Antropologia del prossimo balzo evolutivo umano

L’umanità si trasforma in un Grande Cervello Planetario

ANTROPOCENE
Una nuova epoca caratterizzata da una significativa componente umana (noosfera = sfera di coscienza umana) nell’evoluzione della vita sulla Terra.

EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA NELL’ANTROPOCENE
Da decine di migliaia di tribù a un paio di centinaia di stati nazionali confederati nelle Nazioni Unite a una federazione globale di stati sovrani. Unione nella differenza: l’evoluzione umana tende a convergere, ascendendo, verso forma di organizzazione sempre più complesse in cui ciascuna parte non smarrisce la sua identità nella nuova struttura che la incorpora ma riscopre la sua essenza contribuendo a un qualcosa che la trascende (come gli atomi in una cellula e le cellule in un organismo e le persone in una civiltà e le civiltà in un pianeta).

LA COSCIENZA POLITICA NELL’ANTROPOCENE
Il motto del futuro umano sarà “tutti per uno e uno per tutti”, le risorse del pianeta saranno considerate “beni comuni” del genere umano e utilizzate in maniera realmente sostenibile, nell’interesse generale. Si porrà in atto un disarmo globale e qualunque ipotesi di stato mondiale omologatore e livellatore sarà rigettata categoricamente: il mondo è un sistema organico e nessun organismo funziona se ogni sua parte fa la stessa cosa. Autogoverno, democrazia partecipativa, consigli di saggi a supporto dei decisori, sussidiarietà, fusione fredda e congiunzione di tipo sinaptico dell’intero pianeta (Internet Satellite Network, nuovi aerei di linea supersonici e hyperloop).

 

9 commenti

  1. 25 ottobre 2015 a 21:34

    Ma l’hyperloop non ha qualche “piccolo” problema gestionale nel mantenere praticamente sotto vuoto spinto tubi così lunghi?
    Bastano minuscole perdite per introdurre abbastanza aria in una sezione da trasformarsi in un muro a quelle velocità….

    "Mi piace"

  2. 26 ottobre 2015 a 01:38

    A meno non abbia interpretato male, per una volta non mi trovo daccordo con te: la base su cui attecchisce e cresce la Coscienza è l’identità, ed essa è tanto più smarrita, insieme all’autostima di valore/utilità del singolo individuo, tanto più grande è il numero di persone che compongono la comunità(cultura) cui si appartiene. Ti dirò di più, già l’appiattimento e l’omogeneizzazione culturale ha secondo me prodotto danni irreversibili alla Coscienza. Credo basti osservare per capacitarsi della devastazione psicologica conseguente la recisione delle radici culturali: il prodotto è l’alienazione, non certo la consapevolezza. Propendo più per la visione di un Idiocracy(e non sono l’unico a paventarlo) piuttosto che quella di un Antropocene. La cosa buona è che inevitabilmente si ritornerà alle 10000 tribù; niente può reprimere a lungo lo spirito umano. Spero mi perdonerai questo slancio critico 😉

    "Mi piace"

    • stefano fait said,

      26 ottobre 2015 a 10:25

      L’identità è un fatto individuale, non collettivo (stefano fait & mauro fattor, “contro i miti etnici”). Le identità collettive sono omologanti, mentre spirito e personalità (coscienza) devono venire prima di tutto il resto (razza, classe, genere, fede, ecc.), SEMPRE.
      La società globalizzata che auspico è quella in cui non esistono più tendenze uniformanti a nessun livello.
      Un esempio concreto: non me ne faccio niente di un ritorno alla lira come moneta unica per l’intera penisola. Anzi, mi opporrò strenuamente. Il futuro è delle monete comuni e degli ecosistemi monetari eterogenei. La natura non ama i sistemi chiusi.
      Campanilisti e nazionalisti non capiscono che la loro forma mentis (sistema chiuso entropico) è la stessa (identica) dei globalisti ma su scala minore, non meno tirannica nella forma.
      Non ci sarà alcun ritorno a 10.000 tribù separate e distinte. Ogni comunità (di elezione, non di assegnazione per nascita) sarà interrelata con tutte le altre, al di là di ogni barriera o confine. Il futuro è delle membrane (sistema aperto filtrante, sintropico), non dei muri (sistema chiuso).

      N.B. Tutti gli slanci critici, quando sono costruttivi, ossia argomentati, sono manna dal cielo. Grazie a te sono riuscito ad aggiungere un’introduzione al testo che lo rende più appetibile.
      Chi mira alla palla va sempre bene. Chi mira alla gamba è espulso.

      "Mi piace"

      • 26 ottobre 2015 a 16:24

        premesso che su argomenti di questa portata si possano fare solo amene chiacchierate, poiché troppi sono i parametri imponderabili riguardanti il futuro, e nell’ottica di un contributo alla pura speculazione del pensiero, mi permetto un altro paio di osservazioni:
        a) L’identità NON è un fatto esclusivamente individuale, mentre l’individuazione(in senso Junghiano) invece si; ma quest’ultima è una fase successiva di progressiva emancipazione dell’identità percepita o imposta dalla collettività cui si appartiene. Si nasce e si cresce fino ad un certo punto, da una radice che non è solo nostra, ne sotto il nostro controllo, ma che comunque è indispensabile alla maturazione nel tempo, e per confronto, di un se autonomo. Banalmente, persino il tuo nome e cognome fanno parte di un retaggio indipendente da te
        b) Non mi risulta siano storicamente mai esistite culture totalmente impermeabili ad influenze esterne, casomai tuttaltro; se non altro per pura inderogabile necessità che spesso va oltre persino alla conflittualità
        La mia personale idea è che senza confronto, che sia persino contrasto, la coscienza umana, e con essa la creatività e la gioia ed il senso del vivere, languono e muoiono. La monocultura uccide ciò che ci rende umani. Beninteso le mie affermazioni rimangono nel campo delle opinioni opinabili, solo chi vivrà vedra…
        Un caro saluto 🙂

        "Mi piace"

        • stefano fait said,

          26 ottobre 2015 a 17:33

          Nel testo rivisto infatti ho scritto “principalmente” personale. Resta il fatto che ciascuno di noi è unico e irripetibile mentre non esiste una definizione condivisa di identità collettiva (italianità, romanità, europeità, cattolicità, omosessualità, femminilità, ecc.).

          Tutto il resto però non l’ho capito. Stiamo dicendo esattamente la stessa cosa e auspicando la stessa società eppure inquadri il tuo contributo come critico. Perché? Perché parti dal presupposto che l’umanità non possa essere contemporaneamente unita e diversificata?
          La Francia è unita da diversi secoli ed è stata sottoposta a intense spinte standardizzatrici (che io condanno) ma sostenere che non esistano diversità regionali e municipali in Francia sarebbe un po’ assurdo. Nel futuro dell’umanità ci sarà una COMUNE (non unica) cultura umana estremamente ricca, con una lingua ponte che sarà un miscuglio di lingue (principalmente inglese e cinese contaminati) e una miriade di subculture che saranno molto vivaci perché l’umanità si annoia quando è tutto uguale.

          Le monoculture sono frutto della contrazione e del ripiego su se stessi, non dell’apertura all’altro.

          Spero che questa contrapposizione che non sembra essere una contrapposizione non sia figlia di una difficoltà a immaginare un mondo diverso da quello in cui viviamo e un’umanità migliore di quella che siamo.

          "Mi piace"

          • 26 ottobre 2015 a 17:59

            non credo sia possibile auspicare nulla che, come dici anche nell’articolo, non si confaccia ad un evoluzione naturale. La storia insegna che società troppo grandi degradano e si disintegrano. Mi limito a questo dato di fatto e ad individuarne le possibili ragioni, e dalla loro proiezione ottenere la previsione di un possibile scenario futuro. Non credi per esempio che sia l’artificio tecnologico e consumistico ad aver forzatamente bruciato le tappe di un evoluzione nella direzione da te descritta? Cosa c’è di naturale e quanto di imposto?
            Non ho fini di critica sterile, altrimenti non starei qui a scrivere. Piuttosto sto cercando di pormi come contraltare per ampliare il discorso su zone d’ombra che spesso ignoriamo, ma che fanno parte del reale. Suppongo ti faccia piacere 🙂

            "Mi piace"

          • stefano fait said,

            26 ottobre 2015 a 20:12

            La natura sembra volerci insegnare che una specie matura è quella che impara a collaborare (dare quel che è giusto) invece di competere (prendere più di quel che è giusto). La “planetarizzazione” è l’esame di maturità della nostra specie: possiamo continuare a fare delle risorse e della tecnologia un feticcio (globalismo), oppure possiamo vederle come mezzi per dei fini più alti.

            Qual è il ruolo dell’umanità nell’universo? La crescita felice


            Se ascenderemo convergeremo verso una società più simile all’utopia libertaria marxista, se scenderemo ci estingueremo passando per Brave New World (dove i diversi se ne stanno ai margini).
            http://wazars.com/2014/12/25/luomo-di-un-altro-mondo-feuilleton-sci-fi-per-il-ventunesimo-secolo-episodio-i/

            "Mi piace"


Lascia un commento