Per i commenti
https://www.facebook.com/AmorMundi/posts/10205722971587457
Se leggete il Guardian siete meglio di Nostradamus
14 Maggio 2016 a 15:36 (Controrivoluzione e Complotti, Futuro e Anticipazione)
Tags: Aung San Suu Kyi, Brasile, destabilizzazione, giornalismo, golpe, golpisti, Guardian, imperialismo, intelligence, previsioni, propaganda, rivoluzioni colorate, Venezuela
Zombie Apocalypse – Il lato oscuro della forza (essere buoni paga)
14 settembre 2013 a 08:54 (Salute, Sorprendimi!, Umorismo)
Tags: Aung San Suu Kyi, Blair, Bush, corruzione, degrado, Desmond Tutu, deterioramento, Ellen Johnson Sirleaf, Hillary Clinton, invecchiamento, John Kerry, Kerry, lato oscuro della forza, le notti del terrore, Mandela, Nobel per la Pace, Obama, Palpatine, Tony Blair, Wangari Muta Maathai, Yoda, zombie, zombie horror
Questa creatura delle tenebre la riconosco per mia.
Prospero, “la Tempesta” – Shakespeare
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Il lato oscuro della Forza è la via per acquistare molte capacità da alcuni ritenute ingiustamente non naturali.
Palpatine, Guerre Stellari
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Sono mostruosi, non hanno più nulla di umano, sono come corrosi dal tempo.
Zombie Horror – Le notti del terrore
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Uomo in Nero: Stai ancora cercando di dimostrarmi che ho torto, vero?
Jacob: Tu hai torto
UiN: Ah sì? Arrivano, combattono, distruggono, corrompono. Finisce sempre allo stesso modo.
Jacob: Finisce solo una volta. Tutto quello che accade prima è solo progresso.
Palpatine/Darth Sidious, Imperatore Galattico, 86 anni
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/13/cosa-sta-succedendo-ai-clinton/
George W. Bush (61 anni nella foto)
Al Gore, Nobel per la Pace 2007 (65 anni)
Quando 900 anni di età avrai, bello non sembrerai! (Yoda)
Nelson Mandela, Nobel per la Pace 1993 (95 anni)
Aung San Suu Kyi, Nobel per la Pace 1991 (68 anni)
Ellen Johnson Sirleaf, Nobel per la Pace 2011 (74 anni) – presidente della Liberia
La pace si conquista ogni giorno, dicendo no alle menzogne
31 agosto 2013 a 09:25 (Resistenza e Rivoluzione, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: abbondanza, Aung San Suu Kyi, Étienne de La Boétie, bastone, burattinai, cambiamento, carota, cervello rettiliano, decrescita, Dominique de Villepin, Emerson, energia, fantascienza, fusione fredda, fusione nucleare, futuri possibili, futuro, I have a dream, invenzioni, Kissinger, l'audacia della speranza, Luca Mercalli, Mandela, manipolazione, Martin Luther King, menzogna, Mercalli, messianismo, Mondo Nuovo, montature, non ci sono alternative, Obama, paura, poliziotto buono, poliziotto cattivo, potentati, potere, propaganda, R-complex, ribellione, rinnovabili, rivolta, senso di colpa, status quo, strategia della tensione, trasformazione, verità, Verso un Mondo Nuovo, Villepin, Whitman
Le preghiere degli uomini sono una malattia della volontà. La preghiera che implora un particolare rendiconto è viziosa. La preghiera è la contemplazione degli eventi della vita dal punto di vista più elevato. Ė il soliloquio di un’anima che percepisce ed esulta. Ma la preghiera usata come mezzo per ottenere un soddisfacimento privato è un furto e una meschinità. Essa suppone dualismo e non Unità nella natura e nella coscienza. Quando l’uomo sarà uno con Dio, allora non implorerà più, ma trasformerà ogni preghiera in azione.
Ralph Waldo Emerson
Nessuno può fare esperienza per un altro, nessuno;
Nessuno può progredire per un altro, nessuno!”
Walt Whitman
Un grande no come quello del Parlamento britannico. La prima volta che un governo del Regno Unito subisce una sconfitta in Parlamento in materia di iniziative belliche dai tempi di Palmerston (1784 – 1865)
https://theconversation.com/commons-rejects-cameron-plea-for-syria-strikes-rewrites-special-relationship-17674
Un grande no come quello dell’ex primo ministro francese Dominique de Villepin in quest’intervista televisiva [in francese]
Tutta l’umanità deve concordare sul fatto che ci stanno mentendo, chiamare le menzogne e le montature con il loro nome e smetterla di servire questi poteri. Gli esempi sono numerosi, da Mandela a Martin Luther King a Étienne de La Boétie a Aung San Suu Kyi. Il semplice atto di non credere alle loro falsità e deriderli li rende impotenti. La loro forza deriva unicamente dal nostro volontario asservimento, dalla nostra credulità, dall’oblio di chi siamo veramente e di quel che potremo fare una volta liberi
Nessun paese può fare una guerra se la popolazione è contraria e blocca la nazione con scioperi continui, nessun governo/regime può restare al potere se la popolazione non collabora (per questo Assad è ancora lì dopo due anni e mezzo; per questo i golpisti egiziani saranno spazzati via entro primavera e al loro posto s’insedierà un governo misto di unità nazionale, con diversi ministeri assegnati ai fratelli musulmani).
Basta con la scusa che loro e i loro burattinai sono onnipotenti. La colpa è nostra! Votiamo turandoci il naso (voto utile), continuiamo a leggere quotidiani faziosi pro-establishment nella convinzione che è quello che fanno le persone istruite, continuiamo a comprare prodotti delle multinazionali, continuiamo a credere che non ci siano alternative, che così va il mondo, che c’è poco da fare se non ricavarsi una nicchia e rispettare regole e relazioni di potere rivoltanti, ad ogni livello.
Il nostro futuro è nostro. Siamo noi che lo determiniamo, non loro. Ci volevano far credere che siamo piccoli, deboli, vulnerabili, impotenti e ce l’hanno fatta. Un grande successo. Milioni di persone credono che l’unico cambiamento possa provenire da fuori (da una catastrofe, dagli alieni, dal Cristo, ecc.), non da loro stessi.
Ma, badate bene, se hanno inscenato tutto questo gigantesco teatrino è perché sanno che c’è qualcosa di incredibile potente in noi, che non possono controllare e che non vogliono che scopriamo che c’è e come usarlo.
Altrimenti come si spiegano i loro immensi sforzi? Forse sono loro i piccoli, deboli, vulnerabili, impotenti, perennemente tormentati all’idea del nostro risveglio, della nostra presa di coscienza, della nostra maturazione?
La loro ossessione per il controllo, per la sorveglianza, per la prevenzione è tipica degli insicuri, dei vigliacchi, di chi deve convincersi di essere quello che non è e di poter controllare tutto ciò che lo circonda, perché le incertezze della vita e del futuro lo terrorizzano. I loro think tank, le loro intelligenze artificiali, i loro modelli, i loro media, l’intera macchina della propaganda, della paura, del senso si colpa e di inadeguatezza è costruita a loro immagine e somiglianza.
Il loro è l’unico linguaggio che conoscono: potere, sfruttamento, paura, subordinazione, prevaricazione, possesso, dominio.
Ci accusano di invidiarli, ma le loro esistenze sono l’inferno di chi investe ogni sua energia nel negare ciò che sa essere vero: la destinazione finale è l’estinzione fisica e la perdita di tutta la loro “roba”.
La macchina della paura e del controllo è comunque riuscita a farci fessi, ossia a farci pensare e agire come loro: reattivamente, aggressivamente, paranoicamente, psicopaticamente, territorialmente. È il cervello rettiliano / R-complex:
http://it.wikipedia.org/wiki/Triune_Brain
Invece di pensare alla vita, agli affetti, ai sogni, alla creatività, inventiva, ecc., siamo sempre più maniacalmente concentrati su ciò che decade, sulla morte, proprio come questi necrofili. Da creatori siamo diventati distruttori, proprio come loro, proprio come ogni essere demonico.
L’orrore di guardarci allo specchio, di capire che il loro mondo ideale, quello delle loro pubblicità e della loro “arte”, è entropico, satanico, privo di qualunque sbocco che non sia l’involuzione e il degrado della coscienza e di tutto il resto. Non c’è nulla, nel loro mondo, per cui valga la pena di battersi. Il loro è un futuro vuoto, fittizio come le loro anime, simulacri di anime.
Sono la pelle di serpente abbandonata dopo la muta, sono un involucro dall’apparenza umana, ma che non pensa, non sente, non si comporta umanamente:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/05/15/cose-il-male/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/14/legoista/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/16/la-banalita-del-male-e-una-cagata-pazzesca/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/10/28/del-potere-della-pedofilia-del-male-categorico/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/03/06/alcibiade-il-rottamatore/
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/06/perche-non-ce-pace-perche-non-ce-liberta/
Intanto un nuovo mondo sta prendendo forma, come frutto collettivo di un diverso modo di intendere il mondo e il nostro ruolo in esso
Una delle ragioni per cui la gente è apatica è per sfuggire alla disperazione. D’altra parte gli speranzosi idealismi non supportati da sano pragmatismo non hanno mai un lieto fine.
Il problema, a mio avviso, è che spesso ci facciamo governare dalla speranza (“l’audacia della speranza”, diceva un Nobel per la Pace degno di Kissinger) e/o dalla disperazione e così affidiamo il nostro destino a queste forze emotive, invece che alla nostra creatività ed inventiva. Paura, senso di colpa, speranza messianica, apatia/indifferenza e disperazione sono probabilmente le migliori armi di distruzione di massa delle coscienze e sono usate precisamente a questo scopo e per indirizzare la civiltà umana sulla via della perdizione, la via dell’egoismo, del materialismo, della violenza, del sopruso, della dismisura.
È per questa ragione che diventa necessario che almeno una minoranza di persone competenti e motivate da buona volontà e dalla volontà di servire l’interesse generale si coordini per realizzare un cambiamento positivo nelle loro rispettive aree di competenza.
Questo può avvenire solo se il pragmatismo sconfigge la disperazione (bastone, poliziotto cattivo) e la speranza fideistica (carota, poliziotto buono) in un cambiamento che non provenga da noi e dalle nostre iniziative.
Per esempio, una volta che tutto ciò che ostacola la ricerca e lo sviluppo di fonti di energia abbondanti ed economiche – non mi riferisco alle rinnovabili: c’è di meglio: http://peswiki.com/index.php/Main_Page – sarà rimosso, l’intero sistema di infrastrutture e modello socioeconomico globale (che si fonda sul profitto derivato da un regime di scarsità e competizione creato artificialmente – la “decrescita felice” eccita i plutocrati) sarà rivoluzionato in maniera completa e definitiva, a meno che le oligarchie non riescano ad imporre un ulteriore monopolio.
Dobbiamo capire, tra le tante cose, come sostituire un’economia di scarsità e concorrenza basata sulle risorse, in un’economia dell’abbondanza basata sull’energia, ossia l’esatto opposto di quel che crede Luca Mercalli (che è davvero poco stimato tra i ben informati, ma continua ad essere invitato ovunque, purtroppo):
Molti pensano di dover combattere contro qualcosa, ma quello di cui hanno bisogno è lottare per qualcosa.
Inoltre molti non sanno che farsene dell’ideale della libertà, perché pensa di essere già libera a sufficienza: ciò che li può motivare è la presa di coscienza della loro miseria, o della prospettiva del loro impoverimento. Su questa cosa non possono ingannarsi a lungo, non possono tollerare che così va il mondo e molti ricevono le briciole mentre pochi se la spassano. Se sapessero come potrebbe essere trasformato il mondo una volta che certe tecnologie, conoscenze e risorse fossero rese disponibili, potrebbero cominciare a pensare ad un’esistenza in termini più concreti e lungimiranti.
Capire queste semplici verità e agire conseguentemente significa essere pragmatici, non cinici.
Una minoranza guidata dalla voglia di capire, dalla buona volontà, dall’empatia, dal sapere, dalla capacità di trasformare responsabilmente, costruttivamente e di rendere partecipi tutti, nei loro modi e nei loro tempi, senza paternalismi e autoritarismi neogiacobini (“noi sappiamo cosa è meglio per voi”).
Una maggioranza la seguirebbe a ruota se capisse che è nel suo interesse farlo e se potesse dire la sua.
Nessuna mobilitazione di massa è possibile senza questa presa di coscienza.
Un vantaggio della propaganda immaginifica dei potentati è che ha creato un terreno fertile per immaginare il nuovo in termini concreti anche in persone che non sanno neanche che per andare da Trento a Trieste servono 3 ore d’auto, perché non sono come Massa e Carrara.
Siamo entrati nell’era dei tecno-miti, della mitologia scientifica. Mentre Omero trasmetteva una visione del mondo parlando delle gesta degli eroi e degli avventurieri, gli Omeri del nostro tempo possono avvalersi della fantascienza e delle invenzioni al servizio del nostro spirito, delle nostre coscienze. Le possibilità di cambiamento sono infinite, nel bene e nel male. “Non ci sono alternative” è un mantra che ormai convince solo chi vuole crederlo vero. I nostri orizzonti si stanno espandendo, inesorabilmente: il futuro è sempre più aperto. Si tratta di scegliere e, soprattutto, di voler scegliere, rifiutando la falsa alternativa tra un futuro neo-medievale e un futuro tecnocratico.
Aung San Suu Kyi, la ribellione, la violenza, la nonviolenza
3 ottobre 2012 a 09:53 (Antropologia, Diritti umani e bioetica, Miti da sfatare, Resistenza e Rivoluzione, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: anicca, Arundhati Roy, Aung San Suu Kyi, autoritarismo, bene, Birmania, buddismo, bugie, cristianesimo, dispotismo, dittatura, Ebrei, Gandhi, Gesù, Gesù il Cristo, ghetto di Varsavia, integrità morale, male, Mandela, Martin Luther King, menzogne, Nelson Mandela, nonviolenza, onestà, pacifismo, pacifisti, rivoluzione, sincerità, tirannia, verità, violenza
Necessaria premessa: come sempre, per chi non ha letto le mie precedenti analisi su questo tema, chiarisco che non vedo perché una persona dovrebbe voler arrecare del male a qualcun altro. Però un conto è essere innocui e cercare di non seminare zizzania e di tollerare la diversità umana, un altro conto è consentire ai bulli ed oppressori di spadroneggiare. Questi vanno fermati, meglio se con le buone, alla peggio con le cattive. Non è moralmente accettabile permettere che altri soffrano quando potremmo intervenire, e questo solo per preservare la nostra purezza ed innocenza “ontologica”. Il nonviolento (per definizione “senza se e senza ma”, altrimenti non avrebbe senso definirsi nonviolenti) è in realtà un narcisista egoista, complice di qualunque disegno “satanico”, in quanto usa la nonviolenza come un’arma.
La forza, la potenza servono e sono legittime e virtuose, se sono al servizio dell’umanità e della creazione.
L’importante è capire il contesto, altrimenti si rischia di dare carta bianca o rendersi complici, involontariamente ed inconsapevolmente, di progetti neocoloniali camuffati da “gravosi ma ineludibili impegni umanitari”.
I pacifisti e nonviolenti si sono appropriati, a torto, di Aung San Suu Kyi (come di tanti altri).
Ma né lei, né Arundhati Roy, né molti ebrei del ghetto di Varsavia, né Bartolomé de las Casas, i nativi americani, gli aborigeni australiani, i tibetani, ecc. erano nonviolenti.
Né lo era il Gesù che scacciava i mercanti dal Tempio. Il più grande messaggero di pace della storia, Gesù il Cristo, ammoniva: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma una spada” (Mt 10, 34; cf. 12, 51-53). Altrove, precisava: “Non sanno che sono venuto a portare il conflitto nel mondo: fuoco, ferro, guerra” (Tommaso, 16).
Nelson Mandela era stato nonviolento, ma si era poi reso conto che il regime dell’apartheid non aveva alcuna intenzione di dialogare ed usava invece la forza per intimidire. Così il giovane avvocato divenne un “terrorista”/partigiano (a seconda dei punti di vista):
http://fanuessays.blogspot.it/2011/12/mandela-nobel-per-la-pace.html
A parte Martin Luther King e Gandhi, nessun leader di gruppi umani subordinati alle potenze bianche coloniali ha mai abbracciato la nonviolenza senza se e senza ma. In più, nessuno dei due avrebbe mai conseguito alcunché se le autorità a cui si contrapponevano non fossero state indebolite da guerre terribili (le due guerre mondiali per l’impero britannico, il Vietnam per quello americano):
Aung San Suu Kyi, pur precisando che la violenza è l’extrema ratio, non reputa di poter condannare chi si affida ai metodi violenti (p. 166):
Non condanno chi combatte per la “giusta causa” con qualsiasi mezzo. Mio padre l’ha fatto e io lo ammiro molto per questo.
Perché la nonviolenza non garantisce il successo e ancora meno l’incolumità (p. 165):
Non pretendiamo neppure di avere il monopolio sui metodi di lotta giusti per ottenere ciò che vogliamo. D’altronde, non possiamo garantire la loro incolumità. Non possiamo dire: “seguiteci sulla via della nonviolenza e sarete protetti”, né che ci arriveremo senza vittime. È una promessa che non possiamo fare.
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/omaggio-aung-san-suu-kyi.html
Il suo merito è quello di aver sviluppato una visione profonda ed introspettiva della vicenda umana.
Ecco la sua comprensione delle radici del male e della violenza.
Quando la politica birmana parla dei tiranni che hanno oppresso il suo paese e la sua gente per decenni, traspare la sua incapacità di disumanizzarli. Ai suoi occhi rimangono ancora esseri umani come lei e come le loro vittime (Aung San 2008):
Avverto il loro disagio: la mancanza di fiducia nel bene. e penso che debba essere molto triste non poter credere nel bene. Dev’essere difficile essere una persona che crede solo nelle banconote…Non sto parlando di morale o di coscienza. Non so se ce l’abbiano. Purtroppo ho imparato che esistono persone prive di coscienza morale. Quello che voglio dire è che c’è molta insicurezza nelle persone che riescono a credere solo nei dollari…Ci considerano oggetti da schiacciare, ostacoli da rimuovere. Ma io li valuto molto come persone… Non ho mai imparato ad odiarli. Se lo avessi fatto, sarei stata davvero in loro balia…non si può avere paura di chi non odi. Odio e paura vanno a braccetto… Prima di entrare in politica in Birmania pensavo di essere capace di odiare come chiunque altro. Tuttavia, in seguito mi sono resa conto di non conoscere il vero significato dell’odio, ma che lo potevo vedere nei miei carcerieri…Odio profondo e malvagità…Per superare le tue paure devi prima di tutto dimostrare compassione verso gli altri. Quando cominci a trattare le persone in maniera compassionevole, gentile, partecipe, le tue paure si dissolvono. È un processo immediato.
Non trova disdicevole ammettere di aver sbagliato, riconoscere i propri errori, domandare scusa ed interrogarsi costantemente, anche timorosamente, sulle conseguenze delle proprie azioni per le esistenze altrui, incluse quelle dei propri avversari (ibidem, p. 56):
Secondo il buddismo c’erano persone che neppure il Signore Buddha poteva redimere. Perciò chi siamo noi per affermare di poter salvare tutti? Siccome non sappiamo chi possa essere salvato e chi no, abbiamo il dovere di tentare comunque. non possiamo eliminare qualcuno a priori. Dovremmo concedere a tutti il beneficio del dubbio.
Un atteggiamento che è reso possibile dalla strenua resistenza al potere della soggettività, dell’egocentrismo, e dalla ricerca di una maggiore consapevolezza delle cose del mondo (ibidem, p. 64):
La consapevolezza è strettamente legata all’obiettività. se sei consapevole di quello che fai, hai una percezione obiettiva di te stesso. e se sei consapevole di ciò che fanno gli altri, diventi più obiettivo anche nei loro confronti…Senza consapevolezza, i pregiudizi di ogni tipo si moltiplicano
Per questo gli uomini del regime sono maestri dell’autoinganno, miopi, privi di lungimiranza, e per ciò stesso intrinsecamente autodistruttivi. Così li descrive la statista birmana: “Sono del tutto fuori di testa. Non hanno nessun contatto con la realtà. Il loro pensiero è così distante dalla verità dei fatti, da diventare assurdo” (p. 171). Nessun regime può reggere a lungo proprio perché si nutre di menzogne, le menzogne impediscono di ragionare, disseminano immobilismo, omologazione, malafede, opacità, false coscienze, che fossilizzano le personalità e le facoltà cognitive, impongono una cronica ristrettezza di vedute, fanno temere l’ampiezza di respiro, inducendo, in ultimo, i decisori – si pensi ad Hitler o Mussolini – a fornire direttive insensate e scegliere opzioni che li condannano alla rovina (op. cit.):
La natura stessa dei governi autoritari e delle dittature impedisce loro di conoscere la verità, perché le persone che vivono sotto tali regimi si abituano a nasconderla a loro stessi e a vicenda. Anche chi ha il compito di scoprire che cosa sta succedendo nel paese per riferirlo alle autorità, acquisisce l’abitudine di non riferire la verità ai superiori. Così tutti disimparano a dire la verità e alcuni arrivano addirittura a non saperla più vedere. Vedono ciò che vogliono vedere, oppure ciò che reputano i superiori vogliano che loro vedano. Se sviluppi tale atteggiamento, poi diventa facile non osare più nemmeno ascoltare ciò che non vuoi sentire. E così finisce per non vedere, né sentire, né dire al verità. E alla lunga l’intelligenza ne risente. […]. Se non ti rendi conto che ciò che fai è sbagliato, non potrai neppure vergognartene. Vivi nella pura fantasia – una specie di follia e una totale mancanza di obiettività. Il che si riduce poi all’incapacità di affrontare la verità. Se vivi in un mondo dove tutto ciò che fai è giustificato da concetti come “patriottismo” o “il bene del paese”, non potrai compiere il passo successivo di vergognarti e desiderare di correggerti.
Solo prestando attenzione a chi ci circonda, alle loro reazioni nei nostri confronti, ossia essendo interessati a loro, alle loro convinzioni, sentimenti e paure è possibile sconfiggere l’intrappolamento in una società sociopatica in cui compassione, misericordia, trasparenza, onestà, lealtà ed altruismo sono trattati alla stregua di vizi o imbarazzanti debolezze (pp. 65-69):
Penso che prima di tutto occorra essere interessati alle persone, vederle come individui, con i loro valori e i loro pregi. Se sei interessato agli altri e rispetti il loro punto di vista, vuoi approfondire la loro conoscenza, il che significa che stai ad ascoltarli, li osservi e impari da loro. penso che l’amicizia cominci da qui… Se loro mi mentono e io li ricambio con la menzogna, come potremmo mai raggiungere una posizione di fiducia? Se loro mi mentono è ancora più importante che io non lo faccia… Si può dire che mentire viola il diritto altrui di ascoltare la verità e in questo senso è una violenza.
E ancora (p. 105):
La corruzione è una forma di disonestà perché è radicata nell’autoinganno. Non credo che le persone corrotte lo ammettano nel proprio intimo. usano altre espressioni. Magari dicono: “Oh, ma lo fanno tutti”. Oppure: “non c’è niente di male”. Ci sono molti modi per giustificare la corruzione. che in se stessa è mancanza di onestà. mancanza di onestà nei confronti della propria persona.
Per Aung San Suu Kyi la migliore definizione di sincerità è “il desiderio di non ingannare nessuno”. Chi è sincero è veritiero, se non inganna se stesso. Perciò, come prima cosa, ci si deve esercitare a fare attenzione ai propri pensieri ed alle proprie azioni, in modo da diventare onesti con se stessi e di conseguenza poterlo essere anche con gli altri (p. 215):
Se hai il coraggio di affrontare te stesso, nel senso di guardarti veramente allo specchio, con tutti i tuoi difetti e le tue mancanze, allora resterai immune alla corruzione. Come buddista non posso fare a meno di pensare che comprendendo il significato autentico di anicca [transitorietà] nessuno darebbe la caccia al potere e alla ricchezza a spese della propria integrità morale.
Il mondo non starebbe meglio senza gli umani
26 agosto 2012 a 10:34 (Antropologia, Miti da sfatare, Sorprendimi!, Verso un Mondo Nuovo)
Tags: altruismo disinteressato, ambientalismo, animalismo, api, arte, Aung San Suu Kyi, Buddha, Calvino, canti tradizionali, colibrì, consapevolezza, coscienza, cosmo, danze tradizionali, democrazia, dignità, Dostoevskij, ecologismo, estinzione, fede, fisica quantistica, formiche, gatti, Gesù, Goethe, Heisenberg, i Beatles, il Buddha, Kandinsky, Michelangelo, misantropia, moda, Mozart, musica, musiche tradizionali, narcisismo, natura, new age, Omero, panenteismo, panteismo, piatti tradizionali, realtà materiale, riscaldamento globale, scimpanzé, Socrate, sogni, trascendentalismo, trascendenza, Truffaut, Whitehead, Whitman
In risposta ai rischi sistemici mondiali, si vedrà in particolare crescere un’ideologia ecologica planetaria che raccomanda la riduzione della produzione per diminuire il consumo di energia ed attenuare i rischi d’inquinamento, imponendo restrizioni in tutti i settori in nome della frugalità e dei vantaggi a lungo termine. Dall’altra parte, un’ideologia religiosa – o più d’una – tenterà anch’essa di imporre regole conformi alle esigenze di un aldilà dove risiederà, secondo quanto sostiene, l’unica speranza di salvezza. Queste due ideologia fondamentaliste, ecologica e religiosa, convergeranno: l’una e l’altra affermeranno che il destino degli uomini è già scritto e che il vero padrone del mondo – la Natura o Dio – è altrove. L’una e l’altra, alla ricerca della purezza, denunceranno l’Occidente. L’una e l’altra sosterranno di pensare alla felicità degli uomini in termini di prospettiva. Potrebbe anche emergere un giorno un’ideologia che metta insieme le due dottrine: un fondamentalismo allo stesso tempo religioso ed ecologico. Un ossimoro, come lo fu il nazionalsocialismo. Già ha fatto la sua comparsa in Brasile, dove si sta sviluppando un fondamentalismo evangelico eminentemente interessato alla tutela dell’ambiente. Inoltre, nel 2002, Osama Bin Laden, nella sua “Lettera all’America”, accusò gli Stati Uniti di distruggere la natura più di qualsiasi altra nazione, con l’emissione di gas a effetto serra e la produzione di rifiuti industriali. Nel gennaio del 2010, sosteneva che “tutte le nazioni occidentali” sono colpevoli del cambiamento climatico. Nell’ottobre dello stesso anno, ribadiva che le vittime del cambiamento climatico sono più numerose di quelle delle guerre.
Jacques Attali, “Domani chi governerà il mondo?”, 2012, p. 289
L’ecologista misantropico vede le evidenti e terribili offese perpetrate dagli umani all’ecosistema e conclude che il pianeta starebbe messo meglio se non ci fossero gli umani.
Io la vedo diversamente.
In parte per la simpatia con cui guardo a questa corrosiva demolizione dell’ecologismo new-age:
In parte per la mia adesione ad una prospettiva radicalmente diversa ed incompatibile con quella del panteismo naturalista.
Per me la realtà materiale non è la realtà ultima: né per gli umani, né per gli altri animali. La realtà materiale è solo l’espressione visibile di un piano di realtà in cui un colibrì e Mozart assumono un significato molto più grande di quel che ci appare qui e ora (o di quel che pensa un colibrì).
Questa prospettiva si chiama panENteista ed è in armonia con i fondamenti della fisica quantistica (cf. Alfred North Whitehead).
Per il panenteista è tutta una questione di coscienza:
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/e-tutta-una-questione-di-coscienza.html
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/il-sentimento-oceanico-etica-per-un.html
incluso l’ambientalismo:
http://fanuessays.blogspot.it/2011/12/ambientalismo-per-un-mondo-nuovo.html
Per un panenteista il mondo senza l’umanità sarebbe incredibilmente triste, incapace di contemplarsi, creativamente impoverito. Un panenteista si augura che l’umanità capisca come disciplinare il proprio peggio ed esaltare il proprio meglio, ossia che apprenda come gestire il potere ed i rapporti di potere.
Per un panenteista un mondo senza Mozart, Heisenberg, Aung San Suu Kyi, Michelangelo, i Beatles, Truffaut, Kandinsky, Dostoevskij, Omero, Calvino, Socrate, Gesù, il Buddha, Goethe, senza le danze, canti e musiche tradizionali, senza i piatti tradizionali, i giardini zen, gli orti, l’artigianato, le chiesette di montagna, senza la moda al suo meglio, senza la fede, senza l’altruismo disinteressato, senza la capacità di tradurre i sogni in realtà, ecc. sarebbe triste e povero in senso assoluto, non solo per gli umani. Questo perché il panenteista considera l’umano come una data espressione di un “tutto” che è nella natura ma anche la trascende, simultaneamente; e da ciò consegue che la musica di Mozart, il messaggio di Gesù, il principio di dignità e la democrazia, tra le altre cose, hanno un significato universale che va ben oltre i confini di questo pianeta o di questo universo.
Quale animale potrebbe esperire e comunicare l’estasi poetica e spirituale di un Whitman nell’entrare in contatto con la natura? Tutti gli animali sono speciali, ma gli umani sono più speciali nella loro specialità:
E questa peculiare specialità è probabilmente risibile se messa a confronto con altri esseri viventi che popolano il cosmo in tutti i suoi piani di realtà. La differenza sta nel grado di profondità con cui si percepisce e si comprende la realtà: la consapevolezza di una formica è meno profonda di quella di un gatto. Un gatto ha una comprensione di universali come la matematica e la musica più estesa e complessa di quella di una formica. Come noi rispetto agli scimpanzé. Come qualcun altro rispetto a noi.
Per tutte queste ragioni il panenteismo non è antropocentrico. È, semmai, teocentrico, di un teocentrismo che non ha nulla a che vedere con il vecchio barbuto e capriccioso dei monoteisti, essendo piuttosto in sintonia con la concezione tradizionale del “Grande Spirito” o di “Sofia”/“Anima Mundi”. Antropocentrico è, al contrario, il panteismo naturalista. Infatti pensare che la natura starebbe meglio senza di noi è antropocentrico, ed è il sintomo di un notevole narcisismo. Dobbiamo essere sempre noi, nel bene e nel male, al centro. Dobbiamo essere sempre noi i principali responsabili di ogni catastrofe naturale, dell’estinzione delle api, del riscaldamento globale e un giorno immagino persino degli impatti cosmici. Sempre noi al centro di tutto.