
La decrescita “felice” ci condurrebbe all’atrofizzazione della mente/coscienza in un mondo rilocalizzato, autarchico, privo di forze espansive e centrifughe, a ridottissimo pluralismo:
Il paradigma materialista ci sta già portando verso l’abisso e nuocendo all’ecosfera.
Lo sviluppo dev’essere sostenibile anche per la psicologia ed antropologia umana e deve attivare ed amplificare le nostre migliori facoltà, incluse quelle latenti. La missione della democrazia è proprio quella di creare le precondizioni indispensabili, sebbene di per sé insufficienti, per facilitare il processo evolutivo della nostra specie e di questo pianeta. Dobbiamo crescere, non abbandonarci ad una deriva involutiva. Ma crescere come, in che direzione, per qualche scopo? L’opinione del filosofo e docente alla San Francisco State University Jacob Needleman (che è anche la mia).
Jacob Needleman risponde ad alcune domande sul suo libro “An Unknown World” (“un mondo ignoto”)
D. Quando ci interroghiamo sul senso della vita, lei insiste sulla necessità di aggiungere la Terra a questa ricerca. Perché è importante farlo?
JN. Uno degli obiettivi principali di questo libro è quello di capire che cosa significa per noi il fatto che la Terra stessa sia un essere vivente (cf.
Gaia). All’interno di ciascun organismo vivente tutto ciò che esiste ha una funzione, un ruolo, nel quadro complessivo della vita di cui fa parte. Pertanto, il senso della vita umana è inseparabile dalla funzione che la specie umana è destinata a servire come parte della Terra vivente. La questione centrale del mio libro è: di cosa ha realmente bisogno da parte nostra la Terra? Al di là dello sforzo che stiamo facendo per risolvere la crisi ambientale che abbiamo creato. Dal momento che tutto ciò che è umano è parte della Terra ed è pensato per svolgere un ruolo essenziale per l’evoluzione stessa della Terra, allora tutte le cose umane, specialmente la nostra vita interiore e più intima, hanno una funzione essenziale nella vita del pianeta [questo ragionamento va compreso alla luce di una scuola di pensiero antica che, in anni più prossimi ai nostri, ha persuaso, tra gli altri, R.W. Emerson, Teilhard de Chardin, Gustav Theodor Fechner
, William James, Vaclav Havel, Mary Midgley, Alfred North Whitehead, i fisici Erwin Schrödinger, Wolfgang Pauli
, Fritjof Capra, Shimon Malin e la biologa Mae-Wan Ho, NdT]
D. Il suo libro esplora lo scopo dell’umanità sulla Terra, l’eterna questione che non sembriamo mai in grado di rispondere. Qual è l’elemento mancante nella nostra comprensione del perché l’umanità è sulla Terra? Inoltre, perché è una questione importante per le nostre riflessioni?
JN. Ciò che manca è la nostra comprensione di ciò che distingue la vita umana da tutte le altre forme di vita sulla Terra. L’elemento che distingue un essere umano da tutte le altre creature è la possibilità di una coscienza desta. Pertanto, è proprio questa coscienza desta quello di cui ha bisogno la Terra da noi, ben oltre il livello di pensiero, emozioni e comportamento che caratterizza la qualità della nostra attuale vita di tutti i giorni. Siamo costituiti in maniera tale da vivere a un livello di esperienza cosciente e azione superiore, più fine, più profondo. In questo senso, parlando in generale, la vita umana, la vita pienamente umana, non si è ancora radicata sulla Terra, tranne che in uomini e donne straordinari nel corso della storia che hanno cercato di aiutare gli esseri umani a risvegliare il livello di comprensione, compassione e forza morale che sono gli attributi di una coscienza risvegliata.
D. Nella ricerca della coscienza, lei conclude che il Sé (o l’anima) non è misurabile dalla scienza della nostra epoca. Quali parti del Sé non possono essere spiegate con il metodo scientifico? Perché la scienza non basta?
JN. La coscienza può esistere a diversi livelli e ogni livello di coscienza porta con sé il proprio livello di conoscenza. Il nostro livello attuale di conoscenze scientifiche riflette il nostro attuale livello di coscienza. Una mente umana più pienamente risvegliata umano vedrebbe una realtà completamente diversa, una visione più unitaria di un più teleologico universo vivente. La capacità di sentimento/sensibilità umano più elevato, di una qualità sconosciuta, è un elemento essenziale per vedere l’intera realtà per quello che è. Questa capacità di percezione è sconosciuta alla scienza e può essere riconosciuta solo dal suo destarsi dentro di noi. Pertanto, una profonda conoscenza di sé è necessaria per una più profonda comprensione sia dell’universo, sia del cervello. Gli scienziati che studiano il cervello e la mente prima o poi si renderanno conto che le nuove tecnologie o teorie non saranno capaci di per sé a comprendere il Sé all’interno della psiche umana. Per capire una coscienza risvegliata occorre cominciare a diventare consapevoli della potenzialità della propria coscienza. Senza questo sforzo, la nostra cultura moderna continuerà a spingere su di noi uno standard di conoscenza e una visione della realtà che ci faranno dimenticare il nostro possibile ruolo nello schema cosmico.
D. Perché lei sostiene che tutta la scienza dell’uomo è una scienza della Terra?
JN. Così come ci sono livelli di coscienza e livelli di conoscenza, così ci sono anche livelli di realtà. In altre parole, ci sono livelli di realtà in qualsiasi organismo: ogni livello serve gli scopi di un livello più alto ed è a sua volta servito dal livello sottostante. La vita delle cellule serve le esigenze e le finalità dei tessuti in cui funzionano le cellule – in questo senso i tessuti esistono ad un livello di scopo superiore rispetto alla cellula. Questa è la progressione: cellule-tessuti-organi (come cuore, polmone, ecc), sistema (circolatorio, respiratorio, ecc) e, infine organismo. In un universo vivente, organico, ci sono anche livelli di realtà: i fini della Terra servono i fini del successivo livello – i fini dei pianeti nel sistema solare, i pianeti servono gli scopi del Sole, ecc. Possiamo dire che la scienza moderna non supera mai il livello della Terra perché per percepire uno scopo (e valore) occorre aver sviluppato un sentimento; l’intelletto isolato in quanto tale non può percepire valore o scopo nella realtà, la ragione per cui lo scientismo dogmatico (come quello di Richard Dawkins) offre una visione relativistica di etica e di valori. La parte della mente che viene utilizzata nello scientismo è quella meccanica, la parte logica della mente che è non in grado di percepire lacuna finalità nel mondo esterno. La scienza moderna non supera mai il livello della Terra, perché spiega tutto ciò che incontra tentando di vedere solo gli elementi meccanici in esso (quelli privi di mente e di scopo). Poiché non può percepire uno scopo non può comprendere le finalità che spettano alla Terra e che sono quindi al di sopra del livello della Terra. Nell’essere umano vi è anche un livello di funzionamento che si trova al di sopra del livello della Terra – la consapevolezza risvegliata appunto (che vede uno scopo nel mondo oggettivo) e la coscienza risvegliata (che avverte l’elemento morale in tutta la realtà) [NB. in inglese si distingue tra coscienza morale – conscience – e coscienza come superiore grado di consapevolezza – consciousness]
[…]
D. Che cosa si augura che i lettori ricavino dal suo libro?
JN. Un nuovo senso di speranza e di responsabilità, a misura che ci rendiamo conto che ciò che può dare alla nostra vita il suo vero significato è anche ciò che la nostra Terra minacciata si aspetta da noi.
http://www.jacobneedleman.com/blog/2013/2/9/responding-to-questions-about-an-unknown-world.html

http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/e-tutta-una-questione-di-coscienza.html
http://fanuessays.blogspot.it/2011/10/fisica-quantistica-e-trascendenza.html
http://fanuessays.blogspot.it/2011/11/la-paura-della-morte-non-dovrebbe.html
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Civiltà Scomparse said,
5 marzo 2013 a 16:51
Sono d’accordo. Andare oltre ai limiti imposti dal regime materialista e riduzionista.
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Mauro Poggi said,
6 marzo 2013 a 14:37
Interessante, ma le riflessioni di Needleman me ne suggeriscono di più negative.
1) La “coscienza desta” come elemento che ci distingue da tutte le altre specie è una visione antropocentrica che stabilisce in modo autoreferenziale – quindi arbitrario – il nostro primato, dando giustificazione ideologica alla nostra volontà di dominio sul mondo. Una concezione meno egotista dovrebbe indurci a considerare la possibilità di altre consapevolezze, diverse dalla nostra ma sullo stesso piano di valore, con le quali non siamo in grado di interagire per nostra e loro incapacità.
2) Stabilito che Gaia è un organismo vivente, come non faccio fatica ad accettare, dovendo descrivere con un’analogia il nostro ruolo all’interno di essa la prima che mi viene in mente, purtroppo, è quella della metastasi per l’individuo.
Detto ciò, penso che il libro valga la pena essere letto. Su Amazon ho trovato diversi suoi saggi, tutti con titoli molto stuzzicanti, ma il libro del post non è ancora presente.
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Stefano Fait said,
6 marzo 2013 a 14:57
La “coscienza desta” che hai in mente tu non è quella alla quale può accedere lui.
Sono due cose diverse, come il padrone (anima, coscienza non-incarnata) ed il suo cane (ego, coscienza incarnata), o l’albero e il suo frutto.
Da un’altra intervista: “Quando sento la frase “l’ignoto” penso prima di tutto ad Immanuel Kant, forse il più grande filosofo moderno. Ha definito qualcosa di essenziale per la modernità del mondo occidentale attraverso un libro straordinario chiamato “La Critica della Ragion Pura”. Si tratta di un vasto e complesso capolavoro, è come camminare in una grande cattedrale per l’immensità e la profondità di pensiero e di comprensione in esso contenute. Per dirla in breve, ha sostenuto con insuperabile forza di persuasione che la struttura della mente plasma la nostra realtà, che ci sono categorie con cui opera la mente, organizzando i dati che ci provengono dai nostri sensi.
Organizza tutti i dati automaticamente al di sotto del livello cosciente in modo che nel momento in cui otteniamo una percezione del fiore o del tal oggetto, essa è già stato ordinata dalle categorie attraverso le quali opera la mente. Tutta la nostra esperienza prende forma passando attraverso queste funzioni plasmanti. Quindi non possiamo veramente mai sapere come sono le cose indipendentemente dalla nostra percezione di esse….Qualunque sia il grado di certezza sul mondo che ci sembra di avere – come ad esempio la legge di causalità – è semplicemente una certezza che la mente sovrappone irresistibilmente alla nostra percezione…Per molte persone è stata e rimane ancora una presa di coscienza (!) sconvolgente pensare che l’umanità non avrà mai la possibilità di conoscere la realtà così com’è”. Poi continua spiegando che la vera coscienza che prende il controllo di ego (consapevolezza di ordine inferiore) è in grado di fare quello che per quest’ultimo è una missione impossibile (ego desidera fortemente essere il Sé e non si dà pace di non riuscirvi, ma quando irrompe la “coscienza integrale” è lieto di sottomettervisi, rasserenandosi).
Per questo la “coscienza” ambientalista non è meno antropocentrica (metastatica?) di quella “ordinaria”:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/04/01/salvate-le-lumache-george-carlin-mi-mette-in-riga/
E in ogni caso il mondo sarebbe più povero senza gli esseri umani:
https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/08/26/il-mondo-non-starebbe-meglio-senza-gli-umani/
La coscienza di cui ha fatto esperienza lui (come altri) permette di comprendere la “lingua degli uccelli”, è quella a cui allude Paolo di Tarso rivolgendosi ai Corinzi: “Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino… Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto”.
Non è antropocentrica, perché trascende l’umano come lo percepiamo noi.
Il libro lo puoi leggere in formato kindle su qualunque PC/Mac dopo aver scaricato il relativo software da amazon (segui le loro indicazioni), a 13 euro:
http://www.amazon.it/An-Unknown-World-Meaning-ebook/dp/B0087GJY10
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