Poveri bambini, non vedranno mai la neve!!! Perché nessuno pensa ai bambini?!
1 giugno 2016 a 22:42 (Cambiamento climatico)
Tags: 2016, Alpi, dati, ghiacciai, glaciazione, innevamento, inverno, mutamento climatico, neve in Trentino, nevicate, precipitazioni, primavera, statistiche, tendenze
Winter is coming – giugno 2013
26 giugno 2013 a 08:57 (Cambiamento climatico, Miti da sfatare, Verità scomode)
Tags: 2013, 2014, Alpi, ambientalismo, Antartide, anti-intellettualismo, attività solare, autorevolezza, battaglia di civiltà, cicli solari, climatologi, credibilità, ecologismo, era glaciale, estate, ghiacci antartici, ghiacci artici, giugno, glaciazione, Hans Von Storch, Inquisizione, Luca Romaldini, modelli, NASA, neve, oscurantismo, pausa, previsioni, raffreddamento, raffreddamento globale, riforestazione, superficie boschiva, temperature, temperature mondiali, temperature reali, von Storch, winter is coming
24 giugno: Alpe di Siusi, 2140 m
24 giugno: Santa Cristina in Val Gardena, 1450 m s.l.m
28 giugno, altra nevicata sull’Alpe di Siusi
https://twitter.com/stefanofait
Guido Guidi (climatemonitor):
PIU’ MORTI CHE NASCITE – Il 31 dicembre 2012 risiedevano in Italia 59.685.227 persone, di cui più di 4 milioni e 300mila (7,4%) di cittadinanza straniera. Nel 2012 sono stati registrati più di 12 mila nati in meno rispetto all’anno precedente e circa 19 mila morti in più: precisamente 534.186 nati e 612.883 decessi. Quindi, il “saldo naturale”, dato dalla differenza tra nati e morti, è risultato negativo per 79 mila unità. Un picco negativo ancora più elevato di quello raggiunto nel 2003 quanto la mortalità fece registrare valori particolarmente elevati nei mesi giugno-agosto a causa di una eccezionale ondata di calore. Analogamente, l’Istat ha osservato un elevato numero di decessi nei primi mesi del 2012, per la forte ondata di gelo che ha colpito tutto il Paese, in particolare il Centro e il Nord, dove infatti si è riscontrato il maggior incremento della mortalità.
E così, con grande sorpresa, apprendiamo che ne ammazza più il freddo che il caldo. Chi l’avrebbe mai detto? Ora mi chiedo e vi chiedo: quanti gruppi di lavoro, comitati di studio, stanziamenti di fondi et similia sono stati messi in piedi per “salvarci” dal freddo e quanti dal caldo?
http://www.climatemonitor.it/?p=32830
Più a lungo si fugge dalla realtà, più spiacevole e doloroso sarà l’impatto quando ci andremo a sbattere contro
modellistica serrista vs. rilevamenti (osservazioni empiriche)
La NASA, nel gennaio 2013, aveva introdotto nel dibattito il fattore solare, legandolo ad eventuali glaciazioni prossime venture e a quelle del passato, ma la cosa sembra sia stata deliberatamente ignorata dai serristi:
http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2013/08jan_sunclimate/
Guido Guidi: “Ai lettori più attenti non sarà sfuggito che si sente parlare sempre più spesso della “pausa” del riscaldamento globale e, ancora sempre più spesso, a parlarne sono media una volta insospettabili di scetticismo che intervistano ora questo ora quell’altro rappresentante del mainstream scientifico. E c’è un argomento sul quale, finalmente, è stato raggiunto il consenso: la temperatura media del Pianeta ha smesso di aumentare e non sappiamo perché. Inevitabilmente, questo postula anche il fatto che, forse, non sappiamo neanche tanto bene perché sia aumentata prima”.
Hans Von Storch commenta l’imprevista “pausa” nel riscaldamento globale:
Possiamo immaginare due spiegazioni – e nessuna di queste è per noi molto piacevole. La prima possibilità è che ci sia meno riscaldamento globale di quanto ne sia atteso perché i gas serra, specialmente la CO2, hanno un effetto minore di quello che abbiamo assunto. Questo non vorrebbe dire che non c’è effetto serra causato dall’uomo, ma semplicemente che il nostro effetto sul clima non è così grande come abbiamo creduto. L’altra possibilità è che, nelle nostre simulazioni, abbiamo sottostimato quanto possa oscillare il clima per effetto di cause naturali.
[…]
Sicuramente l’errore più grande dei ricercatori climatici è stato quello di dare l’impressione di rivelare la verità definitva. Il risultato finale è la stupidità tra le righe di brochure sulla protezione del clima di recente pubblicazione da parte dell’Agenzia per la Protezione Ambientale della Germania Federale dal titolo “Il Pianeta si sta scaldando”. Libretti come quello non convinceranno alcuno scettico. Non è grave commettere errori ed essere poi costretti a correggerli. l’unica cosa sbagliata è stato agire come se fossimo infallibili. Nel farlo, ci siamo giocati la cosa più importante che abbiamo come scienziati: la fiducia del pubblico. Ci è capitato qualcosa di simile con la deforestazione – e dopo non abbiamo più sentito parlare dell’argomento per parecchio tempo.
Guigo Guidi: “Von Storch dice anche di essere certo che i famosi 2°C di riscaldamento rispetto al periodo pre-industriale arriveranno, perché così gli dice il suo istinto. Strano, pensavo lo dovessero dire i numeri…”
http://www.climatemonitor.it/?p=32801#more-32801
Hans von Storch è uno dei massimi climatologi del mondo ed è solo uno dei tanti che stanno modificando il loro punto di vista di fronte alla realtà dei fatti.
Sulle foreste dice una scomoda verità: la superficie boschiva italiana si espande al ritmo di 100mila ettari l’anno. Lo stesso avviene in tutta Europa, Nord America e in Cina, dove la superficie boschiva, grazie agli interventi del governo, è cresciuta dal 12 al 16%. India e Brasile sono impegnati da decenni in vasti programmi di riforestazione. Quando si diceva che ogni anno una Svizzera di foresta amazzonica scompariva e invece è ancora lì, dopo 20-30 anni, non si è forse causato un enorme danno all’ecologismo e alla natura?
Storch dice un’altra grande verità: se anche la scienza perde la sua credibilità ed autorevolezza, su quali basi solide si potranno convincere le persone a modificare i propri comportamenti ?
Siccome siamo ecologicamente irresponsabili è meglio credere alle menzogne o agli errori perché il fine giustifica i mezzi, anche se il risultato potrebbe essere il discredito del mondo scientifico ed ambientalista?
Qui rischiamo di ripiombare in secoli di oscurantismo ed anti-intellettualismo precisamente a causa del fanatismo inquisitoriale di alcuni e questo è intollerabile. E’ una battaglia di civiltà che va combattuta.
*****
Su questo la pensa come Luca Romaldini, che scrive:
“I dati satellitari confermano l’attuale stabilizzazione termica del pianeta con inizio di graduale discesa media dal 2004.
Siamo di fatto rientrati nei canoni climatici old style (2012) e presto il raffreddamento, già in atto, provocherà uno scenario del tutto diverso da quello profilato da media e dagli scienziati di parte, rimettendo in forte discussione le politiche agrarie ed economiche dell’intero pianeta.
Altre conferme derivano dalla correlazione che con il rallentamento del vento solare, la radiazione cosmica nel sistema solare è in crescita, con conseguente aumento della copertura nuvolosa sul nostro pianeta, dimostrato da ricerche isotopiche e sedimentarie.
Dunque si continuano, ostinatamente, a confermare le gravi conseguenze ambientali derivate dalle attività umane, quando si dovrebbe guardare ad un processo ciclico climatico accelerato dall’uomo.
Ciò non vuol dire che non bisogna fare nulla per ridurre o annullare l’inquinamento dei metalli pesanti o delle radiazioni nucleari, vere piaghe per la vita sul nostro pianeta, ma non dare colpe alla CO2 dei problemi climatici. Anzi l’anidride carbonica andrebbe benedetta visto che è il nutrimento della vegetazione sul nostro pianeta, essenziale per la fotosintesi clorofilliana e di rilascio di ossigeno.
Vi ricordate che necessitate di ossigeno???”
http://evoluzioneclima.com/2013/06/14/ciclo-24-del-sole-verso-una-stabilizzazione-ma-e-gia-minimo-di-eddy-calo-termico-planetario-in-atto/
Omaggio a Pino Scaglione
15 giugno 2013 a 16:21 (Verso un Mondo Nuovo)
Tags: Albert Camus, Alex Langer, Alexander Langer, Alpi, altius, ambiente, architettura, Armani, Camus, Cassano, citius, contesto, Daniel Libeskind, design, ecologia, fascismo, fortius, Franco Cassano, Futuro Presente, ingegneria, landscape sensitive design, Langer, lentius, Libeskind, MART, Mesiano, Michael Jakob, modernismo, Mosè Ricci, natura, Nuovi paradigmi, paesaggio, Paesaggio in Movimento, Pensiero meridiano, Perini, Pino Scaglione, postmodernismo, profundius, Salvotti, suavius, Svizzera, Trentino, Trento, urbanistica, valori
https://twitter.com/stefanofait
Una persona davvero amabile, appassionata, briosa e colta.
Lieto di averlo intervistato.
Questo mio pezzo gli è piaciuto e allora lo condivido.
“Sinora si è agito all’insegna del motto olimpico citius, altius, fortius – più veloce, più alto, più forte – che meglio di ogni altra sintesi rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civiltà, dove l’agonismo e la competizione non sono la mobilitazione sportiva di occasioni di festa, bensì la norma quotidiana ed onnipervadente. Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in lentius, profundius, suavius – più lento, più profondo, più dolce -, e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso”.
Questa saggia esortazione di Alexander Langer è sempre più attuale e vale per ogni contesto, anche per il nostro rapporto con il territorio, al centro della rassegna intitolata “Paesaggio in Movimento”, che è il tema dell’edizione di quest’anno del laboratorio permanente “Futuro Presente”. Intellettuali, filosofi, architetti, scrittori, fotografi dialogheranno con il pubblico approfondendo quattro filoni: architettura e urbanistica, letteratura e reportage, cinema e documentari e, infine, fotografia.
La chiave di lettura di questi incontri è la ricerca di un futuro possibile che scaturisca da una soluzione ai mali del presente che sia assennata. Una via di mezzo tra il regresso nel passato del neotradizionalismo e la fuga in avanti di quello sperimentalismo sensazionalistico che produce quelle che al profano sembrano stanze per bimbi giganti sospese nel cielo, mostruose creature cristalline che sbucano da una dimensione parallela per divorare edifici storici, fortezze crepuscolari insofferenti alla luce, astronavi in attesa di decollare. Un architetto-star, Daniel Libeskind, arriva a descrivere l’architettura come “la macchina che produce l’universo che a sua volta produce gli dèi”.
L’alternativa, più mite e sensibile, che non rinuncia alla modernità e non ricorre a furbi mimetismi, prende il nome di landscape sensitive design (un design sensibile e attento al contesto paesaggistico) e ce l’ha spiegata in un’intervista Pino Scaglione, architetto e urbanista che insegna alla facoltà di ingegneria di Trento. Calabrese di nascita e trentino di adozione, sarà protagonista dell’incontro dal titolo “Architettura e arti nella costruzione del paesaggio della modernità in Trentino”, che si terrà OGGI a Rovereto, nella Sala conferenze del Mart, alle 18.00 e si soffermerà sul periodo fascista; non per fare del revisionismo apologetico, ma per far capire ai contemporanei che, per un accidente del caso, all’Italia toccò in sorte di provare a creare un paesaggio moderno, compatibile con la natura e la cultura, proprio durante il fascismo ed è un peccato che ciò abbia gettato un’ombra su una sperimentazione che andrebbe recuperata e aggiornata.
“L’errore che si è commesso nel dopoguerra”, afferma Scaglione, “è stato quello di fagocitare il paesaggio nella convinzione che fosse sovrabbondante. Poi, dopo averlo martoriato, siamo corsi ai ripari. La questione è di enorme importanza, perché occuparsi di paesaggio vuol dire occuparsi del futuro, in un ciclo economico che si chiude per l’insostenibilità del consumismo a tutti i livelli, incluso quello del paesaggio”.
Per Scaglione “il paesaggio è il nostro contesto di vita, l’insieme di tutto ciò che ci circonda e quindi anche le opere umane come le boscaglie, i vigneti, i prati, che richiedono un uso intelligente del territorio per trovare un equilibro con la natura, equilibrio che è esiziale, ma che si è perso”.
Né museificazione della natura, né abuso dissennato: una via di mezzo che ci faccia ritrovare la bussola.
Cita “Pensiero meridiano” di Franco Cassano, che deve molto alle riflessioni di Albert Camus sul giusto mezzo, l’equilibrio delle forze, il disciplinamento delle proprie pulsioni. Rileva che la recente traduzione inglese sta avendo un successo strepitoso proprio nei “celerissimi” Stati Uniti. Parla di lentezza come valore, di un uso della tecnologia che non deve per forza accelerare le nostre vite e farci mettere da parte il senso estetico e l’attenzione al mondo. Menziona Mosè Ricci, autore di “Nuovi paradigmi”, che illustra la transizione da un sistema incentrato sulla quantità ad uno pregno di valori che emergono dal basso, da una sensibilità popolare sempre più orientata al rispetto, alla cura, all’attenzione a ciò che si mangia, ciò che si consuma, ciò che si butta, alla sostenibilità del luogo in cui si risiede e quindi al paesaggio, che è insieme di valori nei quali ci identifichiamo.
“Non si fanno più piani urbanistici guidati dall’idea che il territorio è infinitamente disponibile, ma si comincia a capire che il paesaggio va re-introdotto nel contesto. Le arti disvelano le diverse forme del paesaggio e delle sensibilità e, come nel caso dei trentini Armani, Perini e Salvotti, lottano, magari donchisciottescamente, contro un sistema che quantifica e sacrifica la qualità.
Fortunatamente, constata Scaglione, “il contesto alpino, gelosamente possessivo nei confronti del territorio, ha retto meglio di altre realtà e questo è particolarmente vero in Svizzera, come potrà capire chi, il 16 giugno, andrà ad ascoltare Michael Jakob, sempre al Mart, in un incontro dal titolo “Costruire nuovi paesaggi: architettura contemporanea nelle Alpi”.