il gioco si fa duro ed è necessario utilizzare armi quali le bombe “bunker buster”  GBU-28 da oltre 2.200 kg, l’Eagle rimane l’unica opzione possibile.

Da notare che gli F-15SA (al cui standard saranno poi trasformati anche i 72 F-15S già in servizio, nell’ambito del medesimo contratto), adottano molti componenti equivalenti a quelli montati dal Lightning II, tra cui il radar AESA Raytheon AN/APG-63(V)3 (già sperimentato su alcuni F-15C USAF dispiegati in Alaska e sugli F-15SG di Singapore) e la suite di autoprotezione BAE Systems (North America, la ex Loral) DEWS, praticamente identica a quella dell’F-35.

Finora il rivoluzionario Lightning II ha dimostrato soprattutto uno sviluppo quanto mai problematico ed un innalzamento dei costi che ha dell’incredibile, mentre l’Eagle nelle varie versioni si è distinto in combattimento per una notevole efficacia ed un’altrettanto evidente versatilità. Probabilmente molte altre aeronautiche militari dimostreranno il pragmatismo e la sagacia della forza aerea saudita“.

http://www.cesi-italia.org/dettaglio.php?id_news=833

N.B. RINGRAZIO LEONARDO GIOVANNELLI PER IL SUO FONDAMENTALE CONTRIBUTO.

Al progetto di sviluppo hanno collaborato anche gli Australiani ed ecco cosa hanno concluso a febbraio 2012 (commissione parlamentare):
“There has been a lot of effort in pulling together this great collaborative goodwill and industry network. The only trouble is that we are building the wrong aircraft“.
La simulazione australiana conferma il terribile scenario della RAND Corporation di qualche anno fa. Contro gli aerei cinesi, solo 30 F35 tornerebbero alla base, su 240 inviati.Ecco un significativo scambio di battute in commissione:
Mr O’DOWD: Do I get this right: Russia and China have already got a better aircraft than the F35? (Russi e Cinesi hanno già aerei migliori dei nostri?)
Mr Goon : Yes. ()
Mr O’DOWD: We have got 14 F35s on order, have we? (abbiamo ordinato 14 F35?)
Mr Goon : Two. (2)
Mr O’DOWD: Two, 12 or 14, whatever it is. Where do we go from here? I hear what you are saying, but do we stop, progress or change our path? (che si fa? andiamo avanti o torniamo indietro?)
Mr Goon : I see there are great opportunities for Australia—I honestly do. I see sitting down with our American colleagues and together saying, ‘Hey, we have got a problem!” (c’è una grande opportunità: sederci al tavolo con i colleghi americani ed ammettere che abbiamo un problema)
*****
“Il progetto JFS si è però rivelato ben presto fallimentare. I ritardi ed i costi del programma si sono rivelati più alti del previsto e continuano ad aumentare giorno dopo giorno.

Sembra di essere di fronte ai nostri lavori pubblici: il costo medio ad aereo è aumentato dell’81%, passando da 62 milioni di dollari a 112,4 calcolando ricerca, sviluppo e produzione.

Ancor peggio per i costi di produzione del singolo aereo, aumentati dell’85% passando da 50 a 92,3 milioni. E la fase iniziale, quella finanziata con il miliardo dell’Italia, è passata dai 20 miliardi previsti ai 40 miliardi effettivi.

L’aumento è stato tale da sforare la legge Nunn McCurdy, che impone una riapprovazione politica dei programmi militari nel caso il loro costo superi del 25% quello previsto all’origine (ma gli USA sono ormai in ballo e la riapprovazione è data per certa).

Gli USA dovrebbero comprare ben 2.443 esemplari di F35, per un esborso che, al momento, si stima di 323 miliardi di dollari, ma come detto è un costo che continua ad aumentare.

L’Italia invece aveva dichiarato nel 2007 di volerne comprare 131, per una spesa stimata all’epoca in 7 miliardi di euro, ma che oggi, con i prezzi che sono lievitati, ha raggiunto la cifra di 15 miliardi di euro. Ma anche questa folle cifra sembra destinata ad aumentare.

Fallimento per fallimento: un aereo che fa “venire i sudori freddi”

Sede della Rand Corporation

L’F35 sembra essere un fallimento su tutto il fronte. La RAND Corporation, società di analisi strategiche che collabora col Dipartimento della Difesa USA, ha apertamente criticato l’F-35, che, secondo le proprie simulazioni non sarebbe in grado di competere con il cacciabombardiere russo Su-35 in un combattimento aereo, non essendo veloce nel virare, salire di quota e accelerare.

Vien da chiedersi “ma cosa sa fare allora?”.

Critiche simili da Pierre Sprey, il progettista dell’F-16, per il quale l’F35 è pesante e poco reattivo.

Ancora più pesante ci è andato il maggiore Richard Koch dell’United States Air Force (USAF), a capo dell’ufficio di superiorità aerea del “USAF Air Combat Command”, che

Tutti i problemi che il progetto ha vissuto, hanno fatto subire al velivolo anche critiche sulla sua autonomia di volo.

ha dichiarato di “svegliarsi la notte con i sudori freddi al pensiero che l’F-35 avrà solo due armi per la superiorità aerea”.

Altre critiche sono state sulla scarsa autonomia di volo, e soprattutto sui costi del progetto.

Quella che doveva essere una idea geniale, ovvero creare un unico aereo per 3 ruoli operativi, si è rivelata una vera catastrofe economica, tanto che la stessa Marina americana ha stimato che i costi di manutenzione degli F35 saranno del 30-40% superiori a quelli dei caccia attualmente in uso.

L’Italia viene colpita da questo ultimo dato: la manutenzione degli F35 che intende comprare sarà infatti più costosa, e nulla ci garantisce che tali costi non siano ancora superiori.

Evidentemente anche gli USA hanno le loro Salerno-Reggio Calabria, ma noi di un altro progetto fallimentare non ne sentivamo il bisogno.

L’intero programma rischia di essere “terminato”

Oltre ad un aumento enorme dei costi, gli F35 si stanno dimostrando pieni di problemi, tanto che il loro vero debutto è ormai slittato al 2018, ovvero con 7 anni di ritardo rispetto al previsto.

In un importante report redatto da Frank Kendall, del Pentagono, sono usciti fuori ben 13 gravi problemi, uno dei quali addirittura è connesso alla “invisibilità” dell’aereo ai radar, che invece pare non sia così invisibile come promesso dalla azienda costruttrice Lockheed Martin.

Ed ogni giorno si scoprono nuovi problemi, ed è necessario cambiare qualcosa: il totale dei cambiamenti richiesti sinora sull’aereo ha raggiunto una cifra vertiginosa: 725.

Ed ogni cambiamento richiede altri soldi. Un pozzo senza fondo, tanto che il Pentagono stesso, sta riducendo il numero degli aerei che sta acquistando.

A Gennaio, dunque poche settimane fa, il segretario della difesa Usa Robert Gates ha sentenziato: se Lockheed non risolverà i problemi sulla versione a decollo verticale entro due anni, cancelleremo l’acquisto.

E i membri del Congresso USA cominciano a non poterne davvero più, tanto che un Repubblicano come John McCain (contese ad Obama la presidenza 4 anni fa), ha dichiarato che se le cose non miglioreranno alla svelta, tutte le opzioni dovranno essere messe sul tavolo.

E tutte le opzioni significa cancellare il programma, perdere quello che si è speso, ma almeno non continuare a buttare i soldi in un progetto fallimentare.

http://www.investireoggi.it/finanza/f35-un-progetto-fallimentare-e-pieno-di-problemi/

Commento di un lettore: “l’attenersi a un contratto è cosa buona, l’associazione allo sviluppo di qualcosa di non buono con impegno all’acquisto invece puzza di commessa mafiosa o chiamatela come volete, pur di spillare quattrini ai rispettivi governi. Diciamo che le “recensioni” sull’F-35 non sembrano ottimali, anzi, e a giudicare dal profilo che se ne può tracciare sembra quasi un affare sporco per spillare soldi pubblici”.

INFATTI: Nel 1976 l’azienda Lockheed (oggi Lockheed Martin) ammette di aver pagato tangenti a politici e militari stranieri per vendere a stati esteri i propri aerei. In Olanda è coinvolta la stessa monarchia, mentre in Germania, Giappone, e Italia i corrotti dalla Lockheed sono le strutture preposte alle valutazioni tecnico-militari dei Ministeri della Difesa, i Ministri della Difesa, e in Italia e Giappone anche i Primi Ministri. In Italia nel 1978 il Presidente della Repubblica viene travolto dallo scandalo Lockheed e si dimette.
http://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Lockheed

Il senatore della Repubblica e la questione siriana


So di almeno un senatore che vota sulla questione siriana senza essersi adeguatamente informato su cosa succede in Siria (abbiamo polemizzato a riguardo). La cosa non è sconvolgente: la maggior parte dei parlamentari non ha il tempo e le capacità di informarsi in misura sufficiente su tutto. Se fossi un senatore non potrei comportarmi diversamente: dovrei astenermi dal votare troppe cose, se avessi la pretesa di farmi un’idea davvero chiara di ciò per cui voto. Lo stesso fanno i cittadini: un 20% degli elettori italiani è convinto che Monti sia politicamente di sinistra quando lui stesso ha dichiarato di ammirare Marchionne, la Gelmini ed il neoliberismo. E’ il prezzo da pagare per avere il suffragio universale.

Ora, però, il problema del voto disinformato di questo senatore è che c’è di mezzo una possibile terza guerra mondiale, ossia il futuro di centinaia di milioni di persone e della democrazia.

Le sue dichiarazioni di voto mostrano che questo senatore sarebbe a favore dell’intervento armato della NATO in Siria come lo è stato nel caso libico. Solo che questa volta Russia e Cina si sono impuntate.

E’ in buona fede? Si rende conto di cosa implichi per l’incolumità della sua cospicua prole (e di tutti noi) la sua richiesta di “offensiva diplomatica sulla Russia”? E’ davvero ciecamente convinto che la NATO sia dalla parte del giusto e Russia e Cina siano completamente nel torto? Le menzogne sull’Iraq, il Kosovo e la Libia non gli hanno insegnato davvero nulla? Non abbiamo già compiuto abbastanza danni nel mondo? Non siamo già abbastanza detestati?

Il mio impegno non è mirato a scongiurare la guerra, perché sarebbe una pretesa a dir poco risibile, ma piuttosto, quando essa scoppierà, a far crollare il fronte interno il più rapidamente possibile (come con il Vietnam). Questo non lo faccio in nome della pace. Non sono un pacifista. C’è guerra e guerra. Questa guerra, come altre che l’hanno preceduta, è tremendamente sbagliata e il senatore, forse inconsapevolmente, assieme ai suoi colleghi, ci sta cacciando nel gorgo di un conflitto dalle ramificazioni colossali.

Alcuni punti che vanno capiti e che documento nei post linkati di seguito:

* Cina e Russia non hanno nulla da guadagnare da una guerra civile in Siria, l’Occidente e Israele sì;

* La Siria è l’anticamera dell’Iran, la sua destabilizzazione serve a completare l’accerchiamento dell’Iran, come previsto dai piani del pentagono di una decina di anni fa. C’è chi pensa che, cambiato il presidente degli Stati Uniti, cambiano anche gli obiettivi in politica internazionale. Chi pensa questo è molto ingenuo e sopravvaluta di molto la sovranità del presidente, sottovalutando drammaticamente l’autorità del Pentagono, che non è un istituto di carità o un’impresa umanitaria: è una macchina da guerra;

* Cina e Russia hanno sacrificato la Libia per guadagnare tempo, perché non era così strategica e perché era difficilmente difendibile, la Siria non sarà sacrificata;

* Gli Stati Uniti non stanno spostando la maggior parte della flotta nel Pacifico e schierando truppe a Darwin, in Australia, come gesto di benevolenza nei confronti della Cina;

* Arabia Saudita e Qatar, due dittature fondamentaliste e misogine nostre alleate (NB siamo in Afghanistan per combattere i talebani fondamentalisti e misogini), non armano e finanziano i guerriglieri che combattono Assad perché amano la democrazia. Se la amassero non avrebbero schiacciato con la forza le proteste nonviolente e pro-democratiche nel Bahrein;

* L’Occidente sa benissimo che ci sono centinaia di combattenti alqaedisti in Siria che attaccano le truppe regolari siriane, ma la cosa non sembra turbarli. Invece nello Yemen la presenza di alqaedisti serve a giustificare il regime autoritario filo-occidentale ed inviso alla popolazione (anche lì proteste soffocate nel sangue tra l’indifferenza dei media occidentali e brogli che danno risultati del 99% – manco in Bulgaria);

* È evidente che finché arriveranno armi (es. per nave dalla Libia passando per il Libano) e soldi ai guerriglieri fondamentalisti questi non avranno alcun incentivo a rispettare il cessate il fuoco previsto dal piano di pace Kofi Annan: la loro professione è il caos, la guerra; lo fanno da anni, ormai, come i mercenari, e non saprebbero che altro fare nella vita;

* È evidente che finché Sauditi e Iraniani continueranno a cercare di contrapporre sciiti (filo-iraniani) e sunniti (filo-sauditi) non ci sarà pace in Medio Oriente e men che meno in Palestina;

* Ogni massacro di civili viene imputato al regime a prescindere, perché i media occidentali riferiscono le dichiarazioni dei ribelli come se fossero la verità e ignorano sistematicamente qualunque incongruenza. Questa virtuale uniformità di giudizi e valutazioni dovrebbe far sospettare al cittadino un po’ più smaliziato che c’è qualcosa che non va. Gustavo Zagrebelsky (“Simboli al potere”, 2012, pp. 89-90) riesce, in poche righe, a definire con estrema precisione la questione centrale del nostro tempo: “Alla cementificazione del pensiero, all’espulsione delle alternative dal campo delle possibilità, all’omologazione delle aspirazioni, alla diffusione di modelli pervasivi di comportamento, di stili di vita e di status e sex symbol nelle società del nostro tempo, lavorano centri di ricerca, scuole di formazione, università degli affari, accademie, think-tanks, uffici di marketing politico e commerciale, in cui vivono e operano intellettuali e opinionisti che sono in realtà consulenti e propagandisti, consapevoli o inconsapevoli, ai quali la visibilità e il successo sono assicurati in misura proporzionale alla consonanza ideologica. La loro influenza sul pubblico è poi garantita dall’accesso a strumenti di diffusione capillari e altamente omologanti. Non è forse lì che, prima di tutto, si stabiliscono i confini simbolici del legittimo e dell’illegittimo, del pensabile e dell’impensabile, del desiderabile e del detestabile, del ragionevole e dell’irragionevole, del dicibile e dell’indicibile? Del vivibile e dell’invivibile? Da qui provengono le forze simboliche potenti che, fino a ora, cercano di tenere insieme le nostre società….come in una religione, per di più monoteista”.

* Le immagini delle proteste anti-Assad non hanno mai mostrato più di qualche decina di migliaia di persone, su una popolazione complessiva di 23 milioni di Siriani;

* In Egitto e Tunisia sono state le capitali a rappresentare il fulcro delle proteste. In Libia e Siria sono i bastioni del regime. Questa è la differenza sostanziale tra queste realtà. Le rivoluzioni scoppiano sempre nelle capitali, quella Siriana è iniziata a Daraa, a circa 10km dal confine meridionale della Siria, nei pressi di Libano ed Israele. La prova del fatto che non si trattava di normali civili insorti sta nel fatto che alla fine dei primi scontri sono rimasti sul campo più soldati regolari che ribelli;

* A Houla tutte le testimonianze riportate dai media occidentali parlavano di civili uccisi da bombardamenti siriani, mentre gli osservatori ONU hanno verificato che non c’era segno di bombardamenti. Questo video, secondo gli insorti, dimostra quel che è successo, ma non si vedono i fori delle esplosioni né si vedono detriti. Si vede invece un uomo che sta creando le esplosioni a beneficio di chi lo inquadra;

In quest’altro video, il bambino intervistato sta parlando del massacro di bambini come lui al quale in teoria ha assistito. Un tale “trauma” che la bambina accanto a lui si mette a ridere ed il cameraman è costretto a escluderla dall’inquadratura. Anche il bambino non pare per nulla traumatizzato. C’è un film, con Dustin Hoffman e Robert De Niro, che spiega molto bene quel che sta succedendo, s’intitola Wag the Dog. Solo che qui non è in gioco solo un’elezione presidenziale, ma la pace nel mondo;

* Paul Danahar, che copre il Medio Oriente per la BBC, ha constatato di persona che Sauditi e Qatarioti usano il loro controllo dei guerriglieri per infrangere i vari cessate il fuoco negoziati dalle Nazioni Unite. Per questo Kofi Annan ha chiesto di allargare il gruppo di interlocutori che proveranno a risolvere il conflitto;

* Seymour Hersh, reporter investigativo statunitense molto rispettato e vincitore del Pulitzer riferiva sul New Yorker, nel 2007,  che gli Stati Uniti erano coinvolti in operazioni clandestine contro l’Iran ed il suo alleato siriano attraverso il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’Islam e sono ostili all’America, incluso Al Qaeda;

* Intanto il nuovo governo libico ha vietato per legge ogni critica della rivolta del 17 febbraio (legge 37), ha amnistiato tutti i combattenti anti-Gheddafi responsabili di saccheggi, torture, crimini di guerra e crimini contro l’umanità denunciati da Amnesty International, Human Rights Watch e dall’ONU (legge 38). Oltre ad ostacolare ogni inchiesta indipendente su quel che sta succedendo nella Libia del dopo-Gheddafi:


“L’insurrezione, con buona pace del perenne interventista Garton Ash, non è mai stata una rivolta di massa, come confermano i migliori analisti del settore e almeno un sondaggio effettuato dagli accerrimi nemici di Assad, i qatarioti, ed è stata violenta fin dall’inizio, come in Libia, e diversamente da Tunisia, Egitto e Bahrein (cf. rapporto della Lega Araba sulla Siria). Il che dovrebbe far riflettere una persona che ha a cuore la propria coscienza ora, non al momento della morte. Una tale persona, se per di più credente, potrebbe anche informarsi dai missionari cristiani in Siria, riguardo alla storia della destabilizzazione della Siria.

Il senatore in questione è convinto che nessuno vuole l’intervento militare in Siria. Questa convinzione è falsa:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/31/loccidente-e-la-destabilizzazione-della-siria-1957-2011-articolo-del-guardian/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/11/il-bilderberg-2012-decide-le-sorti-della-siria-e-del-mondo-articolo-del-guardian/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/02/israele-la-destabilizzazione-del-medio-oriente-ed-il-neonazismo/

Questo Senatore della Repubblica ha delle precise responsabilità nei confronti di tutti gli Italiani, ad esempio la precisa responsabilità di usare una lingua straniera per informarsi di quel che succede nel mondo, a maggior ragione se rischiamo un conflitto mondiale con Russia e Cina. Non basta leggere degli articoli di quotidiani italiani per capire cosa sta succedendo in Medio Oriente. La vicenda libica ci ha mostrato che osservano selettivamente la realtà, per usare un eufemismo

Questo stesso senatore però non pare essersi informato neppure in quella circostanza, prima di caldeggiare l’intervento.Davvero è tutto così chiaro per il senatore in questione? Anche l’esito dell’intervento in Libia? E perché invece non lo è per i giornalisti di Al Jazeera? E perché i media italiani hanno ignorato il conflitto interno alla redazione di Al Jazeera?

Anche un inviato Mediaset in quell’area conferma che c’è qualcosa che non torna in quel che ci è stato detto.

Nutrono dubbi anche analisti che non sono mai stati complottisti.

Quel che mi irritta in special modo nel comportamento del suddetto senatore è che, nella sua veste di rappresentante delle istituzioni, ha il potere di cambiare le cose, un potere che quelli come me non hanno. Il fatto che lo usi con così tanta LEGGEREZZA, senza discernimento critico, nella convinzione manichea che Assad sia il Male assoluto e i suoi avversari (salafiti, alqaedisti, mujaheddin, ecc. ossia gente che se andasse al potere farebbe pulizia etnica) un male infinitamente minore o persino un bene, non è cosa che rassereni (avrebbe molto da imparare da Kofi Annan, che per il momento ha assunto una posizione molto più equilibrata).

Non sarò io a giudicare l’anima del senatore e neppure il “Padre Eterno”, che ci lascia liberi di sbagliare a nostro piacimento, autolesionisticamente. Sarà la storia a giudicare l’operato suo ed il mio e quello di chiunque altro abbia preso una posizione sulla questione o non l’abbia fatto quando era ancora in tempo per farlo.

L’informazione in America, in Canada ed in Australia – per chi ancora crede nel giornalismo e nella democrazia

Identico testo letto dai giornalisti dei più importanti telegiornali americani, nazionali e locali:
“Conan O’Brian may be about to push the envelope on late night television”

Identico testo per il discorso del primo ministro australiano e dell’attuale primo ministro canadese (allora all’opposizione) per promuovere l’intervento militare in Iraq da parte delle rispettive nazioni

Riguardo al primo video (O’Brian):  Conan O’Brian, un comico, ha deciso di approvare pubblicamente il matrimonio gay di due suoi collaboratori e sarà addirittura lui a sposarli, nel suo show (io lo trovo di cattivo gusto, ma chi se ne frega). Il punto è che l’annuncio è stato ripetuto pari pari da tutti i giornalisti mostrati nel video (18), indipendentemente dal fatto che siano Fox, CBS, CNN o altro, come se fosse un mantra. Il fatto che ormai solo 6 grandi network controllino l’informazione negli USA non è per nulla positivo (lasciamo perdere l’Italia).

Riguardo al secondo video (Howard – Harper): la spiegazione ufficiale è quella del plagio ma, onestamente, non ho mai visto un plagio del genere. Gli uffici stampa/scrivani di alto livello non plagiano mai, “copiano creativamente” e qui eravamo ai più alti livelli. Qui si trattava di una delle decisioni più cruciali della storia mondiale dopo l’11 settembre: una coalizione di democrazie che invade uno stato sovrano in violazione del diritto internazionale. Difficile credere ad una leggerezza degli assistenti dei due politici. Più probabile che il testo sia stato scritto a Washington e poi fatto pervenire a Londra, Ottawa e Canberra, a chi di dovere senza che questi siano stati informati che era una copia carbone. In sintesi, chi ha mandato il testo si aspettava una rielaborazione e chi l’ha ricevuto non si aspettava che fosse una copia.

“La parola tedesca Gleichschaltung (variamente traducibile come sincronizzazione, coordinamento, allineamento, messa in riga) venne utilizzata per descrivere il processo compiuto dal regime nazionalsocialista per esercitare un controllo totale sull’individuo attraverso la coordinazione di tutti gli aspetti della società, della politica e del commercio. Il maggior obiettivo della Gleichschaltung fu di orientare il pensiero di ogni cittadino tedesco in una direzione compatibile con l’ideologia ufficiale del Partito”.
http://it.wikipedia.org/wiki/Gleichschaltung

Il 2012 è l’anno della Rivoluzione Globale – vi spiego perché

di Stefano Fait

Il mantenimento stesso del livello di vita raggiunto nel nostro paese richiede che si innalzi l’intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale di fattori; non può non richiedere, come ho osservato in altre occasioni, che si lavori di più, in più e più a lungo

Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, 7 marzo 2012

Bisogna riconoscere che le autorità stanno facendo di tutto per far avverare la mia “profezia” di qualche mese fa (25 novembre 2011):

http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/e-successo-un-quarantotto-la.html

Le cose, intanto, si stanno muovendo in quella direzione. Ci sarebbero delle alternative, se chi comanda si ricordasse che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Invece stiamo, ahimè, arrivando alla resa dei conti tra chi crede nella democrazia e chi crede nell’oligarchia.
È una cosa terribile, una sconfitta per chi ammira il coraggio e lo spirito di sacrificio di coloro i quali hanno ristabilito la democrazia sconfiggendo il nazismo, per chi ha sognato un’Europa unita, democratica, pacifica e prospera, modello per il resto del mondo, nonché per chi ha celebrato il 1989 come la fine di un incubo e l’inizio di una stagione di progresso civile e morale per tutta l’umanità.

Lo ripeto: nulla di tutto questo era inevitabile, ma qualcosa è andato tragicamente storto:

http://fanuessays.blogspot.com/2012/01/golpe-psicopatico.html

Non resta altro da fare che difendersi e difendere il nostro prossimo.

Mentre l’Egitto è prossimo alla bancarotta:

http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2012/03/01/visualizza_new.html_106197565.html

Come aveva correttamente previsto Jacques Attali:

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/27/le-4-principali-sfide-dei-prossimi-anni-secondo-jacques-attali/#axzz1od3sL7a5

Gli Egiziani si preparano alla vera Rivoluzione (quella dell’anno scorso era una ribellione, non una rivoluzione):

http://www.repubblica.it/esteri/2012/02/02/news/egitto_strage-29223974/

http://italian.irib.ir/notizie/politica/item/104124-egitto-protesta-davanti-ambasciata-usa-decine-i-feriti

Lo Yemen è una polveriera, com’era prevedibile, se s’impone un unico candidato alle elezioni e lo si fa vincere con il 99,8 per cento dei voti:

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Yemen-scontro-tra-battaglioni-esercito-davanti-casa-presidente-a-Sanaa_313041476999.html

La Spagna si ribella:

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9977

L’Irlanda si ribella:

http://www.forexinfo.it/Irlanda-referendum-sul-fiscal

Si ribellano gli etnopopulisti olandesi sui quali si regge il governo e che pretendono un referendum:

http://www.rischiocalcolato.it/2012/03/good-morning-europa-rajoy-affonda-il-fiscal-compact-e-lolanda-ripensa-al-fiorino-di-maurizio-blondet.html

La Grecia si ribella:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/02/28/la-rabbia-e-lamore-sulla-violenza-in-grecia/

anche perché con un disoccupazione giovanile che eccede il 50% (!!!!!!), c’è poco altro da fare:

http://ca.news.yahoo.com/greek-unemployment-hits-record-high-december-21-percent-101223761.html

La Romania si ribella:

http://www.corriere.it/esteri/12_gennaio_17/romania-scontri_f9c874fe-410a-11e1-b71c-2a80ccba9858.shtml

Il Portogallo si ribella:

http://italian.irib.ir/notizie/economia/item/103036-portogallo–crisi-proteste-contro-tagli-mercoledi-visita-troika

L’Italia si ribella (il 44% degli Italiani sta con i no-Tav, a dispetto della quasi unanimità pro-Tav dei media):

http://www.notav.info/top/caro-passera-caro-bersani-anche-i-sondaggi-dicono-notav/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/02/bandiere-greche-in-val-di-susa-disobbedienza-civile-solidale-nel-mediterraneo-e-oltre/

In Sicilia:

http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201203061114-ipp-rt10062-sicilia_forconi_tornano_in_piazza_a_palermo_si_uniscono_no_tav

In Sardegna Napolitano viene chiamato “buffone” e “servo dei banchieri”:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/4036-cagliari-contesta-napolitano-sei-il-presidente-delle-banche

http://www.corriere.it/politica/12_febbraio_21/napolitano-sassari_0efbcb9c-5c76-11e1-beff-3dad6e87678a.shtml

L’Islanda si ribella:

http://it.euronews.com/2012/03/05/islanda-l-ex-premier-haarde-a-processo/

I Canadesi si ribellano ai brogli elettorali che hanno portato al governo l’ultra-filoamericano neoliberista Stephen Harper:

http://rabble.ca/news/2012/03/wave-protest-against-electoral-fraud-kicks-saturday-vancouver

Persino gli Americani cominciano a ribellarsi. Nel 2011 solo il 17% degli statunitensi riteneva che il governo federale godesse della legittimità a governare, una percentuale che scendeva al 6% per quel che riguarda il Congresso, i livelli più bassi della storia dei sondaggi d’opinione negli USA:

http://www.washingtonsblog.com/2011/08/rasmussen-poll-american-sentiment-is-pre-revolutionary-only-17-say-u-s-government-has-consent-of-the-governed.html

http://www.blitzquotidiano.it/economia/usa-sondaggio-tasse-aumento-ricchi-703632/

http://www.nytimes.com/2011/10/26/us/politics/poll-finds-anxiety-on-the-economy-fuels-volatility-in-the-2012-race.html

Qualcosa di molto brutto accadrà negli Stati Uniti:

http://fanuessays.blogspot.com/2011/11/dominio-mercenario.html

http://www.informarexresistere.fr/2012/01/07/ndaa-torneranno-i-campi-di-concentramento-in-america/#axzz1oEiKocMC

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/17/lo-slittamento-giuridico-verso-la-dittatura-usa-2001-2012/#axzz1oEiKocMC

Il Regno Unito ha già avuto un assaggio di quel che ci attende:

http://www.informarexresistere.fr/2011/12/17/londra-in-fiamme-preludio-alla-rivoluzione-globale/#axzz1oEiKocMC

e le Olimpiadi non saranno tranquille:

http://www.lettera43.it/attualita/41757/londra-2012-giochi-di-protesta.htm

anche perché il numero di senzatetto è cresciuto di almeno il 14% in un anno, senza contare chi è stato costretto a trasferirsi da parenti ed amici e non è su una strada solo grazie alla loro benevolenza:

http://www.guardian.co.uk/society/2012/mar/08/homelessness-rise

Stanno subappaltando ad imprese private i compiti delle forze dell’ordine (pubblico), nonostante il fatto che la principale causa delle rivolte urbane dell’anno scorso siano stati i pessimi rapporti tra poliziotti e residenti di certi quartieri – figuriamoci quando saranno dei mercenari a pattugliare le strade e compiere arresti:

http://www.guardian.co.uk/uk/2012/mar/02/police-privatisation-security-firms-crime

Difficile credere che gli agenti prenderanno bene questa cosa. La loro lealtà sarà messa a dura prova, potrebbero rivoltarsi contro i loro “padroni”.

I Francesi hanno già dimostrato di cosa sono capaci:

http://www.ilpost.it/2010/10/19/sesta-giornata-di-proteste-e-scioperi-in-francia/

François Hollande, candidato socialista alle presidenziali francesi, ha dichiarato, in risposta all’ostilità degli eurocrati nei suoi confronti: “Siamo una grande nazione che non si fa comandare”:

http://archiviostorico.corriere.it/2012/marzo/05/Merkel_Pericolo_Hollande_dietro_Patto_co_9_120305021.shtml

In Australia gli aborigeni protestano e costringono la premier Julia Gillard ad uscire dalla porta sul retro di un ristorante:

http://video.ilsole24ore.com/TMNews/2012/20120127_video_13155471/00000157-australia-protesta-aborigeni-bruciano-la-bandiera.php

Proteste in Croazia e Slovenia:

http://www.italintermedia.com/2011/10/anche-in-croazia-e-slovenia-si-diffondono-le-proteste-contro-il-capitalismo-neoliberale/

Proteste in Cina:

http://www.ilpost.it/2012/01/07/le-500-proteste-al-giorno-in-cina/

Solo il clima pre-bellico ha placato le proteste di massa in Israele:

http://www.ilpost.it/2011/09/04/le-foto-di-stanotte-in-israele/

Anche i media più popolari cominciano a contestare le politiche europee:

http://www.spiegel.de/international/europe/0,1518,816498,00.html

Persino gli ossequienti Giapponesi protestano:

http://it.euronews.com/2012/01/19/nucleare-tokyo-ci-riprova-proteste-in-giappone/

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