Baltimora, Ferguson e le altre rivolte sintetiche

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Queste montature non meritano più di poche righe anche perché, forse a causa della crisi (camuffata), evidentemente non ci sono abbastanza soldi per pagare gente in grado di fare un buon lavoro (seminare zizzania in maniera credibile).
Nei prossimi mesi si moltiplicheranno i video che mostreranno come certi agitatori “professionisti” (leggi: dilettanteschi e prima o poi qualcuno rischierà di essere linciato) stiano incanalando la rabbia della popolazione nella direzione dello scontro razziale.
Nazione, fede, razza, etnia, cultura, ecc. sono gli strumenti da sempre adoperati da chi detiene il potere per dividere una popolazione in blocchi identitari contrapposti, neutralizzando il potenziale per una seria, implacabile lotta per rivendicazioni egalitarie e di giustizia sociale.
Se ho ragione nelle prossime settimane ci sarà un’escalation di “violenze bianche” vs “violenze afroamericane” (“scontri etnici”, “scontri razziali”). Così ce le presenteranno i media, perché la gente non deve sapere che l’economia americana è disastrata e milioni di statunitensi non ce la fanno più (Renzi: dobbiamo prendere esempio dagli USA).
Le leggi emergenziali sono già in vigore, grazie alla Guerra al Terrore: vanno solo applicate al primo pretesto “credibile” che verrà creato sinteticamente.
Ma siccome siamo nell’era di youtube, presto o tardi gli americani capiranno che li stanno fuorviando e usando e questo becero, disperato tentativo di abbindolamento che dovrebbe giustificare uno stato di polizia motivato dalla necessità di pacificazione interrazziale, scatenerà precisamente quella rivolta trasversale tanto temuta dai potentati trincerati.

Tra parentesi, non escludo una futura ingerenza umanitaria della “comunità internazionale” negli USA in nome del R2P (responsabilità di proteggere).  Che ironia della sorte!

Perciò, paradossalmente, ben vengano questi giochini, perché costringeranno la gente ad aprire gli occhi, non solo oltreoceano.

10 commenti

  1. 29 aprile 2015 a 14:49

    ahimè, sono molte più le pecore che le volpi… e forse la dimostrazione sta proprio nella sempre più scarsa sofisticatezza delle manipolazioni, semplicemente perché non occorre. Una cosa comunque è certa: i nodi vengono SEMPRE al pettine, è solo questione di tempo

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    • stefano fait said,

      29 aprile 2015 a 19:19

      Invece secondo me sono fatte male perché hanno fretta, osservano che ogni loro tentativo non va mai a buon fine e la gente seria ha “capito il taglio del prato” (come si dice in Trentino) e ritiene che il gioco non valga più la candela.

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      • 29 aprile 2015 a 19:26

        sul fatto che siano diventati “sincopati” non c’è il minimo dubbio… stanno mettendo tanta di quella carne al fuoco che ne hanno praticamente perso il controllo. Qualcosa di buono “sento” ne verrà fuori, però, secondo me, non certo confidando nella consapevolezza della massa. Trovo molto lucide le visioni di Giulietto Chiesa…

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        • stefano fait said,

          29 aprile 2015 a 20:13

          Le masse non sono mai state e non saranno mai protagoniste della storia, se non nelle sue pagine più deteriori. Un 5-10% al massimo della popolazione avvia il cambiamento (a Platone non servivano grandi indagini sociologiche per capirlo). Questo è il mondo in cui viviamo, ora. La speranza è che, grazie alla circolazione integrale di informazione in un contesto in cui finalmente i mass media non fanno disinformazione quella percentuale aumenti gradatamente, perché altrimenti la democrazia resterà un’utopia irrealizzata.

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          • 29 aprile 2015 a 20:19

            curioso, tu non lo ricordi certamente, ma tanto tempo fa ti commentai un post in cui manifestavi l’intenzione di chiudere il blog per demoralizzazione, dicendoti che sono gli uomini di buona volontà, anche se pochi, a fare la differenza 🙂
            ps: finché per democrazia verrà inteso il delegare le proprie responsabilità, altro che utopia…

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          • stefano fait said,

            29 aprile 2015 a 20:35

            Non volevo chiudere il blog per demoralizzazione ma perché, al momento attuale, i suoi contenuti sono chiaramente tossici da un punto di vista imprenditoriale, tenuto conto del fatto che una maggioranza di potenziali clienti non si discosta troppo dal mainstream.
            Alla fine ho deciso di non vergognarmi del mio lavoro di controinformazione e di scommettere sulla possibilità che il blog nel suo complesso divenga una testimonianza di lungimiranza e lucidità non inferiore a FuturAbles e quindi, lungi dal danneggiare la mia reputazione, negli anni a venire possa servire ad accrescerla.
            In ogni caso spero scuota un po’ di coscienze, anche se ormai “Stalingrado” c’è già stata e da qui in poi le cose saranno più facili.
            [Naturalmente chi crede che il Nuovo Ordine Mondiale non sia quello del presente ma debba ancora manifestarsi resterà perplesso rispetto a questa mia posizione, ma queste persone devono ancora spiegare perché, se sono tutti d’accordo sotto banco, 14 anni (dall’11 settembre 2001) non sono ancora bastati per instaurarlo]

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          • 29 aprile 2015 a 20:39

            La cattiva reputazione può anche essere indice della grandezza ed integrità di un uomo, no? 🙂

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          • stefano fait said,

            30 aprile 2015 a 09:01

            Anche Hitler gode di una cattiva reputazione ;opp
            Un giorno forse la gente si domanderà come certi politici, privi di esperienza, siano arrivati al potere molto rapidamente, e come mai, sotto di loro, le condizioni di vita della popolazione siano peggiorate invece di migliorare e la disuguaglianza sia cresciuta esponenzialmente.
            La futura cattiva reputazione di Obama e Renzi sarà strameritata e speriamo serva di monito.

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  2. 29 aprile 2015 a 15:51

    Le stanno proprio provando tutte eh, non riescono mai a starsene tranquilli con le mani in mano.

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