“Giove le sta prendendo di santa ragione!” (Glenn Orton, scienziato NASA)

“Giove, il mitico dio del cielo e del tuono, certamente sarebbe contento di constatare tutti i cambiamenti in atto sul suo omonimo pianeta. Mentre il pianeta viene colpito continuamente da piccoli frammenti spaziali, larghe fasce dell’atmosfera stanno cambiando colore, hotspot stanno sparendo e riapparendo, e le nuvole si addensano in una parte di Giove, dissipandosi nell’altra. I risultati sono stati presentati oggi da Glenn Orton, uno scienziato di lungo corso presso il NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, ad un incontro della American Astronomical Society a Reno, nel Nevada.

“I cambiamenti che stiamo vedendo su Giove hanno una scala globale”, ha detto Orton. “Abbiamo già visto alcune di queste cose, ma mai con una strumentazione moderna che ci permetta di investigare ciò che sta succedendo. Altri cambiamenti in corso non sono stati osservati da decenni ed alcune regioni non sono mai state nelle condizioni in cui appaiono ora. Allo stesso tempo, non abbiamo mai visto così tanti oggetti colpire Giove. In questo momento, stiamo cercando di capire perché tutto questo stia succedendo”

[…].

“Pare che Giove, insolitamente, le stia prendendo di brutto [tempestato di meteoriti/asteroidi], ma immaginiamo che questo aumento abbia più a che fare con una schiera crescente di esperti astrofili che aiutano gli scienziati a tener d’occhio Giove”, ha detto Orton. “è proprio questo coordinamento tra amatori-comunità astronomica che vogliamo promuovere.”

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2012-328

Quell’ultima dichiarazione fa a pugni con quanto ha dichiarato prima e non può non saperlo – gli eventi sono più probabilmente collegati a quel che sta accadendo sulla Terra (cambiamento climatico e bolidi):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/09/28/scende-la-pioggia-di-meteore-ma-che-fa-crolla-il-mondo-addosso-a-me/

Pare plausibile ipotizzare che, improvvisamente, dal 2009 in poi, gli astrofili che prima per ragioni misteriose se ne stavano buoni e tranquilli abbiano deciso di coordinarsi con gli astronomi professionisti per fare a gare a chi ne vede di più? Perché solo negli ultimi 3 anni? E perché un numero di avvistamenti raddoppiato nell’ultimo anno? E perché quest’improvviso interesse per Giove? E perché Orton non fa alcun riferimento al costante aumento nel numero di avvistamenti di comete, che certamente non potevano passare inosservate in precedenza?
Ma, più di tutto, perché la gente invoca il rasoio di Occam solo per le cose che preferisce credere?

Il fatto è che se gli scienziati continuano a compartimentalizzare/parcellizzare lo studio degli eventi cosmici non potranno mai esaminare con la dovuta attenzione quelli scenari che hanno il vantaggio di spiegare elegantemente e compiutamente la situazione attuale e che sono stati già ipotizzati da un numero considerevole di colleghi, come appunto Nemesis/Nemesi, che dà conto dell’aumento di corpi celesti vaganti senza dover ricorrere ad un improbabile, repentina smania documentativa degli astrofili (che è l’unica alternativa possibile, tant’è che è l’unica citata da Orton):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/05/02/nemesi-la-stella-della-morte-chiarimenti-ed-aggiornamenti/

Il mio sospetto, poiché non credo assolutamente che possa perpetuarsi un complotto di centinaia di scienziati, è che Orton si occupi solo di Giove e di alcuni altri pianeti e, per questa ragione, non si sia minimamente preoccupato di chiedere ai suoi colleghi “geofili” se un fenomeno analogo si stia verificando anche sulla Terra.

Questo è ancora più “problematico”, se si tiene conto della maggiore frequenza di anomalie registrate nel sistema solare negli ultimi anni (e non da amatori/dilettanti):
http://www.newscientist.com/article/dn9100-saturns-rotation-puts-astronomers-in-a-spin.html
http://www.phenomenica.com/2012/02/venus-could-be-shifting-gears.html
http://spaceweather.com/archive.php?view=1&day=11&month=09&year=2012
http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/8179067.stm
http://mars.jpl.nasa.gov/odyssey/newsroom/pressreleases/20031208a.html
http://www.universetoday.com/94127/jupiters-jet-streams-get-thrown-off-course/
http://www.universetoday.com/98049/uranus-has-bizarre-weather/
http://www.scienceagogo.com/news/19980526052143data_trunc_sys.shtml
http://news.sciencemag.org/sciencenow/2011/04/plutos-expanding-atmosphere-conf.html?ref=hp
Queste sono solo alcune tra le tante.

Il paragone che mi sorge spontaneo è quello sulle cause della crisi. Ad alcuni fa comodo dare la colpa al debito pubblico, ma se uno comincia a fare delle analisi comparate, osserva che l’indebitamento ha molto poco a che vedere con la crisi o la relativa gravità della crisi.

Un altro buon paragone è l’innaturale rigidità di chi persiste nel credere fermamente che il riscaldamento globale è causato unicamente dalle attività umane, ignorando e attaccando ogni dato discordante, come se fosse possibile farlo scomparire.

E c’è un altro fatto che mi lascia perplesso. Il telescopio WISE doveva far luce sull’esistenza o inesistenza della compagna del Sole. Ha avuto due anni di tempo per osservare e fotografare. A questo punto si dovrebbe poter raggiungere una qualche conclusione, per quanto provvisoria. Se Nemesi esiste ed è la concausa di queste anomalie dovrebbe essere piuttosto vicina. Però non c’è stato alcun comunicato. Non si sa nulla, né in un senso né nell’altro e così il dibattito continua, specialmente ora che ci si avvicina al “fatidico” 21 dicembre 2012 (specchietto per le allodole).

Perché non ne hanno parlato? Una possibilità è che sia così vicina che i loro dinieghi sarebbero smascherati nel giro di pochi mesi da qualunque astronomo e da molti astrofili ed abbiano quindi scelto di mantenere il silenzio stampa come ultima tecnica di procrastinazione delle inevitabili rivelazioni.
Pertanto, sebbene escluda l’ipotesi di un complotto di scienziati, non posso fare a meno di sospettare che le agenzie che dovrebbero coordinarli, prima fra tutte la NASA, abbiano scelto di non farlo, di non avanzare dei quesiti di fondamentale importanza, di non incentivare i necessari confronti, di non far incontrare gli specialisti di vari campi per dibattere di questi temi delicati. E’ anzi possibile che disincentivino deliberatamente lo scambio di dati e facciano pressioni su chi li realizza per conto suo.

E questo perché qualcuno, in alto, sa perfettamente che sta realmente succedendo qualcosa di grosso.

L’unico aspetto positivo di tutto questo è che, sia nel caso dell’ipotesi glacialista, sia in quello dell’ipotesi Nemesis, l’incertezza è destinata a durare davvero poco. Nel giro di al massimo un paio di anni e forse molto meno, dovrebbe essere chiaro a tutti chi aveva ragione e chi torto, con tutto ciò che ne consegue.

Se dovesse emergere che avevo torto, non chiederò scusa, perché non ho mai pubblicato dati falsi o provenienti di fonti non ufficiali.

Sarà messa in discussione l’interpretazione degli stessi, non certo la mia o altrui integrità. 

Nel caso in cui io e quelli che la pensano come me dovessero aver ragione, non mi aspetto scuse, ma mi aspetto che, se c’è stato dolo, i responsabili siano processati per alto tradimento (ai danni della specie umana e della sua civiltà).

 

Oggetto non identificato sui fondali del mar Baltico

Non funziona nulla, nulla di elettrico là fuori e il telefono satellitare ha smesso di funzionare quando eravamo sopra l’oggetto e poi ci siamo allontanati di circa 200 metri e si è rimesso a funzionare e quando siamo tornati sopra l’oggetto non funzionava il che è un po’ strano.

Stefan Hogeborn, subacqueo e fotografo sottomarino.

PREMESSA: non credo si tratti di un UFO/OVNI [anche perché non vola e quindi semmai sarebbe un UO o un ONI ;oDDDD]
Ma non sono neppure sicuro che si tratti di formazioni geologiche naturali. Già in passato si è minimizzata l’importanza di Yonaguni, oppure è stata ingigantita scioccamente ricollegandola al mito di Atlantide e screditando così il lavoro degli archeologi ed esploratori giapponesi. Spero che ufologi e minimizzatori di professione non rovinino tutto e consentano il finanziamento di future ricerche. La mia ipotesi è sempre la stessa: durante la glaciazione i livelli degli oceani erano molto più bassi ed è quindi verosimile che i nostri antenati abitassero laddove ora ci sono fondali marini. Un’altra glaciazione sarebbe dunque manna per l’archeologia subacquea (ma non per noi). Resta il problema delle anomalie elettromagnetiche. Il team si prepara a tornare, vedremo cosa scoprono.

STOCCOLMA – “Quando ci avviciniamo troppo, ad una distanza di meno di 200 metri, le nostre apparecchiature vanno completamente in tilt e si spengono”. Il team specializzato in ricerche subacquee che si è imbattuto, sul fondo dei mari ghiacciati della Svezia, nei resti di quello che viene rappresentato come un oggetto volante non identificato, ha raccontato la propria esperienza sui fondali del Mar Baltico.

Nel corso di rilievi oceanografici gli scienziati si sono imbattuti in qualcosa “mai visto prima”. Pensavano che si trattasse semplicemente di una strana formazione nelle rocce ma, dopo approfonditi esami l’oggetto “è apparso più come un enorme fungo che si sollevava di 13 metri dal fondo del mare, con i lati arrotondati e bordi irregolari”.

La scoperta risale a sei mesi fa quando la Ocean Team X, società che si occupa di scovare negli abiss navi affondate, è rimasta colpita da questo relitto particolare.

STOCCOLMA – C’è fermento nel mondo degli appassionati ufologi. Un team specializzato in ricerche subacquee si è imbattuto, sul fondo dei mari ghiacciati della Svezia, nei resti di quello che vienerappresentato come un oggetto volante non identificato. La squadra che sta operando sul fondo del mare si chiama Ocean Team X e si trova nel mar Baltico.

Nel corso di rilievi oceanografici gli scienziati si sono imbattuti in qualcosa mai visto prima. Pensavano che si trattasse semplicemente di una strana formazione nelle rocce ma, dopo approfonditi esami l’oggetto è apparso più come un enorme fungo che si sollevava di 13 metri dal fondo del mare, con i lati arrotondati e bordi irregolari. L’oggetto ritrovato ha un foro a forma di uovo conduce all’interno dall’alto. In cima all’oggetto gli scienziati hanno trovato anche strane formazioni che sembrano piccoli camini e sono annerite da fuliggine o qualcosa di simile.

Lo scienziato. «Durante i miei 20 anni di carriera subacquea, quasi 6000 immersioni, non ho mai visto nulla di simile. Normalmente le pietre non bruciano. Non riesco a spiegare quello che abbiamo visto, bisogna approfondire ancora», ha detto Stefan Hogeborn, uno dei subacquei di Ocean Team X che ha diffuso un comunicato ufficiale sul ritrovamento.

http://www.ilmessaggero.it/tecnologia/scienza/c_il_relitto_di_un_ufo_nel_mar_baltico_annuncio_shock_video_/notizie/203056.shtml

Prime luci sulla misteriosa struttura del Mar Baltico

L’oggetto misterioso del Mar Baltico. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Dopo le prime immersioni dell’Ocean X, la società svedese-norvegese sorta per capire cos’è lo strano oggetto che si trova nel cuore del Mar Baltico, risulta che esso è sì “misterioso”, ma certamente non si tratta di una nave aliena affondata in mare come in un primo tempo si era lasciato intendere.
Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo tornare indietro di circa sei mesi quando la società in questione, che si è specializzata nella ricerca di navi affondate nel passato, aveva scoperto nel cuore del Mar Baltico un corpo adagiato sul fondo del mare che dalle risposte del sonar sembrava essere un oggetto artificiale (vedi foto sopra), o almeno così dicevano i responsabili del team.

Fungo gigante
Dopo una notevole campagna pubblicitaria che ha fatto parlare di loro in tutto il mondo, la Ocean X ha deciso di analizzare l’oggetto da vicino, facendo immergere alcuni sommozzatori proprio sul luogo dove si trova la misteriosa formazione. E in questi ultimi giorni si hanno i primi risultati.

Il corpo principale dell'”oggetto” a forma di fungo illuminato dai sommozzatori. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Stando ai report si tratterebbe di un oggetto circolare che, nonostante l’esperienza dei sommozzatori, non è mai stato osservato in altre parti del mondo. “Inizialmente sembrava un corpo roccioso, ma ad un’attenta osservazione appare come un gigantesco fungo (vedi foto a sinistra) con un diametro di circa 60 metri che si eleva dal fondo del mare per 3-4 metri e come un fungo possiede dei bordi arrotondati”, dicono dall’Ocean X.

Secondo gli esploratori l’oggetto avrebbe un foro dalla forma simile ad un uovo sulla parte sommitale, come fosse un’apertura. E sempre sulla parte alta dell’oggetto vi sarebbero delle strane conformazioni di rocce come fossero dei piccoli focolai (vedi foto in basso). E il tutto sembra ricoperto da una specie di fuliggine.

Piccole rocce disposte a formare strutture simili a focolai.Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Spiega Stefan Hogeborn, uno dei sommozzatori del gruppo di ricercatori: “Nei miei 20 anni di rilievi sottomarini, che contano più di 6.000 immersioni, non ho mai visto nulla di simile.

Non sono in grado di affermare cosa abbia visto là sotto. Mi sono immerso per tentare di dare una risposta a ciò che avevamo visto dalla superficie, ma sono risalito con più domande che risposte”.

I sommozzatori asseriscono poi, che dietro l’oggetto vi è una specie di pista (vedi foto sotto) al cui termine sta l’oggetto in questione. Sottolinea poi Peter Lindber, uno dei fondatori di Ocean X Team: “Dapprima ho pensato di essere di fronte ad un rilievo naturale, ma ora sono convinto che sia qualcos’altro. Inoltre non ho mai sentito parlare di attività vulcanica sul fondo del Mar Baltico e dunque il tutto si fa ancora più strano. E se proprio fosse una cosa naturale, certamente è la più strana che abbia mai visto”. Dal fondo sono stati riportati in superficie dei campioni di materiale che al momento sono oggetto di analisi.

Una scia sembra dipartirsi dall’oggetto e allungarsi per diverse decine di metri. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Scetticismo
Fin qui, quanto arriva dal Mar Baltico, ma è giusto anche prendere queste notizie con le dovute pinze.
Sui fondi dei mari ci sono conformazioni rocciose che sulla terraferma non si sono mai formate proprio perché i “mondi” sono diversi.
Quindi poiché i sommozzatori di Ocean X non sono geologi, è ovvio che una formazioni geologica rara e particolare potrebbe sembrare a loro qualcosa di assolutamente anomalo. La scia che essi vedono potrebbe essere il risultato del rotolamento o del trascinamento di un gigantesco masso caduto sul fondo del mare dalla scarpata continentale.

Non va dimenticato infatti, che durante una delle ultime glaciazioni il Mar Baltico era completamente ricoperto da ghiacci spessi migliaia di metri in grado di trasportare corpi rocciosi di enormi dimensioni. Tuttavia è sempre buona cosa lasciare aperte delle porte ad altre interpretazioni fino al giorno in cui non si avrà la risposta certa.

Nemesi, la Stella della Morte – chiarimenti ed aggiornamenti

a cura di Stefano Fait, direttore di FuturAbles

 

Oltre l’80% di tutte le stelle fa parte di un sistema stellare multiplo, contenente due o più stelle:

http://chandra.harvard.edu/xray_sources/binary_stars.html

è dunque molto più probabile che il Sole sia una stella binaria, ossia possieda almeno una compagna. Se non la vediamo è perché si tratta di una nana bruna, e quindi è difficilissimo scorgerla, finché non si avvicina sufficientemente al Sole, tanto da essere illuminata.

Non può trattarsi del fantomatico Nibiru che, secondo certe ipotesi, dovrebbe avvicinarsi alla Terra entro la fine del 2012: è  matematicamente impossibile che ciò possa accadere:

http://arxiv.org/abs/1009.1374

Nemesi non si spingerebbe all’interno dell’orbita di Plutone:

http://arxiv.org/pdf/1101.2634v6.pdf

“Nemesis è un oggetto astronomico ipotetico più precisamente una stella nana rossa o nana bruna in orbita intorno al Sole ad una distanza da (circa) 50.000 a 100.000 UA, poco oltre la Nube di Oort. L’esistenza di questa stella è stata originalmente postulata come parte di una possibile spiegazione dei cicli di estinzioni di massa nella storia della Terra.

[…]

Due squadre di astronomi (Whitmire & Jackson e la squadra Davis, Hut e Muller) hanno pubblicato nel 1984, indipendentemente, ipotesi simili per spiegare le estinzioni di massa avanzate da Raup e Sepkoski nella rivista Nature.[2][3] Una di queste ipotesi propone che il sole potrebbe avere una stella compagna non ancora definita, in un’orbita ellittica molto ampia, la quale, periodicamente, disturberebbe la Nube di Oort, causando un incremento del numero di comete in viaggio verso il centro del nostro Sistema solare con un conseguente incremento di eventuali impatti sulla Terra. Questa ipotetica stella prende il nome di Nemesis o, come fu prontamente ribattezzata dai media[4], Death Star (“Stella della morte”, in inglese). Ammessa l’esistenza di tale stella, l’esatta natura di Nemesis è ancora incerta. Richard A. Muller suggerisce che molto probabilmente l’oggetto è una nana rossa con una magnitudine tra 7 e 12[5]; mentre Daniel P. Whitmire ed Albert A. Jackson sostengono che essa sia una nana bruna. Da precedenti studi sulle stelle di tipo solare, era emerso che l’84% di esse fa parte di un sistema binario[4].

[…].

Dal 2000 in poi, sono stati osservati dei planetoidi (oltre Nettuno), come (148209) 2000 CR105, aventi un’orbita ellittica molto accentuata ed un elevato valore del perielio tale da fare escludere l’influenza di Nettuno su questi planetoidi. In questi casi, in genere, si invoca la remota possibilità del passaggio di giganti gassosi o di stelle nell’estrema periferia del Sistema Solare (nel nostro caso potrebbe coincidere con Nemesis)”.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nemesis_%28astronomia%29

“L’ipotesi di una stella compagna (Nemesis) orbitante attorno al Sole è stata introdotta per spiegare la periodicità delle estinzioni terrestri (Raup e Sepkoski 1984), per mezzo di piogge di comete (Whitmire e Jackson 1984; Davis et al. 1984; Hills 1984; Hut 1984; Vandervoort e Sather 1993; Muller 2002).

Una recente disamina critica circa le prove a favore e contro gli impatti astronomici sul cambiamento climatico e le estinzioni di massa la si trova in Bailer-Jones (2009); Melott e Bambach (2010) per i più recenti sviluppi delle indagini sul ruolo di Nemesis in tali fenomeni.

Anomalie nella distribuzione degli afeli e degli elementi orbitali delle comete nella regione esterna della nube di Oort hanno portato a postulare l’esistenza di un corpo di massa gioviana orbitante attorno al Sole (Matese et al. 1999). Altri studi sull’interazione tra un ipotetico pianeta X e le comete: Matese et al. (1986); Murray (1999), Horner ed Evans (2002). Per indagini quantitative più recenti su un tale oggetto gioviano, ora chiamato Tyche (Matese e Whitmire 2011), che non va confuso con Nemesi, poiché non sarebbe in grado di indurre tempeste cometarie, si veda Matese e Whitmire (2011) e  Fernandez (2011).

L’esistenza di un pianeta non ancora identificato orbitante oltre Plutone è stata proposta in Maran et al 1997; Collander-Brown et al 2000; Brunini e Melita 2002; Melita et al. 2003, 2004; Matese et al. 2005; Gomes et al. 2006; Lykawka e Mukai 2008), con alterne fortune, per spiegare diverse caratteristiche concernenti la configurazione e la storia della dinamica della cintura della regione trans-nettuniana (Cintura di Kuiper). Vedi Lykawka e Mukai (2008) per i recenti sviluppi di un tale scenario.

Un ipotetico pianeta X è stato anche invocato (Gunn, 1970; Rawlins 1970; Seidelmann 1971; van Flandern 1981, Anderson e Van Flandern 1982; Anderson 1987; Seidelmann e Harrington 1988; Harrington 1988, e Gomes Ferraz-Mello 1988; Gomes 1989; Powell 1989; van Flandern 1991) per spiegare alcune apparenti irregolarità nei moti orbitali di Urano e Nettuno rilevate anche anticamente (Brunini 1992); una questione poi risolta da Standish (1993). Si veda Standish (1996) per le questioni legate ai residui orbitali di Plutone, probabilmente di origine non-dinamica.

Harrison (1977) ha suggerito che sarebbe possibile spiegare le anomalie di alcune pulsar, ipotizzando che il baricentro del sistema solare sia accelerato, probabilmente a causa di una stella compagna del Sole fino a quel momento non identificata, in un’orbita associata o aperta. Si veda anche Cowling (1983) e Zakamska e Tremaine (2005) per ulteriori studi su tale argomento.

Analizzando alcuni dati radiotecnici della sonda Cassini, Iorio (2010) ha rilevato che un grande e distante oggetto puntiforme nelle regioni esterne del sistema solare può spiegare l’anomala precessione retrograda del perielio di Saturno (Pitjeva 2008)”.

Lorenzo Iorio, “Constraints on the location of a putative distant massive body in the Solar System from recent planetary data”, General Relativity and Quantum Cosmology, 112:117-130, 2012

http://arxiv.org/abs/1101.2634

articolo di divulgazione scientifica in inglese

http://www.astrobio.net/exclusive/3427/getting-wise-about-nemesis

articolo di astrofisici statunitensi:

http://www.ucs.louisiana.edu/~dpw9254/MS7292.pdf
articolo di astrofisici indiani:

http://www.tifr.res.in/~vahia/neme.pdf

Preciso che la periodicità delle catastrofi terrestri è un falso problema. È evidente che quasi tutte le comete/asteroidi che non avessero colpito nessun corpo celeste del Sistema Solare continuerebbero ad orbitare intorno al Sole, e quindi le ciclicità sarebbero multiple e non necessariamente legate agli spostamenti di Nemesi.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: