La pace, la vita e la nuova guerra di Crimea

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

Dmytro YaroshDmytro Yarosh, il nuovo responsabile della sicurezza e della difesa ucraina

Nel pieno di una crisi internazionale esplosa sul territorio europeo, la Casa Bianca invita la Georgia a entrare nell’Unione Europea e nella NATO ed esorta Mosca a consegnarle Abkhazia (21% della popolazione di etnia georgiana) e Ossezia del Sud (29%), che la stessa Georgia aveva cercato di conquistare

http://archive.is/jvFGJ

al tempo della presidenza Bush, quando Saakashvili prese per buone le parole di John McCain e David Cameron

http://blogs.spectator.co.uk/coffeehouse/2008/08/mccain-and-cameron-close-for-now/

e attaccò la Russia

http://www.ceiig.ch/pdf/IIFFMCG_Volume_I.pdf

nella convinzione di godere del pieno appoggio anglo-americano.

Perché proprio ora? Perché in un momento così delicato, in cui tutto dovrebbe far propendere per il dialogo con i russi, nel tentativo di risolvere felicemente la crisi ucraina e quella siriana, congiuntamente alle trattative sul programma atomico civile iraniano, si sceglie di accendere gli animi e rinfocolare i sospetti? Perché i media occidentali non si allarmano per questa completa assenza di volontà di pace che può trascinarci oltre il bordo del precipizio?

Esaminiamo quel che abbiamo appreso in questi anni.

Sappiamo (Dilip Hiro, “After Empire: The Birth of a Multipolar World”) che negli anni successivi all’11 settembre i governi/regimi di Libia e Siria avevano autorizzato l’approdo delle navi della marina russa nei porti di Bengasi e di Tartus. Gheddafi aveva dichiarato che questa decisione serviva a garantirlo contro le ambizioni del Pentagono, perché la sua partecipazione alla Guerra al Terrore non gli pareva un’assicurazione sufficiente. Bengasi, Tartus, Sebastopoli (Crimea). Forse una coincidenza, o forse no.

Sappiamo che l’Occidente appoggia fermamente la candidatura a sindaco di Mosca dell’oppositore russo Alexei Navalny, un avvocato che nel 2012 ha invocato la riunificazione di Russia, Ucraina e Bielorussia e che ha paragonato gli indipendentisti del Caucaso a degli scarafaggi. Certamente non un uomo di pace.

In Ucraina la rivolta antigovernativa è stata guidata dall’estrema destra ultranazionalista, antisemita, omofoba e russofoba, che ora è arrivata al governo ed è a capo della sicurezza nazionale (!!!). Una serie di attacchi a sinagoghe ed ebrei ucraini hanno spinto il rabbino Menachem Margolin, direttore generale dell’Associazione delle organizzazioni ebraiche in Europa, a chiedere al governo israeliano di proteggere gli ebrei ucraini da eventuali pogrom ad opera della destra giunta al potere.

In Siria il lassismo (e connivenza?) occidentale hanno fatto sì che la guerra civile ora veda ribelli siriani, militanti kurdi e truppe regolari siriane alle prese con migliaia di mercenari fondamentalisti sunniti giunti da tutto il mondo arabo e retribuiti da Arabia Saudita e Qatar.

La NATO, che aveva promesso che in cambio della riunificazione tedesca avrebbe rinunciato ad incorporare l’Est Europa, ha spostato a est i suoi confini fino alla Russia e ora si prepara ad inglobare Georgia e Ucraina. Il dislocamento delle sue batterie missilistiche in prossimità delle basi russe consente allo scudo antimissile “Guerre Stellari” di intercettare eventuali missili balistici intercontinentali russi prima che raggiungano la velocità di crociera. La questione, però, è che questo sistema di difesa sarebbe utile solo in caso di attacco americano e quindi una sua maggiore efficacia data dalla accresciuta vicinanza aumenta di fatto le probabilità che un’amministrazione statunitense aggressiva possa decidere di tentare la sorte.

Quest’aggressività per nulla dissimulata ha persuaso grandi potenze emergenti come la Cina, la Russia, l’India, il Brasile e il Sudafrica a far fronte comune (Kent Calder, “The New Continentalism: Energy and Twenty-First-Century Eurasian Geopolitics”) e, nel contempo, ha prodotto un avvicinamento tra la Russia e l’Ungheria, la Grecia, Cipro, l’Armenia e perfino la Germania (cf. nomina di Gernot Erler).

Non ci è dato sapere come andrà a finire, ma uno scenario che purtroppo non è da escludere è quello di una nuova guerra di Crimea.

http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_di_Crimea

Francia e Regno Unito sono le stesse nazioni che volevano intervenire militarmente in Siria, anche se questo comportava il rischio di un conflitto con la Russia. Al posto del Piemonte questa volta ci sarebbe l’Italia, ma c’è da augurarsi che Renzi non veda in Tony Blair un modello anche per gli “interventi umanitari”.

Se il fine ultimo è davvero quello di scacciare i russi dal Mediterraneo allora, dopo Bengasi (Libia) e Tartus (Siria), potrebbe essere la volta di Sebastopoli.

http://www.juancole.com/2014/02/reason-crimean-war.html

specialmente dopo l’accordo russo-ucraino del dicembre 2013 per un’ulteriore espansione della presenza russa

http://www.eurasianet.org/node/67882

Ormai da anni siamo sull’orlo di un conflitto mondiale. Ci siamo andati vicini nel 2008, quando Israele aveva chiesto il via libera a Bush per un bombardamento. Poi di nuovo in Siria nel 2013. Ora è il momento dell’Ucraina (e della Georgia?).

Se davvero forze influenti vogliono lo scontro sarà praticamente impossibile evitarlo.

L’unico aspetto positivo di tutta questa faccenda è che per i media occidentali è sempre più difficile prendere per i fondelli l’opinione pubblica: quando uno constata che un governo legittimamente eletto è stato abbattuto per sostituirlo con un altro governo che pullula di neofascisti e neoliberisti è difficile che la retorica “libertaria” e “democratica” faccia presa su chi ancora possiede qualcosa di più di un cervello a mezzo servizio.

PACE E VITA NON SONO MAI STATE COSI’ INDISSOLUBILMENTE INTRECCIATE

La Russia si muove: cosa succederà ai nostri “ragazzi” in Afghanistan?

 

 

Mentre una seconda portaerei americana è arrivata nel Golfo, in tempo per i “colloqui”, i Russi prevedono che si verifichi un attacco contro l’Iran entro l’estate [lo ha dichiarato anche Leon Panetta, NdR] e hanno sviluppato un piano d’azione per spostare le truppe russe attraverso la vicina Georgia fino alla loro base armena (Base 102), che le permette di sorvegliare l’area del Caucaso, come ai tempi dell’Unione Sovietica. L’Armenia confina con l’Iran.
Il capo del Consiglio di sicurezza russo, Viktor Ozerov, ha rivelato che il Comando Generale Militare russo ha preparato un piano d’azione in caso di un attacco (israeliano prima ed americano poi) all’Iran.

Dmitry Rogozin, che di recente è stato l’ambasciatore russo presso la NATO e ora è il vice primo ministro e sovrintende la Difesa russa, ha messo in guardia contro un attacco all’Iran: “L’Iran è un nostro vicino e se viene coinvolto in qualsiasi azione militare, ciò rappresenterà una diretta minaccia alla nostra sicurezza”.

Fonti del ministero della Difesa russo dicono che l’esercito russo non crede che Israele disponga di sufficienti mezzi militari per sconfiggere le difese iraniane e ritiene inoltre che l’azione militare degli Stati Uniti sarà indispensabile.

Lo spostamento di truppe russe non serve solo a proteggere i propri interessi vitali nella regione, ma forse anche per aiutare l’Iran nel caso di un tale attacco. Potrebbe potenzialmente condurre ad un confronto militare diretto con Israele e/o gli Stati Uniti.

D’altronde le autorità russe hanno avvertito Israele delle “conseguenze imprevedibili” di un attacco all’Iran.

L’influente quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta ha citato una fonte militare russa che è del parere che la situazione si va formando in Siria e Iran “spingerà la Russia ad accelerare l’approntamento delle sue forze nel Caucaso meridionale, Mar Caspio, Mediterraneo e Mar Nero”.

I preparativi sono cominciati già due anni fa con l’ammodernamento della Base Militare 102 a Gyumri, in Armenia. Le famiglie dei militari russi di stanza in quella base sono già state evacuate, dicono altre fonti russe.

I Russi si aspettano che la Georgia collabori con gli Stati Uniti e blocchi le linee di rifornimento della base 102 (il carburante per questa base proviene dall’Iran). In caso di guerra, la base sarà isolata e Yury Netkachev, ex vice comandante delle forze russe in Transcaucasia, prevede che “forse, sarà necessario utilizzare la forza militare per violare il blocco georgiano e ripristinare corridoi di trasporto che portano in Armenia”.

http://articles.businessinsider.com/2012-04-09/news/31311454_1_russian-defense-ministry-military-action-dmitry-rogozin#comments

Al di là dei fini propagandistici (armi di distrazione di massa), di queste fughe di notizie russe, cosa succederà alle nostre truppe in Afghanistan se gli Stati Uniti entreranno in guerra con l’Iran a fianco di Israele? Siamo andati per “pacificare” e ci “pacificheranno” per bene. Non credo che gli Italiani la prenderanno troppo bene. Credo invece che se la prenderanno con le istituzioni.

Sembra impossibile che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, chi comanda sia così arrogante, stupido ed incosciente da essere disposto a spingere il mondo verso un’ennesima replica, forse anche più disastrosa delle performance precedenti.

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