Se ami la scienza, emancipala dall’ateismo/materialismo

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L’Universo è immateriale – mentale e spirituale. Vivetelo e godetevelo.

Richard Conn Henry, fisico, Johns Hopkins University, NATURE, Vol 436, 7 July 2005

http://henry.pha.jhu.edu/The.mental.universe.pdf

Credo che soddisfino i requisiti standard di validità di un’affermazione ordinaria, ma sono insufficientemente convincenti per un’affermazione straordinaria.

Richard Wiseman, il mastino degli “scettici”, ammette che i fenomeni parapsicologici sono reali ma, arbitrariamente, non li considera scientificamente dimostrati

http://en.wikipedia.org/wiki/Talk%3ARemote_viewing

La Terra non può che essere al centro dell’universo = la mente non può essere altro che il cervello

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Io sono panenteista (non panteista), come Pitagora, Plotino, Whitehead, ecc. (e credo anche Gesù e Origene, uno dei padri della Chiesa ripudiati)

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/26/il-mondo-non-starebbe-meglio-senza-gli-umani/

http://www.mb-soft.com/believe/txc/panenthe.htm

http://www.estropico.org/index.php?option=com_content&view=article&id=204:alla-f

Prima di tutto vorrei togliere di mezzo un grosso equivoco. Che io sappia, Richard Dawkins non ha mai detto che alla religione non dovrebbe essere accordato alcun rispetto o che la tolleranza della religione è parte del problema. È un laico e quindi, giustamente, riafferma il diritto di ciascuno di credere in ciò che vuole senza che lo Stato o chi per lui stabilisca se uno ha il dovere di essere ateo/noncredente o credente in qualcosa di specifico.

I credenti dovrebbero essere grati a tutti quelli che si battono per una società laica – incluso Dawkins –, perché una società laica è una società in cui si è liberi di scoprire se stessi e la realtà che ci circonda.

Non tutti gli atei/noncredenti militanti sono così illuminati e tolleranti. Alcuni, quasi sempre maschi, sembrano davvero infuriati, in cerca di capri espiatori e si comportano come i fondamentalisti che combattono, ad esempio descrivendo/concependo la società in senso dicotomico, come se esistessero solo due fazioni: i credenti e i non credenti, con questi ultimi che sono dalla parte del vero e del giusto e i primi che nascondono intenti tirannici.

Sono però in minoranza – o almeno questa è la mia impressione – e comunque nel pieno diritto di prendersela con chi vogliono, finché non violano la libertà altrui di professarsi credente, o semplicemente agnostico.

Non penso che potrebbero avere mai la meglio, se non altro perché l’influenza benefica della religiosità personale su salute mentale, benessere fisico, convalescenza, longevità, riuscita sociale (vita di coppia, relazioni interpersonali, ecc.) è abbondantemente documentata (Kenneth I Pargament [a cura di] APA Handbook of Psychology, Religion, and Spirituality, Washington, D.C. : American Psychological Association, 2013).

Inoltre la concezione degli esseri umani come entità meccaniche prive di libero arbitrio, il cui senso di sé è un’illusione e la cui coscienza è solo un epifenomeno, un effetto collaterale privo di senso, è una visione troppo tragica e fatalistica (se non nichilista) del destino umano. Per miliardi di persone, credo a buon diritto, continuerà a essere intollerabile: creare significati in un universo del tutto privo di un senso alto, è compito ingrato (i non-credenti si sentono eroici e in un certo senso hanno ragione, anche se a me pare sia un eroismo abbastanza futile) e non privo di pericoli.

La storia è davvero fin troppo piena di intellettuali che hanno giustificato ogni mostruosità e fanatismo sulla scorta del diritto alla sopravvivenza e affermazione di sé e del proprio gruppo di riferimento, o specie: si può fare tutto, purché la specie prosperi, anche, per esempio, terraformare/colonizzare altri pianeti [è del tutto plausibile che qualcuno che si considera la massima autorità nell’universo possa agire come se fosse fosse padrone dell’universo]?

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/22/la-verita-sulla-nostra-conquista-di-caprica/

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Il mondo di questi primi anni del 21° secolo sta lottando fieramente per liberarsi dal giogo del fondamentalismo, dell’interpretazione letterale delle scritture, e finora ha solo trovato un’alternativa, l’ateismo, che però risulta insoddisfacente e teoreticamente deludente, associato com’è a paradigmi scientifici antiquati (Newton, Maxwell, Darwin)

http://www.thegreatdebate.org.uk/DarwinDarwinitis.html

Retaggi di un’epoca in cui fisica e biologia sembravano molto più facilmente comprensibili e in una certa misura prevedibili. Questo prima dell’avvento di fisica quantistica, epigenetica, bioastronomia e studi della coscienza.

Ateismo e scientismo sembrano d’altronde combattere l’integralismo su un terreno antiquato, quello di un dio dell’età del bronzo (o medievale) che interessa davvero a pochi. Forse per questo le loro dispute sono in genere noiose e poco edificanti.

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Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie” è un aforisma coniato (pare) da Marcello Truzzi, sociologo alla Eastern Michigan University, fondatore dello CSICOP, il CICAP americano. La cosa interessante è che in seguito Truzzi fu scacciato dallo CSICOP per aver chiesto che al suo interno fossero accolti anche studiosi seri del paranormale, in modo da poter confrontare le posizioni in maniera sistematica ed affinare le tesi.

Da quel momento si definì uno “zetetico” (volto alla ricerca della verità), perché considerava gli “scettici” come degli “pseudo-scettici” privi di velleità scientifiche, che si rifiutavano a priori di verificare le sperimentazioni nell’ambito del paranormale e che erano i principali responsabili dell’involuzione semplicistica del dibattito.

Un esempio tra i più noti è quello del confronto tra Stephan Schwartz, che sostiene di essere un “remote viewer” (una persona capace di vedere a grandi distanze, anche qualcosa che succede all’altro capo del mondo) e l’ateo militante Daniel Dennett che, sfidato a dimostrare che gli articoli sul remote viewing erano effettivamente fraudolenti e anti-scientifici scegliendone uno e discutendolo con lui, ha risposto: “non penserà che io legga roba del genere, vero?”

Queste sono le cose che facevano imbestialire Truzzi. È come se lo pseudo-scettico si auto-mutilasse il cervello pur di non “cadere in tentazione”, un atteggiamento inquisitoriale, non certo agnostico.

Come sostiene un mio caro amico: “l’ateismo è una posizione insostenibile perché parte da un assunto di fede esattamente analogo a quello del credente, per quanto specularmente opposto. L’agnosticismo è l’unica scelta razionale e di buonsenso”.

Truzzi la pensava come lui e morì disilluso nel 2003.

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In altre parole, la scienza è un metodo di indagine e un insieme di modelli di realtà in costante evoluzione. Come tale, è neutrale in relazione al piano metafisico. Non dovrebbe mai essere concepita come legata ad una specifica visione filosofica del mondo (es. materialismo).

Tra l’altro se, nel corso della storia, l’umanità si fosse rifiutata di considerare prove aneddotiche, vivremmo ancora nelle caverne.

Per questo è ragionevole ipotizzare che la scelta del non-credente senza se e senza ma sia di natura psicologica, non scientifica.

Può essere una scelta di ribellione ad un contesto familiare o scolastico soffocante, o all’assenza di una figura paterna importante (cf. Paul Vitz, “The faith of the fatherless”).

Può essere una scelta modaiola: oggi dirsi atei fa fico, fa “uomo di mondo”, fa adulto che non crede più a certe sciocchezze infantili.

Può essere una reazione inconsapevole al timore di una possibile vita dopo la morte, di un giudizio, di una prospettiva reincarnativa incontrollabile.

Può essere una necessità in un ambiente in cui non si è accettati o non si fa carriera se non la si pensa in un certo modo.

Sospetto che molti “atei” siano più intimoriti che rassicurati dall’evidenza empirica. Credono che le loro convinzioni si basino sull’evidenza empirica, ma in realtà si basano unicamente sul caparbio e perciò emotivo/irrazionale rifiuto di vagliarla.

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Sono tempi molto interessanti.

Dawkins è una di quelle figure che un giorno non sarà più ne venerata né odiata o disprezzata, ma apprezzata per i suoi sinceri sforzi di abbattere dogmi obsoleti, agendo, in parte, spinto da un autentico desiderio di rendere il mondo un posto migliore. Il suo contributo sarà riconosciuto in particolare da chi, come me, si augura che questo ariete possa spianare la strada a una teologia scientifica e a un rinascimento spirituale (cosa che lui certamente non auspica: si chiama “eterogenesi dei fini”).

Questa teologia scientifica ha preso forma già da alcuni decenni. Chi cerca sinceramente Dio lo può trovare anche nella scienza. Gli esempi sono innumerevoli: Max Planck, Werner Heisenberg, Erwin Schrödinger, Wolfgang Pauli, Arthur Eddington, Casey Blood, David Bohm, Amit Goswami, Shimon Malin, Eugene Wigner, Fritjof Capra, Richard Henry, Henry Stapp, Hans-Peter Durr, ecc.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/10/03/fisica-paolina/

In assenza di un impulso teleologico, non pare davvero esserci alcuna ragione per cui, in un universo che tende all’entropia, cioè l’antitesi dell’ordine e della complessità, dalla materia debba emergere la coscienza, una forma superiore di ordine, enormemente complessa.

Se si scoprissero tracce di vita intelligente nel cosmo la cosa diventerebbe ancora più singolare.

Se le restrizioni autoimposte alla scienza in Occidente non cambieranno, la fiaccola della scienza del 21° secolo passerà nelle mani dei BRICS e succederanno molte cose eccitanti.

Certe persone hanno avuto l’opportunità di esperire un fenomeno per il momento inusuale: i normali confini della mente si allontanano e la persona ha una improvvisa, travolgente e ineffabile esperienza panenteistica della vera natura della realtà: tutte le cose sono collegate, l’universo è olografico, benevolo e propositivo, e dietro a tutto questo c’è una grande mente di cui siamo tutti frammenti.

La realtà è verosimilmente molto meno scettica degli “scettici” riguardo a quel che è e quel che può fare. Se ne fa un baffo della nostra nozione di “normale” e “paranormale”.

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In conclusione, il materialismo e il fondamentalismo religioso sono impegnati in una lotta per la sopravvivenza e si sostengono a vicenda combattendosi, per poter restare sotto le luci della ribalta, per restare rilevanti. Purtroppo per loro milioni di persone si sono accorte che queste visioni del mondo hanno superato la data di scadenza e che, pur con tutte le ingenuità, distorsioni, furbizie, manipolazioni, ecc. della New Age, qualcosa di nuovo e importante sta emergendo e non ci è ancora dato di sapere cosa sia.

Materialisti e fondamentalisti se ne staranno lì, ai margini del dibattito, con le loro bandiere, a difendere la teologia dell’età del bronzo e la scienza del diciannovesimo secolo, mentre il mondo procede oltre e li consegna alle curiosità museali.

Dunque non c’è bisogno di combattere gli uni o gli altri, a meno che non intendano dominare la scena: le loro rispettive visioni del mondo cadranno a pezzi nel giro di una generazione. Il tappo sta già saltando, grazie alla fisica/astrofisica, alla biologia, alle scienze cognitive, che stanno inoltrandosi sempre di più in un terreno in cui si realizza una stimolante sintesi di scienza e spiritualità, loro malgrado.

Quello è il futuro, loro sono il passato.

12 commenti

  1. 4 ottobre 2013 a 10:18

    Trovo una straordinaria similarità di vedute e di prassi tra gli scettici che negano in toto i fenomeni cosiddetti “paranormali” e i debunker che difendono le varie “versioni ufficiali” di diversi avvenimenti storici.

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    • stefano fait said,

      4 ottobre 2013 a 10:30

      Penso che nella maggior parte dei casi siano persone in buona fede che hanno un investimento psicologico e professionale troppo importante nello status quo per permettersi di vederlo naufragare e si sono convinti di lottare per la verità e il bene contro la falsificazione e l’oscurantismo.
      In altri casi invece c’è pura perfidia.

      I primi non sbagliano: è effettivamente una battaglia per la trasparenza e contro l’occultamento, come lo è nel caso delle cause e conseguenze del cambiamento climatico. Il problema è che le loro posizioni sempre più difensive e radicali e il loro costante ricorso alla censura e alla minaccia nei forum pubblici sembrerebbero indicare che le loro certezze sono meno salde di un tempo, ossia che stanno perdendo.

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  2. 4 ottobre 2013 a 10:27

    Comunque, ritengo sostanzialmente che una buona parte di quelli dell’UAAR rivendichino semplicemente il rifiuto dell’idea di un Dio umanizzato e giudice proprio delle religioni monoteiste. Se è così, allora potrei far parte dell’UAAR anch’io.
    Non penso, per esempio, vi sia incompatibilità tra l’essere dell’UAAR e sostenere che la coscienza sia indipendente dal funzionamento del cervello (come stanno dimostrando alcuni, tra cui un neuroscienziato.)
    Insomma, penso che un Niels Bohr o un David Bohm potrebbero facilmente essere iscritti all’UAAR.
    Diverso il caso del CICAP.

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    • stefano fait said,

      4 ottobre 2013 a 10:33

      Pensi che un membro dello UAAR potrebbe essere deista-panenteista?
      Io temo che tra Mancuso e Flores D’Arcais sceglieranno sempre il secondo, anche se i fisici citati sono tutti deisti e potrebbero individuare molti punti di contatto con Mancuso, pur rigettando in toto – e giustamente – le religioni monoteiste.

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      • 4 ottobre 2013 a 10:42

        A mio parere, dentro l’UAAR vi sono diverse gradazioni di scetticismo, se la sigla tiene davvero fede a una parte del tipo di pensiero li dentro (Unione Atei AGNOSTICI Razionalisti.)
        A volte è anche una questione di linguaggio e terminologia utilizzata. Gli scienziati sanno che vi sono certe parole assolutamente tabù nel discorso scientifico come “Dio”, “Anima”, “Spiritualità”, “Trascendenza”, e anche “Extraterrestri.”
        Certi nuovi varchi della ricerca scientifica si possono illustrare anche senza tirare in ballo queste parole.

        Quale può essere la definizione di “deista-panenteista”?

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  3. 4 ottobre 2013 a 10:47

    Comunque ritengo anch’io che siamo alla vigilia di un cambio di paradigma scientifico quali forse non vi siano mai stati nella storia conosciuta dell’umanità, e sarà davvero la fine, come dici anche tu, sia dei fondamentalisti che dei materialisti (due facce della stessa vecchia medaglia.)

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    • stefano fait said,

      4 ottobre 2013 a 11:48

      Sai perchè penso che sia probabile? Perché, al di là delle continue scoperte scientifiche e delle lezioni che apprendiamo, la vita, e specialmente la vita cosciente, è neghentropica, ossia si contrappone all’entropia (la decrescita della complessità, fino alla completa uniformità). Ora viviamo in un mondo altamente entropico in cui la diversità biologica sembra ridursi (sesta estinzione?) e la “fine della storia” ha fatto momentaneamente trionfare un unico paradigma economico che è la quintessenza dell’entropia e dell’hybris.
      Ciò detto, l’umanità, quando si tratta di salvarsi le chiappe, ha sempre dimostrato di trovare le risorse per tirarsi fuori dai guai e non potrà tollerare a lungo la negazione della sua natura migliore, delle sue aspirazioni. La stessa Terra/Gaia sembra possedere dei meccanismi omeostatici che impediscono all’entropia (es. era glaciale) di prevalere e le permettono di ritrovare un qualche punto di equilibrio favorevole alla vita.
      Come ciò possa accadere in un universo complessivamente votato all’entropia è un motivo di interesse e curiosità.

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  4. Mauro Poggi said,

    4 ottobre 2013 a 10:57

    Tutti i fondamentalismi sono per definizione perniciosi in quanto generatori di intolleranza. Io mi sento serenamente agnostico, precisamente per la stessa ragione sostenuta dal tuo amico: con buona pace di Odifreddi & C l’assenza di prova non è in sé prova dell’assenza, e sostenerla è un atto di fede al pari di chi sostiene l’esistenza di Dio.
    Detto questo, il mio modo di sentire mi induce a pensare che il concetto di Dio non serve a spiegare ciò che non è spiegato, in quanto non fa che spostare il livello della domanda. Non serve a giustificare regole morali o comportamentali, le quali già trovano il loro fondamento nell’agibilità sociale. Non è necessario alla spiritualità, come le religioni non-teiste (buddismo) o animiste insegnano.
    In breve, citando – mi pare – Laplace, Dio è un ipotesi non necessaria, di cui prendo atto ma su cui non mi esprimo e di cui non sento il bisogno. Ma trovo assolutamente comprensibile, e forse invidiabile, che chi questo bisogno lo avverte, la adotti come certezza. Perché “… non c’è bisogno di combattere gli uni o gli altri, a meno che non intendano dominare la scena”.

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  5. 5 ottobre 2013 a 21:15

    Non credere in Dio è rendere l’uomo una zolla di argilla inanimata, nelle mani del vasaio come in origine, mentre l’α è compiuta da millenni e pochi la trovano, l’ω o atto finale pochissimi la percepiscono. L’inizio e la fine, non la fine, ma la fine della scienza dei dotti che da millenni con grandi espressioni e vocaboli desiderano descrivere l’inizio e la fine, solo confusione hanno creato non possedendo le chiavi della scienza e conoscenza. Solo un labirinto è rinnegare l’inizio dell’Eden, e la fine del male, non accettare un inizio è vivere in un mondo di specchi, vivere ma alla fine cercare la vera immagine o la vera esistenza quando trovarla è semplice, basterebbe uscire dalla stanza degli specchi costruiti ad arte e subito trovare l’α e l’ω. Ma è quasi impossibile uscire da questa stanza magnifica piena di passioni ed emozioni costruita dai pagani.

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